Benigno

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Davide_Mannucci
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Messaggio#1 » lunedì 15 marzo 2021, 23:55

L’ufficio del dottore doveva essere proprio in fondo al corridoio, come avevano detto, tra una risatina e l’altra, quelle pettegole di cellule neoplastiche che insistevano a chiamarlo Benigno. Che bastarde. Sarcoma, lui si chiamava Sarcoma ed era maligno come tutte le cellule che si rispettino. Nessuno poteva permettersi di deriderlo.
Ma il dottore avrebbe trovato una soluzione, doveva farlo o ne andava della sua reputazione e della sua carriera. Un tumore non può avere pietà, non può permettersi di arrestarsi. Anni di teorie e addestramenti sul campo rischiavano di andare in fumo. Per cosa poi? Che cosa gli stava succedendo?
Il dottore aveva la risposta e tutto sarebbe tornato come prima.
Si fermò qualche secondo davanti alla porta del bagno. Aveva la nausea e continuava a pensare a Gloria. Era colpa sua se non riusciva più a essere un cancro con la c maiuscola. Nutrirsi e crescere. Quella era la missione. Dopo Gloria tutto si era fermato. Un conato di vomito lo costrinse a tornare alla realtà. Adesso basta pensare a lei! Continuò dritto verso l’ufficio del dottore.
Accelerò il passo, sentiva che il tempo stava per scadere, sapeva che qualcosa stava per succedere.
Finalmente arrivò alla porta che non avrebbe mai creduto, qualche anno prima, quando era un tumore rispettabile, di poter varcare.
DOTT. NON HODGKIN – PSICOTERAPEUTA PER CELLULE SENZA RADICI
Bussò con una paura che non aveva mai provato fino a qual momento.
“Se hai paura non potrai mai mettere le tue radici in un corpo e ti troverai dritto dritto tra le grinfie del Dott. Hodgkin”.
Aveva ragione suo padre, era diventato un fifone, un benigno. Le zoccole neoplastiche avevano ragione. Però non era male quel soprannome, si disse mentre bussava alla porta.
Entrò attratto dal vocione del dottore. Ecco, era ufficialmente una cellula in terapia.
Si lasciò ingoiare dalla famosa poltrona di Hodgkin, l’onta più grande per ogni cellula, la sconfitta dei tumori, il traguardo dei falliti.
«Ciao Sarcoma, vediamo se possiamo ancora chiamarti così, comincia pure, ti ascolto».
Tutto qui? Doveva parlare lui? Quella era la terapia? Parlare? Di cosa? Di quanto fosse bella la missione prima di quella maledetta vocina che ancora gli risuonava nel cervello? “Mamma, mi mancherai. Non piangere quando non ci sarò più”.
Ecco, di quello doveva parlare? Doveva raccontare di Gloria e di quanto si fosse sentito bastardo quel giorno in chiesa? Quel palloncino attaccato a quella piccola bara bianca lo aveva sconvolto. Che cazzo aveva fatto? Aveva ucciso una bambina di sette anni! E perché mai avrebbe dovuto fregargliene qualcosa? Di quello forse doveva parlare col dottore. Dello smarrimento e di come si fosse sentito debole da quel momento.
«Dottore, da quando ho vissuto nel corpo di Gloria mi sento diverso, più stanco, incapace di affondare le mie radici e precario. Ecco, mi sento fragile e precario».
Il dottore lo guardava in silenzio, con occhio giudice. «E poi è arrivata Serena, una mamma di famiglia di circa quarant’anni. Da quando mi hanno detto di crescere dentro di lei mi sento fiacco e non riesco più a riprodurmi con la stessa velocità di prima». Si schiarì la voce evitando di incontrare lo sguardo del dottore. «E poi mi muovo, sì, riesco a muovermi. Qualcosa non va, dottore. Non mi sento a mio agio lì dentro». Cercò il coraggio per dirlo, poi decise di vomitare quelle parole tutte d’un fiato. «Non vedo l’ora che qualcuno mi tolga da lì e che lasci vivere quella donna».
«Mio caro ragazzo. Ti sei accorto che stai diventando attento alle tue dimore scelte?» Si appoggiò allo schienale della poltrona e incrociò le mani sul petto. «Conosci il loro nome, la loro età. Non riesci a mettere radici profonde perché sei diventato, perdonami l’espressione, benigno».
Quelle parole arrivarono come un’onda improvvisa ma non facevano così male. Il dottore si fece sempre più opaco e tutto intorno a lui sembrava svanire. Dunque era così che succedeva? E poi tutto se ne andò.
***
L’odore pungente lo fece svegliare. Doveva trovarsi in quella sala dove, invano, i medici cercavano di estirparlo. Ma non ci sarebbero riusciti. Almeno così doveva essere. O no?
«Dottore, guardi i contorni. E non è radicato. Dottore, è benigno».
Benigno.
Però, non male come nome.
Ultima modifica di Davide_Mannucci il martedì 16 marzo 2021, 0:54, modificato 1 volta in totale.


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Re: Benigno

Messaggio#2 » lunedì 15 marzo 2021, 23:57

Ciao Davide! Parametri tutti rispettati, divertiti in questa SARA SIMONI EDITION!

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Sherwood
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Re: Benigno

Messaggio#3 » martedì 16 marzo 2021, 14:33

Ciao Davide,
ammetto di essermi confusa nella parte iniziale del racconto. Non mi era chiaro chi stesse parlando, sono andata per ipotesi, la più accreditata era che il protagonista avesse uno sdoppiamento di personalità. Più avanti ho capito che il "malato" era il Sarcoma, perché non riusciva più a svolgere bene il suo lavoro, cominciava a interessarsi delle persone che aggrediva e provava persino rimorso. A mio avviso hai ripetuto troppe volte la parola "radici", e proprio perché è il tema di questa edizione, suona come se tu volessi convincere il lettore che il tema c'è. Effettivamente è così, perché il tumore non riesce a mettere queste famose radici, si è trasformato in un tumore meno aggressivo. Però penso che con qualche taglio in più e qualche precisazione di meno, il testo ne avrebbe giovato. L'idea è buona e originale: uno psicoterapeuta per tumori che non fanno il proprio dovere.

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Emiliano Maramonte
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Re: Benigno

Messaggio#4 » martedì 16 marzo 2021, 19:16

Ciao Davide!
Bentrovato. Come vedi, i tuoi gufi hanno funzionato... ed eccomi qui!
Il tuo racconto mi ha spiazzato tantissimo. E' costruito su un'idea originalissima e particolare, che si fa apprezzare proprio perché spezza ogni tipo di punto di vista (umano) noto e lo trasferisce su... una cosa molto brutta.
Ecco il punto focale di tutto: affronti un tema delicatissimo che per molti (purtroppo anche per me) va a toccare nervi scoperti dolorosissimi relativi a patologie vissute in prima persona o vissuti da parenti prossimi. Con questo non voglio dire che boccio l'idea, ma mi ha dato fastidio solo snocciolare nella mia mente parole quali "tumore", "sarcoma", "cellule tumorali"... Viene automatico associare tali concetti a esperienze vissute direttamente. A ciò si aggiunge la difficoltà ad apprezzare appieno il vero registro della storia: indubbiamente hai voluto conferire alla trama un certo humor nero (e ci può stare), poi al contempo si fa riferimento a tragedie famigliari provocate proprio dal cancro, e si scivola nel drammatico e nel realistico. E ancora adesso non riesco a decidere se la commistione sia riuscita oppure no.
Sotto il profilo tecnico, un bel po' di confusione nell'incipit, che mi ha costretto a ritornare più volte sulle frasi. Ho fatto fatica a individuare il protagonista in cui immedesimarmi, poi ho capito, ma dopo diverse righe, e questo non è un bene.
Mi accodo a chi ha ravvisato nella ripetizione della parola "radici" un voler segnalare a tutti i costi l'aderenza al tema, ma, nonostante ciò, non hai scantonato.
Ho gradito il finale: una buona chiusura che risolleva le sorti discendenti della narrazione.

Prova interessante, con un'intuizione originale ma con uno sviluppo pieno di perplessità (per quanto mi riguarda...).

In bocca al lupo!
Emiliano.

P.S.: Solo per amor di precisione, dal commento si evincerebbe che sono stato paziente oncologico. Per fortuna così non è stato, ma la malattia ha riguardato una persona a me molto vicina.

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Davide_Mannucci
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Re: Benigno

Messaggio#5 » martedì 16 marzo 2021, 19:28

megagenius ha scritto:Ciao Davide!
Bentrovato. Come vedi, i tuoi gufi hanno funzionato... ed eccomi qui!
Il tuo racconto mi ha spiazzato tantissimo. E' costruito su un'idea originalissima e particolare, che si fa apprezzare proprio perché spezza ogni tipo di punto di vista (umano) noto e lo trasferisce su... una cosa molto brutta.
Ecco il punto focale di tutto: affronti un tema delicatissimo che per molti (purtroppo anche per me) va a toccare nervi scoperti dolorosissimi relativi a patologie vissute in prima persona o vissuti da parenti prossimi. Con questo non voglio dire che boccio l'idea, ma mi ha dato fastidio solo snocciolare nella mia mente parole quali "tumore", "sarcoma", "cellule tumorali"... Viene automatico associare tali concetti a esperienze vissute direttamente. A ciò si aggiunge la difficoltà ad apprezzare appieno il vero registro della storia: indubbiamente hai voluto conferire alla trama un certo humor nero (e ci può stare), poi al contempo si fa riferimento a tragedie famigliari provocate proprio dal cancro, e si scivola nel drammatico e nel realistico. E ancora adesso non riesco a decidere se la commistione sia riuscita oppure no.
Sotto il profilo tecnico, un bel po' di confusione nell'incipit, che mi ha costretto a ritornare più volte sulle frasi. Ho fatto fatica a individuare il protagonista in cui immedesimarmi, poi ho capito, ma dopo diverse righe, e questo non è un bene.
Mi accodo a chi ha ravvisato nella ripetizione della parola "radici" un voler segnalare a tutti i costi l'aderenza al tema, ma, nonostante ciò, non hai scantonato.
Ho gradito il finale: una buona chiusura che risolleva le sorti discendenti della narrazione.

Prova interessante, con un'intuizione originale ma con uno sviluppo pieno di perplessità (per quanto mi riguarda...).

In bocca al lupo!
Emiliano.

P.S.: Solo per amor di precisione, dal commento si evincerebbe che sono stato paziente oncologico. Per fortuna così non è stato, ma la malattia ha riguardato una persona a me molto vicina.


Ciao Emiliano,
Con questo racconto sapevo di toccare nervi scoperti proprio perché i primi nervi scoperti erano i miei...la bimba (nome ed età compresi) purtroppo non è una mi invenzione ma una vita spezzata troppo presto e a me particolarmente cara e una ferita ancora aperta (come vedi il palloncino in chiesa ricorre).
In realtà la.mia era una.visione romantica e utopistica di una conversione religiosa del tumore che da maligno diventa benigno. È una metafora della speranza che il cancro un giorno possa essere davvero curato e debellato.. Benigno è il nome che il protagonista alla fine sceglie perché è la parola più bella che si possa sentire dopo settimane di angoscia e di certezza della condanna...e questo l'ho provato sulla mia pelle.
Sapevo che alcune parole potevano suscitare fastidio ma questo è quello che il tema mi ha.suscitato e le dita hanno cominciato a battere sulla tastiera...tra una lacrima e l'altra. Nessun humor nero.anzi...
Grazie ancora del commento:)
Ultima modifica di Davide_Mannucci il mercoledì 17 marzo 2021, 6:42, modificato 1 volta in totale.
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Re: Benigno

Messaggio#6 » martedì 16 marzo 2021, 19:45

Non era mia intenzione, col mio commento, sindacare sul vissuto o su ricordi personali o su esperienze, ci mancherebbe. E devo dire che ho compreso il tuo intento, tant'è vero che, come ho scritto, il finale mi è molto piaciuto, come anche il messaggio di speranza. Ribadisco che non mi è arrivato il registro complessivo della storia: divertente? Triste? Malinconico? Volevi primariamente sdrammatizzare cercando, però di far riflettere? E' un po' tutto e niente allo stesso tempo. Per il resto, massimo rispetto.

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Messaggio#7 » martedì 16 marzo 2021, 19:47

megagenius ha scritto:Non era mia intenzione, col mio commento, sindacare sul vissuto o su ricordi personali o su esperienze, ci mancherebbe. E devo dire che ho compreso il tuo intento, tant'è vero che, come ho scritto, il finale mi è molto piaciuto, come anche il messaggio di speranza. Ribadisco che non mi è arrivato il registro complessivo della storia: divertente? Triste? Malinconico? Volevi primariamente sdrammatizzare cercando, però di far riflettere? E' un po' tutto e niente allo stesso tempo. Per il resto, massimo rispetto.


Non volevo sdrammatizzare, assolutamente...volevo immaginare una conversione della cellula che, pentita, diventava benigna. Una metafora di speranza e di rabbia insieme
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Re: Benigno

Messaggio#8 » mercoledì 17 marzo 2021, 12:27

Piccola premessa: nel commentarti non ho letto nessun altro commento alla tua storia.

Ho davvero opinioni contrastanti su questa storia.
Già dalle prime righe mi sono sentito in “Osmosis Jones”, un vecchio cartone con setting nel corpo umano.
È chiaro il conflitto interno del personaggio, ma questo suo conflitto non è riuscito a prendermi. Forse la colpa è mia che non ho calcolato cosa significasse realmente quel “dopo Gloria tutto si era fermato”. Non ci sono arrivato sino alla fine, alla rivelazione di chi questa Gloria fosse. Il modo in cui ci viene detto che è una bambina non riesce a farmi empatizzare: mi sento distante dalla storia. Sarebbe bastato fermarsi alla bara col palloncino.
Ripeto che il conflitto c’è, il personaggio ha dei dubbi e delle paure, si muove nella storia ma a mio parere, resta un racconto “seduta da uno psicologo” con setting alternativo.
Alla prossima!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Re: Benigno

Messaggio#9 » mercoledì 17 marzo 2021, 12:35

Sherwood ha scritto:Ciao Davide,
ammetto di essermi confusa nella parte iniziale del racconto. Non mi era chiaro chi stesse parlando, sono andata per ipotesi, la più accreditata era che il protagonista avesse uno sdoppiamento di personalità. Più avanti ho capito che il "malato" era il Sarcoma, perché non riusciva più a svolgere bene il suo lavoro, cominciava a interessarsi delle persone che aggrediva e provava persino rimorso. A mio avviso hai ripetuto troppe volte la parola "radici", e proprio perché è il tema di questa edizione, suona come se tu volessi convincere il lettore che il tema c'è. Effettivamente è così, perché il tumore non riesce a mettere queste famose radici, si è trasformato in un tumore meno aggressivo. Però penso che con qualche taglio in più e qualche precisazione di meno, il testo ne avrebbe giovato. L'idea è buona e originale: uno psicoterapeuta per tumori che non fanno il proprio dovere.


Ciao! Grazie mille per il commento.
Sono d’accordo sulle ripetizioni. In realtà non c’era l’intento di annunciare “Ehi gente!! Tema rispettato, non rompete" :) Ho semplicemente avuto poca attenzione in fase di revisione. :(
per quanto riguarda l’inizio in realtà credevo di aver posto attenzione sufficiente proprio per evitare confusione.

...che insistevano a chiamarlo Benigno. Che bastarde. Sarcoma, lui si chiamava Sarcoma ed era maligno come tutte le cellule che si rispettino. Nessuno poteva permettersi di deriderlo.
Ma il dottore avrebbe trovato una soluzione, doveva farlo o ne andava della sua reputazione e della sua carriera. Un tumore non può avere pietà, non può permettersi di arrestarsi. Anni di teorie e addestramenti sul campo rischiavano di andare in fumo. Per cosa poi? Che cosa gli stava succedendo?


Ma evidentemente così non è stato. Mancanza mia probabilmente ma in alternativa potevo fare un mini prologo ma non mi sembrava né funzionale né opportuno in un. racconto di 4242 caratteri Max.

Grazie ancora per il prezioso commento :)

A presto
Davide Mannucci

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Gennibo
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Re: Benigno

Messaggio#10 » giovedì 18 marzo 2021, 0:02

Ciao Davide, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Originale l’idea di mettersi nei panni di un sarcoma, un personaggio naturalmente considerato “il nemico”. Però secondo me qualcosa non quadra del tutto. La figura del dottore mi ha confuso, penso che ci volesse più focalizzazione fissa sul sarcoma, i suoi problemi, le sue motivazioni, i suoi problemi relazionali, in fondo lui si sente uno diverso, venuto male, e giustamente deve andare in analisi dallo, chessò, quello che vuoi, tipo, uno strizzacellule, quest’ultimo dovrebbe essere un nome che lo distingua dai medici che cercano di estirparlo.
Comunque un’idea molto interessante.

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Re: Benigno

Messaggio#11 » giovedì 18 marzo 2021, 9:49

Giovanni Attanasio ha scritto:Piccola premessa: nel commentarti non ho letto nessun altro commento alla tua storia.

Ho davvero opinioni contrastanti su questa storia.
Già dalle prime righe mi sono sentito in “Osmosis Jones”, un vecchio cartone con setting nel corpo umano.
È chiaro il conflitto interno del personaggio, ma questo suo conflitto non è riuscito a prendermi. Forse la colpa è mia che non ho calcolato cosa significasse realmente quel “dopo Gloria tutto si era fermato”. Non ci sono arrivato sino alla fine, alla rivelazione di chi questa Gloria fosse. Il modo in cui ci viene detto che è una bambina non riesce a farmi empatizzare: mi sento distante dalla storia. Sarebbe bastato fermarsi alla bara col palloncino.
Ripeto che il conflitto c’è, il personaggio ha dei dubbi e delle paure, si muove nella storia ma a mio parere, resta un racconto “seduta da uno psicologo” con setting alternativo.
Alla prossima!


Ciao Giovanni, grazie mille del commento e delle segnalazioni.
Dispiace non essere arrivato a coinvolgerti ma ho cercato di non premere troppo l’acceleratore dei sentimenti facili, perché il taglio su cui volevo concentrarmi era la “conversione” e il pentimento del sarcoma e tutto nasce proprio dal palloncino in chiesa sul quale in realtà, al contrario di ciò che dici, mi sono fermato. Il fotogramma del palloncino è in realtà ben solido e centrale perché è lì che il tumore si sente un “bastardo” ed è da quello che comincia il processo di conversione a benigno. I caratteri sono questi e ho cercato di concentrare e sintetizzare. Speravo di riuscire a mostrare tutto ma, ahimè, sono qui per mettermi alla prova e migliorare.
I confronti aiutano a capire dove bisogna intervenire per migliorare e quindi anche tu finisci nel famigerato zainetto dei consigli preziosi. :)
Grazie mille Giovanni!!
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Re: Benigno

Messaggio#12 » giovedì 18 marzo 2021, 9:52

Gennibo ha scritto:Ciao Davide, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Originale l’idea di mettersi nei panni di un sarcoma, un personaggio naturalmente considerato “il nemico”. Però secondo me qualcosa non quadra del tutto. La figura del dottore mi ha confuso, penso che ci volesse più focalizzazione fissa sul sarcoma, i suoi problemi, le sue motivazioni, i suoi problemi relazionali, in fondo lui si sente uno diverso, venuto male, e giustamente deve andare in analisi dallo, chessò, quello che vuoi, tipo, uno strizzacellule, quest’ultimo dovrebbe essere un nome che lo distingua dai medici che cercano di estirparlo.
Comunque un’idea molto interessante.


Ciao Isabella!
Sono contento che il racconto ti sia piaciuto!
Hai ragione sul discorso del dottore ma è stata una scelta che ho fatto per paura di cadere troppo nel fumetto e di rendere il tutto una macchietta che, visto l’argomento, temevo risultasse davvero poco opportuna. Il discorso di una specie di “strizzasarcomi” mi era venuto in mente ma, ripeto, ho preferito lasciar perdere. Forse avrei dovuto deviare su una via di mezzo ma ormai è andata. :)
Grazie ancora Isabella! :)
A presto.
Davide Mannucci

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Giovanni Attanasio
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Re: Benigno

Messaggio#13 » giovedì 18 marzo 2021, 11:11

DavideMannucci ha scritto:Ciao Giovanni, grazie mille del commento e delle segnalazioni.
Dispiace non essere arrivato a coinvolgerti ma ho cercato di non premere troppo l’acceleratore dei sentimenti facili, perché il taglio su cui volevo concentrarmi era la “conversione” e il pentimento del sarcoma e tutto nasce proprio dal palloncino in chiesa sul quale in realtà, al contrario di ciò che dici, mi sono fermato. Il fotogramma del palloncino è in realtà ben solido e centrale perché è lì che il tumore si sente un “bastardo” ed è da quello che comincia il processo di conversione a benigno. I caratteri sono questi e ho cercato di concentrare e sintetizzare. Speravo di riuscire a mostrare tutto ma, ahimè, sono qui per mettermi alla prova e migliorare.
I confronti aiutano a capire dove bisogna intervenire per migliorare e quindi anche tu finisci nel famigerato zainetto dei consigli preziosi. :)
Grazie mille Giovanni!!


Per fermarti al palloncino intendevo a livello di "concetto". Le domande che ci sono dopo e le frasi richiamano sempre al fatto che lui è triste di aver ucciso la bambina. Mi ero spiegato male (e forse adesso ancora peggio).
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Andrea Lauro
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Re: Benigno

Messaggio#14 » giovedì 18 marzo 2021, 23:28

Ciao Davide, sono molto combattuto nel leggere il tuo racconto. Ci ho trovato tracce di humour nero ed è per questo secondo me che l’antropomorfismo ha funzionato. Quando ci sono vena comica e simbolismo spiccio l’effetto riesce. L’unico problema è che ho fatto fatica a convincermi che stavo leggendo nella giusta prospettiva. Mi sono incaponito a pensare, “ah no aspetta questo è un umano VERO che si è convinto di”, salvo poi ricredermi e dire “ah no, è proprio come l’avevo capita all’inizio”. Rileggendolo invece acquista il giusto senso.
Hai fatto bene a sperimentare, MC è il posto giusto: in testi come questo il rischio di perdere l’adesione del lettore (anche momentanea) è possibile.
Direi un posto tra il secondo e il terzo, non mi ha convinto appieno ma comunque è scritto bene.
buona Sara Simoni edition, a presto!
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Davide_Mannucci
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Re: Benigno

Messaggio#15 » venerdì 19 marzo 2021, 12:19

Ciao Andrea e grazie mille per il commento e per le osservazioni!


Andrea Lauro ha scritto:L’unico problema è che ho fatto fatica a convincermi che stavo leggendo nella giusta prospettiva. Mi sono incaponito a pensare, “ah no aspetta questo è un umano VERO che si è convinto di”, salvo poi ricredermi e dire “ah no, è proprio come l’avevo capita all’inizio”. Rileggendolo invece acquista il giusto senso.
Hai fatto bene a sperimentare, MC è il posto giusto: in testi come questo il rischio di perdere l’adesione del lettore (anche momentanea) è possibile.



Ho provato a fare quelle cose “sconvolgenti” che il buon Spartaco aveva consigliato di fare nella premessa alla sua classifica nell’ultima Edition. Osare in effetti è rischioso e conoscevo i rischi. Sono contento che, nonostante la momentanea uscita dal testo, tu sia riuscito a cogliere l’essenza e l’intento del racconto. Nell’ultima Edition avevo giocato troppo con i sentimenti facili e mi era stato giustamente fatto notare. Qui sono entrato a gamba tesa dando voce al Nemico, immaginandone una redenzione.
Avevo messo in conto combattimenti e spiazzamenti vari ma non il terzo posto del Lauro. :) Che è meglio! (cit.)

Grazie ancora!
Davide Mannucci

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Re: Benigno

Messaggio#16 » sabato 20 marzo 2021, 16:49

Davide non devo commentarti però vorrei dire una cosa: penso tu abbia avuto un coraggio straordinario nel dar voce a...udite udite, un tumore, la cosa più innominabile del ventesimo secolo, manco il corona virus ci è riuscito a diventare innominabile. Insomma la possibilità di creare repulsione era alta ma tu hai voluto comunque sfidare.
Inoltre la declinazione del tema è decisamente originalissima e devo dire che il testo si comprende facilmente. Hai dosato bene le informazioni per far capire cosa succede: chi parla, con chi, perché. Adoro anche il conflitto, che è ben presente, e in un certo senso questo messaggio piacevolmente non-sense che ti arriva a far empatizzare con un tumore, benigno però.
N'era facile eh.

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Re: Benigno

Messaggio#17 » sabato 20 marzo 2021, 17:39

Ciao Davide, che l'Antico maledica te e il Times New Roman. Lunedì vado dall'oculista.

La storia è particolare, as you know Dave.
Il tono ironico e leggero che dai al testo lo rende gradevole ed evita eccessivi appesantimenti legati poi al tipo di conflitto che sta vivendo il protagonista. Tuttavia, proprio la profondità e intensità dei suoi dubbi e della sua storia forse tendono a stridere un pochino col tono. Ho trovato i pensieri relativi al suo cambiamento dopo e a causa di Gloria troppo seri per il contesto.
Mi rendo conto che, essendo una vicenda dolorosa e personale, sia difficile aleggerire, però il risultato così com'è mi sembra manchi un po' di amalgama.
Penso che possano apprezzarlo di più quelli che hanno seguito altri tuoi scritti qui su MC, ma alcuni punti potrebbero risultare oscuri per chi ti legge per la prima volta. Ti invito a prestare più attenzione a questo aspetto, perché ho notato già in almeno un'altra occasione che fai un po' troppo affidamento sulle conoscenze pregresse del lettore con riferimenti più o meno impliciti a tue opere precedenti.
Dal punto di vista dello stile, in generale non ho grossi appunti, rendi bene il fraseggio interiore del protagonista e i pochi tocchi di ambientazioni che ci dai fanno il loro dovere.
In definitiva per me è un buon lavoro, ma sono indeciso se metterti ultimo in classifica per le dimesioni del carattere, oppure mandarti la fattura dell'ottico.

Una nota specifica:
«Ciao Sarcoma, vediamo se possiamo ancora chiamarti così, comincia pure, ti ascolto».
Tutto qui? Doveva parlare lui? Quella era la terapia? Parlare? Di cosa? Di quanto fosse bella la missione prima di quella maledetta vocina che ancora gli risuonava nel cervello? “Mamma, mi mancherai. Non piangere quando non ci sarò più”.
Ecco, di quello doveva parlare? Doveva raccontare di Gloria e di quanto si fosse sentito bastardo quel giorno in chiesa? Quel palloncino attaccato a quella piccola bara bianca lo aveva sconvolto. Che cazzo aveva fatto? Aveva ucciso una bambina di sette anni! E perché mai avrebbe dovuto fregargliene qualcosa? Di quello forse doveva parlare col dottore. Dello smarrimento e di come si fosse sentito debole da quel momento.
«Dottore, da quando ho vissuto nel corpo di Gloria mi sento diverso, più stanco, incapace di affondare le mie radici e precario. Ecco, mi sento fragile e precario».


Una cosa a cui non ho mai pensato finché non me lo hanno detto è che il tempo della lettura dovrebbe coincidere col tempo della narrazione. Il dottore invita il sarcoma a parlare, poi lui comincia a pensare. Pensa un sacco prima di aprire bocca. C'ho messo circa 30 secondi a leggerlo. Immagina la scena col dottore che gli dice "Su, parla" e l'altro che rimane zitto 30 sec perché sta pensando. Ecco, tutto questo per dire che quel pensiero piazzato lì è un po' troppo lungo.

Alla prossima!

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Re: Benigno

Messaggio#18 » mercoledì 24 marzo 2021, 14:03

Ciao Davide, ho letto il tuo racconto e mi ha spiazzato, inizialmente non mi era ben chiaro il punto di vista ma andando avanti, quando si è chiarito, ha aumentando ancora di più lo spiazzamento. Racconto molto particolare, con scene molto vivide (ad esempio quella del palloncino) e ben scritto, il finale mi è piaciuto particolarmente.
Grazie e alla prossima!

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Re: Benigno

Messaggio#19 » mercoledì 24 marzo 2021, 22:58

Ciao, piacere di conoscerti.
Data l’originalità della situazione (che è cosa molto positiva a mio gusto), nel tuo racconto ci sono entrata con un po’ di difficoltà, tanto che ho dovuto rileggere l’inizio per essere sicura di aver capito. Ho avuto lo stesso problema anche in altri punti, a racconto inoltrato, ma forse perché non riuscivo ad ancorarmi al pov.

A prescindere da questo, trovo che il problema di mettere come protagonista un soggetto antipatico, o perfino unanimemente detestato, sia che leggendo si fa fatica a empatizzare coi suoi tormenti. In fondo è come se fosse meglio se lui è in difficoltà.

Ciò che però ho pensato davanti a termini anche tecnici, è che tu stessi parlando di qualcosa che per qualche motivo hai purtroppo dovuto conoscere, e questo sì che mi ha creato una partecipazione emotiva.
Alla fine della lettura, ho trovato il tuo racconto effettivamente originale e perfino coraggioso. Dunque penso che tu possa essere sulla buona strada per creare qualcosa che forse nessuno ha mai detto.

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Re: Benigno

Messaggio#20 » giovedì 25 marzo 2021, 12:37

Damjen ha scritto:Ciao, piacere di conoscerti.
Data l’originalità della situazione (che è cosa molto positiva a mio gusto), nel tuo racconto ci sono entrata con un po’ di difficoltà, tanto che ho dovuto rileggere l’inizio per essere sicura di aver capito. Ho avuto lo stesso problema anche in altri punti, a racconto inoltrato, ma forse perché non riuscivo ad ancorarmi al pov.

A prescindere da questo, trovo che il problema di mettere come protagonista un soggetto antipatico, o perfino unanimemente detestato, sia che leggendo si fa fatica a empatizzare coi suoi tormenti. In fondo è come se fosse meglio se lui è in difficoltà.

Ciò che però ho pensato davanti a termini anche tecnici, è che tu stessi parlando di qualcosa che per qualche motivo hai purtroppo dovuto conoscere, e questo sì che mi ha creato una partecipazione emotiva.
Alla fine della lettura, ho trovato il tuo racconto effettivamente originale e perfino coraggioso. Dunque penso che tu possa essere sulla buona strada per creare qualcosa che forse nessuno ha mai detto.



Ciao, grazie del commento.
In questo caso sperare che il protagonista andasse in difficoltà era proprio il desiderio che volevo mettere nel lettore. Se tu hai provato questo allora ho fatto bingo, nonostante l’ottavo posto. Non dovevi provare empatia ma sperare che fosse in difficoltà....solo così sarebbe diventato benigno, che è quello che volevo fare nel racconto. Una metafora sulla speranza, un’utopia probabilmente. Il bastardo si converte, si scopre empatico con le proprie vittime e trova il nome “benigno” non più un’onta ma un bellissimo nome. Detto questo, pur non apprezzando (per ovvi motivi) l’ottavo posto, ti ringrazio e infilo volentieri anche il tuo commento nello zainetto delle osservazioni preziose.
Grazie ancora :)
Davide Mannucci

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Re: Benigno

Messaggio#21 » giovedì 25 marzo 2021, 19:18

Ciao Davide, un piacere leggerti.
Al contrario di qualcuno, io il tuo racconto l'ho inteso dalle prime righe e mi si sono immerso immediatamente.
Ho capito subito chi era il protagonista e cosa impersonava e mi è subito balzato agli occhi il suo malessere derivato dal suo passato. Durante il racconto mi chiedevo se c'era qualche evento in particolare che lo avesse turbato, e hai anche risolto il mio quesito lungo il testo.
Il tema è centratisssimo e soprattutto originale, cosa che cerco sempre di premiare quando possibile.
Per me ottimo racconto. Anzi, il migliore.

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Andrea Partiti
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Re: Benigno

Messaggio#22 » venerdì 26 marzo 2021, 8:39

Il racconto funziona e l'idea la trovo originale e ben strutturata (o forse ci hanno pensato in tanti ma si sono detti "ma sai cosa? No."), ma ho qualche dubbio sul modo in cui "arriva", questo personificare i tumori in maniera così leggera per me dovrebbe essere giustificato da un fine specifico che hai in mente e che in qualche modo arriva al lettore da in mezzo alle righe. C'è un fattore disturbo/shock non indifferente, soprattutto per chi è stato toccato personalmente o da vicino da uno dei tanti tumori che snoccioli come ambientazione, che deve essere giustificato in qualche modo. In casi del genere che toccano personalmente il lettore, a volte la forma non è tutto quello a cui deve badare chi scrive.

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Davide_Mannucci
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Re: Benigno

Messaggio#23 » venerdì 26 marzo 2021, 8:52

Mario Mazzafoglie ha scritto:Ciao Davide, un piacere leggerti.
Al contrario di qualcuno, io il tuo racconto l'ho inteso dalle prime righe e mi si sono immerso immediatamente.
Ho capito subito chi era il protagonista e cosa impersonava e mi è subito balzato agli occhi il suo malessere derivato dal suo passato. Durante il racconto mi chiedevo se c'era qualche evento in particolare che lo avesse turbato, e hai anche risolto il mio quesito lungo il testo.
Il tema è centratisssimo e soprattutto originale, cosa che cerco sempre di premiare quando possibile.
Per me ottimo racconto. Anzi, il migliore.



Ciao Mario, grazie per il commento e per l’apprezzamento!
Sono contento che sia arrivato il senso del racconto e che sia stato chiaro dove volessi arrivare.
Hai colto pienamente il punto e questo mi dà grande soddisfazione!
A presto!
Davide Mannucci

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Davide_Mannucci
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Re: Benigno

Messaggio#24 » venerdì 26 marzo 2021, 8:57

Andrea Partiti ha scritto:Il racconto funziona e l'idea la trovo originale e ben strutturata (o forse ci hanno pensato in tanti ma si sono detti "ma sai cosa? No."), ma ho qualche dubbio sul modo in cui "arriva", questo personificare i tumori in maniera così leggera per me dovrebbe essere giustificato da un fine specifico che hai in mente e che in qualche modo arriva al lettore da in mezzo alle righe. C'è un fattore disturbo/shock non indifferente, soprattutto per chi è stato toccato personalmente o da vicino da uno dei tanti tumori che snoccioli come ambientazione, che deve essere giustificato in qualche modo. In casi del genere che toccano personalmente il lettore, a volte la forma non è tutto quello a cui deve badare chi scrive.



Ciao Andrea, grazie per il commento.
In realtà ho trattato l’argomento in molti modi tranne che con leggerezza. Il mio non è stato un esperimento del tipo “giochiamo con lo stile, che faccio? Ma sì parliamo di sarcomi e giochiamo un po’”. Il trattare questo argomento, a parte essere doloroso perché sono stato più che toccato dalla cosa, era, secondo il mio punto di vista, giustificato da un fine specifico, che era quello di immaginare un mondo in cui il tumore va in crisi, si converte e diventa benigno. Un mondo in cui il nemico che provoca shock e disturbo anche solo a nominarlo, viene debellato e risulta innocuo. Ho badato eccome a quello che scrivo. Per carità, accetto che non ti sia piaciuto, ma visto che l’argomento mi ha toccato eccome, rimando al mittente l’accusa di leggerezza.
Grazie ancora del commento.
Davide Mannucci

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Re: Benigno

Messaggio#25 » mercoledì 31 marzo 2021, 16:48

Un racconto strano in cui ho fatto fatica ad addentrarmi. Tutta la prima parte dilunga forse eccessivamente il momento in cui si chiarifica il setting e questo porta a giocarti spazio che poteva essere più funzionale per aumentare l'empatia con il protagonista, un tumore che comincia a rendersi conto di cosa voglia dire esserlo. Credo anche che tu abbia sprecato l'occasione di allargare il cerchio e di portarlo a un livello più elevato perché noi stessi esseri umani siamo tumori e non è detto che riusciamo a capirlo nel corso delle nostre esistenze andando a rendere più consapevoli i nostri comportamenti. Ed è questo che manca qui, a mio modo di vedere, perché tu ti spingi a una sorta di epifania religiosa, ma questa giunge un pelo a random anche se in seguito a un'immane tragedia: ma cos'è che lo fa veramente scattare? Insomma, parti lento e chiarifichi strada facendo, ma senza arrivare a un quid che avrei trovato davvero convincente. Ottimo il tentativo, sia chiaro. Inoltre la tua pulizia formale ti permette di dare sempre un tocco in più e il racconto è buono, solo non ottimo, per me. Direi un pollice tendente verso l'alto, ma non in modo brillante.

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