Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 16 febbraio 2021, 2:19

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BENVENUTI A LA CENTOCINQUANTESIMA EDITION, LA SESTA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 150° ALL TIME!

Questo è il gruppo DELOREAN de LA CENTOCINQUANTESIMA EDITION con il TEAM DI MC come guest stars (Maurizio Bertino, Francesco Nucera, Massimiliano Enrico, Roberto Romanelli, Angelo Frascella).

Gli autori del gruppo DELOREAN dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo TIME WARP.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo TARDIS.


Questo è un gruppo da DIECI racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati dal TEAM DI MC. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo DELOREAN:

Un minuto, di Wladimiro Borchi, ore 23.35, 4108 caratteri
Ve l’avevo detto, di Stefano Moretto, ore 00.51, 4182 caratteri
Ma cosa sta succedendo?, di Isabella Valerio, ore 00.39, 3493 caratteri
Il bisogno di Claudia, di Filippo Mammoli, ore 22.57, 4221 caratteri
La ballata degli sconfitti, di Alessandro Canella, ore 23.43, 4241 caratteri
Vino Profumato, di Eugene Fitzherbert, ore 00.28, 4237 caratteri
Gate, di Andrea Furlan, ore 00.58, 4210 caratteri
Il diavolo non c’era, ancora, di Polly Russell, ore 23.09, 4221 caratteri
La farfalla, di Andrea Cangiotti, ore 23.26, 1548 caratteri
L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca, ore 23.28, 5413 caratteri MALUS 30 PUNTI

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 25 FEBBRAIO per commentare i racconti del gruppo TIME WARP Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 26 FEBBRAIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo TIME WARP e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo TIME WARP.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA CENTOCINQUANTESIMA EDITION A TUTTI!



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Antonio Pilato
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » giovedì 18 febbraio 2021, 16:20

1° Vino Profumato, di Eugene Fitzherber
2° Il bisogno di Claudia, di Filippo Mammoli
3° Il diavolo non c’era, ancora, di Polly Russell
4° Ve l’avevo detto, di Stefano Moretto
5° La ballata degli sconfitti, di Alessandro Canella
6° La farfalla, di Andrea Cangiotti
7° Gate, di Andrea Furlan
8° Un minuto, di Wladimiro Borchi
9° Ma cosa sta succedendo?, di Isabella Valerio
10° L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca

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Ciao Eugene, è un piacere averti letto.
Non ci posso proprio fare niente: i tuoi racconti sono sempre fra i miei preferiti in questi contest, dal senso grottesco, che mesce con maestria riso e orrore, all’idealizzazione di finali sempre sorprendenti. Già dalla prima esclamazione della Maestra delle Novizie, mi sono ribaltato dalle risate, sorrisi che si sono trasformati in sguardi sempre più ripugnanti, in senso buono, leggendo gli avvenimenti nella storia: dalla morte di Beatrice all’incredibile rivelazione parentale della protagonista Ines. Un finale stupendo, accompagnato da un sublime rispetto del tema. Inoltre, la scrittura appare scorrevole e piacevole, e i dialoghi veramente belli.
Non ritengo di aver alcuna critica negativa al riguardo.

Ciao Filippo, è un piacere averti letto.
Che dire…un racconto scritto bene, molto lineare, in cui il lettore viene positivamente tratto in inganno (fino alla prima metà della vicenda avevo il sospetto che Claudia fosse lesbica e avesse una relazione segreta con Laura). Un autentico pugno nello stomaco arriva di fronte alla cruda verità borderline: il protagonista mammone è un autentico misogino bastardo che ha meritato il gradito finale e, seppur in maniera non troppo palese, il tema è rispettato. Non ti nascondo che ho pensato alla canzone di Nek anche se qui, anziché Laura, è Claudia che non c’è e che è andata via.
Non possiedo particolari critiche da farti; probabilmente, il tema del legame materno risulta poco approfondito ma, dati i limiti del carattere, il motivo è plausibile. Un’altra cosa riguarda l’incertezza in merito al fatto che non si capisce se Claudia fosse tornata o fosse rinchiusa in cantina.

Ciao Polly, è un piacere averti letto.
Un solo termine per questa storia: prorompente. E’ gradevolissima, nel rispetto del tema, la visione ribaltata di qualcuno che viene ingiustamente accusato di un terribile (e sedicente) accordo con il Diavolo: mi sono così tanto affezionato alla struggente disperazione per amore dell’uomo che, sul finale a sorpresa, pur rivelandosi con molta probabilità un fedele del Male, ritengo comunque giusto che compia il suo Patto. Molto dettagliata anche la descrizione delle torture, e assai accattivante e coerente il titolo con la storia.
Nessuna critica specifica, a parte forse il colore della scrittura che comunque è lodevole per l’originalità.

Ciao Stefano, è un piacere averti letto.
Da giocatore di ruolo e amante del fantasy, ho trovato il tuo racconto ben scritto e comprensibile. Devo dire che il tema è ampiamente rispettato e che le emozioni suscitate da quel “ultimo minuto” mi hanno riportato indietro nel tempo, a ricordi sicuramente graditi e al tempo stesso nostalgici; nel tema del dramma fantasy, affronti correttamente anche un’altra tematica molto interessante: l’amore. Nella sua linearità il racconto presenta infine una seconda parte in cui il noumeno kantiano emerge con ironia e la realtà viene svelata.
Di tratti che condivido meno non ne ho reperiti; forse, l’unica microscopica delusione è derivata dal fatto che i “faccia da polpo” ero convinto (non chiedermi il motivo) che fossero proli stellari di Cthulhu, anziché di Mind Flayer, ma è una finezza soggettiva e personale.

Ciao Alessandro, è un piacere averti letto.
Il racconto si presenta diviso in due parti: la prima è una preparazione, la seconda è un incontro. Il rispetto del tema c’è e sicuramente un leggero climax coglie il lettore nella curiosità di scoprire cosa stia per accadere: quando ciò succede, ho provato un po’ di sorpresa poiché un incontro di lotta fra un uomo, probabilmente con qualche ritardo compensato da una grande forza, e un cane è qualcosa di non totalmente atteso.
Tuttavia, la vicenda presenta un finale che non sono riuscito a capire, forse per mio limite, così come i discorsi dei minuti e dell’attesa. Inoltre, la figura di Don Elardo non mi è chiaro se sia accostata a una sorta di rivale del presunto allenatore di Remo o se sia qualcun altro.

Ciao Andrea, è un piacere averti letto.
A volte, non sentir l’esigenza di arrivare al limite dei caratteri può rivelarsi una buona strategia, altre volte meno. Sono rimasto, da lettore, col pensiero lievemente sospeso fino alla fine, nella speranza che nel finale succedesse qualcosa che salvasse il disperato, cosa poi avvenuta. Il tema risulta rispettato.
In questo caso, tuttavia, devo dire che la linearità è un buon elemento ma non sufficiente, a mio modico parere, per reggere il confronto con altri racconti che ho letto: d’accordo sulla brevità, ma avrei aggiunto qualcosa di ancor più emotivo (magari nel finale) perché, in tal maniera, il lettore si sarebbe sentito ancor più coinvolto dalle azioni del protagonista.

Ciao Andrea, è un piacere averti letto.
La lettura è scorrevole e, supportato dai titoletti su ogni paragrafo, si percepisce chiaramente il climax di tensione durante la narrazione: pertanto, il tema risulta rispettato.
Ciò che mi perplime è il finale, che non ritengo di esser riuscito a capire interamente: il poliziotto Antonio è un sadico che conserva le foto di personaggi con espressioni ambivalenti rispetto a ciò che hanno vissuto? Purtroppo, forse per un mio limite personale, non mi è arrivato alcun messaggio.

Ciao Wladimiro, è un piacere averti letto.
Per quanto riguarda i tratti positivi del racconto, sicuramente ho riscontrato il rispetto del tema del Contest: le sensazioni ansiogene, scandite dal countdown-premessa, mi hanno suscitato forti timori apocalittici, come poi di fatto avviene alla fine del racconto. Anche i dialoghi sono interessanti e ricordano effettivamente quelli tipici dei personaggi posti in una situazione distopica.
Ho avuto invece maggiori difficoltà nel comprendere l’identità dei personaggi: vi è molta confusione su chi sia chi e, anche nello svolgersi della vicenda, ho continuato con difficoltà a discernere le varie figure protagoniste della narrazione. Peccato…
Occhio al refuso “In una altro momento […]”.

Ciao Isabella, è un piacere averti letto.
Devo dire che il racconto, posto interamente in forma dialogica, mi ha colpito, quantomeno per l’originalità. Il tema è stato rispettato se lo contestualizziamo al finale.
Tuttavia, penso che accanto a ogni trattino di inizio dialogo andasse indicata quantomeno l’iniziale di un nome o di un cognome: purtroppo, posto così, non è affatto facile per il lettore riuscire a capire chi siano i soggetti della conversazione e si creano quindi difficoltà di comprensione di trama, nonostante l’italiano sia corretto e il modo di scrivere semplice. Di tutto il testo, ho capito che durante un’indagine, alla fine, chi ha convocato le forze dell’ordine è il carnefice del delitto, il quale a sua volta tenta invano di riscattarsi, affermando di essere innocente con un escamotage “alla Lupin”. Peccato veramente…perché, se ho ben compreso, il finale funziona anche bene.

Ciao Gimmi, ho letto il tuo racconto.
La vicenda è quantomeno scritta in un italiano corretto a livello grammaticale.
Tuttavia, la narrazione mi è apparsa come un miscuglio di frasi disconnesse, effetto voluto probabilmente da te, che ha fatto quasi più sentire me un “ubriaco” anziché i personaggi che compaiono. Purtroppo, l’eccessiva confusione delle frasi, scandite in maniera irregolare, non mi ha fatto capire quasi nulla della storia. Inoltre, il tema non mi sembra particolarmente centrato.

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Pretorian
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » venerdì 19 febbraio 2021, 0:16

Ecco i miei commenti e la mia graduatoria:

1)Il diavolo non c’era, ancora, di Polly Russell
Ciao Polly e piacere di leggerti.
Il racconto è buono. A separarlo dall'eccellenza, ci sono giusto alcune sbavature tell e un finale un po' troppo frettoloso. Per quanto riguarda le prime, sono sicuro che le avrai individuate alla seconda lettura ("prima di svenire", "l'inquisitore colse al volo quello che pareva essere una confessione" , "era lo scoppiettio di legno quello che sentiva o era solo suggestione?" per dirne alcuni). Per quanto riguarda il secondo, immagino che la colpa sia da attribuire ai pochi caratteri a disposizione, anche se penso che avresti potuto risparmiare qualcosa eliminando la scena dei corpi dei cappuccini in putrefazione, che non aggiungeva niente di concreto alla vicenda. In ogni caso, davvero un ottimo lavoro.
Alla prossima!!

2)Ve l’avevo detto, di Stefano Moretto
Ciao Stefano e piacere di leggerti.
Dunque il racconto è decisamente ben scritto e ammetto che mi ha divertito il twist finale che ci fa scoprire che il tutto era un gioco di ruolo. La scena iniziale è carina, anche se votata in modo pesante al patetico (elemento che penso sia voluto). Il tutto acquisisce senso con lo sviluppo della seconda parte, che alleggerisce tutto il testo. Se posso muoverti una contestazione, forse nella seconda parte sarebbe stato meglio ridurre le frasi esplicite di apprezzamento nei confronti di Jessica e ti fossi concentrato nel far rendere evidente l'attrazione tramite i gesti. Avrebbe ridotto il patetismo e ti avrebbe consentito di investire i caratteri risparmiati nell'approfondimento dei personaggi.

Per il resto, davvero bon lavoro.

3)Un minuto, di Wladimiro Borchi
Ciao Wlad e piacere di leggerti. Dunque, il racconto è interessante anche se non propriamente ispirato. Insomma, se penso alla trama "sembra che i protagonisti siano nelle mani di un pazzo, ma la minaccia è reale", mi viene in mente Cloverfield Lane, anche se devo ammettere che ho apprezzato il fatto che non hai premuto l'acceleratore sulla caratterizzazione negativa del professore. Oltre a questo, la struttura frammentaria del racconto rende il tutto allo stesso sintetico e confuso. I balzi narrativi tra un frammento e l'altro interrompono la narrazione come se passassi da quattroi storie diverse collegate da un tenue filo. Con così pochi caratteri, penso che sarebbe stato meglio restare su due blocchi, tre proprio al massimo, senza le frasi di separazione, che sono carine, ma ti ciucciano caratteri preziosi. Il risultato è che il finale è troppo sintetico per esplodere in tutte le sue potenzialità.
Peccato, perché le potenzialità c'erano.

Alla prossima.

4)La ballata degli sconfitti, di Alessandro Canella
Ciao John e piacere di leggerti. Dunque, abbiamo un racconto ambientato in una sorta di arena clandestina in cui uomini affrontano animali selvaggi. Il tutto dal punto di vista dell'allenatore di un combattente, che ha promesso di truccare il combattimento a un prete-mafioso. Il racconto ha sicuramente degli elementi di interesse, ma temo di non averne afferrato il senso. Insomma, l'incontro era truccato in modo che durasse più a lungo? Per quale motivo? Di solito , in questi racconti l'incontro viene truccato in modo che il risultato sia modificato. Il fatto che sia solo richiesta una durata diversa mi suona strano. Anche il fatto che Remo tiri giù un mastino furioso con un solo pugno (Saitama, sei tu?) mi sembra eccessivo. Insomma, stiamo pur sempre parlando di un animale capacissimo di uccidere un uomo adulto: possibile che basti così poco al lottatore per ucciderlo.
Peccato, però, perché il racconto non è male nel complesso.

Alla prossima!!

5)Vino Profumato, di Eugene Fitzherbert
Ciao Eugene e piacere di leggerti. Dunque, ho diversi appunti da fare al racconto, sia dal punto di vista dello stile, che per la trama. Per lo stile, ho rilevato qualche piccola sbavatura di tell qui e là (tipo quel "lacrime amare" o le tante descrizioni delle torture subite, che in alcuni casi mi sembravano uscire anche dal filtro offerto dal narratore in terza persona). Per quanto riguarda la trama, ammetto di essere confuso dalle intenzioni di Ines: più volte la poni come se il suo fine fosse quello di compiacere le consorelle ("diventare come loro", "la beniamina del convento" ecc.) ma nel finale sembra che fosse quello di uccidere l'intero convento. Insomma, dato che il lettore, grazie al filtro del POV "entra" nella mente del personaggio, questo tipo di inganno non può reggere: diverso sarebbe stato se avessi mantenuto un filtro più esterno, in cui il pensiero della protagonista si rivela solo tramite le sue azioni. Da ultimo, un dettaglio secondario, più una questione di gusti che altro: la scena della porta che sbatte contro Beatrice e Ines che la stordisce con un colpo di pestello in testa mi sembrano troppo "umoristiche" per il contesto tetro del racconto. Opinione personale, eh.
Nel complesso, ho trovato questo racconto nettamente inferiore a tanti tuoi lavori, vecchi e nuovi.

Alla prossima.

6) L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca
Ciao Gimmi e piacere di leggerti.

Dunque, ammetto che il tuo racconto mi lascia perplesso. Di sicuro la descrizione delle "dita" è divertente e colorita. Anche il comportamento del protagonista è divertente è ben descritto, almeno fino alla fine. Il problema è che... la storia non esiste!! Cosa succede effettivamente? Perché il protagonista deve alzare i nani ogni volta che beve? Chi sono gli amici invisibili? Che senso dovrebbe avere il finale in cui il protagonista vomita... e basta?
Insomma, il racconto è anche godibile, ma il lettore arriva al finale chiedendosi se non abbia frainteso qualcosa o se ci sia qualche significato recondito da interpretare. Il che, per un racconto così breve, non depone a favore della chiarezza del testo.
Peccato, però ci sono sicuramente buone basi su cui lavorare.
Alla prossima!

7) Il bisogno di Claudia, di Filippo Mammoli
Ciao Filippo e piacere di leggerti. Devo dire, questo racconto non mi ha convinto fino in fondo. è scritto abbastanza bene, con giusto qualche caduta sul tell più pesante verso la fine ("scosto la tendina e non capisco" - "ghigno satanico") ma l'ho trovato abbastanza debole nella parte finale, soprattutto nei punti in cui dovresti descrivere la scena dell'aggressione di Claudia e il disvelamento della personalità deviata del narratore. Per quest'ultimo, penso che sarebbe stato meglio soffermarcisi maggiormente o, meglio ancora, farlo disvelare in modo meno narrato e più mostrato, ad esempio mostrando il protagonista che agisce in modo da svelare il proprio sadismo, piuttosto che farglielo dire. L'aggressione, invece, mi è sembrato parecchio confusa. Il personaggio pensa che Claudia sia fuori casa, però la cerca dentro; sente un rumore; guarda sotto il sottoscala... insomma, ho trovato difficile capire bene le dinamiche del tutto e la tensione ha faticato a costruirsi. Anche lo scambio di battute è suonato un po' forzato, con Claudia che fa un discorso fin troppo lungo dato la situazione in cui si trova e che serve, sostanzialmente, da spiegone a uso e utilità unica del lettore.
Peccato.

Alla prossima!

8) Gate, di Andrea Furlan
Ciao Andrea e piacere di leggerti.

Dunque, il racconto soffre di un paio di problemi dal punto di vista dello stile e della narrazione. Per lo stile, devo dire che è abbastanza pulito e scorrevole, ma ci sono fin troppi cedimenti al tell. In particolare, esprimi quello che i personaggi percepiscono con espressioni di percezione ("vede", "sente" ecc...) che non è sbagliato in toto, ma ti consiglio di eliminarli e di sostituirli esprimendo direttamente quello che avviene (tipo invece di dire "vede quella cosa" dici direttamente che quella cosa avviene). Per quanto riguarda la narrazione, il racconto è abbastanza piatto. Insomma, è letteralmente il resoconto di una famiglia che potrebbe fare tardi, ma poi non fa tardi. Il finale, poi, è strano. Insomma... seriamente il racconto finisce con il poliziotto che guarda delle foto? è totalmente anticlimatico!
Insomma, direi che ci sono ampi spazi di miglioramento.

Alla prossima!

9)La farfalla, di Andrea Cangiotti
Ciao Andrea e piacere di leggerti.

Non so, il tuo racconto mi convince davvero poco. Non sappiamo davvero perché il protagonista si voglia suicidare, quindi è difficile partecipare appieno al suo dolore. Le sue preparazioni danno un minimo di emozione, ma troppo poco per tutto il dramma che cerchi di esprimere. Il finale, poi, sembra negare tutto il resto: il protagonista è così convinto di suicidarsi da compiere tutta una serie di riti definitivi, però vedere una farfalla volare in giro gli fa cambiare idea. Il fatto che il tutto sia così ristretto rende la vicenda ancora più povera e il finale quasi anticlimatico.
Peccato.

Alla prossima!

10) Ma cosa sta succedendo?, di Isabella Valerio
Ciao Isabella e piacere di leggerti. Devo dire, apprezzo il coraggio del tuo esperimento, però temo che non sia riuscito. Il racconto è confuso. Il semplice scambio di battute non basta a capire effettivamente cosa stia succedendo e chi faccia cosa. Per più di metà racconto ho faticato a capire chi parlasse e l'aggiunta costante di nuovi personaggi non fa che peggiorare la situazione. Il massimo della conclusione la si raggiunge nel finale, totalmente anticlimatico e incasinato. Quindi, complimenti per il coraggio, ma temo che questa non sia la strada giusta da seguire.

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Hayà
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » sabato 20 febbraio 2021, 20:26

Questa classifica è stata molto sofferta e difficile. Avevo un’idea per alcune delle posizioni, ma per altre è stata davvero dura decidere. Detto questo, ogni racconto aveva dei punti a suo favore, anche quelli nelle posizioni più basse.

1) Il diavolo non c’era, ancora, di Polly Russell
2) La ballata degli sconfitti, di Alessandro Canella
3) Il bisogno di Claudia, di Filippo Mammoli
4) Vino Profumato, di Eugene Fitzherbert
5) Un minuto, di Wladimiro Borchi
6) Ve l’avevo detto, di Stefano Moretto
7) Gate, di Andrea Furlan
8) La farfalla, di Andrea Cangiotti
9) Ma cosa sta succedendo?, di Isabella Valerio
10) L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca

1) Il diavolo non c’era, ancora, di Polly Russell
Ciao Polly, è un piacere leggerti.

Parto con una premessa totalmente personale, ma ho dovuto copia-incollare il testo su un file per poter modificare il colore.

Detto questo, complimenti. L’ho trovato un testo scritto bene e con uno stile funzionale: le descrizioni delle torture mi hanno fatto sentire le mani di gelatina.
Il colpo di scena finale mi ha sorpreso e, arrivata a quel punto, ho apprezzato molto la scelta del titolo.
Non ho veramente molto da segnalare, a essere sinceri.
Complimenti!

2) La ballata degli sconfitti, di Alessandro Canella
Ciao Alessandro, è un piacere leggerti.

Stilisticamente non ho nulla da dire. Il testo si comprende molto bene e fila facilmente. La voce del personaggio è piuttosto unica e lo caratterizza bene, Remo dà immediatamente quell’idea di “bruto ma con poco cervello” con i suoi grugniti a mo’ di risposta. Fin dalle prime battute si capisce in quale ambiente ci troviamo (anche se ammetto che il nome “Remo” mi ha fatto pensare ai gladiatori dell’Antica Roma, per qualche motivo - comunque sempre di combattimenti fino all'ultimo sangue si tratta, quindi tutto sommato non mi ha sbilanciato per niente :D).
L’unico problema che ho riscontrato è stato nel finale, dove non sono riuscita a capire bene cosa fosse successo e precisamente il motivo del patto tra all’allenatore e Don Elardo. Ho letto i precedenti commenti e la tua spiegazione (ammetto la mia totale ignoranza sul funzionamento delle scommesse in questo ambito), ora mi è tutto chiaro.

A parte qualche difficoltà nel comprendere bene il finale, l’ho trovato un buon testo. Il tema è azzeccato. Complimenti!

3) Il bisogno di Claudia, di Filippo Mammoli
Ciao Filippo! È un piacere rileggerti.

Beh, che dire. Mi pare un bel testo!
Ho molto apprezzato come il titolo si presti a essere letto in due modi diversi (“Marco ha bisogno di Claudia” e “Claudia aveva il bisogno di compiere questa scelta”), comprensibile solo alla fine del testo.
Ho trovato interessante anche il dettaglio di Marco che tiene immacolata la stanza della madre defunta: fin da quel momento, è possibile presagire che c’è qualcosa che non va.
Più si va avanti, più si intuisce che c’è qualcosa di oscuro dietro, fino a quando non si arriva alla frase clou dove dice di volerla picchiare.
E, in quel momento, la conversazione con l’amica Laura assume tutt’altra sfumatura.

L’unica nota dolente, secondo me, è proprio nel finale, nella frase di Claudia, che ho trovato un po’ forzata.

Ma complessivamente l’ho trovato un buon testo. Il tema è azzeccato.
Complimenti!

4) Vino Profumato, di Eugene Fitzherbert
Ciao Eugene, è un piacere leggerti.

Okay, wow. La rivelazione finale mi ha lasciata a bocca aperta.
Ma andiamo per gradi.

Inizio subito con questa virgola che a mio parere è fuori posto:
La campana suona l'inizio della cerimonia, nella Chiesa Madre.


Ho trovato interessante l’idea dell’utilizzo di una terza persona invece che una prima, ma non è una critica, solo un parere personale.
Detto questo: stilisticamente l’ho trovato buono, l’ambientazione è ben organizzata, lo stile pulito e funzionale.
La storia è stata interessante al punto giusto: sono abbastanza in erba (gioco di parole non voluto) per quanto riguarda le proprietà delle piante, perciò non ero sicura cosa facesse l’aconito, anche se avevo intuito qualcosa sulle vere intenzioni di Ines.
Arrivata alla frase finale, tutto ha avuto senso e mi ha sorpreso molto.

Ammetto che non ho molto da dire. Il tema tutto sommato l’ho trovato centrato, come una corsa all’ultimo minuto.

5) Un minuto, di Wladimiro Borchi
Ciao Wladimiro! Oof, quando ho scoperto che eri tra i racconti da commentare, mi è venuta la tremarella!

Detto questo, passo al racconto.
Parto dicendo che non sono veramente avvezza al genere e la mia conoscenza si limita ad alcuni film visti in passato.
La trama in sé mi è parsa buona e il senso di tensione aumenta più si va avanti, scanditi anche dalle frasi all'inizio di ogni paragrafo.
Ho letto i commenti precedenti sul fatto del finale: io sono una di quelle che l'ha trovato efficace :D Per quanto finire con il dubbio non mi avrebbe fatto pensare negativamente riguardo il testo, quell'ultima frase è stata come un piccolo pugno allo stomaco in termini di storia (in senso positivo, s'intende).

Detto questo, però ho avuto parecchi problemi con l'inizio.
Ho dovuto rileggerlo un paio di volte per capire bene cosa stava succedendo. E ammetto di non aver ancora capito cosa sia la "coltre opalescente". Avevo pensato al tettuccio di una decappottabile, ma dopo "sbatte la schiena contro il tettuccio" perciò ho capito di aver preso un granchio.
Superata la prima parte però, il racconto ingrana parecchio fino alla fine.

Insomma, il testo mi è piaciuto e la tensione l'ho trovata buona, a parte qualche singhiozzo all'inizio. Il tema l'ho trovato azzeccato.

6) Ve l’avevo detto, di Stefano Moretto
Ciao Stefano! È un piacere averti letto.

Va bene, lo ammetto. Mi hai fregato.
Davvero.
Ma vado per gradi.
Quando ho iniziato a leggere ero veramente contenta di leggere un fantasy. Le scene le ho trovate scritte bene ed è molto facile seguire il filo, non ho avuto problemi a immaginare la scena. Stilisticamente, ho veramente poco da dire.
Però la scena del bacio mi ha fatto storcere il naso: l’ho trovata piuttosto cheesy ma...
Bam, in realtà è una sessione di GDR. Perciò ho visto la scena con un'ottica diversa (un po' di dramma ci sta mentre si gioca, dopotutto).
E niente, mi hai fregata, complimenti. Mi sono relazionata molto a Luca nella sua reazione alla scena :P

Molto carina la scena finale, con la confessione del protagonista.

Tutto sommato, un bel testo, gradevole e divertente. Il tema l’ho trovato centrato. Complimenti!

7) Gate, di Andrea Furlan
Ciao Andrea, è un piacere rileggerti.

Parto dicendo che avrei cambiato i nomi dei due bambini. Tra Furio, Fulvio e Flavio all’inizio mi sono confusa :P
Lo stile in sé funziona, pulito e funzionale, anche se in alcune parti cadi nel tell. E, perdonami, ma “diventa attento” è un po’ bruttino da leggere.
Inoltre, non ho capito il “escono svestiti”: perché? Non erano in cappotto in macchina, considerando che è inverno e comunque fa freddo?
Ammetto che il finale mi ha un po’ confuso: mi hanno sempre detto che dopo un incidente bisognerebbe sempre farsi controllare da un medico per togliere ogni dubbio su possibili ripercussioni gravi. E il fatto che un poliziotto decida di aiutarli “così” mi pare un po’ bizzarro (c’è appena stato un tamponamento! E le altre persone? E il traffico? E la neve non aiuta!)
Sul finale anche sono rimasta perplessa: non capisco bene che funzione svolge ai sensi della storia. Si parla di un poliziotto particolarmente buono che “colleziona” le foto delle persone che ha aiutato (che quindi va a toccare il punto che ho citato poco prima)? Oppure di qualcos’altro?

Per riassumere: il mio problema con questo testo risiede nel contenuto e non tanto nella forma, che trovo ben funzionale. Il tema è centrato.

8) La farfalla, di Andrea Cangiotti
Ciao Andrea, è un piacere leggerti.

Un testo semplice ma che porta un certo messaggio.
Ammetto di avere difficoltà a commentare.
Forse il suo neo è proprio nella sua brevità: avere qualche informazione di più sul personaggio e sul perché della sua scelta avrebbe aiutato (da le poche informazioni che abbiamo pare anche una brava persona – lasciare i soldi alla madre dice molto – ma non mi sarebbe dispiaciuto saperne di più).

Il tema l’ho trovato centrato. Ma avrei decisamente preferito avere più informazioni sul protagonista.

9) Ma cosa sta succedendo?, di Isabella Valerio
Ciao Isabella, è un piacere rileggerti.
Ammetto di avere difficoltà a commentare questo testo.

Parto dicendo che ho dovuto rileggerlo più di una volta e fermarmi spesso per riuscire a capire bene la scena e chi parlava a chi.
Però ho apprezzato il senso di confusione che il testo vuole far trasparire (i cani che abbaiano, l'andirivieni di persone, i giornalisti, i continui "Via, via!"): la scena in sé funziona molto bene.
Il finale ha un bel colpo di scena. In particolare, nella rilettura, ho trovato interessante il dettaglio degli occhiali da sole.
Il tema, alla fine, l’ho trovato centrato.

Però l’ho trovato veramente molto confuso e di difficile lettura.
Mi dispiace!

10) L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca
Ciao Gimmi, è un piacere leggerti.

Ammetto di trovarmi in difficoltà.
Il flusso di coscienza che ci presenti è confuso al punto giusto ma, considerato il contesto, penso funzioni molto bene. Mi sono trovata a chiedere se veramente si parla di un uomo che fa sfidando dei nani a chi beve di più, o se sono le dita della sua mano.
In più di un punto ho riso, lo stile è davvero divertente.

In tutto ciò, il tema non sono riuscita a coglierlo.
Insomma, un testo divertente, ma il tema non mi risulta centrato.

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antico
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » lunedì 22 febbraio 2021, 14:50

Avete ricevuto tre classifiche, ne devono ancora arrivare sei.

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maurizio.ferrero
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » lunedì 22 febbraio 2021, 16:38

Un minuto
Arrivo dell'appcalisse, pochi minuti alla fine del mondo. Un classico del genere.
Per quanto la situazione generale sia comprensibile e la tua scrittura sia come al solito molto buona, devo dire che anche dopo diverse letture non mi risultano per nulla chiari alcuni dettagli della trama.
Che ha combinato il professore, perché ha costretto il protagonista a uccidere qualcun'altro? Non sono riuscito a starci dietro.
Lo svolgimento generale della storia è chiaro. Fuori esplode tutto, i protagonisti si salvano. Ciò che non comprendo sono le motivazioni dei vari personaggi. È come se fosse uno stralcio appartenente a una storia più grande, che però non fornisce abbastanza elementi per vivere di vita propria.
Il tema c'è ed è centrato in maniera classica.

Ve l'avevo detto
Alla prima lettura, circa a metà della storia, il mio pensiero è stato "sembra una campagna di D&D". Sorpresa sorpresa, ci ho azzeccato!
Nonostante il fantasy tratto spudoratamente dalle meccaniche dei giochi di ruolo sembri una buona idea, spesso sulla carta funziona malissimo. Non è il tuo caso, sei riuscito a mantenere uno stile di scrittura accattivante per tutta la parte fantasy del racconto e a infilare bene il tema. Merito anche della brevità del racconto stesso, su qualcosa di più lungo tutto questo non avrebbe funzionato.
Scrittura molto buona. Spesso il fantasy con incantesimi, esplosioni di fuoco e di luce, è difficile da gestire senza diventare confusionario. Ci sei riuscito bene.
La seconda parte, quando si scopre che sono effettivamente giocatori, scricchiola un po'. In parte perché incespica nel cliché del "è tutto un sogno" (anche se se ne discosta abbastanza da non farmelo completamente disprezzare), un po' perché non aggiunge molto alla vicenda, che poteva funzionare anche come fantasy puro.
E da master sentirmi dire "non si può fare la campagna senza chierico" è sempre una pugnalata al cuore. Si può, fidati. (Quest'ultima è una battuta e non influenzerà il giudizio sul racconto).

Ma cosa sta succedendo?
Il racconto in forma unicamente dialogica, senza prosa, è una bella sfida che si può sperare di vincere in un unico caso: i "parlanti" devono essere solamente due. Un botta e risposta continuo tra due personaggi è comprensibile, se si aggiunge il terzo diventa un caos per cui l'unica soluzione è aggiungere elementi di parlato (dialetti, espressioni particolari) che rendano immediatamente comprensibile al lettore chi sta parlando.
Ho capito cosa sta succedendo, ho capito quando era il testimone a parlare, ma se mi dovessi chiedere di distinguere le battute di dialogo dei due (o tre?) poliziotti non ne sarei in grado.
Detto questo, la vicenda assume un tono ancora più confusionario nel finale, quando vengono trovati gli occhi della vittima in tasca al testimone e lui afferma di essere innocente. È veramente così, e glieli ha messi in tasca qualcuno? Oppure li ha davvero presi lui?
Non lo sapremo mai, perché c'è solo dialogo.
Il tema c'è ed è messo dentro proprio nel finale. Un po' forzato, ma ci siamo.
Peccato che la forma scelta per imbastire il racconto non lo valorizzi.

Il bisogno di Claudia
Il racconto ha un buon crescendo, una buona semina di elementi che portano il lettore a fare considerazioni sul personaggio principale. All'inizio sembra un mammone senza spina dorsale, poi si inizia a rivelare la sua vera natura.
Fino alla comparsa di Claudia ho creduto che il racconto stesse prendendo una direzione ben precisa: che lui avesse ucciso Claudia in un raptus e poi se lo fosse dimenticato, e stesse continuando a cercarla.
La ricomparsa di Claudia nelle ultime righe mi ha lasciato sorpreso, anche se non in maniera piacevolissima. Il "cambio di idea improvviso" della donna, con cui metti in gioco anche il tema del contest, appare forzato e privo di un reale passaggio di evoluzione del personaggio, cosa determinata anche dall'assenza in scena dello stesso per buona parte del racconto.
Non sapremo mai per quale motivo Claudia ha deciso improvvisamente di dare una giusta fine al compagno dopo aver subito per tutta la vita, e questo lascia un senso di incompiutezza nella vicenda.
Nel complesso: il racconto è buono e crea la giusta suspance fino al finale, che però risulta molto sotto tono. Un peccato.

La ballata degli sconfitti
Bel racconto! Scritto con il giusto piglio pulp, tra ambienti sordidi e personaggi poco raccomandabili. La trama mi ha ricordato molto The Snatch, solo con un incontro di lotta con un cane anziché un'altra persona.
Il singolo pugno che spacca la testa all'animale non mi ha stonato, rimane coerente con l'atmosfera estrema che hai voluto dare alla vicenda.
Prima che ci fosse il pugno finale ho pensato per un attimo che il pugile, già malridotto, avesse avuto un infarto sul ring. Anche quello sarebbe stato un finale interessante!
In ogni caso non ho molto da dire su questo racconto: buono stile, buon narrato. Forse la trama non è originalissima, ma dato che hai saputo giocare molto bene sull'atmosfera direi che questo diventa un problema di secondo piano.

Vino profumato
La prima cosa che ho fatto non appena finito di leggere il tuo racconto è stato andare a cercare chi fosse Giulia Tofana. Una volta scoperto, l'intera vicenda ha acquistato un senso.
Conoscevo gli effetti dell'aconito quindi sapevo già dove la vicenda sarebbe andata a parare, ma nonostante questo me la sono goduta, e il finale lascia soddisfatti.
Nel complesso il racconto mi pare molto buono, ti muovo solamente due critiche.
La porta in faccia che si prende Ines per pura goffaggine non mi ha convinto molto. La scena sarebbe probabilmente risultata migliore se fosse stata la stessa protagonista a metterla al tappeto con il pestello, senza porta in faccia iniziale.
La seconda è l'aderenza al tema. La protagonista avvelena il vino giusto un secondo prima che entri nella stanza la Maestra, quindi possiamo dire che c'è... Però non mi convince al 100%. La cosa avviene talmente velocemente che non riesco ad attribuirgli il peso che meriterebbe. Niente di grave comunque, non è un racconto fuori tema.

Gate
Il racconto è scorrevole. A una prima lettura ho avuto un momento di confusione a causa della somiglianza tra i nomi Furio, Fulvio e Flavio, ma niente di grave.
Il racconto gioca bene sul reggere la tensione in attesa di un finale con il botto che, purtroppo, non arriva (a parte lo scontro tra macchine!). Anzi, mi spiace dirti che il finale rimane a mio avviso abbastanza sterile, privo di un vero significato o di grossi sconvolgimenti. A meno che non abbia cannato clamorosamente, mi è parso di capire che il poliziotto colleziona le foto delle persone che ha aiutato... Mh, ok. Purtroppo non lascia nulla.
La scrittura è buona tecnicamente e l'utilizzo di un narratore esterno con pdv altalenante non influisce negativamente, perché sei riuscito a gestirlo molto bene.
Il tema è rispettato, ma come impatto generale il racconto non mi convince del tutto.
Pelo nell'uovo: l'espressione "Gli fa qualche sciocchezza" non l'avevo mai sentita. Non è meglio smorfia o boccaccia?

Il diavolo non c'era, ancora
Racconto che parla di inquisizione, streghe, tortura e venerazione dei diavolo. Scelta peculiare, ma l'insieme non risulta particolarmente originale. Manca un guizzo che che dia alla storia un sapore nuovo.
Il vero colpo di scena è che alla fine si scopre che il frate protagonista non aveva rapporti con una strega, ma era lui stesso uno stregone. Ho apprezzato l'inversione di ruoli, vero punto di forza della storia, ma che non risulta così influente da farla reggere completamente su di esso.
La parte centrale rallenta un po' il ritmo, il personaggio di padre Livio appare abbastanza inutile nell'economia del racconto. Avrei voluto sapere qualcosa di più sulla levatrice.
Tema centrato, l'evocazione del diavolo all'ultimo minuto potrebbe salvare la ragazza dai rogo.

La farfalla
Poche parole, tanto sentimento. Ben fatto!
Il racconto che ci proponi non brilla per originalità (storie su tentati suicidi ce ne sono a bizzeffe, e questa non ha variazioni sul tema che la rendano particolare), però riesci a dimostrare che con pochissimi caratteri si riesca a imbastire comunque una buona storia che gioca sul senso di empatia del lettore.
Con tutto lo spazio che ti avanzava avresti potuto raccontarci qualcosa di più sull'aspirante suicida. Non è necessario, il racconto funziona comunque, ma forse avresti potuto aggiungere un po' di storia in più per rendere il tutto più originale.
"Occhi esanimi" mi ha stonato. È un aggettivo che si riferisce a una persona morta o in stato di incoscienza. Forse un po' troppo, nonostante la situazione dei protagonista.
Il tema è centrato.

L'ultimo nano
Il tuo racconto è un flusso di pensieri di un ubriaco che parla (o comunque crede di avere rapporti) con le dita della sua mano.
Interessante. Il brainstorming che ci proponi è confuso a sufficienza da essere in-character con lo stato mentale del personaggio. C'è però troppo ripetitività nelle sue affermazioni (un esempio, quando ripete di essere beffardo per due volte di fila) che, oltre ad averti fatto sforare di brutto con i caratteri, stanca parecchio il lettore una volta che questi inizia ad avere il quadro generale della situazione.
Si capisce abbastanza in fretta dove la storia andrà a parare, in generale ti faccio un plauso alla confusione generale che hai saputo creare nella vicenda, ma non sono molto soddisfatto dell'originalità della stessa.
Questione tema: non l'ho individuato sul subito, poi però credo di avere capito. Hai interpretato "minuto" come "piccolo". La storia finisce con il mignolo, ed ecco l'ultimo minuto. Divertente, ma dubito che fosse questo ciò che veniva richiesto dal contest. Quindi ti dico: bella battuta, ma il tema non è presente.

CLASSIFICA
1. La ballata degli sconfitti di Alessandro Canella
2. Vino profumato di Eugene Fitzherbert
3. Ve l'avevo detto di Stefano Moretto
4. Il diavolo non c'era, ancora di Polly Russell
5. Il bisogno di Claudia di Filippo Mammoli
6. Gate di Andrea Furlan
7. La farfalla di Andrea Cangiotti
8. Un minuto di Wladimiro Borchi
9. L'ultimo nano di Gimmi Alpaca
10. Ma cosa sta succedendo? di Isabella Valerio

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Emiliano Maramonte
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » lunedì 22 febbraio 2021, 19:35

Classifica e commenti. Ho trovato almeno quattro racconti di alto livello, su gli altri ho dovuto meditare un bel po'. In ogni caso complimenti a tutti e buona Edizione!

CLASSIFICA

1. LA BALLATA DEGLI SCONFITTI di Alessandro Canella
2. IL DIAVOLO NON C'ERA, ANCORA di Polly Russell
3. IL BISOGNO DI CLAUDIA di Filippo Mammoli
4. UN MINUTO di Wladimiro Borchi
5. VINO PROFUMATO di Eugene Fitzherbert
6. VE L'AVEVO DETTO di Stefano Moretto
7. LA FARFALLA di Andrea Cangiotti
8. GATE di Andrea Furlan
9. MA COSA STA SUCCEDENDO? di Isabella Valerio
10. L'ULTIMO NANO di Gimmi Alpaca


__________________________________________________________________________________________________________

COMMENTI

Un minuto di Wladimiro Borchi
Sono proprio contento di ritrovarti anche in questa Edizione (che stavo perdendo per un soffio).
Dico subito che ci hai abituati bene. Ormai ogni tuo pezzo è un lavoro notevole in cui si possono leggere vari messaggi e varie stratificazioni di significati, oltre che una prosa dinamica e tagliente.
Nel caso di questo racconto ho ritrovato alcuni punti di forza e qualche caduta di ispirazione (che ci può stare, dopo tantissime partecipazioni a questo contest).
Ho avuto difficoltà a inquadrare subito la vicenda. L'incipit è nebuloso. Non ti nascondo che l'ho riletto con attenzione tre volte (e il racconto due) per cominciare a focalizzare bene il punto di vista e i contorni della trama. Questo, purtroppo, rende difficoltoso entrare nel vivo della tensione narrativa. Tra l'altro ho notato un po' di allentamento sul controllo della narrazione, con un eccesso di frasali causativi ("fargli martellare le tempie", "gli fa sbattere la schiena contro il tettuccio") la cui insistente presenza dovrebbe essere bandita laddove si imposta una storia su un registro dinamico. Ti segnalo anche quel: "Uscite fuori" che è un pugno nell'occhio. Quindi, incipit da rimodellare, snellire e focalizzare meglio.
Nei successivi passi del testo, la storia si dettaglia sempre meglio e viene fuori un interessante gioco del gatto col topo con il lettore. Mi è piaciuta molto l'ambiguità sulla verità della catastrofe globale. C'è un gustosissimo accenno al negazionismo imperante, laddove, persino di fronte a un'apocalisse, c'è sempre qualcuno pronto a dire che è solo un'invenzione o non esiste.
Il resto della trama è abbastanza lineare e non presenta particolari inconvenienti, anche perché, riga dopo riga, la scrittura si fa più sorvegliata e limpida, come al tuo solito.
Vera nota dolente è quella odiosa frase di chiusura messa lì tanto per... "Fuori la vampa incenerisce ogni cosa." Veramente, perdonami se lo dico, ma te la DOVEVI risparmiare. E' una vera "coglionella" fatta all'intuito e all'acume del lettore. Chiunque sia avvezzo, anche un minimo, alla narrativa fantascientifica, distopica e catastrofista, avrebbe intuito la conclusione. E questa frase: "Mentre la vita lascia il corpo del Prof la terra trema.", era perfetta per un finale col giusto grado di ambiguità, un po' come la famosa trottolina che gira sul finale di "Inception" di Nolan. Avrei rimuginato molto più tempo sul testo, ponendomi domande (piacevolmente fastidiose) sulla catastrofe: è avvenuta? E la terra trema solo per un altro evento simultaneo e contingente? Insomma, avresti lasciato a lettore i giusti dubbi, senza spostare troppo il centro di interesse dalla vicenda (drammatica) che hai raccontato.
Nel complesso un buon racconto, ma con ampi margini di miglioramento e migliorabilità. Tema centrato.


Ve l’avevo detto di Stefano Moretto
Non ho molto da dire in questo commento. Fino al colpo di scena, la storia è risultata gradevole e molto ben scritta: un fantasy dinamico, non troppo clamoroso, ma attrattivo al punto giusto. Non ho trovato particolari inconvenienti nella narrazione, e per questo ti faccio i complimenti; ottima pulizia e ottima mano.
Dove il meccanismo narrativo s'inceppa, secondo me, è proprio nello scioglimento del mistero. Purtroppo siamo sempre nel campo del: "Oh, cavoli! Era un sogno!", oppure: "Ehi, era solo realtà virtuale!". Qui la variante è: "Ah, quindi era solo un gioco di ruolo!". Purtroppo tutto l'effetto sorpresa e la notevole costruzione della trama si sono sgonfiati di colpo. Non mi sarebbe dispiaciuto se la trama avesse proseguito con la vicenda principale dell'attacco dei Mind Flyer per poi giungere a un colpo di scena del tipo che i mostri-polpo sono orrende mutazioni dell'uomo, o qualcosa del genere.
Il tema è centrato. Nel complesso una prova riuscita a metà che non mi ha entusiasmato.

Ma cosa sta succedendo? di Isabella Valerio
Sono proprio contento di rileggere un tuo nuovo lavoro!
Devo ammettere che mi hai stupito, in quanto dopo diverse edizioni con racconti profondi e intimisti, con vari livelli di lettura e con stili ammalianti, qui hai sterzato decisamente! Onore al coraggio di cambiare!
Aggiungo che quando mi trovo di fronte a racconti strutturati solo con dialoghi provo un grande imbarazzo a valutarli per il semplice motivo che o presentano un’intuizione clamorosa alla base che li renda superiori alla media o naufragano.
Nel tuo caso ho apprezzato l’idea di caratterizzare i personaggi (di fatto hai creato una simpatica galleria di “maschere”), ma la caratterizzazione manca perché tutto l’apparato descrittivo è assente e ciò penalizza tutta la costruzione della storia.
La conseguenza è che il dialogo con 3, 4, 5 personaggi genera una confusione incredibile, si fa grande fatica a seguire le linee narrative (e nel tuo testo sono abbastanza articolate) e si arriva alla conclusione con mille interrogativi e un’enorme senso di inconcludenza. E il titolo è quanto mai pertinente, dato che ci si chiede: “Ma cosa sta succedendo?, a maggior ragione se volevi imperniare il climax su un colpo di scena (il rinvenimento degli occhi della vittima) che avrebbero potuto conferire quella scintilla di genialità autoriale alla trama.
Peccato davvero, perché la prosa è limpida e ben condotta.

Il bisogno di Claudia di Filippo Mammoli
Il tuo è un racconto multiforme. Inizia con un registro, poi prosegue con un mistero (la scomparsa di Claudia) e si conclude col botto, con l'exploit horror (e quindi un registro diverso). Non è scritto male, anzi, in fondo ormai hai abituato i lettori di MC a un buon e costante livello di scrittura, però qui manca quel quid per dare un forte spessore alla storia.
All'inizio avevo pensato a una vicenda di violenze domestiche che si sarebbe poi sublimata in uno sviluppo di riscatto della vittima di turno. Effettivamente il riscatto c'è stato ma con un'esplosione di violenza e una dinamica finale che lascia diversi dubbi. Mi accodo a chi ha segnalato un eccesso di verbosità di Claudia proprio sul più bello: una vendetta implacabile e silenziosa sarebbe stata più efficace, e a chi ti ha rimproverato qualche ammiccamento di troppo a lettore.
Tema preso non proprio in pieno ma ci siamo.
Buona prova.

La ballata degli sconfitti di Alessandro Canella
Piacere di ritrovarti e grazie per gli approfonditi commenti ai miei racconti nelle precedenti Edition!
Non ho molto da dire sul tuo testo: mi è piaciuto molto, mi ha entusiasmato, una storia scritta con mano sicura e precisa, che conduce il lettore in un ambiente sordido e spietato, pieno di atmosfera. Si segue la trama con apprensione e con partecipazione per la sorte di Remo. Se devo essere sincero, colpo di scena a parte sull'insolito combattimento clandestino tra uomo e cane, in parte mi ero già prefigurato la conclusione (un po' come in Pulp Fiction...) ma questo non ha inficiato l'effetto finale. Sei stato bravo a trasmettere l'immagine di un pugile nerboruto con un pugno devastante, anche se non hai seminato in precedenza input sulla sua forza.
Se proprio devo essere pignolo, trovo un po' di sbilanciamento tra la prima parte "preparatoria" e il cuore della vicenda, nella seconda. Se avessi travasato una manciata di righe dalla prima parte alla seconda, per calcare maggiormente la mano sul finale, sarebbe stato un racconto clamoroso anche se non originalissimo.

Tema centratissimo. Da premiare sul mio personale podio del girone.

Vino profumato di Eugene Fitzherbert
Nel complesso il racconto mi ha intrigato, perché, primariamente, sei stato bravo a creare le giuste suggestioni di un convento. A tratti mi sembrava proprio di respirare l'atmosfera di quei luoghi per certi aspetti misteriosi. In fondo la narrazione scorre abbastanza bene, e sulle tue qualità narrativa avrei poco da eccepire.
Alla fine della lettura ho avuto qualche perplessità sulla mancanza di collimazione tra l'inizio e la conclusione. Okay, alla fine Ines conquista la libertà con lo stratagemma della "speziatura" del vino, ma è un escamotage che, per come la vedo io, viene fuori così con uno schiocco di dita. Mi sono chiesto: ma quindi non voleva essere accettata dalle consorelle? Non voleva compiacerle? Addirittura poi compie una strage, consapevolmente, e allegramente pensa di aver conquistato la libertà come se fosse stata una scampagnata. Purtroppo questo è davvero un punto che non mi quadra. Non conosco la storia di Giulia Tofana e me l'andrò a leggere. Anche io ho storto un po' il muso sulla parte relativa alla concitazione nella scena con Beatrice: poteva essere gestita meglio e con più chiarezza; infatti mi ha creato un po' di confusione e mi ha rallentato nella lettura.

Il tema apparentemente non è centrato, ma può essere interpretato in senso figurato. Grosso modo ci siamo.
Racconto gradevole e migliorabile.

Gate di Andrea Furlan
Mi pare che è la prima volta che ci incontriamo nell'infernale Arena. E' sempre un piacere trovare penne nuove.
Il tuo racconto si legge abbastanza bene, è scorrevole e, a tratti, crea la giusta tensione. Ho trovato un po' di confusione nell'incipit, proprio laddove la storia doveva dare un immediato abbrivio alla trama. Inoltre non ho capito subito che la coppia avesse due gemelli; probabilmente mia distrazione.
Il punto critico di tutto l'impianto narrativo è: che cosa hai voluto trasmettere con questa storia? La perplessità s'ingigantisce proprio alla fine. Bruscamente il punto di vista della famigliola viene stravolto e vediamo il mondo attraverso gli occhi del poliziotto/buon samaritano... Perché? Che cosa avrebbe dovuto aggiungere alla trama questo ribaltamento? Secondo me, avrebbe avuto un senso se il personaggio fosse comparso già nel corso della narrazione, con un apporto concreto allo svolgimento della vicenda, ma così, il paragrafo sembra un'aggiunta solo per provare a colpire il lettore e dare un senso al significato del tutto.
Aggiungo che la storia principale della famigliola mi ha un po' lasciato appeso a un senso di irrisolto. Okay, c'è un'urgenza, e c'è anche una situazione critica, ma per giungere a quale obiettivo? Hai espresso al lettore il bisogno di un cambiamento, di una transizione? Di solito, qualsiasi pezzo di narrativa è la storia di un cambiamento. Qui è rimasto tutto com'era e anzi ogni ulteriore sviluppo è stato troncato dal finale con il "colpo di scena" del poliziotto.
C'è molto da rielaborare in questo testo, magari introducendo subito un conflitto narrativo (spunto iniziale: la famiglia resta bloccata in auto sull'autostrada in piena tormenta di neve, con tutto ciò che ne consegue...) e facendo interagire qualche membro della famiglia col poliziotto, il quale presenta comportamenti strani, ad esempio viene colto mentre scatta di nascosto delle foto col cellulare...
Tema centrato di striscio.

Qualche rilievo tecnico:
- Occhio che il plurale di "valigia" è "valigie". Ho trovato due volte "valige".
- "Gli fa qualche sciocchezza e viene ricompensato", brutta espressione. "Gli fa qualche faccetta buffa e viene ricompensato". Va meglio, così?
- "Magda scaraventa Fulvio nel box". Ammazza! La definizione di "scaraventare" è "lanciare con forza in un impeto d'ira". Ovviamente, riferito a un bambino, è un'immagine eccessiva e poco credibile.

Stile buono, impianto generale della trama da migliorare.

Il diavolo non c’era, ancora di Polly Russel
Devo dire che mi ha colpito. Di certo ti sei presa un enorme rischio decidendo di affrontare un argomento, qual è quello dell'inquisizione, con cui si sono cimentati fior fiori di autori del passato (e la mente corre subito a "Il nome della rosa" di Umberto Eco), ma il risultato è di grande impatto. Ho seguito la storia con crescente apprensione e con non pochi brividi corrispondenti alla sadica cadenza delle torture. Ovvio che ci si trovi a dover fare confronti o a parlare di "già visto" ma è inevitabile che accada con alcuni temi ricorrenti (cito ad esempio anche la guerra in Vietnam, ambito in cui inventare qualcosa di nuovo è quasi impossibile...). In ogni caso, la tua idea ha vinto. Ha vinto anche sul fronte del doppio colpo di scena (la confessione di Luca e il rito satanico), sinceramente non me li aspettavo e ci stanno benissimo. Magari un po' forzato l'ultimo twist, ma è scioccante al punto giusto.
Valutazione più che positiva per lo stile, per la storia e per la riuscita complessiva del racconto. Non mi soffermo su alcuni inconvenienti tecnici che sono stati già ampiamente sviscerati e dibattuti prima del mio commento. In fin dei conti la storia mi è piaciuta e ti perdono delle cadute di attenzione.
Brava!

La farfalla di Andrea Cangiotti
Nei miei anni qui a Minuti Contati, mi è capitato pochissime volte di imbattermi in racconti minimalisti e quando me li sono trovati sotto gli occhi, li ho letti con particolare attenzione. Qui addirittura al minimalismo narrativo si accompagna anche una forte semplificazione stilistica, forse voluta, per creare una specie di contraltare all'idea di leggerezza della farfalla. Forse corro troppo con le implicazioni, ma credo sia nascosto in questa manciata di righe tutto un rincorrersi di simbolismi e sottintesi che parlano di un richiamo all'esistenzialismo più puro. La vita è troppo importanza per essere sciupata così. E anche la semplicità del volo di una farfalla è, al contrario, un'immagine potentissima dell'esistenza, e tu sei stata brava a usarla.
Mi accodo a chi ha detto che ci sarebbe voluto qualche input in più per avere un quadro più ampio della personalità del protagonista o della vicenda, ma su questo mi riservo di non rispondere, in quanto l'efficacia del racconto sta proprio in questo: un frammento creativo che va interpretato e può dire tutto o niente a chi lo legge, un po' come molti quadri moderni o postmoderni che, privi di molti elementi "canonici", tuttavia, possono mostrare molto, se correttamente interpretati.
Ovviamente il testo non è esente da difetti (qualche aggiustatina allo stile avrebbe aiutato la leggibilità), ma così com'è, per quanto mi riguarda, raggiunge la sufficienza.
Tema centrato.
A presto rileggerci (spero). In bocca al lupo!

L’ultimo nano di Gimmi Alpaca
Ho letto questo racconto sospeso tra la noia e il divertimento. Lo stile frizzante, scanzonato e lisergico (anzi, no!, alcolico...) mi ha lasciato, alla fine della lettura, un vago senso di euforia, stemperato, tuttavia, dalla carenza di ulteriori elementi narrativi nella struttura del racconto. Non che esistano per forza regole canoniche da seguire come leggi universali, però in questo caso c'è un affastellarsi di pensieri, frasi, sensazioni e azioni alle quali, però, fa da contraltare uno spessore quasi inesistente.
Sto dicendo che, in sé, il testo è coerente con l'assunto iniziale: un beone, probabilmente assiduo frequentatore di un locale o di un'osteria o di feste di amici, si fa a raffica cicchetti, stordendosi sempre di più e sprofondando in una realtà distorta e allucinata. Bene, ma dalla prima all'ultima parola non c'è altro. E' un interessante esercizio di stile che però poteva essere architettato al servizio di un obiettivo; ad esempio, nel delirio generale, pian piano si scopriva che il beone aveva ucciso qualcuno e magari se lo lascia scappare proprio "all'ultimo nano", oppure l'ultimo nano si rivela essere un amico che lo rianima in mezzo a una strada... insomma, cose così.
Così com'è, la storia è davvero fine a sé stessa e non ha alcuna incisività, se non per alcune intelligenti trovate linguistiche surreali e ironiche.
Peccato per la mancata aderenza al tema: inutile fare contorsioni mentali, qui l'ultimo minuto non c'è.
Non ho molto altro da valutare.

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Alessio
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » martedì 23 febbraio 2021, 17:08

1. Ve l’avevo detto, di Stefano Moretto
2. Il diavolo non c'era, ancora, di Polly Russell
3. La ballata degli sconfitti, di Alessandro Canella
4. Vino Profumato, di Eugene FItzherbert
5. Il bisogno di Claudia, di Filippo Mammoli
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8. Ma cosa sta succedendo?, di Isabella Valerio
9. L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca
10. LA FARFALLA, di Andrea Cangiotti

L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » mercoledì 24 febbraio 2021, 12:11

Sei classifiche ricevute, ve ne devono arrivare ancora tre.

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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » giovedì 25 febbraio 2021, 11:01

Un minuto, di Wladimiro Borchi
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Pietro D'Addabbo
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 25 febbraio 2021, 20:48

1. L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca
2. La farfalla, di Andrea Cangiotti
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9. Gate, di Andrea Furlan
10. Il bisogno di Claudia, di Filippo Mammoli


Graduatoria difficile, in diversi casi avrei distribuito pari merito a piene mani.

Un Minuto di Wladimiro Borchi

La prima lettura è stata piuttosto faticosa, in particolare capire le relazioni fra i personaggi in campo è stato un vero rebus.
Ci sono, a mio parere, tante piccole incongruenze che complicano lo scorrere della storia e la possibilità di immergervisi.
Ad esempio, le due donne che escono dalla casa dell'ucciso con le mani in alto, ad arrendersi. Un padre/marito, che sta agendo per la salvezza delle proprie donne, punterebbe loro contro un fucile col rischio che parta un colpo? Leggendo quella scena avevo preso le due donne come parenti del morto, non del Prof.
Un altro punto problematico è stata la scena della discesa dalla scaletta, già difficile da descrivere. Leggiamo che Daniele avrebbe potuto distrarsi a guardare le forme della ragazza ma non lo fa perchè ha altro a cui pensare. Mi sembra una delle 'famigerate' intrusioni del narratore.
Ancora, la conclusione con il colpo che parte per errore. Avevo immaginato istintivamente che a ricevere la pallottola sarebbe stata una delle donne, rendendo tragicamente inutili i tentativi del Prof. di creare là sotto due coppie per far sopravvivere una parvenza di umanità, oppure che il colpo evirasse Daniele, rendendolo sterile e quindi altrettanto inutile come 'riproduttore' e compagno selezionato per la propria figlia. Mi è risultato invece impossibile comprendere la dinamica della scena di colluttazione descritta, poiché un fucile riesce a colpire allo stomaco chi lo sta impugnando. Più facile come dinamica spararsi alla testa perdendo la presa e facendo sbattere il calcio contro il pavimento, lo trovo più plausibile. Però capisco che ti servisse il Prof. con una bocca integra e un cervello funzionante per poter pronunciare la spiegazione finale del suo gesto, rivelandolo come d'amore e non dettato dalla follia.
La storia comunque alla seconda rilettura, con tutti i ruoli e le scene già in mente, mi è piaciuta.


Ve l'avevo detto di Stefano Moretto

La storia presenta nettamente due parti, tanto come POV quanto, a mio parere, come riuscita.
Leggere il fantasy nella prima parte mi ha fatto molto piacere e mi ha divertito. Nonostante la linearità di quanto leggevo e la corrispondenza ai classici plot da gioco di ruolo me lo stavo gustando pienamente. Una bella storia fantasy in prima persona. Bene!
A metà del testo, dove mi aspettavo un bel "The End" e titoli di coda col finale aperto e il dubbio "Sarà Total Party Kill o l'amore li salverà all'ultimo minuto?" vedo il testo che continua e mi chiedo che altro può esserci dopo questo splendido finale.
Arriva la sorpresa: quel che sembrava un romanzo scritto come una sessione è veramente una sessione di GDR, quindi quel meraviglioso finale non è un finale. Una doccia fredda avrebbe avuto un effetto simile sul coinvolgimento nel quale eri riuscito a portarmi.
Estrazione rapida senza anestesia: non si tratta di due eroi ma di un tale che fa metagame confondendo la realtà con il ruolo in gioco, che recrimina per il TPK, che provocherà anche il prossimo continuando il metagame 'per amore'. L'esaltazione epica che avevi ottenuto è andata a farsi benedire, l'amore puro, idilliaco e sfortunato sostituito da una infatuazione adolescenziale. Peccato.


Ma cosa sta succedendo? di Isabella Valerio

Hai avuto la capacità di trasformare un punto di debolezza della forma 'dialogo fra più di due persone', cioè la difficoltà oggettiva di comprendere chi stia dicendo cosa, e farlo diventare caratterizzante di tutto il racconto, della confusione che regna intorno alla scena del delitto. Come recita (e in qualche modo avverte) il titolo che hai scelto, leggendo il tuo racconto ci si chiede infatti continuamente cosa stia accadendo.
La debolezza del tutto, forse, sta proprio nelle parti maggiormente comprensibili. E' chiaro che qualcuno sta interrogando un testimone, ed è dalle parole del testimone stesso che noi ed il militare apprendiamo le caratteristiche descrittive del luogo, della donna e del delitto. Qui mi sorge il primo dubbio: come può essere che tutte le forze dell'ordine che arrivano sul luogo prima vanno a parlare con il testimone e solo dopo a guardare il luogo del delitto? Non sarebbe più logico il contrario, quanto meno per verificare l'attendibilità del testimone, avere un'idea di quali domande porre, ecc…?
Anche il giornalista che riesce a giungere a portata di domanda al militare quando questi a sua volta sta interrogando il testimone: dove sono finite privacy e riserbo nelle indagini?
Comunque il tuo stile di racconto in forma di dialogo mi ha portato fino in fondo alla vicenda senza difficoltà.

Il bisogno di Claudia di Filippo Mammoli

Mi trovo d'accordo con Alessio per quanto riguarda l'incipit, con un piccolo distinguo: le prime frasi mi hanno inaspettatamente catapultato nell'ostico classico mondo del romanzo epistolare. Ero curioso di vedere come portassi in fondo questo scelta 'sperimentale', ma ho scoperto che si trattava di un 'semplice' dialogo interiore. A quel punto mi aspettavo descrivessi la madre imbalsamata, alla Psyco, ed il crescendo di follia per tanto ha un po' perso di imprevedibilità, tranne per la vera e propria conclusione, che soffre però differentemente. Mi trovo infatti d'accordo con Maurizio per quanto riguarda l'inspiegata evoluzione di Claudia, che passa dalla remissività all'azione più cruenta. Anche la stessa modalità dell'agguato, che dovrebbe costituire il picco della suspense e del coinvolgimento del lettore, mi appare contraddittoria: nonostante sia armata di ascia, la donna attende pazientemente che l'uomo la vada a cercare proprio là dove si è nascosta, invece di affrontarlo nascosta dietro l'anta di una qualsiasi porta aperta. Inoltre colpisce prima con una bottiglia di vino e poi con l'ascia, una sequenza priva di logica se non dettata dall'impulso estemporaneo, mentre noi sappiamo che la vendetta è premeditata perché la donna è andata in garage a procurarsi l'arma che gli serve (non ha bisogno alcuno di armi improvvisate!).


La ballata degli sconfitti di Alessandro Canella

Il tuo racconto è stato quello più facile da comprendere, poiché la trama riecheggiava altre storie più o meno simili. Oltre al citato pugile di Pulp Fiction, che alla fine se la caverà, mi ha ricordato il destino del padre di Daredevil, al contrario tragico. Il che in qualche modo 'salva' il tuo finale rendendolo più aperto di quanto sembri, con la domanda che invita a volere un secondo capitolo, per sapere: i due sopravviveranno potendo contare sulla forza di Remo e su quella del loro legame?
Una prova veramente molto buona.

Vino Profumato di Eugene Fitzherbert

La storia è ben scritta dal punto di vista formale, tuttavia sembra giocare molto su una sorta di ‘trappola’ per il lettore. Sembri presupporre che il lettore non conosca l’Aconito come pianta tossica, per tanto consenti alla protagonista di pensare a sé in termini positivi, fino al finale che si pone come rivelatorio del vero esito delle azioni descritte e quindi delle vere intenzioni di Ines.
L’effetto invece rischia di essere diverso su un lettore un po’ più esperto in gialli e mistery, cioè di farlo sentire tradito da una semina che lo aveva portato a considerare l’avvelenamento come involontario. Infatti la lettura mi stava convincendo dell’incoscienza con cui Ines voleva ‘profumare’ il vino proprio con l’Aconito, ignorandone i veri effetti e mi chiedevo se ci sarebbe stato un ‘salvataggio’ all’ultimo minuto, per rispettare il tema, con un ravvedimento o con la rottura dell’ampolla del vino.
C’è un problema di tempi che ti hanno già segnalato, la sequenza fra la richiesta di vino e la consegna, con la necessità anche di cambiarsi, mi appare un po’ troppo lunga rispetto al tempo congruo per una attesa da parte della superiora.
Trovo difficile anche dare credito all’urgenza con cui la ragazza deve fare le azioni che si prefigge, poiché di certo non è l’ultima messa in cui verrà servito vino. Le basterebbe recitare la parte di brava discepola anche solo per un giorno in più per non aver necessità di avere tutta quella fretta. D’altronde non ha in programma una fuga quella notte stessa, poiché la vediamo andare a dormire tranquilla e attendere l’esito il giorno dopo.

Gate di Andrea Furlan

Mi sembra strano essere l’unico ad aver colto subito la citazione del famoso (famigerato!) Furio e di sua moglie Magda. Mi sembrava di sentirli recitare il classico “Tu mi adori? E allora lo vedi che la cosa è reciproca?” mentre leggevo la tua storia.
Al racconto trovo che manchi un po’ di mordente in diversi ‘episodi’, tanto che a un certo punto perfino Furio sbadiglia. Battuta a parte, lo trovo un racconto divertente, un tentativo di satira popolare con le potenzialità per diventare un pezzo comico teatrale o la sceneggiatura per un reboot del simpatico personaggio di Carlo Verdone.
Per quanto riguarda lo stile, a me è piaciuto, noi che veniamo dal GDR in terza al passato lo conosciamo ed apprezziamo. Noterai però che in questo forum va per la maggiore uno stile immersivo che prevede l’uso della prima persona ed una serie di ‘regole’ di scrittura che troverai riportate in molti dei commenti a noi novizi. Per approfondire le troverai riportate anche in un manuale gratuito di scrittura che si trova facilmente online. Dato che siamo qui, il mio consiglio è di provare a seguire queste regole per diversificare gli stili di scrittura di cui sei capace.


Il diavolo non c’era, ancora di Polly Russell

Il racconto mi è piaciuto per stile e descrizioni e vedo di essere in buona compagnia.
Invece la sorpresa finale, che dovrebbe portare la storia al suo apice, mi ha costretto a rileggere per avere la certezza di aver letto correttamente e mi ha estratto dall’immedesimazione. Ci racconti che un uomo di fede senza alcuna conoscenza di stregoneria è in grado di effettuare in pochi secondi un rituale per l’evocazione di un demonio. Soprattutto, ci racconti che la prima entità onnipotente a cui si appella quell’uomo disperato è il Demonio invece di quel Dio in cui ha sempre creduto per tutta la sua vita.
Se il diavolo si fosse presentato ‘sua sponte’ offrendo i propri servigi e l’uomo avesse accettato l’avrei trovato più plausibile. Anche l’uomo che tenti di richiamare la bontà di un angelo e si ritrovi invece ad ottenere i favori di un diavolo avrebbe sollecitato meno la mia sospensione dell’incredulità.

La farfalla di Andrea Cangiotti

Racconto breve ma denso: di significati, di immagini e di poetica. Una prova che è un buon esordio e che mi conta tra i lettori appagati. A volte tentare di sfruttare a pieno il numero di caratteri porta a dilungarsi in quei frammenti del racconto che riescono a ricevere maggiori attenzioni e si finisce per sbilanciare le varie parti fra loro (è un difetto di cui parlo per esperienza). Tu lo eviti saltando a piè pari l’ostacolo.
Qui su MC troverai che racconti simili hanno poca fortuna, poiché c’è un gruppo consistente di autori che predilige il ‘racconto immersivo moderno in prima persona’ e dunque molti commenti tendono a considerarlo come il migliore (l’unico giusto?) dei modi di scrivere narrativa. Da parte mia tutto il mio supporto e i complimenti per questo testo!

L’ultimo nano di Gimmi Alpaca

Ci mostri dal punto di vista dell’ubriaco un gioco da festa di addio al nubilato o simili, che finisce tragicamente. Almeno è così che leggo l’intera storia, non una allucinazione completa ma la visione distorta di una reale tragedia. Il gioco finisce infatti con uno dei nani (unico dubbio: sono bambini figli degli invitati o veri nani assoldati ‘per intrattenimento’?) che cade dal balcone in strada all’ultimo momento, quando la prova era ormai vinta. Dunque meriteresti un bonus per aver calcato due volte il tema della prova, in riferimento al tempo e in riferimento ai ‘minuti’ nani. Primo posto per l’inventiva.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 25 febbraio 2021, 20:58

Dovete ricevere ancora una classifica (oltre alla mia, naturalmente).

Andrea J. Leonardi
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 25 febbraio 2021, 21:35

Ecco la mia ultima classifica. Ovviamente, consegnata "all'ultimo minuto!"
Vorrei solo precisare che, seppur con lievi preferenze, tutti i brani fino al settimo posto erano molto simili tra loro per qualità. Purtroppo, il sistema della classifica di MC è duro e crudele.

1. Ve l’avevo detto – Stefano Moretto
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2. Il diavolo non c’era, ancora – Polly Russel
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3. La ballata degli sconfitti – Alessandro Canella
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4. Vino profumato - Eugene Fitzherbert
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5. Un minuto – Wladimiro Borchi
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6. Il bisogno di Claudia – Filippo Mammoli
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7. Gate – Andrea Furlan
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8. Ma che succede? - Isabella Valerio
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9. L’ultimo nano – Gimmi Alpaca
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10. La Farfalla - Andrea Cangiotti
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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » giovedì 25 febbraio 2021, 23:49

Molto bene, avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia.

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Re: Gruppo DELOREAN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#15 » martedì 2 marzo 2021, 0:28

Ecco a voi i miei commenti e classifica.

1) Il diavolo non c’era, ancora, di Polly Russell
Un racconto molto efficace e ben condotto. Due criticità: 1) sostieni che Padre Livio non avesse una funzione specifica, ma anche da una certa soddisfazione dell'Inquisitore mi sembrava chiaro che fosse stato utilizzato per carpire una confessione (o un abbozzo di confessione) a Padre Luca e il capire che non era intenzionale mi ha un pelo smontato, 2) il finale è a effetto, ma ne potevi trovare di migliori e visto che il tutto è imperniato sulla distruzione dell'uomo potevi farlo impazzire facendogli invocare un diavolo che non arrivava (perché non esiste) mentre, in lontananza, si udivano le urla dell'amata bruciata. Insomma, per me un pollice quasi su più che altro per la tua bravura nel rendere efficace il tutto anche se non concordo su alcune tue scelte.
2) La ballata degli sconfitti, di Alessandro Canella
Il racconto mi è arrivato chiaro però alcuni passaggi potrebbero essere, a mio avviso, migliorati. Mi riferisco in particolar modo all'intro, un pelo arzigogolata, soprattutto non avendo ancora ben chiari i protagonisti e i rapporti tra gli stessi: ci ho messo un po' a capire che il protagonista non fosse una donna e che si stesse rivolgendo a un combattente perché ho trovato confuso il riferimento alle sue ferite in rapporto all'atto del bendaggio. Rotto il ghiaccio, il tutto si scioglie e prosegue meglio. Poco pathos, forse, sul combattimento e il senso di urgenza e di ultimo minuto mi è arrivato poco. Detto questo, per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante.
3) Vino profumato, di Eugene Fitzherbert
Il finale è ottimo con quel suo andare a dormire e lo svegliarsi in un mondo nuovo, quasi fiabesco per quelli che erano i suoi desideri. La Tofana la conoscevo e pertanto non ho faticato a unire i puntini. Detto questo, non mi è piaciuto l'inizio perché porta a una scoperta casuale dell'acconito e l'avrei visto meglio come una macchinazione della protagonista (si fa punire volontariamente e dà il via al suo piano). Pessime vibrazioni anche dalla scena della porta, davvero complicata nella sua successione di cause ed effetti. Il tema c'è, ma in gran parte perché si sapeva quale fosse: non mi sembra, per questo tipo di costruzione che hai dato al tutto, il fulcro del tutto. Concludendo, per me un pollice tendente verso il positivo, ma non in modo brillante anche se quel finale gli fornisce davvero una marcetta in più.
4) La farfalla, di Andrea Cangiotti
Nel valutare un testo cerco sempre di soppesare per bene quelle che erano le intenzioni dell'autore con quella che poi è stata la resa finale. Poi ci sono le mie valutazioni personali e da lì ne traggo un sunto. Qui mi sembra che tu abbia raggiunto il tuo scopo, quello che è il racconto è ciò che ti eri immaginata e questo è senz'altro un punto a favore al pari di un tema decisamente rispettato. Poi passiamo al sottoscritto: cosa mi è rimasto? Decisamente l'idea di leggerezza, ma questa farfalla l'ho sentita poco "viva", nel senso che ti sei appoggiata a ciò che rappresenta senza "rappresentarla" veramente nel tuo testo. Il protagonista ha preso una decisione dopo averla ragionata a lungo, al punto da pianificare ogni cosa con accuratezza. Possibile che basti la vista di una farfalla per salvarlo? Quella farfalla, in un testo del genere, l'avrei voluta percepire fino a entrargli nell'anima e questo non mi sembra accadere ed è il motivo per cui trovo difficile accettare questa sua svolta personale che lo fa switchare da convinto suicida a novello amante della vita nel giro di una battito d'ali (di farfalla). Concludendo, per me questo è un pollice tendente verso l'alto in modo solido, ma non brillante. Sono molto curioso di rileggerti in futuro.
5) Un minuto, di Wladimiro Borchi
Vado controcorrente e dico che la prima parte è ottima perché dal punto di vista di un personaggio che ha appena subito un trauma e che, pertanto, non ci sta capendo nulla e, di conseguenza, così dev'essere per il lettore. Dove però il racconto inciampa è nello svelarsi della nebbia, la scena iniziale rimane poco chiara perché non si capisce in quale circostanza il prof abbia ucciso il suo amico e che cosa ci facesse lì, ma, soprattutto, non si comprende cosa ci faccia lì il protagonista perché proprio non passa la cosa che è il prof ad averlo colpito e portato per salvarlo. E detto questo: perché proprio lui? Voleva farlo accoppiare con la figlia per fare ripartire l'umanità? Davvero, è l'unica spiegazione logica che mi viene in mente. Penso anch'io che evitare la vampa finale sarebbe stato preferibile in quanto il detto/non detto del tremolio della terra era più che sufficiente. Tema preso e la definizione di Ferrero mi sembra giusta: in modo classico. Concludendo: per me questo è un pollice tendente verso l'alto, ma non in modo brillante. Come scritto più sopra: il problema principale è, a mio parere, nel graduale ritorno alla realtà del protagonista, passaggio che non sei riuscito a rappresentare al meglio.
6) Il bisogno di Claudia, di Filippo Mammoli
Ho percepito uno stacco troppo netto tra l'incipit e il prosieguo, ma nulla di troppo penalizzante. Davvero peccato per il finale che, invece, mi è parso sbagliato perché la svolta della donna non ci arriva e anche quella frase finale pare forzata e innaturale. Come avrei visto io il finale? Lui che la trova, sanguinante, in qualche ripostiglio nel quale era andata a nascondersi e che le si avvicina stupendosi del fatto che fosse lì (perché davvero era convinto che fosse uscita) e lei che si gira colpendolo più volte, urlando. Nient'altro, l'avrei fatta solo urlare. Inutile dire che, trovando sbagliato il finale, anche il tema non sia passato granché bene. Per me un pollice tendente verso il positivo, ma in modo non brillante e davvero peccato per il finale.
7) Ve l’avevo detto, di Stefano Moretto
Sulla questione "è tutto un sogno": mi concentrerei più su tutta la scena messa su con tanto di spade infilzate, palle di fuoco che passano sotto le ascelle, corse nei corridoi, sacrificio, ultimo bacio... Un'impalcatura che cade nel momento in cui cui si scopre che i protagonisti stanno giocando di ruolo con le miniature. A quel punto avrei preferito di gran lunga dei caschetti virtuali e delle tute aptiche a simulare dolore, ognuno posizionato, anche all'interno della stessa stanza, su un rullo per i movimenti. Il succo del mio discorso è che la seconda impostazione che ti ho presentato poteva giustificare le immagini evocate nel lettore mentre la prima, per forza di cose (giocatori a metà tra virtuale mentale e presenza reale con conseguenti scambi di sguardi ed espressioni in primis), no. Quindi, ecco, devo storcere il naso non per la questione del "è tutto un sogno", ma per quella di immagini evocate nel lettore che non sono pari a quelle vissute dai giocatori: immersione fallita, per quanto mi riguarda. Discreto l'utilizzo del tema. Concludendo, per me un pollice tendente verso il positivo, ma in modo non brillante e senza guizzi particolari.
8) Ma cosa sta succedendo?, di Isabella Valerio
Ho apprezzato molto il tuo tentativo, volevi portarci nella confusione più estrema e ci sei riuscita, in quest'ottica non credo che fosse importante capire esattamente quando parlava chi, ma che tutto fosse funzionale al finale. Si comprende bene quando parla l'assassino e quello è il fulcro da cui non transigere. Tutto il resto, però, avrebbe dovuto essere un ammasso confuso di roba dal quale sarebbero dovuti emergere degli indizi che, però, non sono arrivati relegando il tutto a un finale un po' semplice con dei carabinieri che stavano interrogando senza neppure avere analizzato la scena del crimine e questo non è facilmente accettabile, a livello funzionale. Insomma, ho un'idea abbastanza precisa di quello che volevi fare e quindi ribadisco che l'errore sia da rinvenire nel fatto che non sei riuscita a trattare il complesso del racconto per come doveva essere trattato: un qualcosa da cui fare fuoriuscire informazioni che aiutassero il lettore a identificare una certa situazione che poi si rivela non essere quella immaginata perché gli occhi della scena, quelli dell'assassino, stavano via via montando il tutto un po' come nella struttura de I SOLITI SOSPETTI. Per me un pollice ni tendente verso il positivo, ma un grandissimo plauso per l'idea.
9) L’ultimo nano, di Gimmi Alpaca
E così si spiega perché mi hai chiesto di postarlo (tu non potevi farcela essendo ubriaco), un plauso per esserci riuscito dopo che ti avevo fatto capire di essere stretto con i tempi, però comprendo anche perché tu non abbia tentato di metterlo a posto con i caratteri: sarai svenuto :D Apprezzo molto la tua voglia di sperimentare nonostante la gara, bravo. Sul racconto... Che fossero nani, lo avevo capito. E avevo anche capito che l'ultimo fosse morto anche se credo si potrebbe tovare un modo più efficace per farlo capire. Troppo lunga tutta la parte centrale che, con attenta revisione, potrebbe essere asciugata, alleggerita e resa, pertanto, ancora più funzionale. Il tema c'è anche se non mi ha fatto impazzire, però è innegabile che sia presente. Direi un pollice che tende verso il positivo.
10) Gate, di Andrea Furlan
Furio e Fulvio... Sono dovuto tornare indietro per capire che Magda non avesse trovato il marito con il sederino roseo e il pisellino al vento. Poi ci metti anche Flavio... Insomma, anche no, a meno di non volere dare al racconto un tono leggero, ironico, che però gli manca totalmente. Poi la reazione del poliziotto... Primo: fare controllare dai medici. Secondo: come può avere mollato tutto (e pure loro la loro macchina) per portare una famigliola all'aeroporto e poi essere felice di avere fatto un buon lavoro avendo snobbato un tamponamento di massa? Tra l'alto, Magda frigna di avere il padre che sta male, ma per tutta la prima parte ci ripeti che quel viaggio è un terribile e noiosissimo clichè... Insomma, anche qui non torna. Il finale poteva essere interessante perché questa figura di soccorritore anomalo poteva aprire fantastici scenario tipo, appunto, che fosse un infiltrato tra le vere forze dell'ordine e avesse agito per scopi meramente personali andando contro a qualunque regola del buon senso e in tal modo sfruttando la povera famigliola che, ancora scioccata, si sarebbe trovata spersa per l'aeroporto, ferita, senza ricordare dove avessero lasciato la macchina. Insomma, il serial killer delle buone azioni. Concludendo, testo che non mi ha convinto: pollice ni. Però al serial killer delle buone azioni una chance di revisione gliela darei...

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