Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 16 marzo 2021, 2:12

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BENVENUTI ALLA SARA SIMONI EDITION, LA SETTIMA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 151° ALL TIME!

Questo è il gruppo GUARDIANO della SARA SIMONI EDITION con SARA SIMONI come guest star.

Gli autori del gruppo GUARDIANO dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo QUERCIA.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo PRINCIPESSA.


Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da SARA SIMONI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo GUARDIANO:

Chi resta, di Luca Fagiolo, ore 00.31, 4219 caratteri
Radici di marmo, chioma di vetro, di Debora Dolci, ore 00.55, 4213 caratteri
Roberta, di Andrea Spinelli, ore 23.48, 4226 caratteri MALUS 50 PUNTI
Il Quantistologo, di Dario Cinti, ore 00.53, 4231 caratteri
Radici in ombra, di Soraia Patrizi, ore 23.51, 4199 caratteri
I Superstiti, di Silvia Casabianca, ore 00.42, 4189 caratteri
Doppiogioco, di Valerio Covaia, ore 00.49, 4149 caratteri
Metti le radici!, di Antonio Pilato, ore 22.20, 4215 caratteri
La nuova fiamma, di Roberto Bartoletti, ore 00.07, 4135 caratteri

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 25 MARZO per commentare i racconti del gruppo QUERCIA Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 26 MARZO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo QUERCIA e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo QUERCIA.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA SARA SIMONI EDITION A TUTTI!



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GiulianoCannoletta
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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » mercoledì 17 marzo 2021, 17:41

Ecco la mia classifica e relativi commenti!

1 Radici in ombra, di Soraia Patrizi
2 Chi resta, di Luca Fagiolo
3 I Superstiti, di Silvia Casabianca
4 Radici di marmo, chioma di vetro, di Debora Dolci
5 Il Quantistologo, di Dario Cinti
6 Doppiogioco, di Valerio Covaia
7 Roberta, di Andrea Spinelli
8 La nuova fiamma, di Roberto Bartoletti
9 Metti le radici!, di Antonio Pilato


CHI RESTA, Luca Fagiolo
Ciao Luca, piacere di averti letto.
Davvero un bel racconto. Avevo pensato che la reazione del protagonista fosse eccessiva (quel “cazzo guardi” rivolto alla nonna) ma tutto trova senso nello stato d'animo del ragazzo. Sei stato bravo a farci arrivare passo passo al nocciolo della questione, senza mai esplicitarlo e senza mai esagerare.
Forse l'unica cosa che non mi è tornata è che la nonna gli facesse vedere dove si trova il bagno (quando poi scopriamo che erano stati a trovarla altre volte). Eccellenti le reazioni da adolescente in cerca della sua normalità tra social e messaggi.
Bravissimo, a rileggerci presto.


RADICI DI MARMO, CHIOMA DI VETRO di Debora Dolci
Ciao Debora, piacere di averti letto!
Il tuo racconto è tutt'altro che banale. Ci trasporti con maestria nel contesto storico e inserisci nel racconto alcuni particolari che mi hanno aiutato molto a entrare in sintonia col pdv. I colori -legno o terra?- che per lui non facevano poi così tanta differenza, il mosaico che era bello perché gli aveva risparmiato fatica e frustate per un paio di giorni, solo per dirne un paio. Inizialmente ho fatto un po' di confusione coi nomi, ma niente di grave.
Sul paragrafo finale, invece, ho fatto un po' di fatica. Ho dovuto rileggerlo un paio di volte, mi pare troppo brusco e credo servirebbe qualche informazione in più per poterlo cogliere in prima battuta.
Brava, a rileggerci presto!


ROBERTA, di Andrea Spinelli
Ciao Andrea, piacere di averti letto.
Un racconto che mi ha dato sensazioni contrastanti. La prima parte è eccellente, si respira un'aria da periferia disillusa. I dialoghi forse un po' artefatti, ma non danno fastidio, la prima persona al passato rende tutto un po' onirico come un ricordo annebbiato. La parte della spilla è disturbante (nel senso che ha raggiunto l'obiettivo).
La seconda parte è quella che mi ha convinto meno, lo scambio sul mettere radici troppo esplicito nel richiamare il tema e troppo sconnesso dalla situazione che mi stavo figurando (va bene l'autolesionismo, la solitudine, la sofferenza direi anche psichica, ma parliamo comunque di due persone che si sono appena conosciute, praticamente per caso).
Di conseguenza anche la scena finale, nel suo epilogo drammatico, non è riuscita a prendermi del tutto.
Rimane comunque un buon racconto che ho letto più che volentieri.
Bravo, a rileggerci presto!


IL QUANTISTOLOGO, di Dario Cinti
Ciao Dario, piacere di averti letto.
Un racconto decisamente originale, che però mi è sembrato un po' statico nel finale.
Parto dai punti di forza: mi piace molto il tuo stile, molto bella la scena iniziale col suo arrivo nel capannello di medici (pare di vederlo) e le descrizioni dei personaggi date al volo con un paio di dettagli fisici.
La declinazione del tema mi è parsa un po' forzata.
La seconda parte mi ha convinto di meno. C'è il colpo di scena della figlia incinta che non entusiasma, e il finale mi è parso rimanere sospeso.
Un paio di osservazioni: “lei è il capo dell'ONU” mi ha un po' stonato. Per non ripetere “segretario” forse avrei preferito “lei è a capo dell'ONU” (un dettaglio, ma mi pare più elegante).
Occhio al refuso => in cinta
Bravo, a rileggerci presto!


RADICI IN OMBRA, di Soraia Patrizi
Ciao Soraia, piacere di averti letto.
Davvero un bel racconto! Lo stile è pulito e scorrevole, è un testo pervaso di freschezza. Ma, cosa ben più importante, mi ha mantenuto incollato e incuriosito fino alla fine.
Hai scelto una declinazione veramente originale e mi sono concentrato su ogni dettaglio cercando di intuire dove volessi andare a parare. Anche la scena conclusiva, nel suo piccolo, mi ha lasciato soddisfatto.
Complimenti! A rileggerci presto!


I SUPERSTITI, di Silvia Casabianca
Ciao Silvia, piacere di averti letto.
Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Hai affrontato con molta delicatezza e sensibilità un tema complicato.
Il tema è assolutamente centrato, la storia del nonno lo rende ancora più esplicito. Inserire quella storia è stata una scelta ben riuscita. Rischiava di essere un innesto messo a forza per rendere più esplicito il tema, invece a mio parere l'hai gestita davvero bene. (Per tratteggiare le loro ansie e il rapporto padre- figlio)
Ti faccio qualche appunto sparso, per lo più dettagli di poco conto.
Hai lasciato alcuni spazi tra un capoverso e l'altro che mi hanno confuso, perché credevo ci fosse un cambio di scena, mentre non era così :)
Hey, ustedes ¿Dónde andan? => Immagino siano tutti messicani, quindi nel patto col lettore abbiamo stabilito che le conversazioni che leggiamo in italiano avvengano in realtà nello spagnolo del centro-america. Perché allora cambiare lingua nell'esclamazione del nonno?
Forse era meglio chiarire la relazione padre-figlio tra i due personaggi già dalla prima scena. Avevo pensato che fossero amici o fratelli e la scena intorno al fuoco in prima battuta mi ha confuso.
Come vedi solo dettagli. Bravissima, a rileggerci presto!


DOPPIOGIOCO, di Valerio Covaia
Ciao Valerio, piacere di averti letto.
Il racconto mi è piaciuto, dalle prime righe ho faticato un po' a capire dove si svolgesse, ma niente di grave. Ottimi i dettagli sensoriali, soprattutto olfattivi, che ci catapultano nel “marcio” della scena. Il tema sembra un po' infilato a forza, in quello scambio di battute che in fin dei conti risultano essere le più “artificiali” di tutto il racconto, che per il resto scorreva molto bene. Manca forse un guizzo di originalità per renderlo più particolare e appassionante.
Un appunto: il titolo che hai scelto mi ha bruciato il ribaltamento finale.
Bravo, a rileggerci presto!


METTI LE RADICI!, di Antonio Pilato
Ciao Antonio, piacere di averti letto.
Un racconto particolare che non mi ha convinto fino in fondo.
L'aderenza al tema c'è, e anche in maniera originale (curioso, nel vostro gruppo anche un altro racconto ha usato la declinazione “matematica”). Tuttavia le frasi della professoressa, le spiegazioni sulla razionalizzazione a mio parere sono troppo pesanti e occupano troppo spazio nell'economia di un racconto così breve. Il passaggio dalla matematica alla manipolazione delle relazioni umane mi è parso poco chiaro, come anche l'inserimento e il rapporto con la bidella Vendula (che finisci per introdurre due volte nel racconto).
A rileggerci presto!


LA NUOVA FIAMMA, di Roberto Bartoletti
Ciao Roberto, piacere di averti letto.
Nel tuo racconto parti da una situazione decisamente stereotipata, il protagonista geloso della nuova compagna dell'amico, per poi evolverla verso toni più inquietanti e onirici. La nuova fiamma è un frutto dell'immaginazione di Luca? È un'emanazione del bonsai che si è radicato nella casa? Una sorta di parassita? Mi piacciono i racconti che si mantengono aperti e misteriosi, ma avrei preferito qualche indizio in più che mi facesse maggiormente appassionare alla situazione.
Anche il finale ha qualche zona d'ombra. Perché il padrone di casa suona il campanello invece che aprire con le chiavi? Cosa ricorda Luca sul pianerottolo?
Mi pare una buona base che potrebbe essere sviluppata ulteriormente, magari con qualche carattere in più a disposizione.
Bene i dialoghi, anche se qualcuno suona più “finto” (ma capita spesso nei racconti brevi). C'è una ripetizione di “accomodati” all'inizio.
Bravo, a rileggerci presto!
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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Proelium
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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » venerdì 19 marzo 2021, 15:13

Eccola qui, la tanto attesa e temuta classifica. Difficile da stilare come sempre, stavolta nessun testo mi ha convinto del tutto per intensità e stile. Ho scelto di premiare il messaggio da fiaba narrata di Silvia Casabianca e l'originalità tematico-stilistica di Antonio Pilato. In coda, per ovvi motivi, si trova il racconto "Roberta".

1) I superstiti
2) Metti le radici!
3) Chi resta
4) Radici di marmo, chioma di vetro
5) Radici in ombra
6) Il Quantistologo
7) La nuova fiamma
8) Doppiogioco
9) Roberta

I relativi commenti:

1) Ciao Silvia,
piacere di leggerti. Ho avuto qualche difficoltà a orientarmi nel medias res iniziale, ci sono molti nomi, movimenti e accade tutto troppo in fretta. Se da un lato ciò ricrea bene la tempestività della scena, dall’altro mi ha lasciato spiazzato e ho faticato a seguirti, pur inquadrando il setting.
Dal paragrafo successivo, è iniziata la magia. Ho apprezzato la densità fluida dei dialoghi e la declinazione da “fiaba a incastro” che hai dato al tema. Da amante dei western e delle marce tolkieniane degli Ent, ho apprezzato molto la commistione tra i due mondi, ma soprattutto la sensibilità con cui ti sei mossa di battuta in battuta fino alla conclusione.

Alla prossima, buona Edition!
Francesco

2) Ciao Antonio,
piacere di leggerti e commentarti. È la seconda declinazione del tema in ottica matematica che leggo, ma ho trovato la tua versione più efficace e disinvolta. Inaspettata ma piacevole la virata sul piano onirico per destabilizzare il lettore e chiudere col botto. Scrittura ariosa che se ne frega dei periodi brevi e crea un effetto ipnotico, da prosa “russa”, a cui peraltro contribuiscono i nomi dei vari pg. Sai che ti dico? Mi sei piaciuto.

Buona Edition, alla prossima!
Francesco

3) Ciao Luca,
piacere di leggerti e commentarti (finalmente!). Comincio dicendoti ciò che è più evidente e forse scontato, e cioè che hai una buona penna. Delinei l’ambiente in maniera dinamica, inneschi un conflitto su più livelli e riesci a cucirti addosso la pelle del protagonista in maniera quasi sempre credibile, pov compreso. Il tema è centrato, la battuta dell’adolescente può apparire superficiale, ma è indizio di un disagio profondo. Come lettore, reputo il racconto un’esperienza soddisfacente, nonostante alcuni passaggi da rivedere, almeno per la mia sensibilità.

4) Ciao Debora,
onorato di leggere e commentare una collega di Lettere: vedo che non sono l’unico a maltrattarmi con correzioni extra-scolastiche. (:
Venendo al tuo testo, apprezzato la densità che avvolge declinazione tematica (centrata) e messaggio. L’immagine dell’albero incastonata in un mosaico è piacevole, evocativa. Si nota anche una certa accuratezza storico-artistica nella ricostruzione degli ambienti e del lessico. Non lo do per scontato perché so bene quanto può essere difficile tradurre le nozioni in narrazione.
Detto questo, ammetto di aver dovuto rileggere il testo più volte al massimo della mia attenzione: la densità di contenuti non è stata di immediata digestione: ci sono svariati personaggi in scena, la figura vaga di un dominus (avrei usato il corsivo per evidenziarlo), nomi, ruoli, provenienze e voci che si incrociano in più punti. In una possibile revisione, al tuo posto dirigerei i miei sforzi per rendere ogni identità inequivocabile, in modo da lasciare libero il lettore di godersi il simbolismo del mosaico. Basta poco a dare più chiarezza, anche una frase spezzata al punto giusto.
Ultima criticità, l’ellissi finale. Di per sé non è mi dispiaciuta (ammetto di essere un grande fan delle ellissi in generale), ma essendo molto brusca e lontana nel tempo, secondo me bisognava rendere il protagonista immediatamente riconoscibile, sfumando nel frattempo la figura di Rubeus, magari accostandola a quella di Ceio... il suo nome crea l’ennesima difficoltà che allontana il lettore dal cliffhanger finale.

Gli sforzi di lettura sono comunque ben ripagati.

Alla prossima, prof!
Francesco

5) Ciao Soraia,
piacere di leggerti. Una buona storia che segue il suo arco in maniera lineare, senza eccessi né mancanze. Ho trovato equilibrio sia nei contenuti che nella forma, bene i dialoghi e la fluidità espressiva. Se devo fare un appunto di stile, è solo per constatare i testi che sto leggendo sono tutti in prima presente. Chissà cosa vorrà mai dire...
Declinazione rispettata ma anche troppo prudente del tema, si vede che non hai voluto correre rischi.
Anche sul world building non ci sono particolari intoppi. Per gusto personale avrei sfumato l’ambientazione da bar in una località più neutra, magari con terminologie vaghe valide per grotte o anfratti a misura di mostro, e storpiato un po’ i nomi per accarezzare un po’ l’immaginazione. Che so, Paolo poteva essere Paohlo; Lucio, Lughio ecc. Usa queste impressioni come meglio credi.

Nel complesso una buona prova, da ponderare attentamente in fase di classifica.

Alla prossima, buona Edition!
Francesco

6) Ciao Dario,
piacere di leggerti. Dopo aver letto il tuo pezzo, ha iniziato a ronzarmi in testa un motivetto orecchiabile: “Mangia chili di cibernetica e insalate di matematica...”, insomma, da Goldrake a paraterapie finite a tarallucci e vino è stato un attimo! Scherzi a parte, noto una scrittura tendente al mostrato piuttosto consapevole delle scelte stilistiche: all’infuori di quel “mia moglie” che già ti hanno segnalato, va avanti con naturalezza. Meno naturale l’arco di sviluppo della storia: da come sei partito e hai tratteggiato i personaggi, c’erano tutte le premesse per una storia drammatica; ma poi è saltata fuori l’ONU e mi sono ricreduto. A proposito, quel riferimento lo taglierei proprio sfumando in un'espressione più indefinita.
La seconda sequenza abbandona il pathos iniziale e si carica di una comicità tale da sfiorare l’assurdo. La virata tematica sulla radice quadrata è curiosa, senza dubbio originale ma deboluccia... ho terminato la lettura con la sensazione di aver fruito una prosa piacevole ma una storia piuttosto confusa. Tralascio la gag comica he hai saputo creare con i dialoghi e mi concentro su una nota antipatica: possibile che tutti gli esami e le anamnesi fatte non avessero già individuato la gravidanza della giovine, o che una madre preoccupata la tenesse nascosta preferendo una pseudoterapia?
Se accetti un suggerimento da un imbrattacarte, ti direi di prestare più attenzione all’impianto e armonizzare il viaggio emotivo che vuoi far seguire al tuo lettore.

Alla prossima, in bocca al lupo!
Francesco

P.S. incinta tutto attaccato, so che te lo hanno già detto ma per deformazione professionale non posso esimermi dalla crociata grammaticale!

7) Ciao Roberto,
piacere di leggerti e benvenuto nell’arena più spietata della rete. Del tuo racconto ho trovato suggestiva l’immagine-declinazione del tema a cui puntavi ad arrivare, ossia l’immagine della pianta maligna radicata sia nella casa sia nel cuore dell’amico. Abbastanza bene anche l’uso dei dialoghi. Di contro, ho trovato i personaggi piuttosto anonimi. Anche la manovra di avvicinamento all’immagine che tu volevi rendere e il setting complessivo del racconto sono fragili.
Non scoraggiarti, prendere mazzate qui dentro è la prassi... in bocca al lupo, alla prossima!
Francesco

8) Ciao Valerio,
piacere di leggerti. Narrazione in prima e tempo presente, superdonna assassina protagonista spietata, taverna e veleno, oro e osti, doppiogioco annunciato, ambientazione sgradevole da fantasy sporco, declinazione forzata del tema... L’unico tratto inedito che ha attirato la mia attenzione è stata la presenza in scena di pistole e fotogrammi; a parte quello, nient’altro.
Mi spiace discostarmi dagli apprezzamenti di chi mi ha preceduto, ma per quanto mi riguarda ci vedo solo un compitino ben fatto. Nulla di personale, ma preferisco essere schietto. Anche se breve, il fantasy dovrebbe sempre partire da emozioni sincere, a maggior ragione perché nasce come fiction.
Prendi il mio parere con le pinze, in fin dei conti è solo una goccia nel mare.

Alla prossima, buona Edition.
Francesco

9) Ciao Andrea,
piacere di leggerti. Del tuo racconto ho apprezzato lo stile finto-trascurato che ben si adatta a voce narrante e pov. Anche i dialoghi a modo loro sono scorrevoli e agevolano la lettura.
Ho trovato la storia molto semplice, una sorta di film già visto e ben riconoscibile in ogni snodo o passaggio. Mi ha ricordato molto Sin City sia per l’autolesionismo di Roberta sia per il flirt poco raccomandabile con il protagonista. Interessante il gioco al rialzo che fai sullo spillone ma, come ti hanno già fatto notare, nella seconda parte la storia deraglia verso l'eccesso e l’economia narrativa con lei. Tema sfiorato di striscio, l’interpretazione intima che dai delle radici va bene, ma è poco credibile messa in bocca a due personaggi estranei fino a pochi minuti prima.
L’ho letto senza particolari sforzi, ma a parte lo stile piacevole è un testo che rivedrei.

Spero di esserti stato utile, alla prossima!
Francesco --------------------> Commento postato prima del plot twist.

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MatteoMantoani
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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » sabato 20 marzo 2021, 9:11

Buongiorno a tutti gli amici di penna. Non per fare la solita noiosa premessa, ma stavolta mettere giù la famigerata classifica mi ha messo particolarmente in difficoltà. Ci sono due racconti che per me sono stati molto difficili da collocare: quello di Antonio Pilato e quello di Andrea Spinelli. Spiegherò tutto nei commenti associati alla classifica stessa.

1) Metti le radici!
► Mostra testo

2) Chi Resta.
► Mostra testo

3) Radici di marmo, chioma di vetro
► Mostra testo

4) Radici in Ombra
► Mostra testo

5) I Superstiti
► Mostra testo

6) Roberta
► Mostra testo

7) Doppiogioco
► Mostra testo

8) Il Quantistologo
► Mostra testo

9) La nuova fiamma
► Mostra testo

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Luca Nesler
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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » sabato 20 marzo 2021, 12:43

Visto che Bukowski non ha partecipato al contest, penso non sia corretto attribuire una posizione in classifica al suo racconto. So che non ho l'autorità per squalificare nessuno, quindi lo metto ultimo (non me ne voglia Bukowski).

CLASSIFICA:

1) Chi resta
2) Radici di marmo, chioma di vetro
3) I superstiti
4) Il Quantistologo
5) Radici in ombra
6) Metti le radici!
7) Doppiogioco
8) La nuova fiamma
9) Roberta


COMMENTI:

Chi resta
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Radici di marmo, chioma di vetro
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I superstiti
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Il Quantistologo
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Radici in ombra
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Metti le radici!
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Doppiogioco
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La nuova fiamma
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Roberta
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Ultima modifica di Luca Nesler il mercoledì 24 marzo 2021, 17:30, modificato 1 volta in totale.

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maurizio.ferrero
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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » domenica 21 marzo 2021, 13:01

Chi resta
Davvero un buon racconto. Lo stato d'animo del ragazzo protagonista può sembrare eccessivo a una prima lettura, ma una volta avuto il quadro completo della situazione fila tutto che è una meraviglia.
Sei riuscito a giocare bene sulle emozioni scatenate nel lettore, il finale in particolare, con il momento di ricongiunzione tra nonna e nipote, l'ho trovato molto toccante.
Margini di miglioramento: il linguaggio utilizzato dal protagonista sembra un po' artefatto, poco adatto a un sedicenne dei giorni nostri. L'avrei infarcito con un po' di slang internettiano. Ma in linea di massima niente di grave, il racconto è davvero molto buono.
Per me il tema è centrato.

Radici di marmo, chioma di vetro
Prima di tutto ti faccio un plauso per la maniera originalissima e ben studiata con cui hai interpretato il tema.
Tutta la prima parte del racconto è ben descritta. Riesci a inserire una marea di dettagli molto chiari in pochissimo spazio, in particolare ho sentito molto reale il mosaico in costruzione, quasi avessi l'artista al lavoro davanti agli occhi.
Qualche margine di miglioramento a livello stilistico può esserci. Ad esempio:

«Taranis!»
La voce di Ceio colma l’atrio.

Potevano stare sulla stessa riga. Messe in questo modo, di primo impatto, sembra che l'esclamazione non sia di Ceio ma di qualcun altro. Piccolezze, in ogni caso.

Il punto critico del racconto arriva verso il finale.
Elenio ritocca il disegno. «Lo sei anche ora per me, ragazzo, come questo albero.»
Ho riletto la frase e il suo contesto più volte, ma non sono riuscito a dare un senso all'affermazione di Elenio. "Lo sei" cosa? Libero?
Il racconto poteva anche terminare qui, magari con qualche frase in più tra i due e un finale aperto.
La parte successiva non mi ha entusiasmato. Non ho ben capito cosa sia successo al protagonista nel frattempo (è stato liberato e si è arruolato?) e in generale tutta la situazione mi ha dato l'idea di essere stata imbastita con troppa fretta, con un ritmo troppo veloce rispetto al resto del racconto, forse per problemi di spazio.
Un buon racconto, il miglioramento nel tuo stile si vede molto, peccato per quel finale.

Roberta
Che ti devo dire? Un conto è rielaborare un testo secondo il proprio stile come puro esercizio di scrittura. Ci può stare prendere un testo famoso e ri-raccontarlo alla propria maniera, cambiando magari elementi di trama o situazioni. È un lavoro che viene spesso fatto con le fiabe (ho un'idea per Biancaneve e i sette nani in chiave post-apocalittica che levati).
Però il tuo non è nemmeno un esercizio di riscrittura. È un taglia e cuci di un testo già scritto, con alcune frasi cambiate e altre tenute praticamente identiche.
Pur non mettendo in discussione la tua buona fede non posso dare un giudizio su questo racconto. I punti di congiunzione con l'opera originale sono veramente troppi.
"Quella sera entrò là e, semplicemente, si venne a sedere vicino a me, Io ero forse l'uomo più brutto della città, e magari questo avrà influito in qualche modo."
"Lei li ignorò e ticchettando sui suoi tacchi venne a sedersi proprio vicino a me. Io ero l’uomo più brutto del paese, e forse questa cosa influì."
Le frasi, le sequenze, sono le stesse. Cambia giusto qualche parola.
Il contest di Minuti Contati esiste per dare la possibilità agli scrittori (aspiranti tali o meno) di esprimere la propria voce, sperimentare, confrontarsi. Prendere la voce di qualcun altro e riproporla come se fosse propria (in buona fede o meno) va contro tutto quello che il contest rappresenta. Non crea confronto, non ti spinge a migliorare né a sperimentare.
Non potendo dare un giudizio, ma allo stesso tempo non volendo andare contro le regole, mi vedrò costretto a metterlo ultimo in classifica - non perché sia bello o brutto, ma proprio perché non è stato realizzato con lo stesso spirito che ha formato gli altri racconti del girone.
(COMMENTO INSERITO DOPO LA DECISIONE DELL'ANTICO)
tema è ben inserito nel contesto, l'ambientazione trasmette bene la sporcizia e il degrado di vite lasciate andare.
Un paio di questioni a livello di trama, però, non mi hanno convinto del tutto.
Roberta ha impulsi autolesionistici - che potrebbero addirittura averla spinta ad andare con l'uomo più brutto della città - ciò che trovo incredibile è che sia stata in grado di aprirsi le vene con una spilla da balia. Non un coltello, non un punteruolo, non uno spesso spillone per capelli, ma una spilla da balia, un oggetto molto fragile e con cui sarebbe richiesta una costanza incredibile per danneggiarsi seriamente.
A parte questo, trovo incredibile che il protagonista torni al bar dopo poco tempo e gli venga comunicato che la ragazza si era suicidata proprio nel momento in cui era con lui. Non un indagine della polizia, non un interrogatorio, caso chiuso. Fossi stato un avventore del bar avrei come minimo pensato che lui potesse centrare qualcosa.

In generale il racconto fila, sei riuscito a inserire bene il tema del contest, ma i punti in cui è necessario sospendere l'incredulità sono troppi. Il racconto rimane in ultima posizione perché, dovendomi trovare a valutare le modifiche fatte al testo originale, queste non mi hanno convinto del tutto.

Il quantistologo
Il racconto parte abbastanza bene, a margine di qualche pezzo decisamente migliorabile.
(Es. "Scelgo la zona del suo collo da dove lo afferrerò e lo sbatterò sulla vetrata finché non vedrò mia figlia in piedi, quando una seconda voce spezza le mie intenzioni." È una frase macchinosa, che non trasmette in minima maniera la rabbia che deve provare Kurt in quel momento).
Dal momento in cui il quantistologo entra in scena e inizia la procedura sulla figlia, non sono più riuscito a tenere le fila del discorso.
Intendiamoci, ho capito cosa è successo a livello di descrizioni, ma mi sfugge come una sequenza di informazioni sconnesse e delle formule matematiche possano risvegliare la ragazza. Credo possa avere qualcosa a che fare con la fisica quantistica, la correlazione tra particelle, ma il racconto non fornisce elementi sufficienti per dare una spiegazione a ciò che stiamo leggendo.
Il problema più grosso però è che non sono riuscito a trovare il tono del tuo racconto - non ho capito se fosse drammatico, se fosse fantascienza, se fosse ironico, o un mix delle tre cose.
Il tema è centrato in ambito matematico (curioso, due racconti nello stesso girone che parlano di radici quadrate).

Radici in ombra
Idea simpatica quella del ritrovo di babau. Ho iniziato a intuire la vera natura dei personaggi verso metà della storia, all'inizio dati i nomi italiani dei personaggi, l'ambientazione del bar e il fatto che il protagonista avesse perso una mano mi stavo immaginando qualche losco affare di natura terrena (magari dei sicari?).
Scelta interessante quella di far evolvere la situazione in un fantasy, molto bella l'idea dell'orsacchiotto protettore che ha tagliato la mano del protagonista, anche se nel complesso non sono sicuro che sia riuscito completamente.
L'idea di nascondere la situazione in una realtà comune per poi farla comparire mano a mano è buona, ma alcuni dettagli mi hanno proprio dato l'idea di inganno nei confronti del lettore. Uno su tutti, i nomi dei personaggi. Non so, un babau di nome Paolo non mi risulta particolarmente credibile.
Trovo anche difficile che un ruolo "volatile" come quello del babau possa trovare conforto nel mettere radici sotto un letto specifico. Se basta un lumino o un orsacchiotto a scacciarli dubito che qualcuno di loro sia mai riuscito a trovare una casa stabile!
In generale un racconto buono, che mi ha fatto piacere leggere, ma di certo migliorabile.

I superstiti
Veramente un bel racconto. Gioca molto sull'empatia del lettore e, per quanto la storia sia molto semplice, va a toccare i tasti emozionali giusti. I due protagonisti sono definiti quel tanto che basta da affezionarsi e sperare che per loro, alla fine, le cose vadano bene.
Qualche passaggio non mi ha convinto completamente:

"Si voltò di scatto e li vide tutti accasciati a terra."
Messa così sembra che siano tutti sdraiati a terra esanimi, quando invece è solo uno che è in gravi condizioni.

«ma perché i cipressi scappavano dalla loro terra?».
«Non volevano crepare bruciati forse?» allungò un occhio in avanti.
«Ma sono alberi, papà, e questa è solo una stupida storia! Se si staccano dalle loro radici muoiono! Noi nasciamo in un posto ed è lì che dobbiamo stare, lì abbiamo il cibo che ci piace, possiamo parlare la lingua che conosciamo e tutti ci vogliamo bene. In un altro posto, papà...moriamo!».

"Crepati" mi sembra una parola troppo dura per il tono dolce e quasi fiabesco che fino a quel momento stava usando il padre.
A parte questo, non mi è chiaro il discorso del bambino: prima dice che quella è una storia stupida, poi però la paragona fin troppo letteralmente alla loro situazione, sottintendendo che in realtà ci ha creduto fin troppo.
Logica distorta bambinesca, senza dubbio, eppure mi pare che il pensiero potesse essere formulato meglio e senza troppi giri di idee.

Il racconto comunque mi è piaciuto molto e il tema è centrato.

Doppiogioco
Ambientazione peculiare, mi da l'idea di un fantasy tardo-ottocentesco a causa della presenza di pistole e fotografie.
Il tema è centrato in maniera interessante ma non originalissima. il finale mi è piaciuto anche se, come ti è già stato fatto notare, è stato spoilerato da un titolo fin troppo rivelatorio.
Il racconto è in generale buono anche se non particolarmente originale, il problema più grosso è presentato dal ritmo. Durante la prima metà della vicenda non accade praticamente nulla, e ti limiti a tratteggiare l'ambiente in cui si sta muovendo la protagonista.
Uno scenario dettagliato e colmo di particolari che non avrebbe sfigurato in un racconto più lungo, ma nell'ambito del contest, con i suoi limiti spaziali, mangia veramente troppo.

Metti le radici!
Andiamo subito al dunque: tema affrontato in maniera molto originale, non mi sarebbe mai venuto in mente di parlare di radici matematiche.
L'intera vicenda ha toni surreali, è ambientata in un mondo realistico che però a tratti appare onirico, una sorta di viaggio lisergico nei mondo della matematica.
In generale ben fatto, per quanto sia in gran parte descrittivo e i dialoghi siano pochi, la narrazione scorre bene.
Non credo di avere ben compreso il succo della vicenda a causa della mia asineria in matematica (media del tre e mezzo alle superiori), ma mi pare di aver capito che tramite le operazioni la professoressa è in grado di "avvicinare" le relazioni tra le persone. Beh, idea assolutamente fuori dai canoni ma molto originale.
Ti faccio un appunto solo sul linguaggio utilizzato: alcune parole saltano subito all'occhio perché molto altisonanti e di scarso utilizzo nella vita di tutti i giorni rispetto al vocabolario usato nella maggioranza del racconto. Il salvadanaio a forma di "verro decapitato" mi è saltato subito all'occhio, troppo strano per non avere un'utilità all'interno della storia, invece poi non è stato così.
Niente di grave comunque. Un buon lavoro.

La nuova fiamma
Il racconto parte bene, con una situazione classica ma ben descritta: l'amico sparito/cambiato dopo essersi fidanzato con una sconosciuta.
Metti subito in chiaro l'interpretazione del tema "mettere radici", il dialogo tra i due si svolge in modo naturale, con un linguaggio non artificioso. Insomma, fino a pochi passi dalla fine mi pare tutto molto buono.
Poi, all'improvviso, ho iniziato a non capire più niente. Dal momento in cui il protagonista trova i libri dalle pagine bianche l'intera vicenda assume tratti onirici, totalmente irreali, che non vengono spiegati parzialmente nemmeno nel finale.
Il protagonista ha ricordato tutto, ma noi no, e non sono riuscito a dare un senso alla vicenda. In genere amo i finali aperti, che instillano dubbi nel lettore e lo lasciano con alcune domande senza risposta, ma in questo caso non so nemmeno che domanda farmi. Non ho proprio capito cosa è successo.
È un sogno? Una visione? C'è davvero un bonsai infestante in grado di risucchiare la vita in casa? Nessun indizio, solo grossi dubbi.
È un peccato, perché a livello di stile non l'ho trovato per niente male.

CLASSIFICA
1. I Superstiti di Silvia Casabianca
2. Chi resta di Luca Fagiolo
3. Metti le radici! di Antonio Pilato
4. Radici di marmo, chioma di vetro di Debora Dolci
5. Doppiogioco di Valerio Covaia
6. Radici in ombra di Soraia Patrizi
7. La nuova fiamma di Roberto Bartoletti
8. Il Quantistologo di Dario Cinti
9. Roberta di Andrea Spinelli
Ultima modifica di maurizio.ferrero il martedì 23 marzo 2021, 8:46, modificato 1 volta in totale.

Andrea Cangiotti
Messaggi: 35

Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » lunedì 22 marzo 2021, 20:51

CLASSIFICA:
1) I SUPERSTITI
2) RADICI IN OMBRA
3) LA NUOVA FIAMMA
4) METTI LE RADICI
5) CHI RESTA
6) DOPPIOGIOCO
7) QUANTISTOLOGO
8) RADICI DI MARMO, CHIOMA DI VETRO
9) N.C. "ROBERTA"

CHI RESTA:
Solitamente, quando ci si appresta a scrivere un racconto si pesca dal cilindro della propria vita: secondo me chi scrive ha vissuto, in prima persona, un conflitto con una persona a lui vicina. Nel tentativo di non riportare fedelmente la propria esperienza, si sono creati degli eccessi sia nella figura del ragazzo che nella figura della nonna materna.
Sicuramente c'è del vero nei loro atteggiamenti e modi di fare. Il tema indicato viene trattato ma, secondo me, in modo un po' distaccato. Nel complesso un racconto sentito, con un suo perché.

RADICI DI MARMO, CHIOMA DI VETRO:
Questo racconto non mi è arrivato.
Ho letto tante descrizioni e dialoghi, ma non intravedo una scintilla che sia portatrice di un messaggio netto. Trovo lo stile un po' fine a se stesso: un modo di scrivere che parte dalla prerogativa di dimostrare di sapere scrivere, tralasciando l'intento narrativo e cioè quello di creare una Storia che possa lanciare un messaggio. Magari preferisco stili meno "pomposi", ma che poi mi spiazzano nella loro acutezza e genialità nel raccontare una verità in modo originale.
Quest'intento manca qui, come in altri racconti che ho letto.

ROBERTA:
Il racconto è ben tratteggiato, anche se emergono alcune forzature da parte di lui e da parte di lei: atteggiamenti che cambiano repentini, nella realtà plausibili, ma che qui andrebbero motivati. La storia è aderente con le notizie di cui oggi si legge, ma l'interpretazione narrativa manca di originalità. Io avrei descritto meglio Roberta da un punto di vista emotivo.
Il tema del mettere le radici viene sfiorato, secondo me. Non c'è una vera e propria aderenza al tema. Nel complesso un racconto più che sufficiente.

QUANTISTOLOGO:
Un racconto originale, ma si perde un po' per strada. La parte iniziale è definita in modo chiaro, mentre leggo riesco a immaginarmi le scene, poi nella parte finale non capisco più perché stia succedendo quello che accade, e cioè perché i genitori debbano parlare un po' a caso della vita della figlia. Mi manca di capire quale sia effettivamente il focus del racconto. Per tali motivi non trovo nemmeno aderenza al tema proposto.
Lo stile in sé è anche accattivante, ma nel complesso la storia mi ha lasciato con un senso di incompiuto.

RADICI IN OMBRA:
In questo racconto intravedo il tentativo di interpretare in modo molto personale il tema proposto. Lo stile in sé non annoia ed è adatto a creare suspense. Il principale difetto che ho trovato è che alcuni concetti non arrivano in modo immediato, ma restano un po' criptici. Sembra che chi stia scrivendo non si preoccupi troppo di far capire al lettore, ma sia concentrato solo nel mettere su carta le sue istantanee emozioni. Questo danneggia la storia che manca di circolarità ed empatia. Nel complesso, comunque, una storia con del potenziale.

I SUPERSTITI:
Una storia differente dalle altre che profuma di "viaggio". Lo stile non è mai ridondante, e si presta nel modo giusto a raccontare tutto il percorso dei protagonisti. Intravedo nello scrivente la voglia di parlare di sé attraverso le proprie conoscenze multi culturali, che di certo rendono la storia più vera. Vedo anche una vena romantica nell'epilogo che si adagia bene sul tema proposto. La lettura è scorrevole grazie a tutti questi fattori, quindi direi che la storia può essere tranquillamente di buona compagnia.

DOPPIOGIOCO:
Questo racconto, come un altro letto poco fa, è ridondante di aggettivi, troppi, e non contestualizzati. Messi lì per creare immagini visive, ma se questo non si appoggia su una base narrativa è un po' inutile. La storia in sé si perde un po' di vista a mano a mano che si procede nella lettura. I personaggi sono anche credibili, ma non capisco quale sia il messaggio di questa breve storia. Il tema di cui si doveva parlare è un po' forzato. A ogni modo un racconto quasi sufficiente per me.

METTI LE RADICI:
Un racconto che, secondo me, parla molto di chi scrive: forse anche lui odiava la matematica.
Ho trovato la storia convincente, a tratti mi ha fatto sorridere, ma l'aderenza al tema non la individuo a pieno. Lo stile è coerente con il tema di cui si parla, quindi lineare e non appesantito da inutili informazioni, ma le descrizioni fornite mancano di "vivacità": trovo che siano state scritte un po' di getto, e non rendono al meglio l'immagine del personaggio. Nel complesso, un racconto che ho letto volentieri.

LA NUOVA FIAMMA:
Un racconto intimista, con momenti introspettivi che non mi sono dispiaciuti. Lo stile non è funambolico, ma direi che si adatta bene con il tema trattato. La storia mi sembra sentita e non artificiosa, e quindi questo è già apprezzabile.
Il tema indicato direi che è stato rispettato. I personaggi si muovono in un contesto ben dettagliato e la trama del complesso risulta credibile e supportata dallo stile scelto. Ovviamente il testo sarebbe migliorabile, ma direi sufficiente.

Filippo De Bellis
Messaggi: 78

Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » mercoledì 24 marzo 2021, 0:45

Complimenti a tutti gli appartenenti al gruppo. Ogni racconto mi ha comunicato qualcosa e la scelta è stata molto difficile. Alla fine, paradossalmente, mi sono sentito di premiare un racconto che per scelte narrative e stilistiche non mi ha convinto appieno, ma mi è parso molto evocativo.

Classifica
1. Metti le radici! – Antonio Pilato
2. Il quantistologo – Dario Cinti
3. Radici in ombra – Soraia Patrizi
4. La nuova fiamma – Roberto Bartoletti
5. Radici di marmo, chioma di vetro – Debora Dolci
6. Chi resta – Luca Fagiolo
7. Roberta – Andrea Spinelli
8. I superstiti – Silvia Casabianca
9. Doppiogioco – Valerio Covaia

Chi resta – Luca Fagiolo
Il racconto è scritto bene. Gestisce i beni tempi, si prende gli spazi giusti e soprattutto si fa apprezzare per la capacità di dire senza spiegare: può sembrare una banalità, ma non parli mai dell’evento catastrofico, non lo porti alla luce, riesci a far dire ai personaggi cose credibili ed allo stesso tempo riesci a far capire al lettore di cosa stai parlando.
Altro punto di forza è la capacità evocativa: anche senza insistite descrizioni dei luoghi, il racconto è attagliato alla realtà e quindi riesce a farmi vedere il teatro delle azioni.
Per finire sullo stile, ho trovato solo una piccola incongruenza: lui si mette le cuffie nelle orecchie e poi apre la finestra, sente i suoni di fuori, dice di non sentire traffico. Ma avendo la musica nelle orecchie gli riuscirebbe difficile sentire. Una piccolezza, che però nella lettura mi ha fatto fermare un attimo.
Quanto al tema, il racconto si colloca in un topos letterario abbastanza noto al mio immaginario (non è un crimine): il ragazzo che dopo la morte della madre va a stare dalla nonna. Forse però questo luogo letterario un po’ liso dall’uso ha impedito che il pathos mi travolgesse fino in fondo.
A prima vista, infine, il cambiamento del ragazzo nei confronti della nonna potrebbe sembrare precipitoso. In realtà così non è, perché si tratta di un vero e proprio crollo emotivo: quindi resta una metamorfosi abbastanza convincente.

Radici di marmo, chioma di vetro – Debora Dolci
Mi piacciono molto i racconti che lavorano sulle immagini e si servono delle immagini. Al centro di questo racconto ce n’è una molto potente: il mosaico, insieme a ciò che il mosaico raffigura. Un albero di vetro e marmo. C’è grande leggerezza (intesa alla maniera di Calvino) nell’immagine: la leggerezza del vetro, dell’albero che vive nell’elemento aereo, mista alla solidità del marmo, della radice che vive nell’elemento terrestre. Mi piace anche il fatto che ti servi di quest’immagine archetipica per sfiorare il tema libertà/schiavitù. Tutto il racconto mi pare orbitare intorno a questi due poli e per questo si lascia apprezzare molto. Il massimo pathos lo raggiungi nella frase “lo sei anche per me, ragazzo, […],”, che per quanto un po’ enfatica, coinvolge emotivamente il lettore.
Entrando nel merito della vicenda, ho cominciato ad avere maggiore difficoltà nel destreggiarmi tra nomi e fatti. Pur avendolo riletto, il finale mi resta tuttora un po’ oscuro (magari era da te voluto). L’ho trovato leggermente poco lineare nella narrazione dei fatti.
Lo stile asciutto che hai utilizzato mi piace molto, anche lì lavori per immagini e la cosa funziona!

Roberta – Andrea Spinelli
Il racconto ha un bellissimo attacco. Con poche pennellate riesce a restituire un affresco del posto ed un ritratto della voce narrante. Notevole anche come sei riuscito ad adeguare il linguaggio, crudo, enfatico, allo spirito abbastanza tormentato del personaggio.
Roberta è pure resa con una certa plasticità. Mi piace come oscilla tra l’apollineo della bellezza fisica ed il dionisiaco della tendenza all’autolesionismo, presente fin dalle prime battute.
Secondo me la narrazione perde leggermente di efficacia quando la scena si sposta in camera del protagonista. Ho trovato le immagini un po’ più accademiche, il linguaggio ha smesso di seguire l’andazzo della narrazione e l’insieme mi è sembrato un pizzico manierista.
Mi sembra di aver intuito tra le righe un estremo tentativo di salvarsi, da parte di lei: implicitamente gli chiede se insieme possano mettere radici e lui, per qualche motivo, si sottrae. Si tratta di sentimenti elementari, allo stato puro, che raramente si trovano nella realtà così privi di mediazione. Ma in fondo, visti i personaggi, la cosa non mi è dispiaciuta.
Sul finale ho un unico appunto (una cavolata, molto personale): mi pare solo un po’ inverosimile che in così breve tempo il padrone del locale conosca particolari del suicidio così dettagliati come quello della spilla.
Sullo stile: come dicevo prima, si adatta alla narrazione ed ai personaggi. Questo riesce ad edulcorare una vaga tendenza, un po’ americana, all’enfasi.

Il quantistologo – Dario Cinti
Il racconto mi è piaciuto. L’ho trovato originale nella trama e colorato nelle immagini. Nonostante lo scenario futurista, sono riuscito a immaginare bene l’ospedale, il vetro, la complessa operazione messa a punto dal funambolico quantistologo. Poi mi piace l’idea di fondo: che i linguaggi, in fondo, si equivalgano; che la vita di una persona, oltre che raccontata, possa essere sintetizzata nelle formule matematiche in cui è racchiuso il senso di ogni cosa. Non solo, ma la precisa lettura della realtà, la sua stessa semplice analisi, rappresentano la cura. Se vogliamo il quantistologo trasforma la diagnosi nella cura stessa.
Lo stile è coinvolgente, il racconto mi pare ben condotto. C’è qualche tendenza alla prosa americana (“fottuto”), c’è un accenno di periodo esplicativo (“lei è il capo dell’ONU”), ma nel complesso niente che infici la riuscita finale.

Radici in ombra – Soraia Patrizi
Bell’idea, portare la voce narrante nel petto di un mostro, dargli un nome di uomo comune, collocarlo in un contesto comune, a bere serenamente una birra coi suoi sodali mostri. Non ci sono grandi colpi di scena o rivolgimenti, non ci sono asperità o conflitti: la cosa mi piace molto, il racconto risulta fresco, divertente, nonostante parli di mostri.
E’ sapiente il modo in cui conduci la narrazione fino in fondo, svelando sempre più particolari che avvicinano il lettore alla verità; sapiente anche come sviluppi l’argomento del narrare, giocando con tutti gli elementi di solito legati al sonno infantile: la lampada, l’orsacchiotto (bellissimo l’accenno alla lotta all’ultimo sangue).
Mi pare un’idea molto carina e stilisticamente è ineccepibile.
Ultima nota di gusto esclusivamente personale: mi ha divertito, ma forse non ha mosso molto a livello emotivo. Di un racconto mi piace anche la sua capacità di permanenza, a distanza di tempo, nella memoria emotiva. La leggerezza di questo racconto – che è uno dei suoi punti di forza – potrebbe essere anche la causa della sua opacizzazione nella memoria.

I superstiti – Silvia Casabianca
E’ un racconto che, riletto un paio di volte fino in fondo, emana un certo fascino. I nomi spagnoli, le pennellate che descrivono il paesaggio, sono particolari che contribuiscono – senza bisogno di grandi descrizioni – a che nella testa del lettore si formi un’immagine molto evocativa degli scenari e dei personaggi (perfino le loro vesti e i loro volti mi sono immaginato!)
Lo stile è pulito anche se a tratti un po’ barocco (qualche aggettivo sovrabbondante, qualche similitudine un po’ stucchevole). Ho avvertito un po’ di contrasto tra l’ambientazione e l’uso di certi termini nei dialoghi (“bestiale”, “crepare”), espressioni più da sobborgo americano che da deserto sognante come quello che hai descritto tu.
La narrazione mi restituisce, poi, soprattutto nella prima parte un senso di confusione. Tanti nomi, diverse azioni, a tratti non sono riuscito a dare un’identità precisa ai personaggi ed a capire chi di loro parlasse.
La parabola degli alberi - metafora del viaggio dei protagonisti, del loro mutare radici – è sicuramente evocativa, ma non sono riuscito ad avvertirla come così potente (gusto soltanto personale).

Doppiogioco – Valerio Covaia
Il punto di forza del racconto, secondo me, è l’ambientazione evocativa. Una certa tendenza all’abbondanza di aggettivazione e descrizione, alla fine, sortisce un effetto, che è comunque quello di disegnare con le tinte giuste ambiente e personaggi.
Molto indovinata mi pare anche la focalizzazione sull’azione. Racconti le cose giuste, nel momento giusto, né prima, né dopo. Il racconto per questo risulta intenso nella narrazione e lineare.
La vicenda in sè non mi ha entusiasmato, come non mi ha entusiasmato il fulmen in cauda. Non c’è niente che non vada, a livello di contenuto, qui parliamo solo di gusto personale per la storia.
A livello stilistico, come ti accennavo sopra, l’ho trovato decisamente barocco per i miei gusti. La prosa raggiunge l’effetto di descrivere, ma lo fa in modo sovrabbondante, molto aggettivato, con uno stile (pulito) che però alla lunga mi risulta appesantito.

Metti le radici! – Antonio Pilato
Secondo me è uno dei racconti con più potenziale. La storia è originale, così come in maniera originale è stato affrontato il tema. L’idea di una Prof capace, con le formule, di muovere gli altri a proprio piacimento come pedine mi piace. Mi piace l’idea che faccia fare ai presenti gesti estremi, che la facciano divertire.
Riscontro, però, due problemi: uno di sviluppo della trama, uno stilistico. Entrambi contribuiscono a farmi accostare il racconto ai Prigioni di Michelangelo. La pietra ha cominciato a prendere forma, una forma molto interessante, ma per lo più è rimasta pietra grezza, dai contorni non troppo definiti. Una maggiore caratterizzazione, soprattutto della prof e dell’io narrante, magari anche con accenti parossistici, macchiettistici, sarebbe stata – secondo me – vincente. Magari anche uno sviluppo della trama: ho la sensazione che con spazi più lunghi questa narrazione possa esprimersi al meglio.
Sullo stile: non so se sia voluto, ma c’è molta alternanza di tempi verbali (solo un esempio: “è un asso in tutto ciò che concerneva”), che mi pare non funzionale alla storia. A parte poi qualche periodo che si potrebbe alleggerire, ho natato qualche ingenuità come quella di introdurre due volte la partecipazione alle lezioni da parte della bidella.
Mi pare infine difficile, a livello di coerenza della vicenda, che la prof del ragazzo possa anche dargli ripetizioni private. Conflitto di interessi!
Secondo me col giusto lavoro, diventa un racconto molto accattivante!

La nuova fiamma – Roberto Bartoletti
Un racconto che ha una doppia anima. I primi due terzi sono accattivanti: la situazione si crea intorno ai personaggi, sono loro stessi a costruirla, senza che l’autore debba svelare niente. I dialoghi sono credibili e lo stile è fluido, nonostante qualche fuoriuscita verbosa dai dialoghi (ad es. “lo esortò a parlare”).
Il punto di massimo pathos, potentissimo, si tocca all’apertura del libro bianco. Il lettore a quel punto apre la bocca e comincia spasmodicamente a chiedersi: oddio che sta succedendo? Dove vuole portarmi? Lì il lettore ha la sensazione che lo scrittore abbia le idee chiare, che ti stia conducendo verso un punto che lui conosce bene e che ti sta svelando sapientemente.
Invece no. Il racconto da lì comincia a perdere di efficacia, si nebulizza in un finale ineffabile, che dà la sensazione delle idee poco chiare.
Ancora sullo stile: è molto pulito, a parte alcune espressioni un po’ esplicative, evitabili nell’ottica di una totale immersione nel tempo della storia (ad es., “perse il lume della ragione”).

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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » mercoledì 24 marzo 2021, 17:35

Dovete ancora ricevere due classifiche. Tutte quelle postate sono regolari.

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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » mercoledì 24 marzo 2021, 19:51

Ciao a tutti, dopo avervi commentato uno ad uno, ecco la mia classifica:

1- Chi Resta
2- Radici in Ombra
3- Doppio gioco
4- La nuova fiamma
5- I Superstiti
6- Radici di Marmo, chioma di vetro
7- Metti le radici!
8- Il Quantistologo
9- Roberta

CHI RESTA
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RADICI IN OMBRA
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DOPPIO GIOCO
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LA NUOVA FIAMMA
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I SUPERSTITI
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RADICI DI MARMO, CHIOMA DI VETRO
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METTI LE RADICI!
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IL QUANTISTOLOGO
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ROBERTA
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Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.

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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 25 marzo 2021, 17:19

Dovete ancora ricevere una sola classifica.

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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 25 marzo 2021, 19:03

Buonasera a tutti.
Come capitato nei pochi altri contest a cui ho partecipato, anche stavolta mi trovo molto in imbarazzo nel ruolo di "giudice", che purtroppo non mi calza granché a pennello. Le regole però sono queste e spero che i miei commenti siano stati chiari e utili.

1- Chi Resta
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2- Radici di Marmo, Chioma di Vetro
► Mostra testo

3- I Superstiti
► Mostra testo

4- Radici in Ombra
► Mostra testo

5- Doppiogioco
► Mostra testo

6- "Metti le Radici"
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7- Il Quantistologo
► Mostra testo

8- La Nuova Fiamma
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9- Roberta
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"In un mondo che ci obbliga all'eccellenza, fare schifo è un gesto rivoluzionario."

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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 25 marzo 2021, 19:17

Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia con relativi commenti.

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Re: Gruppo GUARDIANO: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » mercoledì 7 aprile 2021, 14:44

Ecco a voi i miei commenti e classifica.

1) Metti le radici!, di Antonio Pilato
Ohibò, mi hai proprio spiazzato, in positivo con retrogusto amaro. Non condivido solo la doppia presentazione del personaggio della bidella perché mi è parsa una forzatura davvero poco funzionale, ma per il resto ho un solo, importante, appunto da farti e consiste nella partenza forse troppo lenta della vicenda: la scen fondante è quella delle lezioni e ci metti due paragrafi per arrivarci, l'avrei introdotta già nel secondo. In generale, tieni bene il controllo dell'atmosfera e del tono generale e la devianza di fondo si costituisce come interessante esca per l'attenzione del lettore. Condivido con Matteo la vicinanza a SPECCHIO NELLO SPECCHIO di Ende, sembra in tutto e per tutto un pezzo che potrebbe uscire da lì, ed è un complimento. Che dire, sento di potermi spingere al pollice quasi su, il tuo migliore racconto (o quanto meno quello che più ho apprezzato) da quando scrivi su MC.
2) Chi resta, di Luca Fagiolo
Racconto molto ben organizzato e condotto che mi è giusto sembrato un pelo distaccato nel momento del ricongiungimento finale, apparsomi affrettato per come avevi settato lo stato d'animo del protagonista fino a quel punto. In più, non ci arriva il dolore della nonna, vero trait d'union che avrebbe giustificato il reincontrarsi dei due. Insomma: bello, ma c'è da lavorare sulle "sfumature di svolta", che mi sembri, non solo qui, dare a volte un pochetto troppo scontate per quello che poi è il loro effetto sui tuoi testi, unico tuo vero punto debole a mio parere. Occhio anche ad alcune cavolate tipo lui che si mette le cuffie e poi apre le finestre e nota "Nessun rumore di traffico, solo il fruscio del vento tra i fiori", che udito pazzesco! Concludendo: per me un pollice tendente verso il positivo in modo brillante che non può che salire con un approfondimento delle sfumature funzionali che ti ho sottolineato.
3) Radici di marmo, chioma di vetro, di Debora Dolci
Un racconto dal grande grado di difficoltà che inciampa su un finale che avrebbe avuto bisogno di più spazio per esprimere tutte le sue potenzialità in modo più funzionale al contesto generale. Forse una maggiore semplificazione di alcuni passaggi della prima parte ti avrebbe permesso di guadagnare più spazio utile, ma ritengo che questi siano inconvenienti che possono assolutamente capitare e che tu abbia già fatto molto. Ottima la declinazione del tema e molto buona tutta la prima parte, manca il sentimento e il pathos nella chiusa. Per me un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante.
4) I Superstiti, di Silvia Casabianca
Tu hai davvero delle potenzialità notevoli e qui si percepiscono, al netto di una difficoltà abbastanza importante che ho avuto nell'entrare nel racconto. Forse troppi personaggi e non è subito chiara la figura di padre di Gael, trovo inutile il morso di serpente perché poco movimentata la scena e rallenta la lettura, ancora ora mi sto chiedendo chi sia il personaggio dell'inda e anche questo mi ha rallentato parecchio, questi i punti critici fondamentali. Detto questo, faticosa la prima lettura, ma molto buona la seconda quando ormai si sono capite alcune logiche interne, ma l'obbiettivo e quello di non fare rileggere e quindi smussare dove possibile. Ottimo l'inserimento del tema. Pessimo il finale, di nuovo con quell'inda. Concludendo, per me un pollice tendente verso il positivo in modo solido, molto vicino a quello di Dolci, ma gli finisce appena dietro proprio per il malus prima lettura.
5) Doppiogioco, di Valerio Covaia
Parto dall'interessante discussione con Matteo e vorrei sottolineare che l'originalità dell'idea non è il nostro focus perché un'idea davvero originale ormai non credo esista più, ma l'originalità nell'approccio, nel come raccontare, nel metterci la nostra sensibilità nell'intreccio, ecco, questo esiste ed è quello che dobbiamo tutti cercare.
Ma veniamo al racconto e devo dire che sei riuscito a mantenere delle sllide atmosfere, dall'inizio alla fine, però ti sei concentrato quasi ed esclusivamente sull'aspetto estetico e manca il gioco del gatto con il topo, che sarebbe stato perfetto per questo intreccio. Un buon dialogo ritmato tra le parti, un continuo batti e ribatti durante il quale si palleggiavano il potere del confronto, un avvicinarci al climax assaporando il dubbio di quello che potrebbe accadere (a proposito, titolo pessimo e antifunzionale), tutti elementi che mi sembrano mancare. Il controllo c'è, l'estetica anche, gioca di più con i tuoi protagonisti e fai uscire dal loro relazionarsi la storia e non da un movimento lineare da A a B. Detto questo, per me un pollice un pollice tendente verso il positivo, molto simile al racconto di Soraia, ma che gli si piazza davanti per un'impostazione di fondo più determinata e un contesto maggiormente convincente.
6) Radici in ombra, di Soraia Patrizi
Confermo l'impressione sul tuo stile e sulle tue potenzialità: davvero ottime. Però questo racconto non mi è piaciuto e credo che il motivo stia in una certa ingenuità di fondo che ci ho ritrovato, ma che smusserai con il tempo, questo è assolutamente sicuro. Cerco di definire meglio il mio pensiero: ci porti bene dentro questo mondo e sembra di stare in una realtà tipo BEASTARS, quindi ci sta alla grande. Quello che non funziona sono tutti i punti di svolta e i topici: alla fine non ci dai info interessanti sul suo rapporto con Paolo, non ci spieghi i suoi tentativi di abbattere la problematica Lumino e ce lo normalizzi in un banale "Alla fine sono dovuto scappare", ma, cosa più grave, ci dai una chiusa tra le più normali (perché cosa doveva fare il bimbo?) che però ci suggerisci che possa mettere in difficoltà il Babau (ma cribbio, un semplice padre che va a controllare sotto il letto?). Insomma, non lo impiastricci, non lavori sulla psicologia, sui trucchi del mestiere, sull'arricchire di dettagli (tipo quello dell'orsetto custode) questo mondo che, invece, avrebbe proprio dovuto dipingersi di mille colori. Il tema c'è, ovviamente. Concludendo, per me un pollice tendente verso il positivo, ma senza guizzi di sorta. Compito per le prossime edizioni: vai più a fondo nelle tue storie senza accontentarti mai.
7) Roberta, di Andrea Spinelli
Piacevole da leggere, ma si percepisce il suo non essere autonomo. Cerco di spiegarmi: ho sempre notato una netta discrepanza di pulizia e forza, su MC, tra racconti nati unicamente in quella serata e altri usciti da rielaborazioni varie (come questo, alla fine, è). La risultante è, costantemente, una minore forza del testo, a prescindere da quelle che sono le sue origini, quasi come se fosse palese la sua "non freschezza". Detto questo, anche il tema qui appare infilato a forza e assolutamente non fondante il racconto: c'è, ma è debole. Concludendo: un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma poco fresco (sì, questo è un tipo di pollice che non avevo mai usato) :)
8) La nuova fiamma, di Roberto Bartoletti
Fino alla parte finale mi era piaciuto parecchio perché riusciva a gestire una storia in evoluzione e lo faceva in modo ordinato, senza strafare, ma neppure senza strafalciare, se mi permetti il neologismo. Poi la chiusa non chiusa che è arrivata come una martellata sulle mie aspettative andando a sfasciare tutto quell'ordine che avevi tenuto fino a quel momento. Cavolo, un finale devastante per il racconto, lasciamelo dire. Il fatto è che non chiudi nulla e anzi cambi tono senza dare elementi sufficienti al lettore per interagire con il tutto e chiudere il discorso. Un gran peccato, ma ancora più grande è la curiosità di leggerti su un testo chiuso meglio. Allo stato direi un pollice tendente verso il positivo al pelo che si piazza davanti al racconto per parivotato Cinti soprattutto per quanto di buono aveva fatto vedere fino alla chiusa.
9) Il Quantistologo, di Dario Cinti
Mi è poco arrivato questo tuo racconto, Dario. Piuttosto ingenua la prima parte con affermazioni tipo "ma visto che lei è il capo dell’ONU" che non ritengo tue, nel senso di, appunto, troppo leggere per il contesto generale che ci proponi. E allora credo che Ferrero non ha torto nel sottolinearti che non c'è un tono chiaro e questo, probabilmente, ha mandato in cortocircuito il risultato complessivo con una prova sì attenta alla tecnica, ma troppo concentrata su di essa, al punto di perdere il tuo quid, la tua voce. Molto arguto l'utilizzo del tema. Per me un pollice tendente verso il positivo, ma un po' al pelo.

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