Devo fare pipì

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il 17 febbraio sveleremo il tema deciso da ALBERTO BÜCHI. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Devo fare pipì

Messaggio#1 » lunedì 1 marzo 2021, 22:33

Devo fare pipì
di Giovanni Attanasio

♦♦♦

È facile per me essere felice. Davvero. È facile: basta non rompermi i coglioni.
 «Orfanotrofio St. Peter, come posso esserle utile?»
 Era ora! «Sì, allora, ho qua dei documenti che mi avete mandato e—»
 «È il signor Bennet che parla?»
 «Proprio lui.» Calmati, imbecille, non devo rimorchiarla. «Questi documenti sono sbagliati. Li avete mandati alla persona sbagliata.»
 «Le assicuro, signor Bennet, che è tutto regolare.»
 «Regolare il cazzo!» batto il palmo sul mobiletto e la carpetta casca per terra. «Io non ho mai parlato con voi, la vostra direttrice o qualcuno dai vostri merdosi servizi di adozione. Io non ne voglio figli, sono stato chiaro? Pronto!?»
 «Signor—»
 «Ascoltami, io non ce l’ho con te, va bene? Non hai fatto niente, lo so, ma qualcuno in quella baracca dove lavori ha fatto una stronzata. Passami la dirigenza.»
 «Signor Bennet, le posso dare un numero a cui chiamare.»
 «E dammi il numero, allora! Dammi qualcosa. Io non ne voglio più figli, va bene? Ve la dovete riportare indietro!» Ma sentila, mi piange al telefono. «Mi calmo, signorina. Mi sono calmato. Detta il numero, dai.»
 Schiocco le dita e due manine mi passano carta e penna.
 «Signor Bennet?»
 «Sono qua, sì. Il numero.»
 «Tenga la bambina, per favore. Non posso darle alcun numero.»
Sbatto la cornetta sul mobiletto. Si spacca subito. «Non mettere quelle mani in mezzo tu, non ti azzardare!» spingo via il vestitino a fiori e ritorno ad accanirmi sul telefono: questo affare infame non deve squillare mai più.

Questo è l’odore che voglio sentire, proprio questo. Sudore, ormoni, il mio bel cazzo che strappa grida alla puttana tra le lenzuola.
 «Piano, Nathan!»
 Mi spinge via le dita dai capezzoli. L’agguanto per i capelli con la stessa forza con cui la rabbia si aggrappa a me.
 «Sei indemoniato?» farfuglia, mentre la sua carne si fa liquida: le piace il dolore. Piace a tutti.
 La spingo contro la testata e lei guaisce. «Voglio venire dentro. Voglio creparti addosso.» Afferro il mio cazzo sudato e glielo sbatto sui peli irsuti.
 «Sì, moriamo assieme—» e grida, prendendomi per i polsi. La sto strozzando. La tengo inchiodata tra i cuscini mentre la sua faccia si fa rossa. E spingo. Forte. L’afferro per le guance e le sue labbra formano una bella O. Succose, rosse, il sipario perfetto per nascondere il giallo cariato dei suoi denti. Le do uno schiaffo. Non replica. L’accartoccio a gambe all’aria contro la testata.
 «Cristo, Nathan! Piano!»
 Zitta. Per favore, taci.
 «Mi spezzi le gambe!»
 Allento la presa e mi lascio cadere all’indietro. Lei arranca, gocciolando sulla mia pancia. Prende la mira e si siede. Butto il capo all’indietro mentre duecento chili di succulento grasso straniero minacciano le doghe del letto.
 «Nathan?»
 «Voglio venire! Muovi quel culo.»
 «C’è tua figlia...»
 Mi giro, in piedi sul letto. «Che cazzo fai lì? Vattene a dormire!»
 «Dai, povera piccola, perché gridi?»
 «Senti, Cristal o come ti chiami, prenditi due banconote dal cassetto e levati. Mi faccio una sega.»
 Si asciuga le cosce e la fica col mio cuscino e prende tre banconote. «Che vuoi? È per la terapia.»
 «Ma che terapia?»
 «Mi hai quasi rotto la gamba.»
 «I fast-food ti hanno rotto la gamba, non io!»
 «Sei proprio uno schifo d’uomo.»
 Va bene, come dici tu.
 La bambina nel frattempo è ancora là. Rubo un pantalone dal cassetto e mi avvicino alla porta. Mia figlia? Ma non diciamo idiozie. La mia bambina è solo una, e non ha mai avuto questa faccia da rincoglionita.
 «Che hai? Il divano è scomodo?» la mia mano è grande quanto la sua testa. «Sai parlare? Capisci quello che dico? Fai sempre no con quella testa,» la spingo, «ti sei pisciata addosso?»
 Ah, stavolta ha detto sì. Apre la bocca: «Scusa.»
 «Scusa di che?»
 «Il divano.»
 «Fottitene, quel divano ha visto cose peggiori. Il tuo piscio è profumo, a confronto.»
 Fa un salto in avanti e si aggrappa alla mia gamba. «Scusa, papà. Lo pulisco.»
 «Ho detto che va bene, Klara.» Klara, sì, era scritto così sul foglio d’adozione. «Che hai lì nella mano?»
 Allunga il palmo. «L’ho trovata vicino la porta.»
 Questa la ricordo: la polaroid di mia moglie faceva foto veramente di merda. Dietro c’è ancora la scritta. “Fidati sempre della tua famiglia, Nathan, soprattutto di tua figlia. E ridi, che fai schifo con quel grugno.”
 «Sei arrabbiato?»
 «Vattene Klara, per favore. Vai a farti il bagnetto e dormi.»
 «Papà piange, io—»
 Le mani parlano per me. Klara barcolla e cade sul sedere. Le cola sangue dal labbro. Devo incontrare Francis, questa stronzata dell’adozione va risolta.

Lo sanno chi sono, nel quartiere. Lo sanno che picchio le puttane, che picchio i ragazzini che mi insultano, che picchio tutto ciò che ho sotto mano. Lo so cosa pensano. E quello che ci fa con una bambina in braccio? La stupra. Ci gioca. Picchia pure lei.
 «Che cazzo guardate?!»
 La coppietta cambia strada.
 Klara mi tira una ciocca, poggia la guancia contro la mia. Le piace la barba, perché a tutte le bambine piace la barba di papà. Avevi la sua stessa età, Beth.
 «Papà piange ancora?»
 «No. Non si piange fuori casa.»
 «Perché?»
 «Perché?» chissà perché. «Tu puoi piangere.»
 «Sono felice, non devo piangere.»
 «Felice? E di che?»
 C’è una crosticina rossa sul suo sorriso. «Sto facendo una passeggiata con papà. Mi tieni in braccio perché sono speciale.»
 Smettila, Klara. «Dove sono mamma e papà? Quelli con cui stavi prima dell’orfanotrofio?»
 La morte brilla nei suoi occhi, e su quelle pupille di cristallo pare ancora più vivida.
 «Pipì.»
 «Adesso? Siamo quasi da Francis.» Agita le gambe e devo metterla a terra. Mi porge la mano. «Falla dietro il cassonetto, io sono qua.»
 «Ci sono le persone.»
 «Non ti vedono.»
 «Le persone sono cattive.»
 «Fidati. Resto qua a proteggerti.» E io che pensavo che solo Beth avesse questo vizio.

Busso due volte. Io e Francis ci stringiamo la mano. Controllo che sia davvero lui: ha la faccia come il culo, oggi come vent’anni fa.
 «Allora è vero.»
 «Ti ho mai detto stronzate?» mi lancio sulla poltrona. Klara scatta e si accuccia. «Hai visto come fa?»
 «Mi pare normale. Sei suo padre adesso.»
 «Due firme su un pezzo di carta non significano nulla.»
 Francis lega la zazzera in un codino. «I figli veri sono quelli che escono dalle cosce di una moglie sudata che sputa? Parole tue.»
 «Non è questo il problema, cazzone,» Klara si stringe ancora più fitta.
 «La devo visitare? Che devo fare, Nathan?»
 «Telefona a qualcuno, chiedi se quei fogli hanno senso. Ti lascio la carpetta.»
 «Non la vuoi?»
 Chiudo gli occhi. Beth, sei tu la mia preferita. «Non posso badare a una bambina, Francis. Dalle una guardata veloce e dimmi se sta bene. Poi la riporto indietro.»
 Lui si gratta la testa e avanza. Klara mi fissa. Francis è a un passo dalla poltrona, il camice sventolante e odoroso di menta. Klara annusa l’aria. Le piace?
 «Wow! Cazzo.» Scatto dalla poltrona e tengo la bimba sospesa a mezz’aria. «Di nuovo!?» da sotto la sua gonnellina gocciola piscio.
 «Le succede spesso?»
 Alzo la testa verso Francis: ha la faccia da dottore, adesso. «Ogni notte bagna il divano. Poi resta così.»
 «Nemmeno una parola?»
 «Qualcuna. La mattina dopo torna fresca.» Klara zampetta verso di me e mi abbraccia. «Ti giuro che non le ho fatto niente.»
 «Nathan, non trattarmi da sconosciuto.»
 «Non volevo offenderti. È che non so nemmeno io di cosa cazzo sarei capace. Sono fuori di me. Ho mandato un ragazzo all’ospedale, il mese scorso. Ieri notte ho maltrattato una puttana. Mi sto perdendo, Francis, non mi fido manco della mia ombra.»
 «Devi stare calmo. Tua moglie e Beth non avrebbero mai voluto vederti in questo stato.» Mi passa una sigaretta e l’accendino. «Non sprofondare troppo, amico mio, resta a galla. Fallo per loro.»
 «Perché mi hanno dato questa bambina? È legale? Non ho espresso il mio consenso.»
 «Devi andare dalla polizia, non da me.» Sbircia la carpetta e legge due righe dai documenti. «Questa è la tua firma, Nathan. Se qualcuno ti ha incastrato in questa adozione, ha avuto accesso a tutti i tuoi dati sensibili.»
 Mi passo una mano sul volto, lavo via ogni pensiero. «Che altro c’è?»
 «Non abbandonare questa bambina, Nathan. Per come la vedo io, è la tua seconda possibilità, fidati di lei come lei si fida di te.»
 «Falle una visita rapida.» Sospiro e spingo la bimba verso di lui: «Capito, Klara? È un dottore, deve vedere se stai bene.»
 Francis prende gli aggeggi del mestiere e si inginocchia. Klara mi sogguarda. Punta gli occhi su di lui e si paralizza. La sua mano destra distende le dita: proietta le unghie verso il volto di Francis.
 «Klara!» la tiro via ma lei continua ad artigliare l’aria. «Francis? Sanguini?»
 «Sto bene, Nathan...» si rimette in piedi. «Portala in ospedale.»
 Klara è tra le mie braccia, la testa nascosta e il corpicino che freme. Le sollevo il viso verso di me e stringo il pugno.
 «Nathan, che stai facendo?»
 Rimetto la mano in tasca. «Niente. Ce ne andiamo, scusa il disturbo.»
 Mi chiudo la porta alle spalle.

A duecento metri c’è il parco. Quattro alberelli senza foglie a circondare un agglomerato di aiuole orribili e statue imbrattate di graffiti. Klara è appesa al mio braccio, si lascia trascinare.
 «Grazie, papà.» Mi fermo. «Mi hai protetta dall’uomo cattivo.»
 «No, Francis ha protetto te dai miei ceffoni!» faccio un passo lontano da lei: voglio una prospettiva chiara di chi ho davanti. «Perché lo hai graffiato?»
 «Mi voleva fare male.»
 «Quell’uomo è un santo, Klara, lo sai cosa significa? È buono ed è gentile. Lo capisci?»
 «Solo papà è gentile.»
 «Non chiamar—» mi tappo la bocca. La gente ci passa accanto, porta a spasso il cane e si i gode due minuti di sole. E io? «Devi imparare a stare con tutti gli altri, Klara.»
 «No, solo con papà.»
 «Puoi aspettare qui? Vado dietro quel cespuglio a fare pipì.» Smettila, Beth. Zitta. Sei troppo sveglia. «Fidati, Klara. Non vado da nessuna parte.»
 Mi acquatto dietro le frasche. Avvicino la fiamma dell’accendino alla carpetta. Respira, Nathan. Respira. Devi solo correre, adesso. Corri lontano, verso il bosco. Uno, due e tre!
 «Signor Nathan!?»
 Emergo dal cespuglio: c’è una donna con Klara.
 «È lei il signor Nathan?» cammina verso di me, con la piccola appresso.
 «Sono io, sì.» Fisso Klara. «Che è successo?»
 «È sua figlia, vero? Piangeva e quando mi sono avvicinata mi ha detto che papà Nathan voleva scappare.»
 «Scappare? Ma quando mai!» ridi, pezzente. Ridi. «Dovevo solo andare al gabinetto.»
 «Lo so che non era scappato, si figuri, ma una bambina innamorata di suo padre può credere qualsiasi cosa. I figli ripongono tutta la loro fiducia nei genitori, ma a volte anche loro hanno qualche dubbio.»
 «Lo so bene. Senti, ti posso offrire qualcosa? Per aver tenuto a bada la piccola.»
 «Certo. Sono Jasmine.»
 «Jasmine.» Abbasso gli occhi: Klara sembra calma. «Non sei obbligata ad accettare la mia offerta, Jasmine. Se hai da fare, fa—»
 «Dobbiamo andarcene, signor Bennet. Di corsa.»
 Ehi, aspetta due secondi. Quando le ho detto il cognome?
 «Corriamo, signor Bennet. Prenda Klara in braccio.» Nella borsetta brilla la canna di una pistola. «Faccia strada.»

Non ci credo. Corro come un pazzo nel sottobosco con una pistola incollata al culo.
 «Se vuoi soldi basta—»
 «Giù!» Jasmine mi spinge e io e Klara ruzzoliamo tra l’erbetta umida. Quando apro gli occhi, Jasmine punta il cannone verso gli alberi e apre il fuoco. Klara si accuccia e io mi stringo a lei.
 «Non si muova, signor Bennet!»
 «A chi cazzo stai sparando?!»
 «Francis non le ha detto niente? Dobbiamo proteggere la bambina!»
 «Sei stata da lui?»
 «È ininfluente. Dobbiamo proteggerla.» Sfila il caricatore e lo mette in tasca. Prende il secondo. «Forse si sono arresi.» Lo infila e il carrello scatta in posizione. «Oggi non tornerà a casa, signor Bennet. Ho già affittato una stanza di albergo.»
 «Non esiste. Io non vado da nessuna cazzo di parte!»
 Jasmine mi poggia il tacco sulle palle. «Klara è una bambina speciale, pezzo di imbecille. È solo un caso che l’abbia affidata a te, come è un caso che adesso sia inseparabile da te.»
 «Ma chi è?»
 «Un esperimento fallito.»
 «Prendila con te, non voglio saperne niente di esperimenti e altre stronzate. Voglio tornare alla mia vita!»
 Lei preme il tacco e io mi mordo la lingua. «Che vita? Perdersi nel sesso e nella violenza? Indecoroso.» Klara vibra tra le mie braccia: la tengo fitta. «Non ho scelta: separarti da quella bambina significa morire.»
 «Non me ne frega niente. Vai dai tuoi superiori e lamentati con loro!»
 «Non hai capito.» Allenta la pressione del piede. «Se puntassi questa pistola contro di te, lei mi farebbe a pezzi.»

Jasmine adagia una tazza sul tavolinetto. Sbircio: sembra normale tè. Colgo il riflesso di Klara su una vetrinetta.
 «Vuoi che ti racconti tutta la verità sul passato di Klara?»
 «No.»
 «Bene.» Sorseggia il tè. «Che tu voglia o meno, sei obbligato a tenerla con te.»
 «Gli animali si tengono, i bambini si crescono
 Jasmine sogghigna. «Lo prendo come un sì.»
 «Lo prendi come un vaffanculo. Adesso io mi alzo ed esco dalla stanza, sentiti libera di imbottirmi il culo di piombo.»
 «Klara ti seguirà, non posso fermarla.» Beve un altro sorso. Gli occhi della piccina sono incollati ai miei. «Lo so che hai perso moglie e figlia in un incidente, so che sei pieno di odio e ti senti inadatto a crescere un’altra figlia. So tutto. Ma quella bambina si fida di te in un modo che non so descriverti a parole. Non puoi abbandonarla, perché ti ha scelto e non ci sarà arma o sedativo in grado di tenerla lontana da te.»
 «Non posso.»
 Striscia la sedia sul pavimento. «Ti lascio un giorno per pensare, resterò nei paraggi. Quella la sai usare?»
 «Sì.»
 «Spara a qualsiasi cosa allunghi le mani su di lei.»
 Il metallo è freddo. Potrei puntarmelo alla tempia e finirla così. Rivedrei mia moglie, mia figlia. Nessuno mi romperebbe più i coglioni.
 «Papà?»
 Sarei felice.
 «Che fai?»
 Sarei felice?
 «Papà, non piangere.»
 La porta si chiude e siamo soli.
 «Vuoi giocare, Klara?»

Non sognavo la mia bambina da anni. Perché la sua faccia è così simile a quella di Klara?
 «Papà!»
 Grida dall’altra stanza. Sono arrivati, come temeva Jasmine. Se Klara è davvero pericolosa come sostiene, dovrebbe poterli uccidere da sé.
 «Papà, aiuto!»
 Non muoverti, Nathan. Al massimo la portano via. Sei libero. Fermo.
 Fisso le ombre sotto la porta, gli scarponi maltrattare il parquet. Rumore di vetri, di lotta. Legna spaccata, metallo piegato. «Tenetela ferma!» gridano e soffrono. «Mira al cuore! Uccidila, fanculo gli ordini!»
 No!
 «Mani in alto, pezzi di merda! Gettate le armi!» È lì tra le braccia di sconosciuti, spenta. Si voltano. Spara, Nathan. Spara.
 Premo il grilletto. No, non io. Loro?
 «Papà!»
 Le ginocchia cedono. «Scappa, piccola!»
 «Ti fanno male!»
 Scivolo e cado di faccia. È rosso. Tutto. Perché io, Klara? Mai fidarsi di un uomo che ha perso la speranza. Cosa volevi mettermi nel cuore, un pizzico di polvere di stelle e un sorriso? La vita non è una favola.
 Un altro colpo di pistola. Sono morto. Arrivo, Beth.
 «Alzati, Nathan!»
 Spalanco gli occhi. Un tornado di pugni e calci mette al tappeto tutti i bastardi.
 «È così che ripaghi la sua fiducia, razza di imbecille?! Lotta per tua figlia!»
 Tirano Jasmine per i capelli. Klara graffia e scalcia, le sue manine strappano i passamontagna e la carne che ci sta sotto. Quelli cadono uno a uno sotto le sferzate e i morsi. Poi un calcio in pieno stomaco mette fine alla sua ribellione. Non toglietemi un’altra figlia, per favore.
 Ne è rimasto solo uno di questi bastardi. La canna del fucile preme sul mio cranio. No, stronzo, la regola vale pure per te: non devi rompermi i coglioni. Rotolo e sparo verso l’alto. Il proiettile gli entra nell’occhio.
 Dov’è Klara? È viva. Dev’essere viva. È una bambina speciale, vero Jasmine?
 «Piccola mia, mi senti?»
 «Sei felice, papà?»
 «Ma che dici?! Ti hanno quasi ammazzata!»
 «Però ridi.» Mi tocca la faccia. «Sei bello quando ridi.»
 «Dove vai? Ferma, sei ferita!»
 «Devo fare pipì.»
 «Hai rotto con questa pipì! Non è il momento.»
 Jasmine ride alle mie spalle. Mi prende per il culo?
 Klara si ferma accanto alla porta del bagno. «Fidati, papà. Non vado da nessuna parte.»


"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Devo fare pipì

Messaggio#2 » lunedì 1 marzo 2021, 22:37

Aspiro al bonus:
Bonus 2: Almeno una scena di sesso violento, ma non gratuito -2

Auguro a tutti una buona lettura. Ci si becca sul campo!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 1022

Re: Devo fare pipì

Messaggio#3 » giovedì 4 marzo 2021, 20:14

Prime impressioni: Ciao Giovanni. Rieccomi a commentare un tuo pezzo. Devo dirtelo, sto leggendo i tuoi pezzi dall’ultima Sfida, e devo dire che hai dimostrato (come avevi affermato) di saper padroneggiare più stili (se ti ricordi, era in una discussione sul narratore onnisciente).

Aderenza al Tema: La bimba ha una fiducia cieca nel papà adottivo. Il bonus della scena di sesso te lo sei guadagnato.

Punti di miglioramento: Lato narrazione, ho faticato a capire alcune cose in prima lettura, e alcune scene ancora non mi sono arrivate (tutto segnato nell’analisi approfondita, alla fine del mio commento). Alla trama manca un po’ di contesto in più, per capire quali sono i poteri (che non mostri) della bimba, da dove salta fuori Jasmine, perché hanno affidato la bimba al protagonista eccetera.

Punti di forza: Sebbene la tua narrazione sia farcita da elementi di tell, e le parti narrate siano pochissime in confronto ai dialoghi, ho trovato il pezzo scorrevole e divertente. La voce narrante è ben resa e ben caratterizzata. Il tuo stile per me è un modello da imitare: sto cercando di raggiungere un giusto bilanciamento tra mostrato e non mostrato, che renda la lettura immediata, coinvolgente e suggestiva, e il tuo pezzo è secondo me un buon esempio di come questo sia possibile. Geniale il titolo!

Conclusioni: Sebbene la trama mi abbia lasciato indifferente (forse complice una risoluzione finale un pochino frettolosa e qualche dettaglio mancante che dia più contesto al cliché della bambina coi poteri sovrannaturali) ho letto il tuo pezzo molto volentieri. Il tuo modo di scrivere mi piace: scarno, veloce, immediato, pulp. Su questo ti faccio i complimenti.

Analisi riga per riga:

È facile per me essere felice. Davvero. È facile: basta non rompermi i coglioni.
La prima frase è a effetto, ma completamente slegata al resto. Cercherei di legarla un po’ meglio.. anche se non so cosa suggerirti.

Calmati, imbecille, non devo rimorchiarla.
Non devi

Schiocco le dita e due manine mi passano carta e penna.
Chiaro solo alla seconda lettura: qui si rimane un momento spiazzati nel cercare di capire di chi sono queste manine. Perché non specificare subito: “le manine della bimba mi passano carta e penna” ?

Sbatto la cornetta sul mobiletto. Si spacca subito.
Dalla frase dopo si capisce che l’oggetto che si spacca è la cornetta. Però, magari più che “sbattere” forse allora è meglio dire “schiantare”, “gettare”, “scaraventare”.. mia impressione: per rompere la cornetta dei telefoni vecchi bisognava proprio scaraventarla con molta forza..

spingo via il vestitino a fiori
ho capito che c’era la bambina, ma avrei preferito un po’ di contesto in più.. detta così potrebbe sembrare che ci sia un vestitino appeso accanto al telefono

L’agguanto per i capelli con la stessa forza con cui la rabbia si aggrappa a me.
frase suggestiva, ma a mio gusto un po’ troppo artificiosa: metti a confronto una cosa fisica e tangibile (la forza del braccio) con la forza di un sentimento (non misurabile, intangibile). Che ne dici di: l’agguanto per i capelli con tutta la forza della mia rabbia. La tua frase è più elegante, certo, ma questa è più immediata da capire.

farfuglia, mentre la sua carne si fa liquida: le piace il dolore. Piace a tutti.
La sua carne si fa liquida? Che intendi?

La spingo contro la testata e lei guaisce. «Voglio venire dentro. Voglio creparti addosso.»
Piccolo errore di continuità azione/battuta: la battuta di dialogo appartiene al personaggio che compie l’ultima azione: qui è lei che guaisce, ma la battuta è di Bennet (tra l’altro è anche nella stessa riga).

«Sì, moriamo assieme—» e grida, prendendomi per i polsi.
Ecco: qui non si capisce proprio di chi sia la battuta.

il giallo cariato dei suoi denti
Chiaro cosa intendi, attento però a come accosti i colori: le carie sono nere

Prende la mira e si siede.
Cioè: cerca di centrare la vagina sul pene? Che male se sbaglia! Meglio dire che accompagna il pene dentro alla fica, o roba simile (tra l’altro, per fare questo gioco il tizio dovrebbe tenere il pene a novanta gradi sull’inguine..)

Mi giro, in piedi sul letto.
Era steso, si gira e si ritrova in piedi? Non capisco..

Rubo un pantalone dal cassetto
Ruba? Ma non è a casa sua?

La mia bambina è solo una, e non ha mai avuto questa faccia da rincoglionita.
Chiaro solo a una seconda lettura. Forse meglio mettere: Io avevo una figlia, una volta, e non ci somigliava per niente a questa qui, con la sua faccia da rincoglionita.

Questa la ricordo: la polaroid di mia moglie faceva foto veramente di merda. Dietro c’è ancora la scritta. “Fidati sempre della tua famiglia, Nathan, soprattutto di tua figlia. E ridi, che fai schifo con quel grugno.”
mmm… forse meglio anche mostrare cosa c’è sulla foto, non solo sul retro. Poi, la cosa della fiducia infilata qui è una strizzata d’occhio al tema della gara, ma non si lega col resto (o sono io che mi sono perso qualcosa)

«Papà piange, io—»
immagino che ci sia un refuso, la frase corretta dovrebbe essere. «Papà,» piange, «io—»

E io che pensavo che solo Beth avesse questo vizio.
Che vizio? Di pisciarsi addosso? Non è normale per i bambini piccoli?

«Questa è la tua firma, Nathan.
Un pochino irrealistico che qualcuno conosca alla perfezione la firma di qualcun altro senza confrontarla con un’altra.


Le sollevo il viso verso di me e stringo il pugno.
 «Nathan, che stai facendo?»
 Rimetto la mano in tasca.

Questo pezzo mi è piaciuto particolarmente. Hai mostrato l’impulso a picchiare la bambina e la sua repressione. Bravo.

«Non chiamar—» mi tappo la bocca. La gente ci passa accanto, porta a spasso il cane e si i gode due minuti di sole. E io? «Devi imparare a stare con tutti gli altri, Klara.»
Quell’ “e io?” mi sembra un po’ fuori contesto. Lui sta dialogando con la bambina, e allo stesso tempo si fa domande sul perché passeggia? Occhio anche al refuso “e si i gode”

Smettila, Beth. Zitta. Sei troppo sveglia.
Beth è la figlia morta? Che c’entra adesso?

punta il cannone verso gli alberi e apre il fuoco.
Siamo passati dalla città a un bosco.. sono vicini? E la tizia spara, e nessuno la sente dalla città? Non si sono allontanati di molto dalla piazzetta con le aiuole orribili e le statue coi graffiti..

Premo il grilletto. No, non io. Loro
Cioè: non capisce se è lui a sparare o gli altri? Un pochino irreale..

Spalanco gli occhi. Un tornado di pugni e calci mette al tappeto tutti i bastardi.
Da qui faccio un po’ di fatica a seguire la scena: i tizi non sono caduti al tappeto, perché poi la lotta continua, con Jasmine che viene tirata per i capelli e così via..

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Devo fare pipì

Messaggio#4 » giovedì 4 marzo 2021, 20:46

MentisKarakorum ha scritto:Ciao Giovanni.


È più lungo il tuo commento della mia storia xD
Comunque, eccoci qua.

Grazie per ciò che hai detto, sono felice che hai apprezzato la storia. Non so come reagire sul fatto che il mio stile sia un modello da imitare, sono quelle frasi che se me le sento dire dal vivo resto inebetito per due ore.

Penso di aver compreso perché non hai capito certe parti, o le hai male interpretate: alcuni punti potevano essere più chiari, certo. Su tanti altri passaggi ti posso dire che è una questione puramente di pov. Io in quella storia ERO Nathan, e ho cercato di parlare come lui, muovermi come lui, commettere i suoi stessi errori e le sue stesse inesattezze (da qui la carie gialla, per esempio). Ho reso l'idea del processo mentale che ho usato? Quando scrivo in prima persona con un pov così calato il mio obiettivo è quello di essere il personaggio e ti potrei pure dire che non m'importa se alcune cose sono strane o non si capiscono, perché fa tutto parte del pacchetto "focalizzazione estrema" (il nome l'ho inventato adesso).

Posso quasi darti ragione sul fatto che la trama è un po' misteriosa e ci sono tanti elementi "improvvisi". La ragione è che la stranezza di Klara è trascurabile e andrebbe trascurata, così come Janine che serve solo da innesco per attivare il drive (ti giuro non mi viene una parola migliore) di Nathan che lo porta poi alla scoperta di voler rinascere e stare bene assieme a Klara, di fidarsi di lei e anche un po' di se stesso. Se allontani un attimo la testa e guardi tutto da più lontano quello che conta è la storia di fiducia tra Nathan e Klara, tra Nathan e Nathan se proprio vogliamo, il resto è solo un pretesto per parlare di loro (detto così sembra brutto, ma quando riduci le cose ai minimi termini tutto sembra stupido).

Piccolo trivia inutile: questa storia è basata sui primi capitoli di un romanzo che ho scritto tempo fa e mai pubblicato. Della serie "nulla si crea, tutto si trasforma".

Se c'è altro fammi sapere.
Grazie per il commento precisissimo e buona sfida!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 1022

Re: Devo fare pipì

Messaggio#5 » giovedì 4 marzo 2021, 21:03

Giovanni Attanasio ha scritto:Grazie per ciò che hai detto, sono felice che hai apprezzato la storia. Non so come reagire sul fatto che il mio stile sia un modello da imitare, sono quelle frasi che se me le sento dire dal vivo resto inebetito per due ore.

Ci sono delle cose che mi sono piaciute, e quando è così cerco sempre di prendere modello. Che ti devo dire, a me quello stile Pulp piace, e tu l'hai reso bene.

Penso di aver compreso perché non hai capito certe parti, o le hai male interpretate: alcuni punti potevano essere più chiari, certo. Su tanti altri passaggi ti posso dire che è una questione puramente di pov. Io in quella storia ERO Nathan, e ho cercato di parlare come lui, muovermi come lui, commettere i suoi stessi errori e le sue stesse inesattezze (da qui la carie gialla, per esempio). Ho reso l'idea del processo mentale che ho usato? Quando scrivo in prima persona con un pov così calato il mio obiettivo è quello di essere il personaggio e ti potrei pure dire che non m'importa se alcune cose sono strane o non si capiscono, perché fa tutto parte del pacchetto "focalizzazione estrema" (il nome l'ho inventato adesso).

Ok, una specie di metodo Stanislavsky dello scrittore :) però quello che scrivi deve comunque arrivare al lettore.. come diceva King, la scrittura è telepatia, devi riuscire a fare sentire i tuoi pensieri agli altri, e le sbavature, anche se coerenti col tuo pdv, sono sempre sbavature...

Posso quasi darti ragione sul fatto che la trama è un po' misteriosa e ci sono tanti elementi "improvvisi". La ragione è che la stranezza di Klara è trascurabile e andrebbe trascurata, così come Janine che serve solo da innesco per attivare il drive (ti giuro non mi viene una parola migliore) di Nathan che lo porta poi alla scoperta di voler rinascere e stare bene assieme a Klara, di fidarsi di lei e anche un po' di se stesso. Se allontani un attimo la testa e guardi tutto da più lontano quello che conta è la storia di fiducia tra Nathan e Klara, tra Nathan e Nathan se proprio vogliamo, il resto è solo un pretesto per parlare di loro (detto così sembra brutto, ma quando riduci le cose ai minimi termini tutto sembra stupido).

Ok, però sento comunque che mi manca qualcosa, qualche elemento per figurarmi bene la vicenda. Può starci che un personaggio abbia l'unica funzione di creare un risveglio in un altro personaggio, però deve comunque essere ben inserito nella trama..

Piccolo trivia inutile: questa storia è basata sui primi capitoli di un romanzo che ho scritto tempo fa e mai pubblicato. Della serie "nulla si crea, tutto si trasforma".

Eh :D anche io ho il vizietto di riciclare qualche idea, qui su MC.. ma d'altronde, più si esercita il muscolo più idee vengono.. quindi mi sembra normale tenerne un po' da parte e non crearle sul momento.

Se c'è altro fammi sapere.
Grazie per il commento precisissimo e buona sfida!

È stato un piacere! A rileggerci!

Avatar utente
Damjen
Messaggi: 41

Re: Devo fare pipì

Messaggio#6 » mercoledì 10 marzo 2021, 12:09

Ciao, felice di conoscerti :)
Mi butto subito sulle considerazioni, senza spoilersss.


Ciò che mi piace (scritto in tempo reale, cioè alla prima lettura)
– “Detta il numero, dai.” Questa frase ha qualcosa di… non lo so, ma quando l’ho letta era talmente perfetta che l’ho sentita in testa con un tono e un’intenzione reali. Forse è anche per lo strano incastro tra “lei” e “tu”, ma è davvero… magica.
– “Schiocco le dita e due manine mi passano carta e penna.” Sarà per l’eco della frase precedente, ma anche la successiva mi è comparsa in testa come fosse la scena di un film.
– Il protagonista è davvero ben fatto. È un burbero, si capisce dalla facilità con cui si incazza, eppure hai saputo mettere, appena sotto la posa da stronzo, la sensazione che sia una persona completamente diversa. E lo dico alla prima lettura, in tempo reale. Cioè sono all’inizio, al primo stacco per intenderci, per cui magari mi sbaglio, e nonostante questo mi sembra già chiaro. Sarà che la bambina, appena lui schiocca le dita, è già lì (per cui gli sta sempre vicina). Poi continuo a leggere e la scena di sesso è parecchio dura, e poi le botte. Eppure lui piange (ottimo mostrato). Non cambio idea, secondo me è solo un uomo ferito.
– Avrei dovuto scrivere molto altro, ma ero talmente presa dalla lettura che ho lasciato perdere le considerazioni. È questo che deve fare un buon racconto, tenerti lì e basta.


Ciò che, mentre leggo, mi fa interrompere il film mentale poiché mi richiede un piccolo ragionamento
– Quelli che credevo due refusi, nelle prime righe, mi hanno inizialmente reso difficile entrare nella storia. Solo uno, alla fine, lo era, perché poi ho scoperto che la carpetta non era una scarpetta…


Ciò che non ho capito
Forse ci sono cose che non ho capito, ma non mi importa. La storia mi prende troppo per preoccuparmene. Mi sono pure commossa (precisamente, qui: “Cosa volevi mettermi nel cuore, un pizzico di polvere di stelle e un sorriso?”)


Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
Niente di niente.


Ho finito di leggere il tuo racconto, per la prima volta, in questo momento. Bellissimo. La tua voce è incredibile.
Ora scriverò cose strane, ti avviso. Ci sono cose magiche nella tua scrittura, eppure tu non ci sei. Come si fa a scrivere senza… non so come dire, senza “gravare”? Come fai a dire tanto, scomparendo? (È questo il motivo per cui non mi piace come scrivo, perché non riesco a sparirci dentro)
È stato bello leggerti, grazie :)

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Devo fare pipì

Messaggio#7 » mercoledì 10 marzo 2021, 12:54

Damjen ha scritto:Ciao, felice di conoscerti :)
Mi butto subito sulle considerazioni, senza spoilersss.


Ciò che mi piace (scritto in tempo reale, cioè alla prima lettura)
– “Detta il numero, dai.” Questa frase ha qualcosa di… non lo so, ma quando l’ho letta era talmente perfetta che l’ho sentita in testa con un tono e un’intenzione reali. Forse è anche per lo strano incastro tra “lei” e “tu”, ma è davvero… magica.
– “Schiocco le dita e due manine mi passano carta e penna.” Sarà per l’eco della frase precedente, ma anche la successiva mi è comparsa in testa come fosse la scena di un film.
– Il protagonista è davvero ben fatto. È un burbero, si capisce dalla facilità con cui si incazza, eppure hai saputo mettere, appena sotto la posa da stronzo, la sensazione che sia una persona completamente diversa. E lo dico alla prima lettura, in tempo reale. Cioè sono all’inizio, al primo stacco per intenderci, per cui magari mi sbaglio, e nonostante questo mi sembra già chiaro. Sarà che la bambina, appena lui schiocca le dita, è già lì (per cui gli sta sempre vicina). Poi continuo a leggere e la scena di sesso è parecchio dura, e poi le botte. Eppure lui piange (ottimo mostrato). Non cambio idea, secondo me è solo un uomo ferito.
– Avrei dovuto scrivere molto altro, ma ero talmente presa dalla lettura che ho lasciato perdere le considerazioni. È questo che deve fare un buon racconto, tenerti lì e basta.


Ciò che, mentre leggo, mi fa interrompere il film mentale poiché mi richiede un piccolo ragionamento
– Quelli che credevo due refusi, nelle prime righe, mi hanno inizialmente reso difficile entrare nella storia. Solo uno, alla fine, lo era, perché poi ho scoperto che la carpetta non era una scarpetta…


Ciò che non ho capito
Forse ci sono cose che non ho capito, ma non mi importa. La storia mi prende troppo per preoccuparmene. Mi sono pure commossa (precisamente, qui: “Cosa volevi mettermi nel cuore, un pizzico di polvere di stelle e un sorriso?”)


Ciò che secondo me potrebbe essere potenziato
Niente di niente.


Ho finito di leggere il tuo racconto, per la prima volta, in questo momento. Bellissimo. La tua voce è incredibile.
Ora scriverò cose strane, ti avviso. Ci sono cose magiche nella tua scrittura, eppure tu non ci sei. Come si fa a scrivere senza… non so come dire, senza “gravare”? Come fai a dire tanto, scomparendo? (È questo il motivo per cui non mi piace come scrivo, perché non riesco a sparirci dentro)
È stato bello leggerti, grazie :)


Cavolo, ora sono io commosso però!

La mia prima preoccupazione: temevo di aver davvero scritto scarpetta e sono andato a controllare xD
Non so davvero cosa dirti in risposta, sono molto contento che il racconto abbia, per te, funzionato.

La ragione per cui non mi hai percepito nella storia potrebbe essere legata al fatto che non volevo esserci: quei gesti e quelle parole non sono le mie, ma del personaggio. Penso di essere andato così a fondo in questa cosa che in alcune scene, appunto, qualcosa sfugge e sembra strana, ma la cosa mi piace.
Un consiglio che posso darti è, nel caso tu non lo faccia già, di pianificare bene le storie, in ogni dettaglio. Del personaggio evidenzia le debolezze, la sua necessità subconscia e come la esprime nei gesti (con un desirio, uno scopo, finale), dagli dei valori (qualcosa a cui lui attribuisce un valore, delle cose che considera importanti), estrai una morale che vuoi instillare nella storia e descrivi come il personaggio vede questa morale; dagli un passato, dagli un presente "comodo" e poi spostalo dalla sua comodità con qualcosa che lo costringa ad agire. Cose del genere. Poi leggi e rifletti su ciò che hai pianificato, calati dentro il personaggio creato e scrivi.

Di nuovo, grazie mille per il commento.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
Fagiolo17
Messaggi: 530

Re: Devo fare pipì

Messaggio#8 » mercoledì 10 marzo 2021, 19:10

Ciao Giovanni e piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, la storia si sviluppa bene e corre via veloce fino al finale.
La voce del protagonista è forte e ben caratterizzata, ci sono un paio di punti dove hai mostrato alla perfezione quello che desidera e quello che teme di fare.
L'unica cosa che non mi ha fatto impazzire (ma questo è un mio gusto) è stata la scelta di virare su una via più action e dare dei "poteri" alla ragazzina. Mi ha ricordato la figlia di Wolverine in uno degli ultimi film degli X-Men. Logan mi pare si chiami?
Mi ha un po' stranito, perché non me lo aspettavo, ma immagino che neanche il nostro protagonista se lo aspettasse, quindi dal punto di vista dell'immersione col pdv ci siamo eccome.

In bocca al lupo per il contest.

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Devo fare pipì

Messaggio#9 » mercoledì 10 marzo 2021, 20:01

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Giovanni e piacere di leggerti.
Il racconto mi è piaciuto, la storia si sviluppa bene e corre via veloce fino al finale.
La voce del protagonista è forte e ben caratterizzata, ci sono un paio di punti dove hai mostrato alla perfezione quello che desidera e quello che teme di fare.
L'unica cosa che non mi ha fatto impazzire (ma questo è un mio gusto) è stata la scelta di virare su una via più action e dare dei "poteri" alla ragazzina. Mi ha ricordato la figlia di Wolverine in uno degli ultimi film degli X-Men. Logan mi pare si chiami?
Mi ha un po' stranito, perché non me lo aspettavo, ma immagino che neanche il nostro protagonista se lo aspettasse, quindi dal punto di vista dell'immersione col pdv ci siamo eccome.

In bocca al lupo per il contest.


Ciao,
beh sì, in una versione alternativa la bimba era "normale", ma alla fine ho preferito questa opzione per forzare di più la mano sul protagonista e spingerlo all'azione. Onestamente la trama padre/figlia in contesto normale l'ho già approfondita mille volte quindi ho preferito dare un tocco action. :D
Il film è Logan, sì. Posso vedere la somiglianza (a cui non avevo pensato onestamente) per via delle unghie.

Buoan fortuna anche a te!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
Damjen
Messaggi: 41

Re: Devo fare pipì

Messaggio#10 » giovedì 11 marzo 2021, 11:46

Giovanni Attanasio ha scritto:Cavolo, ora sono io commosso però!

La mia prima preoccupazione: temevo di aver davvero scritto scarpetta e sono andato a controllare xD
Non so davvero cosa dirti in risposta, sono molto contento che il racconto abbia, per te, funzionato.

La ragione per cui non mi hai percepito nella storia potrebbe essere legata al fatto che non volevo esserci: quei gesti e quelle parole non sono le mie, ma del personaggio. Penso di essere andato così a fondo in questa cosa che in alcune scene, appunto, qualcosa sfugge e sembra strana, ma la cosa mi piace.
Un consiglio che posso darti è, nel caso tu non lo faccia già, di pianificare bene le storie, in ogni dettaglio. Del personaggio evidenzia le debolezze, la sua necessità subconscia e come la esprime nei gesti (con un desirio, uno scopo, finale), dagli dei valori (qualcosa a cui lui attribuisce un valore, delle cose che considera importanti), estrai una morale che vuoi instillare nella storia e descrivi come il personaggio vede questa morale; dagli un passato, dagli un presente "comodo" e poi spostalo dalla sua comodità con qualcosa che lo costringa ad agire. Cose del genere. Poi leggi e rifletti su ciò che hai pianificato, calati dentro il personaggio creato e scrivi.

Di nuovo, grazie mille per il commento.


Sì, è pazzesca quella cosa che certi personaggi a un certo punto prendono vita. Il tuo protagonista è vivo in modo davvero quasi magico.
Grazie davvero dei consigli, cercherò di studiarmeli con calma per metterli in pratica :)

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Devo fare pipì

Messaggio#11 » venerdì 12 marzo 2021, 23:23

Ciao Giovanni.
Non vorrei dire cavolate, ma questa dovrebbe essere la prima volta che ci ritroviamo a commentarci (e sì, sappi che devo ancora iniziare a betareadare l’altro tuo testo, ma tra MC e Sfida potrai ben intuire la ragione del mio ritardo… ^_^’’).

Parto con ciò che mi è piaciuto. Senz’altro il punto di forza del tuo pezzo è la voce data al protagonista. La prima parte, in particolare, gode di uno scambio di battute davvero ottimo, verosimile senza sembrare né forzato né costruito. Ti dirò di più: a me il dettaglio delle manine senza specificare a chi appartengono è piaciuto molto. Dà l’idea di un dettaglio visivo scorto con la coda dell’occhio e per quanto mi riguarda ha funzionato alla grande. Certo, non sapevo a chi appartenevano quelle mani, ma in QUEL momento non era un dettaglio fondamentale, anche perché davo per scontato che sarebbe stato rivelato più avanti (se così non fosse stato, allora sì che avrei bacchettato le tue di mani).

C’è però un ma (perché c’è sempre un ma).
Durante la lettura ogni tanto avevo la sensazione che mancassero alcuni dettagli noti soltanto o al portatore di PDV o addirittura all’autore (cosa ben peggiore, quest’ultima). Ho poi letto il tuo commento relativo alle origini del racconto e tale sensazione ha trovato risposta. A mio avviso, per far funzionare meglio il brano a livello di racconto breve, occorrerebbe una potatura delle informazioni/scene superflue e una condensazione di quelle davvero importanti. Ad esempio, ai fini degli sviluppi finali della trama, la passeggiata o la parte di Francis sono davvero fondamentali? Non sarebbe stato possibile deviare altrove le (poche) informazioni contenute in esse e dedicare maggiore spazio al background della seconda metà?

Segnalo poi alcuni passaggi che non mi hanno convito del tutto.

Calmati, imbecille, non devo rimorchiarla.

Al di là del probabile errore di battitura già segnalato da Mentis, la prima impressione che dai del personaggio è di un tizio scontroso. Quindi in che modo tale atteggiamento dovrebbe sembrare agli occhi dello stesso personaggio come il tono di uno che ci sta provando con una donna? Me confuso…

Butto il capo all’indietro mentre duecento chili di succulento grasso straniero minacciano le doghe del letto.

La frase è ben congeniata dal punto di vista immaginifico. Tuttavia, a mio modesto parere, è troppo carica d’informazioni fornite in maniera non immediata. Mi spiego: qui fai intuire con originalità che la donna è sovrappeso, e questo mi piace. Per capirlo, il lettore deve però elaborare la tua frase, operazione che ovviamente effettuerà in maniera più lenta rispetto a te, che ne sei l'autore. Solo che qui deve tradurre le tue parole aggiungendoci anche il fatto che la donna è un’immigrata. A mio avviso c’è troppa carne al fuoco (gioco di parole non voluto). Personalmente ometterei il termine “straniero” per rendere il tutto più scorrevole e di più facile interpretazione o, tutt'al più, userei un termine più immediato e concreto, come "africana/asiatica/vari ed eventuali", così da permettere al lettore di farsi un'idea più precisa del personaggio. In alternativa, si può far intuire l’etnia della prostituta in un punto diverso della narrazione.

Busso due volte. Io e Francis ci stringiamo la mano. Controllo che sia davvero lui: ha la faccia come il culo, oggi come vent’anni fa.

Anche qui, il mio cervello si è dovuto fermare dalla lettura per “tradurre” le tue parole. Solo che in questo caso non sono proprio riuscito a capire cosa intendessi. Perché il protagonista ha dovuto controllare che Francis sia davvero lui? Me confuso di nuovo…

Carpetta

Qui la questione è più particolare. Carpetta è un termine prettamente regionale, oltre che di uso burocratico. Il fatto è che la tua storia non è ambientata nel sud Italia, ma, a giudicare dai nomi, in un qualche paese anglosassone. L’effetto è quindi di un’intromissione (credo assolutamente involontaria) della voce dell’autore. Ho voluto sottolineare questo dettaglio (ininfluente ai fini del giudizio sul racconto) per via di un tuo precedente commento su come hai gestito la voce del personaggio. Al di là dell'origine geografica della parola, siamo davvero sicuro che un personaggio come Nathan userebbe una parola così tecnica e precisa al posto del più comune "cartella"?

La sua mano destra distende le dita: proietta le unghie verso il volto di Francis.

Anche qui mi pare di notare una certa intromissione dell’autore. Il tuo protagonista mi ha dato l’impressione di un uomo “di sostanza”, poco avvezzo a un uso poetico della lingua. Per quanto bella sia questa frase, mi risulta difficile immaginarla detta o pensata da Nathan.

In conclusione, un po’ come nel caso di Mentis, anche questo racconto ha una partenza fenomenale, che però tende a perdersi nella seconda metà, anche se per ragioni diverse. Nel caso di Mentis il problema era un finale un po’ diluito e frettoloso; qui, al contrario, c’è sin troppo materiale a cui non è dedicato il giusto spazio. Ciononostante, lo stile mi ha convinto (piccole sbavature a parte, nulla che comunque non possa essere risolto con una sana seconda stesura a mente fredda).
lupus in fabula

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Devo fare pipì

Messaggio#12 » sabato 13 marzo 2021, 10:07

JohnDoe ha scritto:Ciao Giovanni.
Non vorrei dire cavolate, ma questa dovrebbe essere la prima volta che ci ritroviamo a commentarci (e sì, sappi che devo ancora iniziare a betareadare l’altro tuo testo, ma tra MC e Sfida potrai ben intuire la ragione del mio ritardo… ^_^’’).

Parto con ciò che mi è piaciuto. Senz’altro il punto di forza del tuo pezzo è la voce data al protagonista. La prima parte, in particolare, gode di uno scambio di battute davvero ottimo, verosimile senza sembrare né forzato né costruito. Ti dirò di più: a me il dettaglio delle manine senza specificare a chi appartengono è piaciuto molto. Dà l’idea di un dettaglio visivo scorto con la coda dell’occhio e per quanto mi riguarda ha funzionato alla grande. Certo, non sapevo a chi appartenevano quelle mani, ma in QUEL momento non era un dettaglio fondamentale, anche perché davo per scontato che sarebbe stato rivelato più avanti (se così non fosse stato, allora sì che avrei bacchettato le tue di mani).

C’è però un ma (perché c’è sempre un ma).
Durante la lettura ogni tanto avevo la sensazione che mancassero alcuni dettagli noti soltanto o al portatore di PDV o addirittura all’autore (cosa ben peggiore, quest’ultima). Ho poi letto il tuo commento relativo alle origini del racconto e tale sensazione ha trovato risposta. A mio avviso, per far funzionare meglio il brano a livello di racconto breve, occorrerebbe una potatura delle informazioni/scene superflue e una condensazione di quelle davvero importanti. Ad esempio, ai fini degli sviluppi finali della trama, la passeggiata o la parte di Francis sono davvero fondamentali? Non sarebbe stato possibile deviare altrove le (poche) informazioni contenute in esse e dedicare maggiore spazio al background della seconda metà?

Segnalo poi alcuni passaggi che non mi hanno convito del tutto.

Calmati, imbecille, non devo rimorchiarla.

Al di là del probabile errore di battitura già segnalato da Mentis, la prima impressione che dai del personaggio è di un tizio scontroso. Quindi in che modo tale atteggiamento dovrebbe sembrare agli occhi dello stesso personaggio come il tono di uno che ci sta provando con una donna? Me confuso…

Butto il capo all’indietro mentre duecento chili di succulento grasso straniero minacciano le doghe del letto.

La frase è ben congeniata dal punto di vista immaginifico. Tuttavia, a mio modesto parere, è troppo carica d’informazioni fornite in maniera non immediata. Mi spiego: qui fai intuire con originalità che la donna è sovrappeso, e questo mi piace. Per capirlo, il lettore deve però elaborare la tua frase, operazione che ovviamente effettuerà in maniera più lenta rispetto a te, che ne sei l'autore. Solo che qui deve tradurre le tue parole aggiungendoci anche il fatto che la donna è un’immigrata. A mio avviso c’è troppa carne al fuoco (gioco di parole non voluto). Personalmente ometterei il termine “straniero” per rendere il tutto più scorrevole e di più facile interpretazione o, tutt'al più, userei un termine più immediato e concreto, come "africana/asiatica/vari ed eventuali", così da permettere al lettore di farsi un'idea più precisa del personaggio. In alternativa, si può far intuire l’etnia della prostituta in un punto diverso della narrazione.

Busso due volte. Io e Francis ci stringiamo la mano. Controllo che sia davvero lui: ha la faccia come il culo, oggi come vent’anni fa.

Anche qui, il mio cervello si è dovuto fermare dalla lettura per “tradurre” le tue parole. Solo che in questo caso non sono proprio riuscito a capire cosa intendessi. Perché il protagonista ha dovuto controllare che Francis sia davvero lui? Me confuso di nuovo…

Carpetta

Qui la questione è più particolare. Carpetta è un termine prettamente regionale, oltre che di uso burocratico. Il fatto è che la tua storia non è ambientata nel sud Italia, ma, a giudicare dai nomi, in un qualche paese anglosassone. L’effetto è quindi di un’intromissione (credo assolutamente involontaria) della voce dell’autore. Ho voluto sottolineare questo dettaglio (ininfluente ai fini del giudizio sul racconto) per via di un tuo precedente commento su come hai gestito la voce del personaggio. Al di là dell'origine geografica della parola, siamo davvero sicuro che un personaggio come Nathan userebbe una parola così tecnica e precisa al posto del più comune "cartella"?

La sua mano destra distende le dita: proietta le unghie verso il volto di Francis.

Anche qui mi pare di notare una certa intromissione dell’autore. Il tuo protagonista mi ha dato l’impressione di un uomo “di sostanza”, poco avvezzo a un uso poetico della lingua. Per quanto bella sia questa frase, mi risulta difficile immaginarla detta o pensata da Nathan.

In conclusione, un po’ come nel caso di Mentis, anche questo racconto ha una partenza fenomenale, che però tende a perdersi nella seconda metà, anche se per ragioni diverse. Nel caso di Mentis il problema era un finale un po’ diluito e frettoloso; qui, al contrario, c’è sin troppo materiale a cui non è dedicato il giusto spazio. Ciononostante, lo stile mi ha convinto (piccole sbavature a parte, nulla che comunque non possa essere risolto con una sana seconda stesura a mente fredda).


Ti rispondo solo su alcune cose, partendo dalla più importante.
Anche se "carpetta" è regionalismo, non importa. La gente deve abituarsi al fatto che la lingua in Italia non è solo una e non vedo perché dovrei uniformarmi a standard che mirano a standardizzare una lingua finta che nessuno nel nostro paese parla realmente.

"Calmati, imbecille, non devo rimorchiarla" non vedo errori di battitura, o sono pazzo?

"La sua mano destra distende le dita: proietta le unghie verso il volto di Francis." questa non è poesia. Se vuoi, nel prossimo racconto ne scrivo una solo per te :P

"Busso due volte. Io e Francis ci stringiamo la mano. Controllo che sia davvero lui: ha la faccia come il culo, oggi come vent’anni fa" daje, signor JohnDoe, rilassa le spalle e leggi in modo più sereno. Non ci sono fantastici messaggi segreti o niente di strano, è solo un modo per dire che lo guarda perché magari non lo vede da un po' e poi "capisce" che è proprio lui.

Ok, mi rendo conto che non ho altro da dire, forse. :D Il "problema" della seconda metà con risvolto action è già stato fatto notare. Non credo ci sia così tanto materiale che non ho approfondito, speravo semplicemente che la storia piacesse così e che quei dettagli extra restassero a pennellera e dare una situazione di urgenza che giustificasse la crescita del protagonista. Evidentemente vi siete incuriositi troppo e ora mi tocca scrivere un libro.

Alla prossima!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
Polly Russell
Messaggi: 812

Re: Devo fare pipì

Messaggio#13 » sabato 13 marzo 2021, 17:10

Ciao Giovanni. Ben lieta di leggerti.
La voce del narrante è forte e decisa, inconfondibile e a parte un paio di scivolate che ti hanno già mostrato, sempre coerente.
Apprezzo sia le "manine" che il "vestitino a fiori". Siamo in prima, e creano il giusto distacco tra quello che vediamo noi e quello che vuole vedere il narrante, o comunque quello che gli interessa.
I bonus e la traccia sono rispettati, anche se, anche nel tuo caso la scena di sesso non è effettivamente fondamentale alla trama, non sarebbe cambiato nulla se invece di fare sesso, i due si fossero presi un té.
La grande difficoltà che ho avuto è stata raccapezzarmi nel dedalo di informazioni che mi hai dato e non dato. I poteri speciali di questa bambina sono appena accennati, non sappiamo a cosa servano e soprattutto a chi, non sappiamo perché una volta che lei ha scelto un "papà" sia impossibile farle cambiare idea e nemmeno perché abbia scelto lui, che non ha fatto un granché per meritarsi le attenzioni della piccola. Soprattutto non sappiamo come mai dall'"orfanotrofio" abbiano deciso di affidarla a lui.
Tutta la parte legata a Jasmine è fumosa, dai per scontato che il lettore debba fregarsene del perché e del per come, e invece a me interessa. voglio sapere chi è Klara, cosa fa, in che modo può fare quello che fa e soprattutto chi diamine sia Jasmine, certo lo posso intuire, ma di fatto non lo so.
nella battaglia finale a un certo punto spunta anche Jasmine, ma in teoria non avrebbe dovuto esserci, ma ci sta che mi sia persa qualcosa io. lol
Quindi, di certo il narrante è un punto di forza, il suo carattere è ben delineato e preciso. L'aver deciso di lasciare indietro delle informazioni, perché magari non le hai ritenute importanti mi hanno fatto perdere buona parte della trama.
Polly

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Devo fare pipì

Messaggio#14 » sabato 13 marzo 2021, 17:47

Polly Russell ha scritto:Ciao Giovanni. Ben lieta di leggerti.
La voce del narrante è forte e decisa, inconfondibile e a parte un paio di scivolate che ti hanno già mostrato, sempre coerente.
Apprezzo sia le "manine" che il "vestitino a fiori". Siamo in prima, e creano il giusto distacco tra quello che vediamo noi e quello che vuole vedere il narrante, o comunque quello che gli interessa.
I bonus e la traccia sono rispettati, anche se, anche nel tuo caso la scena di sesso non è effettivamente fondamentale alla trama, non sarebbe cambiato nulla se invece di fare sesso, i due si fossero presi un té.
La grande difficoltà che ho avuto è stata raccapezzarmi nel dedalo di informazioni che mi hai dato e non dato. I poteri speciali di questa bambina sono appena accennati, non sappiamo a cosa servano e soprattutto a chi, non sappiamo perché una volta che lei ha scelto un "papà" sia impossibile farle cambiare idea e nemmeno perché abbia scelto lui, che non ha fatto un granché per meritarsi le attenzioni della piccola. Soprattutto non sappiamo come mai dall'"orfanotrofio" abbiano deciso di affidarla a lui.
Tutta la parte legata a Jasmine è fumosa, dai per scontato che il lettore debba fregarsene del perché e del per come, e invece a me interessa. voglio sapere chi è Klara, cosa fa, in che modo può fare quello che fa e soprattutto chi diamine sia Jasmine, certo lo posso intuire, ma di fatto non lo so.
nella battaglia finale a un certo punto spunta anche Jasmine, ma in teoria non avrebbe dovuto esserci, ma ci sta che mi sia persa qualcosa io. lol
Quindi, di certo il narrante è un punto di forza, il suo carattere è ben delineato e preciso. L'aver deciso di lasciare indietro delle informazioni, perché magari non le hai ritenute importanti mi hanno fatto perdere buona parte della trama.


Ciao!
Secondo me la scena di sesso ci sta perché ci mostra la strunzaggine del personaggio e altri aspetti utili. Per tutto il resto: ti mando un messaggio quando scrivo il romanzo basato su questo testo. :P
No dai, scherzi a parte, grazie del commento. Forse è stato folle sperare che il lettore avrebbe letto e apprezzato senza farsi troppe domande, ma capisco pure che la curiorisità sorga sempre a un certo punto. Non so quanto io abbia detto nel testo, ma mi pare che Janine dica esplicitamente da qualche parte che la cosa di affidare Klara a lui è "organizzata" e che persino Francis faccia pressioni in quel senso col "tieni la bambina". Sui poteri e tutto il resto c'è un po' di mistero, impossibile negarlo.
Posso prendere la tua curiosità come una cosa positiva? Posso? Dimmi che posso.
Alla prossima!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
Polly Russell
Messaggi: 812

Re: Devo fare pipì

Messaggio#15 » sabato 13 marzo 2021, 18:05

Certo che puoi, altrimenti me ne sarei fregata! Lol
Polly

Torna a “La Sfida a L'angelo trafitto”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti