Sauro survived

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il 17 febbraio sveleremo il tema deciso da ALBERTO BÜCHI. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Polly Russell
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Sauro survived

Messaggio#1 » lunedì 1 marzo 2021, 10:32

Sauro era arrivato con il motore e i fari spenti, aveva lasciato il vecchio scooter a un centinaio di metri dalla villetta e aveva proseguito a piedi. Non c’era nessuno per strada, era un quartiere tranquillo, poche case distanti tra loro e un’illuminazione pubblica quasi inesistente.
Si alitò sulle nocche arrossate e si strinse nelle spalle, un po’ per il freddo e un po’ per la paura. Non era davvero sicuro di cosa avrebbe fatto, né di come, l’unica cosa certa era il cuore che pompava all’impazzata e i pensieri che vagavano come falene impazzite attorno a una luce.
Infilò la mano nelle mutande ed estrasse la pallina avvolta nella pellicola. Gli tremavano le dita e una buona parte di polvere si disperse nell’asfalto, nel tentare di aprirla. Ringhiò un’imprecazione tra i denti e tirò su col naso quella che era rimasta in una volta sola. Si strinse le narici tra pollice e indice ed espirò dalla bocca, poi tirò su di nuovo.
Aveva bisogno di un po’ di coraggio e lo Speed del Duca era la fonte più vicina e sicura da cui attingerne.
Non c’erano auto nel vialetto. Fece una rapida corsa attorno alla casa: solo una bicicletta rosa abbandonata nel prato. Le luci all’interno dell’abitazione erano spente. Avevano di certo cambiato la serratura dall’ultima volta che aveva fatto visita alla villetta, ma la porta sul retro, l’avevano ancora lasciata aperta. — Sei prevedibile — disse tra sé.
Si appoggiò allo stipite e aprì piano, attento a non fare alcun rumore. Superò la tavernetta e raggiunse la cucina.
C’era puzza di stantio: una catasta di piatti sporchi marciva nel lavandino, l’isola era anche più ingombra e il pavimento era peggio di quello della stanza che divideva con altri tre disperati, al centro sociale.
Aveva bisogno di soldi se voleva andarsene da quella città merdosa.
Frugò nei pensili alla ricerca del barattolo del caffè, l’ultima volta ci aveva trovato una bella cifra. Cacciò le dita nella polvere nera che gli si infilava nelle unghie mangiucchiate. — Merda! Solo caffè. — Lasciò il barattolo sul ripiano. — Dove diavolo li tieni?
Doveva portare via Giulia, e lei non era in condizione di aspettare.
Un rumore strascicato lo fece saltare. C’era qualcuno?
Forse solo un gatto fra i bidoni; comunque non poteva scappare. Non ancora.
La porta che dava nel salotto si spalancò di colpo.
— Ma che cazzo ci fai tu, qui? — L’orso bruno in canottiera e boxer brandiva una grossa chiave inglese e gli stava urlando addosso. — Ti avevo detto di non farti più vedere, tossico di merda!
— Prendo Giulia e me ne vado. — L’aveva detto davvero? Non ci credeva nemmeno lui. Da quanto tempo avrebbe voluto farlo? Finalmente aveva preso il coraggio a due mani, oppure la roba del Duca era davvero buona.
Appoggiò la sinistra sull’isola. Quel coltello non avrebbe dovuto essere lì.
— Andiamo, — disse, passandolo nella destra. — Fai scendere Giulia e nessuno si farà male. — La voce gli tremava più di quanto avrebbe voluto, ma con la morsa che gli stringeva stomaco e viscere non avrebbe potuto fare di meglio.
L’orso davanti a lui si concesse una risata. Era grosso come un armadio: mani, braccia, gambe. Un mostro irsuto e insormontabile. Era due volte lui e puzzava. Un puzzo nauseante che gli chiudeva la gola. Erano fatti così i suoi incubi e avevano quell’odore: da sempre.
— Hai un bel fegato a tornare qui, devo concedertelo. — Il mostro si grattò le palle e mosse un passo verso di lui. — C’è un’ordinanza restrittiva, devi stare a cento metri dalla mia bambina.
La voce gli arrivava distorta, non poteva essere tanto profonda. La sentiva scavare nelle orecchie e pulsare nel torace. — Non chiamarla così, bastardo! — gli urlò contro Sauro. — Non chiamarla affatto!
— Ragazzo, tu hai bisogno di quell’educazione che quella puttana di tua madre non ha saputo darti! — Gli si scagliò contro, la chiave inglese sopra alla testa.
Quanto poteva essere veloce un mostro?
Doveva difendersi, doveva attaccare!
Invece no.
Si rannicchiò a terra, le braccia sulla testa e gli occhi chiusi.
Fa paura, il buio. È pieno di mostri. Arrivano di notte e ti afferrano tra le coperte.
E non esiste un posto sicuro, non ci sono angoli dove tu possa nasconderti, perché i mostri li conoscono tutti.
Il cuore picchiava contro la cassa toracica, così forte che Sauro temette sarebbe scoppiato.
Il dolore esplose sulla spalla e saettò lungo il braccio e la schiena. Sauro guardò oltre la barriera delle proprie braccia, il mostro grugniva e imprecava. Stava caricando il secondo colpo e non si sarebbe fermato.
E Giulia?
Strinse i denti e scattò in piedi.

Il rumore di spugna strappata fermò il tempo. Il sangue caldo sulla sua mano lo fece ripartire.

L’orso sopra di lui sbuffò prima di crollargli addosso. Sauro riuscì a spingerlo indietro, non credeva di essere tanto forte.
L’altro cadde sul lavandino e rovinò a terra trascinandosi dietro una cascata di piatti sporchi.
Sauro fece un passo indietro e andò a sbattere contro una sedia. Arrancò cercando un appoggio, il coltello sembrava incollato alle dita e strideva in acuti stonati, contro l’isola.
Lo lasciò cadere e un conato di disgusto lo piegò in due.
Il mostro si muoveva ancora, scatti convulsi seguivano il ritmo dei fiotti rossi che gorgogliavano dal suo ventre aperto.
L’ultimo spasmo drizzò le gambe del mostro che si pisciò addosso e smise di muoversi.
Sauro si strinse l’addome e vomitò saliva e vodka scadente.
Afferrò il lavandino per sollevarsi in piedi, i muscoli delle gambe e delle braccia non smettevano di tremare e ora aveva anche freddo. Spostò i piatti e le pentole che erano rimasti e si fece spazio per lavarsi il viso. Chi diavolo era quello che lo fissava dal fondo di un vassoio d’alluminio?
Lui non aveva quelle occhiaie, nemmeno quelle guance scavate.
Allungò la mano alle proprie spalle alla ricerca della sedia su cui aveva sbattuto e ci crollò sopra.
Il sangue del mostro si allargava in una macchia regolare, sospinta da fiotti sempre più lenti. Spostò appena un po’ il piede, quando lo specchio cremisi lo lambì.
Strinse gli occhi, non era un mostro. Non più almeno.
Era un uomo di mezza età, i capelli ingrigiti e una barba poco curata incorniciavano un viso di cera.
Non sembrava più nemmeno tanto grosso, probabilmente era anche più basso di lui.
Un cinquantenne con il doppio mento e una pancia flaccida coperta di sangue; e due occhi del tutto simili ai suoi. Solo che questi fissavano, vitrei, un punto vuoto del soffitto.
“Giulia, quello non era tuo padre, era un mostro; e io ti ho salvato.” In che altro modo avrebbe potuto spiegarlo?
Un singhiozzo lo fece trasalire. Sarebbe saltato in piedi se ne avesse avuto la forza, invece si limitò a spostare lo sguardo sulle scale, oltre la porta.
Un paio di piedini scalzi, due gambe nude e una canottiera strappata.
— Papà? — domandò lei tra le lacrime.

— Papà? — Chi altri poteva essere a quell’ora di sera e con le chiavi di casa?
Sauro corse in cameretta col cuore in gola, si affacciò sul lettino: sua sorella stava dormendo. Per fortuna. Socchiuse la porta e si precipitò di sotto.
— Sono a casa!¬
Un cigolio sommesso, la porta dell’ingresso principale era stata chiusa. Corse in cucina, spalancò il frigorifero e prese una birra. La poggiò sul tavolo accanto al panino che aveva preparato nel pomeriggio. Tintinnio di chiavi. Suo padre le aveva lanciate sul mobile all’ingresso.
Aprì la birra e sgattaiolò in taverna. Se non lo avesse visto, sarebbe andato tutto bene.
Magari se ne sarebbe andato a letto.
— Sauro, vieni qua!
Il ragazzino ingoiò il groppo che gli si era formato in gola e si affacciò dalla porta. Lo sguardo incollato al pavimento.
— Che diamine fai lì nascosto. Vieni, ti ho preso un regalo di compleanno.
Avanzò di un paio di passi allora, il cuore gli martellava nel petto.
— Cos’è quella faccia? Non dirmi che hai preso un altro brutto voto, ragazzo!
Doveva rispondere. Si morse le labbra, le dita attorcigliate dietro alla schiena. — No, nessun brutto voto.
— E allora vieni qua, guarda cosa ti ho portato. — Aprì il piumino grigio e ne estrasse un cucciolo nero, con le orecchie basse e il pelo arruffato.
Sauro sorrise, la morsa che gli stringeva lo stomaco si era allentata e una piacevole sensazione di calore fluì dal petto alle braccia, poi su fino al collo.
Era un cucciolo adorabile. Allungò una mano per prenderlo.
— Prima devi darmi un bel bacio. — Suo padre allargò le braccia per accoglierlo. — Festeggeremo i tuoi tredici anni in un modo davvero speciale. — Si leccò le labbra e mostrò i denti. Quello non era un sorriso.
Suo padre si alzò: era diventato più alto, enorme. E cresceva sempre di più. Un mostro gigantesco e irsuto, tanto più grande di lui, tanto più forte.
— No… — balbettò lui.
— No, che? — tuonò suo padre e la voce gli rimbombò fin dentro le ossa. Strinse il cucciolo per la collottola strappandogli un guaito acuto e lo scaraventò nell’angolo opposto della stanza. Diede un pugno sul tavolo facendo cadere la bottiglia in terra. Un pianto disperato rispose dal piano di sopra.
L’orso gli diede un potente man rovescio e lo fece sbattere contro il lavello. — Hai sentito razza di idiota? Hai svegliato tua sorella! — Indicò il cagnolino che continuava a guarire sempre più forte. — Forse dovrei darlo a lei, magari sarebbe più carina con me, che dici? Mi ringrazi tu, o inizio a farmi ringraziare anche da lei?
Gli occhi erano talmente pieni di lacrime che gli bruciavano, i muscoli del collo tesi e la gola che sembrava volersi strappare. — No, lei la lasci stare…
— Appunto. — Lasciò cadere il piumino a terra e si slacciò i pantaloni. — Spogliati, fai il bravo bambino. Fai vedere al tuo papà quanto gli vuoi bene.
Il pianto era così convulso che pensava sarebbe soffocato, non vedeva nulla oltre la macchia acquosa delle proprie lacrime e le mani non smettevano di tremare. Non ebbe il tempo di prendere fiato, suo padre lo afferrò per il collo e lo schiacciò sul tavolino. Strinse i denti così tanto che gli facevano male. Sentì spingere contro le gambe e un artiglio armeggiava con i suoi jeans.
— Piace anche a te, Sauro. — Aveva il tono mellifluo di sempre, la faccia tanto vicina alla sua che poteva sentire l’odore di birra e l’alito caldo. — O non mi gireresti sempre intorno. — Una stilla di saliva gli colò sulla guancia.
La sensazione di umido subito coperta da quella dolorosa della barba di suo padre che gli grattava la pelle.
Sauro chiuse gli occhi più forte che poté.
— Forza — continuò il mostro. — tanto lo so che ti piace, frocetto. Devi farlo tu, come ti ho insegnato.
E Sauro tirò indietro la mano, annaspando nel proprio buio personale, alla ricerca dei suoi pantaloni.


Sauro prese fiato. Un respiro profondo e forte, per riemergere dall’apnea di ricordi. Si appoggiò al tavolo e si alzò in piedi. — Aspetta, non scendere! — urlò.
Un rumore acciottolato, una sorta di galoppo sommesso caracollò giù dalle scale. Il grosso cane nero superò di corsa la ragazzina facendola barcollare.
Abbaiò un paio di volte e si lanciò in cucina.
Si fermò di colpo davanti al corpo morto, diede un paio di annusate, poi saltò addosso a Sauro.
— Naruto! — gli urlò contro Sauro, e suo malgrado sorrise quando il cagnolone gli leccò la faccia. Gli fece un paio di profonde carezze, gli afferrò le orecchie, con garbo e gliele massaggiò, poi di nuovo guardò sulle scale. — Non scendere.
— Sauro, sei tu? — chiese Giulia con voce stentata, dal tono era chiaro che avrebbe pianto da un momento all’altro.
Lui mollò la presa sul cane e si affacciò sulla porta. Le mani erano sporche di sangue, abbassò lo sguardo su di sé: anche la felpa e i jeans. — Giulia, posso spiegarti.
La ragazzina era seduta sul quarto scalino e aveva tirato la canottiera fin sopra le ginocchia. Il visetto schiacciato tra le sbarre della ringhiera. — Papà ha detto che non tornavi più. — Si pulì una lacrima sulla guancia, con il palmo. — Ha detto che sei cattivo e che eri in prigione. — Scoppiò a piangere e allargò le braccia. — Io lo sapevo che tornavi! — piagnucolò allungando l’ultima vocale. Le labbra arricciate con gli angoli in giù e gli occhi strizzati.
Sauro la raggiunse e si inginocchiò un paio di gradini più in basso di lei. — Ehi piccola? — La abbracciò e la strinse. — Mi dispiace se ti ho fatto aspettare. — Le prese il viso tra le mani e le accarezzò le gote con i pollici. Le acconciò i riccioli castani dietro le orecchie e cercò il suo sguardo. — Ti ha… fatto del male?
La ragazzina scosse la testa in modo veloce, convulso. Troppo per essere anche sincera.
— Giulia, — sussurrò con un filo di voce. — Ti ha fatto del male?
Lei si guardò intorno, poi chiuse le mani a coppa attorno al suo orecchio. — Non lo posso dire — bisbigliò.
— No, certo. Lo capisco.
La prese in braccio e si alzò in piedi. — Andiamo a vestirci, ti va?
Lei annuì.
— Ti entra ancora la tuta con Stitch?
— Ma no! — ridacchiò Giulia e gli strinse le braccia attorno al collo.
La aiutò ad infilare una felpa e si mise a rovistare in un mucchio di vestiti e ciarpame, alla ricerca di un paio di scarpe.
— Mi porti con te, vero? — chiese lei, seduta sul letto.
E dove? I suoi diciotto anni li aveva compiuti in riformatorio e non sapeva dove avrebbe visto l’alba dei diciannove. — Io… — cercò le parole giuste, ripeté la frase tra sé un paio di volte. — Io ho bisogno che tu sia tanto coraggiosa.
La ragazzina sollevò una gamba per aiutarlo a infilarle una scarpa.
— Ci saranno delle persone che si occuperanno di te, per un po’.
Lei ritirò la gamba e le incrociò, strinse il piede tra le mani. — Tu hai promesso che mi portavi con te.
Sauro le sorrise e le riprese il piedino in mano. — Sì, e lo farò. Ma non posso farlo subito.
Si sedette dietro a lei e prese la spazzola dal comodino. — Le persone che verranno da te, verranno per aiutarti, ma ti faranno delle domande, ed è lì che dovrai essere coraggiosa e parlare con loro.
Giulia si strinse nelle spalle e abbracciò un vecchio peluche. Una brutta imitazione di Pikachu che gli aveva regalato lui. — Ci sono cose che non si possono dire — bisbigliò, con la faccia sprofondata nella pancia del Pokémon.
Sauro le legò i riccioli in una coda. — Tu sei una bambina incredibile, forte! E sono sicuro che ci riuscirai. — Sfilò il cellulare dalla tasca dietro dei jeans. — Hai ancora la dama che ti avevo regalato?
— Quella di Peppa?
— Sì.
— Certo.
Le diede un buffetto sulla guancia e si alzò. — Allora prendila, facciamo una partita.
Si spostò verso la porta, Naruto uggiolò e saltò sul letto. — Faccio una telefonata e arrivo.
— Io voglio stare con te, ho paura da sola.
La guardò per un lungo momento. — Io sarò sempre con te, e ti proteggerò sempre. Però per un po’ di tempo saremo lontani. Ti fidi di me?
Giulia annuì forte e saltò giù dal letto. Si mise a frugare nella libreria.
Sauro si spostò in corridoio, soppesò il cellulare tra le mani e digitò il 113.
— Mi chiamo Sauro Del Vecchio, sono in via Vallemare al numero dodici, e ho ammazzato mio padre.


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Re: Sauro survived

Messaggio#2 » lunedì 1 marzo 2021, 14:56

Flashback: il ricordo di Sauro
Cane: è in almeno tre scene
Sesso violento: nel flashback
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Re: Sauro survived

Messaggio#3 » sabato 6 marzo 2021, 12:42

Prime Impressioni: Ciao Polly. Eccomi chiamato a commentare un tuo pezzo per la prima volta, anche se già da tempo ricevo le tue utili analisi sui miei pezzi. Spero oggi di poter ricambiare il favore. Inizio col dirti che il tuo racconto mi è piaciuto, ma che comunque mi permetterò di segnalarti alcuni punti in cui cambierei qualcosina, giusto per rendere la lettura più scorrevole.

Aderenza al Tema: La fiducia della sorella di Sauro è quanto richiesto dal tema della gara. Anche i bonus, a mio avviso, sono tutti meritati.

Punti di miglioramento: Andrò, come ti ho anticipato, a segnalarti qualcosina nell’analisi riga per riga, comunque qui ti segnalo alcune cose più generali. Il tuo pezzo parte a rilento, Sauro (perché questo nome? L’unico riferimento che mi viene in mente è Nazario Sauro, ma non credo che c’entri qualcosa) è un drogato con problemi mentali, si introduce in una casa, cerca di rubare e chiede al proprietario delle cose. Solo in un secondo momento si capisce di cosa soffra Sauro in realtà, ma fino a metà racconto non si prova alcuna pena o simpatia per lui. Concluso il flashback, la conclusione della storia risulta abbastanza scontata, quindi anche il terzo pezzo risulta poco interessante. A mio avviso, se avessi calcato meno la mano sul tema droga/allucinazioni, e introdotto già da subito la sofferenza di Sauro, avresti potuto ottenere un po’ di empatia in più, da parte del lettore.
Arrivando alla narrazione, non ho molto da segnalarti. Usi un narratore in terza persona soggettiva (aiutami anche tu, sto ancora studiando). Rispetto a quello che ti ho segnalato prima, forse una prima persona avrebbe aiutato il lettore e inserirsi più nei panni di Sauro, invece col narratore che hai scelto c’è molta distanza, che non aiuta a partecipare del conflitto interiore del pdv.
Lato trama, mi risulta difficile credere che il padre pedofilo non sia stato in qualche modo beccato (Sauro è andato in riformatorio, mi sembra impossibile che non abbia denunciato il padre per ottenere qualche attenuante.)
Ti rimando all’analisi alla fine per ulteriori miei personali suggerimenti.

Punti di Forza: I temi che hai toccato, per quanto già noti, sono forti e ben declinati. Scrivere una storia sulla pedofilia richiede sempre un certo coraggio, e quindi lodo le tue scelte. Il punto centrale del racconto è molto coinvolgente e fa da mongolfiera a tutto il resto. Le scene che descrivi sono semplici e ben rese, i dettagli funzionali alla narrazione. Mi è piaciuto molto come cambi le percezioni del pdv a seconda del momento: il vecchio pedofilo è un ometto piccolo e sovrappeso, ma diventa un orso mostruoso in certi momenti di conflitto col pdv. Il tuo pezzo insegna come rendere i pensieri e le emozioni senza dichiararle apertamente, grazie per questo esempio ben riuscito.

Conclusioni: Darei qualche asciugata qua e là, comunque il racconto mi sembra scritto bene e con una trama coinvolgente (anche se non parte subito). Complimenti.

Analisi riga per riga:

Si alitò sulle nocche arrossate
Hai inserito un dettaglio visivo, ma c’è poca luce. Non è un errore, ma eviterei.

Gli tremavano le dita e una buona parte di polvere si disperse nell’asfalto, nel tentare di aprirla
Frase un po’ farraginosa che costringe il lettore ad aggiungere un dettaglio solo dopo aver concluso di immaginarsi la scena. Avrei prima descritto le dita tremanti che cercano di aprire il pacchetto, poi la polvere che cade.

Ringhiò un’imprecazione tra i denti e tirò su col naso quella che era rimasta in una volta sola.
Anche qui direi prima “in una volta sola” e poi “quella che era rimasta”

Speed del Duca
Mi ha fatto sorridere: non so se il riferimento è puramente casuale…

Aveva bisogno di soldi se voleva andarsene da quella città merdosa.
Fino a qui hai descritto un drogato che entra nelle case a rubare.. il tuo incipit non rende possibile provare empatia per questo personaggio. Addirittura, quando lottava col padre, speravo che le prendesse di santa ragione.

— Prendo Giulia e me ne vado. —
Si capisce dopo che è la sorella, ma qui, come ti ho scritto prima, sapendo poco del protagonista mi sono immaginato che sia venuto a reclamare la fidanzata. La reazione del padre, quindi, mi è sembrata del tutto legittima, e durante la lotta ho quindi fatto il tifo per lui.

Il rumore di spugna strappata fermò il tempo. Il sangue caldo sulla sua mano lo fece ripartire.
Mi è difficile immaginare il rumore della spugna strappata, quindi non sono riuscito a capire a cosa ti riferivi se non in una seconda lettura. Visto che si tratta di un coltello che penetra le carni, perché invece non fare riferimento alle urla di dolore?

— Papà? — Chi altri poteva essere a quell’ora di sera e con le chiavi di casa?
Sauro corse in cameretta col cuore in gola, si affacciò sul lettino: sua sorella stava dormendo. Per fortuna. Socchiuse la porta e si precipitò di sotto.
— Sono a casa! —

Ho faticato molto a capire di chi erano le battute, quindi ho riletto la scena più volte, immaginandomi prima Sauro che entra in casa e poi finalmente il padre.

Diede un pugno sul tavolo facendo cadere la bottiglia in terra.
Hai menzionato solo la birra, non la bottiglia. Quindi mi sono immaginato una lattina, e quando ho letto bottiglia mi sono chiesto da dove fosse uscita. Credo che questo sia dovuto al fatto che appena hai scritto della birra, l’hai subito fatta aprire a Sauro senza l’uso di apribottiglie.

Si fermò di colpo davanti al corpo morto, diede un paio di annusate, poi saltò addosso a Sauro.
Un cane annusa il sangue del padrone e salta addosso a quello che l’ha ucciso. Per cosa? Mi è sembrato logico per azzannarlo, poi però ho dovuto rifigurarmi la scena col cane che fa le feste a Sauro. Meglio forse cambiare quel “saltò addosso” con qualcosa di più neutro, come “si avvicinò e si strusciò sulle gambe di Sauro”

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Re: Sauro survived

Messaggio#4 » sabato 6 marzo 2021, 18:05

Ciao Mentis! Finalmente un tuo commento! lol
Devo dire anche ben fatto, grazie.
Allora, inizio col dirti che tutto quello che mi hai segnalato, rispetto all’empatia verso il protagonista è esattamente quello che volevo rendere. Quindi posto che possa non piacere, lo ritengo un complimento. Volevo che si empatizzasse con il padrone di casa e che si pensasse a Giulia come alla fidanzata di Sauro, a proposito, dalle mie parti è un nome davvero comune: io ne conosco quattro! XD
Quindi, tornando a noi, ok non ti è piaciuto ma hai avuto le emozioni che mi ero prefissa di trasmettere. Per cui devo ritenerlo un successo.
Gli appunti “riga per riga” sono ottimi, e li trovo giusti, provvederò a sistemare, se dovessi passare il turno.
Il “saltò” del cane rientra in quell’ambiguità che ho voluto dare per buona metà del pezzo. È un termine neutro può essere in effusione d’affetto o un attacco. Credo che lo lascerò così.
Per il resto, grazie e sono contenta che, al netto del perfettibile, ti sia piaciuto.
Non ho scritto in prima, perché non mi piace, e perché a quel punto non avrei potuto giocare sul personaggio di Sauro e sulle sue intenzioni.
Ah... lo speed del Duca, non è casuale. lol
Polly

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Re: Sauro survived

Messaggio#5 » martedì 9 marzo 2021, 0:30

Ciao Polly.
A quanto pare le nostre strade s’incrociano di nuovo a distanza di poco tempo. Bene, così potrò attuare la mia vendetta per esser arrivato secondo al nostro girone di MC, MWAHAHAHAHAH!!!

(no, dai, faccio il bravo, giurin giurello)

Allora, anche qui sono un po’ combattuto, ma per ragioni quasi opposte a quelle del brano di Mentis. Se nel suo caso c’era un’ottima prosa non supportata da un secondo atto convincente al 100%, qui c’è una costruzione scenica più solida che però scricchiola un po’ a livello stilistico in alcuni passaggi.

Una premessa visto che si parlava prima di empatia. Per me scopo di un bravo scrittore non è quello di far simpatizzare il lettore con i personaggi, ma di far vivere le loro emozioni e pensieri attraverso il testo. Per fare un esempio, Ellis è bravissimo a calare il lettore nella mente tormentata del suo Patrick Bateman, ma dubito seriamente che una persona sana possa dire di simpatizzare per il protagonista di American Psycho. Questo per dire che nel mio caso “l’antipatia” provata all’inizio nei confronti di Sauro ha funzionato. Ammetto però che pure io avrei visto bene questo racconto in prima persona. Credo avrebbe reso bene in combo con la distorsione della realtà da parte del protagonista, e lo dice un altro che, come te, predilige la terza quando possibile.

Passo ora ad alcune note più puntuali, le quali hanno contribuito a quello scricchiolio stilistico accennato all’inizio.

cuore che pompava all’impazzata

Sauro corse in cameretta col cuore in gola

il cuore gli martellava nel petto.

A parte l’uso ripetuto di figure retoriche legate al cuore, in 3 casi su 4 tali passaggi sanno un po’ di frase fatta.

Finalmente aveva preso il coraggio a due mani, oppure la roba del Duca era davvero buona.

E qui addirittura c’è una combo di frasi fatte: il coraggio preso a due mani e la classica battuta sulla “roba buona”.

Gli tremavano le dita e una buona parte di polvere si disperse nell’asfalto, nel tentare di aprirla.

Segnalo anch’io questa frase in quanto a mio avviso la ragione della sua difficoltà nella lettura risiede nell’ordine errato della sequenza delle azioni descritte. L’ordine logico è mani tremanti, tentativo di aprire il sacchetto, polvere che si disperde. Il rimescolamento di tali azioni genera quella confusione già sottolineata da Mentis.

La porta che dava nel salotto si spalancò di colpo.

Toglierei “di colpo”. Le azioni quando accadono “di colpo” basta descriverle in maniera diretta nel momento stesso in cui accadono. Lo dice uno che sta cercando di disintossicarsi da tutti quegli automatismi narrativi legati alla successione temporale degli eventi come l’uso di formule tipo “all’improvviso”, “mentre”, “quindi/poi” ecc.

— Sono a casa!¬

Qui temo ti sia scappato un simbolo che ammetto di non sapere nemmeno come si chiama. :)

Il rumore di spugna strappata fermò il tempo. Il sangue caldo sulla sua mano lo fece ripartire.

Anch’io qui ho avuto un attimo di smarrimento nel leggere questo passaggio, anche se io non lo eliminerei in toto, ma mi limiterei a modificarlo, in quanto l’associazione sonora con la parola spugna mi piace. Solo che, se ho inteso il rumore a cui fai riferimento, più che a una spugna strappata, mi viene da pensare a una spugna strizzata.

Concludo tornando a un livello più generale. Come dicevo all’inizio, trama e costruzione delle scene mi piace, al di là di alcune scelte stilistiche a mio avviso poco convincenti (uso della terza persona e sovrabbondanza di frasi fatte). Tuttavia, il finale mi è sembrato un po’ troppo diluito. Proverei ad asciugarlo un po’, così da arrivare alla scena del “sacrificio” del protagonista con l’immagine del flashback ancora vivida nella testa del lettore. Allo stato attuale, invece il paragrafo finale è un po’ troppo lungo e rischia di stemperare tutta l’adrenalina accumulata nei primi due terzi del racconto.

Per il resto, una buona prova, ma mai quanto la mia gnegnegné! :P
lupus in fabula

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Re: Sauro survived

Messaggio#6 » martedì 9 marzo 2021, 10:26

Ciao, ti lascio questo commento a caldo, dopo aver letto la storia solo una volta e forzandomi a non rileggerla se non prima di votare tra qualche giorno. Nel commento della votazione ti dirò di più, se ci sarà da dire altro.

Comincio col dire che mi è piaciuto molto la realizzazione di Sauro dopo aver ucciso “l’orso”, molto bello come si rende conto che è solo una persona e non un mostro. Tutto sommato è una storia che mi è piaciuta, il buon vecchio plot di vendetta(o di salvataggio, direi) ed eseguito anche bene, secondo me.

Le informazioni ci vengono date un po’ a ritroso, se ha senso dire così, e man mano che si prosegue nella lettura ci si rende conto di “chi è chi” e delle scopo che hanno i vari personaggi. Lo stile è buono, però ammetto di non essermi immerso più di tanto sin da subito; il vero “colpo” è arrivato col flashback, che ha un po’ innescato il tutto verso il finale.

Mi sono piaciuti i piccoli riferimenti a cartoni animati, pokémon e simili per dare un’aria un po’ più reale ai personaggi e alle situazioni. La frase della tuta di Stitch è forse una delle mie preferite a livello di qualità del testo: è una frase che mi ha fatto intuire che il fratello vuole ricordare la sorella con quella “dimensione”, magari più piccola di com’è adesso, una pausa realistica in chi ha subito questo genere di violenza. Non so, forse ci sto vedendo troppo. In ogni caso, la sezione finale è davvero molto curata e una storia che poteva essere morbosa e deprimente si esaurisce in quella che mi permetto di chiamare dolcezza.

Fammi sapere quali erano le tue intenzioni con la storia e io le confronterò con ciò che ho recepito per farmi un’idea precisa.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Re: Sauro survived

Messaggio#7 » martedì 9 marzo 2021, 12:05

Per il resto, una buona prova, ma mai quanto la mia gnegnegné! :P

Seee, te piacerebbe! lol

Ma buongiorno! E che dire? Io non ce l’ho così tanto con le frasi fatte, e si vede, dirai tu! XD anche se poi dipende de da quanto “è fatta” la frase!
Sulla prima persona avete ragione, lo so, ma avrei dovuto usare un narratore inconsapevole per evitare riferimenti al passato di bambino abusato di Sauro e non lo destreggio bene per niente (presumo di non destreggiarlo bene, non l’ho mai usato). E mi piaceva questa cosa di non capire con chi empatizzare, perché anche il padrone di casa non ne esce bene nemmeno all’inizio. Non è proprio uno che inviterei a cena. Quindi ho ripiegato su una classifica terza.
Sul finale anche, ahimè, hai ragione. Sarebbe stato tutto più fluido se avessi messo il punto, quando si abbracciano. Il lettore ha ancora il sangue caldo dal flashback ed è incazzato con il pezzo di merda morto, solo che non ero sicura che una battuta “io lo sapevo che tornavi” sarebbe bastata a dare il senso di fiducia richiesto dal tema. Ci rifletto un po’, poi decido dove mettere la parola fine.
Sulla spugna strappata, già siete in due... boh. Hai provato a prendere una spugna, di quelle quadrate, grandi: tipo quelle per lavare l’auto e a strapparla? A me ricorda un sacco la carne cruda infilzata, o recisa.
Spugna strizzata no, a meno che non siamo sacchi pieni di sangue come i vampiri di True Blood! lol
Grazie del commento, sul finale ci devo proprio riflettere, magari alla fine del giro dei commenti mi sarò schiarita le idee, intanto grazie tante!
Polly

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Re: Sauro survived

Messaggio#8 » martedì 9 marzo 2021, 12:59

Polly Russell ha scritto:
Sulla spugna strappata, già siete in due... boh. Hai provato a prendere una spugna, di quelle quadrate, grandi: tipo quelle per lavare l’auto e a strapparla? A me ricorda un sacco la carne cruda infilzata, o recisa.


Ok, ora ho capito cosa intendevi. Credo che la frase non mi sia arrivata perché nella mia testa una spugna asciutta non genera quasi rumore quando strappata. Alla prima occasione proverò a sperimentare la sensazione su una delle spugne di casa. Nel caso la morosa dovesse prendersela, farò ricadere tutte le accuse sul pupo di casa [risata diabolica in sottofondo].
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Re: Sauro survived

Messaggio#9 » martedì 9 marzo 2021, 14:56

Esatto. Non dimenticare il classico “guarda cosa ha combinato TUO figlio!”
La podestà genitoriale cambia in base alle azioni dell’infante, se prende un bel voto è mio, se fa casino è tuo.
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Re: Sauro survived

Messaggio#10 » martedì 9 marzo 2021, 15:32

Giovanni Attanasio ha scritto:Ciao, ti lascio questo commento a caldo, dopo aver letto la storia solo una volta e forzandomi a non rileggerla se non prima di votare tra qualche giorno. Nel commento della votazione ti dirò di più, se ci sarà da dire altro.

Comincio col dire che mi è piaciuto molto la realizzazione di Sauro dopo aver ucciso “l’orso”, molto bello come si rende conto che è solo una persona e non un mostro. Tutto sommato è una storia che mi è piaciuta, il buon vecchio plot di vendetta(o di salvataggio, direi) ed eseguito anche bene, secondo me.

Le informazioni ci vengono date un po’ a ritroso, se ha senso dire così, e man mano che si prosegue nella lettura ci si rende conto di “chi è chi” e delle scopo che hanno i vari personaggi. Lo stile è buono, però ammetto di non essermi immerso più di tanto sin da subito; il vero “colpo” è arrivato col flashback, che ha un po’ innescato il tutto verso il finale.

Mi sono piaciuti i piccoli riferimenti a cartoni animati, pokémon e simili per dare un’aria un po’ più reale ai personaggi e alle situazioni. La frase della tuta di Stitch è forse una delle mie preferite a livello di qualità del testo: è una frase che mi ha fatto intuire che il fratello vuole ricordare la sorella con quella “dimensione”, magari più piccola di com’è adesso, una pausa realistica in chi ha subito questo genere di violenza. Non so, forse ci sto vedendo troppo. In ogni caso, la sezione finale è davvero molto curata e una storia che poteva essere morbosa e deprimente si esaurisce in quella che mi permetto di chiamare dolcezza.

Fammi sapere quali erano le tue intenzioni con la storia e io le confronterò con ciò che ho recepito per farmi un’idea precisa.

Ciao Giovanni, sono contenta che ti sia piaciuto. Nelle mie intenzioni volevo giocare con l’empatia. È il mio modo di dire “non si giudica dalle apparenze”, quindi si inizia stando dalla parte del padrone di casa, anche se Sauro ce lo mostra come uno zotico formato gigante, poi vediamo e capiamo le ragioni del protagonista. Non volevo un effetto sorpresa, volevo solo dimostrare che non tutto è come sembra.
La tuta troppo piccola, in sincerità, l’ho usata solo per dare il senso del passare del tempo. Per far capire che ne era passato parecchio da quando Sauro era scappato di casa e quindi da quando non l’aveva più vista.
Non c’è nessuna vendetta, Sauro non la cerca, c’è, come dici, solo un salvataggio finito in modo diverso da come sperava. L’idea di costituirsi quindi, la matura a un certo punto, quando si rende conto che a quel punto non le sarebbe più potuto essere d’aiuto.
Grazie del commento e dei consigli.
Polly

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Damjen
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Re: Sauro survived

Messaggio#11 » mercoledì 10 marzo 2021, 12:19

Ciao, è un piacere conoscerti :)
Mi butto senza preamboli sulle considerazioni.

Ciò che mi piace
– Ho apprezzato tantissimo che la scena di sesso, nonostante l’orrore, non avesse nessuna descrizione voyeuristica, nessun termine inutilmente volgare, cioè proprio quelle caratteristiche che hanno reso il pov (un bambino) perfettamente credibile. Nonostante la bruttura della situazione descritta, sei riuscita a far capire tutto quasi con delicatezza.
– Una volta capito che l’orso non era un orso, ho trovato l’escamotage molto efficace. D’altronde Sauro, ancora e per sempre, non potrà che vedere pelame e bestialità in suo padre.
– “Erano fatti così i suoi incubi e avevano quell’odore: da sempre” Molto efficace, perfino da prima di capirne il perché.
– La morte del padre è molto vivida, e la sequenza narratologica è davvero credibile. Sia dal punto di vista meccanico (spasmi, fiotti di sangue, sfinteri) che visivo. Molto bella davvero.
– “Mi ringrazi tu, o inizio a farmi ringraziare anche da lei?” Trovata geniale.
– “…annaspando nel proprio buio personale,” Feroce e poetico insieme. Bellissimo.
– Naruto, che con l’opening italiana ci sta a pennello (“io credo in me…”)


Ciò che, mentre leggevo, mi ha fatto interrompere il film mentale poiché mi ha richiesto un piccolo ragionamento
– Inizialmente avevo creduto che Giulia fosse la ragazza di Sauro, e quando ho letto che “lei non era in condizione di aspettare”, ho perfino pensato che potesse essere una tossica a sua volta. In questo senso il padre che la proteggeva era quello con cui empatizzare.


Ciò che non ho capito
– Sauro finisce in prigione e, invece che proteggere la sorella accusando giustamente il padre di abusi sessuali, tace e la lascia con lui, da sola. Avrei capito meglio se il suo scopo fosse stato aspettare di uscire dal riformatorio per uccidere il padre, tipo furia cieca che non ti fa ragionare su reali possibilità e conseguenze. Ma lui voleva solo portarla via, tra l’altro senza un piano migliore dei servizi sociali, dunque perché aspettare, rischiando solo di farle fare la sua stessa fine?
– “Il rumore di spugna strappata fermò il tempo. Il sangue caldo sulla sua mano lo fece ripartire” Giuro che finché non ho letto il commento di MentisKarakorum, non avevo capito fosse il rumore della coltellata. [Mi vergogno un po’ a confessarlo, d'altronde ho già dato prova di scemenzeria grave in altri commenti, ma ho persino pensato, lì per lì, che fosse qualcosa di magico, tipo il suono di un potere che scatta col primo rumore (il tempo che si strappa come fosse di materia) e si sblocca col sangue del protagonista/mago. Guardo troppi anime…]


Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
– Ci vuole molto (troppo?) tempo prima di riuscire a dare il giusto significato alle azioni di Sauro. Questo mi ha lasciato una sensazione un po’ negativa su di lui, diciamo difficile da sovrascrivere, come se il giudizio iniziale (Sauro è un poco di buono che continua maldestramente a cercare guai) fosse ormai un muro portante del personaggio, tipo bias cognitivo. Tanto che poi, alla fine, quando si scopre che la sorella si è salvata dagli abusi quasi per caso e ora finirà dai servizi sociali, mentre lui finirà in prigione, è come se quel giudizio iniziale mi avesse impedito di immedesimarmi, e dunque dispiacermi, oltre un certo livello.


Spero davvero di essere stata meticolosa solo fino al punto di utilità. Mi scuso di cuore per tutto il resto.
A rileggerci :)

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Re: Sauro survived

Messaggio#12 » mercoledì 10 marzo 2021, 18:54

Ciao Polly e piacere di rileggerti dopo lunga assenza da MC! :P

Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ho notato qualche "scivolata" stilistica (se così la si può chiamare) che ti hanno fatto notare anche gli altri commentatori, ma la trama mi ha conquistato, tirandomi nella vicenda, cercando di capire perché il nostro tossico tornasse proprio in quella casa, poi rimanendo un po' sbalordito dalla morte del padrone di casa e infine facendo il tifo per la salvezza dei due ragazzi.
Bello il finale col sacrificio per liberare definitivamente la piccola Giulia.
Sapiente l'uso del flashback, che interrompe la scena riprendendo la stessa battuta. Se l'avessi messa prima della morte ci avresti fatto tifare per lui subito prima del momento in cui raggiunge la massima "antipatia" se così possiamo chiamarla.

Anche la scena con l'orso mostruoso poi ridimensionato in un cinquantenne col doppio mento e la pancia flaccida è molto ben riuscita.

Sul discorso prima o terza persona non mi esprimo. Per mio gusto personale io scrivo solo in prima (in realtà perché in terza faccio schifo) ma in linea di massima credo che la qualità dell'immersione non sia così strettamente legata dalla persona che si sceglie di usare, quanto ai dettagli e alle sensazioni mostrate.

Una gran bella prova!

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Re: Sauro survived

Messaggio#13 » sabato 13 marzo 2021, 23:21

Damjen ha scritto:Ciao, è un piacere conoscerti :)
Mi butto senza preamboli sulle considerazioni.

Ciò che mi piace
– Ho apprezzato tantissimo che la scena di sesso, nonostante l’orrore, non avesse nessuna descrizione voyeuristica, nessun termine inutilmente volgare, cioè proprio quelle caratteristiche che hanno reso il pov (un bambino) perfettamente credibile. Nonostante la bruttura della situazione descritta, sei riuscita a far capire tutto quasi con delicatezza.
– Una volta capito che l’orso non era un orso, ho trovato l’escamotage molto efficace. D’altronde Sauro, ancora e per sempre, non potrà che vedere pelame e bestialità in suo padre.
– “Erano fatti così i suoi incubi e avevano quell’odore: da sempre” Molto efficace, perfino da prima di capirne il perché.
– La morte del padre è molto vivida, e la sequenza narratologica è davvero credibile. Sia dal punto di vista meccanico (spasmi, fiotti di sangue, sfinteri) che visivo. Molto bella davvero.
– “Mi ringrazi tu, o inizio a farmi ringraziare anche da lei?” Trovata geniale.
– “…annaspando nel proprio buio personale,” Feroce e poetico insieme. Bellissimo.
– Naruto, che con l’opening italiana ci sta a pennello (“io credo in me…”)


Ciò che, mentre leggevo, mi ha fatto interrompere il film mentale poiché mi ha richiesto un piccolo ragionamento
– Inizialmente avevo creduto che Giulia fosse la ragazza di Sauro, e quando ho letto che “lei non era in condizione di aspettare”, ho perfino pensato che potesse essere una tossica a sua volta. In questo senso il padre che la proteggeva era quello con cui empatizzare.


Ciò che non ho capito
– Sauro finisce in prigione e, invece che proteggere la sorella accusando giustamente il padre di abusi sessuali, tace e la lascia con lui, da sola. Avrei capito meglio se il suo scopo fosse stato aspettare di uscire dal riformatorio per uccidere il padre, tipo furia cieca che non ti fa ragionare su reali possibilità e conseguenze. Ma lui voleva solo portarla via, tra l’altro senza un piano migliore dei servizi sociali, dunque perché aspettare, rischiando solo di farle fare la sua stessa fine?
– “Il rumore di spugna strappata fermò il tempo. Il sangue caldo sulla sua mano lo fece ripartire” Giuro che finché non ho letto il commento di MentisKarakorum, non avevo capito fosse il rumore della coltellata. [Mi vergogno un po’ a confessarlo, d'altronde ho già dato prova di scemenzeria grave in altri commenti, ma ho persino pensato, lì per lì, che fosse qualcosa di magico, tipo il suono di un potere che scatta col primo rumore (il tempo che si strappa come fosse di materia) e si sblocca col sangue del protagonista/mago. Guardo troppi anime…]


Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
– Ci vuole molto (troppo?) tempo prima di riuscire a dare il giusto significato alle azioni di Sauro. Questo mi ha lasciato una sensazione un po’ negativa su di lui, diciamo difficile da sovrascrivere, come se il giudizio iniziale (Sauro è un poco di buono che continua maldestramente a cercare guai) fosse ormai un muro portante del personaggio, tipo bias cognitivo. Tanto che poi, alla fine, quando si scopre che la sorella si è salvata dagli abusi quasi per caso e ora finirà dai servizi sociali, mentre lui finirà in prigione, è come se quel giudizio iniziale mi avesse impedito di immedesimarmi, e dunque dispiacermi, oltre un certo livello.


Spero davvero di essere stata meticolosa solo fino al punto di utilità. Mi scuso di cuore per tutto il resto.
A rileggerci :)

Grazie, sono davvero contenta che ti sia piaciuto. In realtà come ho già spiegato è una mia precisa scelta, far scoprire chi è Sauro piano piano. Non cerco il classico effetto sorpresa, ma volevo rappresentare quanto sia facile cadere vittima di un pregiudizio e giudicare senza sapere cosa si nasconde dietro a ogni azione. Quindi, a prescindere da come si piazzerà questo racconto, non è una cosa che cambierò. Non voglio che si empatizzi subito con Sauro. XD
Mi hanno già fatto notare che suona strano il fatto che Sauro non abbia denunciato il padre. in realtà nella mia testa lo ha fatto, ma non è stato creduto. In fondo è un tossico, un ladro e uno che entra ed esce dal riformatorio, sua sorella non ha confermato le accuse (perché non lo può dire) e lui si è "guadagnato" addirittura un'ordinanza restrittiva. Nella mia testa bastava. A quanto pare non è così, lol, quindi ci lavorerò su. Grazie.
Polly

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Re: Sauro survived

Messaggio#14 » sabato 13 marzo 2021, 23:23

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Polly e piacere di rileggerti dopo lunga assenza da MC! :P

Il tuo racconto mi è piaciuto molto. Ho notato qualche "scivolata" stilistica (se così la si può chiamare) che ti hanno fatto notare anche gli altri commentatori, ma la trama mi ha conquistato, tirandomi nella vicenda, cercando di capire perché il nostro tossico tornasse proprio in quella casa, poi rimanendo un po' sbalordito dalla morte del padrone di casa e infine facendo il tifo per la salvezza dei due ragazzi.
Bello il finale col sacrificio per liberare definitivamente la piccola Giulia.
Sapiente l'uso del flashback, che interrompe la scena riprendendo la stessa battuta. Se l'avessi messa prima della morte ci avresti fatto tifare per lui subito prima del momento in cui raggiunge la massima "antipatia" se così possiamo chiamarla.

Anche la scena con l'orso mostruoso poi ridimensionato in un cinquantenne col doppio mento e la pancia flaccida è molto ben riuscita.

Sul discorso prima o terza persona non mi esprimo. Per mio gusto personale io scrivo solo in prima (in realtà perché in terza faccio schifo) ma in linea di massima credo che la qualità dell'immersione non sia così strettamente legata dalla persona che si sceglie di usare, quanto ai dettagli e alle sensazioni mostrate.

Una gran bella prova!

Grazie, grazie davvero. Hai compreso alla perfezione tutto quello che volevo raccontare. Grazie tante.
E comunque, voi e le vostre prime persone, non mi avrete!
Polly

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