Chi resta (Luca Fagiolo)

Avatar utente
Fagiolo17
Messaggi: 519

Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#1 » martedì 16 marzo 2021, 0:24

Chi resta
di Luca Fagiolo


Supero l’ingresso e nonna Ebe mi chiude la porta alle spalle.
«Ma quanto sei cresciuto?»
Mi fissa come se fossi appena uscito da un uovo di pasqua gigante. Mi mette ansia.
Non ci avevo mai fatto caso, ma ha il naso uguale a quello di mamma. Allunga la mano verso il mio viso. Mi ritraggo dalla sua carezza, ma con la punta delle dita riesce a sfiorarmi la guancia. Ha i polpastrelli ruvidi come una grattugia.
Lascio cadere lo zaino a terra, tutta la mia vita racchiusa in un Invicta giallo e blu.
«Qual è la mia camera?»
L’espressione sulla faccia rugosa si incupisce. Tagliamo corto i convenevoli, non sono dell’umore.
«Vieni.» Nonna Ebe si appoggia sul divano, sulla poltrona e poi allo stipite della porta. Arzilla!
Dalla cucina l’odore di ragù invade il disimpegno.
Mi indica l’uscio sulla sinistra. «Quella era la stanza di tua madre, ti ho già preparato il letto. Il bagno invece è qui. Spero non fossi abituato alla vasca.»
Apre la porta a scomparsa: un’orribile doccia da vecchi, di quelle dove mettersi seduti per non rischiare di cadere, occupa metà della stanza. I sanitari sono ingialliti dal tempo e c’è odore di deodorante alla lavanda. Odio la lavanda.
Non ho intenzione di mettere radici in questo posto di merda. È una soluzione provvisoria, un paio d’anni al massimo. Una volta maggiorenne troverò un lavoro e andrò via da questa catapecchia proprio come ha fatto mamma.
La vecchia continua a fissarmi. «Che cazzo hai da guardare?»
Sgrana gli occhi. «Non ti permettere, sai!» Mi prende il lobo dell’orecchio e tira.
«Ahia! Ma che fai!»
Spalanca la porta della camera e mi spinge dentro. «Forse non hai capito come stanno le cose.» Alza l’indice ad ammonirmi. «Vedi di rigare dritto fin da subito, ragazzo.»
Sparisce nel corridoio imprecando.
Non capisco come facesse mamma a esserle tanto affezionata. Ogni volta che la siamo venuti a trovare è sempre stata così rigida e bacchettona, una palla al piede.
Ricompare sulla soglia e mi tira addosso lo zaino. «Quello è l’armadio. Si pranza tra un’ora.»
Ma come si permette quella stronza? Non si rende conto di come mi sento? Scaglio lo zaino sul letto, la testata di legno sbatte contro il muro e segna l’intonaco. Tanto questa stanza è un cesso!
Il magone alla gola non accenna né a salire né a scendere. Vorrei tanto urlare…
Tiro fuori il cellulare, faccio partire spotify e infilo le cuffie. Apro le ante della finestra per lasciare entrare un po’ d’aria, c’è puzza di chiuso. I rami di un ciliegio in fiore sfiorano il davanzale. Nessun rumore di traffico, solo il fruscio del vento tra i fiori.
Mi faccio un selfie. Filtro polaroid, perfetto. Cosa posso scrivere? Ah sì!
#vitaincampagna #misentogiavecchio #preferivolasfalto
Non faccio in tempo a postarla che ho già un like. Il cellulare continua a vibrare per i primi commenti. Un po’ di normalità mi ci voleva proprio. Mi siedo sul letto e scorro lo schermo.
“Vieni al campetto più tardi?” “Sono in campagna da mia nonna. Lascia perdere.”
“Dove ti sei cacciato, bro? Ti sto aspettando su COD!” “Qui me la sogno la fibra.”
“Ho sentito di tua madre… se vuoi parlarne sono qui.”
Blocco la tastiera.
Mi stringo la base del naso e mando giù. Il magone è sempre lì, non si è mosso di un passo. Respirare è così faticoso...
Fanculo!
Singhiozzo. Mi copro la bocca, non voglio che la nonna senta. Non voglio che nessuno mi senta, vorrei solo sparire.
Nonna Ebe entra in camera.
«Vattene!» Ho la voce spezzata. Abbasso la testa, i capelli nascondono gli occhi.
Qualche passo strascicato, la zip dello zaino.
Nonna impila i vestiti nell’armadio decrepito, apre i cassetti, li richiude.
Si siede accanto a me.
Non riesco a trattenere le lacrime, le appoggio la testa sulla spalla e lascio sgorgare fuori tutta la tristezza.
Nonna mi accarezza la testa. Preme le dita sulla fronte e me le passa tra i capelli, proprio come faceva la mamma. «Ti manca?»
Annuisco. «Perché l’ha fatto?»
«Non lo so, Giacomo. Nessuno lo sa.» Si passa una nocca sotto l’occhio. «A volte la vita ci getta dentro a un baratro da cui non siamo in grado di uscire da soli. Avremmo bisogno di aiuto, ma…» La voce le trema, scoppia in lacrime. «Vorrei che mi avesse parlato di come si sentiva.»
«Vieni qui, nonna.» La stringo tra le braccia. «Vedrai che insieme lo supereremo.»
Ultima modifica di Fagiolo17 il martedì 16 marzo 2021, 0:31, modificato 4 volte in totale.



Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#2 » martedì 16 marzo 2021, 0:26

Ciao Luca! Parametri tutti rispettati, divertiti in questa SARA SIMONI EDITION!

Avatar utente
GiulianoCannoletta
Messaggi: 520

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#3 » martedì 16 marzo 2021, 12:59

Ciao Luca, piacere di averti letto.
Davvero un bel racconto. Avevo pensato che la reazione del protagonista fosse eccessiva (quel “cazzo guardi” rivolto alla nonna) ma tutto trova senso nello stato d'animo del ragazzo. Sei stato bravo a farci arrivare passo passo al nocciolo della questione, senza mai esplicitarlo e senza mai esagerare.
Forse l'unica cosa che non mi è tornata è che la nonna gli facesse vedere dove si trova il bagno (quando poi scopriamo che erano stati a trovarla altre volte). Eccellenti le reazioni da adolescente in cerca della sua normalità tra social e messaggi.
Bravissimo, a rileggerci presto.
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

Avatar utente
Proelium
Messaggi: 293
Contatta:

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#4 » martedì 16 marzo 2021, 17:46

Ciao Luca,
piacere di leggerti e commentarti (finalmente!). Comincio dicendoti ciò che è più evidente e forse scontato, e cioè che hai una buona penna. Delinei l’ambiente in maniera dinamica, inneschi un conflitto su più livelli e riesci a cucirti addosso la pelle del protagonista in maniera quasi sempre credibile, pov compreso. Il tema è centrato, la battuta dell’adolescente può apparire superficiale, ma è indizio di un disagio profondo. Come lettore, reputo il racconto un’esperienza soddisfacente, nonostante alcuni passaggi da rivedere, almeno per la mia sensibilità.

1)
“Tagliamo corto i convenevoli, non sono dell’umore”


Refuso grammaticale; o “tagli i convenevoli”, o “tagli corto coi convenevoli”. In realtà, io al tuo posto questa frase la eliminerei del tutto. Che il ragazzo non voglia parlare si capisce; al massimo si può condensarlo in un lapidario “Niente smancerie.”

2) Mi accodo anch’io alla discrepanza tra tour logistico necessario al lettore e conoscenze pregresse del protagonista. Se vuoi seguire quella strada potresti lasciar trapelare che l’ultima volta che ci è stato era così piccolo da non averne più memoria.

3)
La vecchia continua a fissarmi. «Che cazzo hai da guardare?»
Sgrana gli occhi. «Non ti permettere, sai!» Mi prende il lobo dell’orecchio e tira.
«Ahia! Ma che fai!»
Spalanca la porta della camera e mi spinge dentro. «Forse non hai capito come stanno le cose.» Alza l’indice ad ammonirmi. «Vedi di rigare dritto fin da subito, ragazzo.»
Sparisce nel corridoio imprecando.
Non capisco come facesse mamma a esserle tanto affezionata. Ogni volta che la siamo venuti a trovare è sempre stata così rigida e bacchettona, una palla al piede.
Ricompare sulla soglia e mi tira addosso lo zaino. «Quello è l’armadio. Si pranza tra un’ora.»


Le criticità maggiori del pezzo le ho riscontrate qui. Ho trovato parole e gestualità eccessive da entrambi i lati; al tuo posto avrei potenziato il discorso diretto e indiretto libero per dare un taglio più interiore e in apparenza distante tra i pg. Qualcosa tipo:

La vecchia continua a fissarmi. Che cazzo ha da guardare.
Sgrana gli occhi, spalanca la porta della camera e mi spinge dentro.
«Si pranza tra un’ora.»
Sparisce nel corridoio borbottando. Non capisco come facesse mamma a esserle tanto affezionata. Una bigotta del genere...


Eviterei anche di fare andare la nonna avanti e indietro solo per portare lo zaino. Se vuoi puntare sulla scena del lancio (sacrosanto), il protagonista può raccoglierlo qualche riga più su.

Spero di esserti stato utile, alla prossima!

Francesco

Andrea Cangiotti
Messaggi: 35

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#5 » martedì 16 marzo 2021, 21:00

Solitamente, quando ci si appresta a scrivere un racconto si pesca dal cilindro della propria vita: secondo me chi scrive ha vissuto, in prima persona, un conflitto con una persona a lui vicina. Nel tentativo di non riportare fedelmente la propria esperienza, si sono creati degli eccessi sia nella figura del ragazzo che nella figura della nonna materna.
Sicuramente c'è del vero nei loro atteggiamenti e modi di fare. Il tema indicato viene trattato ma, secondo me, in modo un po' distaccato. Nel complesso un racconto sentito, con un suo perché.

Avatar utente
Luca Nesler
Messaggi: 709
Contatta:

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#6 » mercoledì 17 marzo 2021, 16:55

Ciao Fagiolo!
Il racconto è piacevole da leggere, un mostrato molto buono, ben dosato. Unica cosa un po' migliorabile qua e là è il lessico, che a volte risulta un po' alto per essere nel pdv del giovine. Altra cosetta che ti segnalo è "di quelle dove mettersi seduti per non rischiare di cadere", con una formulazione un pelo diversa potevi evitare l'infodump, ma a me scappa di molto peggio nel contest.
Riguardo all'appeal del racconto, è una buona scena, molto buona se pensata in un contesto più ampio: scritta bene e dice tutto quello che deve dire. Funzionerebbe bene in un romanzo mainstream di Lauro, per dire. Come racconto mordi e fuggi è poco incisivo (o lo è solo per chi è sensibile al tema, al solito), ma, come dico sempre, imbroccare il racconto in questo contest è soprattutto una questione di culo.
Bravo, buona prova!
Alla prossima!

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 1010

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#7 » mercoledì 17 marzo 2021, 17:21

Prime Impressioni. Ciao Luca, il tuo racconto mi è piaciuto! Però, però, perrrrò…. Avrei un paio di considerazioni da farti.

Aderenza al tema. Tutto a posto!

Punti di Miglioramento. Arrivo al succo del discorso. Il tuo racconto mi è piaciuto? Sì. È scritto bene? Sì. Segue tematiche interessanti/forti/coinvolgenti? Assolutamente. E allora, mi chiederai, dove sta il problema? Il problema è che, anche se la tua scrittura è immersiva e segue le regole molto bene, ho percepito un po’ troppo distacco nei momenti in cui il pdv esprime la sofferenza per aver perso la madre. È un po’ il problemino che più di qualcuno di ha fatto notare nella “Sfida”: anche se tutto è narrato bene, con la prima persona eccetera, manca un coinvolgimento emotivo forte che faccia contorcere lo stomaco nei momenti giusti. Cerco di darti qualche esempio concreto, perché so che così sembra troppo fumoso. Cercherò di farti degli esempi, sentiti libero di dissentire, sto andando un po’ a naso e non sono un maestro.
Il magone è sempre lì, non si è mosso di un passo. Respirare è così faticoso… Quando io soffro, e sto male, di certo non riesco a capire che “il mio groppo in gola non si è mosso di un passo”: ma mi concentro sulle mie sensazioni interne: lo stomaco si rigira, non ho voglia di fare niente se non piangere, respiro affannosamente (l’hai messo, ma è come se si lagnasse della cosa con qualcuno, piuttosto che sentirlo su di sé)… io stesso ho difficoltà nei racconti a esprimere in modo efficiente le emozioni molto forti, quindi non saprei cosa consigliarti per ovviare a questo “problema”.
Se posso darti qualche consiglio dal basso della mia inesperienza, magari prova a calcare la mano un po’ di più, e a ribadire lo stesso concetto più volte: “il groppo in gola mi strozza, inghiottisco saliva ma in gola non passa niente. Chiudo gli occhi: le lacrime grondano sulle mie guance, mi solleticano il mento, mi intasano le narici. Infilo il naso tra le ginocchia, stringo forte le gambe sullo stomaco che mi lancia grida di aiuto.” Vedi? Non riesce bene neanche a me, ma a furia di ripetere forse il concetto arriva anche al lettore.
Altro pensiero un po’ freddino:
Non riesco a trattenere le lacrime, le appoggio la testa sulla spalla e lascio sgorgare fuori tutta la tristezza.
Un po’ troppo razionale: riesce a sentire la sua tristezza che sgorga fuori. Ok, si sta sfogando, ma allora perché non mettere: “appoggio la testa sulla sua spalla; piango, le infradicio il maglione, butto fuori tutto. Lei mi accarezza la nuca, continua, fino a quando mi passa.” -> Prova a spezzare le frasi; come, fossero, singhiozzi.
Ultime cose meno importanti:
tutta la mia vita racchiusa in un Invicta giallo e blu -> Fa molto frasetta da soap opera: è un po’ un cliché.

Punti di forza. A me i dettagli sulla casa sono piaciuti, e mi è anche piaciuto il dettaglio del naso della nonna che somiglia a quello della mamma, cosa che denota che il protagonista e la nonna si conoscono poco, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di notare queste cose. Quindi il rapporto con la nonna è super: la detesta, le risponde male, ha un conflitto con lei. Ottimo! Perché non sei riuscito a farmi capire così bene anche la sofferenza? Mannaggia a te.

Conclusioni. Un racconto riuscito a metà: se da un lato la poca confidenza con la nonna è ben resa, non c’è un forte coinvolgimento emotivo per la morte della mamma. Io, come lettore, ho percepito solo la riconciliazione con la nonna, ma non il dolore per la perdita della madre. Dimmi pure cosa ne pensi delle mie sparate, mi piacerebbe sentire il tuo parere.

Avatar utente
Fagiolo17
Messaggi: 519

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#8 » mercoledì 17 marzo 2021, 19:07

MatteoMantoani ha scritto:Prime Impressioni. Ciao Luca, il tuo racconto mi è piaciuto! Però, però, perrrrò…. Avrei un paio di considerazioni da farti.

Aderenza al tema. Tutto a posto!

Punti di Miglioramento. Arrivo al succo del discorso. Il tuo racconto mi è piaciuto? Sì. È scritto bene? Sì. Segue tematiche interessanti/forti/coinvolgenti? Assolutamente. E allora, mi chiederai, dove sta il problema? Il problema è che, anche se la tua scrittura è immersiva e segue le regole molto bene, ho percepito un po’ troppo distacco nei momenti in cui il pdv esprime la sofferenza per aver perso la madre. È un po’ il problemino che più di qualcuno di ha fatto notare nella “Sfida”: anche se tutto è narrato bene, con la prima persona eccetera, manca un coinvolgimento emotivo forte che faccia contorcere lo stomaco nei momenti giusti. Cerco di darti qualche esempio concreto, perché so che così sembra troppo fumoso. Cercherò di farti degli esempi, sentiti libero di dissentire, sto andando un po’ a naso e non sono un maestro.
Il magone è sempre lì, non si è mosso di un passo. Respirare è così faticoso… Quando io soffro, e sto male, di certo non riesco a capire che “il mio groppo in gola non si è mosso di un passo”: ma mi concentro sulle mie sensazioni interne: lo stomaco si rigira, non ho voglia di fare niente se non piangere, respiro affannosamente (l’hai messo, ma è come se si lagnasse della cosa con qualcuno, piuttosto che sentirlo su di sé)… io stesso ho difficoltà nei racconti a esprimere in modo efficiente le emozioni molto forti, quindi non saprei cosa consigliarti per ovviare a questo “problema”.
Se posso darti qualche consiglio dal basso della mia inesperienza, magari prova a calcare la mano un po’ di più, e a ribadire lo stesso concetto più volte: “il groppo in gola mi strozza, inghiottisco saliva ma in gola non passa niente. Chiudo gli occhi: le lacrime grondano sulle mie guance, mi solleticano il mento, mi intasano le narici. Infilo il naso tra le ginocchia, stringo forte le gambe sullo stomaco che mi lancia grida di aiuto.” Vedi? Non riesce bene neanche a me, ma a furia di ripetere forse il concetto arriva anche al lettore.
Altro pensiero un po’ freddino:
Non riesco a trattenere le lacrime, le appoggio la testa sulla spalla e lascio sgorgare fuori tutta la tristezza.
Un po’ troppo razionale: riesce a sentire la sua tristezza che sgorga fuori. Ok, si sta sfogando, ma allora perché non mettere: “appoggio la testa sulla sua spalla; piango, le infradicio il maglione, butto fuori tutto. Lei mi accarezza la nuca, continua, fino a quando mi passa.” -> Prova a spezzare le frasi; come, fossero, singhiozzi.
Ultime cose meno importanti:
tutta la mia vita racchiusa in un Invicta giallo e blu -> Fa molto frasetta da soap opera: è un po’ un cliché.

Punti di forza. A me i dettagli sulla casa sono piaciuti, e mi è anche piaciuto il dettaglio del naso della nonna che somiglia a quello della mamma, cosa che denota che il protagonista e la nonna si conoscono poco, altrimenti non ci sarebbe stato bisogno di notare queste cose. Quindi il rapporto con la nonna è super: la detesta, le risponde male, ha un conflitto con lei. Ottimo! Perché non sei riuscito a farmi capire così bene anche la sofferenza? Mannaggia a te.

Conclusioni. Un racconto riuscito a metà: se da un lato la poca confidenza con la nonna è ben resa, non c’è un forte coinvolgimento emotivo per la morte della mamma. Io, come lettore, ho percepito solo la riconciliazione con la nonna, ma non il dolore per la perdita della madre. Dimmi pure cosa ne pensi delle mie sparate, mi piacerebbe sentire il tuo parere.


Ciao Matte, sempre un piacere ricevere i tuoi commenti! Grazie mille dei consigli che mi offri ogni volta.

Capisco quello che vuoi dire sull'empatia per i dolori e gli stati d'animo e sono parzialmente d'accordo. Perché parzialmente? Perché è un racconto. E dall'altra parte c'è qualcuno che sta leggendo e che se si vede ripetere dieci volte che ho la gola bloccata dal pianto mi dirà, vabbè, ormai l'ho capito dimmi anche qualcos'altro! (o almeno io sono così quando leggo :P)

Allo stesso modo voglio sì trasmettere il sentimento, ma voglio anche che sia chiaro cosa succede nella scena.
Funzionerebbe meglio con una terza? Non saprei, perché sono totalmente incapace di usarla! XD

L'alternativa per dare più informazioni sarebbe passare direttamente al flusso di coscienza. Ma non è quello che cerco. Sarebbero solo pensieri e stati d'animo del protagonista e se può funzionare in un racconto difficilmente potrebbe farlo in un romanzo che rischierebbe di diventare un mappazzone.

Inoltre mi piace che lo stato d'animo si intuisca anche dalle azioni dei personaggi! Un gesto vale più di mille parole. Vedere una persona che piange o che risponde male a un amico è molto più indicativo che sentirgli dire che è triste.

Nella mente del nostro pdv non ci saranno sempre e solo sensazioni di disagio. Se ho mal di testa non penso perennemente al dolore fisico, anzi, cerco di distrarmi, di fare altro. Lo stesso se sono triste. Poi il malumore torna d'improvviso, perché vedo la foto della mia ex su facebook, perché un messaggio mi ricorda che mi è successa una cosa brutta, perché un pensiero in particolare mi balza in mente senza alcun motivo logico.

Non sto dicendo che ho ragione io e torto tu, eh. Sto solo cercando di trasmetterti il mio punto di vista, perché mi piace parlare di queste cose e sentire più pareri possibili!

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 1010

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#9 » mercoledì 17 marzo 2021, 19:39

Fagiolo17 ha scritto:
Ciao Matte, sempre un piacere ricevere i tuoi commenti! Grazie mille dei consigli che mi offri ogni volta.

Capisco quello che vuoi dire sull'empatia per i dolori e gli stati d'animo e sono parzialmente d'accordo. Perché parzialmente? Perché è un racconto. E dall'altra parte c'è qualcuno che sta leggendo e che se si vede ripetere dieci volte che ho la gola bloccata dal pianto mi dirà, vabbè, ormai l'ho capito dimmi anche qualcos'altro! (o almeno io sono così quando leggo :P)

Ma infatti non so nemmeno io come fare, in questi casi. Ecco perché preferisco la terza, mi toglie il problema di dover descrivere le emozioni che uno sente in prima persona.. dove non sono molto bravo.

Funzionerebbe meglio con una terza? Non saprei, perché sono totalmente incapace di usarla! XD

Eddai! Vogliamo la terza! Vogliamo la terza! ;)

Nella mente del nostro pdv non ci saranno sempre e solo sensazioni di disagio. Se ho mal di testa non penso perennemente al dolore fisico, anzi, cerco di distrarmi, di fare altro. Lo stesso se sono triste. Poi il malumore torna d'improvviso, perché vedo la foto della mia ex su facebook, perché un messaggio mi ricorda che mi è successa una cosa brutta, perché un pensiero in particolare mi balza in mente senza alcun motivo logico.

Capisco. Hai ragione anche tu.. dipende da quello che vuoi comunicare.. il tuo personaggio comunque sta cercando di tirarsi su e affrontare il proprio dolore: questo si capisce anche dall'ultima frase. Però, il modo con cui tutti noi viviamo queste situazioni, è molto diverso. Allora forse il problema sta qui: se uno lo descrive in un certo modo non è detto che chi lo legge lo comprenda traslandolo nelle sue esperienze. Magari certe cose gli sembrano strane proprio perché non ha vissuto quella situazione oppure non si ritrova nel modo con cui il pdv reagisce alla situazione. Mamma mia, in che discussione rognosa siamo finiti :) Meglio una terza persona, che ti fa vedere tutto da fuori e poi tu lo interpreti come vuoi: il ragazzo vede la foto della ex e piange: a cosa pensa? Chissene, sta male e questo è quello che riesco a capire bene.

Non sto dicendo che ho ragione io e torto tu, eh. Sto solo cercando di trasmetterti il mio punto di vista, perché mi piace parlare di queste cose e sentire più pareri possibili!

Sono io il primo a non avere la soluzione a questo problema, ma anche io sono in piena fase speculativa su queste cose coi miei raccontini. Leggendo gli altri commenti, mi rendo conto che non tutti hanno sentito questa distanza. Sarà questione di come uno interiorizza il racconto, e questo è certamente personale.

Avatar utente
maurizio.ferrero
Messaggi: 529

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#10 » venerdì 19 marzo 2021, 12:10

Ciao Luca, piacere di leggerti.

Davvero un buon racconto. Lo stato d'animo del ragazzo protagonista può sembrare eccessivo a una prima lettura, ma una volta avuto il quadro completo della situazione fila tutto che è una meraviglia.
Sei riuscito a giocare bene sulle emozioni scatenate nel lettore, il finale in particolare, con il momento di ricongiunzione tra nonna e nipote, l'ho trovato molto toccante.
Margini di miglioramento: il linguaggio utilizzato dal protagonista sembra un po' artefatto, poco adatto a un sedicenne dei giorni nostri. L'avrei infarcito con un po' di slang internettiano. Ma in linea di massima niente di grave, il racconto è davvero molto buono.
Per me il tema è centrato.

A presto!

Filippo De Bellis
Messaggi: 78

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#11 » sabato 20 marzo 2021, 0:20

Il racconto è scritto bene. Gestisce i beni tempi, si prende gli spazi giusti e soprattutto si fa apprezzare per la capacità di dire senza spiegare: può sembrare una banalità, ma non parli mai dell’evento catastrofico, non lo porti alla luce, riesci a far dire ai personaggi cose credibili ed allo stesso tempo riesci a far capire al lettore di cosa stai parlando.
Altro punto di forza è la capacità evocativa: anche senza insistite descrizioni dei luoghi, il racconto è attagliato alla realtà e quindi riesce a farmi vedere il teatro delle azioni.
Per finire sullo stile, ho trovato solo una piccola incongruenza: lui si mette le cuffie nelle orecchie e poi apre la finestra, sente i suoni di fuori, dice di non sentire traffico. Ma avendo la musica nelle orecchie gli riuscirebbe difficile sentire. Una piccolezza, che però nella lettura mi ha fatto fermare un attimo.
Quanto al tema, il racconto si colloca in un topos letterario abbastanza noto al mio immaginario (non è un crimine): il ragazzo che dopo la morte della madre va a stare dalla nonna. Forse però questo luogo letterario un po’ liso dall’uso ha impedito che il pathos mi travolgesse fino in fondo.
A prima vista, infine, il cambiamento del ragazzo nei confronti della nonna potrebbe sembrare precipitoso. In realtà così non è, perché si tratta di un vero e proprio crollo emotivo: quindi resta una metamorfosi abbastanza convincente.

Avatar utente
Alvin Miller
Messaggi: 142
Contatta:

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#12 » domenica 21 marzo 2021, 20:31

Ciao Luca, ho davvero apprezzato il tuo racconto. Aderente al tema, con un ottimo mostrato e quasi nessuna sbavatura.
Eh sì, quasi, perché un paio di scivoloni li ho trovati e vorrei segnalarteli:

L’espressione sulla faccia rugosa si incupisce. Tagliamo corto i convenevoli, non sono dell’umore.

Non è un errore, ma a me non piace com'è formulato. "Tagliamo corto, non sono dell'umore" suona meglio, non sembra come se tu fossi indeciso su quale frase usare.

«Vieni.» Nonna Ebe si appoggia sul divano, sulla poltrona e poi allo stipite della porta. Arzilla!

Nonna Ebe ha bisogno di appoggiarsi un po' dove capita per continuare ad avanzare. Non mi pare la performance di una vecchietta arzilla. Non mi è chiaro se volevi fare una battuta o se c'è un errore di concordanza. Inoltre sei stato brillante a suggerire gli anni del protagonista, ma avrei voluto qualche indizio per stimare anche l'età di lei.

La vecchia continua a fissarmi. «Che cazzo hai da guardare?»

Qui il soggetto della frase è la nonna, ci si aspetta che il dialogo sia il suo, invece è chiaro che a parlare è il PDV. Dovresti metterlo in un nuovo capoverso, così da evitare l'equivoco.

“Vieni al campetto più tardi?” “Sono in campagna da mia nonna. Lascia perdere.”
“Dove ti sei cacciato, bro? Ti sto aspettando su COD!” “Qui me la sogno la fibra.”
“Ho sentito di tua madre… se vuoi parlarne sono qui.”

Questi sono pur sempre dialoghi, dovresti metterli ognuno in un capoverso.

Sulla caratterizzazione del PDV nulla da dire. Il racconto è abbastanza breve e le ragioni del suo atteggiamento fanno presto a svelarsi (e sono comunque anticipate da dettagli che svelano la sua sofferenza interiore). Ottima prova.
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.

alexandra.fischer
Messaggi: 2862

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#13 » domenica 21 marzo 2021, 20:55

Tema centrato. Punti di forza. La resa del protagonista, in tutta la sua ruvidezza di adolescente (ha tutta la vita in uno zaino Invicta e nel cellulare supertecnologico), solo che ha perso la spensieratezza dell’età (altro che giocare al campetto con gli amici, si è dovuto trasferire nella casa della nonna, un luogo sperduto, e decadente, infatti lo descrivi molto bene nei dettagli del bagno dalla doccia con sedile e della stanza da letto destinata al ragazzo, dove tutto è fragile, a partire dall’intonaco). Il dolore traspare dalla sua durezza verso la nonna (nei punti in cui ne descrive il carattere autoritario con espressioni dure) ma anche il rimpianto (nelle dita di lei c’è il tocco della madre). Sì, perché la madre del protagonista si è tolta la vita. E nonna e nipote si ritrovano insieme per superare questo dolore.
Punti deboli: nessuno.

Avatar utente
RiccioRob
Messaggi: 30

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#14 » giovedì 25 marzo 2021, 16:28

Ciao Luca e piacere di incrociare il tuo racconto.
Hai uno stile pulito e molto immersivo, si vede che hai studiato (o stai studiando) e questo mette il racconto in buona luce.
C'è qualche piccola sbavatura qua e la, principalmente nei dialoghi, ma nulla di serio.
L'unica cosa che mi ha stonato, come hanno fatto notare altri, è che il giovane protagonista racconta la vicenda con un linguaggio decisamente troppo aulico e ricercato. Inoltre avrei reso la descrizione dell'ambiente molto più "sbruffona" e superficiale, proprio come farebbe un adolescente medio, specie se in preda a crisi emotive.

Nel complesso il tuo racconto è comunque riuscitissimo, sia nel tema che nella forma.
Ottimo lavoro!
"In un mondo che ci obbliga all'eccellenza, fare schifo è un gesto rivoluzionario."

Avatar utente
antico
Messaggi: 7171

Re: Chi resta (Luca Fagiolo)

Messaggio#15 » martedì 6 aprile 2021, 10:21

Racconto molto ben organizzato e condotto che mi è giusto sembrato un pelo distaccato nel momento del ricongiungimento finale, apparsomi affrettato per come avevi settato lo stato d'animo del protagonista fino a quel punto. In più, non ci arriva il dolore della nonna, vero trait d'union che avrebbe giustificato il reincontrarsi dei due. Insomma: bello, ma c'è da lavorare sulle "sfumature di svolta", che mi sembri, non solo qui, dare a volte un pochetto troppo scontate per quello che poi è il loro effetto sui tuoi testi, unico tuo vero punto debole a mio parere. Occhio anche ad alcune cavolate tipo lui che si mette le cuffie e poi apre le finestre e nota "Nessun rumore di traffico, solo il fruscio del vento tra i fiori", che udito pazzesco! Concludendo: per me un pollice tendente verso il positivo in modo brillante che non può che salire con un approfondimento delle sfumature funzionali che ti ho sottolineato.

Torna a “151° Edizione - Sara Simoni Edition - la Settima dell'Ottava Era (Marzo 2021)”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 3 ospiti