Il primo giorno di scuola

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Puch89
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Il primo giorno di scuola

Messaggio#1 » martedì 19 gennaio 2021, 0:52

Il primo giorno di scuola
di Magno Alessio


Sua figlia Eva alzò il cappuccio del cappotto con quelle sue adorabili manine, facendo ben attenzione di coprire per bene la graziosa acconciatura biondo cenere.
«Doveva mettersi a piovere proprio oggi!»
Era così bella, un bocciolo fatto di zucchero che non aveva tardato a schiudersi; si era fatta primavera e lui neanche se n’era accorto.
«Papà!»
«Si amore, dimmi.»
«Ti pare giusto?»
Prese la sua palandrana e la infilò di volata.
«Per la pioggia dici?»
Lei pestò i piedi divaricando le braccia, poi si sfilò di colpo il cappotto e lo buttò sull’attaccapanni.
«Io non ci vado!»
«Ah si? Davvero?»
Sorrise a quella reazione eccessiva.
Lei si voltò, portandosi le mani in faccia. «Non prendermi in giro!»
Lui afferrò il suo capotto e glielo rimise sulle spalle, la cinse a sé e le stampò un bacio sulla guancia. «Adesso guardami negli occhi e dimmi che non vuoi andarci.»
Lei si sciolse dal suo abbraccio tirando su col naso, afferrò piano il cappotto e se lo rinfilò. Gli afferrò le mani e sorrise con occhi umidi.
«Certo che voglio andarci… devo. No?»
Fece per mollare la presa ma lui strinse più forte.
«Devi?»
«...Voglio, lo voglio.»
Lasciò andare soddisfatto la presa.
«Ecco. Brava la mia bambina. Ora andiamo, o si farà tardi.»
Afferrò l’ombrello e si involarono fuori dalla porta. Mentre scendevano le scale, si chiese se non avrebbe preferito che ci avesse davvero ripensato. Scosse la testa fino a far fuggir via quel brutto pensiero.
La pioggia picchettava fragorosa, né abbondante né poca, ma sufficiente da creare problemi. Aprì lo sportello posteriore della station wagon, ma Eva lo richiuse con un colpo secco.
«Voglio stare davanti, vicino a te.»
La scortò davanti riparandola dalla pioggia fin sopra al sedile, poi si lanciò dentro anche lui, pronto a partire.
Incontrarono qualche rallentamento di tanto in tanto per via del maltempo, ma date le circostanze si disse soddisfatto.
Il costante marciare sulla strada a scorrimento veloce e la pioggia che suonava come un perfetto metronomo lo accompagnarono verso il viale dei dolci ricordi.
Sembrava ieri quando la prese in braccio per la prima volta, quando si innamorò del profumo angelico della sua pelle, della presa dei suoi minuscoli ditini, persino del suono del suo pianto, ma soprattutto dei suoi occhi. Uguali a quella di sua moglie Elvira, che non aveva mai avuto la fortuna di crescerla. Si era fatta già così grande.
Con la coda dell’occhio la vide accasciata sul sedile, lo sguardo perso sul mosaico di gocce raccolte sul finestrino.
«Tutto bene?»
Sospirò, afferrò un boccolo biondo e iniziò a tormentarlo.
«...Il mio primo giorno di scuola.»
«Si?» la esortò.
«Ricordi quando mi misi a urlare perché avevo paura dello specchietto?»
Sorrise con ogni muscolo del suo volto. «Me lo ricordo si, quella volta mi hai quasi fatto andare fuori strada. Perché ci stai ripensando?»
«Beh, ho avuto paura no?» continuò, ignorando la domanda. «Ricordo che fissavo le macchine dallo specchio. Sembravano così lontane... ma poi ci sfrecciavano accanto e io sono scoppiata a piangere per lo spavento.»
«Si ma solo all’inizio, poi diventò un gioco.» ribatté.
Lei non rispose. Continuò a guardare fuori.
«...A volte mi sembra di vedere la mia vita attraverso quello specchio, papà. Sembra tutto così distante, così sfocato. Ti illudi di avere tutto il tempo del mondo… invece in un attimo ti ritrovi rincorsa dagli eventi. Corri all’impazzata per non farti raggiungere ma poi capisci che non potrai mai togliere il piede dell’acceleratore.»
Le strinse forte la mano, poi la rimise sul cambio, rimanendo in silenzio fino a destinazione.
Una volta arrivati, tirò il freno a mano e si sistemò la cravatta, diede uno sguardo ai capelli dallo specchietto e la prese per mano un ultima volta.
«Ascoltami amore mio. In questa breve vita a volte si è costretti a correre, in altri il tempo non passa mai. Entrambe le cose sono un’illusione. L’importante è cercare di raggiungere la felicità, a piccoli passi o grandi che siano, e oggi è un giorno in cui l’hai raggiunta. Non pensare ad altro, goditelo e basta. Intesi? Adesso vai, io sarò dietro di te.»
Lei lo baciò e gli sorrise, si sfilò il cappotto, tirò su l’abito da sposa per non farlo bagnare e scese dalla macchina. Aveva smesso di piovere.



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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#2 » martedì 19 gennaio 2021, 0:54

Ciao Alessio! Parametri tutti ok, buona Specularia Edition!

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SilviaCasabianca
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#3 » mercoledì 20 gennaio 2021, 17:15

Ciao Alessio,
Wow! Devo dire che mi hai fregato alla grande. Fino all'ultimo pensavo che Eva fosse un'irritantissima mocciosa. Ho iniziato a storcere il naso verso la fine, pensando che tu avessi fatto una cappella stilistica evidente quando lei inizia a fare metafore con la macchina e l'acceleratore, ovviamente inverosimili per una bambina. Solo alla fine ho capito lo scherzetto che ci avevi fatto.
Eva non era una mocciosa irritante, ma un'adulta infantile, anche forse proprio a causa di questo atteggiamento fin troppo amorevole e protettivo di suo padre. Ma al di là delle mie personali considerazioni educative messe in atto dal nostro papà, direi che mi hai convinto. L'aderenza al tema credo sia indiscutibile e per questo non mi dilungherei ulteriormente e lo stile, nella sua semplicità, è confortevole.
Bravo!

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Fagiolo17
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#4 » mercoledì 20 gennaio 2021, 18:43

Ciao Alessio e piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, anche se mi hai gettato una bella manciata di sabbia negli occhi con questa frase all'inizio:
quelle sue adorabili manine

Solo quando ha iniziato a parlare del primo giorno di scuola ho capito che non si trattava di una bambina.

La frase in cui fa i “capricci” e dice di non voler andare è un’ottima semina. Usare la parola “manine” è volutamente sviante e qualche lettore potrebbe non gradire di essere fregato così (te lo dico perché a un mio scritto è capitato, non perché voglia trovare un difetto al racconto).

Sembrava ieri quando la prese in braccio per la prima volta, quando si innamorò del profumo angelico della sua pelle, della presa dei suoi minuscoli ditini, persino del suono del suo pianto, ma soprattutto dei suoi occhi. Uguali a quella di sua moglie Elvira, che non aveva mai avuto la fortuna di crescerla. Si era fatta già così grande.

Occhio al tempo verbale qui. Essendo un passato ancora più lontano non avrei usato lo stesso tempo del resto della narrazione.

Complessivamente un racconto gradevole che fa il suo mestiere. Bravo.

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Puch89
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#5 » giovedì 21 gennaio 2021, 8:30

SilviaCasabianca ha scritto:Ciao Alessio,
Wow! Devo dire che mi hai fregato alla grande. Fino all'ultimo pensavo che Eva fosse un'irritantissima mocciosa. Ho iniziato a storcere il naso verso la fine, pensando che tu avessi fatto una cappella stilistica evidente quando lei inizia a fare metafore con la macchina e l'acceleratore, ovviamente inverosimili per una bambina. Solo alla fine ho capito lo scherzetto che ci avevi fatto.
Eva non era una mocciosa irritante, ma un'adulta infantile, anche forse proprio a causa di questo atteggiamento fin troppo amorevole e protettivo di suo padre. Ma al di là delle mie personali considerazioni educative messe in atto dal nostro papà, direi che mi hai convinto. L'aderenza al tema credo sia indiscutibile e per questo non mi dilungherei ulteriormente e lo stile, nella sua semplicità, è confortevole.
Bravo!

Grazie mille Silvia, sono lieto che il testo sia arrivato esattamente nel modo in cui l'ho inteso. L'unico punto che voglio sottolineare è che la mia intenzione era di far capire al lettore che qualcosa non va da questo punto in poi:
«...Il mio primo giorno di scuola.»
Perché, dal momento che ne inizia a parlare al passato è chiaro che il primo giorno di scuola non può essere quel giorno, insinuando il tarlo del dubbio, che va a svelare il tutto poche righe più sotto.

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Alessio e piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, anche se mi hai gettato una bella manciata di sabbia negli occhi con questa frase all'inizio:
quelle sue adorabili manine

Solo quando ha iniziato a parlare del primo giorno di scuola ho capito che non si trattava di una bambina.

La frase in cui fa i “capricci” e dice di non voler andare è un’ottima semina. Usare la parola “manine” è volutamente sviante e qualche lettore potrebbe non gradire di essere fregato così (te lo dico perché a un mio scritto è capitato, non perché voglia trovare un difetto al racconto).

Sembrava ieri quando la prese in braccio per la prima volta, quando si innamorò del profumo angelico della sua pelle, della presa dei suoi minuscoli ditini, persino del suono del suo pianto, ma soprattutto dei suoi occhi. Uguali a quella di sua moglie Elvira, che non aveva mai avuto la fortuna di crescerla. Si era fatta già così grande.

Occhio al tempo verbale qui. Essendo un passato ancora più lontano non avrei usato lo stesso tempo del resto della narrazione.

Complessivamente un racconto gradevole che fa il suo mestiere. Bravo.


Innanzitutto grazie per aver apprezzato il racconto.
Per quanto riguarda le "adorabili manine" è vero, l'ho utilizzato con doppio fine ma è l'unica licenza che mi sono concesso di prendere come "inganno", ho voluto essere onesto il più possibile e mi son detto che questo era l'unico davvero opinabile tutto sommato. Per come la vedo io, non inganna davvero il lettore, o meglio si ma senza malizia. Perché una donna adulta può avere delle mani definibili piccole, specialmente se il giudizio viene dall'occhio del padre, che vedrà comunque sempre sua figlia in un certo modo.
Il tempo verbale utilizzato nei ricordi del padre in effetti l'ho cannato. Cioè, va anche bene ma avrei dovuto cambiarlo, non ci ho fatto caso. Grazie per avermelo fatto notare.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#6 » sabato 23 gennaio 2021, 22:56

Ciao Alessio.
Il tuo racconto mi piaciuto, soprattutto per come hai gestito l’elemento cardine del tema. L’oggetto specchio è stato inserito in maniera molto naturale, così come il conseguente gioco di prospettive, che era poi il vero tema di questo mese. Bravissimo! Tuttavia, ci sono dei “ma” a mio avviso…

[musica drammatica in sottofondo]

Leggendo i tuoi commenti, tu scrivi che le manine sono l’unica licenza che ti sei permesso per sviare il lettore. In verità, forse in maniera inconscia, ne hai inserita un’altra, a mio avviso più “subdola” (concedimi l’espressione un po’ forte). Mi riferisco a quando il padre, attraverso il narratore, definisce l’acconciatura della figlia “graziosa”. Ecco, provo a mettermi nei panni della figlia: se mio padre, il giorno del mio matrimonio, dovesse definire la mia acconciatura SOLTANTO graziosa, probabilmente lo manderei a quel paese. È vero che tutta la narrazione è distorta dal pensiero di lui, il quale vede la figlia ancora come una bambina (la SUA bambina), ma quelle primissime righe mi hanno dato l’impressione di un gioco condotto in maniera un po’ sporca. Meglio forse evitare l’aggettivazione in questo passaggio, sostituendo “acconciatura” con un più neutro “capelli”. So già cosa starai pensando: capelli è un termine più povero e che toglie poesia alla frase. Vero, ma cosa è meglio? Giocare ad armi pari col lettore e fregarlo senza che questi se ne accorga o rischiare di dargli la sensazione che lo hai imbrogliato?

Altra nota, questa decisamente minore e che non inficia sul giudizio finale, ma vuole essere solo un suggerimento estemporaneo. Personalmente eviterei di dare un nome alla figlia. Il nome “Eva” viene infatti usato soltanto 2 volte in tutto il brano e in entrambe poteva essere omesso. Un testo del genere, per come la vedo io, può benissimo vivere anche senza dare un’identità ai personaggi. My 2 cents.

Segnalo infine questo passaggio:
Lui afferrò il suo capotto e glielo rimise sulle spalle

È vero che è facilmente intuibile che quel “suo” stia a indicare il cappotto della figlia, ma nel leggere la frase il cervello è qui obbligato a una leggera pausa di riflessione che spezza il ritmo. Personalmente scriverei “Il padre afferrò il capotto di lei…”. In questo modo eviti anche la coppia di frasi che iniziano con lei/lui, a mio avviso poco “musicali”.

È tutto. Non farti ingannare (per rimanere in tema) dal mio lungo commento. Hai scritto un ottimo brano, a cui manca soltanto un pizzico di lavoro di rifinitura per migliorarlo ulteriormente. A presto.
lupus in fabula

Dario17
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#7 » domenica 24 gennaio 2021, 17:39

Tema acchiappato, seppur non vado matto quando è uno dei pg a spiegarlo con un suo dialogo, io l'avrei lasciata in sospeso, tanto la visione distorta del padre sarebbe stata chiarissima a fine lettura.
Ottima, davvero ottima la caratterizzazione del pov; un padre che vede la figlia sempre e solo come una bambina.
Qua ci sarebbe stata alla grandissima una prima persona come narratore.
Per seminare il trucchetto figlia piccola/figlia grande hai dovuto usare degli aggettivi e delle descrizioni un po' troppo forzate come "bocciolo fatto di zucchero" (le manine adorabili può passare, si parla di una ragazza dopotutto) il pestare i piedi e il tirare su col naso per non uscire di casa. D'accordo la visuale distorta del genitore che non vede i figli invecchiare, ma qua siamo un po' sul comico oppure parliamo di una donna con problemi mentali di una certa portata se si comporta in maniera così bambinesca. E poteva starci, ma sarebbe stato tuo compito introdurlo.
L'idea alla base è ottima, andava rifinita con un paio di tocchi qua e là per non lasciare al lettore un senso di "presa in giro" e lasciargli godere del tuo plot twist una volta finita la lettura.
Ci sono "isolette" di raccontato sparse per il racconto, tuttavia io le prendo per buone sempre se non sono troppo preponderanti.
Prova buona.

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Luca Nesler
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#8 » domenica 24 gennaio 2021, 17:50

Ciao Alessio. Il racconto non è scritto malissimo, ma si può migliorare. Te ne analizzo un pezzetto.
“Sua figlia Eva alzò il cappuccio del cappotto.” Cominci subito con un narratore esterno che però non rimane coerente a se stesso. Se fossi rimasto dentro il protagonista avresti dovuto evitare “sua figlia”, poi risulta evidente che non era tua intenzione usare una focalizzazione esterna per il fatto che fai commenti personali sulla bambina (adorabili manine, graziosa acconciatura) che esprimono il giudizio di un personaggio coinvolto nella vicenda. Più avanti sfoci anche nell'onniscente. Insomma, non hai avuto bene il controllo del narratore.
Il testo non è male, ma ci sono troppi pronomi. Se vuoi indicare chi dice qualcosa o chi lo fa, puoi usare le battute di dialogo quando ce le hai. Per esempio:

«Per la pioggia dici?»
«Io non ci vado!» Pestò i piedi divaricando le braccia. (Divaricando non è molto bella come parola, fa subito pensare al ginecologo. Strategicamente dovresti tenerne conto.)
In ogni caso è preferibile “Eva” a “lei”.

“«Ah si? Davvero?»
Sorrise a quella reazione eccessiva.”
Quando l’azione è compiuta dallo stesso soggetto parlante, l’azione deve stare sulla stessa linea, altrimenti si potrebbe pensare che siano due soggetti diversi.

“La pioggia picchettava fragorosa, né abbondante né poca” Fragoroso dà proprio l’idea di abbondanza.

“«Voglio stare davanti, vicino a te.»
La scortò davanti”
Occhio alle ripetizioni. Qui la parola “scortò” è usata un po’ a sproposito.

“Incontrarono qualche rallentamento di tanto in tanto per via del maltempo, ma date le circostanze si disse soddisfatto.”
Questa frase non è davvero utile, sembra anticipare il tempo dicendo quello che incontra sulla strada, prima ancora di finire il viaggio e risulta onnisciente quando dici che lui “si disse soddisfatto”.

“«Si?» la esortò.” Qui hai un tipico esempio di dialogue tag superfluo.

Mi fermo con l’analisi. Aggiungo un consiglio: prova a scrivere senza usare “poi” e gerundi. Avrai un testo più pulito e coinvolgente.

L’idea di costruire un momento importante come metafora della vita e come interpretazione del tema mi è sembrata molto buona. La frase finale è un po’ lunga e stucchevole, ma nell’insieme una buona idea. Purtroppo il testo è un po’ stiracchiato, nel senso che la parte iniziale non ha un grosso ruolo nel costruire il finale. Penso che se il testo cominciasse da quando il padre nota Eva che guarda fuori dal finestrino, funzionerebbe allo stesso modo. Da lì, le parole di Eva non sembrano davvero quelle di una bambina. Specie se penso che dovrebbe andare in prima elementare.
Il problema più grave, secondo me, è come hai gestito il padre. Ci sono un paio di momenti dove mi è sembrato morboso, dove ho visto un sottotesto di violenza e disagio che mi ha fatto pensare che dietro a una storia apparentemente tenera, ci fosse un problema. Alla fine ho capito che non era così e la cosa mi ha un po’ spiazzato. In particolare ho visto una semina involontaria nello scambio:
«Certo che voglio andarci… devo. No?»
Fece per mollare la presa ma lui strinse più forte.
«Devi?»
«...Voglio, lo voglio.»
Lasciò andare soddisfatto la presa.
«Ecco. Brava la mia bambina. Ora andiamo, o si farà tardi.»
Un buono spunto, ma non del tutto riuscito. Forse avresti dovuto acuire un po' il conflitto, magari usato Eva come PDV, perché il conflitto maggiore lo vive lei.
Alla prossima!

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Puch89
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#9 » domenica 24 gennaio 2021, 18:01

Luca Nesler ha scritto: Penso che se il testo cominciasse da quando il padre nota Eva che guarda fuori dal finestrino, funzionerebbe allo stesso modo. Da lì, le parole di Eva non sembrano davvero quelle di una bambina. Specie se penso che dovrebbe andare in prima elementare.


Ciao Luca, i tuoi commenti sono sempre quelli più difficili da gestire (emotivamente parlando, perché ti mettono di fronte ai tuoi errori in modo crudele :D) ma anche i più utili, proprio per lo stesso motivo. Prima di affrontare il resto, vorrei un attimo capire questo punto in particolare. Non ho ben capito se non ti è arrivato il finale o non ho capito io la tua riflessione (molto più probabile la seconda opzione). Eva non è una bambina, e proprio in quel momento, quando inizia ad assumere un atteggiamento più maturo, che il lettore dovrebbe iniziare a chiedersi perché lo fa, per poi capire nel finale che difatti non lo è. È voluto. Sfugge qualcosa a me o a te?

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Luca Nesler
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#10 » domenica 24 gennaio 2021, 18:24

Puch89 ha scritto:Ciao Luca, i tuoi commenti sono sempre quelli più difficili da gestire (emotivamente parlando, perché ti mettono di fronte ai tuoi errori in modo crudele :D)

Lo capisco bene, Alessio. E questa è una cosa che mi dispiace, credimi. Considera però che è solo un testo scritto in fretta, probabilmente, con l'intento di partecipare a un contesto dove puoi ricevere spunti. Quindi non pensare che io stia valutando te come autore o il tuo modo di costruire le tue storie.

Puch89 ha scritto:Eva non è una bambina, e proprio in quel momento, quando inizia ad assumere un atteggiamento più maturo, che il lettore dovrebbe iniziare a chiedersi perché lo fa, per poi capire nel finale che difatti non lo è. È voluto. Sfugge qualcosa a me o a te?

Io dico sempre che non sono un lettore molto attento. Ci sono molti elementi che la caratterizzano subito come una bambina. Le manine, i boccoli, tutti quei vezzeggiativi che il padre usa per descriverla. Il fatto che sia il primo giorno di scuola e che lei sia spaventata non lasciano dubbi. L'idea che si trattasse di una bambina era ben radicata.
Se non lo è, certamente il suo modo di parlare va bene, ma perché hai generato questa incongruenza? Magari è una persona malata? Una ragazza che deve affrontare la scuola da adulta? In quel caso non emerge.
Prova a rileggere il racconto immaginando che si parli di una bambina e ti accorgerai che l'unico momento in cui questo sembra strano è nelle battute finali.

Fatti forza Alessio!
Alla prossima!

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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#11 » domenica 24 gennaio 2021, 18:29

Luca Nesler ha scritto:Io dico sempre che non sono un lettore molto attento. Ci sono molti elementi che la caratterizzano subito come una bambina. Le manine, i boccoli, tutti quei vezzeggiativi che il padre usa per descriverla. Il fatto che sia il primo giorno di scuola e che lei sia spaventata non lasciano dubbi. L'idea che si trattasse di una bambina era ben radicata.
Se non lo è, certamente il suo modo di parlare va bene, ma perché hai generato questa incongruenza? Magari è una persona malata? Una ragazza che deve affrontare la scuola da adulta? In quel caso non emerge.
Prova a rileggere il racconto immaginando che si parli di una bambina e ti accorgerai che l'unico momento in cui questo sembra strano è nelle battute finali.

Fatti forza Alessio!
Alla prossima!

Mi sa che ti è sfuggito il significato dell'ultima frase del testo Luca, che di fatto da senso all'intero racconto.

"Lei lo baciò e gli sorrise, si sfilò il cappotto, tirò su l’abito da sposa per non farlo bagnare e scese dalla macchina. Aveva smesso di piovere."

Il fatto che ci siano elementi che facciano pensare a Eva come una bambina è fatto di proposito. Ho voluto creare l'inganno del padre che vede con occhi da padre sua figlia, che anche se sta per sposarsi per lui rimarrà sempre una bambina. Il dubbio che scatta nel momento in cui Eva inizia a parlare in modo maturo viene fugato quando, infine, lei scende dalla macchina alzando il vestito da sposa per non farlo bagnare. Quello non è il primo giorno di scuola, il titolo è volutamente fuorviante, proprio per far credere al lettore che quello sia il primo giorno di scuola, ma poi scopre che non lo è, ma quel primo giorno è inserito come chiave di volta nel racconto in quanto la riflessione a tema di Eva nasce quando lei ripensa a quel primo giorno. Il gioco di prospettive del tema ho voluto affrontarlo in questo modo. Credo che sia una tua svista perché tutti gli altri sembrano aver colto il plot twist finale. Sbaglio?

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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#12 » domenica 24 gennaio 2021, 19:11

Azz, e dire che l'ho letto due volte! L'abito da sposa mi era sfuggito. Sicuro che non l'hai aggiunto ora? (Scherzo)
Ritiro tutto, scusami!

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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#13 » domenica 24 gennaio 2021, 19:24

Luca Nesler ha scritto:Azz, e dire che l'ho letto due volte! L'abito da sposa mi era sfuggito. Sicuro che non l'hai aggiunto ora? (Scherzo)
Ritiro tutto, scusami!

Figurati, può capitare! Mi premeva comprendere anche se avessi gestito male io la cosa o ti fosse semplicemente sfuggito il senso del racconto! E poi onestamente non volevo farti stilare la classifica con un'idea sbagliata :P

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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#14 » domenica 24 gennaio 2021, 20:32

Puch89 ha scritto:Il primo giorno di scuola
di Magno Alessio


Sua figlia Eva alzò il cappuccio del cappotto con quelle sue adorabili manine, facendo ben attenzione di coprire per bene la graziosa acconciatura biondo cenere.
«Doveva mettersi a piovere proprio oggi!»
Era così bella, un bocciolo fatto di zucchero che non aveva tardato a schiudersi; si era fatta primavera e lui neanche se n’era accorto.
«Papà!»
«Si amore, dimmi.»
«Ti pare giusto?»
Prese la sua palandrana e la infilò di volata.
«Per la pioggia dici?»
Lei pestò i piedi divaricando le braccia, poi si sfilò di colpo il cappotto e lo buttò sull’attaccapanni.
«Io non ci vado!»
«Ah si? Davvero?»
Sorrise a quella reazione eccessiva.
Lei si voltò, portandosi le mani in faccia. «Non prendermi in giro!»
Lui afferrò il suo capotto e glielo rimise sulle spalle, la cinse a sé e le stampò un bacio sulla guancia. «Adesso guardami negli occhi e dimmi che non vuoi andarci.»
Lei si sciolse dal suo abbraccio tirando su col naso, afferrò piano il cappotto e se lo rinfilò. Gli afferrò le mani e sorrise con occhi umidi.
«Certo che voglio andarci… devo. No?»
Fece per mollare la presa ma lui strinse più forte.
«Devi?»
«...Voglio, lo voglio.»
Lasciò andare soddisfatto la presa.
«Ecco. Brava la mia bambina. Ora andiamo, o si farà tardi.»
Afferrò l’ombrello e si involarono fuori dalla porta. Mentre scendevano le scale, si chiese se non avrebbe preferito che ci avesse davvero ripensato. Scosse la testa fino a far fuggir via quel brutto pensiero.
La pioggia picchettava fragorosa, né abbondante né poca, ma sufficiente da creare problemi. Aprì lo sportello posteriore della station wagon, ma Eva lo richiuse con un colpo secco.
«Voglio stare davanti, vicino a te.»
La scortò davanti riparandola dalla pioggia fin sopra al sedile, poi si lanciò dentro anche lui, pronto a partire.
Incontrarono qualche rallentamento di tanto in tanto per via del maltempo, ma date le circostanze si disse soddisfatto.
Il costante marciare sulla strada a scorrimento veloce e la pioggia che suonava come un perfetto metronomo lo accompagnarono verso il viale dei dolci ricordi.
Sembrava ieri quando la prese in braccio per la prima volta, quando si innamorò del profumo angelico della sua pelle, della presa dei suoi minuscoli ditini, persino del suono del suo pianto, ma soprattutto dei suoi occhi. Uguali a quella di sua moglie Elvira, che non aveva mai avuto la fortuna di crescerla. Si era fatta già così grande.
Con la coda dell’occhio la vide accasciata sul sedile, lo sguardo perso sul mosaico di gocce raccolte sul finestrino.
«Tutto bene?»
Sospirò, afferrò un boccolo biondo e iniziò a tormentarlo.
«...Il mio primo giorno di scuola.»
«Si?» la esortò.
«Ricordi quando mi misi a urlare perché avevo paura dello specchietto?»
Sorrise con ogni muscolo del suo volto. «Me lo ricordo si, quella volta mi hai quasi fatto andare fuori strada. Perché ci stai ripensando?»
«Beh, ho avuto paura no?» continuò, ignorando la domanda. «Ricordo che fissavo le macchine dallo specchio. Sembravano così lontane... ma poi ci sfrecciavano accanto e io sono scoppiata a piangere per lo spavento.»
«Si ma solo all’inizio, poi diventò un gioco.» ribatté.
Lei non rispose. Continuò a guardare fuori.
«...A volte mi sembra di vedere la mia vita attraverso quello specchio, papà. Sembra tutto così distante, così sfocato. Ti illudi di avere tutto il tempo del mondo… invece in un attimo ti ritrovi rincorsa dagli eventi. Corri all’impazzata per non farti raggiungere ma poi capisci che non potrai mai togliere il piede dell’acceleratore.»
Le strinse forte la mano, poi la rimise sul cambio, rimanendo in silenzio fino a destinazione.
Una volta arrivati, tirò il freno a mano e si sistemò la cravatta, diede uno sguardo ai capelli dallo specchietto e la prese per mano un ultima volta.
«Ascoltami amore mio. In questa breve vita a volte si è costretti a correre, in altri il tempo non passa mai. Entrambe le cose sono un’illusione. L’importante è cercare di raggiungere la felicità, a piccoli passi o grandi che siano, e oggi è un giorno in cui l’hai raggiunta. Non pensare ad altro, goditelo e basta. Intesi? Adesso vai, io sarò dietro di te.»
Lei lo baciò e gli sorrise, si sfilò il cappotto, tirò su l’abito da sposa per non farlo bagnare e scese dalla macchina. Aveva smesso di piovere.


Ciao Alessio

piacere di leggerti. Un racconto che si fa leggere bene, dal tono vagamente consolatorio, come se ne vedono pochi in MC. La parte dei dialoghi mi ha convinto. Qua e la hai indugiato in un raccontato che non è un peccato capitale, ma che di fatto ha alteraro il flusso temporale del film mentale che avevo cominciato a svolgere leggendo la prima parte del racconto (Mi riferisco all'inframezzo del traffico). Forse li avresti potuto staccare e passare direttamente alla scena successiva (il dialogo con la figlia). Comunque un racconto tutto sommato godibile

a rileggerci!

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Davide_Mannucci
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#15 » domenica 24 gennaio 2021, 21:40

Ciao ALessio, piacere di leggerti. Ho apprezzato molto il tuo racconto proprio perché è bastardamente sviante :)
Mi piace lo stile e devo dire che sei riuscito a farmi empatizzare con la ragazza pur essendo focalizzato sul padre. Mi è piaciuto il moo con cui hai mostrato lei attraverso gli occhi di lui. Bravo.
Volevo farti le stesse puntualizzazioni di ALessandro....
DIrei una prova molto buona. Tema centrato.
A presto
Davide Mannucci

alexandra.fischer
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#16 » mercoledì 27 gennaio 2021, 21:30

Tema centrato. Il rispecchiamento è quello del primo giorno di scuola con quello del giorno del matrimonio della protagonista. Punti di forza: l’immagine del bocciolo di zucchero. E anche questo padre comprensivo davanti a quelli che sembrano i capricci di una bambina che prima non vuole andare a scuola e poi ci ripensa. Io dapprima pensavo fosse una piccola capricciosa (e lo facesse per mostrare la propria sofferenza perché aveva perso la madre da poco). Tutto questo togliere e mettere il cappottino mi faceva pensare a una scena scolastica. Invece, poi, in corso di narrazione, si vede che il padre le ha ridato equilibrio nel corso di una vita ben più lunga del primo giorno di scuola. Ho capito che è cresciuta nelle amare riflessioni sulla precarietà della vita. E l’abito da sposa sotto il cappotto nel giorno piovoso, è una sorpresa interessante. In caso di vittoria, hai tutti gli elementi per proseguire la storia (com’è morta la madre, perché la bambina aveva paura delle auto, come sarà il suo matrimonio).




Punti deboli:
Ti riporto qui le frasi corrette.
«Sì, amore, dimmi»
«Per la pioggia, dici?»
«Ah, sì, davvero?»
Lui afferrò il suo cappotto…
«Sì?» La esortò
«Me lo ricordo sì…»
«Sì, ma solo all’inizio…»
«Ascoltami, amore mio…»

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antico
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Re: Il primo giorno di scuola

Messaggio#17 » domenica 31 gennaio 2021, 11:34

Penso che tu non abbia mai esagerato perché i genitori vedono come dei bimbi anche i propri figli di sessant'anni, quindi vero che hai sfruttato questa cosa, ma è assolutamente coerente con i protagonisti. Concordo molto con Luca Nesler riguardo al punto di vista iniziale, va sistemato. Per il resto, un racconto che va esattamente dove volevi portarlo e questo è un bel valore aggiunto. Credo che il discorso sul finestrino sia un pelo forzato e sono convinto che avresti potuto ottimizzare ancora meglio le informazioni, per questo mi fermo su un pollice tendente verso l'alto in modo brillante. Buona prova.

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