Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 16 marzo 2021, 2:21

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BENVENUTI ALLA SARA SIMONI EDITION, LA SETTIMA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 151° ALL TIME!

Questo è il gruppo QUERCIA della SARA SIMONI EDITION con SARA SIMONI come guest star.

Gli autori del gruppo QUERCIA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo TERRA.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo GUARDIANO.


Questo è un gruppo da DIECI racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da SARA SIMONI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo QUERCIA:

Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi, ore 00.05, 3567 caratteri
Sgorbio, di Stefano Moretto, ore 00.13, 4242 caratteri
Lontano da Taurus, di Davide Di Tullio, ore 23.31, 3306 caratteri
Non chiamatemi prof., di Filippo Mammoli, ore 23.34, 4212 caratteri
Il boccale, di Alexandra Fischer, ore 22.43, 3819 caratteri
Altrove, di Giulio Palmieri, ore 00.55, 4105 caratteri
Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli, ore 00.47, 4140 caratteri
E’ solo un gioco, di Tiziana Lauriola, ore 22.57, 4092 caratteri
Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari, ore 00.14, 4238 caratteri
Olmo, di Luca Spalletti, ore 00.58, 5291 caratteri MEGAMALUS 30 PUNTI

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 25 MARZO per commentare i racconti del gruppo TERRA Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 26 MARZO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo TERRA e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo TERRA.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA SARA SIMONI EDITION A TUTTI!



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Antonio Pilato
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » mercoledì 17 marzo 2021, 13:04

Ciao a tutti, ho notato che questo tema ha causato non poche difficoltà nella stesura dei racconti e ho avuto un po' più di fatica rispetto al solito nello stilare la classifica.
Ciononostante, ecco il mio verdetto:

1° Sgorbio, di Stefano Moretto
2° Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli
3° Olmo, di Luca Spalletti
4° Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi
5° Altrove, di Giulio Palmieri
6° Il boccale, di Alexandra Fischer
7° Lontano da Taurus, di Davide Di Tullio
8° E’ solo un gioco, di Tiziana Lauriola
9° Non chiamatemi prof., di Filippo Mammoli
10° Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari

__________________________________________________________________________________

Ciao Stefano, è stato un piacere leggerti.

Il racconto mi ha colto emotivamente in maniera assai positiva: con semplicità lessicale sei riuscito a trasmettermi bellissime sensazioni, stati d’animo perfettamente in linea con il tema del contest.
D’altra parte, ho trovato la trama molto semplice, forse un pochino troppo per i miei gusti personali. Inoltre, occhio al punto finale che non hai messo nella frase in forma diretta “Sei in anticipo oggi”.



Ciao Massimo, è stato un piacere leggerti.

Sono tornato anch’io dalla 150^ edizione, dopo essermi dileguato per un po’ di tempo.
Detto questo, ho trovato il tuo racconto devastante, soprattutto sul finale: è terribile il nichilismo come forma di tortura mentale, soprattutto quando fa compiere all’uomo azioni malvagie e, soltanto all’apparenza, insensate. Il tema è molto rispettato e la correlazione con la vicenda non può che trasmettere emozioni di un certo tipo.
Forse, l’unica nota dolente dell’intera storia risiede nel fatto che, già a metà della telefonata, mi aspettavo che il protagonista fosse un malato di mente, e che avesse ammazzato la moglie e i (presunti) figli.



Ciao Olmo, è stato un piacere leggerti.

Che dire...uno dei racconti a mio avviso più belli del tuo girone. Il rispetto del tema c'è tutto e merita anche una lode per l'originalità. La narrazione scorre tendenzialmente bene, anche se in qualche tratto deve essere rivista poiché troppo 'bloccante'; ciononostante, questi sono errori di gioventù e credo che la 'genetica grammaticale' sia già a buon punto.
L'unica nota dolente è quella del titolo: se avessi inserito un altro riferimento fuorviante, come del resto lo è stato tutta la vicenda, sarebbe stato un bel bingo. Un esempio poteva essere 'Nuove radici'. Invece, a causa del titolo, già dall'inizio avevo intuito che il protagonista fosse un olmo.
Peccato inoltre per lo sforo dei caratteri perché secondo me, tirando le somme, questo racconto poteva arrivare tranquillamente sul podio.



Ciao Wladimiro, è stato un piacere leggerti.

Il racconto suscita nel lettore un insieme di armoniche sensazioni colorate, quasi poetiche, che denotano una buona conoscenza della tradizione egiziana (titolo compreso, se ho ben inteso). Il tema risulta rispettato. Se il tuo obiettivo era quello di stupire il lettore più con la poetica che con la narrativa, ci sei riuscito. Carino anche il carattere utilizzato.
Se, invece, il tuo scopo era quello di sorprendere il lettore con la narrativa, allora non credo che tu ci sia riuscito; non è un difetto, ma tutto dipende dai tuoi intenti.



Ciao Giulio, è stato un piacere leggerti.

Un racconto, il tuo, che lascia sicuramente l’amaro in bocca. Personalmente, adoro quando tutto resta immerso in un alone di mistero, come la destinazione (presumo) finale del protagonista, il quale sembra sfuggire da un contesto di sofferenza cronica, liberandosi di tutte le maschere pirandelliane che è costretto a portare. Il tema è rispettato.
Non mi hanno convinto alcuni particolari legati alla vicenda: uno in particolare riguarda il come faccia il barbone a conoscere il protagonista…che il primo non sia altro che un alter ego di quest’ultimo?



Ciao Alexandra, è stato un piacere leggerti.

La cosa che mi ha più colpito è la ricchezza di aggettivi che utilizzi nella descrizione di tutto ciò che ruota attorno alla vita della protagonista. Il tema risulta rispettato.
Avrei investito meno sulla quantità di aggettivi e di più su un ipotetico ampliamento del finale: infatti, non sono riuscito ad afferrare se le allegoriche ‘radici nel boccale’ rimandino alla famiglia della protagonista o a qualcosa che è accaduto al marito, e non ti nascondo che un po’ mi rode non esser riuscito a cogliere il significato concreto oltre la classica situazione di ‘tacita violenza domestica’ che emerge dalle tue parole.



Ciao Davide, è stato un piacere leggerti.

La storia riprende i tipici canoni dell’esilio fantascientifico, reso particolarmente bene negli aggettivi delle descrizioni, un po’ meno nella grammatica dei dialoghi. Il protagonista devo ammettere che non mi è dispiaciuto affatto e non cade nel classico cliché.
Tuttavia, il tema del racconto non mi sembra completamente rispettato poiché, più che di ‘metter le radici’, qua l’argomento è lo ‘averle tolte’. Inoltre, devo dire che la vicenda non mi ha particolarmente convinto: pur essendoci un limite di carattere, secondo me potevi sfruttarne di più per aggiungere elementi che l’avrebbero potuta migliorare.



Ciao Tiziana, è stato un piacere leggerti.

La narrazione scorre fluida durante il racconto e devo ammettere che mi ha intrigato molto. Il tema del contest risulta rispetto solo se si riesce a comprendere l’intera vicenda. Curiosa anche la bevanda che viene offerta ripetutamente alla protagonista, un liquido che potrebbe corrispondere a sperma o anche solo a una semplice sostanza drogante.
Il finale purtroppo non sono riuscito a comprenderlo appieno, forse perché il lettore merita qualche informazione in più; trattasi sicuramente di un’allegoria, vorrei capir meglio in cosa consista questa ‘metamorfosi kafkiana’.



Ciao Filippo, è stato un piacere leggerti.

Il racconto segue una logica personale coerente col tema e attraverso una lettura scorrevole e ben comprensibile. Visto ciò che il barbone afferma sul finale il tema risulta rispettato, anche se non in perfetta linea col titolo del tuo lavoro.
Tu apparterrai alla città in cui è nato il Sommo, io vivo nella città in cui è morto, ma devo ammettere che, al di là della valenza prettamente ‘poetica’ del discorso che il barbone fa nel finale, non sono riuscito a cogliere significati particolarmente originali o anche solo ‘strani’…mi dispiace.



Ciao Stefano, è stato un piacere leggerti.

Un insieme di crescenti descrizioni che portano il lettore a provare un graduale entusiasmo durante la lettura. La scrittura è buona, anche se ogni tanto compare qualche aggettivo un po’ ‘orpelloso’ che personalmente avrei evitato.
La concitazione narrativa viene tuttavia interrotta sul finale, che ho percepito completamente tronco; probabilmente, non sono riuscito ad afferrare il senso o l’allegoria che hai voluto trasmettere sul traguardo della storia e di ciò mi dispiaccio molto. In tal senso, non riuscirei neanche a dirti se il tema risulta rispettato e mi piacerebbe avere un tuo riscontro sul senso della vicenda.

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Debora D
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » domenica 21 marzo 2021, 16:05

Ecco la mia classifica. I primi quattro racconti sono davvero di alto livello e ho trovato aspetti interessanti in ognuno degli altri.

1. Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi
2. Sgorbio, di Stefano Moretto
3. Lontano da Taurus, di Davide Di Tullio
4. Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli
5. Olmo, di Luca Spalletti
6. È solo un gioco, Lauriola
7. Non chiamatemi prof., Mammoli
8. Il boccale, di Alexandra Fischer
9. Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari
10. Altrove, di Giulio Palmieri


Olmo, Luca Spalletti
► Mostra testo



È solo un gioco, Tiziana Lauriola
► Mostra testo



Stefano Floccari, Una discesa verso l’ignoto
► Mostra testo



Dove avevo messo radici
(di Massimo Tivoli)
► Mostra testo


Alexandra Fischer, Il boccale
► Mostra testo



Non chiamatemi prof., Filippo Mammoli
► Mostra testo


Altrove, Giulio Palmieri
► Mostra testo



Wladimiro Borchi, Kartush ti ama
► Mostra testo


Davide di Tullio, Lontano da Taurus
► Mostra testo


Stefano Moretto, Sgorbio
► Mostra testo

Dario17
Messaggi: 417

Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » domenica 21 marzo 2021, 18:22

1. È solo un gioco
2. Dove avevo messo radici
3. Kartush ti ama

4. Non chiamatemi prof
5. Olmo
6. Lontano da Taurus
7. Sgorbio
8. Una discesa verso l'ignoto
9 Il boccale
10. Altrove

Mai come questa volta ho beccato una eterogeneità di tema, contenuti e svolgimenti in un gruppo di MC.
Fantascienza, thriller, rosa, fiaba, minimalista...
____________________________


OLMO

Un buon 60% percento del racconto è tutto dialogo interiore in prima persona che mira all'immersività scolastica di certe ben note scuole.
Andrebbero tolti a mio avviso sia i vari verbi sensoriali che sono di troppo per chi bazzica quella scuola (odo, avverto...) sia i clichè letterari (Brezza leggera che solletica, fragranza di erba tagliata, sforzi con ogni fibra del suo essere...)
È un'immersività che può starci, ma la raffica iniziale di frasi brevissime e la costruzione delle vere e proprie botte e risposte del protagonista mi hanno fiaccato la lettura, dato anche che c'è si della tensione ma piuttosto annacquata da ragionamenti troppo contorti. ( Una famiglia? Un lavoro?E cosa diamine ci faccio qua, paralizzato, inerme, cieco.No. Devo calmarmi. Dev’esserci una spiegazione logica per tutto questo )
Bellina l'idea di base, magari non originalissima e spiattellata con lo spiegone finale, ma fa il suo dovere.
Tema rispettato.

UNA DISCESA VERSO L'IGNOTO

Una terza persona onnisciente troppo, troppo, troppo innamorata di descrizione pompose e fuorvianti che a ogni riga ti impedisce di farti una chiara idea di chi sia chi e cosa faccia.
Apprezzo la sagacia, seppur gratuita, di certi umorismi come le scarpe della LIdl, ma per la parte centrale del racconto tra la sveglia e il dialogo andrebbe fatto un pesante lavoro di limatura. La neve bianca e flaccida come la panza dell'impiegato trascende il comico, anche perchè è una metafora riferita non a una collinetta nevosa ma ad un punto d'arrivo di una gara di sci.
Il dialogo tra protagonista e allenatrice è carino.
Epilogo raccontato e un po' troppo sbrigativo, la protagonista risolve i dubbi di vita seminati in precedenza facendo quattro passi nel paesello.
Tema rispettato anche se non mi piace quando viene messo per iscritto parola per parola nel pezzo.

È SOLO UN GIOCO

Una discreta tecnica narrativa, ho gradito molto la gestione di tanti personaggi subito presenti; non è perfetta ma considerando quanto sia deleteria una scena iniziale piena di gente...
Il drink che sa di palude è decisamente troppo: ok che poi con susseguirsi del racconto si capisce dove voglia andare a parare, pma chi è che ha ingurgitato in vita sua un pezzo di palude da conoscerne il sapore?
Finale fiabesco e kafkiano che non spiega nulla di nulla, ma alla fin fine chissene...c'è la chiusa giusta per la semina fatta precedentemente e giù il sipario.
Carino. Tema rispettato anche se non mi piace sia citato nel racconto in maniera papale, come fa Devran in un dialogo.

DOVE AVEVO MESSO RADICI

È un buon racconto immerso nella disumanità e tristemente in un clichè dei nostri tempi, forse di tutti i tempi.
Fluido e ben cadenzato, giusto una manciata di sottolineature:

" Sento i jeans infradiciarsi a poco a poco sul sedere. " Non ho capito se le la sia fatta addosso oppure sia sangue altrui"

"Le seratine…Ne ho un ricordo vago, fumoso. Di fatto, non so nemmeno più che cazzo sono." Lo trovo poco realistico, questo pensiero. Quando qualcosa ti manca davvero, o peggio ancora quando qualcuno ce lo ha e tu non più, lo sai benissimo com'è fatto. Non a 360 gradi ma parecchi particolari vividi ti rimangono dentro e sono quelli la sorgente del dolore. A meno che non sia una patologia specifica dietro ma non mi è parso di leggerne nel tuo protagonista (oltre la psicosi omicida, sia chiaro)

Lo spiegone finale in prima persona, sopratutto per quanto riguarda i figli, mi è rimasto un po' sullo stomaco: ci viene raccontato e solo in parte ne vediamo effettivamente i particolari. Vista l'efferatezza qua un bel mostrato era preferibile a un mero elenco dei fatti accaduti e delle conseguenze.

Tema rispettato.

ALTROVE

L'incipit e l'epilogo sono sostanzialmente dei dialoghi tra sè e sè sconclusionati e farciti di ripetizioni oltre che di un'aria amara da clichè letterario, da punto di vista di un uomo disilluso e amareggiato.
"Troppe, troppe le ripetizioni." Sfociano nel poetico ma la lettura ne risente dopo un po'.
Il dialogo col barbone, fine a sè stesso pure quello, ha invece una sua decenza e sarebbe stato carino trovarci uno spunto in più o che si rivelasse più decisivo nell'economia del racconto.
Un po' piatto, ecco tutto. Poca narrativa.
Il tema c'è, l'hai praticamente messo papale papale all'ultima frase o giù di li.


IL BOCCALE

È un pezzo che si lascia leggere, seppur flagellato qua e la da descrizioni troppo prolisse e una punteggiatura a singhiozzi.
L'alternanza lavori di casa/pensieri negativi funzionicchia, sono troppo banalotti i particolari della vita casalinga. Mi sarebbe piaciuto leggere di un contrasto netto tra una casa di super lusso e la vita da sguattera senza libertà a cui è costretta la protagonista.
La rivelazione finale sulle origine del pov è d'effetto, ma nell'economia del racconto arriva un po' troppo tardi e lascia pochino nella mente del lettore. Anche il fatto che lei scapperà, clichè tipico, andava più diluito.
Tema centrato.


NON CHIAMATEMI PROF

L'idea di base mi ha acchiappato e il pezzo è uno di quelli che è scorso meglio del tuo gruppo, devo confessarlo.
qualche nota a mio avviso stonata e facilmente migliorabile:
"Nei piccoli occhi neri però, a tratti, brillava una luce intensa e malinconica" troppo abusato questo particolare, un gradino sotto alla cecità di un ipotetico vecchio cantore di strada.

«Dai, andiamo, cazzo. Ora basta con questo barbone di merda!»
«Un uomo senza dimora ha perso le sue radici e non vale più nulla.»
Non è credibile che un adolescente salti da una frase tipica da brufoloso lamentoso a un'aforisma da bacio Perugina. Ci vedo una forzatura per infilare bene il tema nel racconto ma la chiosa finale rende questa frase inutile. Da un fidanzato superficiale, bastava un "vaffanculo" e un'alzata di spalle.
Finale un po' mogio. Capisco il riferimento al fidanzato coglioncello, però ci stava meglio una chiusura più frizzante.
Il tema c'è.

LONTANO DA TAURUS

Pezzo bello corto e che scorre bene, la preponderanza di dialoghi ha dato i suoi effetti. Confesso che, proprio perchè tutto dialogato, ho perso un paio di volte il filo non capendo chi stesse dicendo a chi.
Anch'io sono rimasto spiazzato dal voltafaccia del protagonista che all'inizio sembra favorevole all'attracco ma poi cambia idea.
Scoprire solo dopo la metà del racconto che i due sono non su una nave spaziale ma su una nave-mondo dove vi è contenuta parte o tutta l'umanità mi ha spiazzato. Un po' facile la risoluzione del conflitto e del climax.
Il tema c'è. Seppur in modo diverso, entrambi vogliono mettere radici su ambienti diversi.

picolo refuso: accondisciendenza.

SGORBIO

Questo racconto ha dalla sua un tono semplice e fiabesco, non dissimile dai toni di un cartone animato tipo la Pimpa o robe simili.
Non c'è mai un picco di emozioni e il finale positivo è standard, però fa il suo dovere.
La parte che mi è piaciuta di meno è la seconda:
" E pensare che non volevo farla diventare un’abitudine."
"diventa ogni giorno più liscio"
Queste sono frasi ad hoc per darci l'idea del passare del tempo, non servono o almeno vanno messe meglio in bocca del pov, cosicchè la lettura di particolari come il pavimento sporco o la maggiore consapevolezza del protagonista di avere un gatto ci faccia immergere in maniera meno forzata.
"L’orologio ticchetta. Ticchetta. Ticchetta."
Idem con patate.
"Un rantolo."
"Mio dio, fa che non sia morto!"
Un animale morto non rantola. Al massimo è in procinto di, allora andava messo un "fa che non stia per rimanerci" o simili.
Tema preso.


KARTUSH TI AMA

I repentini cambi di punto di vista mi hanno fatto capicollare a ogni curva.
Ho pensato prima ad un pov accanto a Kartush innamorato/a di lui, poi ad un refuso, infine ad una semplice variazione di punto di vista durante il pezzo a seconda di dove andasse inquadrata la scena. Solo che già ero alla terza lettura.
Immersione, descrizioni e capacità lessicale sono dalla tua, niente da opinare. Persino la raffica di nomi specifici troppo ravvicinati per essere afferrati alla prima lettura danno quel tocco esotico, anche se non credo che di norma vadano usati così a macchinetta, ma alzo le mani: non tengo corsi di scrittura creativa e il mondo me ne è grato.
Eccellente la semina, il climax e il finale.
Il tema c'è ed è anche colto in maniera doppia ( mettere radici col matrimonio e mettere radici perchè si è sepolti vivi ) anche se ho qualche remora per l'ultima; di certo il paragone tra una pianta e una persona sepolta ha la sua attinenza ma è forse troppo "brutale" come metafora.

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Hayà
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » lunedì 22 marzo 2021, 14:09

Ed eccomi con la mia classifica. Mai come questa volta è stata veramente sofferta, persino per le prime posizioni. Sono tutti ottimi testi.

1) Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi
2) Sgorbio, di Stefano Moretto
3) Altrove, di Giulio Palmieri
4) Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli
5) Lontano da Taurus, di Davide Di Tullio
6) Olmo, di Luca Spalletti
7) Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari
8) E’ solo un gioco, di Tiziana Lauriola
9) Non chiamatemi prof., di Filippo Mammoli
10) Il boccale, di Alexandra Fischer


1) Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi
Ciao Wladimiro, è un piacere rileggerti.
Sappi che mi aspetto da te alta qualità, soprattutto dopo aver sentito così tanto parlare di te!

Detto questo, il testo ha rispettato le mie aspettative. Lo stile l’ho trovato con quel giusto mix tra il poetico e il pulito, la vicenda traspare bene e più si va avanti, più la situazione diventa chiara, arrivando fino alle fatali battute finali.
Mi è piaciuto molto e i diversi piccoli dettagli (il juju, il nodki) che aiutavano a rendere “vivo” il paesaggio. Mi è piaciuto come hai inserito il tema.

Ho solo una perplessità, che però non va a inficiare la mia opinione positiva del testo: perché i cambi di persona? Ammetto che a una prima lettura mi hanno un attimo destabilizzato, anche se funziona veramente molto bene. Mi ha fatto pensare a Murakami.

Comunque, come ho detto, non va a inficiare la mia opinione, ben più che positiva. È solo una curiosità :)

2) Sgorbio, di Stefano Moretto
Ciao Stefano, è un piacere leggerti.

Parto con un disclaimer: da amante dei gatti (ho quattro pelosi in casa) sono veramente molto di parte. La tua storia mi ha fatto quasi piangere. Sono molto contenta che Sgorbio ce l’abbia fatta.
Quindi, da un punto di vista puramente soggettivo, non posso che non esprimere tutta la mia approvazione.

Ma, ovviamente, dobbiamo pure essere oggettivi, qui :P
Non ho molto da segnalare, in realtà. Il tema è rispettato. Se proprio dovessi andare a cercare il pelo nell’uovo, forse è un testo abbastanza… semplice? Non che sia una cosa negativa, ma forse qualcosa di più emotivo lo avrebbe reso più interessante, come per esempio scoprire come l’affezionarsi a Sgorbio abbia cambiato le abitudini del protagonista.

Ultima nota:
“Prendo la vaschetta con l’ultima fetta di affettato, la appoggio a terra e spezzetto la fetta di prosciutto in pezzettini. Il gatto ci si fionda sopra.”

Ho un po’ sorriso a questa frase: sembra quasi uno scioglilingua!

Detto questo, la mia opinione è positiva!

3) Altrove, di Giulio Palmieri
Ciao Giulio, è un piacere leggerti.

Prima di tutto, complimenti per lo stile adottato. Sognante e un po’ surreale al punto giusto, mi ha travolto e trascinato fino alla fine.
Sarà pure perché proprio in questi giorni sto leggendo Uno, nessuno e centomila e questo testo me l’ha fatto ricordare parecchio, soprattutto la scena dello specchio.

Tutto sommato, un buon testo, che mi ha veramente accattivato. L’unica domanda che mi pongo riguarda il vecchio che dice di conoscere il protagonista e di averlo visto ogni notte alla stazione. Che fosse tornato più volte alla stazione per raccogliere il coraggio di andarsene definitivamente?

Insomma, la mia opinione è positiva.

4) Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli
Ciao Massimo, è un piacere leggerti.

Okay, wow. Ammetto che è stato un testo difficile da leggere, ma in maniera positiva. Le descrizioni finali su come ha ucciso i figli (in particolare quello “schiocco al termosifone”) mi hanno dato un colpo al cuore.
Ho molto apprezzato come hai delineato tutta la scena, dall’inizio alla fine, e gli indizi disseminati per la storia. Che qualcosa non andava era certo fin dalle prime righe, ma quel “qualcosa” ti colpisce all’improvviso e ti fa mancare il respiro.

Ammetto che non ho molto da commentare, in questo testo. Complimenti!

5) Lontano da Taurus, di Davide Di Tullio
Ciao Davide, è un piacere leggerti.

Prima di tutto, complimenti per le emozioni della scena iniziale: in poche parole, hai descritto perfettamente le sensazioni di sollievo e gioia che provano i personaggi.
L’unica cosa che mi ha un po’ confuso è stato il repentino (o, almeno, così mi è sembrato) cambio di idee del protagonista: in un primo momento sembrava anche lui felice di arrivare su Taurus e quando ha rivelato le sue vere intenzioni ho dovuto un attimo fermarmi per raccogliere le idee e tornare indietro per vedere se non avessi perso qualche dettaglio lungo la strada.
Il tema l’ho trovato rispettato.

A parte questo, la mia opinione tutto sommato è positiva. Lo stile in particolare mi ha colpito. Complimenti!

6) Olmo, di Luca Spalletti
Ciao Luca, è un piacere leggerti.

Peccato per i caratteri! Il tuo testo l’ho trovato parecchio interessante.
Mi piace molto l’idea che hai utilizzato e la piega inquietante che ha preso. Il tema è ben rispettato.
Le descrizioni sensoriali iniziali c’entrano molto bene il punto e, nonostante l’assenza della vista, è facile immaginare la situazione in cui il protagonista si trova.
Il senso di curiosità nel capire cosa fosse successo mi ha spinto a leggere fino ad arrivare alla rivelazione finale.

Piccola nota: attenzione alle maiuscole, verso la fine ne mancano alcune a inizio dialogo.
Inoltre, ammetto che quando la signora chiede di vedere altri “modelli” ho storto un po’ il naso. Sarò io, ma non chiamerei delle specie di alberi dei “modelli” :P

Comunque, ho una visione molto positiva di questo testo. Complimenti!

7) Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari
Ciao Stefano, è un piacere leggerti.

Un testo che mi ha colpito in tutta la sua semplicità. Lo stile l’ho trovato molto pulito, anche se alcuni degli avverbi in -mente li avrei rimossi perché ridondanti.
Però voglio commentare sullo stacco iniziale, da quando entra nel bagno dell’hotel fino al suo “risveglio” dal flashback sull’...autobus, suppongo? Si parla di un guardrail. Il “trasferimento” da una scena all’altra è stato piuttosto brusco.

Altra parte che mi ha fatto storcere un po’ il naso:
Lei era in piedi nel cortile, intorno sci e borsoni e valigie sparsi come enormi ciottoli di un vialetto che conduceva a quella costruzione in pietra a vista che era stato il suo rifugio nei pochi momenti liberi da gare, ritiri in Argentina o atroci eventi mondani di fine stagione e che ora, improvvisamente, era diventata casa sua.

Periodo veramente troppo lungo, che penso avrebbe giovato nell’essere separato dalla punteggiatura.

Per tutto il resto, il testo mi ha convinto e il tema è rispettato.

8) E’ solo un gioco, di Tiziana Lauriola
Ciao Tiziana, è un piacere leggerti.

A prima impressione, il finale mi ha un po’ confuso. Non riuscivo a comprendere se fosse un metaforico “mettere radici” o una vera e propria trasformazione. Poi ho letto i commenti, in particolare dove hai specificato che è un fantasy, e lì alcuni dettagli mi sono risultati più chiari (la pelle azzurrina di Aura – che ammetto mi aveva dato qualche dubbio fin dall’inizio – e i denti verdi di Jinny) e il finale più decisivo.

Con queste nuove conoscenze, il testo assume una sfumatura un poco più inquietante, come una sorta di diavolo tentatore che cerca di convincere la propria vittima a dire ciò che vuol farsi sentir dire, per infine ingannarla.

L’unica pecca, secondo me, è la componente fantasy un po’ troppo in secondo piano. Le allusioni fantastiche risaltano nel testo, ma lo stato della protagonista (che non è proprio lucida) ne riducono l’importanza. Dopotutto, come faccio a essere sicura che veda veramente la pelle azzurrina di Aura, o se è solo un’illusione dei fumi dell’alcool?

Però il testo mi è piaciuto, e come è stato scritto attrae decisamente l’attenzione. Complimenti!

9) Non chiamatemi prof., di Filippo Mammoli
Ciao Filippo, è un piacere rileggerti.

Tutto sommato, un testo che mi ha sorpreso. Ho veramente apprezzato come hai inserito il tema e come vengono mostrati i due punti di vista diversi (quello di Fabrizio e quello del professore).
La descrizione iniziale del professore l’ho trovata molto azzeccata e perfettamente visualizzabile. Complimenti.

Detto questo, però, ho un paio di note dolenti riguardo un paio di "spiegazioni" (il fatto che Fabrizio pensava che la ragazza si fosse fermata di fronte a un negozio di abbigliamento, il ragazzo che “dimostra di conoscere” il prof) che rallentavano la lettura.
Un’altra piccola nota: in un primo momento, dalla descrizione del prof non viene nominata nessuna folla di persone accanto a lui. Eppure, quando Martina si avvicina, deve “avanzare la calca” per arrivare prima in fila e si parla persino di un gruppo di spettatori.

Ma, tutto sommato, è un testo che ho apprezzato, soprattutto per la declinazione del tema. Complimenti!

10) Il boccale, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra, è un piacere leggerti.

Di norma non mi piacciono le descrizioni troppo dettagliate. Ma qui lasciano intendere molto di più di quanto non sembri e mi hanno attratta al testo, più che allontanarmi.
Perciò, per questo, complimenti.
Il tema l’ho trovato rispettato.

Avrei da commentare su alcuni dei periodi, alcuni troppo lunghi, altri un po’ difficili da leggere.
Ad esempio:
Lasciò la luce accesa sulla stanza da notte dai mobili grigi e dall’unica stampa che raffigurava un gruppo di cavalli in fuga.


Entrò nel bagno a piastrelle azzurre decorate a motivi di onde marine e gabbiani in volo; si tolse la camicia da notte a motivi di mughetti, entrò nella doccia e si lavò via il sonno e il senso di oppressione, si mise l’accappatoio verde foresta e si asciugò i capelli con l’asciugamano bianco a pois multicolori: tutti regali di Dario, convinto che fossero indovinati.

Secondo il mio modesto parere, dopo “in volo” ci sarebbe stato bene un punto, più che una virgola. Avrei modificato la punteggiatura anche nei periodi successivi per farlo scorrere meglio.

Tirò fuori il boccale dalla scatola, ne accarezzò il motivo: uno stambecco sul punto di saltare da uno strapiombo, poi la rimise dov’era, era stata un ottimo nascondiglio.

Questa scena ammetto che mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca. Per essere così importante, si parla veramente poco di questo boccale e viene descritto poco, la sua immagine nella mia mente ha fatto poca presa.

Però il testo tutto sommato l’ho trovato positivo. Il finale, in particolare, mi ha soddisfatto. Complimenti!

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Fagiolo17
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » lunedì 22 marzo 2021, 18:00

Evito il solito sproloquio pre-classifica. Ribadisco che ogni posizione è assolutamente soggettiva e vado dritto al punto:

1. Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi
2. Lontano da Taurus, di Davide Di Tullio
3. Sgorbio, di Stefano Moretto
4. Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli
5. E’ solo un gioco, di Tiziana Lauriola
6. Olmo, di Luca Spalletti
7. Non chiamatemi prof., di Filippo Mammoli
8. Il boccale, di Alexandra Fischer
9. Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari
10. Altrove, di Giulio Palmieri

Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi
Ciao Wlad e bentrovato.
è stato un piacere leggere il tuo racconto, ben condotto e ben permeato dal tema.
Ho visto che utilizzi molto spesso le tecniche del buon vecchio Palahniuk e edizione dopo edizione le hai fatte tue. I cambi di persona all'interno del testo sono ben gestiti e si integrano alla perfezione, a parte uno, proprio sull'ultima frase.
In qualche modo mi ha fatto storcere il naso, l'avrei mantenuta più interna al pdv piuttosto che in terza così esterna e impersonale.
Vabbè, poco male!
A rileggerci presto.


Sgorbio, di Stefano Moretto
Ciao Stefano e piacere di averti letto.
Un racconto dalla trama semplice che punta direttamente al cuore del lettore.
Io non ho mai avuto né gatti né cani, quindi non sono il target ideale di questo racconto, ciononostante l'ho apprezzato.
Tecnicamente è fatto davvero bene, hai usato i particolari giusti e hai colpito il segno arrivando dritto al cuore del lettore, e ormai abbiamo capito che su MC il cuore batte la testa 10 a 0!
Di solito non apprezzo la suddivisione in scene così piccole, per via della frammentarietà che ne deriva, ma hai fatto un ottimo lavoro e il racconto scorre via liscio liscio.
Davvero complimenti. Per me un racconto da Podio.
A rileggerci presto.


Lontano da Taurus, di Davide Di Tullio
Ciao Davide e benvenuto su Minuti Contati. :P
Mi piace come hai affrontato il tema, parlando di problemi molto attuali riportandoli in questo setting sci fi.
La parte iniziale è davvero ben resa, con sapienti pennellate hai reso la gioia del capitano.
Ho trovato un po' di difficoltà nella parte centrale dei dialoghi dove un paio di battute ho dovuto rileggerle per capire chi stesse parlando, ma principalmente per colpa dei titoli di bordo. (primo ufficiale, secondo ufficiale, capitano... all'inizio avevo fatto confusione).
Alla seconda lettura è andato tutto più liscio.
Il twist avviene un pochino troppo rapidamente, con un paio di line di pensato in più avresti potuto mostrarci i dubbi del capitano e il suo timore di distruggere un altro pianeta (magari tagliando leggermente le battute seguenti).

"Io dico che questo è il nostro mondo"

qui ci sarebbe stato bene un bel beat con lui che apre le braccia e indica la nave, per dare maggiore chiarezza. Alla lettura superficiale poterebbe sembrare si riferisca al pianeta e può confondere.

In ogni caso il racconto mi è piaciuto molto. complimenti e in bocca al lupo per questa edition

Non chiamatemi prof., di Filippo Mammoli
Ciao Filippo e bentrovato.
Un racconto infarcito di aneddoti danteschi che gioca in modo interessante sul tema radici.
Questo ex professore barbone mi ha ricordato una persona reale che conoscevo, mi chiedo se ne esista uno così in ogni città...
Questa scena è descritta bene, ricca di dettagli, ma ho trovato poco conflitto che mi spingesse ad arrivare al finale per scioglierlo.
Si tratta comunque di un buon lavoro.
A rileggerci presto.

Il boccale, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra!
Eccomi a commentare il tuo racconto.
Come solito il tuo stile è inconfondibile, anche se qui hai usato un po' meno immaginazione di quella che normalmente ti contraddistingue.
La scena è resa bene, hai forse esagerato con gli aggettivi, anche se mi rendo conto che volevi mostrare i pessimi regali ricevuti dalla nostra protagonista.
Il tema del mettere radici è presente e hai usato il disegno sul boccale sia in senso stretto che in senso metaforico, bell'idea!
A rileggerci presto!

Altrove, di Giulio Palmieri
Ciao Giulio e ben ritrovato!
Un testo molto interessate e molto particolare gestito per una buona parte con una seconda persona che spesso rischia di essere un'arma a doppio taglio.
Il tema anche se non è pregante nel racconto è presente.
Il dialogo centrale è ai limiti del surreale, devo dire che mi ci sono un po' perso.
Alla prossima lettura!


Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli
Ciao Massimo, è un piacere leggere il tuo testo e commentarti.
Con me parti avvantaggiato, sono un amante di tinte noir, pulp e temi come quello che hai affrontato in questo racconto.
Il testo mi è piaciuto molto, la declinazione del tema pure.
Stilisticamente mi ha fatto storcere il naso l'uso del verbo percettivo SENTIRE, un po' troppo presente e che avrei cercato di eliminare in alcuni frangenti.
Non che questo cambi di molto il mio gradimento del testo, però credo sarebbe stato ancora più incisivo.
La frase che ho preferito in assoluto è quel paragone con le uova di pasqua. Davvero, davvero incisivo!
Complimenti e a rileggerci presto.


E’ solo un gioco, di Tiziana Lauriola
Ciao Tiziana e piacere di averti qui su MC
Il tuo racconto mi è piaciuto, l'idea di questi tre essere che tentano la nostra protagonista è molto interessante.
Avrei seminato qualcosina in più nelle battute iniziali per far riconoscere meglio i tre personaggi e quello che "promettevano", ma so che in così poco spazio è un'impresa ardua.
Temo che sempre a causa dello spazio ridotto, il racconto sembra svolgersi in una specie di bar di cui non ci è dato sapere molto, peccato. Il dettaglio del tavolo basso, reso con l'accavallamento della gamba è un tocco di gran classe.
Tema ben rispettato e interessante.
Complimenti.
Spero di rileggerti presto!


Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari
Ciao Stefano e benvenuto.
Debora che mi ha battuto sul tempo ti ha già dato la maggior parte (per non dire tutti) i migliori consigli.
Mi è piaciuta la gestione del tema e anche come hai sviluppato l'idea. Trama lineare ma ben aderente a quello che è stato richiesto.
Mi permetto di dire che hai uno stile un po' acerbo, ma siamo partiti tutti da lì, le possibilità di migliorare studiando e partecipando a Minuti Contati sono tantissime.
Inizia col togliere gli avverbi in -mente, ricercandoli tutti a fine racconto. Io inizialmente mi sono vietato di utilizzarli per alcuni mesi in modo di togliermi di torno il vizio, poi mi sono permesso di rimetterne qualcuno ma solo all'interno dei dialoghi e se non potevo farne a meno.
Un altro consiglio che mi sento di darti è di asciugare le frasi e accorciarle. In base a quello che stai raccontando cerca di dare il ritmo al lettore. In una scena più riflessiva puoi permetterti periodi più lunghi, in una concitata colpisci con poche parole, taglienti e che trasmettano l'urgenza del PDV.
Ultimissimo consiglio, giuro, proprio sul punto di vista. Nessuno ti vieta di usare un onnisciente esterno, ma il lettore guarderà le tue scene da fuori, quasi che fosse un film. Ma la narrativa è un media molto differente dalla televisione e oltre a mostrare le scene ha la facoltà di mostrarci l'interiorità del protagonista, i suoi pensieri, desideri e obbiettivi.
è questo il grandissimo potenziale nascosto dietro a un testo scritto e ti consiglio di sfruttarlo al massimo. Non per forza con una prima persona, una terza va benissimo, purché il PdV sia molto "stretto" (che significa ben inserito nel personaggio).

Spero di rivederti anche nei prossimi mesi, non lasciarti abbattere se riceverai qualche commento negativo!

Olmo, di Luca Spalletti
Ciao Luca e benvenuto!
Un vero peccato per l'incomprensione dei caratteri, il tuo è davvero un racconto interessante.
L'idea alla base mi è piaciuta molto, per nulla scontata.
Hai scelto di partecipare con una storia particolarmente difficile sul piano stilistico. Il pdv di un essere che non può vedere e gestisce tutto con gli altri sensi è davvero una bella sfida!
Il difetto principale che ho trovato nel tuo testo è nella parte iniziale, dove hai un po' esagerato con i pensieri, ripetendo spesso lo stesso concetto con più frasi. Il tuo obbiettivo era sicuramente quello di aumentarne l'effetto, ma hai ottenuto l'effetto contrario.
Anche il lessico, in alcuni punti mi sembra un filo troppo aulico, sarei rimasto più sul terra a terra.

"Non distante, odo il frinire insistente d’una cicala"

oltre all'utilizzo di "odo" termine molto ricercato, avresti potuto gestire la frase in modo da non dover utilizzare il verbo percettivo. Non distante una cicala frinisce. Essendo nella testa del PdV puoi evitare tutti i vedere, sentire, udire e via dicendo!

Spero parteciperai anche i prossimi mesi, sono convinto ne vedremo delle belle!

Alla prossima.

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SilviaCasabianca
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » lunedì 22 marzo 2021, 23:58

Non è stato semplice stilare questa classifica. Ogni racconto mi è piaciuto per un elemento, e magari meno per altri, però ci proviamo e chiedo già scusa per gli ultimi posti (non è mai bello). Il primo posto l'ho scelto così: per quale personaggio ho provato maggior empatia e pathos, nonostante la semplicità e al di là di stile e tecnica?

1. Sgorbio, di Stefano Moretto
2. Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi
3. E’ solo un gioco, di Tiziana Lauriola
4. Olmo, di Luca Spalletti
5. Altrove, di Giulio Palmieri
6. Il boccale, di Alexandra Fischer
7. Lontano da Taurus, di Davide Di Tullio
8. Non chiamatemi prof., di Filippo Mammoli
9. Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari
10. Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli

Davide Di Tullio
Ciao Davide, piacere di leggerti.
Anche qui vedo sicuramente delle capacità, tuttavia non credo di essermi goduta il racconto. Il problema principale sta nel fatto che alcune scelte credo non abbiano aiutato: prima fra tutti la scelta della prima persona. Il narratore/protagonista è meno caratterizzato degli altri personaggi e inoltre secondo me sei stato limitato dalla tua stessa scelta perché non ti serviva tanto mostrare i suoi pensieri o i suoi ricordi ma infilarlo in una scena dinamica in interazione con altri, quindi, non so, non ce lo vedo molto.
Qui per esempio: Mi poggio sullo schienale e sbottono il colletto. «è meraviglioso»
o qui:
Porto l'indice alle labbra. «Si goda il momento»
Perché lui dovrebbe spiegarci che si sbottona il colletto? o che si mette il dito sulle labbra? Io quando lo faccio non ci penso, non lo ricordo, a meno che non è un gesto che più che spontaneo è architettato, non so:
Mi mordo il labbro superiore e assottiglio le palpebre per rendere il mio sguardo intenso --> esempio banalissimo ma per farti capire un'espressione intenzionale.
se invece dico: sono distratta, mi metto un dito nel naso e tiro fuori una caccola --> ok fa sorridere ma se sei distratta come fai a farci caso? =D
Non è per fare la maestrina eh, magari sbaglio, però credo sia questo che mi abbia fatto concludere che in questo caso la scelta della prima persona ti abbia remato contro.
Detto questo, su cui mi scuso per essermi dilungata ma ne ho approfittato per parlare anche di questa preferenza per la prima persona che inizio a vedere sia invece sopravvalutata per i miei gusti, il racconto ti butta in una bella atmosfera al sapore di esplorazione, di marina e di futurismo. Interessante anche la trama ovviamente, però ho trovato i dialoghi un po' artificiosi.

Wladimiro Borchi
Ciao Wladimiro.
Storia di lapidazione, di amore perverso e non corrisposto, sapore esotico di Nigeria. Molto meglio dello splatter-horror, GRAZIE! =P
Specifico un paio di cose:
1. Ti prego cambia Font. Ho perso 8 diottrie <3
2. Quando parli di Mami Wata e di juju per me è stato immediato che si trattasse di Nigeria. Quindi per me gli elementi sono stati questi, ma questo perché sono antropologa e ho lavorato un periodo con un gruppo di ex prostitute Nigeriane che avevano aimè, avuto proprio una storia legata a questa dinamica. Non sono sicurissima che possano essere elementi fruibili a tutti, però apprezzo molto tu li abbia inseriti.
2. " Dentro non c’è più nemmeno paura, forse solo rassegnazione." --> ok è un pensiero del protagonista, però un po' too much. Che non abbia paura la vedo veramente poco credibile. Spero intendessi che è un suo pensiero e basta.

Detto questo TOP, adoro la virata esotica, adoro lo stile con cui racconti la mente perversa dell'uomo. Attento solo un pochino ai clichè, mettici un pizzichino in più di dolcezza e di calore nel farci percepire il dolore, ed è perfetto. Complimenti!
p.s: non so dove ti posizionerò, devo ancora leggere quasi tutti.


Stefano Floccari

Ciao Stefano piacere di leggerti e benvenuto.
Beh arrivo un po' in ritardo e vedo che ti hanno già detto tutto. Sono infatti d'accordo sul fatto che per quanto sia evidente che ti piaccia scrivere e indugiare in descrizioni (come ti capisco) ti converrebbe iniziare piano piano ad asciugare. Ci siamo passati tutti (io ci sto ancora passando) mi pare di capire, quindi tranquillo che sei in ottima compagnia.
Sono d'accordo con Dario sul prendere ad esempio la descrizione della collina innevata come una panza flaccida: il problema è che è un po' fuori contesto, un po' esagerata. Sembra quasi essere ben poco verosimile che ci possa fare un pensiero simile: che poi chi lo sta facendo? Chi sia il narratore è un po' incerto. Non sono sicura che il narratore onnisciente sia sempre e comunque sbagliato, credo però che si debba usare avendo sempre nella testa chi parla, a chi e perché.
Detto questo la storia è carina e ad esempio all'inizio quando dici che il braccio della protagonista oscilla andando a tempo con il russare è stato molto carino: asciugata e divisa per concetti sarebbe stata perfetta:
il braccio ondeggiava a penzoloni oltre il bordo del materasso, come un metronomo accompagnava il suo russare: un fascio di muscoli davvero insolito per una ragazza della sua età --> così, per darti un esempio veloce di come separando tutto sarebbe stata un'immagine d'impatto.
Complimenti comunque!

Filippo Mammoli
Ciao Filippo e piacere di leggerti.
La trama è davvero carina. Apprezzo molto il fatto che ti sia voluto mettere alla prova portando qui un parallelismo con un canto della Divina Commedia: non facile, azzardato, colto. Non posso che apprezzare la scelta.
I personaggi sono ben caratterizzati e la scena che secondo me hai gestito meglio è quella in cui Martina chiede al ragazzo di fronte a sé se conosce l'uomo, il ragazzo risponde e poi arriva Fabrizio chiedendo cosa succede: sei stato cinematografico, elemento che per me è molto importante in un racconto.
A parte questo però ammetto che ho trovato il tutto abbastanza monotono. Fabrizio potevi caratterizzarlo meglio, o meglio potevi rendere meglio il modo in cui avevi scelto di caratterizzarlo, con Martina sei stato più preciso. Il barbone non so: parla sempre di Dante ma non desidera che lo chiamino professore, perché? Sarebbe stato più credibile vederlo gongolare piuttosto, e magari poi si scopriva che non era neanche un vero professore, semplicemente era uno che aveva studiato Dante a memoria ma mancandole qualche rotella non aveva potuto fare carriera. Non che voglia cambiarti la trama però credo che con alcune scelte diversi ci avresti fatto innamorare di più dei personaggi.

Tiziana Lauriola
Ciao Tiziana e benvenuta,
piacere di leggerti.
Ammetto che sul finale ho fatto come i cagnolini quando sentono qualche rumore stridente. Lì per lì ho pensato fosse semplicemente una bellissima metafora di come lei sentisse che stava mettendo radici, con i piedi che affondano nell'erba e le dita che si afferrano alle viscere.
Mi sono anche sentita molto cullata da quel tuo: sono una foglia.
Invece poi ho subito compreso che si trattava di qualcosa che stava accadendo realmente e quindi che ci trovavamo in un fantasy. Non l'avevo capito e non ho capito se era tua intenzione restare misteriosa in tal senso. Avrei quasi preferito si trattasse di una metafora, l'avrei apprezzata davvero tanto. Così invece, apprezzo comunque il tuo racconto perché è ben scritto, è interessante e si legge con gran piacere, però leggermente meno.
Complimenti comunque!

Stefano Moretto
Ciao Stefano è stato bello leggerti. Ti ringrazio molto per questo testo. Ho trovato il tuo testo molto semplice mi ha quasi ricordato i testi di de Saint-Exupéry o, ancor meglio testi come "Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare", non per la presenza del gatto ma per atmosfera e stile. questo non è affatto un malus, anzi, trovo sia molto bello questo saper parlare con un linguaggio genuino, delicato eppur universale. Complimenti!
Riguardo ai punti di miglioramento direi che mi è mancato un po' di contestualizzazione avrei voluto sapere meglio dove mi trovavo, in che casa ero, se c'erano i piatti da lavare sul lavello, insomma qualsiasi cosa che mi facesse capire un qualcosa in più sul protagonista. Oltre questo ho trovato il protagonista un po' schizofrenico. Nella stessa scena iniziale passa dal trattare il gatto malissimo al prendersene cura amorevolmente. Capisco fosse un effetto voluto ma mi è sembrato troppo altalenante. Nel complesso comunque testo molto dolce piacevole.

Luca Spalletti
Ciao Luca,
La tua storia è buona. L'idea mi è piaciuta moltissimo e anche io mi accodo a chi si dispiace per aver sforato così tanto con i caratteri. In effetti poi a ben vedere, non ne avevi assolutamente bisogno. La prima parte del racconto è decisamente troppo lunga e finisce per dare questo senso di ansia e irrequietudine. Credo sia dovuta sia all'esagerazione dei caratteri usati ma anche ad alcune scelte di stile che allungano un po' il brodo, laddove non devono, per dirla terra terra.
Insomma secondo me c'è stato un problema di distribuzione (non gestione perché i caratteri che hai usato sono molti) degli spazi che potevi arricchire con ricordi, azioni, insomma diversamente.
A parte questo io ti dico che a me i verbi di percezione non hanno particolarmente disturbato, però sottoscrivo Debora quando esprime la mancanza di poter "esperenziare (perdona il neologismo ma credo qui ci sta) l'albero con tutti i sensi possibili.

Giulio Palmieri
Ciao Giulio,
Piacere di Averti letto.
Il tuo racconto mi è piaciuto nell'insieme, nel senso che mi sono un po' rivista nel protagonista che pensa che abbandonare un luogo, prendere un treno e partire possa essere un modo per mettere radici altrove, appunto. Mi ricorda diversi momenti della mia vita e forse, forse, ci ho anche visto più di quanto ci fosse nella tua intenzione, però questo fa parte del gioco. Si legge anche per questo.
La parte migliore è l'inizio, poi subito dopo direi la fine. L'inizio perché è diverso dal solito inizio, la fine perché racchiude il senso di tutto in un'immagine dinamica e sognante, aperta al futuro: semplice ma mi piace.
La parte centrale invece è migliorabile: Nel dialogo con l'ubriacone mi sono un po' confusa
– Ci bevi nell’acqua sporca?
– Non più.
Qui mi sono persa, non ho capito, ho avuto il dubbio di aver tergiversato su chi stesse parlando.
Anche il fatto che alla fine le dia quella banconota non l'ho compreso come gesto: sarebbe stato più interessante che visto che sta partendo si tiene tutto, bello spilorcione, perché sta investendo in una partenza, oppure che spiegasse il perché di un gesto del genere. Non so.
Comunque niente di grave: il racconto è piacevole!

Massimo Tivoli
Ciao Massimo,
Piacere di leggerti.
Complimenti per stile e tecnica, mi sembra tu abbia usato entrambe molto bene. Ottimo il modo in cui dissemini gli indizi. Il dettaglio del piede sudicio che non capisci di cosa ma poi comprendi essere parte del piano del narratore davvero buono. Ottimo anche come l'inizio della storia faccia credere che si stia parlando di tutt'altro e invece, bam.
Beh quel bam purtroppo con me parte svantaggiato (al contrario di Fagiolo): io non amo affatto il pulp. Non amo leggere dettagli gratuiti di disumanità e orrore. Cercherò quindi di andare oltre il mio senso estetico di lettrice e ti dico che se quello che volevi era suscitare disagio ci sei riuscito. Purtroppo nel mio caso non ho potuto empatizzare col protagonista, non tanto per quello che commette, ma perché sembra proprio non averne un motivo sufficientemente radicato, vuoi i pochi caratteri a disposizione, vuoi anche il fatto che non c'è un odio diretto verso la moglie e i figli. Non fraintendermi, capisco essere un simbolo diretto di quelle radici che lui ha messo e infatti l'idea ci sta ed è un'intuizione buona. Solo che forse in un racconto così breve avrei privilegiato gli aspetti psicologici a quelli splatter.
Comunque bravo!

Alexandra Fischer
Ciao Alexandra,
Felice di leggerti! Ero curiosa!
Allora il racconto è interessante. Il momento iniziale della descrizione della routine è gestito bene, con occhio da regista. Gli aggettivi non mi hanno infastidito, nel senso che ho compreso che il senso fosse quello di sottolinarne dei dettagli che rappresentano i gusti di Dario, e non di Lorenza come avrebbe dovuto.
La parte del boccale e della scatole di cioccolatini mi ha un po' lasciato insoddisfatta. Avrei personalmente preferito vedere che nascondeva qualcosa di più forte e chiaro, oppure che faceva un'azione. In una scena del genere mi aspetto o un plot twist forte, oppure qualcosa che mi faceva, come dire, trasformare quel tifo per Lorenza in un compartecipare alla sua ribellione.
Su Dario sei stata molto brava, è stato facile odiarlo. Purtroppo però non sono riuscita a farmi stare troppo simpatica Lorenza, che non comprendo fino in fondo visto che è consapevole.
Ecco diciamo che però, se fosse il primo capitolo di un romanzo, allora si, mi piacerebbe vedere come finisce, che succede. Che fine fa Dario.
Complimenti e a presto.

Red Robin
Messaggi: 76

Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » mercoledì 24 marzo 2021, 14:04

Ecco la mia classifica, stavolta difficilissima da stilare in ogni punto (ci ho rimuginato su tantissimo e spostato continuamente nomi e racconti come pezzi degli scacchi, stilando la classifica tre volte ahah), e i commenti:
1) "Dove avevo messo radici" di Massimo Tivoli;
2) "Il boccale" di Alexandra Fischer;
3) "Sgorbio" di Stefano Moretto,
4) "E' solo un gioco" di Tiziana Lauriola;
5) "Kartush ti ama" di Wladimiro Borchi;
6) "Olmo" di Luca Spalletti;
7)"Non chiamatemi prof." di Filippo Mammoli;
8) "Lontano da Taurus" di Davide di Tullio;
9) "Una discesa verso l'ignoto" di Stefano Floccari;
10)"Altrove" Di Giulio Palmieri;


1)Ciao Massimo,
Il racconto mi è molto piaciuto. Ho apprezzato particolarmente il tuo stile, elegante, con una scelta ponderata dei termini che, anche per una situazione così macabra e cruda, di grande concretezza, riescono a riferirsi ad un registro linguistico elevato. Il racconto scorre molto bene, in effetti. Ogni tanto ho percepito qualche sfasamento, soprattutto tra le informazioni offerte nella parte iniziale e i colpi di scena finali. Niente che una seconda lettura non possa risolvere o di effettivamente illecito, comunque, perché i nodi a livello di trama tornano tutti. Tema centrato, seppur non nella maniera più originale (tagliare le radici che si hanno già messo, azione che termina nell'omicidio della propria famiglia in seguito a un momento di forte crisi che scardina certezze e riporta alla luce pressioni del passato). Alla prossima!

2)Ciao Alexandra,
Ho già letto altri tuoi racconti e devo ammettere che questo è quello che mi è piaciuto di più. Il testo scorre in maniera molto fluida, ma ogni tanto andrebbe rifinito, secondo me, soprattutto nella parte iniziale (io mi sarei risparmiato, ad esempio, il verde foresta, dato che già avevi citato molti altri colori di questo genere, composti da due parole- usarne troppi, appesantisce, a mio avviso). Penso sia importante che selezioni anche i riferimenti a Dario: l'intento di creare suspense verso il finale, che è fantastico, fa empatizzare e calare alla perfezione nei panni della protagonista, non deve lasciarti dimenticare però che il lettore può risultare infastidito dalla presenza ripetuta di questo nome, di cui però si sa che verrà spiegato tutto solo dopo un po'. Interpretazione del tema classica, ma non priva di un suo quid.
Alla prossima!

3)Ciao Stefano,
Il racconto mi è piaciuto abbastanza. Semplice e scorrevole, ma mai superficiale. La suddivisione di un racconto così breve in scene mi ha fatto storcere un po' il naso, ma ho capito che qui era necessaria. Si empatizza facilmente con la vicenda e i personaggi, mentre il tema è centrato e bene ed il punto di forza del racconto consiste proprio nel conflitto che porta alla costituzione del rapporto. Il tutto sa un po' di favoletta con happy ending scontato, ma il fatto che tu abbia calato il tutto in una situazione quotidiana e moderna, sottolineando i dettagli più realistici e scomodi che ruotano attorno al protagonista, ha fatto la differenza.
Bravo, alla prossima!

4)Ciao Tiziana,
Non so se tu adori il fantasy, ma io sì, da morire. Perciò, no problem con le creature paranormali e la storia di Cilindro, bibite eccetera. Già parti avvantaggiata, quindi, ma cerco di essere oggettivo. Non chiedermi perché, ma l'intera vicenda della protagonista, con tutti questi personaggi un po' squilibrati attorno a lei, mi ha ricordato un po' Alice nel paese delle meraviglie. Il tema c'è, lo stile è fluido, senza particolari problemi, non è difficile empatizzare con la protagonista, e il finale è comprensibile (considera però che è perché io sono abituato al genere). Tuttavia, è proprio il finale secondo me la grande pecca del racconto (ti appunto poi una piccola revisione della punteggiatura, che manca per esempio in un vocativo di "Aura" in una battuta di dialogo, ma niente di che): l'ho sentito come troppo semplicistico, una soluzione facile. Magari potevi mantenerlo, arricchendolo di dettagli sensoriali, o ispirando qualche significato più profondo, perché così sembra soltanto un riferimento inserito a forza rispetto al tema, contrariamente a quanto viene esposto bene ,in maniera chiara e mai pedante (minispieghini che fanno sembrare il lettore un idiota fortunatamente qui non ci sono), nel resto del racconto.
Brava, alla prossima!

5)Ciao Wladimiro, un buon lavoro, complimenti.
L'ambientazione è peculiare, e nei termini specialistici si denota una buona conoscenza del luogo in cui ambienti il racconto (io ammetto di essere un po' ignorante in materia, quindi prendi questa parte di commento con mooolta leggerezza, perché magari persone più esperte saprebbero farti degli appunti). Se devo essere sincero però, ho apprezzato più di tutto lo stile, mai noioso o eccessivo, con periodi semplici, che però non risultano scarni o privi di accuratezza. Attento, perché nella frase in cui parli dei fogli hai ripetuto due volte "crescere" a pochissima distanza. Tema ben centrato. A livello narrativo- metti però in conto il mio gusto personale- non ho trovato però niente di troppo appassionante o coinvolgente. Certo, credo sia tutto funzionale al clima quasi poetico che volevi creare, ma per quell'aspetto non mi ha convinto, indipendentemente dai cambi di persona. Il finale anche mi ha lasciato un po' in sospeso, ma, credimi, saranno limiti miei, perché il racconto è scritto molto bene e sono solo io che devo cercare di aprire un po' di più la mente verso questi altri generi. Cercherò di valutarti al di fuori di questo.
Alla prossima!

6)Ciao Luca,
Ti faccio i miei complimenti innanzitutto, perché il racconto mi è piaciuto ed è interessante, anche se non esente da imperfezioni che risultano più o meno gravi, a mio avviso. L'aderenza al tema c'è, anche se ripresa in maniera un po' letterale e con un'interpretazione non originalissima. Devo ammettere però che la tua è la migliore nell'insieme cospicuo di racconti in cui esseri umani si trasformano in pianta. Tutto è ben spiegato, c'è un senso dietro, la storia è costruita su questa tua intenzione, che ne è in un certo senso il nucleo tematico, ed è tutto sommato un punto a favore (con una soluzione che non avevo mai visto ti avrei dato i pieni voti sul tema, ma capisco la difficoltà). Lo stile secondo me è l'elemento che crea più problemi, perché stride veramente troppo. Nella prima parte del testo usi termini aulici ed a tratti arcaizzanti, poi però ti avvicini ad un linguaggio più colloquiale. Già di per sé questo stride, ma, visto che compi quest'operazione attraverso lo stesso pdv, la criticità risulta anche più evidente e deleteria mi dispiace. Ti consiglio di lavorare anche sulle battute di dialogo per renderle più asciutte e realistiche. Così darai un ritmo più movimentato al tutto, e questo faciliterà il gradimento del testo al lettore, almeno secondo il mio personalissimo punto di vista. Alla prossima!


7)Ciao Filippo,
Il racconto mi è piaciuto per il modo interessante in cui hai interpretato il tema. Tuttavia, non mi ha convinto del tutto. Ti spiego perché. Il personaggio di Fabrizio è tratteggiato veramente male. Alterna un linguaggio da tipico adolescente stereotipato a espressioni che nessuno userebbe mai nel parlato colloquiale, come "relitto d'uomo". Poi, mentre le riflessioni del dantista nella parte finale del racconto suscitano spunti di riflessione, il commento del ragazzo fa sembrare il tema un po' infilato a forza, come se ci trovassimo di fronte a un minispieghino ("un uomo che ha perso le radici..."), impressione che fortunatamente ribalti nel finale. Lo stile è fluido, non ho trovato particolari intoppi, ma nemmeno motivi di pregio. Il personaggio del professore caduto in disgrazia, considerati i pochi caratteri, è descritto magistralmente, anche nei pochi aspetti di caratterizzazione fisica con cui lo ritrai.
Complimenti, alla prossima!



8)Ciao Davide,
Un testo senza dubbio interessante, dove il tema è ben centrato in una maniera secondo me piuttosto classica (l'attaccamento dell'uomo al suo pianeta d'origine), ma con spunti di riflessione di tutto rispetto, sostenuti da uno stile che dà un bel ritmo alla vicenda e non risulta mai negligente di accortezze nei dialoghi. Buoni anche i dettagli sensoriali. Ogni tanto, avrei preferito che snellissi le sequenze dialogate per inserire qualcosa di più descrittivo, o che stemperassi il testo con qualche beat in più, ma tranquillo, sono solo mie turbe personali. Anche se credo potrebbero servire questi elementi per aiutare il lettore ad immergersi maggiormente nella vicenda, di cui gli aspetti principali sono ricostruiti quasi soltanto attraverso le parole dei personaggi.
Buon lavoro, complimenti!
Alla prossima!

9)Ciao Stefano,
Il tema è rispettato, anche se un po' di striscio, le battute finali che lo esplicitano sono proprio necessarie per capire il riferimento, altrimenti non è possibile (almeno per la mia esperienza di lettore rispetto a questo testo), a differenza di altri racconti del tuo gruppo che ho già letto. Questo non gioca a tuo favore. L'idea è abbastanza classica, ma paradossalmente non ho ancora visto nessuno trattarla, quindi sei avvantaggiato dal punto di vista dell'originalità. Mi è piaciuta molto la focalizzazione, invece. Ho apprezzato moltissimo le espressioni sarcastiche e ironiche del pdv, che stemperano bene il tutto e richiamano l'attenzione del lettore. La narrazione è ben gestita, ma non ho trovato particolari scintile in termini di eventi, gestione delle sequenze, eccetera. Tutto rimane abbastanza lineare, e se questo è un bene per lo stile (è buono, ma ogni tanto lo alleggerirei), non lo è per la trama, che può risultare troppo piatta. Su questo influisce anche il mio gusto personale, certo, ma pensaci su, e vedi se in qualche modo si poteva rendere più attiva la narrazione, senza rovinare il ritmo.
Alla prossima!

10)Ciao Giulio,
Il tuo racconto mi è piaciuto, ma mi ha ispirato sentimenti contrastanti. Sullo stile non ho molto da ridire, è semplice, scorrevole, ma non ha particolari caratteristiche distintive o di pregio. La scena iniziale è quella descritta in maniera migliore, anche da un punto di vista sensoriale. Riguardo il dibattito (ho letto uno scorcio dei commenti di chi mi ha preceduto) sul passaggio dalla prima alla seconda persona, non penso che renda il testo incomprensibile. le riflessioni si capiscono, ma il vero problema, secondo me, è che esse, esattamente come la risoluzione finale, risultano un po' scontate. Non ci ho trovato niente di nuovo, semplicemente la crisi esistenziale dell'uomo moderno rimarcata con una scelta (accurata e sentita, certo, ma non per questo migliore di altre) di situazioni e vicende differenti. Aderenza al tema, sì, s'intuisce dal resto del testo, ma il riferimento finale la fa sembrare un po' forzata. Alla Prossima!

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Roberto Bartoletti
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » mercoledì 24 marzo 2021, 17:10

Ciao a tutti.
Ecco la mia classifica:

1. Dove avevo messo radici
2. Kartush ti ama
3. Non chiamatemi prof.
4. Olmo
5. Sgorbio
6. E’ solo un gioco
7. Lontano da Taurus
8. Il boccale
9. Altrove
10. Una discesa verso l’ignoto


Kartush ti ama
Il racconto mi è piaciuto, sia per l’ambientazione esotica che per il risvolto finale. Bella l’idea di associare le radici alla posizione della giustiziata per lapidazione. Il renderla forzatamente statica, controllabile e punibile a piacimento. Unico appunto che mi permetto di fare: ho trovato “il cielo di ottobre” riferito ai suoi occhi e ripetuto tre volte un po' ridondante.

Dove avevo messo radici
Che dire, una bella batosta. Hai preso il concetto rassicurante del “mettere radici” e lo hai ribaltato, rendendolo opprimente e nocivo nella mente del protagonista, fino a fargli strappare quei legami nel modo più brutale. Un raptus o semplicemente lo sfogo di una forzatura mal sopportata per troppo tempo. I dettagli riguardanti i bambini sono stati una scelta cruda, ma verosimile; mi hanno turbato, ma è esattamente ciò che dovevano fare.

Non chiamatemi prof.
Ho sempre avuto un debole per i personaggi come il barbone del tuo racconto. Io stesso ne ho conosciuto uno molto simile, che nel pieno di una ciucca necessaria sfoderava citazioni incredibili, provenienti dal suo passato culturale e certamente più felice. Tornando al racconto, apprezzo l’idea e la costruzione del contesto. Ho trovato qualche dialogo un po' forzato, soprattutto la frase di Fabrizio sulle radici. Secondo me potevi farne a meno, visto il modo con cui inserisci comunque il tema nel finale, e lo fai bene. Bella quindi l’analogia tra il senzatetto che tiene stretto il suo amore per quella parte di passato che ama e il Dante esiliato che fa altrettanto. Non è immediatissima, ma secondo me vale il racconto.

Sgorbio
Racconto leggero e ricco di sensibilità. Lo stile è semplice ma efficace, soprattutto nei momenti di maggior concitazione dovuta all’incidente. Personalmente avrei cambiato solo il luogo in cui il protagonista ritrova il gatto; la ricerca vicino ai campi rende ancora più angosciosa la ricerca, ma il veleno per topi me lo aspetterei vicino alle case, non in un punto imprecisato di quella che sembra una statale extraurbana. Ovviamente è un aspetto marginale, il tema è rispettato e il risultato finale buono.

E’ solo un gioco.
Il tuo racconto mi ha divertito, anche se ammetto di averlo dovuto rileggere un paio di volte per recuperare meglio certi dettagli sparsi che mi ero perso in un primo momento. Nel dettaglio ho avuto un po' di difficoltà a capire che fosse anche una sfida fra loro, piuttosto che un piano comune. Lo si capisce nel finale, che è piuttosto repentino, ma se fosse stato integrato quello rinunciando a qualche dialogo generico prima per me sarebbe stato perfetto. Ho anche apprezzato il modo originale con cui è stato inserito il tema.

Altrove
Apprezzo il tono introspettivo che hai dato al racconto. Punta tutto sul malessere interiore e il sentirsi fuori posto e, di conseguenza, senza radici che consentano di appartenente a qualcosa. Il cercarle altrove, in un luogo dove magari trovare serenità, è una bella conclusione. Tema quindi rispettato. Non mi è chiaro il ruolo del barbone, se ha un significato nascosto legato al protagonista o è un pretesto per avere qualcuno con cui farlo dialogare. Visto che credo la prima mi sarebbe piaciuto qualche indizio in più, anche perché si presta bene a più interpretazioni.

Il Boccale
Interessante la violenza psicologica che hai messo al centro del tuo racconto. Identificare le radici col boccale è stata un’idea originale, che secondo me meritava più spazio. Personalmente avrei rinunciato a qualche gesto compiuto da Lorenza, o a qualche descrizione dell’ambiente, per infondere maggiore importanza al boccale e tutto ciò che rappresenta. C’era qualche aneddoto dietro che lo collegava alla famiglia perduta? Magari aveva a che fare con la rapina. Magari era un qualcosa che uno stronzo come Dario non poteva comprendere. Ci si poteva giocare sotto molti aspetti, ma con spazio e tempi limitati mi rendo conto che uno debba effettuare delle scelte.

Lontano da Taurus
Ho apprezzato l’atmosfera spaziale, resa tangibile anche in così poche righe. L’idea di fondo mi piace, ma ci sono un paio di cose non ho compreso subito. Il capitano ha capito certe cose sul momento, al cospetto di Taurus, o si tratta di un piano che covava da tempo? Sembrerebbe la prima, ma secondo me non è abbastana chiaro, anche perché quando dice di aver predisposto il cambio di rotta mi è sembrata quasi una mossa premeditata; il bello è che anche in quel caso avrebbe comunque avuto il suo fascino. Il problema secondo me sta tutto nello spazio limitato, che limitava entrambe le opzioni e le rendeva complicate da gestire efficacemente. Tema secondo me rispettato.

Una discesa verso l’ignoto
Del racconto mi piace come tratta in modo coinvolgente l’addio all’agonismo e a quella parte di vita ricca di sacrifici e soddisfazioni. Il "mettere radici" rispettato come tema e interpretato come una condizione necessaria, tornando nel proprio paese e ritrovando i personaggi che ne fanno parte. Mi è spiaciuto affrontare questi ultimi elementi solo nel finale, avrei preferito avessero trovato più spazio, ma con uno spazio così esiguo uno è costretto a effettuare delle scelte. Ho trovato poi qualche similitudine di troppo e alcune frasi un po' lunghe, ma questo è solo gusto personale.

Olmo
Racconto avvincente dall’inizio alla fine. Tema più che calzante, finale originale e discreto stile di scrittura. Peccato davvero per il malus, meritava sicuramente un punteggio alto. Il titolo però è stato un errore: anche se Olmo è anche un nome di persona, per il modo in cui hai fatto evolvere la storia (bene) ti spoilera il finale ai primi indizi ed è un delitto. L’idea forse è quella che mi è piaciuta di più.

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antico
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » mercoledì 24 marzo 2021, 18:16

Dovete ricevere solamente più una classifica. Tutte quelle già ricevute sono complete.

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Andrea76
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » giovedì 25 marzo 2021, 14:12

Ecco i miei commenti con relativa classifica:

1. IL BOCCALE, di Alexandra Fischer
Ciao Alexandra,
il tuo è un racconto sul disagio che mi è piaciuto moltissimo. Un disagio che è interiorizzato nei pensieri della protagonista e che però ha anche una rappresentazione esteriore negli oggetti ai quali tu dedichi sempre molta attenzione quando scrivi. Oggetti (il completo blu scuro, la camicia rosa, le scarpe col tacco basso, l’accappatoio verde) che qui sono il simbolo di un legame che stritola e soggiace Lorenza. Dario, il marito, in tutto il suo crudele potere di carceriere, non è presente nella scena ma lo è costantemente nella mente del pdv e di conseguenza in quella del lettore. Uno spesso filo di angoscia e di minaccia percorre questo racconto dalla prima all’ultima riga, compenetrando chi legge nelle ossessive sofferenze di Lorenza. Alla fine cos’è che la libera dalla schiavitù coniugale? Un boccale antico e allo stesso attuale, nel quale la Nostra ritrova sedimentate le radici della propria appartenenza che tornano a farla sentire viva ed autonoma. Si poteva centrare meglio di così il tema? Bravissima.
A rileggerti.

2. OLMO, di Luca Spalletti
Ciao Luca, peccato per il malus perché “Olmo” è davvero un bel racconto. Intanto perché hai messo in scena benissimo l’ancestrale paura di diventare ciechi regalando al lettore 4 minuti di angoscia e terrore. Al di là della soluzione finale, nel tuo racconto ho visto una rappresentazione perfetta di quella che in psicologia si chiama isteria (da non confondersi con isterismo), ovvero della perdita materiale di uno o più dei cinque sensi (nel tuo testo il protagonista non può nemmeno più parlare), un fenomeno raro ma non impossibile che manuali di psichiatria spiegano con la rielaborazione improvvisa di un trauma infantile. Probabilmente non era questo il tuo intento mentre scrivevi, ma a me il tuo racconto è arrivato così e per questo mi è piaciuto molto anche per l’immediatezza dello stile. Unica pecca secondo me è il titolo che dice troppo del plot-twist, ma insomma è proprio per cercare il pelo nell’uovo.
Bravo, a rileggerti!

3. DOVE AVEVO MESSO RADICI, di Massimo Tivoli
Ciao Massimo,
“Dove avevo messo radici” è un ottimo racconto. Lo è per il soggetto (amo gli anti-eroi) e per come è costruito. Ho trovato tutti gli indizi che hai seminato coerenti con il personaggio, dall’atarassia che lo pervade nell’incipit alla confusione psico-fisica che lo fa quasi scivolare dal divano, dal disincantato cinismo con cui parla al telefono con l’amico Marco allo stato di shock in cui cade nel momento in cui ricorda la morte del padre che poi rappresenta la genesi della sua follia. Lucide e per questo efficaci le dettagliate descrizioni del pluriomicidio. Forse fin troppo lucide, come ti è già stato fatto notare. Forse l’approccio razionale con cui Luca ripercorre il suo gesto folle rappresenta una dissonanza rispetto alle turbe psichiche che affollano la sua mente e che tu fino ad allora avevi così ben descritto.
A rileggerti.

4. SGORBIO, di Stefano Moretto
Ciao Stefano,
davvero un bel racconto. Il tuo stile è piuttosto fluido e questo aiuta l’immersione nel testo. Molto credibile, per come hai costruito la storia, il progressivo attaccamento del protagonista a Sgorbio. Bello il dettaglio della traccia delle zampate sul muro che ci indica come il gatto sia diventato un habituè della casa. Direi che il racconto è un crescendo di emozioni esattamente come lo è la capacità di Sgorbio di mettere radici nel cuore del pdv. Bravo.
A rileggerti.

5. KARTUSH TI AMA, di Wladimiro Borchi
Ciao Wladimiro,
il tuo racconto mi è piaciuto nonostante l’assenza di un vero e proprio plot-twist: Kartush non è amato da Safiya, Kartush soffre, Safya è una peccatrice, Kartush alla fine uccide Safiya. Direi che la narrazione procede fino al suo finale senza troppe scosse. Ma il tema è centrato e il racconto è scritto molto bene, mosso com’è da una struggente nostalgia che attanaglia il lettore dalla prima all’ultima riga. Molto bella la metafora della prigionia della scimmia.
A rileggerti.

6. UNA DISCESA VERSO L’IGNOTO, di Stefano Floccari
Ciao Stefano,
il tuo è un racconto introspettivo che si lascia leggere. Lo arricchisci di similitudini che a mio avviso funzionano e a volte fanno anche sorridere. La scelta del narratore onnisciente in questo caso non disturba, anzi secondo me ben si adatta alla psicologia riflessiva del personaggio. Posso dire di aver letto questo racconto tutto d’un fiato perché ero curioso della svolta che gli avresti dato. Svolta però non c’è stata, semplicemente l’ex sciatrice accetta la sua nuova vita trovando conforto nel paese di montagna in cui ormai ha piantato radici. Per quello che è il mio gusto personale, ho trovato questo finale un po’ piatto.
A rileggerti.

7. NON CHIAMATEMI PROF., di Filippo Mammoli
Ciao Filippo,
la forza del tuo racconto sta nella peculiarità con cui hai centrato il tema. Ho trovato coraggioso e riuscito il tuo riferimento del “mettere radici” a quel Filippo Argenti che Dante, per bocca di Virgilio, apostrofa come colui che in vita si credeva grande re e all'Inferno è finito come maiale nel fango. Ho trovato la tua una citazione erudita e allo stesso tempo emozionante. Nel tuo racconto manca tuttavia un reale conflitto nel personaggio portatore punto di vista, e come ti è già stato fatto notare il didascalismo delle battute del saggio clochard stemperano la tensione e il pathos durante la lettura. C’è anche un po’ di confusione nella focalizzazione del pdv, laddove nell’incipit mi è sembrato che fosse il ragazzo di Martina il protagonista della storia. Ribadisco comunque di aver apprezzato l’originalità con cui hai affrontato il tema.
A rileggerti.

8. ALTROVE, di Giulio Palmieri
Ciao Giulio,
mi piace il taglio poetico e surreale del tuo racconto. In genere tendo ad apprezzare l’uso della seconda persona anche se tu l’hai alternata con la prima e questa l’ho trovata una dissonanza che non sono riuscito a giustificare. La tematica pirandelliana delle maschere è ben argomentata e riadattata al contesto. Manca però un conflitto o comunque una sua risoluzione inattesa: il protagonista va in stazione con l’intenzione di partire e questo alla fine effettivamente fa. L’incipit è accattivante con quell’accenno filosofico al concetto di “troppo”, peccato che tu non lo riprenda nello sviluppo del racconto privando quest’ultimo di una circolarità che forse gli avrebbe giovato.
A rileggerti.

9. LONTANO DA TAURUS, di Davide Di Tullio
Ciao Davide,
il tuo racconto ha una buona atmosfera, è ben scritto e ha un eccellente uso dei dialogue tag. Molto bella la descrizione iniziale della Terra che dà subito l’idea dell’esilio spaziale vissuto dai due protagonisti sulla navicella. L’idea del ribaltamento finale di prospettiva da parte del pdv può funzionare, tuttavia il racconto si regge essenzialmente sullo scambio di battute tra il Capitano e il Primo Ufficiale e il problema è che i dialoghi, almeno secondo il mio punto vista, risultano troppo didascalici. Comprendo che hai dovuto creare un tema forte attraverso le battute in modo da generale un conflitto, però alcuni passaggi (es.: “Finirà come sempre. Fagociteremo le nostre energie per accaparrarci il meglio e vivremo nell'angoscia di dover meritare di più. Io dico che questo è il nostro mondo”) li ho trovati un po’caricaturali.
A rileggerti.

10. È SOLO UN GIOCO, di Tiziana Lauriola
Ciao Tiziana,
ho apprezzato il tuo stile fluido. Scrivi davvero bene e supportata da questa tecnica non potrai che fare belle cose in campo letterario. Il problema di questa storia, a mio parere, sta nella sovrabbondanza di personaggi che genera confusione e rallenta la lettura. Ne ho contati cinque e secondo me sono troppi, specie in riferimento all’esiguo numero di caratteri che avevi a disposizione. Peccato perché i dialoghi sono credibili e portano avanti la trama. Un altro problema di focalizzazione della scena l’ho avuto all’inizio, quando ci indichi che la protagonista è seduta ad un tavolo “troppo basso”, ma qualche riga dopo scrivi che è sul divano (“Jinny mi si stringe addosso sul divanetto”). Il tema è centrato in senso letterale (una scelta interessante) ma ho trovato la svolta fantasy debole e forzata. Considera però che si tratta del gusto personale del sottoscritto che ha una scarsa propensione per quel genere letterario.
A rileggerti.

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antico
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 25 marzo 2021, 17:27

Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia con relativi commenti.

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antico
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Re: Gruppo QUERCIA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 8 aprile 2021, 13:54

Complimenti a tutti perché credo che la qualità media e potenziale dei racconti di questo gruppo si sia dimostrata estremamente elevata. Bravi, indistintamente.

1) Dove avevo messo radici, di Massimo Tivoli
Un ritorno con il botto, Massimo. Un racconto maturo, controllato, complesso, funzionale in ogni sua parte, duro. Potevi fare di più? Sicuramente, non credo sia importante empatizzare con il protagonista e rimane un quale senso di mancanza, forse dovevi esagerare sulla confusione, tarare diversamente il suo stato d'animo, ma è solo una mia vaga idea perché la soluzione da te proposta non ha evidenti punti deboli. Tema preso in pieno, ovviamente. Per me un pollice su e finisci davanti al racconto di Moretto per una struttura interna più complessa segno di una maggiore difficoltà di esecuzione.
2) Sgorbio, di Stefano Moretto
Beh, direi che questo è un racconto che fa esattamente quello che voleva fare e senza sbandamenti, anzi emozionando anche e legando il lettore alle vicende dei due protagonisti. In più è assolutamente costruito sul tema. Non ho molto da aggiungere, un pollice su classico. Poteva essere migliore? Certo, ma quello che doveva fare l'ha fatto e bene. Bravo.
3) Il boccale, di Alexandra Fischer
Un solo, vero, passaggio a vuoto nel tuo racconto e concerne la questione del nascondiglio per il boccale: fai un po' di confusione e sembra quasi una concessione di Dario e non un nascondiglio. Ma è l'unico punto in cui ho visto reiterarsi il tuo difetto storico, in tutto il resto del racconto hai prestato attenzione, ripulito, aggiustato, affinato, potenziato e badato alla funzionalità. E ho apprezzato parecchio. Ho proprio notato il diverso lavoro che hai fatto rispetto alle ultime ultime edizioni e la strada è assolutamente quella giusta, anche perché il racconto è proprio carino. Sul tema, lo vedo, perché la protagonista decide di mettere radici, o di provarci, dopo essere essiccata nel vaso costruitogli da Dario. Per me un pollice quasi su, questa volta, Alexandra. Il racconto va esattamente dove vuole e deve andare e lo fa con garbo e senza rinunciare ai colori delle tue caratterizzazioni tipiche. Brava.
4) Kartush ti ama, di Wladimiro Borchi
Da un punto di vista estetico: raccontone. Anche se non sono così convinto della resa del cambio di persona perché mi ha destabilizzato ogni volta rallentandomi la lettura. Molto bene tutti gli inserti descrittivi che aiutano tantissimo a entrare nel contesto, a immergersi. Qualche dubbietto circa la resa di Safiya che mi sembra esca poco, nel senso che è predominante la figura della madre di Kartush ed è giusto, ma per delineare lo stesso protagonista mi sarebbe servita un po' di più di Safiya e questo, a mio parere, è l'unico problema strutturale del racconto. Molto bene usato il tema. Concludendo, per me qui siamo dalle parti del pollice tendente verso l'alto in modo brillante, non arrivo alla zona quasi su/su per la questione Safiya.
5) Una discesa verso l’ignoto, di Stefano Floccari
Anche qui, come nel racconto di Lauriola, l'errore sta nella gestione degli spazi che ti ha portato verso un finale cui non hai potuto dare il giusto respiro. Se ci fai caso, hai raccontato il fulcro del tuo racconto nella risposta ad Antonio e gran parte di quel fulcro risiede proprio in quella parte finale che non hai potuto gestire come quella iniziale e centrale: il problema sta tutto lì. Inoltre, ho notato che hai cercato di dare un carattere bello specifico alla tua protagonista e che molte descrizioni sono incentrate proprio su quelle sfumature: sia chiaro che passa, però rischi che non arrivi a tutti e questo a causa, ancora, della brevità dello spazio a disposizione. Hai detto bene: si deve capire come manipolare il proprio racconto adattandolo ai caratteri disponibili, il segreto sta tutto lì ed è un esercizio solo apparentemente funzionale ai 4000 perché una volta capito lo possiamo applicare un po' a tutte le distanze migliorando di gran lunga il nostro controllo. Non ho altro da dire se non che mi sembri un'altra grandissima penna e che sono estremamente curioso di leggerti. In generale, la mia valutazione per questo testo è un pollice tendente verso l'alto in modo solido, ma non brillante che si piazza davanti al parivotato racconto di Mammoli per una costruzione più equilibrata pur in presenza di un finale meno esplosivo (in termini di resa).
6) Olmo, di Luca Spalletti
Un'altra valente penna che si è unita in questa edizione di MC, sono molto contento. Il racconto è equilibrato nella sua lunghezza, molto curioso della sua resa senza quei mille caratteri in più. Ottima l'immersività, soprattutto assai funzionale. Pessimo invece il titolo che a metà racconto ti spoilera il finale rovinando un po' il tutto. Sono poco convinto anche del fatto che acquisisca consapevolezza proprio nel momento in cui arrivano i due visitatori che spiegano al lettore la situazione: ecco, questo è un artificio che non ho proprio apprezzato, un quesito da porsi per capire come risolverlo in modo più funzionale e meno guidato e forzato. Molto buono il finale e il tema, che permea il testo fin dalle sue "radici". Come valutazione, un pollice tendente verso l'alto in modo solido e ti piazzi nel gruppetto con i vari Floccari, Mammoli e Lauriola posizionandoti subito dietro a Floccari a causa di un suo maggiore equilibrio strutturale (pur con il malus del finale) che lo vede procedere in modo più naturale e senza una forzatura quale quella da te usata.
7) Non chiamatemi Prof, di Filippo Mammoli
Un racconto che mi è piaciuto, ma che presenta alcuni limiti strutturali, soprattutto nella prima parte, di cui non posso non tenere conto. Sulla questione Fabrizio non ripeto quanto già detto da altri, ma lo condivido aggiungendo solo una forte sensazione di forzatura nella sua uscita di scena con quella frase a effetto ben poco contestualizzata dalla situazione, ma molto contestualizzata dalle intenzioni del racconto. Forzato anche il fermarsi di Martina perché poi non si dimostra studentessa di quell'uomo: cosa può averla attratta? Certo, il giorno dopo ha l'interrogazione, ma inizialmente il vecchio prof non fa nulla per richiamare Dante, quindi rimaniamo incagliati sul fatto che Martina si sia fermata perché doveva fermarsi, punto: una forzatura. Da quel punto in poi il testo acquisisce il suo tono e prende vigore. Certo, siamo dalle parti di un racconto con morale forte che non ammette repliche e chiede solo di essere "ascoltato", ma lo fai bene e risulti convincente, più che altro per come decidi di inscenarlo e così si arriva al finale e si rimane con un buon gusto in testa, almeno a me così è successo. Tema ovviamente rispettato. Concludendo, le basi sono estremamente deboli e lo sviluppo buono e gradevole. Per me un pollice tendente verso l'alto in modo solido, ma i margini di miglioramento del racconto sono ancora notevoli, senza richiedere chissà quali interventi.
8) E’ solo un gioco, di Tiziana Lauriola
Beh, touchè, che stile pazzesco, davvero. Un solo grosso problema che danneggia terribilmente il racconto e sta nella gestione dei caratteri, ma al primo MC ci sta alla grande e spesso anche nei successivi. Hai costruito alla grande, dialoghi funzionali e sempre i giusti scambi, tutto perfetto, ma sei arrivata lunga e l'ultima parte hai dovuto gestirla male senza lo spazio adeguato e hai ovviamente perso l'equilibrio tenuto fino a quel punto. Peccato, ma può capitare. Tema ovviamente preso in pieno. Per me siamo dalle parti di un pollice tendente verso l'alto in modo solido, ma finisci dietro al parivalutato racconto di Mammoli proprio per la gestione del finale.
9) Lontano la Taurus, di Davide Di Tullio
Non sto a evidenziare più di tanto problematiche già rilevate quali quella delle motivazioni del protagonista che sono male seminate, sicuramente è grave. Mi preme concentrarmi sulla questione del racconto a tema forzato, nel senso che ha una sua morale e la impone al lettore senza lavorarci più di tanto (sì, questione sempre connessa con il protagonista). In pratica, non lavori il testo e probabilmente le motivazioni, a questo punto, diventano meno importanti perché se ci avessi fatto arrivare una costruzione più complessa, incluso un maggiore background della nave, il racconto avrebbe avuto tutto un altro spessore. In pratica, ti sei limitato al compitino facile: arrivano, morale, ripartono. Ecco, a questo volevo arrivare: che il vero problema credo stia nella progettazione. Complicati di più la vita, la prossima volta, pigrone! (Lo dico con affetto). Per arrivare alla valutazione, direi comunque un pollice tendente verso il positivo in modo discretamente solido, ma lontano dal brillante.
10) Altrove, di Giulio Palmieri
Che racconto strano e insieme affascinante... Complimenti per avere osato. La prima parte mi è sembrata funzionare anche se si fatica a dare un ruolo funzionale al barbone, occhio all'eccessivo simbolismo che raramente funziona perché il più delle volte il colpo rimane in canna, nella nostra testa. Mi sono perso sul secondo atttacco del barbone, quel punto va rivisto perché sembrerebbe trattarsi di un'altra persona. Poco chiaro anche il discorso sulla sveglia notturna e il rientrare con la faccia di un'altro: credo fosse il fulcro del racconto, ma la scarsa resa va a inficiare tutto il discorso e poi, inevitabilmente, a fare perdere di potenza il finale che, invece, si affloscia. Non posso dire che non mi sia piaciuto perché l'ho apprezzato, ma credo sia ben lungi dalla sua forma migliore, pertanto mi fermo a un pollice tendente verso il positivo, ma al pelo.

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