VIP on demand - Alessandro Canella

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo aprile sveleremo il tema deciso da Luca Verducchi e Danilo Bultrini. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Messaggio#1 » domenica 18 aprile 2021, 23:47

VIP on demand
Alessandro Canella

David aprì gli occhi e durante i dieci secondi che seguirono quel momento il suo cervello elaborò, in ordine, tre informazioni.
La prima fu, appunto, che il suo nome era David, il che gli sembrò una cosa molto importante da sapere, per quanto ovvia.
La seconda fu che il lampadario appeso al soffitto non gli piaceva, troppo pacchiano e ingombrante con tutti quegli anelli concentrici disposti su assi diversi e ricoperti da centinaia di bulbi lungo il bordo esterno. Inoltre era bianco, e lui odiava il bianco.
Terza e ultima informazione, per certi versi compendio della seconda, fu che quel lampadario non poteva di certo trovarsi a casa sua.
A essere onesti, non era la prima volta che David si svegliava in qualche luogo che non riconosceva senza un chiaro ricordo di come ci fosse finito, solo che l’ultima volta che ciò era accaduto era stato anni addietro, quando sua figlia non l’aveva ancora costretto a iniziare la riabilitazione. O era la settimana prima? E poi lui non ne aveva anche un’altra di figlia? Si sforzò di ricordare, ma in testa sentiva soltanto una gran confusione fatta di ricordi che si prendevano a cazzotti gli uni con gli altri per avere diritto di parola.
Senza riuscire a smettere di fissare l’orribile lampadario, David si portò una mano a cucchiaio davanti alla bocca e vi alitò contro, aspettandosi il familiare odore di whisky e sigarette. Invece nulla. La sua bocca profumava di dentista.
Piegò la testa da un lato e poi dall’altro. La stanza in cui si trovava era ampia, le pareti ricoperte da una sgargiante carta da parati a motivo floreale. Un lato era occupato da una dozzina di teche di vetro contenenti un’infinità di action figure e modellini in scala di autovetture, al cui centro spiccava un manichino con addosso jeans scuri tenuti su da una cintura dalla vistosa fibbia circolare, una maglietta rosso fuoco e una giacca in pelle nera. Oltre le teche, una porta in legno portava con molta probabilità al resto dell’appartamento. L’altra metà della stanza era invece dominata da un grande tavolo su cui qualcuno aveva costruito il diorama di quella che sembrava essere una spiaggia californiana, con tanto di torrette di guardia, bagnini che correvano sul bagnasciuga e surfisti a cavallo d’imponenti onde. Al di là del tavolo, una porta finestra ad arco si affacciava su un cortile.
David scavò nella memoria, nel tentativo di ricordare quale dei suoi molti amici — e soprattutto amiche — potesse essere il padrone di casa. Ancora una volta il vuoto. Qualche nuova conquista, allora?
Con uno sforzo fisico superiore al previsto, si spinse sui gomiti e sollevò un poco la schiena, ma già dopo pochi centimetri la testa sbatté contro qualcosa, facendolo ricadere supino. Si portò una mano sulla fronte dolorante e imprecò, più volte. La sua voce rimbombò in un profondo eco.
Aprì un occhio e si guardò attorno, questa volta ben attento a muovere soltanto il collo. Portò le mani sul bordo del materasso su cui era disteso e con le dita seguì il contorno di quella che si rivelò essere una teca in cristallo o chissà quale altro materiale ad altissima trasparenza. Nel rendersi conto di essere intrappolato in una sorta di bara, sentì l’aria mancare. Boccheggiò un paio di volte, prima di capire che l’ossigeno era l’ultima cosa che mancava lì dentro.
Recuperata la calma, diede un pugno al vetro e chiamò aiuto. Poi un secondo colpo, e un terzo. Stava per colpire un’altra volta, quando sul vetro lampeggiò la scritta “PARAMETRI VITALI ATTIVI”. Ci fu un rumore metallico, simile a quello di una serratura che scatta, seguito da un risucchio ai lati del sarcofago. La teca si sollevò con un fischio in direzione dei piedi.
David rimase immobile a fissare il soffitto e quel cazzo di lampadario, incerto sul da farsi. Si aspettava di sentire un rumore di passi nella sua direzione che però non arrivò.
Di nuovo, si sollevò, questa volta riuscendo a mettersi a sedere sul bordo della bara di cristallo. Con le mani che tremavano, si spinse giù. Appoggiò i piedi sul pavimento in marmo e per poco non perse l’equilibrio. I muscoli erano atrofizzati, come dopo un’intera ora passata sulla tazza del cesso a mandare messaggi sconci a qualche ragazza abbordata in un locale. Cristo, chissà cosa gli avevano dato per ridurlo così. Forse qualche acido sciolto nel cocktail? Una cosa era certa: doveva fuggire, e subito.
Lanciò un’occhiata alla bara, poi alla porta finestra. Infine abbassò gli occhi verso il basso, accorgendosi solo in quel momento di essere vestito esattamente come il manichino. Un cognome affiorò tra i ricordi: Knight.
Barcollando, David si mosse verso il cortile. I piedi non sembravano voler ancora collaborare. Senza accorgersene, li incrociò e crollò in avanti contro il diorama. Con un movimento istintivo delle braccia, arpionò una della sponde del tavolo, evitando per un soffio di distruggere mezzo plastico e soprattutto di fracassarsi la faccia contro lo spigolo.
Si sollevò e un passetto alla volta si avvicinò alla porta, con la sua immagine in controluce che prendeva sempre più forma. David mise a fuoco la vista e si concentrò sul riflesso. Nel vedere il suo volto sentì che qualcosa non andava, come fuori posto, senza però capire di cosa si trattasse. Si passò una mano sulle guance lisce, con zigomi pronunciati e allo stesso tempo morbidi, quindi salì sulla fronte, fin su tra i folti capelli ricci. Non c’era dubbio che quella era la sua immagine riflessa. Tuttavia, allo stesso tempo, non poteva esserlo. La sua testa era piena di ricordi confusi distribuiti in quasi un secolo di vita, eppure l’uomo che stava fissando sembrava poco più che trentenne.
Prima che il cervello avesse il tempo di produrre un nuovo pensiero, la porta alle sue spalle si aprì. David si girò e vide entrare un uomo vestito con una tuta in poliestere azzurra e bande oblique gialle e fucsia all’altezza del petto e delle cosce, ai piedi un paio di sneakers bianche a caviglia alta. In mano teneva una borraccia con cannuccia contenente un qualche frullato di verdure, a giudicare dal colore. Ad attirare la sua attenzione non fu però l’abbigliamento stile anni ottanta, quanto il volto, identico a quello di David.
«Ah, vedo che sei già sveglio.» L’uomo si avvicinò, fino a trovarsi a meno di un metro da David. «Cristo santo, quelli della VOD mi avevano assicurato che saresti stato uguale, ma non immaginavano fino a questo punto.» Si portò la cannuccia alle labbra e, dopo un rumoroso sorso di frullato, si mise a girare attorno a David. «Ora che ti vedo da vicino, devo ammettere che hanno fatto davvero un gran lavoro. Anche gli abiti sembrano quelli originali.»
David guardò l’uomo con la bocca spalancata. «Ma che cazzo…»
Lo sconosciuto si avvicinò a pochi centimetri dalla sua faccia e la scandagliò. «Pazzesco, persino la cicatrice sul mento sono riusciti a riprodurre.»
David indietreggiò di un paio di passi verso la porta finestra. «Ma tu chi cazzo sei? E di che diamine stai parlando?»
Il suo sosia diede un ultimo sorso, per poi appoggiare la borraccia sul tetto di una delle torrette del diorama. «Cervello ancora in pappa, vero? L’avevano detto che sarebbe potuto accadere. Ma non ti preoccupare, è solo questione di minuti prima che gl’ingranaggi si mettano a funzionare a dovere. Aspetta, ora ti faccio vedere una cosa, così magari acceleriamo il processo.» Da una tasca dei pantaloni tirò fuori un cellulare e dopo averci tamburellato sopra le dita, lo passò a David.
Sullo schermo era caricata una foto di Tom Selleck. David inarcò un sopracciglio.
«Vai avanti. Scorri le immagini.»
David fece come gli era stato detto. Una dopo l’altra si susseguirono decine di foto di attori e musicisti famosi: Scott Baio, Corey Feldman, Thomas Anders, Ralph Macchio, Don Johnson… «E tutto questo dovrebbe dirmi qualcosa?»
«Ti ho detto di proseguire.»
Kirk Cameron, Andrew McCarthy, John Travolta, Dav…
David allontanò la punta dell’indice. Sullo schermo una foto lo ritraeva vestito con gli stessi identici abiti che indossava in quel momento.
«Cliccaci sopra.»
David toccò lo schermo e la foto ruotò su se stessa, mostrando una biografia con in cima un nome: David Michael Hasselhoff. «Ma questo…»
Il sosia di David soffocò una risata. «Sei tu? Beh, più o meno. Diciamo che condividi un po’ di materiale genetico e qualche ricordo, ma più che altro sei un’imitazione.»
David riconsegnò il cellulare. «Scusa?»
Il sosia si massaggiò il collo e rimase in silenzio per alcuni secondi, come alla ricerca delle parole. «Senti, amico, capisco che tu pensi di essere quello nella foto, ma ho una brutta notizia per te: tu non sei David Hasselhoff.»
«E chi sono allora? Perché, scusa se te lo dico, credo di saper riconoscere una mia foto quando la vedo.»
«Oh, non ne dubito. Solo che la tua è soltanto una convinzione indotta dal software caricato nella tua testa. Non sei tu quello originale. No, tu sei un VIP-Ganger, un involucro di carne sintetica steso attorno a uno scheletro in titanio mosso da un computer in grado di simulare ogni ricordo e sensazione fisica di qualunque celebrità che, per un motivo o per l’altro, — detto tra noi, debiti ed ex mogli per lo più — ha deciso di vendere i diritti sulla sua immagine già prima di lasciare questo mondo. In sostanza, sei una copia, una specie di Terminator, solo senza l’istinto omicida e con un senso dell’umorismo migliore. Pensa che sei persino in grado di mangiare. E scopare, se proprio vuoi saperlo.»
A sentire quelle parole David si appoggiò al bordo del tavolo. «Quindi anche tu sei uno di questi…?»
Il sosia spalancò gli occhi. «Un VIP-Ganger? No, certo che no! Spiacente, ma il sottoscritto è un pezzo originale. E poi nemmeno mi chiamo David.» Tese la mano. «Piacere, Harry. Sono un tuo grande fan. O meglio, un fan dell’Hoff.»
David rimase a fissare la mano fino a quando Harry non la ritrasse. «Fammi capire, cos’avresti fatto? Una copia dell’Hasselhoff originale da tenerti in casa e mostrare agli amici durante le cene?»
Harry scosse la testa. «No e no. No, non ti ho creato io, ma un’azienda chiamata VIP On Demand che ho lautamente pagato affinché mi realizzasse una copia esatta dell’Hoff in versione Michael Knight. E no, non ho intenzione di fare di te il mio animaletto domestico.»
«E allora perché cazzo mi trovo qui?» David iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, agitando le braccia. «Insomma, mi sveglio in questo posto con i ricordi dell’Hoff, vestito come l’Hoff e con l’aspetto dell’Hoff al pieno della sua prestanza fisica. E tutto questo per cosa?» Si fermò. «Non mi dirai che hai qualche sorta di perversione sessuale che presuppone te vestito in latex e il sottoscritto con una ball gag in bocca?»
«Ma che cazzo ti passa per la testa!» Harry si guardò la punta delle scarpe. «La mia idea era soltanto di farci quattro chiacchiere insieme, mangiare qualcosa, scattare magari un selfie e poi, a fine serata, spararci un colpo in testa e lasciare questo mondo in grande stile.»
Silenzio.
«Scusa? Temo di non aver capito bene l’ultima parte.»
Harry alzò i palmi delle mani e li agitò davanti a David. «Tranquillo, tranquillo. Una cosa rapida e indolore, sia chiaro. Un colpo in mezzo agli occhi e via. Non te ne accorgerai nemmeno. Ecco, guarda.» Harry portò una mano dietro la schiena ed estrasse una replica perfetta della pistola usata dal David originale in Nick Fury: Agent of SHIELD. «Bella, vero? Vorrei dirti che mi è costata un occhio della testa, ma temo sarebbe una battuta un po’ scontata. L’hai capita, vero? Nick Fury, occhio della testa…»
David si portò sul lato opposto del tavolo. «Ma è legale?»
Harry guardò la pistola. «Questa? Beh, dovresti saperlo che in verità è soltanto una Taurus PT99 modificata, a sua volta basata sulla Bere—»
«Intendevo il fatto di uccidermi!»
«Ah, quello.» Harry si grattò una tempia con la canna della pistola. «Diciamo che per la legge non sei molto diverso da un tostapane, quindi…»
«Ma io ho una coscienza, dei pensieri. Ho una memoria! Com’è possibile tutto questo? Cazzo, ricordo persino il mio numero di previdenza sociale!»
«Forte, vero? È per questo che la VOD è la numero uno sul mercato. E comunque, se proprio te la vuoi prendere con qualcuno, prenditela con te stesso. Intendo col David originale. È lui quello che ha deciso di vendere il suo DNA e un backup del cervello. Per questo possiedi i suoi ricordi. Beh, questo e anche perché ho deciso di acquistare il pacchetto» Harry mimò il simbolo delle virgolette con le dita «”non ufficiale”, quello che permette di avere pieno accesso al database mnemonico del donatore, il che crea di fatto una copia della coscienza originale. Ecco, in effetti questo non è del tutto legale, ma — ehi — tanto tra qualche ora ce ne saremo andati entrambi, quindi chi se frega, giusto?»
David si puntò l’indice sul petto. «Beh, a me frega, se permetti! E comunque non credo che tu possa obbligarmi a crepare con te.»
«A dire il vero…» Harry rifoderò la pistola dietro la schiena e armeggiò di nuovo col cellulare. «…posso andarci vicino.» Schiacciò l’indice sullo schermo.
Il corpo di David fu attraversato da un impulso elettrico che lo immobilizzò.
«Comunque non vorrei usare questa opzione, devi credermi. Preferirei mantenere l’esperienza la più realistica e interattiva possibile.» Harry disattivò il blocco.
David si guardò le dita delle mani, muovendole una ad una. «Tu sei fuori di testa. Quale cazzo di fan vorrebbe mai morire con il suo idolo?»
Harry annuì. «Su quest’ultima parte ti dò ragione. Ma, vedi, è stata la mia psichiatra a consigliarmi questo tipo di terapia.»
«La tua psichiatra ti ha consigliato di compiere un omicidio-suicidio?»
Harry alzò un dito. «A parte il fatto che il tuo non sarebbe tecnicamente un omicidio, le sue parole sono state “Harry, devi sopprimere quella parte di te che non riesce a staccarsi da Judy e dagli anni Ottanta, e soprattutto devi sopprimere il David Hasselhoff che è dentro di te”.»
«Parole testuali?»
«Testuali.»
«Sai, non credo però che con “sopprimere” intendesse davvero “sopprimere”.» David rimase con la bocca aperta per un paio di secondi. «E poi chi cazzo sarebbe questa Judy?»
Le labbra di Harry si allargarono in un sorriso. «La mia fidanzata.» Il sorriso si piegò verso il basso. «Ex fidanzata, a dire il vero. Non riusciva più a sopportare tutto…» Harry allargò le braccia, come a voler abbracciare l’intera stanza. «tutto questo.»
«Intendi la tua ossessione per me?»
«Per lui» lo corresse Harry.
«Fa lo stesso. Comunque è per questo che ti ha lasciato, giusto? Non riusciva a sopportare l’idea di vivere con una persona che vorrebbe essere qualcun altro. E tu ti vorresti suicidare soltanto per questo? Per una donna che non è in grado di apprezzarti per quello che sei?»
Harry aggrottò la fronte. «Cosa? No, amico. Guarda che non hai capito proprio un cazzo.» Roteò un indice attorno alla sua faccia. «Tu pensi che questa faccia me la sia fatta fare, vero? Beh, non è così. Questo è veramente il mio aspetto, naturale al cento per cento, e se io e Hasselhoff — e te — siamo due gocce d’acqua è solo per pura casualità. Semmai, è Judy quella che cercava in ogni modo di spingermi ad assomigliare sempre di più al vero David, non solo nell’aspetto.» Harry si girò verso le teche e iniziò a girarci in mezzo. «È lei quella davvero fissata con Hasselhoff, mica il sottoscritto. Solo che per quanto mi sforzassi ad assomigliarti anche nel modo di comportarmi, per lei non era mai abbastanza. Diceva che ero finto.»
David si guardò attorno. «Non vorrai dire che—»
«Che questa è casa di Judy? Sì, in effetti è proprio così. Quando ci siamo lasciati ho deciso di tenermi una copia delle sue chiavi, anche se lei non lo sa.»
«E tu ti vorresti suicidare a casa della tua ex?»
«È proprio questo il punto, amico! Immagina lo stupore quando stasera rientrerà a casa dal lavoro e ci troverà distesi sul suo letto.» Harry si guardò l’orologio. «Abbiamo ancora circa tre ore prima che stacchi dal negozio, più altri venti minuti di tragitto in auto. Mi comprenderai quindi se ho una certa fretta. Non immagini nemmeno quante cose vorrei chiederti.»
David si passò le mani tra i capelli, gli occhi fissi nel vuoto e il cuore — o qualunque organo artificiale gli fosse stato inserito nel petto — che batteva a mille. «Mi pare di capire di non avere molta scelta.»
Harry sollevò il cellulare e annuì. «Già.»
David spostò gli occhi sulla borraccia appoggiata sulla riproduzione della torretta di guardia di Baywatch. Sospirò. «E va bene, facciamolo.»
Harry fece un salto di gioia. «Grandioso! Davvero, non so come ringraziarti, amico. Mi hai appena reso l’uomo più felice del mondo. Cavolo se mi piacerebbe vedere la faccia di July quando ci vedrà! Beh, temo che almeno questo non sarà possibile.»
«Temo anch’io.» David deglutì. «Quindi sentiamo: qual è il programma delle prossime ore? Ci mangiamo un boccone mentre ti racconto come mi sono fatto la mia cicatrice?»
Harry sgranò gli occhi. «Oh sì, cazzo, sarebbe fantastico! Non immagini quante volte Judy ed io abbiamo cercato informazioni su quella cicatrice. Mi stupisce che nessun giornalista ti abbia mai chiesto nulla al riguardo.»
«Solo una cosa però: sicuro che possa mangiare? Non è che rischio di ritrovarmi con qualche ingranaggio inceppato?» Indicò la borraccia. «Ti spiace se gli dò un sorso? Così, giusto per provare.»
«Ma certo, amico.»
David prese la borraccia e diede un sorso veloce, mentre si avvicinava ad Harry. «Sai, esiste una storia molto divertente dietro questa cicatrice.» David svitò il tappo della borraccia e annusò il contenuto. «Una storia che ha a che fare con un mio fan.»
«Un fan o una fan?» Harry fece l’occhiolino.
David alzò le mani. «Lo ammetto, era una ragazza. Su una cosa però devo ammettere però che ti assomigliava. Vuoi sapere cosa?»
«Sono tutto orecchie.»
David sorrise. Harry si trovava esattamente di fronte a lui, a meno di un metro di distanza. «Anche lei si era fatta un’idea completamente sbagliata del sottoscritto.»
David lanciò il contenuto della borraccia contro gli occhi di Harry e senza lasciargli il tempo di reagire lo spinse contro la vetrinetta alla sue spalle. Il mobile cadde a terra esplodendo in mille frammenti. Con un calcio, David colpì Harry alla mano con cui teneva il cellulare.
«Figlio di putta—» gridò Harry, ma prima che potesse finire la frase David lo colpì una seconda volta, questa volta in piena faccia, spaccandogli il naso.
«Non osare muovere un solo muscolo verso la pistola, stronzetto, o giuro sulle mie figlie che ti spacco quella faccia da coglione che ti ritrovi.» David si bloccò, riflettendo su quello che aveva appena detto. «Insomma, ci siamo capiti.»
Harry lo guardò con espressione incredula. «Merda, sapevo che eri stato un coglione nella vita, ma non pensavo fino a questo punto. Cosa cazzo credi di fare una volta fuori di qui? Eh, dimmelo su. Sei un cazzo di robot senza diritti e senza un posto dove andare. Pensi di essere speciale soltanto perché possiedi i ricordi di una vecchia gloria della televisione? Sveglia, amico, là fuori è pieno di tostapane come te. Lasciatelo proprio dire: hai appena fatto la peggior scelta della tua vita, seconda soltanto a quando hai rifiutato il ruolo di Superman per lasciarlo a quell’altro idiota di Christopher Reeve.»
David si piegò sulle ginocchia e raccolse un modellino di KITT con tanto di scanner funzionante. «Forse è come dici tu.» Se lo rigirò tra le dita. «Ma per citare Superman II, “inginocchiati davanti a Zod”!» E fracassò il muso dell’auto contro il cranio di Harry.
Il corpo di Harry si dimenò per quasi un intero minuto, prima d’immobilizzarsi.
David si rialzò in piedi, meditando sulle opportunità che gli si presentavano ora. A piccoli passi andò a raccogliere il cellulare di Harry, volato dall’altra parte della stanza. Una volta sbloccato lo schermo, scorse la rubrica fino a trovare il numero che lo interessava.
Il telefono squillò un paio di volte prima che una voce femminile rispondesse. «Judy? Ciao, sono Harry. Scusa se ti disturbo al lavoro, ma c’è una cosa di cui ti vorrei parlare. Che ne dici se quando esci dal lavoro ci becchiamo per bere qualcosa?»


lupus in fabula

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#2 » domenica 18 aprile 2021, 23:52

Tema: Ho tanta voglia di ammazzarti
Una celebrità degli anni Ottanta si sveglia a casa del suo più grande fan, solo che non ha idea di come ci sia finito.

Bonus a cui punto:
Bonus 1: Nel racconto dev'essere presente un personaggio icona degli anni '80
Bonus 2: Qualcuno deve morire
Bonus 3: Dovete inserire una frase tipica degli anni '80
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Daniel Travis
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#3 » lunedì 19 aprile 2021, 15:24

Bella l'idea, pulita la trama, funzionale il piccolo twist, curata la forma, meritati i bonus, referenziali le reference e, soprattutto, Hasselhoff l'Hasselhoff.
Mi fai sentire goffo per i difetti del mio pezzo.
Mi sono accorto solo alla fine di aver ingoiato tutto il racconto in un baleno, vorrei un'antologia di tue storie brevi sullo stesso tono.
Primo posto guadagnatissimo, per quanto mi riguarda.
Complimenti.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#4 » lunedì 19 aprile 2021, 20:13

Ciao Daniel e grazie per le belle parole (e ovviamente dell'inaspettato posizionamento in classifica). Mi fa molto piacere che questo racconto ti sia piaciuto, essendo per me una sorta di piccolo esperimento.
Esperimento stilistico, in quanto credo sia a tutti gli effetti il mio primo racconto comico di sempre, e decidere di provare questo genere con un tema così "sanguinolento" è stata una bella sfida per uno i cui testi finiscono quasi sempre in tragedia come il sottoscritto. Di certo la recentissima lettura di di John Scalzi (ho finito giusto pochi giorni fa i primi due capitoli della trilogia dell'Interdipendenza) mi ha influenzato e non poco.
Esperimento anche di metodo, però. Questo mese sto partecipando al mio primissimo Camp NaNoWriMo e così, anziché scrivere il racconto subito nei primi giorni e poi sfruttare tutto il tempo rimanente per sistemarlo, ho provato a buttarlo giù di getto durante lo scorso fine settimana, con il rischio, dimostrato dall'orario in cui ho caricato il brano, di non riuscire nemmeno a finire in tempo. (per la cronaca, nei giorni precedenti avevo comunque scalettato l'ordine degli eventi, anche se poi alcune cose sono mutate durante il processo di scrittura)
Insomma, se tu ti sei divertito durante la lettura, per me è stato una spasso scriverlo, anche se riconosco che molti passaggi debbano ancora essere limati.
Alla prossima.
lupus in fabula

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Pretorian
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#5 » venerdì 23 aprile 2021, 23:16

Ciao, Alessandro e piacere di leggerti. Ti dirò la verità: anche se scritto bene e con un twist interessante (e con l'Hoff, che da solo vale 100 punti), ammetto che il racconto non mi abbia fatto propriamente impazzire. Avevi molti modi per gestire la vicenda, ma hai scelto di mantenere tutto statico, con un unico ambiente e due personaggi che, tranne per l'incipit e il finale, quasi non si muovono. Non che ci sia qualcosa di sbagliato, eh, ma penso che il racconto avrebbe reso dieci volte di più se avessi inserito un minimo di fluidità e di azione. Senza voler eccedere, sarebbe bastato magari far muovere i due personaggi in giro per la casa Jusy, sostituendo qualche dialogo meno necessario con descrizioni degli ambienti atti a far intuire l'ossessione di Harry (in realtà, di Judy) per Hoff.
Così il risultato è "Solo", buono, quando avrebbe potuto essere eccellente.

Alla prossima!!

Maurizio Mannoni
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#6 » sabato 24 aprile 2021, 8:28

Ciao Alessandro, l’idea è interessante, l’incipit e il finale sono secondo me divertenti e di buona qualità stilistica, invece nel mezzo i dialoghi troppo lunghi appesantiscono e mi sono perso un po’, a dire la verità. Di sicuro per la fretta (come del resto hai precisato nel post precedente) non hai avuto molto tempo per asciugarlo e migliorarlo. Abbreviandolo e con qualche scena d’azione in più sarebbe stato più scorrevole. Alla prossima!

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Andrea Furlan
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#7 » lunedì 26 aprile 2021, 0:18

Ciao Alessandro,
Adesso che mi hai tolto il sonno per la prossima settimana sei contento? Mi tormento a pensare quale VIP-ganger vorrei comprarmi dalla VOD, se esistesse davvero. Ho un grosso dubbio fra Pamela Andreson, Samantha Fox o Patsy Kensit, per rimanere in tema... :-)
A parte di scherzi, il tuo racconto mi ha catturato dopo poche righe dopo un leggero disorientamento iniziale. Poi, dopo l'uscita dalla teca, mi ha portato fino alla fine in un fiato. Ironico e divertente, ben dosato nel ritmo, semplice ed efficace nel suo setting basato sui due personaggi speculari, con tutti i riferimenti e le citazioni giuste. Complimenti, nessuna critica da parte mia, tranne qualche refuso qui e là.

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Giovanni Attanasio
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#8 » lunedì 26 aprile 2021, 10:38

Il racconto è senza dubbio interessante, ma ho percepito l’inizio un po’ lento, senza troppo mordente. Anzi, per meglio dire: c’è la curiosità di scoprire cosa stia succedendo ma visto il titolo e vista “la bara”, ho solo voluto leggere per scoprire in che modo folle fossimo finiti in quella condizione. La parte che mi piace di più è quella dove viene rivelato cosa vuole fare il protagonista, il suicidio/omicidio. Sotto questo punto di vista la costruzione del testo è ottima, in aggiunta alla chiusura (che però non mi ha preso tantissimo). Bella anche la parte dove scopriamo di essere in casa di Judy, e questo si collega col fatto che a livello di “reveal” il racconto è ottimo.
Pensavo anche che forse c’era un modo per ridurre gli spiegoni, perché a mio avviso un po’ ci sono. Anche se la stesura non ci inceppa quasi mai, la lettura l’ho un po’ sofferta, diciamo che il testo mi è sembrato troppo lungo per dire ciò che aveva da dire.
Bella prova comunque.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#9 » mercoledì 28 aprile 2021, 10:56

Chiedo scusa per le tardive risposte. Settimana piena...

@ Pretorian
Sul discorso staticità hai perfettamente ragione. Essendo, come dicevo, il mio primo racconto comico, mi sono soffermato troppo sui dialoghi e poco sulle azioni. Mea culpa. Qualche ideuccia per la revisione ce l'ho, anche se non farei andare in giro per casa David e Harry (il primo non avrebbe molte ragioni di seguire il secondo). Sto pensando piuttosto di sfruttare meglio gli elementi presenti nella stanza. Grazie del suggerimento.

@ Maurizio Mannoni
Siete in parecchi ad avermi fatto notare (giustamente) come il testo manchi di azione. Mi riallaccio a tal proposito alla risposta data ad Agostino. Anche sul fatto che il testo vada asciugato ti do ragione. Sebbene in prima stesura sia sempre molto prolisso, quando ho visto che avevo raggiunto i 20k caratteri quasi non ci credevo, considerando che nei miei racconti dei mesi scorsi succedevano una marea di cose in più rispetto a questo. Vedrò di sistemare. Grazie a alla prossima.

@ Andrea Furlan
Mi sa che devo depositare l'idea... Mi basta trovare soltanto un paio di esperti in ingegneria robotica e via a fare i big money, altro che vita da scrittore squattrinato. :D Ti ringrazio per i complimenti. Alla prossima.

@ Giovanni Attanasio
Suppongo ti riferisca principalmente alla parte in cui spiego cosa sono i VIP-Ganger. Quel passaggio è quello che convince meno anche me ma in fase di scrittura non ho trovato un modo migliore per attenuare l'effetto infodump (che a livello generale tendo a evitare). Di sicuro è una delle (tante) parti da sistemare. Grazie e alla prossima.
lupus in fabula

yuri.villani
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#10 » venerdì 30 aprile 2021, 15:04

VIP ON DEMAND

Un racconto altalenante.
L’incipit l’ho trovato un po’ ripetitivo nelle immagini e stilisticamente non focalizzato, aspetto che caratterizza tutta la sequenza nel quale il protagonista scopre se stesso, si chiede chi è, ecc…
Non capisco bene l’oscillare tra i toni del mistero di dove lui sia, e l’hardcore di sottofondo. Secondo me sono aspetti che in così poche righe si amalgamano difficilmente.

La seconda parte mi sembra decisamente migliore, intendo quella nei quali i personaggi parlano tra loro. Qui la lettura mi è filata liscia e divertita. Dialoghi divertenti, stile pulito, vicenda accattivanti, ambientazione futuristica godibile.
Anche la struttura è ben concepita e invoglia a proseguire. Il finale secondo me potresti caricarlo un po’, nel senso chiudere proprio in bellezza, non ti dico che è anonimo, ma secondo me ha della potenzialità inespressa.

Qualche nota.

ripetizioni in poche righe: teche, teche, teca, teca
abbassò gli occhi verso il basso
David David David
Sosia sosia
David Harry David Harry


Grazie del racconto, un saluto e in bocca al lupo.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: VIP on demand - Alessandro Canella

Messaggio#11 » mercoledì 5 maggio 2021, 0:24

yuri.villani ha scritto:VIP ON DEMAND

Un racconto altalenante.
L’incipit l’ho trovato un po’ ripetitivo nelle immagini e stilisticamente non focalizzato, aspetto che caratterizza tutta la sequenza nel quale il protagonista scopre se stesso, si chiede chi è, ecc…
Non capisco bene l’oscillare tra i toni del mistero di dove lui sia, e l’hardcore di sottofondo. Secondo me sono aspetti che in così poche righe si amalgamano difficilmente.

La seconda parte mi sembra decisamente migliore, intendo quella nei quali i personaggi parlano tra loro. Qui la lettura mi è filata liscia e divertita. Dialoghi divertenti, stile pulito, vicenda accattivanti, ambientazione futuristica godibile.
Anche la struttura è ben concepita e invoglia a proseguire. Il finale secondo me potresti caricarlo un po’, nel senso chiudere proprio in bellezza, non ti dico che è anonimo, ma secondo me ha della potenzialità inespressa.

Qualche nota.

ripetizioni in poche righe: teche, teche, teca, teca
abbassò gli occhi verso il basso
David David David
Sosia sosia
David Harry David Harry


Grazie del racconto, un saluto e in bocca al lupo.


Ciao Yuri.
Perdona il ritardo con cui ti rispondo, ma arrivo da una settimana di fuego e ho dedicato i pochi scampoli di tempo libero per sistemare il racconto. A tal proposito, le tue note mi sono state molto utili nell’identificare le molte ripetizioni della prima stesura (e ti assicuro che ne ho trovate di anche più gravi rispetto a quelle che mi hai segnalate, a partire da imbarazzante “su una cosa però devo ammettere però che ti assomigliava”, shame on me).

Al di là di tutto, a ‘sto giro mi sono decisamente divertito a buttare giù un racconto in un’unica stesura, anche se non credo che ripeterò la cosa. Non è propriamente il mio metodo di scrittura, ma come esercizio ci può stare. :)

Detto questo, come faccio a ogni edizione, approfitto dell’ultimo commento per inserire la “patch note” post revisione per la semifinale. E come sempre vi ringrazio tutti per il tempo dedicato a far emergere ogni più piccola criticità del brano. La versione 2.0 di “VIP on demand” appartiene un po’ anche a voi.

- Rifinitura stilistica generale. Non sto a elencare tutte le frasi asciugate e rese più immediate, quando non addirittura tagliate perché superflue (in primis il passaggio in cui citavo la parola “knight”, riferimento banalotto alla serie Knight Rider).
- Ho cambiato il nome del personaggio di Harry in Garth. Il motivo è che in prima stesura mi ero completamente dimenticato in Supercar Hasselhoff recitava un doppio ruolo: quello del suo sosia Garth. Che poi, in verità, era David il sosia di Garth, non il contrario. Non potevo quindi esimermi dal ricreare questo gioco di specchi anche nel racconto. Sì, è vero, il nome “Garth Barstow” (Barstow è il cognome di un altro personaggio principale di Supercar) dovrebbe far suonare una campanella a David, ma vedetela come una sorta di easter egg. E poi nel mio racconto David ha ancora i ricordi annebbiati, quindi problema risolvo, giusto? :D
- Ora David scopre di essere vestito come il manichino dopo aver visto la sua immagine riflessa e non dopo aver guardato prima il cortile e poi la “bara”. La sequenza di azioni originali non aveva infatti senso. Ora la trovo molto più integrata con la successione degli eventi e dei pensieri del protagonista.
- Maggiore dinamicità. Vero è che questo rimane soprattutto un racconto basato sui dialoghi, ma seguendo i consigli ricevuto ho voluto far interagire maggiormente i personaggi con gli oggetti di scena. E sì, mi sarebbe piaciuto citare in maniera più esplicita il film “Killing Hasselhoff” nella scena in cui David usa il modellino della tavola da surf a mo’ di coltello, ma non avevo abbastanza spazio. E comunque è un film troppo recente rispetto al tema di quest’edizione, quindi poco male.
- La parte di dialogo in cui si scopre che il luogo degli eventi è la casa di July è ora meno forzata nel suo disvelamento.
- Infine, ho rivisto l’ultima parte del racconto, quando David dà il via al suo piano di vendetta. La versione originale mostrava un cambio di personalità un po’ forzato e che si collegava in maniera forzata alla citazione di Superman II. Ora lo scambio negli equilibri di potere tra David e Garth è maggiormente giustificato. Non mi ritengo ancora soddisfatto al 100%, ma lo ritengo comunque un passo in avanti rispetto alla versione originale.

That’s all, folks e ancora grazie a tutti. Ci si ritrova alla prossima sfida.
lupus in fabula

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