L'attesa

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Davide Di Tullio
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L'attesa

Messaggio#1 » martedì 19 gennaio 2021, 0:21

La porta sbatte e apro gli occhi.
La quinta sinfonia di Mahler scivola nelle orecchie come miele e mi regala un attimo di pace.
Mi sollevo e poso i piedi sul pavimento gelido. Un capogiro improvviso. Devo essermi alzato troppo in fretta.
«Se non ti sbrighi rimani a stomaco vuoto». Una voce arriva dalla latrina. Martin spalanca la porticina ed esce tirando su la patta.
Un tanfo di piscio mi arriva al naso.
Infilo le mani sotto le ascelle. «Dio, si ghiaccia!» Una fitta mi pinza lo stomaco.
«La caldaia è rotta».
Mi alzo in piedi e mi trascino alla sedia. Afferro i pantaloni e gli indosso. «Quando passeranno a sistemarla?»
Martin storce la bocca in un ghigno luciferino. «Resta all'asciutto, pivello.»
Calzo le scarpe. La giacchetta di lana mi sta su a malapena e dovrei fare un altro buco alla cintura.
Afferro il cappotto, infilo il cappello e attorciglio la sciarpa umida intorno al collo. Un brivido scivola sulla pelle come un rivolo di pioggia fredda. Mi pare di essere sul patibolo. Eccomi! Il boia! La vittima!
«Pane nero e latte di capra.» Martin poggia un piede sul mio letto e si allaccia la scarpa. «Baracca C.»
Sollevo il bavero del cappotto e faccio un passo fuori dal dormitorio. La neve mi arriva ai calcagni.
Seguo le tracce grige scavate nel ghiaccio. Ombre ondeggiano nella nebbia come sciami di mosche in una tempesta. Qualcuno si accascia. Gli altri proseguono.
Passo di fianco allo spettro riverso, che si volta e boccheggia. Il petto si solleva e si abbassa come un pistone impazzito. Il viso ossuto sfuma in una nuvola di vapore che sfiata da un orribile orifizio screpolato. Quella dovrebbe essere la sua bocca. Disgustoso. Indietreggia strisciando come un lombrico, si solleva e barcolla. Si volta e scompare nella foschia.
Tiro fuori l'orologio dal taschino. Le lancette segnano le 8:00. Accidenti!
Alzo il passo. Ancora un crampo allo stomaco. Mi stringo nel pastrano.
Ci libereremo di questi parassiti, ne sono certo.
Una folata di vento mi tramortisce come una palla di cuoio in faccia.
Eccola la, la baracca C. Tiro la maniglia ed entro. L'anta si serra alle spalle con un tonfo. Chiudo gli occhi e assaporo il tepore della mensa.
«Sei venuto a portare via la spazzatura?»
Riapro gli occhi e, oltre il bancone in fondo alla sala, un uomo dalle guance infuocate mi guarda impaziente.
«Vorrei la mia razione.»
L'uomo si sfila il grembiule e trascina qualcosa. Apre il bancone e si avvicina con un sacco di juta. «Eccola la tua razione», sghignazza.
«Sono di ronda, mi spetta.»
«Non ti spetta un bel niente! Se arrivi tardi, non mangi.»
La pancia brontola. Gli occhi mi si inumidiscono. Deglutisco e mi accarezzo la ciste alla base del collo.
«Ho fame!»
«Sei sordo, per caso?»
Tornerò a ingozzarmi di birra e gulasch. Mi passo la lingua sulle labbra. Ci vuole pazienza.
Faccio due passi e sfilo via il sacco dalla mano dell'uomo. Lui mi volta le spalle e sparisce dietro il bancone.
Il vento soffia tra le assi della baracca, che sembra un’orchestra di fiati. Trascino il sacco, fino alla porta. Fuori dalla finestra, la bufera si accanisce sulle schiene di quei vermi che vagano in attesa di morire. Dio, quanto vorrei che lo facessero all'istante.
Il cappotto sgocciola sul pavimento. Apro il sacco e frugo tra gli avanzi rancidi. Una mollica di pane zuppa. L'afferro con due dita e lo porto alla bocca. Sa ancora di latte.
Il riflesso della lampada sullo specchio mi ricorda la vecchia osteria di Hemsbach. Mi sporgo in avanti e passo una mano unta sulla spalla. La svastica nera si staglia sullo sfondo rosso. Che meraviglia!
Scuoto la testa e sorrido. Sono uno sciocco! Ho una missione! Abbiamo una missione!
Mi siedo sulla panca e caccio la testa nel sacco. Una noce di burro! La schiaccio tra le dita e me lo infilo sotto la lingua.
Alla parete un calendario sgualcito segna "8 Gennaio 1945". Ci vuole pazienza, sì. In fondo non è poi così male qui.
Ultima modifica di Davide Di Tullio il martedì 19 gennaio 2021, 1:00, modificato 8 volte in totale.



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Re: L'attesa

Messaggio#2 » martedì 19 gennaio 2021, 0:27

Ciao Davide! Caratteri e tempo ok, buona Specularia Edition!

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MatteoMantoani
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Re: L'attesa

Messaggio#3 » martedì 19 gennaio 2021, 17:19

Ciao Davide. Piacere di rileggerti, dopo un po' di tempo. Ecco il mio commento.

Prime Impressioni. Ho riletto il pezzo più volte. Alla prima lettura non tutti i dettagli che descrivi permettono di capire pienamente il contesto e la tua ambientazione.

Aderenza al tema. Uno specchio c’è, ma mi manca totalmente il riferimento agli oggetti che sembrano più vicini. Aiutami a capire.

Punti di miglioramento. C’è qualche elemento di disturbo qua e là che spezza l’immersione. Le note di Mahler mi hanno fatto pensare a un campo di concentramento, baracche e neve l’hanno confermato, corpi macilenti e smagriti l’hanno confermato ancora, poi invece hai mostrato la svastica sull'uniforme e palesemente inserito la data del calendario… forse qualche elemento in più avrebbe aiutato a comprendere il contesto fin da subito, senza doversi ritrovare alla fine con questa sgradevole sensazione di non aver capito niente e di vedersi spiegare tutto dall'autore alla fine. Perché non mettere qualche elemento di più nelle divise dei soldati a metà racconto? Le svastiche direttamente sulle loro uniformi? E mostrare qualche ufficiale delle SS con tanto di teschio sul berretto? Sarebbe magari stato più chiaro così dove ci trovavamo.
Il riferimento allo spettro mi ha proprio fatto pensare… a uno spettro! Un fantasma, solo dopo ho capito cosa volevi dire. Anche qui, fai attenzione a non confondere il lettore.
Attenzione! Mahler era ebreo, quindi non so se la sua musica sarebbe stata la prima scelta, in una caserma nazista. Qui chiedo a te, perché in realtà il mio è solo un dubbio. Per evitare questioni, magari la prossima volta buttati su Wagner.
C’è qualche piccola imprecisione nel linguaggio che usi, e qualche refuso. Effetto MC, quindi a posto.

Punti di forza. L’attesa nel campo militare mi è piaciuta, anche questa lotta per la sopravvivenza in un clima ostile. Ho sentito la fame, il freddo, e l’urgenza di arrivare in tempo a prendere il rancio, le malattie... La tua narrazione immersiva è, in alcuni tratti, riuscita molto bene.

Conclusioni. Mi manca un po’ di attinenza al tema, e un po’ di contesto in più fin dall’inizio del racconto per figurarmi meglio le scene. Comunque un lavoro che ho apprezzato.

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Davide Di Tullio
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Re: L'attesa

Messaggio#4 » martedì 19 gennaio 2021, 17:35

Ciao Mentis

grazie molte per il tuo commento. Vengo subito alle questioni che hai sollevato.

1. L´aderenza al tema: trovo spesso molto complicato dare un´ interpretazione univoca ai temi proposti, perché, come in questo caso, mi paiano francamente un po' sibillini, motivo per cui provo ad interpretarli. Ed é questa la ragione per cui forse non sempre collima con quelle del lettore. In questo caso non é nemmeno lo specchio l´elemento cruciale della vicenda, bensí il punto di vista del protagonista, che si suppone essere il carnefice, ma alla fine della guerra si trova ad essere nelle condizioni delle sue vittime (da qui gli oggetti nello specchio sono piú vicini di quello che sembrano). Mi rendo conto che é un rompicapo, ma tant´é :-)

2.
MentisKarakorum ha scritto:Le note di Mahler mi hanno fatto pensare a un campo di concentramento, baracche e neve l’hanno confermato, corpi macilenti e smagriti l’hanno confermato ancora, poi invece hai mostrato la svastica sull'uniforme e palesemente inserito la data del calendario… forse qualche elemento in più avrebbe aiutato a comprendere il contesto fin da subito, senza doversi ritrovare alla fine con questa sgradevole sensazione di non aver capito niente e di vedersi spiegare tutto dall'autore alla fine. Perché non mettere qualche elemento di più nelle divise dei soldati a metà racconto? Le svastiche direttamente sulle loro uniformi? E mostrare qualche ufficiale delle SS con tanto di teschio sul berretto? Sarebbe magari stato più chiaro così dove ci trovavamo.


ho accuratamente evitato di fare esattamente quanto proponi tu, perché speravo di costruire empatia con il lettore. Se avessi dichiarato subito che si trattava di un nazista, avrei certamente pregiudicato questo obiettivo che comunque non sono sicuro di aver raggiunto. Volevo solo fa vedere al lettore la miseria in cui "il vincitore" stava sprofondando.

MentisKarakorum ha scritto:Attenzione! Mahler era ebreo

Sono commosso di questa osservazione :-D Non ci speravo che qualcuno se ne accorgesse. Ed é una specie di paradosso che ho inserito nel testo, sempre con l´idea di voler mostrare quanto la condizione del vincitore fosse in fondo vicina allo sconfitto (l´ebreo). Onestamente, non credo che ci fosse spazio per musicisti ebrei in un campo di concentramento nazista. Ho creato un falso storico a fini narrativi.

a rileggerci presto :-)

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MatteoMantoani
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Re: L'attesa

Messaggio#5 » martedì 19 gennaio 2021, 18:34

Davide Di Tullio ha scritto:Ciao Mentis

grazie molte per il tuo commento. Vengo subito alle questioni che hai sollevato.

1. L´aderenza al tema: trovo spesso molto complicato dare un´ interpretazione univoca ai temi proposti, perché, come in questo caso, mi paiano francamente un po' sibillini, motivo per cui provo ad interpretarli. Ed é questa la ragione per cui forse non sempre collima con quelle del lettore. In questo caso non é nemmeno lo specchio l´elemento cruciale della vicenda, bensí il punto di vista del protagonista, che si suppone essere il carnefice, ma alla fine della guerra si trova ad essere nelle condizioni delle sue vittime (da qui gli oggetti nello specchio sono piú vicini di quello che sembrano). Mi rendo conto che é un rompicapo, ma tant´é :-)

2.
MentisKarakorum ha scritto:Le note di Mahler mi hanno fatto pensare a un campo di concentramento, baracche e neve l’hanno confermato, corpi macilenti e smagriti l’hanno confermato ancora, poi invece hai mostrato la svastica sull'uniforme e palesemente inserito la data del calendario… forse qualche elemento in più avrebbe aiutato a comprendere il contesto fin da subito, senza doversi ritrovare alla fine con questa sgradevole sensazione di non aver capito niente e di vedersi spiegare tutto dall'autore alla fine. Perché non mettere qualche elemento di più nelle divise dei soldati a metà racconto? Le svastiche direttamente sulle loro uniformi? E mostrare qualche ufficiale delle SS con tanto di teschio sul berretto? Sarebbe magari stato più chiaro così dove ci trovavamo.


ho accuratamente evitato di fare esattamente quanto proponi tu, perché speravo di costruire empatia con il lettore. Se avessi dichiarato subito che si trattava di un nazista, avrei certamente pregiudicato questo obiettivo che comunque non sono sicuro di aver raggiunto. Volevo solo fa vedere al lettore la miseria in cui "il vincitore" stava sprofondando.

MentisKarakorum ha scritto:Attenzione! Mahler era ebreo

Sono commosso di questa osservazione :-D Non ci speravo che qualcuno se ne accorgesse. Ed é una specie di paradosso che ho inserito nel testo, sempre con l´idea di voler mostrare quanto la condizione del vincitore fosse in fondo vicina allo sconfitto (l´ebreo). Onestamente, non credo che ci fosse spazio per musicisti ebrei in un campo di concentramento nazista. Ho creato un falso storico a fini narrativi.

a rileggerci presto :-)

Ciao Davide.. mmmm.. ok, in pratica allora tutto il tuo racconto si può interpretare con la chiave di lettura che introduci: Eccomi! Il boia! La vittima!. Sul discorso dell'empatia verso un personaggio nazista, non so se il tuo discorso si applica. Ricordo un racconto di Lovecraft in cui il protagonista era appunto un nazista, e il lettore accumulava antipatia verso di lui per scaricarla nel finale (in cui faceva una brutta fine); pensa anche al film di Tarantino: puoi sempre giocarti l'antipatia con un finale catartico. Qui il lettore potrebbe arrivare a godere della disfatta dell'esercito nazista, e delle condizioni precarie in cui aspetta la prossima battaglia.
Sugli elementi di ribaltamento vittima/carnefice, diciamo che capisco il tuo tentativo, ma sinceramente farei fatica ad arrivarci da solo. Anche l'elemento delle note di Mahler mi sembra difficilotto da cogliere. Non saprei. Per me con più spazio avresti potuto rendere meglio questi particolari suggestivi e simbolicamente interessanti.
Per l'attinenza al tema, sinceramente non saprei, capisco dove vuoi andare a parare, ma è una spiegazione molto sfuggente. Direi che è positivo che tu abbia costruito così accuratamente la tua ambientazione per fornirle un significato ambiguo, ma il pericolo è appunto che diventa troppo difficile da inquadrare (almeno per me). Puoi tranquillamente dissentire, sono solo le mie impressioni :)

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Davide Di Tullio
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Re: L'attesa

Messaggio#6 » martedì 19 gennaio 2021, 19:33

MentisKarakorum ha scritto:
Davide Di Tullio ha scritto:Ciao Mentis

grazie molte per il tuo commento. Vengo subito alle questioni che hai sollevato.

1. L´aderenza al tema: trovo spesso molto complicato dare un´ interpretazione univoca ai temi proposti, perché, come in questo caso, mi paiano francamente un po' sibillini, motivo per cui provo ad interpretarli. Ed é questa la ragione per cui forse non sempre collima con quelle del lettore. In questo caso non é nemmeno lo specchio l´elemento cruciale della vicenda, bensí il punto di vista del protagonista, che si suppone essere il carnefice, ma alla fine della guerra si trova ad essere nelle condizioni delle sue vittime (da qui gli oggetti nello specchio sono piú vicini di quello che sembrano). Mi rendo conto che é un rompicapo, ma tant´é :-)

2.
MentisKarakorum ha scritto:Le note di Mahler mi hanno fatto pensare a un campo di concentramento, baracche e neve l’hanno confermato, corpi macilenti e smagriti l’hanno confermato ancora, poi invece hai mostrato la svastica sull'uniforme e palesemente inserito la data del calendario… forse qualche elemento in più avrebbe aiutato a comprendere il contesto fin da subito, senza doversi ritrovare alla fine con questa sgradevole sensazione di non aver capito niente e di vedersi spiegare tutto dall'autore alla fine. Perché non mettere qualche elemento di più nelle divise dei soldati a metà racconto? Le svastiche direttamente sulle loro uniformi? E mostrare qualche ufficiale delle SS con tanto di teschio sul berretto? Sarebbe magari stato più chiaro così dove ci trovavamo.


ho accuratamente evitato di fare esattamente quanto proponi tu, perché speravo di costruire empatia con il lettore. Se avessi dichiarato subito che si trattava di un nazista, avrei certamente pregiudicato questo obiettivo che comunque non sono sicuro di aver raggiunto. Volevo solo fa vedere al lettore la miseria in cui "il vincitore" stava sprofondando.

MentisKarakorum ha scritto:Attenzione! Mahler era ebreo

Sono commosso di questa osservazione :-D Non ci speravo che qualcuno se ne accorgesse. Ed é una specie di paradosso che ho inserito nel testo, sempre con l´idea di voler mostrare quanto la condizione del vincitore fosse in fondo vicina allo sconfitto (l´ebreo). Onestamente, non credo che ci fosse spazio per musicisti ebrei in un campo di concentramento nazista. Ho creato un falso storico a fini narrativi.

a rileggerci presto :-)

Ciao Davide.. mmmm.. ok, in pratica allora tutto il tuo racconto si può interpretare con la chiave di lettura che introduci: Eccomi! Il boia! La vittima!. Sul discorso dell'empatia verso un personaggio nazista, non so se il tuo discorso si applica. Ricordo un racconto di Lovecraft in cui il protagonista era appunto un nazista, e il lettore accumulava antipatia verso di lui per scaricarla nel finale (in cui faceva una brutta fine); pensa anche al film di Tarantino: puoi sempre giocarti l'antipatia con un finale catartico. Qui il lettore potrebbe arrivare a godere della disfatta dell'esercito nazista, e delle condizioni precarie in cui aspetta la prossima battaglia.
Sugli elementi di ribaltamento vittima/carnefice, diciamo che capisco il tuo tentativo, ma sinceramente farei fatica ad arrivarci da solo. Anche l'elemento delle note di Mahler mi sembra difficilotto da cogliere. Non saprei. Per me con più spazio avresti potuto rendere meglio questi particolari suggestivi e simbolicamente interessanti.
Per l'attinenza al tema, sinceramente non saprei, capisco dove vuoi andare a parare, ma è una spiegazione molto sfuggente. Direi che è positivo che tu abbia costruito così accuratamente la tua ambientazione per fornirle un significato ambiguo, ma il pericolo è appunto che diventa troppo difficile da inquadrare (almeno per me). Puoi tranquillamente dissentire, sono solo le mie impressioni :)


Ciao Mentis, c'è poco da fare. Se quello che scrivi non arriva non è colpa del lettore ma dello scrittore, di questo sono fermamente convinto. Grazie per le tue considerazioni

A rileggerci!

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Pretorian
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Re: L'attesa

Messaggio#7 » venerdì 22 gennaio 2021, 0:01

Ciao Davide e piacere di leggerti. IL racconto è decisamente ben scritto e sviluppa il tema di punti di vista facendoci scoprire che il tizio per cui abbuiamo provato un comprensibile dispiacere, è la guardia di un campo concentramento e pure una di quelle felici del loro lavoro. Niente da dire, il trucco ti è riuscito decisamente bene e il disvelamento finale è una bella mazzata. Se proprio si vuole dire qualcosa per migliorare questo racconto, direi che la parte degli avanzi nel sacco mi sembra eccessiva. Insomma, davvero le guardie erano messe così male? Lo so che è il 1945 (a proposito, non è un pochino tardi? Non ho controllato, ma mi sembra che tutti i principali a quel punto fossero stati già liberati) ma una cosa è una zuppa rancida e schifosa, altra sono gli scarti del pasto altrui.

A parte questo, solo complimenti.

Alla prossima!

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Davide Di Tullio
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Re: L'attesa

Messaggio#8 » venerdì 22 gennaio 2021, 10:25

Pretorian ha scritto:Ciao Davide e piacere di leggerti. IL racconto è decisamente ben scritto e sviluppa il tema di punti di vista facendoci scoprire che il tizio per cui abbuiamo provato un comprensibile dispiacere, è la guardia di un campo concentramento e pure una di quelle felici del loro lavoro. Niente da dire, il trucco ti è riuscito decisamente bene e il disvelamento finale è una bella mazzata. Se proprio si vuole dire qualcosa per migliorare questo racconto, direi che la parte degli avanzi nel sacco mi sembra eccessiva. Insomma, davvero le guardie erano messe così male? Lo so che è il 1945 (a proposito, non è un pochino tardi? Non ho controllato, ma mi sembra che tutti i principali a quel punto fossero stati già liberati) ma una cosa è una zuppa rancida e schifosa, altra sono gli scarti del pasto altrui.

A parte questo, solo complimenti.

Alla prossima!


Ciao Agostino

grazie molte per il tuo commento. L´ultimo campo di concentramento é stato liberato dagli americani nell´arile del 45'
Per quanto riguarda le condizioni del campo, mi sono immaginato che con la Germania ormai stretta nella morsa degli alleati, le cose non dovessero andare benissimo. Qui non é tanto la penuria di cibo, ma un trattamento disumano che gli stessi soldati avevano finito per subire loro stessi, accecati da un rigore ideologico, il che ho immaginato avvicini i carnefici alle vittime. Non ho cercato una prova storica a riguardo, la cosa é frutto della mia fantastia, mi é parso semplicemente verosimile.

a rileggerci!

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maurizio.ferrero
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Re: L'attesa

Messaggio#9 » venerdì 22 gennaio 2021, 18:04

Ciao Davide, piacere di leggerti

Ho intuito verso metà del racconto che il protagonista fosse un nazista, più precisamente nel momento in cui descrivi lo "spettro", ma già prima avevo capito che c'era qualcosa che non andava. L'ambientazione descritta mi avevano sì fatto pensare a un campo di concentramento, ma la libertà nei movimenti che il protagonista godeva mi sembrava sospetta, tanto che per qualche momento ho pensato che si potesse trattare di qualche distopia o ambientazione apocalittica.
In ogni caso il racconto è buono e ben condotto, anche se ho avuto l'impressione che si perdesse un po' nel finale. O meglio, personalmente il colpo di scena non mi è arrivato, quindi la chiusura l'ho vista un po' troppo scontata.
La scrittura è buona, ottime padronanza del mostrato.
Per quanto riguarda il tema ho capito dove sei voluto andare a parare (confermato anche dai tuoi precedenti commenti). Per quanto mi venga da dire che il tema è presente, forse manca qualcosina per averlo al 100%. Magari un po' di vicinanza anche dai punto di vista empatico del protagonista ai prigionieri.
Ad ogni modo è un buon racconto.

A presto!

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EricaMartelli
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Re: L'attesa

Messaggio#10 » sabato 23 gennaio 2021, 16:46

Ciao Davide, piacere di leggerti! Sono alla mia prima volta qui, e mi sento in imbarazzo a commentare racconti di scrittori ben piu’ esperti. Mi butto! Il tema mi e’ piaciuto molto, soprattutto la parte finale in cui si evince il ‘colpo di scena’. Confesso che qualche imprecisione qua’ e la’ mi hanno distratta, ma so di doverci fare l’abitudine. Io stessa nel mio racconto ho inserito veri e propri errori grammaticali che non ho riletto. Mi piace che il racconto non si fermi alla superficie delle cose ma che tu abbia incastonato qua e la’ riferimenti piu’ sottili. Secondo me da elogiare considerando il formato della gara.
C’e’ un passaggio specifico che non ho colto: «Resta all'asciutto, pivello.» A cosa si riferisce questo commento? Cosa significa?

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Re: L'attesa

Messaggio#11 » sabato 23 gennaio 2021, 21:44

maurizio.ferrero ha scritto:Ciao Davide, piacere di leggerti

Ho intuito verso metà del racconto che il protagonista fosse un nazista, più precisamente nel momento in cui descrivi lo "spettro", ma già prima avevo capito che c'era qualcosa che non andava. L'ambientazione descritta mi avevano sì fatto pensare a un campo di concentramento, ma la libertà nei movimenti che il protagonista godeva mi sembrava sospetta, tanto che per qualche momento ho pensato che si potesse trattare di qualche distopia o ambientazione apocalittica.
In ogni caso il racconto è buono e ben condotto, anche se ho avuto l'impressione che si perdesse un po' nel finale. O meglio, personalmente il colpo di scena non mi è arrivato, quindi la chiusura l'ho vista un po' troppo scontata.
La scrittura è buona, ottime padronanza del mostrato.
Per quanto riguarda il tema ho capito dove sei voluto andare a parare (confermato anche dai tuoi precedenti commenti). Per quanto mi venga da dire che il tema è presente, forse manca qualcosina per averlo al 100%. Magari un po' di vicinanza anche dai punto di vista empatico del protagonista ai prigionieri.
Ad ogni modo è un buon racconto.

A presto!


Ciao Maurizio

grazie molte per tuo commento. Ammetto di non essere riuscito a condurre la semina come volevo, e il tuo commento me ne da conferma.

grazie ancora e a rileggerci!

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Re: L'attesa

Messaggio#12 » sabato 23 gennaio 2021, 21:47

EricaMartelli ha scritto:Ciao Davide, piacere di leggerti! Sono alla mia prima volta qui, e mi sento in imbarazzo a commentare racconti di scrittori ben piu’ esperti. Mi butto! Il tema mi e’ piaciuto molto, soprattutto la parte finale in cui si evince il ‘colpo di scena’. Confesso che qualche imprecisione qua’ e la’ mi hanno distratta, ma so di doverci fare l’abitudine. Io stessa nel mio racconto ho inserito veri e propri errori grammaticali che non ho riletto. Mi piace che il racconto non si fermi alla superficie delle cose ma che tu abbia incastonato qua e la’ riferimenti piu’ sottili. Secondo me da elogiare considerando il formato della gara.
C’e’ un passaggio specifico che non ho colto: «Resta all'asciutto, pivello.» A cosa si riferisce questo commento? Cosa significa?


Ciao Erica

grazie molte per il tuo commento. In merito alla questione «Resta all'asciutto, pivello.» il riferimento è alle terribili conseguenze che si possono avere nel caso in cui si indossino panni umidi senza poterli asciugare. Una circostanza che può fare la differenza tra la vita e la morte in condizione estreme.

a rileggerci!

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Eugene Fitzherbert
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Re: L'attesa

Messaggio#13 » domenica 24 gennaio 2021, 23:47

Ciao, Davide!
Bentrovato.

Qui hai interpretato il tema come un rovescio di prospettiva, e ci troviamo davanti un nazista che assaggia la stessa 'minestra' degli ebrei nei campi di concentramento.
La scrittura è ben caratterizzata e immersiva, con un buon ritmo che mi ha trascinato nella sofferenza della giuardia dell'SS.
Purtroppo quello che mi è mancato veramente, o che semplicemente non ho colto perché sono rincoglionito, è un finale col botto o con una rivelazione. C'è un accenno a una specie di missione ma non ho colto il riferimento. Forse con qualche carattere in più riusciresti a sistemare anche questo neo.
Bel lavoro, comunque!

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Davide Di Tullio
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Re: L'attesa

Messaggio#14 » lunedì 25 gennaio 2021, 9:07

Eugene Fitzherbert ha scritto:Ciao, Davide!
Bentrovato.

Qui hai interpretato il tema come un rovescio di prospettiva, e ci troviamo davanti un nazista che assaggia la stessa 'minestra' degli ebrei nei campi di concentramento.
La scrittura è ben caratterizzata e immersiva, con un buon ritmo che mi ha trascinato nella sofferenza della giuardia dell'SS.
Purtroppo quello che mi è mancato veramente, o che semplicemente non ho colto perché sono rincoglionito, è un finale col botto o con una rivelazione. C'è un accenno a una specie di missione ma non ho colto il riferimento. Forse con qualche carattere in più riusciresti a sistemare anche questo neo.
Bel lavoro, comunque!


Ciao Magic Fitz!

grazie molte per il tuo commento. Non temo il tuo rincoglionimento, tranquillo. Penso invece che il rapporto semina-rivelazione non sia stato condotto in maniera ottimale.

a rileggerci!

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Debora D
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Re: L'attesa

Messaggio#15 » lunedì 25 gennaio 2021, 16:31

Ciao Davide, piacere di leggerti.
Il tuo racconto è scritto bene dal punto di vista dello stile; mi è piaciuta soprattutto la prima parte che è in ottimo mostrato. Tutta la scena filava alla perfezione nel mio film mentale fino a questa frase:
Passo di fianco allo spettro riverso, che si volta e boccheggia.
Infatti all’inizio cominci a costruire il quadro con parole ben piazzate che ci danno il contesto e lo spazio in cui il protagonista si muove: è freddo, è in un luogo inospitale e lui è miserevole, il suo obiettivo è il pasto.
Ma quando esce dalla baracca tutto diventa nebbia. La parola spettro anche se fa parte del pensiero del pdv è un termine tanto generico che può portare in diverse direzioni. La mia confusione nella lettura è partita da qui.
Ombre e spettri che si trascinano fino alla comparsa della svastica mi avevano portato in una ambientazione post-apocalittica e mi aspettavo un qualche colpo di scena di tipo esplosivo.
Mi sono concentrata molto anche sull’episodio del pasto.

Ciò che mi è arrivato è la condizione del soldato in guerra. La sua situazione di sofferenza per i disagi e il rovesciamento di prospettiva per un obiettivo più grande del singolo pasto. Con tanto di fastidiosa consapevolezza da parte di chi legge di trovarsi a conoscere un nazista. Ma in tutto questo proprio le ultime due righe con tanto di data sul calendario l’ho trovate brusche, piazzate per dare una spiegazione. Una costruzione più dettagliata sul momento in cui guarda la svastica poteva bastare perché io il momento di eureka l'ho avuto lì.

Due dettagli formali:
Alzo il passo.→ perché questa scelta? Suona come un errore.

Concordanza verbo complemento oggetto con il pronome. →
Una noce di burro! La schiaccio tra le dita e me lo infilo sotto la lingua.
Una mollica di pane zuppa. L'afferro con due dita e lo porto alla bocca.

Entrambi i pronomi lo andrebbero messi al femminile visto che sostituiscono nomi femminili.

Conclusione: il racconto gode di un buono stile che rende molto immersiva la prima parte, ma il lettore finisce per staccarsi dal pdv, poiché non condivide le sue stesse informazioni e questo inficia comprensione ed empatia.
Una prova che mostra una penna sempre più abile che giustamente sperimenta nuove vie.
(Vola solo chi osa farlo scriveva Sepulveda quindi approvo la sperimentazione al di là del risultato finale in classifica che va a fare un confronto con altri pezzi più o meno riusciti.)

Buona Specularia edition,
alla prossima lettura!

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Davide Di Tullio
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Re: L'attesa

Messaggio#16 » lunedì 25 gennaio 2021, 17:07

Debora D ha scritto:Ciao Davide, piacere di leggerti.
Il tuo racconto è scritto bene dal punto di vista dello stile; mi è piaciuta soprattutto la prima parte che è in ottimo mostrato. Tutta la scena filava alla perfezione nel mio film mentale fino a questa frase:
Passo di fianco allo spettro riverso, che si volta e boccheggia.
Infatti all’inizio cominci a costruire il quadro con parole ben piazzate che ci danno il contesto e lo spazio in cui il protagonista si muove: è freddo, è in un luogo inospitale e lui è miserevole, il suo obiettivo è il pasto.
Ma quando esce dalla baracca tutto diventa nebbia. La parola spettro anche se fa parte del pensiero del pdv è un termine tanto generico che può portare in diverse direzioni. La mia confusione nella lettura è partita da qui.
Ombre e spettri che si trascinano fino alla comparsa della svastica mi avevano portato in una ambientazione post-apocalittica e mi aspettavo un qualche colpo di scena di tipo esplosivo.
Mi sono concentrata molto anche sull’episodio del pasto.

Ciò che mi è arrivato è la condizione del soldato in guerra. La sua situazione di sofferenza per i disagi e il rovesciamento di prospettiva per un obiettivo più grande del singolo pasto. Con tanto di fastidiosa consapevolezza da parte di chi legge di trovarsi a conoscere un nazista. Ma in tutto questo proprio le ultime due righe con tanto di data sul calendario l’ho trovate brusche, piazzate per dare una spiegazione. Una costruzione più dettagliata sul momento in cui guarda la svastica poteva bastare perché io il momento di eureka l'ho avuto lì.

Due dettagli formali:
Alzo il passo.→ perché questa scelta? Suona come un errore.

Concordanza verbo complemento oggetto con il pronome. →
Una noce di burro! La schiaccio tra le dita e me lo infilo sotto la lingua.
Una mollica di pane zuppa. L'afferro con due dita e lo porto alla bocca.

Entrambi i pronomi lo andrebbero messi al femminile visto che sostituiscono nomi femminili.

Conclusione: il racconto gode di un buono stile che rende molto immersiva la prima parte, ma il lettore finisce per staccarsi dal pdv, poiché non condivide le sue stesse informazioni e questo inficia comprensione ed empatia.
Una prova che mostra una penna sempre più abile che giustamente sperimenta nuove vie.
(Vola solo chi osa farlo scriveva Sepulveda quindi approvo la sperimentazione al di là del risultato finale in classifica che va a fare un confronto con altri pezzi più o meno riusciti.)

Buona Specularia edition,
alla prossima lettura!


Ciao Debora

grazie molte per il commento puntuale. Ammetto che la parte fuori dalla capanna é un tentativo maldestro di semina. Non ha soddisfatto neanche me. sarebbe stato meglio sorvolare, e passare direttamente alla scena della mensa.
Sulla questione calendario, forse non ho scelto i dettaglio piú efficace, tuttavia l´obiettivo era quello di dare una precisa collocazione temporale dell´avventimento. Perché non si tratta della vicenda di un nazista e basta, ma di un nazista alla fine della guerra, quando ormai le illusioni crollano e tutto é perduto (Auschwitz é stato liberato dai russi nel gennaio del 45 appunto). Non per lui peró, che resta attaccato a questa illusione, sorvolando sulle condizioni misere in cui anche lui si é ridotto. Un finale tragico insomma (almeno nelle intenzioni). Ma come si dice, la strada per l´inferno é lastircata di buone intenzioni :-)

a rileggeci!

Giulio_Marchese
Messaggi: 291

Re: L'attesa

Messaggio#17 » mercoledì 27 gennaio 2021, 10:52

Ciao Davide!
Secondo me il racconto è riuscito perfettamente nel suo intento, per come lo interpreto io la condizione dei carnefici in questo preciso momento storico è più vicina a quella delle vittime di quanto non appaia (sui libri di storia?)

Punti di forza: Una buona costruzione porta ad un disvelamento finale che funziona, e parecchio. Alla seconda lettura tutti gli elementi sembrano al loro posto ed era intuibile dove volevi arrivare. Si capisce subito che ci troviamo in un campo di concentramento ma la natura del protagonista rimane ignota fino alla fine.

Punti deboli: A tratti non capire chi sia il protagonista infastidisce, è funzionale al finale ma, a una prima lettura, pesa un po'.

Come lo migliorerei: Non ne ho idea, il difetto che rilevo infatti è semplicemente la lama a doppio taglio della struttura prescelta. Forse creare una maggiore tensione verso il disvelamento finale, aggiungendo qualche dettaglio che incuriosisca il lettore riguardo all'identità del protagonista. Ma non saprei davvero come. Spero in qualche modo di averti dato uno spunto.

In conclusione il racconto mi è piaciuto, trovo interessante l'interpretazione del tema e il racconto scorrevole. Dal punto di vista emotivo non mi ha toccato particolarmente perché se da un lato provo empatia per il protagonista dall'altro la rivelazione finale su chi sia non mi fa cambiare idea e "la bomba" non mi sembra deflagrare davvero. Ho empatia per la sua condizione non per i suoi ideali, condizione che di fatto permane. Non so se sono stato in grado di esprimere in modo chiaro il concetto.
Comunque bella prova, complimenti! A rileggerci.

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Davide Di Tullio
Messaggi: 298

Re: L'attesa

Messaggio#18 » mercoledì 27 gennaio 2021, 11:15

Giulio_Marchese ha scritto:Ciao Davide!
Secondo me il racconto è riuscito perfettamente nel suo intento, per come lo interpreto io la condizione dei carnefici in questo preciso momento storico è più vicina a quella delle vittime di quanto non appaia (sui libri di storia?)

Punti di forza: Una buona costruzione porta ad un disvelamento finale che funziona, e parecchio. Alla seconda lettura tutti gli elementi sembrano al loro posto ed era intuibile dove volevi arrivare. Si capisce subito che ci troviamo in un campo di concentramento ma la natura del protagonista rimane ignota fino alla fine.

Punti deboli: A tratti non capire chi sia il protagonista infastidisce, è funzionale al finale ma, a una prima lettura, pesa un po'.

Come lo migliorerei: Non ne ho idea, il difetto che rilevo infatti è semplicemente la lama a doppio taglio della struttura prescelta. Forse creare una maggiore tensione verso il disvelamento finale, aggiungendo qualche dettaglio che incuriosisca il lettore riguardo all'identità del protagonista. Ma non saprei davvero come. Spero in qualche modo di averti dato uno spunto.

In conclusione il racconto mi è piaciuto, trovo interessante l'interpretazione del tema e il racconto scorrevole. Dal punto di vista emotivo non mi ha toccato particolarmente perché se da un lato provo empatia per il protagonista dall'altro la rivelazione finale su chi sia non mi fa cambiare idea e "la bomba" non mi sembra deflagrare davvero. Ho empatia per la sua condizione non per i suoi ideali, condizione che di fatto permane. Non so se sono stato in grado di esprimere in modo chiaro il concetto.
Comunque bella prova, complimenti! A rileggerci.


Ciao Giulio, grazie per il tuo commento. Lieto che ti sia piaciuto :-D. Quando dici "il difetto che rilevo infatti è semplicemente la lama a doppio taglio della struttura prescelta" non posso che concordare in toto. Ho cercato di condurre il racconto su questo filo e a tratti credo di aver sbandato perché volevo puntare ad una semina piú solida. Ma la cosa che mi rincuora e il fatto che ti sia arrivato, che é poi quello che ci si augura sempre quando scrivi su MC.
a rileggerci!

Andrea J. Leonardi
Messaggi: 78

Re: L'attesa

Messaggio#19 » giovedì 28 gennaio 2021, 20:11

Ciao Davide, piacere di leggerti.

Tema. Trovando lo specchio nel racconto, mi sfugge l’oggetto riflesso e la sua vicinanza, anche in termini metaforici.

Trama. Molto, molto, interessante. La visione di un soldato nazista, il suo odio per i prigionieri e, quindi, l’ideologia in cui davvero crede; ma anche la rigidità del sistema militare, del meteo, della vita che il soldato è disposto a sopportare per la sua missione. Complimenti, ben fatto.

Stile. Mi piace molto il tuo stile, un mostrato ben fatto che alterna prosa fluida e morbida con prosa asciutta e ruvida. La visione della mollica di pane zuppa mi ha fatto venire la nausea, e questo vale tanti punti.

Un racconto davvero ben fatto, ma lo sento lontano dal tema e questo è un problema in termini di classifica. Per trasparenza, ti dico che assegnerò dei punti ai tre aspetti e dal totale sistemerò la classifica; Trama e Stile hanno ottimi punteggio, devo riflettere sul Tema.

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Davide Di Tullio
Messaggi: 298

Re: L'attesa

Messaggio#20 » giovedì 28 gennaio 2021, 20:22

Andrea J. Leonardi ha scritto:Ciao Davide, piacere di leggerti.

Tema. Trovando lo specchio nel racconto, mi sfugge l’oggetto riflesso e la sua vicinanza, anche in termini metaforici.

Trama. Molto, molto, interessante. La visione di un soldato nazista, il suo odio per i prigionieri e, quindi, l’ideologia in cui davvero crede; ma anche la rigidità del sistema militare, del meteo, della vita che il soldato è disposto a sopportare per la sua missione. Complimenti, ben fatto.

Stile. Mi piace molto il tuo stile, un mostrato ben fatto che alterna prosa fluida e morbida con prosa asciutta e ruvida. La visione della mollica di pane zuppa mi ha fatto venire la nausea, e questo vale tanti punti.

Un racconto davvero ben fatto, ma lo sento lontano dal tema e questo è un problema in termini di classifica. Per trasparenza, ti dico che assegnerò dei punti ai tre aspetti e dal totale sistemerò la classifica; Trama e Stile hanno ottimi punteggio, devo riflettere sul Tema.


Ciao Andrea

grazie molte per il commento e grazie per la tua franchezza :-) Capisco se il tema ti può sembrare poco attinente. Ogni libera interpretazioni di temi non lapalissiani ha i suoi rischi. Comunque al di là della classifica, apprezzo soprattutto che in qualche modo ti abbia lasciato un messaggio. Francamente questa è la cosa a cui tengo di più.

a rileggerci!

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antico
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Re: L'attesa

Messaggio#21 » martedì 2 febbraio 2021, 20:22

Ammetto di avere faticato parecchio in prima lettura e di averlo apprezzato solo dopo avere letto commenti e risposte. Rileggendolo avendo in testa le chiavi per comprenderlo, devo ammettere che è un bel lavoro, ma il fatto che non mi sia subito arrivato è un problema. Dopo lo spaesamento iniziale. ho pensato a un ebreo in campo di concentramento, poi a dei prigionieri in Russia, infine il disvelamento della svastica ha cozzato con il protagonista costretto a cercare tra gli avanzi, cosa che mi è parsa eccessiva. Il problema è che il racconto si appoggia completamente su conoscenze del lettore evitando di seminare al suo interno delle chiavi di lettura e questo, per me, è sempre un errore. Il tema lo vedo declinato. Come valutazione mi fermo su un pollice tendente verso l'alto, ma in modo non brillante.

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