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maurizio.ferrero
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Messaggio#1 » lunedì 15 marzo 2021, 22:45

Strisciamo sulla terra umida, privi di gambe e braccia.
L'aria è pesante, la notte ci avvolge come un sudario bagnato.
Non esiste momento migliore per allargare la Comunità.
Gramigna lo aveva detto fin dall'inizio, da quando avevamo cercato di tenerla lontana da noi. «Giuro sui diavoli dei crocicchi e sugli spiriti della tenebra che ve ne pentirete. Verrà il giorno in cui la vostra malevolenza vi si rivolterà contro. Allora non potrete fare a meno di essere ospitali con chi è lontano da voi.»
La strega, con le sue parole, non aveva fatto altro che confermare ciò che credevamo: era in combutta con il maligno, doveva essere allontanata dal villaggio.
Avrebbe mantenuto la sua parola.
Il calore secco dei focolari ci riempie di vita mentre sfioriamo ossa di animali morti. Conigli, cervi, persino i resti pelosi d'una scrofa. La mota è mischiata al sangue, che succhiamo con avidità.
La casa d'un cacciatore.
Un fischiettio allegro fa vibrare le foglie. Stivali morbidi su assi di legno arcuate.
È solo nella capanna.
Le imposte sono spalancate, l'afa estiva spinge gli uomini a essere meno prudenti.
Ci arrampichiamo, silenziosi come l'edera su un muro di blocchi di pietra.
L'uomo è seduto su uno sgabello, girato di schiena. Indossa abiti di lana leggera, sporchi di terra e macchiati di rosso. Al centro della stanza, un braciere ardente con uno spiedo su cui è stato infilzato un coniglio.
"Succulento..." Adelina protende la radice oltre la finestra e la fa strisciare sotto la seduta del cacciatore.
Adelina era una povera donna, talmente secca che un soffio di vento avrebbe potuto spezzarla. La Comunione non ha placato il suo appetito, ma non possiamo permettere che i suoi desideri ancestrali facciano fuoriuscire un Io dal Noi.
La stringiamo con la forza dei taglialegna e la volontà della madre che fino all'ultimo ha voluto proteggere il suo bambino. Non hanno più un nome.
Non deve averlo nemmeno Adelina.
La afferriamo, la rendiamo di nuovo parte di noi. Frammenti del suo teschio, cumuli di cervello che ancora pulsano di personalità, vengono riassorbiti dal fusto centrale. Adelina è destinata a tornare a Noi.
È doloroso. Ci contorciamo come rami mossi dalla tormenta.
Il cacciatore se ne accorge. Balza dallo sgabello, si volta, il suo volto barbuto si trasforma. Potrebbe aver affrontato orsi rabbiosi e altre fiere terribili, ma non ha mai potuto comprendere davvero cosa sia la Comunità.
La Comunità siamo noi. Siamo l'arbusto nato dalla negazione e dalla chiusura mentale.
Siamo ciò che Gramigna ha trasformato in vegetazione, piantando i Semi del Diavolo nelle nostre pupille.
Come una foresta, siamo destinati a crescere fino alla fine dei tempi.
«Buon Dio, salva la mia anima!» L'uomo attraversa la sala con un balzo, s'avvicina a un ciocco di legno in cui è piantata un'accetta.
Cresciamo, ci espandiamo lungo le pareti e il soffitto. Rovesciamo lo sgabello, strisciamo fino alla porta e blocchiamo gli infissi facendo crescere le radici all'interno.
L'uomo colpisce con l'accetta, spacca rami e frutti, squarcia tibie e budella marcescenti attorno a cui sono cresciute foglie e boccioli.
Il ferro può spezzarci, ma non impedirci di crescere.
Blocchiamo braccia e gambe del cacciatore, ci espandiamo fino alla sua bocca. La mandibola si spalanca come un fico maturo, ci abbeveriamo di vermiglio mentre mettiamo radici nel grigio. Sotto, dentro il corpo, ci nutriamo.
Terra alla terra.
È già in Noi, ma è ancora feroce, si dibatte. Sa che non può opporsi, solo resistere il più possibile.
Adelmo prega Dio. Prega il suo Io.
E il suo Io ne raggiunge un altro. Adelina è troppo affamata, qualcosa persiste ancora.
Adelina era una donna buona, ma tenuta lontana da tutti. La sola nel villaggio che non volesse l'esilio di Gramigna.
Forse l'unica su cui la maledizione non ha attecchito del tutto.
Adelina vuole il coniglio che arde sulle braci, Adelmo vuole essere un Io.
Insieme, divengono un Loro.
Le loro radici hanno la forza di crescere fino al focolare, stringere le braci accese, diventare cenere. Le fiamme si liberano dalla prigione di pietra e ci lambiscono.
Urliamo.
Nella Comunità basta un libero pensatore per far crollare tutto.
Basta che qualcuno venga tenuto lontano per dare tutto alle fiamme.



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Re: Comunità

Messaggio#2 » lunedì 15 marzo 2021, 22:46

Ed ecco l'attuale leader del Rank d'Era: Maurizio Ferrero! Parametri tutti rispettati, divertiti in questa SARA SIMONI EDITION!

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StefanoPais
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Re: Comunità

Messaggio#3 » martedì 16 marzo 2021, 11:47

Ciao Maurizio,
bando agli indugi, sei il primo.
Idea molto interessante ma sicuramente sacrificata a causa dei limiti spazio/temporali della sfida.
Mi concentrerò sul mio film mentale, non sullo stile che ho trovato piacevole.

Who? Where? When?

Strisciamo sulla terra umida, privi di gambe e braccia.
L'aria è pesante, la notte ci avvolge come un sudario bagnato.
Non esiste momento migliore per allargare la Comunità.

Nella prima riga mi dici cosa non devo immaginare ma non ho un aggancio per iniziare a immaginare qualcosa, l'unico dettaglio visivo in tutto il racconto riguardo a questa mente alveare è una radice che cresce, correggimi se sbaglio.
Nella seconda riga capisco che è notte ma gli altri dettagli non mi danno nessun aggancio, mi sono immaginato una palude in una afosa notte estiva, ci ho beccato?
La terza riga ho cominciato a pensare che fossero sanguisughe, per immaginare qualcosa.

«Giuro sui diavoli dei crocicchi e sugli spiriti della tenebra che ve ne pentirete. Verrà il giorno in cui la vostra malevolenza vi si rivolterà contro. Allora non potrete fare a meno di essere ospitali con chi è lontano da voi.»

Questa è stata problematica, perchè ho pensato che la strega fosse in scena e parlasse, se è un ricordo e lui sa esattamente le parole usa lo standard che hai scelto per i pensieri, altrimenti il discorso indiretto libero va bene è solo una battuta di dialogo.

La Comunità siamo noi. Siamo l'arbusto nato dalla negazione e dalla chiusura mentale.

Questo più che un pensiero filtrato dal pdv mi sembra una descrizione fatta dalla propaganda avversa, non mi è chiaro cosa pensa di se stesso, si odia ma non può evitare di accrescersi per una sorta di compulsione?

Infine, non mi arriva la sofferenza e lo sforzo per controllare i ribelli. Io mi sarei concentrato di più su questo aspetto e avrei tagliato l'omicidio che non mi sembra il focus del racconto.

Se ho male interpretato qualcosa o se vuoi chiarimenti sono a disposizione.
Stefano

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maurizio.ferrero
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Re: Comunità

Messaggio#4 » martedì 16 marzo 2021, 16:02

StefanoPais ha scritto:Ciao Maurizio,
bando agli indugi, sei il primo.
Idea molto interessante ma sicuramente sacrificata a causa dei limiti spazio/temporali della sfida.
Mi concentrerò sul mio film mentale, non sullo stile che ho trovato piacevole.

Who? Where? When?

Strisciamo sulla terra umida, privi di gambe e braccia.
L'aria è pesante, la notte ci avvolge come un sudario bagnato.
Non esiste momento migliore per allargare la Comunità.

Nella prima riga mi dici cosa non devo immaginare ma non ho un aggancio per iniziare a immaginare qualcosa, l'unico dettaglio visivo in tutto il racconto riguardo a questa mente alveare è una radice che cresce, correggimi se sbaglio.
Nella seconda riga capisco che è notte ma gli altri dettagli non mi danno nessun aggancio, mi sono immaginato una palude in una afosa notte estiva, ci ho beccato?
La terza riga ho cominciato a pensare che fossero sanguisughe, per immaginare qualcosa.

«Giuro sui diavoli dei crocicchi e sugli spiriti della tenebra che ve ne pentirete. Verrà il giorno in cui la vostra malevolenza vi si rivolterà contro. Allora non potrete fare a meno di essere ospitali con chi è lontano da voi.»

Questa è stata problematica, perchè ho pensato che la strega fosse in scena e parlasse, se è un ricordo e lui sa esattamente le parole usa lo standard che hai scelto per i pensieri, altrimenti il discorso indiretto libero va bene è solo una battuta di dialogo.

La Comunità siamo noi. Siamo l'arbusto nato dalla negazione e dalla chiusura mentale.

Questo più che un pensiero filtrato dal pdv mi sembra una descrizione fatta dalla propaganda avversa, non mi è chiaro cosa pensa di se stesso, si odia ma non può evitare di accrescersi per una sorta di compulsione?

Infine, non mi arriva la sofferenza e lo sforzo per controllare i ribelli. Io mi sarei concentrato di più su questo aspetto e avrei tagliato l'omicidio che non mi sembra il focus del racconto.

Se ho male interpretato qualcosa o se vuoi chiarimenti sono a disposizione.
Stefano


Ciao Stefano,

Innanzitutto grazie per il commento dettagliato. Rispondo ai tuoi dubbi sperando di risolverli.

- Hai perfettamente beccato l'ambientazione (una foresta paludosa e afosa, in una notte estiva). Questo vuol dire che tutto sommato sono riuscito a trasmetterlo. La sensazione che provi all'inizio è estraniante perché ho voluto giocare - per tutta la lunghezza del racconto - maggiormente sulle sensazioni tattili che su quelle visive e uditive (che comunque ci sono, ma vengono piazzate in secondo piano). Mi sembravano più consone al PdV di una pianta.

- Le parole della strega appartengono a un ricordo (Gramigna lo aveva detto fin dall'inizio, da quando avevamo cercato di tenerla lontana da noi). Forse avrei potuto metterle in corsivo per far capire immediatamente che si trattava di un pensiero della Comunità, ma non mi è sembrato così necessario. Anche se il tuo dubbio mi fa capire che il contesto non si capisce del tutto.

- "La Comunità siamo noi. Siamo l'arbusto nato dalla negazione e dalla chiusura mentale." è un pensiero della pianta, generato sia dall'intera Comunità (sia la parte avversa che quella principale). La gente del villaggio ha raggiunto la consapevolezza della propria maledizione e dei motivi che l'hanno scatenata. Mi è sembrata una bella frase a effetto, che rendesse ben chiara la maledizione di Gramigna.

- Lo sforzo per controllare i ribelli arriva un po' in sordina, è vero, ma nella parte finale ho preferito concentrarmi sull'azione, altrimenti mi sarebbe stato fatto notare che non succedeva niente (è capitato altre volte). L'idea di giocare maggiormente sul conflitto interno, comunque, è molto buona. Grazie per il consiglio.

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Michael Dag
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Re: Comunità

Messaggio#5 » mercoledì 17 marzo 2021, 12:00

Primo posto
Comunità, di Maurizio Ferrero,
bello, tetro e opprimente.
strana ma ben resa la scelta del NOI narrante. Belli i dettagli tattili, in effetti sono quelli che un mostro-golem-pianta percepirebbe. Credo.
mi è piaciuta anche la filosofia finale, bastano poche menti ribelli per distruggere l'integrità del NOI.
l'unico difetto, non è ben chiaro da subito cosa è successo con la strega, sembra che sia li con loro e solo dopo ho capito che parlavi di cosa accadute tempo prima.

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Pretorian
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Re: Comunità

Messaggio#6 » mercoledì 17 marzo 2021, 22:18

Ciao Maurizio e piacere di leggerti.
Ho adorato l'idea del racconto e il modo in cui ne hai sviluppato le parti più horror e truculente. La "comunità" sembra essere un ibrido vegetale/animale oppure (e questa è l'ipotesi che preferisco) un'enorme creatura vegetale che ha inglobato al suo interno i corpi degli abitanti di un villaggio, fondendone le coscienze. Ho apprezzato il modo in cui hai gestito i movimenti della creatura, prima lenta e furtiva, poi rapidissima nel colpire. Anche il modo in cui "assorbe" dentro di sé il cacciatore è descritto molto bene, tanto che, con poche parole, se ne percepisce il terrore. Il finale, invece, risulta abbastanza frettoloso, forse a causa dei caratteri a disposizione. La scena è confusa e la frase finale moraleggiante forse esce un poco al di fuori dalla narrazione, quasi si trattasse delle morali scritte dopo il finale di alcune favole. A parte questo, ammetto che quel "prive di braccia e gambe" non mi ha fatto impazzire, e penso che ne avresti potuto tranquillamente fare a meno.
Per il resto, eccellente racconto.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Comunità

Messaggio#7 » giovedì 18 marzo 2021, 0:28

Ciao Maurizio.
Sono combattuto. Una volta arrivato in fondo alla lettura e messi tutti i pezzi del puzzle al loro posto, ho provato una genuina soddisfazione. Dall’altra, la prima parte è un po’ confusionaria, forse troppo. Di certo l’effetto è in parte voluto, ma lo ritengo migliorabile.
Prendiamo la prima frase: “Strisciamo sulla terra umida, privi di gambe e braccia”. In sé è una bella frase e un bel modo di catapultare il lettore sulla scena. Dall’altra l’immagine che crea è più simile a quella di un verme, visto anche l’accostamento alla terra umida (in tal senso mi accodo a Stefano). Il problema, a mio avviso, risiede soprattutto nella parola “privi”. Fai pensare a un essere umano a cui sono stati amputati gli arti, senza lasciare spazio ad altre possibili interpretazioni.

Allora non potrete fare a meno di essere ospitali con chi è lontano da voi.

Questa frase ho dovuto rileggerla più volte, ma continuo ad avere la sensazione di non essere riuscito a coglierne appieno il significato. Per come l’ho intesa io l’ospitalità a cui si riferisce è in verità la violenta assimilazione con cui si nutre la Comunità, mentre quel “lontano da voi” – ma questa è la parte più oscura – lo vedo come un riferimento alla crescita potenzialmente infinita del mostro.

La Comunità siamo noi. Siamo l'arbusto nato dalla negazione e dalla chiusura mentale.

Bel passaggio, anche se, essendomi immaginato un’ambientazione indietro di qualche secolo, quel “chiusura mentale” mi appare come un concetto troppo moderno che mi stona con il resto del testo.

Adelmo prega Dio. Prega il suo Io.

Qui il problema è più legato al nome. Adelmo assomiglia molto ad Adelina e per una frazione di secondo ho pensato che fosse lo stesso personaggio, ricordandomi subito dopo che in verità l’altra era una donna. Se, come penso, Adelmo è il nome del cacciatore (che il mostro percepisce soltanto ad assimilazione avvenuta), proverei a trovare un modo un po’ diverso per introdurlo, oltre a cambiarlo.

Adelina era una donna buona, ma tenuta lontana da tutti. La sola nel villaggio che non volesse l'esilio di Gramigna.
Forse l'unica su cui la maledizione non ha attecchito del tutto.

Ecco, questo è l’unico passaggio che proprio non mi è piaciuto. Sembra un misto, vista la tipologia di voce narrante, tra un infodump e un as you know Bob. Certo, serve a dare una spiegazione per l’atto di ribellione finale, ma è davvero fondamentale? L’Io del cacciatore che sfrutta l’appetito di Adelina per portare alla morte il mostro basta e avanza a definire la scena e quel “Insieme, divengono un Loro”.

Detto questo, una volta tradotta la “grammatica” del mostro, tutto scivola che è un piacere. Peccato per il limite di caratteri a disposizione, perché avrei voluto molto più spazio dedicato all’esplosione di violenza finale. Gran bella prova.
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maurizio.ferrero
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Re: Comunità

Messaggio#8 » giovedì 18 marzo 2021, 22:02

Grazie a tutti per i commenti.

Il racconto è abbastanza sperimentale, dal fatto di usare la prima persona plurale al prendere il pdv di un mostro (una sorta di arbusto infestante che ha assorbito corpo e mente di tutti gli abitanti del villaggio).
Sicuramente non è perfetto e i vostri consigli mi sono preziosi.
In linea di massima ho tentato di ricreare una coscienza collettiva che parla con sé stessa. Avrei potuto giocarla in maniera più classica e inserire al suo interno le molte "voci" delle coscienze accumulate che discutono tra loro, ma non avrebbe generato l'effetto che volevo: una vera coesione, una comunità di intenti tra tutti i pezzettini di coscienza che si erano riuniti in uno solo.
Mi rendo conto che alcune parti non sono riuscite al 100%, ma sono abbastanza soddisfatto del risultato.

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Re: Comunità

Messaggio#9 » giovedì 18 marzo 2021, 22:11

maurizio.ferrero ha scritto:In linea di massima ho tentato di ricreare una coscienza collettiva che parla con sé stessa. Avrei potuto giocarla in maniera più classica e inserire al suo interno le molte "voci" delle coscienze accumulate che discutono tra loro, ma non avrebbe generato l'effetto che volevo: una vera coesione, una comunità di intenti tra tutti i pezzettini di coscienza che si erano riuniti in uno solo.

Posso dire che questa è stata una scelta molto saggia? Una pluralità di voci non avrebbe creato il medesimo effetto straniante e avrebbe banalizzato la costruzione del brano, a mio modo di vedere. Tutto è migliorabile, soprattutto nel caso di un racconto ideato e scritto in una manciata di ore, quindi non mi preoccuperei troppo delle parti da sistemare in seconda sede e andrei invece orgoglioso di aver avuto la giusta intuizione per il vero nucleo del racconto.
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Re: Comunità

Messaggio#10 » domenica 21 marzo 2021, 7:39

Ciao Maurizio.
Idea brillante e fuori dai soliti cliché legati a questo tema.
Un unico appunto, ma abbastanza importante: non si capisce chi o cosa siano a condurre la narrazione. Fino a circa metà non abbiamo nessuna idea di ciò che sono, anzi ci dai idee contrastanti perché dice che sono senza gambe e senza braccia, ma si arrampicano sulla finestra. Sicuramente il limite di caratteri ha fatto il suo, ma è un vero peccato perché l'idea di fondo era molto buona. Molte cose restano in sospeso e dai il compito al lettore di riempire i vuoti. Peccato davvero.

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Re: Comunità

Messaggio#11 » domenica 21 marzo 2021, 23:56

Ciao Maurizio,
Complimenti per l'ottimo racconto! L'incipit mi ha destabilizzato da subito inserendomi nell'atmosfera horror. I fatti si dipanano spiegando gradualmente cosa è successo, il conflitto fra i diversi occupanti della Comunità aggiunge interesse. Ho trovato solo alcune parti non chiare, ma che non distraggono dalla tensione che hai saputo creare. Quello che mi è arrivato di più è il senso di disagio e paura che immagino volessi generare. Bravissimo!

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Massimo Tivoli
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Re: Comunità

Messaggio#12 » lunedì 22 marzo 2021, 14:49

Ciao Maurizio,
ho adempiuto ai miei doveri di commentatore/valutatore e adesso mi sto godendo la lettura per puro diletto dei racconti restanti.
Mi è piaciuto molto questo tuo racconto weird sia per l'idea che c'è alla base sia per il messaggio sotteso. Un esempio di come la narrativa del bizzarro può diventare una metafora di tematiche attuali. Sei riuscito tra le righe a mostrare bene il senso, a volte, asfissiante e marcescente dell'appartenenza a questa o a quella comunità, club, chiesa, partito, o checchesia gruppo. Come sei riuscito a rendere il senso di ostinata ribellione di chi, pur "dovendo" appartenere, "non vuole" appartenere e la minaccia che questo rappresenta all'interno della comunità.
Per me, ci sei riuscito così bene che potevi concludere il racconto già due righe prima dell'attuale conclusione. Ma capisco che sarebbe stato un rischio verso quei lettori che, vuoi per i propri gusti narrativi, vuoi per le loro aspettative di lettura, avrebbero potuto non cogliere cosa ci fai ben vedere e sentire tra le righe.
Grazie per la bella lettura e buona Edition!

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AndreaDeAgnoi
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Re: Comunità

Messaggio#13 » martedì 23 marzo 2021, 0:34

Questo racconto è un sacco interessante. Adoro il punto di vista del mostro, come lo hai costruito e la sua identità, una maledizione lanciata su degli abitanti di un villaggio mi sembra di capire. Le metafore e il tono richiamano molto la natura arborea e del mostro, seppur all’inizio mi stavo immaginando qualcosa di simile ad un serpente - e stavo per appuntarmi che la mancanza di braccia e gambe non è una normale osservazione sul proprio stato ad uno serpente, ma poi la natura del mostro si è fatta più chiara - forse avrei dato qualità floreale fin dalla prima frase, assieme al far notare l’assenza degli arti degli uomini che furono.
Un’altro appunto che vorrei farti è che il modo con cui la creatura pensa è un po’ troppo vicina a quello di un proclama o di un resoconto di una vicenda, piuttosto che del vissuto immediato del mostro. Vorrei farti un esempio concreto:
“L’aria è pesante, la notte ci avvolge come un sudario” -> Avrei visto meglio dei dettagli, sulle foglie/rami/miscela di interiora umane che gocciolano di condensa, o qualcosa sui pori con cui la creatura respira fare fatica ad assorbire l’aria
“Le imposte sono spalancate, l’afa estiva spinge gli uomini ad essere meno prudenti.” Sembra più l’indicazione da un documentario, che un pensiero di una creatura affamata di nuove anime.
“La comunità siamo noi. Siamo l’arbusto nato dalla negazione e dalla chiusura mentale.” A chi si sta rivolgendo il pensiero della creatura? È un monito ad Adelina? O è un annuncio al pubblico ad un comizio?
Insomma, non vorrei suonare troppo aspro da queste osservazioni, ma volevo esprimere in un modo chiaro quale origine avesse il senso di stranezza che mi comunicava il testo... Forse è anche il racconto su cui ho espresso un commento più articolato perchè è uno di quelli che mi ha preso di più, e desideravo contribuire con un parere che spero possa darti qualche idee per sperimentazioni future!

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Davide_Mannucci
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Re: Comunità

Messaggio#14 » martedì 23 marzo 2021, 10:27

Ciao Maurizio! Sempre un piacere leggerti.
Comincio col dire che questo non è un racconto buono e neanche ottimo. No, questo supera l’eccellenza e le fa mangiare la polvere. Almeno dal mio punto di vista, si intende. Da premiare la sperimentazione, mi piace osare e infatti anche il mio racconto è stato un osare. Tu hai osato e lo hai fatto con risultati superbi. Già il NOI narrante è uno spettacolo perché in un racconto che si intitola Comunità cade perfettamente a fagiolo (non Luca...il fagiolo fagiolo). Ti rivolgi al lettore come comunità con quel Noi e questo già aiuta a entrare perfettamente nella storia. La confusione iniziale è un altro elemento funzionale alla trama.
Il tuo stile è come sempre da standing ovation. Un racconto davvero bello. Mi ha emozionato e coinvolto ed è stata una bella esperienza leggerlo.
Non dico altro se non che è un racconto da stretta di mano! Chapeau Ferrero!
Bravissimo, complimenti!
Davide Mannucci

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Re: Comunità

Messaggio#15 » martedì 23 marzo 2021, 15:39

ItaliaLeggendaria ha scritto:Ciao Maurizio.
Idea brillante e fuori dai soliti cliché legati a questo tema.
Un unico appunto, ma abbastanza importante: non si capisce chi o cosa siano a condurre la narrazione. Fino a circa metà non abbiamo nessuna idea di ciò che sono, anzi ci dai idee contrastanti perché dice che sono senza gambe e senza braccia, ma si arrampicano sulla finestra. Sicuramente il limite di caratteri ha fatto il suo, ma è un vero peccato perché l'idea di fondo era molto buona. Molte cose restano in sospeso e dai il compito al lettore di riempire i vuoti. Peccato davvero.


DavideMannucci ha scritto:Ciao Maurizio! Sempre un piacere leggerti.
Comincio col dire che questo non è un racconto buono e neanche ottimo. No, questo supera l’eccellenza e le fa mangiare la polvere. Almeno dal mio punto di vista, si intende. Da premiare la sperimentazione, mi piace osare e infatti anche il mio racconto è stato un osare. Tu hai osato e lo hai fatto con risultati superbi. Già il NOI narrante è uno spettacolo perché in un racconto che si intitola Comunità cade perfettamente a fagiolo (non Luca...il fagiolo fagiolo). Ti rivolgi al lettore come comunità con quel Noi e questo già aiuta a entrare perfettamente nella storia. La confusione iniziale è un altro elemento funzionale alla trama.
Il tuo stile è come sempre da standing ovation. Un racconto davvero bello. Mi ha emozionato e coinvolto ed è stata una bella esperienza leggerlo.
Non dico altro se non che è un racconto da stretta di mano! Chapeau Ferrero!
Bravissimo, complimenti!


Il fatto che il racconto sia sperimentale - ma allo stesso tempo abbia ricevuto pareri orientati al positivo - mi riempie di soddisfazione. Grazie a tutti, di cuore :)

AndreaDeAgnoi ha scritto:Un’altro appunto che vorrei farti è che il modo con cui la creatura pensa è un po’ troppo vicina a quello di un proclama o di un resoconto di una vicenda, piuttosto che del vissuto immediato del mostro. Vorrei farti un esempio concreto:
“L’aria è pesante, la notte ci avvolge come un sudario” -> Avrei visto meglio dei dettagli, sulle foglie/rami/miscela di interiora umane che gocciolano di condensa, o qualcosa sui pori con cui la creatura respira fare fatica ad assorbire l’aria
“Le imposte sono spalancate, l’afa estiva spinge gli uomini ad essere meno prudenti.” Sembra più l’indicazione da un documentario, che un pensiero di una creatura affamata di nuove anime.
“La comunità siamo noi. Siamo l’arbusto nato dalla negazione e dalla chiusura mentale.” A chi si sta rivolgendo il pensiero della creatura? È un monito ad Adelina? O è un annuncio al pubblico ad un comizio?
Insomma, non vorrei suonare troppo aspro da queste osservazioni, ma volevo esprimere in un modo chiaro quale origine avesse il senso di stranezza che mi comunicava il testo... Forse è anche il racconto su cui ho espresso un commento più articolato perchè è uno di quelli che mi ha preso di più, e desideravo contribuire con un parere che spero possa darti qualche idee per sperimentazioni future!


L'idea del proclama non è così lontana da ciò che avevo pensato. Una sorta di multi-mente che dialoga con sé stessa, con ricordi e intenzioni condivise ma al tempo stesso condizionata alle vecchie usanze di dover parlare per esprimersi. Quasi come se l'intero villaggio fosse radunato in una piazza a ripetere all'unisono le stesse frasi. Immagine di difficile presentazione, però sono abbastanza soddisfatto del risultato.
Ho provato una via diversa dal solito PdV Show Don't Tell in prima persona singolare - anche sfruttando il genere da "fiaba dark" che per quanto mi riguarda può permettersi anche parti più raccontate.

Massimo Tivoli ha scritto:Ciao Maurizio,
ho adempiuto ai miei doveri di commentatore/valutatore e adesso mi sto godendo la lettura per puro diletto dei racconti restanti.
Mi è piaciuto molto questo tuo racconto weird sia per l'idea che c'è alla base sia per il messaggio sotteso. Un esempio di come la narrativa del bizzarro può diventare una metafora di tematiche attuali. Sei riuscito tra le righe a mostrare bene il senso, a volte, asfissiante e marcescente dell'appartenenza a questa o a quella comunità, club, chiesa, partito, o checchesia gruppo. Come sei riuscito a rendere il senso di ostinata ribellione di chi, pur "dovendo" appartenere, "non vuole" appartenere e la minaccia che questo rappresenta all'interno della comunità.
Per me, ci sei riuscito così bene che potevi concludere il racconto già due righe prima dell'attuale conclusione. Ma capisco che sarebbe stato un rischio verso quei lettori che, vuoi per i propri gusti narrativi, vuoi per le loro aspettative di lettura, avrebbero potuto non cogliere cosa ci fai ben vedere e sentire tra le righe.
Grazie per la bella lettura e buona Edition!


Grazie per il commento non obbligato, Massimo.
Utilizzare la narrativa weird/fantastica come metafora per l'attualità è una delle cose che preferisco fare quando scrivo. Sono contento di esserci riuscito.

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antico
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Re: Comunità

Messaggio#16 » venerdì 2 aprile 2021, 15:06

Touchè, gran pezzo. Ormai sei perfettamente in grado di calibrare il racconto in questi limiti e sei passato allo step successivo riuscendo a migliorare ulteriormente nella gestione del messaggio, sempre più importante di racconto in racconto. Un altro piccolo capolavoro per MC dopo il tuo recente Crisalidi. Per me un pollice su con lode.

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