Altrove

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giulio.palmieri
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Altrove

Messaggio#1 » martedì 16 marzo 2021, 0:55

ALTROVE

Spesso mi sono chiesto cosa significa troppo. Troppo è una misura. Quando trabocca, ci si ritrova a camminare per una strada, a ora di pranzo, senza pensare a niente, neanche a chi ti aspetta a casa; vuol dire trovarsi a guardare le facce degli altri che passano vicino, sentire le loro voci e pensare: oggi continuerò a camminare, mentre le loro voci inutili si perdono nell’aria piena di sole, lo stesso sole che tornerà domani e ancora domani, a scaldare le cose. Troppo vuol dire mettere un passo dietro l’altro, seguire come in un sogno la sequenza dei vicoli e delle strade, fino ad alzare lo sguardo ai lampioni di una zona dove sorgono grandi palazzoni squadrati, case dai balconi molto alti. Dove i fanali dei lampioni dietro un cavalcavia illuminano l’insegna blu di una stazione. A quell’ora sembra non esserci nessuno: solo le biglietterie automatiche nell’atrio, e un vecchio ubriaco che ti chiede che ore sono. – È sera, non vedi? – rispondo.
– Ce li hai gli spiccioli?
– No, solo i soldi del biglietto.
E mentre il vecchio, in piedi, ti fissa dondolandosi, gli occhi colmi di frenesia, tu fai scorrere alcune monete nella fessura del distributore, digiti il nome di un posto lontano, inserisci una dietro l’altra le banconote nella fessura illuminata di verde, e quando il biglietto esce sospiri, di un sospiro che ti fa sorridere al vecchio, che ti fa dire: – Sto per partire, non lo vedi?
– E dove vai? – chiede quello, svanito in un sogno alcolico che continua a farlo dondolare sui talloni.
– Non lo so.
– E se ti ammazzano?
– Non mi ammazzano.
– Ti ricordi come ti chiami?
– Sì.
– Ci bevi nell’acqua sporca?
– Non più.
Stringo il biglietto in mano, mi consolo in quell’istante passando un dito sulla superficie che porta il nome della destinazione.
– E se ti perdi?
– Tieni.
Gli metto in mano l’ultima banconota nel fondo della tasca, e lo guardo sorridere, trasognato, mentre conto i passi fino alla banchina. Il binario corre fin dentro la notte. Continuo a non pensare a niente se non ai pochi minuti che mi separano dall’arrivo del prossimo treno. A casa, forse mi cercheranno.
– Da quanto vivi qui? – dice una voce alle mie spalle, che mi fa voltare.
– Fatti gli affari tuoi.
– Ti ho visto, sai? Passi di qui ogni sera. Io sto sempre qui.
– Vattene.
– So come ti chiami. So chi sei.
In quel momento, sento un brivido salire sulla schiena. So come mi chiamo. So quanto ci vuole a vivere la commedia, ogni giorno: alzarsi, vestirsi, sorridere. Portare da mattina a sera una maschera che neanche di notte puoi levarti, se non qualche istante prima del sonno, per dormire. La mattina la maschera ti sorride nello specchio; il nome che hai addosso appartiene a lei. Tutto appartiene alla maschera che hai costruito pazientemente, senza saperlo, in lunghi giorni e lunghe notti.
Quando per caso, una notte, ti alzi per un sogno che ti ha buttato dal letto, ecco: arrivi al balcone e guardi le stelle, senza più maschera. Respiri l’aria di quel vento che viene dalla notte, odi suoni di sirene in lontananza, come un richiamo. Pianeti lontani, laggiù nello spazio, volvono la loro eternità attorno ad altre stelle, nel silenzio; attorno a quelle luci remote, esistono pianeti che accolgono altre vite.
Quando rientri in casa, lo specchio non riflette il tuo volto. Ne riflette un altro, dagli occhi chiari, la fronte distesa, le labbra sottili, come mai avresti ricordato.
Sei un altro. Hai sempre vissuto con quella maschera addosso, hai vissuto la vita di un altro.
Non ce la fai più col lavoro. Hai cominciato a bere. Nei fumi dell’alcol hai sempre rivissuto il sogno di quella notte: quella notte dove ti sei alzato senza più maschera, in cui hai levato il viso verso le luci della notte, e lo sguardo di un altro ti ha sorpreso nello specchio.
– Lasciami andare – dico al vecchio che mi fissa dalla banchina.
Non dondola più. Mi fissa coi suoi occhi, stringe un sacco di plastica con una mano. Il sacco è pieno di stracci.
– Dove vai?
– Vado a Sud. Vicino al mare.
– E non torni più?
– Vado a mettere radici.
– Dove?
– Altrove.
Lo guardo allontanarsi sotto i neon, mentre l’altoparlante fischia l’arrivo di un treno.



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antico
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Re: Altrove

Messaggio#2 » martedì 16 marzo 2021, 1:00

Ciao Giulio! Tutto ok con i parametri, buona SARA SIMONI EDITION!

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Antonio Pilato
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Re: Altrove

Messaggio#3 » martedì 16 marzo 2021, 12:56

Ciao Giulio, è stato un piacere leggerti.

Un racconto, il tuo, che lascia sicuramente l’amaro in bocca. Personalmente, adoro quando tutto resta immerso in un alone di mistero, come la destinazione (presumo) finale del protagonista, il quale sembra sfuggire da un contesto di sofferenza cronica, liberandosi di tutte le maschere pirandelliane che è costretto a portare. Il tema è rispettato.
Non mi hanno convinto alcuni particolari legati alla vicenda: uno in particolare riguarda il come faccia il barbone a conoscere il protagonista…che il primo non sia altro che un alter ego di quest’ultimo?

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Debora D
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Re: Altrove

Messaggio#4 » venerdì 19 marzo 2021, 14:03

Ciao Giulio, piacere di leggerti.
Il tuo racconto è particolare, quasi sperimentale. Ci sono una prima sequenza riflessiva che scivola in una serie di azioni descritte in seconda persona, due dialoghi con azioni in prima e una nuova sequenza riflessiva che utilizza sempre una seconda persona generica.
La struttura così mi ha confuso. In prima lettura non ci avevo capito niente. La seconda persona reiterata mi ha reso molto difficile empatizzare con il protagonista.
Sei un altro. Hai sempre vissuto con quella maschera addosso, hai vissuto la vita di un altro.
Non ce la fai più col lavoro. Hai cominciato a bere. Nei fumi dell’alcol hai sempre rivissuto il sogno di quella notte: quella notte dove ti sei alzato senza più maschera, in cui hai levato il viso verso le luci della notte, e lo sguardo di un altro ti ha sorpreso nello specchio.

Più che un ragionamento sembra una voce esterna che parla.

Contenuto. Un uomo ragiona, ragiona molto e non riesco a seguire tutto il suo ragionamento, parla con un ubriaco, vorrebbe partire poi cede il suo biglietto al suo interlocutore e parla con qualcun altro. Il tema arriva nelle ultime battute e mi sembra rimanere in superficie, perché il discorso sul significato della parola troppo è ben più importante.
Spesso mi sono chiesto cosa significa troppo. Troppo è una misura.
Trovando questo discorso all’inizio senza alcun riferimento al chi e al dove, mi sono sentita spaesata e poco coinvolta. I concetti sono densi, ma non fanno presa perché non so chi sia il personaggio quindi non riesco a legare a lui l’incipit.

Conclusione: Confesso che ci ho capito proprio poco, sia dei suoi ragionamenti che di quello che accade. E alla fine, solo dopo la seconda lettura, ho capito chi è che va a mettere le radici. Se il racconto fosse stato tutto in seconda, puntando al massimo sulla sperimentazione lo avrei apprezzato di più. Certo sarebbe stato davvero difficile.
Tema toccato nel finale.

Buona Sara Simoni edition e alla prossima

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Hayà
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Re: Altrove

Messaggio#5 » sabato 20 marzo 2021, 14:25

Ciao Giulio, è un piacere leggerti.

Prima di tutto, complimenti per lo stile adottato. Sognante e un po’ surreale al punto giusto, mi ha travolto e trascinato fino alla fine.
Sarà pure perché proprio in questi giorni sto leggendo Uno, nessuno e centomila e questo testo me l’ha fatto ricordare parecchio, soprattutto la scena dello specchio.

Tutto sommato, un buon testo, che mi ha veramente accattivato. L’unica domanda che mi pongo riguarda il vecchio che dice di conoscere il protagonista e di averlo visto ogni notte alla stazione. Che fosse tornato più volte alla stazione per raccogliere il coraggio di andarsene definitivamente?

Insomma, la mia opinione è positiva.

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Fagiolo17
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Re: Altrove

Messaggio#6 » sabato 20 marzo 2021, 16:53

Ciao Giulio e ben ritrovato!
Un testo molto interessate e molto particolare gestito per una buona parte con una seconda persona che spesso rischia di essere un'arma a doppio taglio.
Il tema anche se non è pregante nel racconto è presente.
Il dialogo centrale è ai limiti del surreale, devo dire che mi ci sono un po' perso.
Alla prossima lettura!

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giulio.palmieri
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Re: Altrove

Messaggio#7 » domenica 21 marzo 2021, 17:23

Antonio Pilato ha scritto:Ciao Giulio, è stato un piacere leggerti.

Un racconto, il tuo, che lascia sicuramente l’amaro in bocca. Personalmente, adoro quando tutto resta immerso in un alone di mistero, come la destinazione (presumo) finale del protagonista, il quale sembra sfuggire da un contesto di sofferenza cronica, liberandosi di tutte le maschere pirandelliane che è costretto a portare. Il tema è rispettato.
Non mi hanno convinto alcuni particolari legati alla vicenda: uno in particolare riguarda il come faccia il barbone a conoscere il protagonista…che il primo non sia altro che un alter ego di quest’ultimo?


Ciao Antonio, grazie per il tuo commento! Ci hai beccato: ho cercato di giocare col tema del doppio e insomma, il barbone e il protagonista risultano speculari (e si conoscono), fino alla separazione finale. Certo, nel tema c'è anche il desiderio di andare in vacanza, ma ci può stare, suvvia. Grazie e buona edition

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giulio.palmieri
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Re: Altrove

Messaggio#8 » domenica 21 marzo 2021, 17:31

Debora D ha scritto:Ciao Giulio, piacere di leggerti.
Il tuo racconto è particolare, quasi sperimentale. Ci sono una prima sequenza riflessiva che scivola in una serie di azioni descritte in seconda persona, due dialoghi con azioni in prima e una nuova sequenza riflessiva che utilizza sempre una seconda persona generica.


Hey Debora, grazie per il commento. Provo a risponderti: avendo insistito sul tema del doppio, ho giocato con la prima e la seconda persona singolare, per cercare di rendere più immersivo il conflitto del protagonista. Però, ci può stare lo spaesamento: in effetti un gioco del genere in uno spazio ristretto o funziona in maniera immediata oppure ci si perde. Il tema ho cercato di realizzarlo nella storia del protagonista: in fondo è uno che cerca un posto dove andare, e quindi dove mettere radici. Alla prossima, e buona edition!

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giulio.palmieri
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Re: Altrove

Messaggio#9 » domenica 21 marzo 2021, 17:50

Hayà ha scritto:Prima di tutto, complimenti per lo stile adottato. Sognante e un po’ surreale al punto giusto, mi ha travolto e trascinato fino alla fine.
Sarà pure perché proprio in questi giorni sto leggendo Uno, nessuno e centomila e questo testo me l’ha fatto ricordare parecchio, soprattutto la scena dello specchio.
Tutto sommato, un buon testo, che mi ha veramente accattivato. L’unica domanda che mi pongo riguarda il vecchio che dice di conoscere il protagonista e di averlo visto ogni notte alla stazione. Che fosse tornato più volte alla stazione per raccogliere il coraggio di andarsene definitivamente?
Insomma, la mia opinione è positiva.


Ciao Soraia, grazie per il tuo commento! I complimenti fanno sempre piacere. Per quanto riguarda il vecchio e il protagonista: la tua considerazione ci sta alla grande; il protagonista potrebbe aver tentato più volte la partenza, notato dal vecchio, che, dormendo in stazione, lo ha notato e riconosciuto. Magari con più spazio a disposizione si potrebbe tentare un racconto in tal senso: una serie di tentativi di partenza che poi vanno a buon fine l'ultima sera (e magari con un ruolo più attivo del vecchio nella vita quotidiana del protagonista).
Alla prossima e buona edition

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giulio.palmieri
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Re: Altrove

Messaggio#10 » domenica 21 marzo 2021, 17:57

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Giulio e ben ritrovato!
Un testo molto interessate e molto particolare gestito per una buona parte con una seconda persona che spesso rischia di essere un'arma a doppio taglio.
Il tema anche se non è pregante nel racconto è presente.
Il dialogo centrale è ai limiti del surreale, devo dire che mi ci sono un po' perso.
Alla prossima lettura!


Ciao Luca, grazie per il tuo commento. E ben trovato! Be', il dialogo centrale, come dicevo prima, è incentrato sul tema del doppio, l'alternanza delle persone (prima, seconda, prima) va nello stesso senso. Però, insomma, se la cosa funziona lo decide il lettore. Alla prossima e buona edition!

Dario17
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Re: Altrove

Messaggio#11 » domenica 21 marzo 2021, 18:27

L'incipit e l'epilogo sono sostanzialmente dei dialoghi tra sè e sè sconclusionati e farciti di ripetizioni oltre che di un'aria amara da clichè letterario, da punto di vista di un uomo disilluso e amareggiato.
"Troppe, troppe le ripetizioni." Sfociano nel poetico ma la lettura ne risente dopo un po'.
Il dialogo col barbone, fine a sè stesso pure quello, ha invece una sua decenza e sarebbe stato carino trovarci uno spunto in più o che si rivelasse più decisivo nell'economia del racconto.
Un po' piatto, ecco tutto. Poca narrativa.
Il tema c'è, l'hai praticamente messo papale papale all'ultima frase o giù di li.

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giulio.palmieri
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Re: Altrove

Messaggio#12 » lunedì 22 marzo 2021, 19:08

Ciao Dario, ben trovato.
Nulla da dire sul tuo giudizio, mi porto a casa di fare attenzione alle ripetizioni e mostrare di più l'azione. Sul tema però, vorrei sottolineare una cosa: ho creato un personaggio che sin dalle prime righe manifesta il desiderio di andarsene, di trovare una dimensione più autentica etc. etc. Il fatto che dica alla fine di voler andare altrove per mettere radici, a mio avviso, collima col suo conflitto e può risultare coerente coi suoi desideri. Mi spiace che questo lavoro di preparazione non sia emerso; ma cercherò cmq di rendere più tangibile l'azione narrativa. Buon edition.

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SilviaCasabianca
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Re: Altrove

Messaggio#13 » lunedì 22 marzo 2021, 19:16

Ciao Giulio,
Piacere di Averti letto.
Il tuo racconto mi è piaciuto nell'insieme, nel senso che mi sono un po' rivista nel protagonista che pensa che abbandonare un luogo, prendere un treno e partire possa essere un modo per mettere radici altrove, appunto. Mi ricorda diversi momenti della mia vita e forse, forse, ci ho anche visto più di quanto ci fosse nella tua intenzione, però questo fa parte del gioco. Si legge anche per questo.
La parte migliore è l'inizio, poi subito dopo direi la fine. L'inizio perché è diverso dal solito inizio, la fine perché racchiude il senso di tutto in un'immagine dinamica e sognante, aperta al futuro: semplice ma mi piace.
La parte centrale invece è migliorabile: Nel dialogo con l'ubriacone mi sono un po' confusa
– Ci bevi nell’acqua sporca?
– Non più.
Qui mi sono persa, non ho capito, ho avuto il dubbio di aver tergiversato su chi stesse parlando.
Anche il fatto che alla fine le dia quella banconota non l'ho compreso come gesto: sarebbe stato più interessante che visto che sta partendo si tiene tutto, bello spilorcione, perché sta investendo in una partenza, oppure che spiegasse il perché di un gesto del genere. Non so.
Comunque niente di grave: il racconto è piacevole!

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Roberto Bartoletti
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Re: Altrove

Messaggio#14 » martedì 23 marzo 2021, 12:14

Ciao Giulio, piacere di conoscerti e leggerti.
Apprezzo il tono introspettivo che hai dato al racconto. Punta tutto sul malessere interiore e il sentirsi fuori posto e, di conseguenza, senza radici che consentano di appartenente a qualcosa. Il cercarle altrove, in un luogo dove magari trovare serenità, è una bella conclusione. Tema quindi rispettato. Non mi è chiaro il ruolo del barbone, se ha un significato nascosto legato al protagonista o è un pretesto per avere qualcuno con cui farlo dialogare. Visto che credo la prima mi sarebbe piaciuto qualche indizio in più, anche perché si presta bene a più interpretazioni. A presto e buona gara!

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Andrea76
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Re: Altrove

Messaggio#15 » martedì 23 marzo 2021, 20:05

Ciao Giulio,
mi piace il taglio poetico e surreale del tuo racconto. In genere tendo ad apprezzare l’uso della seconda persona anche se tu l’hai alternata con la prima e questa l’ho trovata una dissonanza che non sono riuscito a giustificare. La tematica pirandelliana delle maschere è ben argomentata e riadattata al contesto. Manca però un conflitto o comunque una sua risoluzione inattesa: il protagonista va in stazione con l’intenzione di partire e questo alla fine effettivamente fa. L’incipit è accattivante con quell’accenno filosofico al concetto di “troppo”, peccato che tu non lo riprenda nello sviluppo del racconto privando quest’ultimo di una circolarità che forse gli avrebbe giovato.
A rileggerti.

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Re: Altrove

Messaggio#16 » mercoledì 24 marzo 2021, 12:34

Ciao Giulio,
Il tuo racconto mi è piaciuto, ma mi ha ispirato sentimenti contrastanti. Sullo stile non ho molto da ridire, è semplice, scorrevole, ma non ha particolari caratteristiche distintive o di pregio. La scena iniziale è quella descritta in maniera migliore, anche da un punto di vista sensoriale. Riguardo il dibattito (ho letto uno scorcio dei commenti di chi mi ha preceduto) sul passaggio dalla prima alla seconda persona, non penso che renda il testo incomprensibile. le riflessioni si capiscono, ma il vero problema, secondo me, è che esse, esattamente come la risoluzione finale, risultano un po' scontate. Non ci ho trovato niente di nuovo, semplicemente la crisi esistenziale dell'uomo moderno rimarcata con una scelta (accurata e sentita, certo, ma non per questo migliore di altre) di situazioni e vicende differenti. Aderenza al tema, sì, s'intuisce dal resto del testo, ma il riferimento finale la fa sembrare un po' forzata. Alla Prossima!

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Re: Altrove

Messaggio#17 » mercoledì 24 marzo 2021, 19:24

SilviaCasabianca ha scritto:Ciao Giulio,
Piacere di Averti letto.
Il tuo racconto mi è piaciuto nell'insieme, nel senso che mi sono un po' rivista nel protagonista che pensa che abbandonare un luogo, prendere un treno e partire possa essere un modo per mettere radici altrove, appunto. Mi ricorda diversi momenti della mia vita e forse, forse, ci ho anche visto più di quanto ci fosse nella tua intenzione, però questo fa parte del gioco. Si legge anche per questo.
La parte migliore è l'inizio, poi subito dopo direi la fine. L'inizio perché è diverso dal solito inizio, la fine perché racchiude il senso di tutto in un'immagine dinamica e sognante, aperta al futuro: semplice ma mi piace.
La parte centrale invece è migliorabile: Nel dialogo con l'ubriacone mi sono un po' confusa
– Ci bevi nell’acqua sporca?
– Non più.
Qui mi sono persa, non ho capito, ho avuto il dubbio di aver tergiversato su chi stesse parlando.
Anche il fatto che alla fine le dia quella banconota non l'ho compreso come gesto: sarebbe stato più interessante che visto che sta partendo si tiene tutto, bello spilorcione, perché sta investendo in una partenza, oppure che spiegasse il perché di un gesto del genere. Non so.
Comunque niente di grave: il racconto è piacevole!


Ciao Silvia,
graze per il tuo commento! Rispondo brevemente:

La parte centrale invece è migliorabile: Nel dialogo con l'ubriacone mi sono un po' confusa
– Ci bevi nell’acqua sporca?
– Non più.

Questo è un accenno ai problemi di alcolismo del personaggio (l'ubriacone, il suo alter-ego, lo conosce, e presagisce il suo problema e lo comunica al lettore)

Il fatto che alla fine gli dia la banconota è un modo per sottolineare come il protagonista voglia togliersi di torno il suo alter-ego (senza affrontarlo); nel finale però deve dirgli: "Lasciami andare" come dovesse cercare un commiato da quella parte di se, prima di partire. Insomma, un gioco drammatico.
Grazie per la tua lettura. Saluti e buona edition
Ultima modifica di giulio.palmieri il mercoledì 24 marzo 2021, 19:42, modificato 1 volta in totale.

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Re: Altrove

Messaggio#18 » mercoledì 24 marzo 2021, 19:25

Roberto Bartoletti ha scritto:Ciao Giulio, piacere di conoscerti e leggerti.
Apprezzo il tono introspettivo che hai dato al racconto. Punta tutto sul malessere interiore e il sentirsi fuori posto e, di conseguenza, senza radici che consentano di appartenente a qualcosa. Il cercarle altrove, in un luogo dove magari trovare serenità, è una bella conclusione. Tema quindi rispettato. Non mi è chiaro il ruolo del barbone, se ha un significato nascosto legato al protagonista o è un pretesto per avere qualcuno con cui farlo dialogare. Visto che credo la prima mi sarebbe piaciuto qualche indizio in più, anche perché si presta bene a più interpretazioni. A presto e buona gara!


Ciao Roberto, grazie. In effetti, una versione più lunga del racconto ci sta, per dare maggiore rilievo al ruolo del barbone, che (nelle intenzioni) è una sorta di alter.ego del protagonista. A presto, buona edition.

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Re: Altrove

Messaggio#19 » mercoledì 24 marzo 2021, 19:29

Andrea76 ha scritto:Ciao Giulio,
mi piace il taglio poetico e surreale del tuo racconto. In genere tendo ad apprezzare l’uso della seconda persona anche se tu l’hai alternata con la prima e questa l’ho trovata una dissonanza che non sono riuscito a giustificare. La tematica pirandelliana delle maschere è ben argomentata e riadattata al contesto. Manca però un conflitto o comunque una sua risoluzione inattesa: il protagonista va in stazione con l’intenzione di partire e questo alla fine effettivamente fa. L’incipit è accattivante con quell’accenno filosofico al concetto di “troppo”, peccato che tu non lo riprenda nello sviluppo del racconto privando quest’ultimo di una circolarità che forse gli avrebbe giovato.
A rileggerti.


Ciao Andrea, be' non metto mai becco sui giudizi, però, insomma, mi sembra che il conflitto ci sia. Il protagonista va in stazione, e deve prima affrontare i suoi fantasmi per partire (e rievocare il suo passato). Il concetto di "troppo" è implicito nel finale: è quello che lo spinge ad andarsene, perché a volte vivere in una certa realtà può risultare intollerabile, eppure bisogna farlo, con tutto ciò che ne consegue. A presto, e buona edition.

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antico
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Re: Altrove

Messaggio#20 » giovedì 8 aprile 2021, 9:41

Che racconto strano e insieme affascinante... Complimenti per avere osato. La prima parte mi è sembrata funzionare anche se si fatica a dare un ruolo funzionale al barbone, occhio all'eccessivo simbolismo che raramente funziona perché il più delle volte il colpo rimane in canna, nella nostra testa. Mi sono perso sul secondo atttacco del barbone, quel punto va rivisto perché sembrerebbe trattarsi di un'altra persona. Poco chiaro anche il discorso sulla sveglia notturna e il rientrare con la faccia di un'altro: credo fosse il fulcro del racconto, ma la scarsa resa va a inficiare tutto il discorso e poi, inevitabilmente, a fare perdere di potenza il finale che, invece, si affloscia. Non posso dire che non mi sia piaciuto perché l'ho apprezzato, ma credo sia ben lungi dalla sua forma migliore, pertanto mi fermo a un pollice tendente verso il positivo, ma al pelo.

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