Una telefonata - Giulio Marchese

Giulio_Marchese
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Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#1 » martedì 16 febbraio 2021, 0:09

Strano sognare un suono.
Sbatto le palpebre, apro e chiudo i pugni sotto le lenzuola.
La radiosveglia segna le tre e trentaquattro, il telefono si cheta. Chiudo gli occhi. Squilla di nuovo.
Chi diavolo può essere a quest’ora?
Tiro fuori il braccio e afferro la cornetta, l’avvicino all’orecchio e tiro le coperte sin sopra la testa.
«Pronto.»
All’altro capo una voce di donna.
«Piano, piano. Può ripetermi il nome?»
La voce della mia interlocutrice è così calma: non sembra nemmeno che mi stia dando una brutta notizia.
«Sì, ho capito. Scusi mi sono appena svegliato» Mi hai appena svegliato, a dirla tutta. «E poi non parlo con quell’uomo da quasi vent’anni quindi—»
Parla davvero tanto.
Mi metto a seduto. «Ho capito, sto arrivando.»

Il telefono squilla, mamma corre a rispondere. Attorciglia il filo con la dita, sorride. La serratura schiocca. «Mamma, mamma! È arrivato papà!»
Le afferro la gonna a fiori e la tiro con forza. Lei mette subito giù, papà ci guarda dalla porta della cucina.
Corro verso di lui e gli afferro la gamba sporca di fango. Mi spinge di lato e guarda la mamma con occhi strani. «Con chi parlavi?»
La mamma mette una mano tra i capelli. «Non fare scenate, non davanti al bambino, stavo parlando con la mia amica Rosanna.»
«La tua amica Rosanna un cazzo!»


L’odore di disinfettante mi invade le narici. Mi avvicino alla reception, un tizio in camice blu sta parlando al telefono, appoggio la mano sul bancone e alzo un dito come facevo a scuola. «Mi scusi, mi sa dire dove trovo cardiologia?»
Il tizio poggia il palmo sul microfono, «secondo piano, poi si informa.» Riprende a parlare e indica gli ascensori.
Gli faccio un cenno di saluto con la mano, «grazie.» Lui ricambia il saluto.
La porta metallica si apre, una ragazzino con le stampelle sta entrando, affretto il passo.
«Che piano?»
Il ragazzino mi sorride. «Terzo, grazie.»
Pigio sul tre e sul due. «Come te lo sei fatto?» Guarda il gesso pieno di firme. «Giocando a calcio.»
«Anch’io, una volta, mi sono rotto la gamba. Fa male solo all’inizio, poi passa»
Arriccia il naso. «Solo che prude da morire!»

Papà colpisce la mamma sul viso. Lei cade a terra accanto al tavolo, vi si afferra e si tira su con le gambe che tremano.
Corro ad abbracciarla. «Mamma!» Papà a una vena enorme sulla tempia, gli occhi rossi come quelli di un demone dei cartoni.
Mi spinge di lato e la colpisce ancora. Lei comincia a sanguinare dal naso. È irriconoscibile: I capelli sono arruffati, l’ultimo bottone della camicetta è saltato.
Afferro mio mio padre per i jeans. «Lasciala stare! Lasciala!»
Mi afferra per la maglia e mi lancia contro la parete, la cornetta mi cade sulla testa. Mi alzo e lo afferro per la camicia, si gira di scatto, perdo la presa e mi calpesta il ginocchio.
Un dolore mai provato prima parte dalla gamba e mi pervade tutto il corpo. Metto le mani a capannina sul ginocchio senza toccarlo.
La mamma si alza e mi afferra per le spalle, mi accarezza il viso. «Mario, Mario. Tranquillo amore. Puoi muovere la gamba.»
Ci provo.
Dalla mia bocca esce un suono acuto. Ma io non volevo urlare.
Mamma mi abbraccia. Guarda papà. La vena si è sgonfiata. Ha gli occhi spalancati e il petto che fa su e giù.
Ci dà le spalle, si dirige verso la porta.


Un vecchio. Ne è passato di tempo da quando ci ha lasciati per non farsi vedere più, ma non lo immaginavo ridotto così. La pelle del viso flaccida e giallognola, i pochi capelli bianchi come gesso. In pratica un vecchio inerme.
Mi avvicino al letto, con tutti quei tubicini addosso sembra bisognare di un idraulico più che di un medico.
Appoggio la mano alla trabacca. «Papà.»
I suoi occhi acquosi sembrano non riconoscermi, si guarda intorno, torna su di me. «Mario.»
È già qualcosa.
Afferro una sedia di plastica verde e l’avvicino al capezzale. «Hai il mio numero come contatto d’emergenza. Non so nemmeno come fai ad averlo, ma eccomi qua.»
Tossisce, credo che quella smorfia sia un sorriso. «Me lo ha dato tua madre.» Ogni parola sembra costargli un grande sforzo. Tossisce ancora. «Quasi due anni fa, ma non ho mai trovato il coraggio per… » Mischia una risata alla tosse.
So cosa fare, cos’è giusto fare. Stringo la mano rinsecchita e ricamata di grosse vene verdi.
«Ti perdono.»
Chiude gli occhi. Gli volto le spalle e mi dirigo verso la porta.



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antico
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#2 » martedì 16 febbraio 2021, 0:13

Ciao Giulio! Caratteri e tempo rispettati, divertiti in questa 150° EDITION!

Giulio_Marchese
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#3 » martedì 16 febbraio 2021, 0:22

Centocinquanta volte grazie!

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Polly Russell
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#4 » martedì 16 febbraio 2021, 23:02

Ciao Giulio è ben trovato.
Il tuo racconto è ben scritto, lineare e scorrevole: poco da eccepire. Un paio di cose soltanto.
La prima è la telefonata, siamo i prima, sul pov del narrante quindi. Dovremmo poter sentire quello che sente lui, quindi anche la voce dell’interlocutrice.
Il numero di telefono del figlio poteva averlo semplicemente dato il vecchio. Non è incosciente, non serve un numero d’emergenza. Qualcuno gli avrà semplicemente chiesto chi chiamare.
Per il resto la storia della gamba mi pare un po’ deboluccia. Non che non sia un trauma sufficiente, intendiamoci. Però boh, avrei calcato la mano sull’abbandono. Una manciata di caratteri in più. Magari l’aveva cercato e il padre si era negato...
Comunque un buon lavoro, questo è solo un mio gusto, del tutto personale.
Polly

Giulio_Marchese
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#5 » mercoledì 17 febbraio 2021, 7:48

La prima è la telefonata, siamo i prima, sul pov del narrante quindi. Dovremmo poter sentire quello che sente lui, quindi anche la voce dell’interlocutrice.
Il numero di telefono del figlio poteva averlo semplicemente dato il vecchio. Non è incosciente, non serve un numero d’emergenza. Qualcuno gli avrà semplicemente chiesto chi chiamare.


Ciao Polly! Grazie del commento.
Sulla telefonata iniziale sono d'accordo, però ho scelto di non mostrarla in toto per due motivi: il primo è che volevo risparmiare caratteri, il secondo che volevo "nascondere" qualche informazione, seppur non ci siano particolari colpi di scena, non volevo dire immediatamente dell'ospedale e del padre per costruire tutto piano piano (malgrado un po' fosse intuibile fin dall'inizio). Per quanto riguarda il POV penso non sia un "errore" in senso stretto perché il narratore seleziona le percezioni del personaggio da mostrare in base al focus del suo interesse e mi sembra plausibile che non stia attento alle parole precise della centralinista, anche perché si è appena svegliato e mentre parla i suoi pensieri sono il fulcro della sua attenzione. Probabilmente non sono riuscito a rendere bene l'effetto di "sento e recepisco senza star davvero attento", però rimetto a te la valutazione sul fatto che la scena funzioni o no, anche se non rispetta in pieno le regole riguardanti il POV
Ancora grazie mille :)

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#6 » mercoledì 17 febbraio 2021, 23:36

Ciao Giulio.
Mi unisco alla nota fatta da Polly relativamente all'assenza di focalizzazione nella prima parte, nonostante l'uso della prima persona. Ora, capisco la motivazione che hai dato alla tua scelta, ma purtroppo non regge. Non regge perché il tuo discorso sarebbe valido soltanto se tu avessi scelto di adottare il cosiddetto narratore inattendibile, cosa che però non hai fatto, in quanto mancano gli altri due pilastri del suddetto narratore: l'alterazione dei fatti e la distorsione della realtà. Tu invece passi da un accenno di narratore inattendibile nella prima parte, per poi passare a una focalizzazione più canonica subito dopo e fino alla fine. La sensazione che, da lettore, ricevo non è quindi che tale "censura" arrivi dal narratore, bensì dall'autore, cosa che non dovrebbe avvenire mai, altrimenti si viene strappati dalla finzione narrativa. E' come se tu stessi gridando al lettore "ehi, è tutto una finzione".
Un vero peccato, perché la costruzione delle singole scene è ben scandita, anche se ti ha obbligato ad asciugarle tantissimo. A risultarne penalizzato è soprattutto il finale, che forse avrebbe necessitato di un po' di spazio in più. Allo stato attuale quel perdono arriva troppo repentino, senza che il personaggio abbia effettivamente compiuto un percorso di pacificazione col padre.
Segnalo infine alcuni passaggi migliorabili:
Pigio sul tre e sul due. «Come te lo sei fatto?» Guarda il gesso pieno di firme. «Giocando a calcio.»

Qui sono due le voci che parlano. "Guarda" dovrebbe pertanto andare a capo, al fine di evitare confusione.
Papà a una vena enorme sulla tempia, gli occhi rossi come quelli di un demone dei cartoni.

Piccolo errore di battitura, nulla di grave.
«Hai il mio numero come contatto d’emergenza. Non so nemmeno come fai ad averlo, ma eccomi qua.»

Ecco, questo è l'unico passaggio scritto maluccio. La frase del protagonista è proprio il classico esempio di as you know Bob. Sarebbe stato più naturale se il protagonista avesse chiesto al padre come facesse ad avere il suo numero, con quest'ultimo a spiegare la ragione.
Ultima modifica di Alessandro -JohnDoe- Canella il giovedì 18 febbraio 2021, 8:36, modificato 1 volta in totale.
lupus in fabula

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Stefano.Moretto
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#7 » mercoledì 17 febbraio 2021, 23:43

Ciao Giulio.
Un racconto molto forte a livello emotivo, ma presenta un paio di pecche qua e là che lo rendono poco godibile. Come ti hanno già fatto notare, la telefonata andava scritta per una questione di comprensione della situazione, ma c'è un altro problema causato da questa mancanza:
«Pronto.»
All’altro capo una voce di donna.
«Piano, piano. Può ripetermi il nome?»

Io leggendo questo avevo capito che era la voce di donna a dire "piano, piano..." e infatti son rimasto confuso per un po'. Dopo un altro paio di frasi ho iniziato a macinare che tutti i dialoghi erano del protagonista, ma nel frattempo ero perso.
Pigio sul tre e sul due. «Come te lo sei fatto?» Guarda il gesso pieno di firme. «Giocando a calcio.»

Discorso vagamente simile qui: mettere nello stesso capoverso due battute di due personaggi diversi non è una buona idea quasi mai, perché l'impressione che dai è che siano dette entrambe dallo stesso personaggio. Qui è quasi immediata la comprensione, ma saresti dovuto andare a capo tra "fatto?»" e "Guarda".

Il finale sarebbe molto d'impatto e mi ha lasciato una certa emozione addosso, ma è stata molto annacquata dalla mancanza di emozione del personaggio. Non sono molti i punti in cui si capisce realmente cosa sta provando, e anche se fosse una scelta voluta il renderlo "cinico" ci sarebbe stato bene un qualcosa che rendesse il lettore partecipe del fatto che il suo "perdono" è stato dato solo per farlo morire tranquillo e non per un sentimento reale. Ci sono alcuni punti del testo in cui sei riuscito a fondere bene la narrazione con l'espressività interiore del personaggio, purtroppo sul finale non ho trovato lo stesso livello di partecipazione e un po' mi dispiace, perché mi è piaciuta molto la storia che hai imbastito (ammetto che sono così abituato a trovare stragi, morte e distruzione nei racconti del forum, che ero convinto che il protagonista avrebbe ucciso il padre con un cuscino. Questo finale mi ha sorpreso in positivo).

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wladimiro.borchi
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#8 » venerdì 19 febbraio 2021, 13:54

Ciao Giulio,
il racconto fa un buonissimo effetto e il finale così "in levare" (se mi consenti il paragone musicale) mi ha quasi strappato una lacrima, nonostante fosse molto evidente sin dal primo flashback del protagonista dove saresti andato a parare.
Direi che, al netto delle sviste che ti sono state evidenziate sopra, il racconto colga nel segno e arrivi esattamente dove vuole.
Non troppo originale, se volgiamo, ma molto ben congeniato.
Tra l'altro, aggiungo, non c'è nessuna necessità di non far sentire quel che viene detto al telefono. La voce poteva dire semplicemente che il Sig. BLABLA aveva avuto un infarto e aveva il numero del protagonista come numero di emergenza. Senza specificare che fosse il padre.
In ogni caso, come papà dice: "La tua amica un cazzo!". Già il plot è svelato, ma ripeto, per come l'hai gestito alla fine, non guasta affatto.
A rileggerti presto.
W

Giulio_Marchese
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#9 » venerdì 19 febbraio 2021, 22:15

Tu invece passi da un accenno di narratore inattendibile nella prima parte, per poi passare a una focalizzazione più canonica subito dopo e fino alla fine.


Ciao! Grazie per il commento!
Sono d'accordo con quasi tutto, ma non ho capito questa distinzione. Potresti spiegarmela? Io penso che il fatto stesso che vediamo il mondo da un solo punto di vista ce ne dia una visione alterata. Penso, insomma, che il narratore sia sempre inattendibile; appunto perché vediamo il mondo soltanto attraverso le sensazioni e le percezioni del POV. Ora, questo fatto può essere sfruttato dall'autore per giocare con il gap informativo, facendo credere al lettore cose non vere solo perché sono credenze del POV. Ma in generale, anche se la cosa non è sfruttata, la parzialità resta.
Attendo un chiarimento, l'eventuale distinzione mi affascina perché a questo punto mi manca la focalizzazione canonica XD

Un racconto molto forte a livello emotivo, ma presenta un paio di pecche qua e là che lo rendono poco godibile.


Grazie del commento e delle notazioni Stefano! Niente da ridire.

il racconto fa un buonissimo effetto e il finale così "in levare" (se mi consenti il paragone musicale) mi ha quasi strappato una lacrima, nonostante fosse molto evidente sin dal primo flashback del protagonista dove saresti andato a parare.


Grazie Wladimiro, sono felice che ti sia "arrivato" nonostante le pecche. :)

Giulio_Marchese
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#10 » sabato 20 febbraio 2021, 11:31

Tu invece passi da un accenno di narratore inattendibile nella prima parte, per poi passare a una focalizzazione più canonica subito dopo e fino alla fine.



Non ho capito questa distinzione. Potresti spiegarmela? (Chiedo di nuovo perché forse non ti è arrivata la notifica).

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Polly Russell
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#11 » sabato 20 febbraio 2021, 12:03

Giulio_Marchese ha scritto:
Tu invece passi da un accenno di narratore inattendibile nella prima parte, per poi passare a una focalizzazione più canonica subito dopo e fino alla fine.



Non ho capito questa distinzione. Potresti spiegarmela? (Chiedo di nuovo perché forse non ti è arrivata la notifica).

Il narratore inattendibile può omettere fatti importanti che un altro tipo di narrazione dovrebbe dire. In pratica ti da LA SUA versione dei fatti. Quello che lui vede e sente, o quello che vuole vedere o sentire. È complicato da usare e si può scivolare in un momento nell’inganno al lettore. Lo si usa nei thriller o nei gialli, il più delle volte.
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#12 » sabato 20 febbraio 2021, 12:08

Quello che intende JohnDoe è che, per dire, se avessi dato solo la sua versione del flashback, e invece magari fosse accaduto altro, avremmo avuto un narratore inattendibile. Credo, è un narratore che non amo, quindi lo conosco poco.
Polly

Giulio_Marchese
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#13 » sabato 20 febbraio 2021, 12:21

Il narratore inattendibile può omettere fatti importanti che un altro tipo di narrazione dovrebbe dire. In pratica ti da LA SUA versione dei fatti. Quello che lui vede e sente, o quello che vuole vedere o sentire. È complicato da usare e si può scivolare in un momento nell’inganno al lettore. Lo si usa nei thriller o nei gialli, il più delle volte.


Quello che non mi convince di questa tesi è che non credo esista un narratore "attendibile". Cioè se vediamo le cose da un solo punto di vista è inattendibile per forza di cose. Non sappiamo ad esempio la versione del padre o della madre in questa storia, sappiamo solo come lui ha vissuto quegli eventi. E poi non capisco perché il primo paragrafo sia inattendibile, non ha detto cose che poi sono state smentite ha semplicemente omesso dettagli che non attiravano la sua attenzione. Quindi penso che intenda altro, oppure semplicemente sono io che continuo a non capire XD

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Polly Russell
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#14 » sabato 20 febbraio 2021, 12:37

Esatto, ha omesso dei dettagli. Se usi il filtro del personaggio, noi dobbiamo sentire tutto quello che sente lui. Se ometti dei dettagli che poi invece si rivelano importanti o fai un inganno al lettore o devi usare un narratore inattendibile. Oppure fai come ti pare eh, lol! Però poi ti “toccano” i rimbrotti. XD
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#15 » sabato 20 febbraio 2021, 14:42

Esatto, ha omesso dei dettagli. Se usi il filtro del personaggio, noi dobbiamo sentire tutto quello che sente lui. Se ometti dei dettagli che poi invece si rivelano importanti o fai un inganno al lettore o devi usare un narratore inattendibile. Oppure fai come ti pare eh, lol! Però poi ti “toccano” i rimbrotti. XD


Il rimbrotto ci sta, lol. Ma secondo me non è questione di narratore inattendibile quanto di scelta dei dettagli da mostrare. O comunque del POV, nel senso "sembra un narratore poco facalizzato" un po' come dici tu nel commento. Probabilmente però è solo un problema di semantica: diamo un significato diverso al termine narratore inattendibile. Io continuo a pensare che l'unico narratore attendibile sia quello onnisciente, mentre nel caso specifico si tratta di informazioni omesse che il protagonista avrebbe dovuto percepire, non dell'attendibilità del narratore XD

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filippo.mammoli
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#16 » sabato 20 febbraio 2021, 16:46

Ciao Giulio,
Ben ritrovato.
Io penso che il racconto sia scritto molto bene, al netto di due sviste che nulla hanno a che vedere con la tecnica narrativa e la gestione del POV.
Secondo me tutto è controllato nel modo giusto e i lunghi flashback ci danno la corretta visione della storia dall'unico punto di vista che è necessario conoscere, cioè quello del narratore su cui la storia è focalizzata.
La prima svista è un refuso, in "Papà a una vena" ti è saltata la h.
L'altro è l'uso del verbo bisognare, che forse è improprio ma non scorretto, di certo non si può sentire.
Per me un bel racconto, emozionante e realistico con finale forse un po' troppo liscio.
Dopo tutta la costruzione mi è sembrato che il perdono sia arrivato troppo in fretta e senza ripensamenti. Avrei dedicato qualche carattere in più per farci sentire un conflitto del POV anziché fallo arrivare dritto a quella che forse era l'unica decisione logica, ma che risulta un po' tirata via e meno credibile del resto della storia.
Il tema direi che c'è tutto.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#17 » sabato 20 febbraio 2021, 22:09

Ciao Giulio.
Perdona il ritardo. In effetti mi era sfuggita la notifica. Chiedo venia. :)
Rispondo subito alla tua domanda, che in effetti nel mio commento sono stato sin troppo sintetico.

Parto collegandomi con una cosa giustissima che hai scritto: soltanto il narratore onnisciente può essere ritenuto davvero attendibile. Per converso, qualunque tipo di focalizzazione su di un personaggio, rende quella narrazione filtrata e pertanto non attendibile al 100%. Con un distinguo però. Rispetto alla focalizzazione interna standard (la quale ci mostra il mondo secondo il punto di vista del personaggio), la tecnica del narratore inattendibile vera e propria sfrutta alcuni stratagemmi narrativi specificatamente suoi, i quali si fondano sue 3 principi basilari: omissione d'informazioni, alterazione dei fatti e la distorsione della realtà. Obbiettivo di questa tecnica è quella di confondere VOLUTAMENTE il lettore, il quale però è conscio (seppur con gradi diversi) che il personaggio lo sta "fregando", inconsciamente o consciamente. Facciamo alcuni esempi, altrimenti sembra di parlare del sesso degli angeli.
Prendiamo due best seller moderni: "La ragazza del treno" e "American Psycho". Nel primo abbiamo un personaggio dipendente dall'alcool che si ritrova a indagare sulla scomparsa di una donna che nemmeno conosce di persona e che non ha ricordi chiari su taluni eventi; nel secondo abbiamo invece un personaggio convinto di essere un maniaco omicida ma le cui parole portano il lettore a sospettare che egli sia in verità un mitomane, ciò a causa di tutta una serie di contraddizioni sparse lungo il romanzo. In entrambi i 3 elementi sopra citati sono tutti presenti.
Ora prendiamo la focalizzazione interna canonica e qui faccio un esempio cinematografico, essendo un'opera recente e perfetta per questo esempio: "Storia di un matrimonio". Qui i due protagonisti espongono i fatti secondo i loro personalissimi punti di vista, alterandoli per far valere le proprie ragioni, con l'unica differenza che qui lo spettatore dispone degli elementi necessari per capire che, di volta in volta, i protagonisti mentono l'uno riguardo l'altro. Non c'è, insomma, la volontà di disorientare lo spettatore, quanti di MOSTRARGLI due diversi punti di vista. Differenza sottile, ma fondamentale.

Ora, nel tuo racconto sfrutti solo l'omissione d'informazioni tra quelli che sono i principi del narratore inattendibile, ma lo fai in maniera "anomala". E qui arrivo al vero nocciolo della questione.
Mini digressione. In una buona storia, è fondamentale che una figura non compaia mai: l'autore. L'autore deve rimanere invisibile, in quanto appena palesa la sua presenza in qualità di "burattinaio", automaticamente il lettore viene strappato dalla finzione narrativa ritrovandosi faccia a faccia con la realtà dei fatti: ovvero che il mondo in cui si è immerso non è altro che finzione. Ora, ai fini narrativi, qual era lo scopo del tuo personaggio-narratore di omettere le informazioni iniziali? L'hai scritto tu stesso: risparmiare caratteri e nascondere informazioni in previsione del finale. Ecco, queste sono volontà dell'autore, non del personaggio. Con quell'introduzione che hai scelto, non supportata poi nel prosieguo del racconto dalla tecnica del narratore inattendibile, hai reso palese l'architettura artificiosa della tua storia.

Ok, questo è, a mio modo di vedere, l'errore di fondo. Ma come risolverlo? Ti propongo come avrei gestito io la medesima scena. Chiamata di notte. Protagonista e moglie/marito/fidanzat* risponde al posto suo. Si gira verso il protagonista e gli dice che chiedono di lui dall'ospedale. Stacco.
Così facendo ometti informazioni, il filtro del personaggio è salvo e mantiene il mistero. E, forse, risparmi ancora più caratteri. It's a win win! Così facendo avresti avuto anche più spazio da dedicare al vero fulcro della storia: l'incontro col padre.

Perdona il lunghissimo messaggio, ma ho cercato di darti un quadro più completo di quanto intendevo col mio commento. Anzi, ti chiedo scusa se, nella mia sinteticità, sono risultato poco chiaro. :)
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#18 » sabato 20 febbraio 2021, 23:08

Perdona il ritardo. In effetti mi era sfuggita la notifica. Chiedo venia. :)
Rispondo subito alla tua domanda, che in effetti nel mio commento sono stato sin troppo sintetico.


Figurati! Ero solo troppo curioso e non sapendo cosa fa il forum con le citazioni plurime ho riproposto la domanda =)
Penso di avere capito adesso, il punto non è tanto se il narratore sia attendibile o no ma come lo percepisce il lettore. Se il lettore si fida del protagonista, malgrado la sua visione sia pur sempre parziale, allora siamo nel narratore canonico (con la possibilità che il lettore venga ingannato proprio perché non avrebbe dovuto fidarsi). Mentre se il lettore non si fida al 100% del protagonista, perché ad esempio si contraddice o omette informazioni che conosceva (magari ammettendolo quando un altro personaggio lo mette di fronte alla verità), allora il narratore è inattendibile a prescindere da quanto sia "oggettivamente vero" quello che dice. Se ho capito bene guardavo la cosa da una prospettiva completamente sbagliata XD Grazie mille per le delucidazioni =)

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#19 » sabato 20 febbraio 2021, 23:57

Esatto, hai colto la questione. :) L'importante, a prescindere dal tipo di narrazione che si sceglie (onnisciente, focalizzata, inattendibile ecc.) è che il lettore non colga mai la voce dell'autore attraverso un dialogo forzato, un deus ed machina o una descrizione non congrua con il tipo di focalizzazione scelta. Nel tuo caso questo intervento era percepibile. Poi, sia chiaro, è una sottigliezza che si impara a gestire con l'esperienza. Io per primo ho difficoltà a gestire a dovere questo aspetto, soprattutto nei racconti "blitz" alla Minuti Contatti.
lupus in fabula

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Gennibo
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#20 » domenica 21 febbraio 2021, 22:15

Ciao Giulio e piacere di averti letto, la tua storia mi è piaciuta molto, anche se sono d'accordo con i punti critici sopracitati, ma comunque il racconto ha per me delle basi solide e ho apprezzato i due piani temporali che secondo me hai gestito bene. E sì anche alla fine, ti sei giocato tutto su questo “perdono” un po’ in fretta, ma c’è e ha il suo punto di tristezza struggente.
Quindi direi bravo, per me un buon racconto.

Giulio_Marchese
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#21 » lunedì 22 febbraio 2021, 15:03

L'altro è l'uso del verbo bisognare, che forse è improprio ma non scorretto, di certo non si può sentire.


Ahahah, è vero! E non ho idea del perché mi sia uscito così. Grazie per il commento, credo sia la prima volta che riesco a scrivere qualcosa che ti piaccia. Quindi esulto per questa piccola vittoria ;)

Giulio_Marchese
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#22 » lunedì 22 febbraio 2021, 15:04

Ciao Giulio e piacere di averti letto, la tua storia mi è piaciuta molto, anche se sono d'accordo con i punti critici sopracitati, ma comunque il racconto ha per me delle basi solide e ho apprezzato i due piani temporali che secondo me hai gestito bene. E sì anche alla fine, ti sei giocato tutto su questo “perdono” un po’ in fretta, ma c’è e ha il suo punto di tristezza struggente.
Quindi direi bravo, per me un buon racconto.


Grazie mille! Sia per il commento che per l'apprezzamento. Sono felice ti sia piaciuto :)

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Gimmi
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#23 » martedì 23 febbraio 2021, 12:01

Ciao!
Sono in ritardo e sarò diretto. Perdona se sembro brutale ^^

La storia, purtroppo, non mi dice molto. Non mi coinvolge. Trovo anche che non sappiamo perché Mario perdoni il padre visto che quello che ha fatto (e quello che noi vediamo nel flashback che ha fatto). Nel senso che non abbiamo un'immagine positiva.
A livello tecnico lo trovo un po' didascalico e molti punti si possono asciugare molto.
Come consiglio personale, in un racconto così breve, eviterei i flashback. O farei accadere le cose interessanti al presente. In questo caso la moglie picchiata e il ginocchio rotto.
In generale è un cliché, quindi o troverei qualcosa di diverso da far accadere o un modo diverso di raccontarlo.

Giulio_Marchese
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#24 » martedì 23 febbraio 2021, 15:45

Sono in ritardo e sarò diretto. Perdona se sembro brutale ^^


Grazie del commento, il confine tra chiaro e didascalico è molto labile. Personalmente sono abbastanza sodisfatto di questo pezzo in tal senso, seppur alcuni passaggi sono ovviamente migliorabili. In ogni caso ogni opinioni è apprezzata, di solito ho ricevuto critiche per l’eccessivo cripticissimo, potrei aver esagerato nel senso opposto. Ma non credo. Se dovesse esserci questa impressione in maniera generalizzata potrei ricredermi. Grazie per gli appunti. Come hai detto in apertura sei passato di fretta, quindi non ho molto su cui ribattere. La sincerità è sempre apprezzata, anche se non sono assolutamente d’accordo XD

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Eugene Fitzherbert
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#25 » mercoledì 24 febbraio 2021, 22:34

Ciao, Giulio,
bentrovato in questa edizione.
Il racconto scorre, si arriva alla fine e si ha la sensazione di essere stati ingannati, un po' come ti ha spiegato egregiamente John Doe. Non mi soffermo ulteriormente sulla gestione del narratore inattendibile e tutto il resto. L'hai capito, come si evince dai tuoi stessi commenti.

In aggiunta a tutto questo, io personalmente ho trovato troppo debole il ricordo di una gamba rotta. Bada: è una brutta cosa, ma i maltrattamenti su minori da parte di padri stronzi possono essere di gran lunga più devastanti, sia fisicamente che psicologicamente, e superano di molto una frattura, quasi accidentale. Forse calcare la mano su quel flashback sarebbe stato più incisivo.

Altra idea sul finale. Se dici all'inizio che è il padre a essere in fin di vita, allora lascia che il lettore interpreti la sua corsa in ospedale come il terrore di un figlio che scopre il padre in fin di vita. E concludi con il flash back prima di far dire: "Vorrei schiaccarti la testa con il cuscino, ma dovrò limitarmi ad aspettare che te ne vada da solo. Spero solo che ci voglia poco..."
È solo un'idea, bada, non sto cercando di riscrivere il racconto: rifletti su questo piccolo escamotage che puoi sfruttare anche se le carte sono scoperte fin dall'inizio.

Alla prossima!

Giulio_Marchese
Messaggi: 291

Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#26 » mercoledì 24 febbraio 2021, 23:24

In aggiunta a tutto questo, io personalmente ho trovato troppo debole il ricordo di una gamba rotta. Bada: è una brutta cosa, ma i maltrattamenti su minori da parte di padri stronzi possono essere di gran lunga più devastanti, sia fisicamente che psicologicamente, e superano di molto una frattura, quasi accidentale. Forse calcare la mano su quel flashback sarebbe stato più incisivo.


Grazie mille del commento!
In realtà non volevo mettere in scena lo stereotipo del padre violento. Come hai notato è quasi un incidente, e dall'atteggiamento quando rincasa potrebbe essere persino stato il primo episodio di violenza, almeno di fronte a Mario. Quello che volevo emergesse è lo scatto di gelosia incontrollata e il quasi pentimento del padre per i suoi gesti. La cosa grave non è tanto quel singolo episodio ma il fatto che, forse per la vergogna per quanto era accaduto, li ha abbandonati o comunque ha tagliato i rapporti con il figlio. Anche il perdono finale è volutamente ambiguo, ma dal "so cosa DEVO fare" si capisce che sia più un perdono di facciata, e stavolta è lui a voltargli le spalle quindi il: "Vorrei schiaccarti la testa con il cuscino, ma dovrò limitarmi ad aspettare che te ne vada da solo. Spero solo che ci voglia poco...", implicitamente c'è ;) (e penso sia arrivato perché se è la conclusione a cui sei giunto non può essere casuale XD)
Comunque sì, palesare in un modo o nell'altro la telefonata non avrebbe avuto conseguenze nell'economia del racconto.

Andrea Cangiotti
Messaggi: 35

Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#27 » giovedì 25 febbraio 2021, 22:43

In questo racconto trovo l'idea in sè originale: la storia scorre in modo piacevole, senza intoppi fino all'epilogo. Avrei preferito qualche dettaglio in più, ma nel complesso il racconto non è male. Le descrizioni sono ben costruite, anche se i personaggi mi restano un po' "lontani", non riesco a entrare perfettamente nella loro testa. Il tema è stato affrontato anche se il finale mi ha lasciato un po' l'amaro in bocca (in senso buono).

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antico
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Re: Una telefonata - Giulio Marchese

Messaggio#28 » mercoledì 3 marzo 2021, 12:01

Non entro nel merito della questione del narratore perché preferisco focalizzarmi sull'aspetto che ho trovato più problematico: la reazione del protagonista. Ci fai arrivare un personaggio reso cinico dalla vita, quasi apatico e incapace di sentimento e questo va benissimo non fosse che il flashback che inserisci non mi sembra sufficiente a giustificare una deriva simila, o perlomeno non in toto, e così si arriva al finale chiedendosi il perché di un perdono così rapido dando meno importanza a quello che aggiungi dopo, ovvero che si alza e se ne va. Il tuo protagonista è apatico, incapace di gestiore le proprie emozioni, non ci dev'essere un perché al suo perdono, semplicemente a lui non frega nulla. Pertanto, tralasciando, lo ripeto, le questione del pdv, credo che ci sia da puntare il faretto prima sulle problematiche riguardanti la messa in scena in rapporto al risultato cui volevi arrivare. Detto questo, il testo mi è piaciuto e l'ho trovato piacevole da leggere e per me siamo su un pollice tendente verso il positivo in modo solido anche se non brillante.

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