Un pacco per lei

Alberto Favaro
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Un pacco per lei

Messaggio#1 » lunedì 15 marzo 2021, 22:13

Pietro guardò per un’ultima volta le lettere. No, non si era sbagliato. Non aveva capito male. Era sul lastrico.
Anni di lavoro bruciati dai consigli di Henry, il consulente che Ann, sua moglie, gli aveva presentato.
“Fidati di lui” gli aveva detto “era all’Università con me. È un genio, vedrai che diventeremo ricchi”.
A pensarci bene, Ann non aveva avuto torto. Henry era stato veramente un genio. Era fuggito con tutti i soldi, suoi, e di una serie di altri idioti che avevano creduto alle sue promesse.
E Ann era veramente diventata ricca. Era scappata con Henry, lasciandolo senza un soldo e, ora, anche senza un lavoro.
Si alzò e andò verso la finestra. Stava piovendo. Come sempre da quando si era trasferito lì dopo aver lasciato l’Italia in cerca di fortuna.
Il riflesso del suo volto sul vetro gli restituì l’immagine di un uomo stanco. Un uomo che non aveva più la forza di provare a reagire.
Andò verso il bagno. Aprì l’armadietto delle medicine.
Le scatole di sonnifero erano lì ad aspettarlo.
“Sì”, pensò tra sé “è la cosa migliore da fare. Spero solo che mi trovi il proprietario della casa, che venga lui di persona per lo sfratto”.
Prese le scatole e tornò in cucina. Estrasse tutte le pastiglie. Aprì lo sportello del frigorifero. C’era solo una bottiglia di birra. Italiana. Comprata appositamente per quell’occasione.
Prese la bottiglia e la mise sul tavolo. Improvvisamente gli venne un pensiero.
“Non voglio che mi trovino vestito così, con una tuta vecchia e lisa. Quando arriveranno, dovranno trovarmi elegante”.
Andò nella camera dei bambini, quei bambini che non avevano mai avuto, e aprì l’armadio. Ricordava bene. Il suo vestito da sposo era ancora lì.
Lo indossò. Anche se erano passati quasi quindici anni gli stava ancora a pennello.
“Sono come il mio povero papà” penso tra sé “anche lui aveva mantenuto sempre la stessa corporatura”.
Si guardò per l’ultima volta allo specchio. Sì, ora era pronto per una fine dignitosa.
Tornò in cucina, aprì la bottiglia e, dopo averne bevuto un sorso, ingoiò una manciata di pastiglie.
In quell’istante, il silenzio del suo appartamento fu rotto dal suono del campanello.
“Chi può essere?” pensò tra sé. Decise di non rispondere. Prese un’altra manciata di pastiglie.
Il campanello suonò di nuovo.
“Non si può neanche morire in pace” pensò tra sé prima di alzarsi e andare ad aprire.
“For you sir” gli disse un giovane corriere dandogli un piccolo pacco.
Pietro rientrò in casa e lo mise sul tavolo. Guardò il mittente. Lo zio Cosimo. Il fratello più giovane di suo padre, l’unica persona della sua famiglia che era venuto al suo matrimonio e che ancora sentiva di tanto in tanto.
“Certo che è strana la vita. Rimetto l’abito da sposo e si fa sentire lo zio, Chissà cosa vorrà.” pensò tra sé prima di aprire il pacchetto.
All’interno c’era una piccola bottiglia e una busta con una lettera.
Iniziò a leggerla.
“Caro Pietro, come stai? Ti scrivo queste poche righe per anticiparti una bellissima notizia. Fra qualche mese tuo cugino Raffaele si sposerà e a noi piacerebbe molto che tu venissi al matrimonio e gli facessi da testimone, proprio come io lo avevo fatto per te. Sarà finalmente l’occasione per rivederci di persona e potrai vedere quante cose sono cambiate qui da noi. Ti ricordi la vecchia masseria del nonno? Quella dove venivi a passare le estati? Ricordi quanto ti piaceva vedere che facevamo l’olio? Beh, ecco. Dopo tanti anni, abbiamo deciso di ricominciare a farlo. Pensavamo di sfruttare la masseria anche per altri prodotti agricoli e di aprire un agriturismo. Io, finché potrò, aiuterò Raffaele ma mi piacerebbe tanto che tu potessi darci una mano con i turisti stranieri e con le spedizioni all’estero. Sì, lo so che hai la tua vita lì in quel posto dove piove sempre. Ma non ti manca il nostro sole? Non ti mancano le tue vere radici? Non hai voglia di ripiantarle qui dove dovrebbero essere? Aspetto tue notizie. Cosimo.
PS ti allego un campione del nostro olio. Assaggialo. Non te ne pentirai”.
Pietro guardò quella piccola bottiglia. Poi guardò le pastiglie sul tavolo.
Prese il telefono.
“Please send an ambulance” disse all’operatore lasciando il suo indirizzo.
Nell’attesa, prese un pezzo di pane e, dopo averlo tostato, ci versò sopra un filo di olio.



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antico
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#2 » lunedì 15 marzo 2021, 22:17

Ciao Alberto e benvenuto nell'Arena! Caratteri e tempo ok, buona SARA SIMONI EDITION! Ps: se ancora non ci sei, ti consiglio di entrare nel gruppo fb di Minuti Contati ;)

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Sherwood
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#3 » mercoledì 17 marzo 2021, 14:09

Ciao Alberto,
il tuo è un ottimo racconto, anche grazie a uno stile asciutto che rende la narrazione molto scorrevole. Il protagonista decide di porre fine alla sua vita e inizia a prendere alcune pastiglie di sonnifero, ma, prima di prendere la dose letale, riceve un messaggio. Il passato bussa alla sua porta proprio nel momento di maggior bisogno e lo strappa a una fine ingiusta. Perché lui è una brava persona e proprio per questo la vita gli offre una seconda occasione. La trama mi piace davvero molto, l'unico appunto che ti faccio è quello che riguarda i periodi, spesso troppo brevi. Te ne mostro alcuni, dove, a mio avviso, ci sono troppi punti.
"Prese le scatole e tornò in cucina. Estrasse tutte le pastiglie. Aprì lo sportello del frigorifero. C’era solo una bottiglia di birra. Italiana. Comprata appositamente per quell’occasione." Il lettore è costretto a soste continue, ma effettivamente questa è l'unica pecca di un racconto che ha tantissimi pregi e veicola un messaggio positivo di speranza e riscatto. Bravo, e grazie per averlo scritto :)

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Andrea Lauro
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#4 » mercoledì 17 marzo 2021, 23:16

Ciao Alberto e benvenuto, si prospetta per te un radioso percorso di crescita nello studio della scrittura. Grida “banzai alla vita!” perché qui si comincia a fare sul serio, e un momento così capita poche volte.

Ti do una serie di elementi su cui riflettere, parole chiave da cercare in rete così ti documenti e ci lavori. Vado? Vado.

“Sì”, pensò tra sé “è la cosa migliore da fare.” → Sì, era la cosa migliore da fare.
“Sono come il mio povero papà” pensò tra sé “anche lui aveva mantenuto sempre la stessa corporatura”. → Era come il suo povero papà. Anche lui aveva mantenuto ecc.
“Chi può essere?” pensò tra sé. → Chi poteva essere?
“Non si può neanche morire in pace” pensò tra sé prima di alzarsi e andare ad aprire. → Non si poteva neanche morire in pace ecc.

AVVERBI
“Improvvisamente gli venne un pensiero”: CLICHÉ LETTERARIO. Inoltre: ti è mai venuto un pensiero in modo premeditato? L’avverbio non serve, anzi fa danni.
Comprata appositamente per quell’occasione. Ti faccio una domanda: poteva essere comprata per sbaglio per quell’occasione? L’avverbio non ti serve e fa danni (e due).

INFODUMP
“Ti ricordi la vecchia masseria del nonno? Quella dove venivi a passare le estati? Ricordi quanto ti piaceva vedere che facevamo l’olio? Beh, ecco. Dopo tanti anni, abbiamo deciso di ricominciare a farlo.” : AS YOU KNOW BOB

buon lavoro!
andrea

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Giovanni Attanasio
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#5 » venerdì 19 marzo 2021, 15:08

Prima di commentarti non ho letto i commenti degli altri utenti.

Mi ha incuriosito il tema della “distanza”, visto che anche io, come il protagonista, vivo ormai lontano dalla terra natale e ricevo “pacchi” dello stesso tipo.
Per il resto, purtroppo, non sono riuscito a entrare in sintonia col personaggio, o non del tutto. L’incipit non è male. Credo che il problema sia nella persona usata. Abbiamo un solo personaggio e una manciata di “pensò” e altri elementi simili; come pensi che avrebbe reso scritto direttamente in prima persona? Secondo me meglio.
Il tema volendo c’è.
Un altro suggerimento: come sarebbe stato far iniziare la storia con la lettera e la scena di tentato suicidio, e poi camminare a ritroso per mostrare le ragioni che hanno portato a quella scena?

Un buon racconto, danneggiato secondo me dalla struttura e dalla scelta delle scene (e un po’ dalla voce narrante).
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Alessio
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#6 » sabato 20 marzo 2021, 17:25

Ciao Alberto,

mi piace la declinazione del tema: Pietro avrebbe voluto mettere radici con Ann, ma fallisce e gli viene offerta una seconda possibilità nell'invito a tornare al suo paese natale.
Ci sono diversi spunti di miglioramento.
La prosa mi sembra un po' legnosetta, il narratore che ci racconta gli eventi passati dà un po' fastidio, usi diversi avverbi superflui.
A livello di trama, ci sono due cose in particolare che fanno scricchiolare l'impalcatura:
Convenientemente, appena ingoia le pillole arriva il pacco. Le coincidenze nella vita succedono, in narrativa è meglio evitarle.
Perché lo zio gli scrive per comunicargli questa cosa invece di telefonargli?
Insomma, un racconto che mi sembra denoti una certa buona predisposizione all'introspezione, ma con una prosa che probabilmente ha bisogno di essere un po' ripulita.

Un paio di note specifiche:
Hai usato 5 volte l'espressione "pensò tra sé". A parte in caso di racconti fantastici che coinvolgano telepatia, conosci altri modi di pensare se non "tra sé"? Quindi, già quello si può eliminare. Inoltre, puoi eliminare anche il "pensò", come ti suggerisce il buon Lauro qui sopra, oppure puoi indicare il pensiero diretto in corsivo.
"Le scatole di sonnifero erano lì ad aspettarlo": "Sonnifero" è un po' cheap. Meglio qualcosa di più preciso.

Alla prossima!

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MatteoMantoani
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#7 » sabato 20 marzo 2021, 20:28

Ciao Alberto.
Ho visto che hai postato la classifica del mio gruppo e hai fatto una domanda sul postare i commenti direttamente nel thread del racconto stesso. In effetti questo non è un obbligo, ma una consuetudine che è consigliato seguire, perché così facendo si dà la possibilità ai vari autori di instaurare un dialogo a partire dalle proprie osservazioni. Accade poi che le risposte ai commenti non siano solo utili all'autore, ma anche a chi fa il commento, perché spesso e volentieri qui su MC si impara anche ad allenare l'occhio per trovare gli errori giusti da segnalare. Spesso commentiamo dei racconti e siamo magari sicuri di aver capito una cosa, ma le intenzioni dell'autore erano tutt'altro, e un dialogo aiuta a calibrarsi.
Visto che sono qui, ne ho approfittato per leggere il tuo racconto e, sperando di fare cosa gradita, ti lascio anche io qualche consiglio. Evita gli "spiegoni", ovvero le parti in cui il narratore spiega direttamente qualcosa al lettore. La prima parte, ad esempio, è un elenco dei motivi per cui il nostro personaggio si trova in difficoltà economica e sentimentale, tanto da tentare il suicidio (mi diverte il fatto che abbiamo avuto un'idea simile ;) anche la lettera è piena di infodump e as you know Bob, come anche ti ha segnalato Lauro. Ho notato anche qualche ripetizione qua e là, piccole cose che si sistemano a una lettura a mente fresca, dopo la prima stesura. Sulla trama invece, il "tempismo" della lettera è un po' un cliché. Nelle trame da televisione è un classico che accada qualcosa e subito dopo ne accada un'altra (poco probabile) che rovesci o completi la prima. È uno di quegli elementi che ti fanno pensare subito che stai assistendo a una storia inventata, e non a qualcosa di vero (il classico improbabile "colpo di scena").
Ultima piccola cosa che mi ha fatto un po' tentennare, è l'atteggiamento del personaggio appena fatta la telefonata. La reazione più naturale è che se la faccia nelle mutande per la paura di morire, oppure che si infili delle dita in bocca per vomitare un po' di veleno. Tu invece gli fai preparare una bruschetta.
La cosa positiva del tuo racconto è che comunque offre una certa suspence, perché c'è un conflitto forte (il segreto dei segreti per una storia coinvolgente), però meglio curare certi particolari, sia a livello di trama che di stile.
Spero che la mia piccola analisi possa esserti utile, spero che tu passerai a leggermi ancora, io farò lo stesso :)

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Emiliano Maramonte
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#8 » domenica 21 marzo 2021, 16:20

Ciao Alberto!
Non ricordo se è la prima o la seconda volta che ci incrociamo nell'infernale Arena, ma va bene lo stesso, mi ha fatto piacere leggerti.
Il tuo è un racconto del tipo: "Vedi a volte la vita!" Proprio ieri sera ho avuto modo di vedere un film thriller a tinte horror dove il protagonista inviava una cartolina con cui avvisava la sorella dell'arrivo di una banda di criminali e la cartolina veniva recapitata solo alla fine del film. Qui, addirittura, arriva una lettera con l'annuncio di una svolta esistenziale per il protagonista che decide di farla finita visto che la sua vita va a rotoli. Considerato nelle sue linee essenziali, il testo è gradevole. Ho apprezzato soprattutto l'incipit dove succede praticamente di tutto; è scritto con un certo brio e un certo gusto per l'ironia. Lo sviluppo successivo ristagna un bel po' e si perde nella lunga e diluita preparazione al suicidio fino all'arrivo della lettera.
Lo stile è alquanto (perdona se lo dico) scolastico, e ci devi lavorare ancora. Giusto un esempio di miglioramento:
«Il riflesso del suo volto sul vetro gli restituì l’immagine di un uomo stanco. Un uomo che non aveva più la forza di provare a reagire.»
Si potrebbe risistemare così: Il riflesso sul vetro gli restituì un'immagine stanca: un uomo che non aveva più voglia di reagire.
Senza contare che ci sono troppe ripetizioni (andò, andò - pensò, pensò...) e quell'orrenda espressione "pensò tra sé" che è un vero dito nelle pupille del lettore. Espressioni "tell" di questo tipo andrebbero assolutamente evitate o ridotte al minimo sindacale. Secondo i nuovi orientamenti narratologici, tali espressioni, per quanto in un certo senso "invisibili" al lettore, sono sintomo di intrusione dell'autore, quindi, al massimo, i pensieri del protagonista si potrebbero rendere col corsivo o col semplice "si disse" o "pensò".
Insomma, rileggi molto e prova ogni volta a capire quale espressione è messa sulla pagina con l'uso di troppe parole e in quel caso cassane qualcuna o riformula la frase che ti suona male o non ti convince. Vedrai che più ti abitui alla "musicalità" del testo, più il testo risulta snello e leggibile.
Non sono così sicuro che tu sia rientrato nel tema, se non per dei richiami forzati alla fine (nella lettera dello zio...).

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Gennibo
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#9 » lunedì 22 marzo 2021, 11:11

Ciao Alberto, un racconto che nonostante tutte le criticità che ti hanno fatto notare mi è piaciuto.
Aggiungo un'altra idea più che osservazione, quando dici del papà "anche lui aveva mantenuto sempre la stessa corporatura" potrebbe diventare: "anche lui si era fatto seppellire con lo stesso abito del matrimonio"
E anche a me è parso strano che invece di mettersi due dita in bocca per evitare che i sonniferi facessero il voluto effetto letale, si mette a mangiare senza che neppure gli venga sonno.
Comunque, per me un lavoro sufficiente e facilmente migliorabile.
Alla prossima e buona Edition!

FilippoR
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#10 » mercoledì 24 marzo 2021, 14:05

Ciao Alberto, il racconto è scorrevole (ma togliendo qualche avverbio lo sarebbe stato ancora di più). Nella lettera purtroppo vi ho visto troppo infodump. Il finale inoltre non mi ha convinto perché mi sarei aspettato facesse qualcosa di più immediato per le pastiglie. Comunque anche il tuo racconto mi è piaciuto e mi è stato difficile dargli una collocazione nella claffisifica.
Grazie e alla prossima!

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Damjen
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#11 » mercoledì 24 marzo 2021, 23:05

Ciao Andrea, è un piacere conoscerti.
Io voglio bene al tuo protagonista, te lo dico. Una persona così di cuore da aggrapparsi alle piccole cose, come domandarsi tra sé “chi può essere?” quando suonano al campanello, e lui in fondo è già morto. Perché quando FAI qualcosa per ucciderti, e sei da solo (per cui non vuoi mica che qualcuno ti salvi), allora in fondo sei già morto.

Nella mia testa Pietro è ancora seduto davanti a questo pane tostato inzuppato d’olio, in cerca di qualsiasi cosa, seppur semplice, seppur solitaria, possa tenerlo in vita.

A fronte di questo, ogni altra disamina mi suona poco importante :)

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Mario Mazzafoglie
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#12 » giovedì 25 marzo 2021, 21:01

Ciao Alberto, un piacere leggerti.
Partiamo dal tema, che a mio modestissimo parere non è centratissimo ma preso soltanto lateralmente.
Per quanto riguarda il contenuto, riesco a dirlo solo con due parole: mi dispiace!
Mi dispiace perchè l'idea di fondo è davvero buona e originale, cosa che io apprezzo sempre e che comunque cercherò di premiare in fase di classifica. Dicevo, l'idea è buona, ma secondo me sviluppata maluccio. Stai parlando di una persona che sta cercando di uccidersi e non si legge un minimo di disperazione nelle sue parole. Ho capito il tuo intento di dare un'alleggerita alla situazione, ma avresti potuto gestirla meglio magari calcando la mano in alcuni punti che necessitavano di drammaticità e poi sbollendo in altri. Invece scorre un po' tutto uguale e non ci fa capire davvero i motivi del malessere.
Piccolo dettaglio simpatico fuori dal giudizio del racconto, che in quanto terrone non mi sento di tralasciare: far fare il testimone di nozze a una persona è una cosa seria e non si annuncia così, e soprattutto non si chiamaerebbe mai a testimoniare una persona che non si sente da anni. :)
Detto questo, bel racconto.
A rileggerci.

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Andrea Partiti
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#13 » venerdì 26 marzo 2021, 0:09

Ok il tema, però il cliché dell'Italia è meglio perché c'è il sole e l'olio buono messo come tema portante di un racconto è davvero terribile e mi fa più sorridere che commuovere, soprattutto se infilato sopra a una storia dai toni tragici. Ci mancava un accenno al mare nella lettera dello zio per completare la quadratura del cerchio.
Purtroppo mi fa troppo effetto "status di facebook con un panorama di accompagnamento" per riuscire a vederlo oggettivamente.

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antico
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Re: Un pacco per lei

Messaggio#14 » giovedì 1 aprile 2021, 15:09

Un racconto con diverse criticità che ti sono state bene esposte. Di contro, presenta un'idea semplice esposta in modo onesto e che, pertanto, riesce a cogliere nel segno. Nulla di eccezionale, ma fa il suo. Il tema c'è, molto cartolina italiana, ma c'è. Direi un pollice tendente verso il positivo senza infamia e senza lode.

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