I Superstiti

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SilviaCasabianca
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I Superstiti

Messaggio#1 » martedì 16 marzo 2021, 0:23

I Superstiti - Silvia Casabianca

Gael camminava guardando la sola meta possibile: l’orizzonte. Un raggio fioco trafiggeva due cactus giganti. Dov’era Juanito? Si voltò di scatto e li vide tutti accasciati a terra. Un gemito stridulo, di donna, si levò dal basso. Calpestò le proprie impronte affondando i piedi nella sabbia di piombo e proteggendosi gli occhi dai granelli.
Il corpo di Amparo palpitava a terra. Dalla pelle secca delle dita dei suoi piedi fino alla caviglia scendevano due rivoli rosso vivo come salsa chile. Le foci dei due fiumiciattoli erano due morsi minuscoli. Si avvicinò: occhi immobili e neri come ossidiane. Il volto livido, Doña Elena che singhiozzava al suo capezzale.
Un tonfo lo fece voltare. Ernesto sputò. La saliva piombò sul corpo del serpente corallo, che periva sotto il peso di una pietra.

Juanito guardava in direzione Sud, da dove erano venuti.
«Andiamo» Gael lo prese per un polso «dobbiamo raggiungere la zona semi-arida prima che faccia buio».

L’oscurità arrivò. Tutti dormivano ma non Juanito. Gli scoppiettii del fuoco si alternavano al russare di Doña Elena. Gael si avvicinò, si sedette accanto al fuoco e guardò verso nord.
«Papà, quanto manca per Tucson?».
«L'india dice: poco».
«Quant’è poco?».
Gael fece spallucce. «Lo sai che è di poche parole!».
Juanito si voltò nuovamente verso Sud. Con le unghie si torturava le pellicine secche del dito medio.
«Voglio tornare a casa».
«Ascolta Juanito, la sai la storia dell’incendio?».
«Mh mh» mugolò in un diniego.
«Una notte Il nonno si svegliò in un bagno di sudore e così uscì fuori per vedere cosa stesse succedendo».
Juanito continuò a guardare a Sud ma strizzò gli occhi fissando un punto preciso.
Gael si tolse il sombrero dal capo e lo poggiò a terra fra i propri piedi. «e quello che vide fu straordinario!».
Juanito si voltò di scatto e si ritrovò gli occhi del padre fissi, a pochi centimetri «cosa? Che vide il nonno?».
«vide un incendio in lontananza e quattro cipressi che staccavano le radici da terra in uno sforzo bestiale. Poi li vide camminare, ciondolando a fatica di qua e di là» simulò il movimento degli alberi ondeggiando i gomiti in orizzontale.
Juanito passò dal medio a torturarsi il mignolo.

«Il nonno non poteva credere ai suoi occhi e cominciò a urlare: Hey, ustedes ¿Dónde andan? I cipressi si voltarono. Avevano occhi e bocca angosciati ma continuarono ad andare avanti. Il nonno allora cominciò a seguirli preoccupato finché non vide uno…cadere a terra, zampe all’aria, morto stecchito».
«Noo!».
Gael annuì e raccolse un pugno di sabbia.
«Però gli altri tre continuarono ad andare, testardi, forti!». Le dita della destra si strinsero in un pugno «fino a che non trovarono un pezzo di terreno reso umido da una recente pioggia».
Gael strinse di nuovo le dita stavolta con delicatezza, strofinandole contro i palmi. Lasciò cadere la sabbia fra le dita, quasi potesse sentire il fango sporcarlo.
«e lì, proprio in quel punto, i cipressi presero a spingere le loro radici. Più spingevano e più era doloroso, ma loro continuarono, a poco a poco, fino a che non poterono nuovamente cominciare a succhiare l’acqua dal terreno e riprendere vita. Misero radici laddove non erano nati e così si salvarono».

Juanito aveva smesso di strapparsi le pellicine e fissava il padre con la bocca semichiusa.
«ma perché i cipressi scappavano dalla loro terra?».
«Non volevano crepare bruciati forse?» allungò un occhio in avanti.
«Ma sono alberi, papà, e questa è solo una stupida storia! Se si staccano dalle loro radici muoiono! Noi nasciamo in un posto ed è lì che dobbiamo stare, lì abbiamo il cibo che ci piace, possiamo parlare la lingua che conosciamo e tutti ci vogliamo bene. In un altro posto, papà...moriamo!».

Gael si fiondò su Juanito. Gli alzò il braccio e cominciò a infilare le mani dentro la sua maglietta, come alla ricerca di qualcosa.
«basta, papà, mi fai il solletico!».
«oh cercavo di capire dove fosse la tua corteccia o se avessi qualche rametto che ti usciva dall’ascella».
Juanito rise «ma che dici papà? mica sono un albero io!».
Gael sorrise e si voltò dalla parte opposta, preparandosi a dormire. Chiuse gli occhi.
«papà...» Il sussurro s'intrufolò nel timpano.
«eh?».
«Riposa bene. L'india dice che manca poco all'Arizona».
Ultima modifica di SilviaCasabianca il martedì 16 marzo 2021, 0:42, modificato 6 volte in totale.



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Re: I Superstiti

Messaggio#2 » martedì 16 marzo 2021, 0:24

Ciao Silvia! Caratteri e tempo ok, buona SARA SIMONI EDITION anche a te!

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GiulianoCannoletta
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Re: I Superstiti

Messaggio#3 » martedì 16 marzo 2021, 12:22

Ciao Silvia, piacere di averti letto.
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Hai affrontato con molta delicatezza e sensibilità un tema complicato.
Il tema è assolutamente centrato, la storia del nonno lo rende ancora più esplicito. Inserire quella storia è stata una scelta ben riuscita. Rischiava di essere un innesto messo a forza per rendere più esplicito il tema, invece a mio parere l'hai gestita davvero bene. (Per tratteggiare le loro ansie e il rapporto padre- figlio)
Ti faccio qualche appunto sparso, per lo più dettagli di poco conto.

Hai lasciato alcuni spazi tra un capoverso e l'altro che mi hanno confuso, perché credevo ci fosse un cambio di scena, mentre non era così :)

Hey, ustedes ¿Dónde andan? => Immagino siano tutti messicani, quindi nel patto col lettore abbiamo stabilito che le conversazioni che leggiamo in italiano avvengono in realtà nello spagnolo del centro-america. Perché allora cambiare lingua nell'esclamazione del nonno?

Forse era meglio chiarire la relazione padre-figlio tra i due personaggi già dalla prima scena. Avevo pensato che fossero amici o fratelli e la scena intorno al fuoco in prima battuta mi ha confuso.
Come vedi solo dettagli. Bravissima, a rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

Andrea Cangiotti
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Re: I Superstiti

Messaggio#4 » martedì 16 marzo 2021, 21:39

Una storia differente dalle altre che profuma di "viaggio". Lo stile non è mai ridondante, e si presta nel modo giusto a raccontare tutto il percorso dei protagonisti. Intravedo nello scrivente la voglia di parlare di sé attraverso le proprie conoscenze multi culturali, che di certo rendono la storia più vera. Vedo anche una vena romantica nell'epilogo che si adagia bene sul tema proposto. La lettura è scorrevole grazie a tutti questi fattori, quindi direi che la storia può essere tranquillamente di buona compagnia.

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Proelium
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Re: I Superstiti

Messaggio#5 » mercoledì 17 marzo 2021, 18:44

Ciao Silvia,
piacere di leggerti. Ho avuto qualche difficoltà a orientarmi nel medias res iniziale, ci sono molti nomi, movimenti e accade tutto troppo in fretta. Se da un lato ciò ricrea bene la tempestività della scena, dall’altro mi ha lasciato spiazzato e ho faticato a seguirti, pur inquadrando il setting.
Dal paragrafo successivo, è iniziata la magia. Ho apprezzato la densità fluida dei dialoghi e la declinazione da “fiaba a incastro” che hai dato al tema. Da amante dei western e delle marce tolkieniane degli Ent, ho apprezzato molto la commistione tra i due mondi, ma soprattutto la sensibilità con cui ti sei mossa di battuta in battuta fino alla conclusione.

Alla prossima, buona Edition!
Francesco

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SilviaCasabianca
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Re: I Superstiti

Messaggio#6 » mercoledì 17 marzo 2021, 20:35

Ciao Giuliano
Grazie mille per il tuo commento. Non sai quanto lo apprezzo!
Veniamo ai punti di miglioramento: Riguardo agli spazi nulla da dire, errore mio. Non so perché faccio fatica a capire come strutturare il testo in termini di: quando devo andare a capo? Quando devo mettere il trattino? Queste cosette qui da maestrina non sono il mio forte ma prometto che mi ci metto.
Anche sullo spagnolo uhmm mi sa che non hai tutti i torti. Volevo caratterizzare il personaggio del nonno ma sarebbe stato meglio mettere una frase in lingua indigena, poi però boh, avrei confuso ancora di più? Dove mettevo la traduzione? Almeno lo spagnolo è comprensibile, e quindi ho fatto così.
Riguardo alla questione del rapporto parentale è stata invece una scelta consapevole. Mi piaceva l'idea di non far comprendere subito il rapporto diretto, un po' come avviene in alcuni film sai? Che le prime scene ti interroghi su certe dinamiche, in questo caso un po' irruente: "dobbiamo andare" mentre una tizia è appena crepata, solo perché "beh sei mio figlio, quindi anche se la morte si è presa via una del gruppo, tu per me sei la priorità". Mi piaceva che all'inzio non si comprendesse e magari si giudicasse Gael un pò freddo, quando invece è tutto il contrario.

Ciao Andrea
Anche a te dico che apprezzo di cuore il tuo commento! si, in effetti è un tema a me molto caro e volevo trattarlo in maniera diversa dal solito "pietismo" e cliché relativi. Sono felice che questo affetto che provo per quel popolo e certe conoscenze sia trapelato con rispetto e sensibilità.

Ciao Francesco
Anche qui Idem con patate. Grazie di cuore per aver definito la tua esperienza "magica"! Apprezzo molto anche tu ci abbia visto dei toni western, che sebbene non coscientizzati, devo aver inserito di default perché anche io sono stata una mangiatrice accanita di Western, con tanto di facce strane da parte dei miei coetanei.
Riguardo alle problematiche riscontrate, mi spiace che purtroppo quei dettagli che ho dovuto tagliare per rientrare nei caratteri anche stavolta si siano fatti sentire, mi riferisco principalmente a un paio di frasi che avrebbero chiarito ancor meglio il contesto all'inizio. Tuttavia pensavo che con i cactus giganti, il deserto e dei tizi con nomi spagnoli che camminavano la situazione fosse pressoché chiara. Ho fatto quel che potevo coi caratteri, aimè.

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MatteoMantoani
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Re: I Superstiti

Messaggio#7 » giovedì 18 marzo 2021, 14:30

Prime Impressioni. Ciao Silvia, piacere di rileggerti. Il tuo racconto mi è piaciuto, seppure con qualche riserva sulla prima parte. Tutto spiegato tra poco.

Aderenza al tema. Tutto a posto, anzi: doppio riferimento, con la migrazione alla ricerca di un posto migliore dove mettere le radici sia da parte di alberi che di uomini.

Punti di Miglioramento.L'incipit è un po' farraginoso, ed è un problema grosso in un racconto, perché le prime righe sono il tuo biglietto da visita. Ho faticato a cogliere alcune immagini e alcuni riferimenti, ecco un paio di esempi (in ordine sparso):

Un raggio fioco trafiggeva due cactus giganti
Mi sono proprio immaginato un raggio laser: andrei a rivedere il verbo "trafiggere"

Gael, Juanito, Amparo, Ernesto, Donna Elena,
Poche righe e già tanti nomi (stranieri) di altrettanti personaggi. Occhio, un racconto più è breve più funziona meglio con pochi personaggi

Si voltò di scatto e li vide tutti accasciati a terra
Tutti chi?

Le foci dei due fiumiciattoli erano due morsi minuscoli.
Foci o sorgenti?

Ho dovuto reiniziare un paio di volte a leggere il tuo racconto, cosa che il lettore medio non farà: si stancherà prima e passerà ad altro.. e sarebbe un peccato, perché nel tuo racconto ciò che viene dopo è molto meglio!

Punti di Forza. La storiella degli alberi che si spostano come metafora della realtà è molto buona (mi ha ricordato un disegno di Luigi Serafini). Io stesso ho cercato di fare una cosa simile nel mio racconto nella "Sfida", cioè usare una leggenda per arricchire il contesto del racconto. Un'altra cosa che mi è piaciuta parecchio, è il dettaglio delle pellicine, un modo molto buono per caratterizzare il personaggio e per mostrare la sua impazienza. Mi sa che questa cosa te la frego ;)

Conclusioni. Un racconto che non parte benissimo, ma che ha alla sua base una bella idea. L'ho letto con piacere.

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maurizio.ferrero
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Re: I Superstiti

Messaggio#8 » giovedì 18 marzo 2021, 15:14

Ciao Silvia, piacere di leggerti.

Veramente un bel racconto. Gioca molto sull'empatia del lettore e, per quanto la storia sia molto semplice, va a toccare i tasti emozionali giusti. I due protagonisti sono definiti quel tanto che basta da affezionarsi e sperare che per loro, alla fine, le cose vadano bene.
Qualche passaggio non mi ha convinto completamente:

"Si voltò di scatto e li vide tutti accasciati a terra."
Messa così sembra che siano tutti sdraiati a terra esanimi, quando invece è solo uno che è in gravi condizioni.


«ma perché i cipressi scappavano dalla loro terra?».
«Non volevano crepare bruciati forse?» allungò un occhio in avanti.
«Ma sono alberi, papà, e questa è solo una stupida storia! Se si staccano dalle loro radici muoiono! Noi nasciamo in un posto ed è lì che dobbiamo stare, lì abbiamo il cibo che ci piace, possiamo parlare la lingua che conosciamo e tutti ci vogliamo bene. In un altro posto, papà...moriamo!».

"Crepati" mi sembra una parola troppo dura per il tono dolce e quasi fiabesco che fino a quel momento stava usando il padre.
A parte questo, non mi è chiaro il discorso del bambino: prima dice che quella è una storia stupida, poi però la paragona fin troppo letteralmente alla loro situazione, sottintendendo che in realtà ci ha creduto fin troppo.
Logica distorta bambinesca, senza dubbio, eppure mi pare che il pensiero potesse essere formulato meglio e senza troppi giri di idee.

Il racconto comunque mi è piaciuto molto e il tema è centrato.

A presto!

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Luca Nesler
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Re: I Superstiti

Messaggio#9 » venerdì 19 marzo 2021, 17:04

Ciao Silvia! Racconto di un racconto. Non è una forma spesso efficace. Il contesto che hai scelto è buono e funziona bene col tema. Tecnicamente il testo presenta diversi elementi migliorabili a partire dall'inizio. Mi è del tutto oscuro e, per me, il racconto comincia da "L’oscurità arrivò."
In generale il flusso informativo non è gestito al meglio. In molti punti è poco chiaro e si fatica a capire diversi elementi. Provo a indicarteli per vedere se riesco a spiegarti l'effetto che ha avuto su di me. Evito però la prima parte, perché lì non ci ho capito davvero nulla.

"L’oscurità arrivò."
Qui le possibilità sono due: o l'oscurità è arrivata all'improvviso, o è un racconto a posteriori. In ogni caso non è il massimo.

"Tutti dormivano ma non Juanito."
Questa informazione la ricevo da un narratore esterno che vuole mostrarmi Juanito per dirmi che vedo le cose dal suo pdv o è quello che viene percepito da un pdv che ancora non si è presentato? Rimango col dubbio di chi sia Juanito (forse è il protagonista, forse una comparsa, ma so solo che è un maschio e che non dorme).

"Gli scoppiettii del fuoco si alternavano al russare di Doña Elena. Gael si avvicinò, si sedette accanto al fuoco e guardò verso nord."
Altro personaggio. Ma è visto da Juanito o è lui che ha visto Juanito prima? Questo è importante per capire chi è chi e cosa posso aspettarmi dal racconto. Sento il bisogno di inquadrare un protagonista per conoscere i suoi obiettivi e le sue difficoltà. Senza contare che potrebbe esserci un terzo pdv che vede sia Juanito che Gael...
Inoltre quando dici "guardò verso nord" capisco che lui si orienta bene nella sua situazione e, assieme al dettaglio del fuoco, mi suggerisce un gruppo in viaggio (ci sono almeno 3 personaggi), ma non mi aiuta a immaginare la loro situazione. Cosa vede verso nord? Oltre all'oscurità e al fuoco, che cosa c'è? Perché guarda lontano al buio?

"«Papà, quanto manca per Tucson?»."
SI palesa una relazione, ma non so chi è chi. Se ora fosse stato chiaro chi ha parlato, capirei. Io pensavo che il bambino fosse Gael, perché era l'ultimo ad aver fatto l'azione, quindi quello che avrebbe parlato.
Apprezzo molto il fatto che tu non abbia usato dialogue tag, ma devi sopperire alla mancanza. In generale, quando fai a meno del tell, è come se perdessi un superpotere. Col tell puoi dire quello che vuoi con grande chiarezza e il lettore capisce (grazie, gliel'hai detto...), ma quando lo eviti devi trovare il modo per dargli le stesse informazioni.

"Gael fece spallucce. «Lo sai che è di poche parole!»."
Qui finalmente si capisce chi è chi, ma è molto avanti.

"Juanito si voltò nuovamente verso Sud."
Perché nuovamente? Prima avevamo Gael che si voltava verso nord. E anche qui non so che cosa si aspetta di vedere Juanito, in sostanza, perché continuano a guardare lontano? Oltre a questo "nuovamente" è un avverbio superfluo.

"«Mh mh» mugolò in un diniego."
In un diniego è bruttino.

"Juanito continuò a guardare a Sud ma strizzò gli occhi fissando un punto preciso."
Mentre il padre racconta, il bambino strizza gli occhi per fissare un punto a sud. Capisco che ci tiene molto e questo evidenzia come mi manchino informazioni importanti: perché continua a fissare l'orizzonte? Inoltre, cosa si aspetta di vedere in quel punto preciso? Crea delle aspettative.

I dialoghi funzionano e la relazione è ben tratteggiata.
La fine:
«papà...» Il sussurro s'intrufolò nel timpano.
«eh?».
«Riposa bene. L'india dice che manca poco all'Arizona».
Crea un po' di confusione perché proponi un'inversione di ruoli dove il figlio raccomanda al padre di dormire e lo fa con le parole che prima ha usato il padre (il che crea confusione ulteriore sull'identità dei parlanti) e mi ha fatto domandare ancora se avevo inquadrato i ruoli più sopra o mi fossi sbagliato.

In definitiva la tecnica non è male, sta prendendo forma bene, ma devi domare meglio il flusso informativo. Non è facile e ti costringe a riflettere molto bene ai dettagli che decidi di mettere per iscritto.
Alla prossima!

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SilviaCasabianca
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Re: I Superstiti

Messaggio#10 » sabato 20 marzo 2021, 13:06

Ciao Matteo

Mi fa piacere ti sia, tutto sommato, piaciuto. Mi dispiace tu abbia fatto fatica a cogliere alcuni passaggi. Rifletterò sui tuoi suggerimenti, tuttavia fatico a cogliere la difficoltà. Forse nel commento che farò a Nesler potrai capire a cosa mi riferisco. Scusami ma cerco di rispondere a più per volta per conciliare tempo a disposizione con economia delle risposte.

ciao Maurizio

Ringrazio anche te. Mi sembra che ti sia piaciuto quindi posso ritenermi abbastanza contenta.
Riguardo al discorso del bambino, ci terrei a spiegare:
Il conflitto è tutto lì. Juanito è un bambino che si è visto "strappato" (sempre restando in tema da radici) dalla propria Terra. Avendo personalmente conosciuto il popolo messicano approfonditamente ti assicuro che per loro è proprio così. La loro terra è la La Loro Terra, pensano, anche per motivi spirituali (magari te lo sto spiegando ma lo sai perfettamente, in tal caso perdonami), di appartenere alla terra, di nascere dalla terra, come nascerebbe un fusto o delle patate, e di venir risucchiati da madre terra quando muoiono, per loro la terra è: la madre che nutre e divora. Insomma, senza farla troppo lunga per loro è un vero e proprio sradicamento. Quando lasciano la loro terra lo fanno con grande dolore. Il bambino in questo caso sa che da dove vengono c'è miseria, violenza, eppure pensa che è lasciando la sua terra che morirà. La morte avvenuta da poco di una dei superstiti, Amparo, esacerbera e conferma questo suo terrore. Non l'ho fatto piangere solo perché Amparo è solo una tizia che viaggia con loro, non una parente, e inoltre anche perché non è la prima morte che vedono visto che sono i superstiti.
Quindi più che logica distorta bambinesca, direi che è logica distorta umana. Noi umani crediamo fortissimamente a qualcosa, ma allo stesso tempo non ne vediamo le contraddizioni (pensa alla religione...vabbè, passo e chiudo sennò addio =P).
Cooomunque, dicevo, lui dice: gli alberi, se si sdradicano muoiono--> storia stupida perché la storia li fa sopravvivere. Quindi non cè incoerenza in quello che ho raccontato io, c'è, leggermente, nel bambino che si paragona a degli alberi quando lui ha delle gambe. E qui c'è tutto il finale, secondo me molto bello in fondo nella forma, e cioè che il padre cerca di dimostrare a un ragazzino che noi non siamo alberi e che per quanto doloroso possiamo salvarci spostandoci, anche se fa male. Insomma semmai è la logica del padre a essere distorta, ma in realtà non è la sua logica che lo è, bensì il modo in cui cerca di manipolare la leggenda per far ragionare il ragazzino, invece di fargli le solite prediche.
Che poi si poteva rendere meglio, NON LO METTO IN DUBBIO. Sto cercando di migliorare, speriamo bene! =)

Ciao Luca
E veniamo a te, che più di tutti mi hai spiazzato. Ti ringrazio ovviamente per avermi letto e incoraggiato sul finale del tuo commento, però su alcuni punti non mi trovo molto d'accordo.
-Racconto di un racconto: mmm, no. E' un racconto. Dentro c'è una leggenda. Secondo me può essere efficace. Che poi non piaccia a tutti è un altro discorso.
- a partire dall'inizio. Mi è del tutto oscuro e, per me, il racconto comincia da "L’oscurità arrivò."
Perchè? A me sembra ci sia tutto.
Un uomo che cammina guardando l'orizzonte con un raggio fioco e due cactus giganti. C'è già tutto: i cactus giganti ti dicono già quasi tutto di dove siamo, il raggio fioco ti dice che la giornata sta per finire, oppure che è nuvolo...ma comunque visti i cactus più probabile siamo in un posto caldo e secco quindi la seconda, e comunque poi arriva la conferma. Poi la stessa persona cerca un tal Juanito, si volta, calpesta della sabbia, le proprie impronte, quindi torna indietro, quindi stanno viaggiando. Sabbia + cactus = deserto.
Si volta e ci sono si, vari personaggi, ma...sono solo funzionali al pezzo. C'è una donna morsa da un serpente, mi sembra ovvio visto che ha due rivoli di sangue, due morsi e poi il serpente ucciso poco lontano. Una persona che piange la sua morte, un'altra che uccide il predatore, il serpente. Basta. Non mi servivano ad altro se non a spiegare la situazione e dare più senso alle preoccupazioni del ragazzino dopo. Poi c'è una frase importantissima che è: Gael lo prese per un polso e disse: dobbiamo arrivare nella zona semi-arida prima che faccia buio. Questa frase dice:
1. Gael ha fretta, sticazzi che una è morta (o meglio, mi può dispiacere ma la vita di mio figlio è più importante, quindi vince lo spirito di sopravvivenza)
2. C'è una zona semi-arida --> c'è quindi un desiderio che muove il protagonista.
3. STA per fare buio.

l'Oscurità arriva perché te l'avevo già detto prima che stava arrivando. Ma visto il fuoco e la tranquillità, vogliono dire:
1) che sono riusciti a raccogliere i rami (quindi al semi-arido ci stanno)
2) che stanno abbastanza in pace ora (infatti tutti dormono. Tranne Juanito).

"Mentre il padre racconta, il bambino strizza gli occhi per fissare un punto a sud. Capisco che ci tiene molto e questo evidenzia come mi manchino informazioni importanti: perché continua a fissare l'orizzonte? Inoltre, cosa si aspetta di vedere in quel punto preciso? Crea delle aspettative."
Non manca nessuna informazione, è all'inizio--> Juanito guardava a sud, da dove erano venuti. Nessuna aspettativa, non bisogna essere sempre così letterali, semmai c'è nostalgia, voglia di tornare a casa, ma poi lo dice: voglio tornare a casa, quindi ecco è semplicemente un simbolo.

Anche l'ultima frase...no, tranquillo, hai capito perfettamente il dialogo, semplicemente Juanito grazie alla piccola dimostrare del papà ha capito che forse conviene resistere, e andare a mettere radici laddove ancora c'è "acqua", e quindi si appropria (educazione) della frase del padre perché ha capito. I bambini fanno proprio così.

Forse non riesco a vedere dei passaggi ma ho l'impressione che sia un discorso di gusto. A me piacciono i testi mostrati, dove io posso contare anche sul lettore che fa 2+2. Simboli, qualche metafore, qualche 2+2: non mi sembra di chiedere uno sforzo sovrumano al lettore, non so =)

Ad ogni modo, ti ringrazio per i punti che mi fai notare, cercherò di farci attenzione in fase di revisione dove non ho il limite dei caratteri e posso dilungarmi nello spiegare meglio certi passaggi; e ti ringrazio anche del miglioramento che riscontri. =)

P.S: Minchia da come mi hai menato pensavo di essere ultima XD Grazie per il terzo posto. Allora ritiro tutto e ti voglio un po' bene =P (scherzo, a prescindere dalla classifica ci tengo a comprendere come migliorare senza però stravolgere il mio modo).

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Re: I Superstiti

Messaggio#11 » sabato 20 marzo 2021, 14:18

SilviaCasabianca ha scritto:P.S: Minchia da come mi hai menato pensavo di essere ultima XD Grazie per il terzo posto. Allora ritiro tutto e ti voglio un po' bene =P (scherzo, a prescindere dalla classifica ci tengo a comprendere come migliorare senza però stravolgere il mio modo).


Hahaha, ho menato altri peggio di te :)
Io sono un lettore molto esigente, me ne rendo conto. Do solo il mio punto di vista, poi sta a te misurarlo assieme a quello degli altri. Hai uno stile buono, ma credo che sopravvaluti la comprensione e l'attenzione del lettore.
Qui non parliamo di "gusto" personale, ma di "interpretazione", secondo me. Per farmi capire le tue intenzioni hai dovuto spiegare molto, spiegazione non allegata (ovviamente) al testo. Puoi anche pensare che io sia un ritardato, e magari non hai tutti i torti, ma ti faccio notare dove puoi migliorare l'apporto di informazioni per far seguire il testo anche a uno come me (che può o può non essere di tuo interesse).
Quando dici che non vuoi stravolgere il tuo modo di scrivere avverto un timore. Voglio tranquillizzarti: si tratta di rendere il tuo modo efficace, non di stravolgerlo. Alla fine sei sempre tu che scegli cosa e come, quindi nessuno potrà snaturarti. Non scriverai cose che non ti convincono in modi che non ti convincono.
Ciò che puoi pensare che sia il tuo stile è quello che funziona, quello che non funziona dovresti considerarlo un difetto migliorabile. Questo, secondo me, è l'approccio migliore per studiare.
Alla prossima!

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Re: I Superstiti

Messaggio#12 » sabato 20 marzo 2021, 16:32

Lungi da me pensare che chi mi legga sia un ritardato.
Non è la prima volta che mi viene fatto notare che alcuni passaggi risultano criptici o ostici quindi più che altro il mio timore è: perché a me sembra chiaro? Perché non riesco a mettermi nella mente del lettore?

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Re: I Superstiti

Messaggio#13 » sabato 20 marzo 2021, 17:02

SilviaCasabianca ha scritto:Lungi da me pensare che chi mi legga sia un ritardato.
Non è la prima volta che mi viene fatto notare che alcuni passaggi risultano criptici o ostici quindi più che altro il mio timore è: perché a me sembra chiaro? Perché non riesco a mettermi nella mente del lettore?


Eh, hai ragione. Secondo me è la cosa più difficile in assoluto fornire sufficienti, e non troppe, informazioni al lettore. Spero che l'esperienza e la perseveranza ci aiutino a trovare una giusta misura. Un po' come i pizzaioli che mettono sale e farina misurandole nel pugno.

alexandra.fischer
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Re: I Superstiti

Messaggio#14 » domenica 21 marzo 2021, 19:38

Tema centrato. Punti di forza: la scena iniziale con Gael che guarda l’orizzonte e immerge il lettore nel paesaggio desertico del Messico (e anche delle sue insidie, come nella scena dell’uccisione del serpente corallo da parte di Ernesto, per vendicare il compagno di viaggio Amparo). Belli i paragoni sangue-chile, occhi-ossidiana. E anche la storia dei cipressi e dell’incendio che Gael racconta a Juanito. Ha il potere di rassicurare il piccolo. Nel finale, accetta il destino del trasferimento in Arizona. Bello il paragone Juanito-albero.
Punti deboli:
Quando inizi una frase metti sempre la maiuscola e i puntini e non usare troppi punti esclamativi, ad esempio:
Gael si tolse il sombrero dal capo e lo poggiò a terra fra i propri piedi: “E quello che vide fu straordinario!”
…si ritrovò gli occhi del padre fissi, a pochi centimetri: “Cosa? Che vide il nonno?”
“Vide un incendio in lontananza”
ti scrivo qui la parte corretta
mugolò in un diniego: “Uhm, no, no”.
“Una notte il nonno si svegliò…” (qui avevi messo: Il nonno)
Le dita della destra si strinsero in un pugno: “Fino a che non trovarono….”
…quasi potesse sentire il fango sporcarlo: ”E lì, proprio in quel punto, i cipressi presero a spingere le loro radici.”
…fissava il padre con la bocca semichiusa: “Ma perché i cipressi scappavano dalla loro terra?”
…come alla ricerca di qualcosa: “Basta, papà, mi fai il solletico!”
“Oh, cercavo di capire dove fosse la tua corteccia o se avessi qualche rametto che ti usciva dall’ascella.”
Juanito rise: “Ma che dici, papà? Mica sono un albero, io.”
Il sussurro si intrufolò nel timpano: “Papà…”
“Eh?”

Filippo De Bellis
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Re: I Superstiti

Messaggio#15 » lunedì 22 marzo 2021, 0:52

E’ un racconto che, riletto un paio di volte fino in fondo, emana un certo fascino. I nomi spagnoli, le pennellate che descrivono il paesaggio, sono particolari che contribuiscono – senza bisogno di grandi descrizioni – a che nella testa del lettore si formi un’immagine molto evocativa degli scenari e dei personaggi (perfino le loro vesti e i loro volti mi sono immaginato!)
Lo stile è pulito anche se a tratti un po’ barocco (qualche aggettivo sovrabbondante, qualche similitudine un po’ stucchevole). Ho avvertito un po’ di contrasto tra l’ambientazione e l’uso di certi termini nei dialoghi (“bestiale”, “crepare”), espressioni più da sobborgo americano che da deserto sognante come quello che hai descritto tu.
La narrazione mi restituisce, poi, soprattutto nella prima parte un senso di confusione. Tanti nomi, diverse azioni, a tratti non sono riuscito a dare un’identità precisa ai personaggi ed a capire chi di loro parlasse.
La parabola degli alberi - metafora del viaggio dei protagonisti, del loro mutare radici – è sicuramente evocativa, ma non sono riuscito ad avvertirla come così potente (gusto soltanto personale).

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Alvin Miller
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Re: I Superstiti

Messaggio#16 » martedì 23 marzo 2021, 19:33

Ciao Silvia. La storia è buona, anche se ci sono alcune pecche stilistiche soprattutto nella prima parte del racconto:

Gael camminava guardando la sola meta possibile: l’orizzonte. Un raggio fioco trafiggeva due cactus giganti. Dov’era Juanito? Si voltò di scatto e li vide tutti accasciati a terra. Un gemito stridulo, di donna, si levò dal basso. Calpestò le proprie impronte affondando i piedi nella sabbia di piombo e proteggendosi gli occhi dai granelli.
Il corpo di Amparo palpitava a terra. Dalla pelle secca delle dita dei suoi piedi fino alla caviglia scendevano due rivoli rosso vivo come salsa chile. Le foci dei due fiumiciattoli erano due morsi minuscoli. Si avvicinò: occhi immobili e neri come ossidiane. Il volto livido, Doña Elena che singhiozzava al suo capezzale.
Un tonfo lo fece voltare. Ernesto sputò. La saliva piombò sul corpo del serpente corallo, che periva sotto il peso di una pietra.

Chi è il PDV? Chi sono tutte queste persone e cosa stanno facendo? Conto almeno cinque nomi e sono tutti nomi che non associo a nessun volto, a nessun personaggio.
Col procedere del racconto, il contesto inizia a delinearsi meglio, ma rimangono diverse questioni in sospeso: cos'è accaduto ai personaggi? Perché dovrebbero essere dei sopravvissuti? Qual è la loro storia?

Ho apprezzato il racconto dei cipressi, ma il finale mi ha lasciato un po' perplesso, e in special modo questa frase:
«Riposa bene. L'india dice che manca poco all'Arizona».

La prima volta una frase simile viene dal padre, ma adesso la dice Juanito. Perché?
E non mi è chiaro cosa tu intenda con India, ma non credo la loro nazione, visti nomi messicani.
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.

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SilviaCasabianca
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Re: I Superstiti

Messaggio#17 » martedì 23 marzo 2021, 20:15

Alvin Miller ha scritto:Chi è il PDV? Chi sono tutte queste persone e cosa stanno facendo? Conto almeno cinque nomi e sono tutti nomi che non associo a nessun volto, a nessun personaggio.
Col procedere del racconto, il contesto inizia a delinearsi meglio, ma rimangono diverse questioni in sospeso: cos'è accaduto ai personaggi? Perché dovrebbero essere dei sopravvissuti? Qual è la loro storia?


Ciao Alvin,
Grazie del tuo commento.
Provo a risponderti. il Pdv è sempre lo stesso: Gael, in una 3 immersiva su di lui, diciamo.
Riguardo agli altri personaggi, come commentavo anche su, mi servivano solo a delineare una scena di gruppo. I personaggi sono due, gli altri sono solo comparse.
Quanto alle loro storie: sono semplicemente dei migranti che scappano dal Messico per raggiungere l'America, sono sopravvissuti in quanto la traversata del deserto è piena di pericoli, fra cui i serpenti, la fame, la sete.
L'india è un soprannome per dire: la india, l'indigena, l'indiana d'America, come se dicessi: il giallo, il "negro", ecc.

Quella frase la dice il bambino perché l'ha interiorizzata, emula il padre adesso che in qualche modo ha compreso quello lui voleva dirgli, e poi si sposa con la sua ansia manifestata fin dall'inizio di arrivare a Tucson, in Arizona, quanto prima. è come a dirgli: ok, papà, se è vero che manca poco e non moriremo, dormi bene perché mi servi forte e lucido...più o meno.

Per il resto ti ringrazio per le tue indicazioni, sicuramente ne terrò conto in fase di eventuale revisione. Grazie

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RiccioRob
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Re: I Superstiti

Messaggio#18 » giovedì 25 marzo 2021, 18:19

Ciao Silvia.

Hai centrato a doppio filo il tema del contest e questa è una cosa che ho gradito molto.
C'è molto sentimento e anche molta dolcezza nei dialoghi dei tuoi personaggi.
Forse sono un po' tanti, con troppi nomi, ma è una fissa mia che non amo troppa gente nei racconti così brevi :)
Ad ogni modo ho trovato solo un po' rugginoso l'inizio, non mi scorreva in maniera fluida.
Da metà in poi hai recuperato molto bene e il finale mi ha anche saputo emozionare.

Davvero un buon lavoro, a presto!
"In un mondo che ci obbliga all'eccellenza, fare schifo è un gesto rivoluzionario."

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SilviaCasabianca
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Re: I Superstiti

Messaggio#19 » giovedì 25 marzo 2021, 20:20

Ciao Rob!
Ti ringrazio del bel commento. Mi sorride il cuore al pensiero di averti emozionato sul finale!
Riguardo agli appunti che mi fai, si, a quanto pare aver usato molti personaggi mi ha un po' penalizzato e ha creato un po' di confusione in diversi di voi. Magari con qualche linea in più avrei potuto introdurli meglio e rendere l'incipit più fluido.
Grazie!

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antico
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Re: I Superstiti

Messaggio#20 » mercoledì 7 aprile 2021, 11:38

Tu hai davvero delle potenzialità notevoli e qui si percepiscono, al netto di una difficoltà abbastanza importante che ho avuto nell'entrare nel racconto. Forse troppi personaggi e non è subito chiara la figura di padre di Gael, trovo inutile il morso di serpente perché poco movimentata la scena e rallenta la lettura, ancora ora mi sto chiedendo chi sia il personaggio dell'inda e anche questo mi ha rallentato parecchio, questi i punti critici fondamentali. Detto questo, faticosa la prima lettura, ma molto buona la seconda quando ormai si sono capite alcune logiche interne, ma l'obbiettivo e quello di non fare rileggere e quindi smussare dove possibile. Ottimo l'inserimento del tema. Pessimo il finale, di nuovo con quell'inda. Concludendo, per me un pollice tendente verso il positivo in modo solido, molto vicino a quello di Dolci, ma gli finisce appena dietro proprio per il malus prima lettura.

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SilviaCasabianca
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Re: I Superstiti

Messaggio#21 » sabato 10 aprile 2021, 10:51

Ciao Antico,
ti ringrazio per i complimenti e sono felice di riaverti qui.
Accetto tutte le critiche e i consigli. Magari quel "finale pessimo" poteva essere meglio sostituito da un più cortese e ugualmente significativo "non mi è piaciuto", a mio parere. Avrei compreso comunque il concetto ;-)
A presto

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antico
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Re: I Superstiti

Messaggio#22 » sabato 10 aprile 2021, 13:25

Hai assolutamente ragione, Silvia. Non me ne sono accorto, scrivendo, ma avevo assunto un tono colloquiale, come se ti avessi di fronte a me e tu potessi vedere e sentire quello che stavo scrivendo. Non era mia intenzione andarci duro e questa è l'ennesima dimostrazione di come le semplici parole scritte debbano essere utilizzate con molta più attenzione di quanta a volte non prestiamo. Hai fatto benissimo a farmelo notare e ti ringrazio. Da parte mia, non posso che scusarmi perchè, davvero, non era quello il tono corretto che volevo trasmettere.

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