Radici di marmo, chioma di vetro.

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Debora D
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Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#1 » martedì 16 marzo 2021, 0:55

Radici di marmo, chioma di vetro
di Debora Dolci

L’uomo è inginocchiato nell’atrio a torso nudo. La sua tunica è corta come la mia, arrotolata e raccolta alla cintura, ma non è uno schiavo qualsiasi, perché il dominus ha detto di obbedirgli.
Costeggio le colonne in fretta, schivo le casse piene di vetro. Devo lucidare il portone prima che Ceio mi sia addosso.
L’uomo si è accucciato sui talloni e si passa una mano sulla fronte. «Ragazzo, portami quella cesta.»
Resto immobile. L’ordine del dominus o la verga di Ceio? Mi mordo il lato della guancia.
«Avanti, ragazzo. Non posso muovermi adesso. Mi serve il colore del legno e della terra.»
Non ho scelta. C’è un attingitoio sopra una cassa piena di pezzetti di pietra e conchiglie.
Color legno, colore della terra… Ma quanti sono? Almeno dieci tipi di bruno e rossiccio.
Rovescio in una cesta una palata di piccole tessere per ciascuno.
In equilibrio sulle sulle tavole di legno raggiungo l’uomo in mezzo all’atrio.
Una chioma di vetro verde cresce dal disegno in carbone tracciato sul sottile strato di intonaco.
Mi indica con un movimento secco del polso un punto dove appoggio il mio carico.
Lui guarda il contenuto e annuisce. Ha il naso diritto e gli occhi scuri. Una grossa ruga gli solca la fronte. Immerge le mani fra le tesserine e scava. Ne prende una, la mette via. Ne sceglie una più piccola.
Mi alzo per tornare tra le colonne. Sono ancora in tempo.
«Taranis!»
La voce di Ceio colma l’atrio. Indietreggio. Lui colma la distanza e scavalca il disegno senza guardare l’altro schiavo.
Uno schiocco e il dolore mi brucia le spalle. Mi copro il volto con le mani.
Alle sue spalle il mosaicista si è alzato. «Smetti di colpirlo.»
Ceio prende fiato, il faccione bianco contratto. «Posso colpirlo quanto voglio.» Mi dà una spinta e si volta. «Pazzo di un greco, posso colpire anche te.»
«Puoi, ma non danneggiare le mie mani. Mi servono. E mi serve anche lui.»
Una grossa vena pulsa sulla testa calva di Ceio. Sta ragionando e fatica a farlo. Ma l’ordine del dominus è stato troppo chiaro.
«Tieniti il gallo e rimettiti al lavoro, schiavo.» Se ne va, in direzione delle camere, la verga fischia nell’aria.

La chioma verde del mosaico scintilla. In ginocchio sulla calce, frugo nella cesta. Elenio vuole solo le tessere più piccole.
I rami sono finiti, comincia a confrontare i colori fra loro per il tronco. Schiocca la lingua, si passa le mani fra i capelli.
«Che ne pensi?»
Due giorni senza pavimenti da sfregare o vergate: il mosaico più bello che esista.
Ma la grossa ruga gli attraversa la fronte ancora più profonda, vuole una risposta vera. Mi tolgo i capelli dalla faccia e stringo le spalle. «Insomma» mi sfrego le mani sulle gambe «le radici sono più grandi della chioma.»
Elenio sorride, muove le dita come se nell’aria tracciasse ancora il disegno. «Questo albero deve avere radici forti per crescere libero, altrimenti il primo vento lo porterà via.»
Si china a prendere il carboncino. Io sfioro le tessere fredde. L’albero di marmo e pasta di vetro può crescere libero. «Un giorno mi guadagnerò la libertà e...»
«Cosa farai con la tua libertà?»
Apro la bocca e la chiudo. Non lo so. Abbasso la testa.
Elenio ritocca il disegno. «Lo sei anche ora per me, ragazzo, come questo albero.»
***
La porta si sbriciola sotto i colpi delle asce dei legionari.
La torcia illumina l’atrio della piccola villa. La spada nella destra avanzo con passi laterali.
Rubeo mi supera in direzione delle camere. Dobbiamo sbrigarci a tornare dal centurione.
La fiamma coglie un movimento. Illumino una rientranza nella parete. Deve essere il larario. Mi sposto e i miei calzari calpestano un mosaico: un albero di vetro e marmo.
Mi blocco, il calore mi sale al volto. Le radici sono troppo grandi.
Mi avvicino. Strappo via la tenda del larario.
Un singulto, un vagito. Un ragazzo. Perché non l’hanno portato via? Ha segni sul viso e sul collo. Uno schiavo.
Tonfi e grida attraversano le pareti senza finestre. I passi di Rubeo mi arrivano alle spalle. Chino la testa. Non dovevo strappare le tende.
Mi arriva poca aria, mi mordo il lato della guancia.
Cosa farai con la tua libertà? Il vecchio Elenio bisbiglia e dispone tessere brune sull’intonaco.
Rubeo sghignazza. «Solo uno schiavo. Ammazzalo e andiamo.»
Ruoto su me stesso e gli punto contro la spada.



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antico
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#2 » martedì 16 marzo 2021, 1:02

Ecco la vincitrice de LA CENTOCINQUANTESIMA! Ciao Debora! Caratteri e tempo ok, buona SARA SIMONI EDITION!

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Debora D
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#3 » martedì 16 marzo 2021, 1:03

antico ha scritto:Ecco la vincitrice de LA CENTOCINQUANTESIMA! Ciao Debora! Caratteri e tempo ok, buona SARA SIMONI EDITION!


Grazie, Antico!

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Proelium
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#4 » martedì 16 marzo 2021, 19:06

Ciao Debora,
onorato di leggere e commentare una collega di Lettere: vedo che non sono l’unico a maltrattarmi con correzioni extra-scolastiche. (:
Venendo al tuo testo, apprezzato la densità che avvolge declinazione tematica (centrata) e messaggio. L’immagine dell’albero incastonata in un mosaico è piacevole, evocativa. Si nota anche una certa accuratezza storico-artistica nella ricostruzione degli ambienti e del lessico. Non lo do per scontato perché so bene quanto può essere difficile tradurre le nozioni in narrazione.
Detto questo, ammetto di aver dovuto rileggere il testo più volte al massimo della mia attenzione: la densità di contenuti non è stata di immediata digestione: ci sono svariati personaggi in scena, la figura vaga di un dominus (avrei usato il corsivo per evidenziarlo), nomi, ruoli, provenienze e voci che si incrociano in più punti. In una possibile revisione, al tuo posto dirigerei i miei sforzi per rendere ogni identità inequivocabile, in modo da lasciare libero il lettore di godersi il simbolismo del mosaico. Basta poco a dare più chiarezza, anche una frase spezzata al punto giusto:

Elenio è inginocchiato nell’atrio a torso nudo. La sua tunica è corta come la mia, arrotolata e raccolta alla cintura. Non è uno schiavo qualsiasi, il dominus ha imposto di obbedirgli.
Costeggio le colonne e le casse piene di vetro. Presto, devo lucidare il portone. Prima che Ceio mi sia addosso con la sferza.


Tieni il gallo
minuzia, ma si può dire meglio? C'è anche un typo "sulla" ripetuto, altra quisquilia.

«Lo sei anche ora per me, ragazzo, come questo albero.»


Questa dovrebbe essere la battuta cruciale, ma ha poco mordente e risulta poco chiara. Limando un po' il botta e risposta la vedrei bene così:

«Cosa farai quando sarai libero?»
Apro la bocca, la chiudo; non lo so. Abbasso la testa.
Elenio accarezza il disegno, sorride. «Sei già libero, ragazzo... come questo albero...»


Ultima criticità, l’ellissi finale. Di per sé non è mi dispiaciuta (ammetto di essere un grande fan delle ellissi in generale), ma essendo molto brusca e lontana nel tempo, secondo me bisognava rendere il protagonista immediatamente riconoscibile, sfumando nel frattempo la figura di Rubeus, magari accostandola a quella di Ceio... il suo nome crea l’ennesima difficoltà che allontana il lettore dal cliffhanger finale.

Gli sforzi di lettura sono comunque ben ripagati.

Alla prossima, prof!
Francesco

Andrea Cangiotti
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#5 » martedì 16 marzo 2021, 19:32

Questo racconto non mi è arrivato.
Ho letto tante descrizioni e dialoghi, ma non intravedo una scintilla che sia portatrice di un messaggio netto. Trovo lo stile un po' fine a se stesso: un modo di scrivere che parte dalla prerogativa di dimostrare di sapere scrivere, tralasciando l'intento narrativo e cioè quello di creare una Storia che possa lanciare un messaggio. Magari preferisco stili meno "pomposi", ma che poi mi spiazzano nella loro acutezza e genialità nel raccontare una verità in modo originale.
Quest'intento manca qui, come in altri racconti che ho letto.

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GiulianoCannoletta
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#6 » mercoledì 17 marzo 2021, 13:28

Ciao Debora, piacere di averti letto!
Il tuo racconto è tutt'altro che banale. Ci trasporti con maestria nel contesto storico e inserisci nel racconto alcuni particolari che mi hanno aiutato molto a entrare in sintonia col pdv. I colori -legno o terra?- che per lui non facevano poi così tanta differenza, il mosaico che era bello perché gli aveva risparmiato fatica e frustate per un qualche giorno, solo per dirne un paio. Inizialmente ho fatto un po' di confusione coi nomi, ma niente di grave.
Sul paragrafo finale, invece, ho fatto un po' di fatica. Ho dovuto rileggerlo un paio di volte, mi pare troppo brusco e credo servirebbe qualche informazione in più per poterlo cogliere in prima battuta.
Brava, a rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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MatteoMantoani
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#7 » mercoledì 17 marzo 2021, 17:26

Prime Impressioni. Ciao Debora. Si vede che ne sai di storia, hai usato un linguaggio con diversi termini tecnici che denotano una certa preparazione. Purtroppo il racconto mi è arrivato solo dopo qualche rilettura, andrò adesso a spiegarti il perché.

Aderenza al tema. Tutto ok.

Punti di miglioramento. ho riletto l’incipit un paio di volte per capire quali erano i personaggi e i loro ruoli (e ho fatto un po’ di confusione coi nomi). Ho trovato un paio di ripetizioni, ad esempio “mi mordo il lato della guancia” due volte, all’inizio e alla fine (non so se è un problema, io stesso non ho molti modi per descrivere gli stessi stati d’animo, però comunque volevo fartelo notare).
Il grosso problema, comunque, è il finale. Non mi è sembrato chiaro fin da subito che il protagonista è diventato un legionario: ho dovuto rileggerlo un paio di volte per capire che il pdv era lo stesso. Comunque, il dilemma morale su come usare la sua libertà è un po’ troppo veloce, anzi: tutto il finale è troppo repentino… e quel “mi giro e gli punto addosso la spada” è un po’ troppo ambiguo: in prima lettura avevo capito che rivolgeva la spada sullo schiavo/ragazzo, non sul centurione, cosa che non mi ha fatto subito apprezzare il messaggio del racconto.

Punti di forza. Bella l’immagine del mosaico e la crescita interiore del pdv. Anche il finale, se letto correttamente, ha il suo perché. L’ambientazione storica anche è ben resa, tradisci una certa conoscenza della materia (se non sbaglio sei un’insegnante di storia, quindi fai più che bene a usare le tue conoscenze per costruire ambientazioni di questo tipo).

Conclusioni. Mi spiace, ma a causa delle difficoltà di lettura che ti ho spiegato, non reputo questo uno dei tuoi migliori lavori, a parte per l’idea del mosaico e l’ambientazione romana, che è sempre intrigante.

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Luca Nesler
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#8 » mercoledì 17 marzo 2021, 17:39

Ciao Debora! Bellissimo titolo!
Mi permetto di dire che stai migliorando rapidamente. Non voglio essere saccente, ma lo noto e te lo dico. Sei in una fase in cui si fanno i periodi brevissimi e molto freddi, ora passerai ad ammorbidirli, a usare un po' di pensato in più per incontrare il lettore e ad aggiungere qualche subordinata qua e là per addolcire la lettura, vedrai.
Si nota che il contesto è perfetto nella tua testa. Hai la possibilità di usare molti dettagli autentici e convincenti, ma la resa è un po' confusa, nel senso che ci sono diverse cose che non arrivano immediatamente al lettore. Qual è il contesto? Qual è il rapporto di relazione tra i personaggi? Chi è Ceio, dov'è il dominos e chi è che ne fa le veci? Ci sono un po' di punti in cui le informazioni mancano e altri in cui sono di difficile interpretazione (poi provo a indicarli). Penso che questa difficoltà sia aumentata enormemente dal contesto storico. Senza tell, onnisciente e infodump, che ti rimane per tratteggiare un contesto che sia esotico e comprensibile al lettore? Una sfida ardua.
In ogni caso mi è piaciuto il tuo racconto e lo stile migliora di contest in contest. Ottimo lavoro!

Provo a segnalarti qualche parte migliorabile.

"L’uomo è inginocchiato nell’atrio a torso nudo."
Qui abbiamo una descrizione dal pdv, ma quello che sfugge è il perché lui noti una cosa del genere. Cioè, questa descrizione (unita alla parte dopo) è dettagliata e suggerisce attenzione, ma cosa ha attirato tanta attenzione? A prima vista nulla, quindi ottieni l'effetto di fare infodump.

"non è uno schiavo qualsiasi, perché il dominus ha detto di obbedirgli."
Inizio ad appoggiarmi alle mie conoscenze pregresse per interpretare il tuo testo, ma se non le avessi sarei al buio. Normale che tu richieda al lettore di avere pazienza e fiducia e che capirà il contesto man mano (come nella speculative fiction, del resto), ma qui non dai molti appigli per capire altro oltre al fatto che ci siano due schiavi e che uno sia gerarchicamente superiore.

"Costeggio le colonne in fretta, schivo le casse piene di vetro. Devo lucidare il portone prima che Ceio mi sia addosso."
Ci sono dettagli interessanti, belli, ma ancora non capisco il contesto. A cosa servirà questo vetro? In che epoca siamo? è la Grecia o Roma? Chi è Ceio e qual è la minaccia per il pdv? Di che portone parla?

"L’ordine del dominus o la verga di Ceio?"
Qui non ho proprio capito il dilemma del pdv. Sono certo che se mi fosse chiaro ci sarebbe un conflitto interessante che darebbe molto pepe a questa parte, ma mi sfugge del tutto.

«Avanti, ragazzo. Non posso muovermi adesso. Mi serve il colore del legno e della terra.»
Qui ho cominciato a pensare, visto che è inginocchiato e chiede del colore, che stia facendo un dipinto. Il contesto prende forma, ma con riserva: perché l'altro schiavo non lavora con lui e lucida il pomello della porta?

"Non ho scelta. C’è un attingitoio sopra una cassa piena di pezzetti di pietra e conchiglie."
Anche qui, come prima, dettagli interessanti, ma di difficile interpretazione (probabilmente perché manca il contesto)

"Color legno, colore della terra… Ma quanti sono? Almeno dieci tipi di bruno e rossiccio.
Rovescio in una cesta una palata di piccole tessere per ciascuno."
Qui capisco che siamo davanti al lavoro di un mosaicista. Ma è parecchio avanti nel racconto.

"In equilibrio sulle sulle tavole di legno raggiungo l’uomo in mezzo all’atrio."
Anche qui, tu hai chiara la situazione e si vede, ma dai per scontato che io conosca le tecniche dell'epoca. Non so perché ci siano delle tavole, per esempio.

"Una grossa ruga gli solca la fronte."
Questo mi risuona un po' di cliché letterario. Lo dico solo per farci attenzione, non perché sia un problema.

"Mi alzo per tornare tra le colonne. Sono ancora in tempo."
A lucidare il pomello, immagino. Devo un po' pensarci e non ne ho la certezza, perché non mi era chiara la parte sopra. Se lì il conflitto e il contesto fossero stati limpidi, qui avrei saputo bene a cosa si rifesisce.

"La voce di Ceio colma l’atrio. Indietreggio. Lui colma la distanza e scavalca il disegno senza guardare l’altro schiavo.
Uno schiocco e il dolore mi brucia le spalle. Mi copro il volto con le mani.
Alle sue spalle il mosaicista si è alzato. «Smetti di colpirlo.»"
Qui hai un momento in cui qualche pensiero avrebbe aiutato. Essere immersi nelle percezioni di un pdv, ma non percepirne i pensieri, specie in momenti tanto forti, ha l'effetto di raffreddare le emozioni. è un po' come essere in uno psicopatico.
Il fatto che si copra il volto con le mani e poi veda alle spalle di Ceio, che gli ha appena frustato (credo) la schiena, mi risulta un po' troppo intricato e poco verosimile. Anche il fatto che il pdv non emetta un gemito rende la situazione un po' surreale.

"Una grossa vena pulsa sulla testa calva di Ceio. Sta ragionando e fatica a farlo. Ma l’ordine del dominus è stato troppo chiaro."
Qui mi chiedo "chi è Ceio?", pensavo fosse il dominus, ma evidentemente non è così. Non capisco il suo ruolo, né quello del greco, evidentemente un artigiano/artista, ma in che tipo di relazione sono questi personaggi?

"L’albero di marmo e pasta di vetro può crescere libero."
Il senso di questa frase mi è un po' oscuro.

"La porta si sbriciola sotto i colpi delle asce dei legionari.
La torcia illumina l’atrio della piccola villa. La spada nella destra avanzo con passi laterali.
Rubeo mi supera in direzione delle camere. Dobbiamo sbrigarci a tornare dal centurione.
La fiamma coglie un movimento. Illumino una rientranza nella parete. Deve essere il larario."
Se provi a leggere questa parte ad alta voce noterai che rimanda un ritmo cadenzato che sa di meccanico. Ho notato che lo facevo spesso anch'io poco tempo fa. Dobbiamo stare attenti a non ammassare i periodini.

La parte finale è come quella iniziale: non ho capito cosa succede, chi sono i personaggi in scena e le loro motivazioni.
La prosa è convincente, intensa, ad eccezione di questa cosa dei micro periodi, ma il flusso informativo va gestito meglio. Direi che ti sei spinta a fare una cosa davvero molto complicata: racconto storico da 4k in quelle 2 ore e mezzo tra il pensare alla storia e tenere il tempo per correggere. Però hai fatto bene :)
Anche l'idea e l'interpretazione del tema mi piacciono particolarmente. Forse potresti provare ad ampliare il racconto e sistemarlo, sarebbe interessante anche come esercizio.
Alla prossima!

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Debora D
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#9 » mercoledì 17 marzo 2021, 18:52

~Proelium~ ha scritto:Ciao Debora,
onorato di leggere e commentare una collega di Lettere: vedo che non sono l’unico a maltrattarmi con correzioni extra-scolastiche. (:

Ciao caro collega, grazie del tuo dettagliato commento.
Ho voluto provare qualcosa di più difficile questa volta (altrimenti come si fa a crescere?)
Sono d'accordo con gli elementi che hai notato: troppi personaggi, contenuti densi e soprattutto il punto debole del finale.

~Proelium~ ha scritto:la figura vaga di un dominus (avrei usato il corsivo per evidenziarlo),

Lo avevo messo in corsivo nel mio file e poi non ho messo i codici nel racconto in MC.

~Proelium~ ha scritto:Questa dovrebbe essere la battuta cruciale, ma ha poco mordente e risulta poco chiara. Limando un po' il botta e risposta la vedrei bene così:

«Cosa farai quando sarai libero?»
Apro la bocca, la chiudo; non lo so. Abbasso la testa.
Elenio accarezza il disegno, sorride. «Sei già libero, ragazzo... come questo albero...»

Mi piace questa tua versione e ne terrò conto in fase di revisione, perché ho tutta l'intenzione di sistemarlo. Il mio obiettivo a lungo termine è scrivere storici e questo è la mia prima vera prova in tal senso.
Ogni osservazione è preziosa.

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Debora D
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#10 » mercoledì 17 marzo 2021, 18:55

Andrea Cangiotti ha scritto:Questo racconto non mi è arrivato.
Ho letto tante descrizioni e dialoghi, ma non intravedo una scintilla che sia portatrice di un messaggio netto. Trovo lo stile un po' fine a se stesso: un modo di scrivere che parte dalla prerogativa di dimostrare di sapere scrivere, tralasciando l'intento narrativo e cioè quello di creare una Storia che possa lanciare un messaggio. Magari preferisco stili meno "pomposi", ma che poi mi spiazzano nella loro acutezza e genialità nel raccontare una verità in modo originale.
Quest'intento manca qui, come in altri racconti che ho letto.


Grazie del commento, ogni opinione è utile per migliorare.

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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#11 » mercoledì 17 marzo 2021, 19:07

GiulianoCannoletta ha scritto:Ciao Debora, piacere di averti letto!
Sul paragrafo finale, invece, ho fatto un po' di fatica. Ho dovuto rileggerlo un paio di volte, mi pare troppo brusco e credo servirebbe qualche informazione in più per poterlo cogliere in prima battuta.
Giuliano


MatteoMantoani ha scritto:Il grosso problema, comunque, è il finale. Non mi è sembrato chiaro fin da subito che il protagonista è diventato un legionario: ho dovuto rileggerlo un paio di volte per capire che il pdv era lo stesso.


Grazie Matteo e Giuliano per i commenti.
Il finale va rivisto di sicuro, avete ragione. Avete ben sottolineato il punto in cui è doveroso lavorare.
Il mio ragionamento è stato: voglio provare a far capire che è lui senza ricorrere alla battuta, quindi ho inserito mosaico, ricordo e pure un suo gesto tipico: il mordersi la guancia.

MatteoMantoani ha scritto:Ho trovato un paio di ripetizioni, ad esempio “mi mordo il lato della guancia” due volte, all’inizio e alla fine (non so se è un problema, io stesso non ho molti modi per descrivere gli stessi stati d’animo, però comunque volevo fartelo notare).

Ho pensato che fosse utile a identificare il personaggio. Un esperimento che Matteo mi ha aiutato a verificare, quindi


MatteoMantoani ha scritto:Mi spiace, ma a causa delle difficoltà di lettura che ti ho spiegato, non reputo questo uno dei tuoi migliori lavori, a parte per l’idea del mosaico e l’ambientazione romana, che è sempre intrigante.

Matteo, non c'è bisogno di dispiacerti. Ho voluto osare di più e imparo dall'esperienza che mi aiuterà a scrivere ancora e meglio! :D
ps. Adesso che avevo imparato come pronunciare MentisKarakorum hai cambiato il nome!

Luca Nesler ha scritto:Ciao Debora! Bellissimo titolo!
Mi permetto di dire che stai migliorando rapidamente.

Contenta che ti sia piaciuto il titolo, mi sono chiesta per due preziosi minuti se fosse adatto.
Per il resto tutte le tue osservazioni sono preziose e utili. Segno tutto!

Luca Nesler ha scritto:La prosa è convincente, intensa, ad eccezione di questa cosa dei micro periodi, ma il flusso informativo va gestito meglio. Direi che ti sei spinta a fare una cosa davvero molto complicata: racconto storico da 4k in quelle 2 ore e mezzo tra il pensare alla storia e tenere il tempo per correggere. Però hai fatto bene :)

Hai colto proprio la difficoltà (per esperienza personale, lo so)
Come mostrare la Storia senza spiegarla? Un'impresa che comincia con questo racconto che mi pare come il mosaico incompleto di Elenio: in divenire.
Grazie per l'incoraggiamento, uscire dalla zona di confort è difficile ma doveroso e questo è l'ambiente perfetto per farlo.

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MatteoMantoani
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#12 » mercoledì 17 marzo 2021, 19:42

Debora D ha scritto:ps. Adesso che avevo imparato come pronunciare MentisKarakorum hai cambiato il nome!

Eh! Essere sputtanati davanti a milioni di spettatori è un'esperienza che cambia la vita ;) Scherzi a parte, era un po' che volevo cambiare pelle, alla fine quel nickname è una bambinata che mi porto dietro da troppi anni.

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maurizio.ferrero
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#13 » venerdì 19 marzo 2021, 11:04

Ciao Debora, piacere di leggerti!

Prima di tutto ti faccio un plauso per la maniera originalissima e ben studiata con cui hai interpretato il tema.
Tutta la prima parte del racconto è ben descritta. Riesci a inserire una marea di dettagli molto chiari in pochissimo spazio, in particolare ho sentito molto reale il mosaico in costruzione, quasi avessi l'artista al lavoro davanti agli occhi.
Qualche margine di miglioramento a livello stilistico può esserci. Ad esempio:

«Taranis!»
La voce di Ceio colma l’atrio.

Potevano stare sulla stessa riga. Messe in questo modo, di primo impatto, sembra che l'esclamazione non sia di Ceio ma di qualcun altro. Piccolezze, in ogni caso.

Il punto critico del racconto arriva verso il finale.
Elenio ritocca il disegno. «Lo sei anche ora per me, ragazzo, come questo albero.»
Ho riletto la frase e il suo contesto più volte, ma non sono riuscito a dare un senso all'affermazione di Elenio. "Lo sei" cosa? Libero?
Il racconto poteva anche terminare qui, magari con qualche frase in più tra i due e un finale aperto.
La parte successiva non mi ha entusiasmato. Non ho ben capito cosa sia successo al protagonista nel frattempo (è stato liberato e si è arruolato?) e in generale tutta la situazione mi ha dato l'idea di essere stata imbastita con troppa fretta, con un ritmo troppo veloce rispetto al resto del racconto, forse per problemi di spazio.
Un buon racconto, il miglioramento nel tuo stile si vede molto, peccato per quel finale.

A presto!

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Debora D
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#14 » venerdì 19 marzo 2021, 11:35

maurizio.ferrero ha scritto:Ciao Debora, piacere di leggerti!

Prima di tutto ti faccio un plauso per la maniera originalissima e ben studiata con cui hai interpretato il tema.
Tutta la prima parte del racconto è ben descritta. Riesci a inserire una marea di dettagli molto chiari in pochissimo spazio, in particolare ho sentito molto reale il mosaico in costruzione, quasi avessi l'artista al lavoro davanti agli occhi.


Grazie Maurizio, questa è la cosa che mi fa più felice, avevo l'immagine del mosaico in testa e desideravo mostrarla anche se ero consapevole della difficoltà. Hai ragione sul beat battuta, portandolo nella stessa riga avrei potuto rendere ancora più chiaro e magari aggiungere qualcosa sul suo ruolo che molti mi hanno fatto notare essere poco chiaro.

maurizio.ferrero ha scritto:Il punto critico del racconto arriva verso il finale.
Elenio ritocca il disegno. «Lo sei anche ora per me, ragazzo, come questo albero.»
Ho riletto la frase e il suo contesto più volte, ma non sono riuscito a dare un senso all'affermazione di Elenio. "Lo sei" cosa? Libero?
Il racconto poteva anche terminare qui, magari con qualche frase in più tra i due e un finale aperto.

Funesto finale! Si tratta davvero del punto debole e mi resta forte la voglia di sistemare tutto, questo racconto vorrei fosse il nucleo di qualcosa di più grande... chissà.
Mi interrogo anche sull'ellissi, mi piace però aveva davvero bisogno di più spazio come mi avete fatto notare tutti.
La frase di Elenio è uscita male, il concetto era che per lui Tarenis è libero come l'albero anche se la società del tempo lo reputa uno schiavo.
Elenio è un greco e quindi un po' filosofo, Tarenis come gallo va più al sodo delle cose.
Nella ellissi Tarenis è diventato un legionario (ci sono motivi storici che ho evitato per non fare spiegoni) e deve frugare una casa, il mosaico gli ricorda il valore della vita del ragazzo che incontra anche se questi è uno schiavo.

maurizio.ferrero ha scritto:Un buon racconto, il miglioramento nel tuo stile si vede molto, peccato per quel finale.
A presto!


Ti ringrazio per l'analisi sempre sincera, studio a parte, la verità che mi avete sempre regalato è parte del percorso e anche questa volta prenderò spunto. Ho voluto osare e sono contenta di tutti i commenti e di essermi messa alla prova nel genere che vorrei fosse il mio esordio.

Filippo De Bellis
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#15 » sabato 20 marzo 2021, 0:23

Mi piacciono molto i racconti che lavorano sulle immagini e si servono delle immagini. Al centro di questo racconto ce n’è una molto potente: il mosaico, insieme a ciò che il mosaico raffigura. Un albero di vetro e marmo. C’è grande leggerezza (intesa alla maniera di Calvino) nell’immagine: la leggerezza del vetro, dell’albero che vive nell’elemento aereo, mista alla solidità del marmo, della radice che vive nell’elemento terrestre. Mi piace anche il fatto che ti servi di quest’immagine archetipica per sfiorare il tema libertà/schiavitù. Tutto il racconto mi pare orbitare intorno a questi due poli e per questo si lascia apprezzare molto. Il massimo pathos lo raggiungi nella frase “lo sei anche per me, ragazzo, […],”, che per quanto un po’ enfatica, coinvolge emotivamente il lettore.
Entrando nel merito della vicenda, ho cominciato ad avere maggiore difficoltà nel destreggiarmi tra nomi e fatti. Pur avendolo riletto, il finale mi resta tuttora un po’ oscuro (magari era da te voluto). L’ho trovato leggermente poco lineare nella narrazione dei fatti.
Lo stile asciutto che hai utilizzato mi piace molto, anche lì lavori per immagini e la cosa funziona!

alexandra.fischer
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#16 » domenica 21 marzo 2021, 21:15

Tema centrato. Punti di forza: la ricostruzione storica dell’Antica Roma vista dagli occhi dello schiavo gallo che aiuta il compagno di schiavitù greco a realizzare un mosaico raffigurante un albero dalle grandi radici e dalle chiome più piccole (simbolo della libertà che il giovane sogna. E c’è da capirlo, con un sorvegliante come Ceio). Elenio il mosaicista ha una sua saggezza, considera Taranis libero anche in quel momento. E gli domanda cosa ne farà della libertà, una volta ottenutala. Nel finale, c’è la risposta: a salvargli la vita quando i ruoli si invertiranno, Taranis diventerà nemico del dominus e nella casa rimarrà Elenio, sempre intento a creare, libero nella sua arte. Questo, perché Taranis si rivolta contro il compagno d’arme che vorrebbe uccidere Elenio che vede solo come un vecchio schiavo.
Punti deboli: nessuno

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Alvin Miller
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#17 » domenica 21 marzo 2021, 23:06

Ciao Debora. Te lo dico fin da subito, il racconto non mi è piaciuto.
Il che mi ha sorpreso, avevo forti aspettative su di te. Il mese scorso ho potuto apprezzare le tue accurate analisi ai brani del gruppo che dovevamo recensire e mi eri sembrata molto in gamba, in più avevi pure vinto la sfida.
Stavolta invece sembra che qualcosa sia andato storto, la storia non è molto leggibile ed è difficile cogliere al volo il contesto e cosa stia succedendo. In più, come puoi vedere ho individuato diversi problemi:

L’uomo è inginocchiato nell’atrio a torso nudo. La sua tunica è corta come la mia, arrotolata e raccolta alla cintura, ma non è uno schiavo qualsiasi, perché il dominus ha detto di obbedirgli.

Abbiamo un problema con il flusso delle informazioni, prima vediamo l'uomo, poi l'ambiente in cui si trova, poi torniamo su di lui. È più corretto così: "L'uomo è inginocchiato a torso nudo nell'atrio". Subito dopo però abbiamo un altro inghippo: ci dici che ha una tunica, e la prima cosa che il lettore pensa è 'ma non era a torso nudo?' È necessario indicare subito che la tunica è raccolta alla cintura: "La sua tunica è arrotolata alla cintura". Il commento sulla lunghezza lo eliminerei, perché se è raccolta, il PDV non può avere la certezza che sia uguale alla sua.

Costeggio le colonne in fretta

Questo è Raccontato, un aggettivo che non vuol dire niente. Cosa fa "in fretta"? Mostralo.

Resto immobile. L’ordine del dominus o la verga di Ceio? Mi mordo il lato della guancia.

Qui ci manca l'aggancio per comprendere appieno il dilemma del PDV, non abbiamo visto il dominus, non sappiamo cosa gli ha ordinato.

«Avanti, ragazzo. Non posso muovermi adesso. Mi serve il colore del legno e della terra.»

Deve andare al plurale. "I colori del legno e della terra", altrimenti sembra che sia un unico colore, oppure che l'uomo gli abbia chiesto una tinta e poi della terra a caso.

In equilibrio sulle sulle tavole di legno raggiungo l’uomo in mezzo all’atrio.

Ripetizione di "sulle"

Una chioma di vetro verde cresce dal disegno in carbone tracciato sul sottile strato di intonaco.

Questa frase è stata un enigma. Ci ho messo un po' a capire che stanno componendo un mosaico, e anche così non sono sicuro di cosa immaginarmi.

Mi indica con un movimento secco del polso un punto dove appoggio il mio carico.

"dove appoggiare"

Ha il naso diritto e gli occhi scuri. Una grossa ruga gli solca la fronte

"Ha il naso diritto, gli occhi scuri e una grossa ruga che gli solca la fronte"

Elenio vuole solo le tessere più piccole.

Devo pensare che Elenio sia il mosaicista, lo stesso mosaicista che prima il PDV chiamava semplicemente "L'uomo", questo è un problema. Non si dovrebbe mai attribuire più di un epiteto per personaggio, ed Elenio non si è neppure presentato, quindi non capiamo che si tratta dello stesso uomo.

Due giorni senza pavimenti da sfregare o vergate: il mosaico più bello che esista.

Suppongo che il mosaico li abbia impegnati per quel lasso di tempo, ma io avrei preferito che la cosa fosse più chiara. Per esempio l'informazione poteva essere comunicata a inizio paragrafo.

Ma la grossa ruga gli attraversa la fronte ancora più profonda, vuole una risposta vera.

È la fronte a essere più profonda o la ruga? E la ruga dovrebbe suggerire che Elenio è in attesa di una risposta?

***

Questi asterischi per cosa sono? Non è la prima volta che chiudi una scena e ne inizi un'altra. Allora perché li usi solo qui?

La torcia illumina l’atrio della piccola villa. La spada nella destra avanzo con passi laterali.

Chi è che tiene la torcia, il PDV? La frase successiva invece andrebbe riscritta: "Avanzo con passi laterali, la spada nella mano destra", perché scritta in quel modo, oltre a essere brutta da leggere, non fa capire fino all'ultimo chi stia impugnando la spada.

Se ho capito bene, quest'ultimo paragrafo ha un cambio di PDV. Che di per sé ci sta, il problema è che abbiamo gli stessi errori visti in precedenza: non è ben chiaro cosa stia succedendo.
Il tema è sicuramente centrato, intuisco le intenzioni di trattarlo in maniera originale, purtroppo però il risultato finale non è dei migliori. Ti auguro comunque buona fortuna per la gara, e che la prossima volta vada meglio.
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.

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Debora D
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#18 » lunedì 22 marzo 2021, 9:54

Alvin Miller ha scritto:Stavolta invece sembra che qualcosa sia andato storto, la storia non è molto leggibile ed è difficile cogliere al volo il contesto e cosa stia succedendo.

Ciao Alvin, grazie per il tuo commento.
Dal mio punto di vista nulla è andato storto. Cosa è successo? Ho deciso di provare una cosa più difficile, perché vincere un'edizione significa solo aver scritto un singolo pezzo che ha funzionato non vuol dire traguardo. Minuti Contati fa parte del mio percorso di apprendimento e se non si prova a uscire dalla zona di confort quando si è in apprendimento, come si crescerà fuori? Visto che abbiamo lo stesso maestro, la cosa dovrebbe suonarti familiare.

E proprio perché so con chi e cosa studi, ti ringrazio per buona parte delle tue indicazioni: flusso informativo e finale sono il punto debole e grazie a tutti voi ho individuato diversi aspetti su cui riflettere.
Mi piace il confronto perciò ribatto qualche punto che per te è un problema e non lo è per me perché nasce da ragionamento o è giustificato dal testo.

Alvin Miller ha scritto:
L’uomo è inginocchiato nell’atrio a torso nudo. La sua tunica è corta come la mia, arrotolata e raccolta alla cintura, ma non è uno schiavo qualsiasi, perché il dominus ha detto di obbedirgli.

Il commento sulla lunghezza lo eliminerei, perché se è raccolta, il PDV non può avere la certezza che sia uguale alla sua.

Le tuniche corte erano usate solo dagli schiavi e quindi il fatto che lui noti che la tunica è come la sua è collegato con non è uno schiavo qualsiasi. Togliendolo toglierei un'informazione che ho cercato di veicolare attraverso il punto di osservazione del personaggio.

Alvin Miller ha scritto:
Resto immobile. L’ordine del dominus o la verga di Ceio? Mi mordo il lato della guancia.

Qui ci manca l'aggancio per comprendere appieno il dilemma del PDV, non abbiamo visto il dominus, non sappiamo cosa gli ha ordinato.

Il sdominus ha ordinato di obbedire al mosaicista. riga seconda dell'incipit.

Alvin Miller ha scritto:
Mi indica con un movimento secco del polso un punto dove appoggio il mio carico.

"dove appoggiare"

Credo di aver saltato una virgola o di aver reso troppo breve la frase, qui c'è proprio un'azione: l'uomo indica e Tarenis appoggia il carico. Ma ci penserò in fase di editing.


Alvin Miller ha scritto:
Elenio vuole solo le tessere più piccole.

Devo pensare che Elenio sia il mosaicista, lo stesso mosaicista che prima il PDV chiamava semplicemente "L'uomo", questo è un problema. Non si dovrebbe mai attribuire più di un epiteto per personaggio, ed Elenio non si è neppure presentato, quindi non capiamo che si tratta dello stesso uomo.

Qui c'è una questione di coerenza, lavorano insieme da un po' ed è assurdo che il ragazzo lo chiami ancora l'uomo, ma prima non lo conosceva ed è assurdo che quindi abbia un nome nella sua testa. Non c'è più di un epiteto per personaggio quindi, ce n'è solo uno. Prima non lo conosce, ora lo conosce.
Una battuta per presentarsi alla fine della prima sequenza può starci per aiutare la comprensione, anche se è consequenziale. è lui che sta lavorando al mosaico, l'identità viene dalle sue azioni. Questo per spiegarti il ragionamento.

Alvin Miller ha scritto:
***

Questi asterischi per cosa sono? Non è la prima volta che chiudi una scena e ne inizi un'altra. Allora perché li usi solo qui?

Gli asterischi vengono usati per indicare il passaggio da scena/ambientazione/pdv diversi. In questo caso li ho usati per il cambio di piano temporale, cioè una ellissi, avendo usato lo spazio per due scene sullo stesso piano. Asterischi = cambio netto.
Poi che il finale abbia un sacco di problemi non lo nego.
Il punto è: hai inteso che stessero a indicare un qualche tipo di cambio scena/ambientazione/pdv/tempo? se sì funzionano, altrimenti sono da rivedere.

Grazie per il resto delle indicazioni, segnerò tutto.

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Alvin Miller
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#19 » lunedì 22 marzo 2021, 19:04

E proprio perché so con chi e cosa studi, ti ringrazio per buona parte delle tue indicazioni: flusso informativo e finale sono il punto debole e grazie a tutti voi ho individuato diversi aspetti su cui riflettere.
Mi piace il confronto perciò ribatto qualche punto che per te è un problema e non lo è per me perché nasce da ragionamento o è giustificato dal testo.


Allora visto che conosci il nostro Maestro e i suoi metodi, argomento sul perché le tue risposte non vanno bene:

Alvin Miller ha scritto:
L’uomo è inginocchiato nell’atrio a torso nudo. La sua tunica è corta come la mia, arrotolata e raccolta alla cintura, ma non è uno schiavo qualsiasi, perché il dominus ha detto di obbedirgli.

Il commento sulla lunghezza lo eliminerei, perché se è raccolta, il PDV non può avere la certezza che sia uguale alla sua.

Le tuniche corte erano usate solo dagli schiavi e quindi il fatto che lui noti che la tunica è come la sua è collegato con non è uno schiavo qualsiasi. Togliendolo toglierei un'informazione che ho cercato di veicolare attraverso il punto di osservazione del personaggio.


Io non sono portato per quell'ambito storico come non lo sono molte altre persone, di conseguenza, non spetta a me nei panni di lettore colmare le lacune. È compito di chi scrive veicolare il contenuto in modo che sia fruibile a tutti.

Alvin Miller ha scritto:
Resto immobile. L’ordine del dominus o la verga di Ceio? Mi mordo il lato della guancia.

Qui ci manca l'aggancio per comprendere appieno il dilemma del PDV, non abbiamo visto il dominus, non sappiamo cosa gli ha ordinato.

Il sdominus ha ordinato di obbedire al mosaicista. riga seconda dell'incipit.


Ci riferiamo alla frase "ma non è uno schiavo qualsiasi, perché il dominus ha detto di obbedirgli." che per com'è scritta poteva essere fraintendibile con "il dominus ha parlato con lui e gli ha detto "tu devi obbedirmi". Da lettore non mi posso trovare un dubbio di questo genere già dalla seconda riga.


Alvin Miller ha scritto:
Elenio vuole solo le tessere più piccole.

Devo pensare che Elenio sia il mosaicista, lo stesso mosaicista che prima il PDV chiamava semplicemente "L'uomo", questo è un problema. Non si dovrebbe mai attribuire più di un epiteto per personaggio, ed Elenio non si è neppure presentato, quindi non capiamo che si tratta dello stesso uomo.

Qui c'è una questione di coerenza, lavorano insieme da un po' ed è assurdo che il ragazzo lo chiami ancora l'uomo, ma prima non lo conosceva ed è assurdo che quindi abbia un nome nella sua testa. Non c'è più di un epiteto per personaggio quindi, ce n'è solo uno. Prima non lo conosce, ora lo conosce.
Una battuta per presentarsi alla fine della prima sequenza può starci per aiutare la comprensione, anche se è consequenziale. è lui che sta lavorando al mosaico, l'identità viene dalle sue azioni. Questo per spiegarti il ragionamento.


Il fatto che c'è una progressione della consapevolezza del PDV non toglie il fatto che ci sono tre epiteti: Uomo, mosaicista, Elenio. Ma il problema è che non ci viene Mostrata la progressione della sua consapevolezza. Lui inizia ad attribuirgli dei titoli man mano che la storia avanza. Come ti è stato fatto notare anche da altri commenti, il flusso informativo nella tua testa esisteva ed era coerente, ma non sei riuscita a trasmetterlo.


Alvin Miller ha scritto:
***

Questi asterischi per cosa sono? Non è la prima volta che chiudi una scena e ne inizi un'altra. Allora perché li usi solo qui?

Gli asterischi vengono usati per indicare il passaggio da scena/ambientazione/pdv diversi. In questo caso li ho usati per il cambio di piano temporale, cioè una ellissi, avendo usato lo spazio per due scene sullo stesso piano. Asterischi = cambio netto.
Poi che il finale abbia un sacco di problemi non lo nego.
Il punto è: hai inteso che stessero a indicare un qualche tipo di cambio scena/ambientazione/pdv/tempo? se sì funzionano, altrimenti sono da rivedere.


Quella degli asterischi è una convenzione di alcuni editori, non una regola. C'è chi li usa, chi no, e per citare il nostro Mentore: gli asterischi non esistono nella realtà. Se fino a poche righe sopra ci hai addestrato che la tua regola è che salti una spazio al cambio di paragrafo, il ragionamento automatico nel flusso di lettura non porta a pensare "ah, ok. Qui c'è un timeskip di tot ore/giorni/settimane". Dovevi Mostrare il cambio di pdv e Mostrare lo scorrere del tempo.
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.

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Debora D
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#20 » lunedì 22 marzo 2021, 19:34

Alvin Miller ha scritto:argomento sul perché le tue risposte non vanno bene:

Ne prendo atto, me le appunto e rifletto.

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RiccioRob
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#21 » giovedì 25 marzo 2021, 17:43

Ciao Debora.

Da amante di storia romana ho notato molto la cura e la preparazione che hai sull'argomento. Quando hai descritto la realizzazione del mosaico io mi sentivo lì presente ad osservarne i tasselli.

Hai uno stile di scrittura molto asciutto, con periodi brevi, cosa che apprezzo molto.
Il modo in cui hai approcciato il tema secondo me è molto originale e, come detto prima, accompagnato da una descrizione veramente evocativa, bravissima.

Purtroppo temo tu abbia messo troppa carne al fuoco, al punto che una prima lettura non è bastata a comprendere cosa stava accadendo. Inoltre avrei evitato di usare (o menzionare) così tanti personaggi in un testo tanto breve.

Ad ogni modo, la potenzialità per un racconto magnifico c'è tutta e mi auguro tu possa rimetterci mano in futuro.

Come direbbero i nostri amici romani: Ad Maiora!
"In un mondo che ci obbliga all'eccellenza, fare schifo è un gesto rivoluzionario."

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antico
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Re: Radici di marmo, chioma di vetro.

Messaggio#22 » martedì 6 aprile 2021, 10:44

Un racconto dal grande grado di difficoltà che inciampa su un finale che avrebbe avuto bisogno di più spazio per esprimere tutte le sue potenzialità in modo più funzionale al contesto generale. Forse una maggiore semplificazione di alcuni passaggi della prima parte ti avrebbe permesso di guadagnare più spazio utile, ma ritengo che questi siano inconvenienti che possono assolutamente capitare e che tu abbia già fatto molto. Ottima la declinazione del tema e molto buona tutta la prima parte, manca il sentimento e il pathos nella chiusa. Per me un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante.

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