Very Hot Case

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo aprile sveleremo il tema deciso da Luca Verducchi e Danilo Bultrini. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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roberto.masini
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Very Hot Case

Messaggio#1 » domenica 18 aprile 2021, 12:07

Prologo. Alessandria, 11 maggio 1985, sabato h.21,35, paninoteca del centro
«Carlo, hai sentito cosa sta succedendo qui in città?»
«Roberto, quelli erano tutti tamarri. Tu sai chi sono io? Io sono Karl, the king of paninars. Vuoi dare un’occhiata al mio look? Quelli là che calfort vuoi che capiscano di Ray-Ban, di Moncler, delle mie Durango, dei miei Stone Island appena sopra le caviglie, dei miei maglioni, della mia cintura e delle mie Timberland? Il serial killer è una balla. Quella preppy là è very arrapation e io sono anche il king of cucadors!»
«In effetti anche me prende una cifra ma temo un due di picche se mi avvicino!»
«Hai ragione. Fai lavorare il gallo. Con le donne bisogna essere biforcuti. L’ho già slumata abbastanza. È tempo di appiovrare e fiocinare. Tu resta scollato e consolati, sparandoti un paninazzo che ti smeriglia la gargarozza.»
Roberto non fece in tempo a replicare che il suo amico stava già parlando con la sfitinzia. Trascorsero pochi minuti e la ragazza cavalcava lo zundapp 175, abbarbicandosi dietro a Carlo.
“Già so che andranno a ballare al Sound e poi la porterà in quell’alberghetto vicino alla stazione.” pensò.


SHC. Alessandria, 30 agosto, venerdì, h. 09.30, Prefettura
Salvatore Gargiulo aveva torchiato il comandante provinciale dei carabinieri Gianluca Cellerino:
«Colonnello, sono passati tre mesi, le vittime son già cinque e le indagini sono a un punto morto. La nostra piccola città non può permettersi di avere un serial killer che scorrazza impunemente. Vorrei che ricordasse sempre questo avverbio. Che novità dunque? Se le ha!»
«Eccellenza, lei e il questore siete stati informati ogni giorno sugli sviluppi delle indagini!»
«Sviluppi mi sembra un termine perlomeno improprio. Comunque prosegua.»
«Ci siamo trovati di fronte al classico mistero della camera chiusa.
Sappiamo che le vittime sono state rinvenute in camere d’albergo chiuse dall’interno. Erano tutti giovani dell’Alessandria bene, paninari come li chiamano adesso, ricchi e violenti, direi. Sappiamo che non erano soli perché in quelle camere d’albergo abbiano trovato tracce di una donna che è stata descritta dai vari portieri come alta e bionda, bassa e mora, asiatica, di colore. Sembra che tutti questi uomini abbiano avuto incontri con donne diverse che hanno lasciato l’albergo prima che succedesse…»
«Parliamo proprio di queste morti perché gli ultimi sviluppi, come li chiama lei, mi hanno lasciato attonito, per usare un termine neutro. Sono tutti morti bruciati! Come è successo? Chi li ha bruciati? Ho letto bene? Avete parlato di auto combustione!»
«Eccellenza, sono i rilievi dell’anatomopatologo e della Scientifica che hanno portato alle conclusioni a cui lei si riferisce. È stato usato l’acronimo SHC, Spontaneous Human Combustion cioè combustione umana spontanea. Alcuni studiosi hanno supposto che il metano prodotto dall’intestino da parte di batteri patogeni potrebbe essere rilasciato attraverso i pori della pelle. Un’altra ipotesi si riferisce alla condizione di alcolismo di alcuni soggetti che indurrebbe una produzione di acetone, molto infiammabile a contatto con l’aria, e ciò potrebbe portare proprio all’innesco della combustione, innesco che causato forse da una sigaretta accesa. Certo, sui luoghi dei delitti abbiamo trovato portasigarette pieni e molte bottiglie di whiskey vuote. Di conseguenza l’unica causa plausibile d’innesco degli incendi è stata la sigaretta accesa.»
«A me sembrano ipotesi assurde. Comunque che avete fatto di concreto fino a oggi? M’illumini, perché le relazioni che ho ricevuto mi sembrano un po’ vaghe!»
«Abbiamo pattugliato discoteche e fast food; abbiamo distribuito volantini per sollecitare eventuali testimoni e, nel contempo, per mettere in guardia i paninari. Tutto ciò non ha portato a niente! Anzi i giovani hanno continuato a fare sesso negli alberghi della nostra città. Abbiamo sorvegliato anche quelli e fermato ragazzi e ragazze. Negli ultimi due alberghi che avevamo piantonato, dove sono morti bruciati Andrea Amelotti e Gianni Ferraris, non è uscita alcuna donna che invece era stata vista entrare dai due portieri e, come le ho già detto, con caratteristiche tali da far pensare a due donne diverse.»
«E adesso mi dica, colonnello, lei che idea si è fatta?»
«In effetti non so cosa pensare. Le potenziali vittime non collaborano, sicuri che tutto quello che è capitato ha colpito… mi faccia leggere…» Il carabiniere estrasse un taccuino e lo sfogliò. «Ecco, hanno parlato di chinghios cioè (sempre loro definizioni) tamarri del Sud Italia che vivono in periferia e che cercano di scimmiottare il look dei galli (cioè dei paninari) con allucinanti imitazioni. Ora delle vittime solo una apparteneva al sottoproletariato; le altre altri quattro erano della borghesia medio-alta. Detto questo, penso che in Alessandria si aggiri un serial killer donna che uccide ragazzi che forse le ricordano il suo fidanzato che odia ma sul quale non può più vendicarsi perché è morto o se n’è andato. Ha doti di attrice perché ritengo usi parrucche di diverso colore e si tinga anche il viso per deviare i sospetti su più persone. Come faccia a incendiare i suoi amanti, uscire da una camera d’albergo, lasciando la porta chiusa dall’interno e nessuna impronta, è un mistero.»
«Come lei sa, io ho già espresso le mie perplessità su una donna serial killer. Non ne abbiamo notizie in Italia!»
«Mi scusi ma Giulia Tofana, Leonarda Cianciulli e Giovanna Bonanno non le suggeriscono nulla?»
«Lasci perdere quegli esempi. Riguardano epoche lontane, il Seicento, il Settecento, e possiamo avere ancora molti dubbi sulla qualità delle indagini scientifiche. Il caso della Cianciulli è più vicino ai giorni nostri ma i dubbi permangono. Fu proprio lei? Qualcuno l’aiutò? Lasci perdere la Storia! Mi dica come intendete procedere adesso?»
«Eccellenza, continueremo a controllare soprattutto gli alberghi, sperando in una mossa falsa dell’omicida.»


Un automobilista sconcertante. Località S. Michele, 02 settembre, lunedì, h.01.48
Il colonnello Cellerino fu avvisato di nuovo all’una e venticinque: la mora dal trucco pesante, vestita con un lungo, elegante abito rosso, entrata al Berlin Hotel con un ragazzo alto, biondo, che si era firmata sul registro Melissa Bandi, era uscita dall’albergo, inforcando una Porsche Carrera bianca, dirigendosi verso Asti. Colleghi di rientro in città erano stati allertati. Un posto di blocco la stava aspettando. I carabinieri che nel frattempo avevano fatto irruzione nella camera d’albergo avevano trovato il ragazzo placidamente addormentato.
La Porsche bianca alla vista della paletta decelerò vistosamente e poi si fermò.
Un carabiniere si accostò al finestrino e disse: «Favorisca patente e libretto!»
«Colonnello, colonnello!» esclamò il maresciallo.
«Che cosa c’è Lo Cascio?»
«Colonnello, mi scusi l’auto è una Porsche Carrera bianca con targa ROMA 66625B?»
«Certo, Lo Cascio. Che succede?»
«L’auto è quella ma alla guida c’è un certo Arturo Maggi che è il regolare proprietario!»
«Fatelo scendere e perquisite l’auto!»
«Agli ordini, colonnello!» rispose il maresciallo che di nuovo si avvicinò all’auto e ordinò: «Scenda e apra il portabagagli!»
«Volete dirmi, per favore che cosa state cercando?»
«Non faccia storie; le ripeto, scenda e apra il portabagagli.»
L’uomo eseguì.
Nel portabagagli c’era solo un ombrello che fu accuratamente esaminato. Fu esaminato anche l’interno dell’auto: c’era solo una valigetta piena di documenti riferiti a prodotti farmaceutici.
Il guidatore dichiarò di essere un rappresentante di medicinali che si recava a dormire in un albergo ad Altavilla Monferrato a pochi chilometri da lì e che era uscito dall’autostrada all’una e trenta. Lo confermava la ricevuta del casello.
Dovettero lasciarlo andare. Era evidente che quella donna guidava una Porsche Carrera ma la targa era diversa e comunque aveva preso un’altra direzione. Cellerino sguinzagliò le gazzelle di tutte le stazioni dei carabinieri della provincia. Invano.

* * *

«Lo Cascio, porca puttana, come è potuto succedere?» urlò il colonnello. «Dovevi solo fare un pedinamento!»
Sempre sull’attenti il maresciallo rispose:
«Colonnello, è evidente che si è nascosta. Io l’avevo seguita fino al cavalcavia, poi, vedendo che si dirigeva verso Asti, ho dato l’allarme e mi son fermato. Comunque non è tornata indietro. Si sarà fermata nel parcheggio del supermercato poco prima del posto di blocco! E noi non abbiamo controllato!»
«Lo Cascio io ti sbatto in Sardegna! Quello, nonostante le apparenze non era Arturo Maggi perché abbiamo verificato che il vero Arturo Maggi si trovava a Capri quando voi fermavate quell’impostore!»
«Ma i documenti…»
«Lo Cascio, sparisci, non ti voglio più vedere… per oggi!»


Fuori strada. Sale (AL), 14 settembre, h. 11,59, Discoteca “La Cometa”
L’assordante pezzo dei Duran Duran la costringeva a gridare nell’orecchio dell'altra:
«Ma chi, quello magro biondo?»
«Sabrina, ma sei fuori? Non quel cagacazzo, quel gallo vicino a lui, alto, moro…
«In effetti, Egle… ma lo vuoi beccare?»
«Mi prende un casino. Lascia fare a me.»

* * *

Alessandria, 30 settembre, lunedì, h. 08.15, Prefettura
Il prefetto aveva convocato il questore e il colonnello Cellerino per trovare una soluzione alla rivolta dell’opinione pubblica contro le forze dell’ordine che non erano riuscite in cinque mesi a trovare uno straccio di prova che incastrasse il serial killer o i serial killer perché con l’autunno era successo qualcosa di nuovo.
«Angelo, dimmi tu che cosa possiamo fare, a chi dobbiamo rivolgerci. Craxi e Cossiga ora mi telefonano un giorno sì e uno pure. Sabato sono convocato da Scalfaro. Ora ditemi che cosa posso andare a dirgli! Dirò candidamente che non solo Firenze ha il suo mostro ma anche Alessandria?»
Angelo Cattaneo, il questore, rivolse uno sguardo implorante verso il carabiniere che allora intervenne:
«Eccellenza, come lei ben sa, gli omicidi dei paninari sembrano essersi interrotti; non così le morti. Sono cambiate le vittime perché ora sono donne ma tutto il contesto è sempre lo stesso: camera d’albergo, sesso, camera chiusa dall’interno e le vittime bruciate vive. Poi i portieri dei vari alberghi parlano di un uomo biondo, moro, dai capelli rossi, cinese, indiano, afroamericano. Non possiamo più parlare di serial killer. Qui sono coinvolte almeno una decina di persone che, facendo leva sul richiamo del sesso, ineludibile per i giovani, stanno destabilizzando la nostra città. Solo un’organizzazione terroristica può avere interesse a seminare questo tipo di panico.»
«Caro Cellerino in questa indagine è intervenuto anche il SISDE e il SISDE. Il questore sa che anche i NOCS hanno indagato. Tutti hanno escluso Brigate Rosse, Rote Armee Fraktion, palestinesi ecc. Quindi se non troviamo un colpevole, anche un capro espiatorio entro la settimana, alla fine dell’anno ci spediranno a fare le multe per divieto di sosta ad Aosta!»
Il gruppo si sciolse con l’accordo che si sarebbero rivisti dopo l’incontro in Viminale del prefetto.


L’ultima spiaggia. Alessandria, 25 ottobre, h. 22.13, Comando Provinciale dei Carabinieri
«Si accomodi signor Taverna, piacere. È stato l’appuntato Borghi a fare il suo nome. Io non credo nelle percezioni extrasensoriali ma Borghi insiste che lei è un paragnosta cioè se è messo a contatto con un oggetto riesce a raccontarne la storia pur senza conoscere nulla dell'oggetto stesso.»
«Piacere mio. Il termine paragnosta non mi piace; preferisco sensitivo e il mio potere, se di potere si tratta, si chiama psicometria cioè la capacità di trarre da un oggetto delle immagini che si riferiscono alla sua storia, in particolare sulle persone che hanno avuto con quell’oggetto un rapporto consuetudinario o traumatico e a volte riesco a vedere non solo la storia del passato dell’oggetto ma anche del futuro. Ma vorrei sottolineare a volte. Borghi è troppo buono nel rappresentarmi come infallibile ma non è così!»
«Sono sei mesi che non riusciamo a venire a capo di questi orribili omicidi e se lei è in grado di vedere qualcosa, tentiamo. So che le polizie di altri stati hanno utilizzato gente come lei, Croiset ad esempio.»
«Ma lei sa cosa faceva Croiset? Croiset, quel famoso sensitivo olandese, toccava le vesti di uno scomparso e raccontava quello che vedeva come se vedesse le cose dalla prospettiva del morto. A me non succede tutto questo. Io tocco un oggetto e, a volte, vedo un volto che dice delle cose in apparenza senza senso ma che poi danno qualche indizio. Ma, ripeto, non sempre.»
Fecero toccare al signor Taverna alcuni oggetti appartenuti alle vittime: occhiali da sole, pacchetti di sigarette, portachiavi, pettini, portafogli, beauty-case, rossetti. Non sentì nulla.
Allora si decise di portarlo nelle camere d’albergo dove erano avvenute quelle strane morti. In tre non successe niente ma alla quarta, dopo aver accostato le mani alle pareti riverniciate di fresco, fu scosso da un tremore che non riusciva a controllare, gridò e poi svenne. Quando si riprese, raccontò che cosa aveva visto.
Come sempre nelle sue visioni, gli era apparso un volto, una faccia umana ma squamosa con gli occhi gialli che aveva sussurrato solo tre parole: pirocinesi, divina, Cassiopea.
Il primo vocabolo era sconosciuto a Cellerino ma Divina Cassiopea sapeva che cosa fosse. Aveva letto e riletto le relazioni dei suoi colleghi e della polizia. Alle porte della città, ristrutturata una cascina abbandonata, era sorta, circa un anno fa, una strana congregazione, quella appunto degli Amici della Divina Cassiopea. Gli adepti, quattro uomini e quattro donne vi praticavano una pseudo religione.
Affermavano di essere stati rapiti dagli alieni che abitavano un pianeta sconosciuto nella costellazione di Cassiopea, i quali gli avevano donato un’intelligenza superiore e affidato il compito, una volta tornati sulla Terra, di preparare il pianeta a una conquista pacifica. Dovevano lottare per il rispetto di piante e animali. Erano vegani e sopravvivevano vendendo un olio che ricavavano da strani e contortissimi olivi, trapiantati nel piccolo appezzamento di terreno che circondava la cascina.
Non avevano una specie di tempio: pregavano sempre all’aperto, tre volte al giorno con la faccia rivolta a nord, verso Cassiopea.
Il colonnello decise che era tempo di incontrare questi amici, anche se non riusciva capire il nesso con tutto quello che era successo.
Prima della visita si documentò sul termine pirocinesi ma quello che gli restituì l’enciclopedia lo lasciò ancor più perplesso:
“La pirocinesi (dal greco pyr fuoco e chinesis movimento) è la ipotetica capacità paranormale di controllare il fuoco e/o d’incendiare un oggetto o una persona con la forza del pensiero, senza l'ausilio di alcun mezzo fisico.”


L’amica della Divina Cassiopea. San Michele (Alessandria), 5 novembre, martedì, h. 12.15, Rifugio degli Amici della Divina Cassiopea
Cellerino aveva chiesto d’incontrare la comunità per chiedere alcune informazioni. La richiesta generica sembrava non aver suscitato sospetti. In realtà il carabiniere non sapeva cosa cercare e quindi anche le sue domande si sarebbero rivelate inutili senza uno straccio d’ipotesi investigativa ma era disperato. Vedeva quella visita come l’ultima occasione prima di salutare la famiglia per svernare in Sardegna!
Non fu ricevuto dal capo della congregazione perché non c’era un capo. Tutti gli amici lo accolsero al centro dell’aia dove erano disposte in semicerchio nove sedie. Indossavano tutti un saio di color magenta e non avevano volti squamosi. Anzi. Da quel poco che Cellerino riusciva a intravedere attraverso i cappucci calati sugli occhi si trattava di volti molto belli. Si presentarono solo con i nomi: Andromeda, Camaleonte, Cigno, Colomba, Delfino, Eridano, Freccia, Berenice, tutte stelle!
Pregò insieme a loro la Divina Cassiopea con il volto e le mani tese rivolte a Nord.
Gli fecero assaggiare una frittata di ceci senza uova, polpette di zucchine allo zenzero, una torta a base di mango e banana, il tutto innaffiato da una strana bevanda calda alla nocciola.
Il colonnello, carnivoro convinto senza se senza ma, dopo aver rivolto falsi complimenti sul cibo, gli chiese se conoscevano le vittime, morte bruciate e se in quei mesi avessero visto aggirarsi facce strane nei dintorni del Rifugio.
Tutti risposero che non conoscevano quei ragazzi e non avevano visto neppure persone equivoche.
Andromeda lo accompagnò al cancello e qui gli disse:
«Colonnello, prima non potevo parlare davanti agli altri. Io so qualcosa. Mi offra una cena sabato sera e le racconterò tutto. Naturalmente nell’unico ristorante vegano della città. A presto.»
Una mano calda e morbida strinse quella del carabiniere.

* * *

Non aveva rivelato a nessuno cosa avrebbe fatto quella sera e con chi l’avrebbe trascorso. Guardava nervosamente l’orologio. Era in ritardo di venti minuti. Era sicuro almeno di non aver sbagliato il locale: Da Zoe era l’unico ristorante vegano di Alessandria.
Dopo mezz’ora arrivò, si tolse l’elegante cappotto doppio petto grigio e si sedette davanti a lui che avrebbe voluto pizzicarsi e guance per assicurarsi di essere sveglio. Non c’era traccia dell’umiltà del saio. Andromeda indossava un abito da sera color borgogna con le spalle scoperte e un ampio scollo a v che non dava spazio all’immaginazione. I seni sobbalzavano piano ma sobbalzavano.
Il carabiniere incominciò la conversazione chiedendo quali fossero le informazioni che voleva dargli. In quel momento era più interessato a dire una qualunque cosa pur di non rimanere in silenzio a guardare quel corpo da possedere. Non si era mai sentito così. Era un quarantenne sposato con i piedi per terra. La donna lo interruppe dicendo che avrebbe parlato dopo cena.
Ma dopo cena lei era nuda sopra di lui in quel piccolo hotel vicino alla stazione. “Com’era potuto accadere?” si domandava, mentre la lingua di Andromeda titillava zone erogene che Cellerino non pensava di possedere.


Agnizione. Alessandria, 10 novembre, domenica, h.03.03, Madrid Hotel
“Voleva solo farsi una scopata” pensò Cellerino “e io non ho un testimone!”
Andromeda si alzò, si diresse verso la finestra e poi si voltò.
«Solo qualche settimana fa tu avresti rischiato di morire bruciato ma ora ho sviluppato una tecnica tale per cui, quando raggiungo l’orgasmo non incendio più nessuno. Sì, io conoscevo tutte le vittime; sona stata io. Le volevo studiare mentre copulano. Io sono uno scienziato-esploratore, mi chiamo Zark. Provengo da un pianeta lontano che noi chiamiamo Grhul in quella che voi chiamate la costellazione della Balena. Appartengo alla tribù degli Atr che voi definireste lucertoloni ermafroditi. Io posso assumere qualunque forma umana ed è per questo che i vostri testimoni hanno descritto persone diverse sia donne che uomini. Perché ti dico tutto questo? Primo perché tu vuoi sapere la verità e secondo perché io e i miei compagni stiamo per lasciare questo pianeta. Nonostante qualche caso isolato di alto quoziente intellettivo la maggior parte dei vostri abitanti è idiota!»
«Certo tu hai frequentato solo paninari e sfitinzie!» gridò Cellerino che contemporaneamente l’ammanettò. Aveva catturato la colpevole che però era pazza.
Si rivestirono; la slegò e la riammanettò. Si avvicinò alla porta per aprirla ma a quel punto Andromeda si trasformò in un uomo e passò attraverso la porta.


Epilogo. Alessandria, 11 novembre, lunedì, h. 21.30 Prefettura
«Cellerino, lei mi assicura che è tutto finito?»
«Gli Amici della Divina Cassiopea erano un’associazione a delinquere che voleva diffondere il panico per poi ricattare lo Stato.»
«Che prove ha lei di tutto questo?»
«Solo indiziarie, suffragate da una confessione purtroppo nulla perché il reo è morto.»
«E gli altri sono tutti morti?»
«Sì, l’incendio ha divorato tutto. Forse gli è sfuggita di mano un’arma segreta con la quale bruciavano le vittime.»
«Ma i corpi non sono stati ritrovati e quell’enorme buco nell'aia della cascina da che cosa è stato causato? Si tolga dalla finestra. Cosa guarda? La luna? Mi risponda!»
Cellerino riaccostò la tendina e rispose:
«La Scientifica sta ancora lavorando!»
Ultima modifica di roberto.masini il venerdì 7 maggio 2021, 16:48, modificato 2 volte in totale.



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roberto.masini
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Re: Very Hot Case

Messaggio#2 » domenica 18 aprile 2021, 12:10

Bonus 1: Nel racconto sono presenti i paninari, icone degli anni '80
Bonus 2: Muoiono molte persone
Bonus 3: Il Prologo è ricco di frasi tipiche dei paninari.

Daniel Travis
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Re: Very Hot Case

Messaggio#3 » lunedì 19 aprile 2021, 14:45

Adoro l'architettura del racconto, mi piace la trama, mi piace almeno in principio il tono asciutto.
Il gergo paninaro è tanto iperbolico da diventare irresistibile.
Sento quasi note di Pulp di Bukowski, e la svolta mistico-aliena all'inizio sa quasi di lovecraftiano.
Il racconto, strutturalmente, è ordinato, leggibile, funzionale, anche se la forma è afflitta da continui piccoli inciampi: innesco che causato forse da una sigaretta accesa, il nome del sensitivo (a meno che non mi sia sfuggito qualcosa), no riusciva capire, carnivoro convinto senza se senza ma, Non aveva rivelato a nessuno cosa avrebbe fatto quella sera e con chi l’avrebbe trascorso e così via.
Inoltre, aggiungerei al tutto, specie su dialoghi, una carrellata di punteggiatura ben piazzata in più.
"I seni sobbalzavano piano ma sobbalzavano", invece è la frase definitiva e le vorrò sempre bene.
Nel complesso, bella prova: complimenti.
Il Crocicchio è un punto tra le cose. Qui si incontrano Dei e Diavoli e si stringono patti. Qui, dopo aver trapassato i vampiri e averli inchiodati a terra, decapitati, bruciati, si gettano al vento le loro ceneri.
Il Crocicchio è un luogo di possibilità.

Maurizio Mannoni
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Re: Very Hot Case

Messaggio#4 » lunedì 19 aprile 2021, 17:51

È un racconto scorrevole in cui si respira l’aria degli anni ’80.
Pur non amando questo genere narrativo, mi è piaciuta la struttura in paragrafi che gli hai dato e mi ha colpito e fatto sorridere l’imbarazzo del colonnello Cellerino dopo il suo incontro hot. L'unica nota, la sua risposta che giustifica le morti con l’autocombustione mi ha lasciato un po’ perplesso, è pur vero che si tratta di un tipo un po’ tonto ma forse hai esagerato. Comunque per me rimane una buona prova, complimenti.

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Pretorian
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Re: Very Hot Case

Messaggio#5 » venerdì 23 aprile 2021, 20:22

Ciao, Roberto e piacere di leggerti.
Non so: devo dire che questo racconto non mi ha per niente convinto. La struttura a brevi blocchi narrativi sil-capitoli di un romanzo è inefficace, perché i periodi troppo brevi obbligano il lettore a fare continui salti da una scena all'altra, cosa che contribuisce a rendere la trama, già di per sé confusa, ancora più difficile da seguire. La trama, come ho detto, è confusa e si muove da una scenetta all'altra quasi senza soluzione di continuità, con lo spiegone finale dell'alieno così improvviso e mal costruito che mi ha ricordato i deus ex machina utilizzati nelle antiche tragedie per sbloccare momenti irrisolvibili. Lo stile oscilla costantemente tra un narratore onnisciente pervasivo all'inverosimile, con un tell costante che tracima e sopprime qualsiasi sparuto barlume di mostrato narrativo. I dialoghi, poi, sono il punto peggiore: artefatti, confusi, e, peggio di tutto, pieno di un costante effetto "as you know" (ossia quelle sgradevolissime situazioni in cui due personaggi si ripetono informazioni che già possiedono e di cui hanno la consapevolezza della reciproca conoscenza, ma di cui parlano per consentire al lettore di apprenderle) al punto che arrivi a usare esplicitamente la frase "come lei ben sa". Ovviamente, è necessario far avere queste informazioni al lettore, ma farlo in questo modo è considerato sbagliato in praticamente ogni forma di comunicazione (per dire, eccoti un estratto del Nostalgia Critic che sbarella contro l'as you know nei film https://www.youtube.com/watch?v=WhapCMRgfvA). Peccato.

Alla prossima!!

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Andrea Furlan
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Re: Very Hot Case

Messaggio#6 » lunedì 26 aprile 2021, 0:13

Ciao Roberto,
Questo è uno di quei racconti a due facce: da un lato ho apprezzato la struttura a paragrafi che fa molto polizziottesco. Potresti immaginarti l'appuntamento dei Carabinieri che redige il verbale seguendo la storia che si dipana fra cadaveri e alberghetti di provincia. L'intreccio è interessante, sembra un po' una puntata di X files e genera certamente curiosità. L''inizio condito con lo slang dei paninari ti tuffa nell'epoca e nei ricordi, forse avresti potuto riprendere questa parte anche nel seguito, ad esempio creando un personaggio che viene interrogato diverse volte dalla polizia.
Però ha anche diverse criticità, la prima lo scioglimento della storia piuttosto ingenuo, con la bella aliena lucertoloide che confessa tutto in un gigantesco infodump. Peccato perché il finale poteva dargli un bel valore aggiunto. Molte espressioni nel testo sono imprecise e anche la punteggiatura non aiuta, con periodi molto lunghi.
Infine, magari sbaglio, ma ho l'impressione che una serie di riferimenti siano anacronistici, perché successi negli anni seguenti: negli anni 80 credo che il termine vegano non esistesse neanche o almeno non fosse di uso così comune, così come la presenza di ristoranti di questo tipo.

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Giovanni Attanasio
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Re: Very Hot Case

Messaggio#7 » lunedì 26 aprile 2021, 10:07

Racconto molto interessante e la formula dei paragrafi con le date e i luoghi mi ha molto calato nella narrazione. Ho percepito qualche frammento di infodump, di spiegoni, ma sono stati introdotti in modo abbastanza naturale e non stonano granché.
La trama mi piace, il flusso narrante c’è e tutto si incastra bene. C’è una certa accelerata sul finale e ci sta.
Un’altra cosa che ho notato è che forse i poliziotti perdono un po’ troppo tempo a scovare i colpevoli, il che non significa che devono essere dei geni e beccarli subito, ma forse le parti in cui sbagliano si potevano tagliare o ridurre e includere nel resto della narrazione. Opinione personale, però, non credo che disturbino così tanto il testo.
Bel lavoro, l’ho letto senza intoppi.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

yuri.villani
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Re: Very Hot Case

Messaggio#8 » mercoledì 28 aprile 2021, 1:46

Very Hot case

Divertentissimo.
L’incipit è molto piacevole e fa molto “ambientazione.”

La struttura, che alterna scena a dialoghi o seziono di “raccontato” secondo me è ben bilanciata e coinvolgente.
La piega che prendono gli eventi, dal giallo al fantastico al fantascientifico, poteva essere rischiosa, ma secondo me ci sta tutta, e dona anche una certa originalità al racconto, che non è cosa banale.
Il mix generale mi è sembrato piacevole, e la lettura mi è filata davvero bene, coinvolta e incuriosita.
Il linguaggio, ricco di dettagli come il menù vegano, i nomi delle stelle ecc mi è sembrato ben curato.

Qualche nota:
ma il paragnosta è Amelotti o Taverna?
negli anni ‘80 si può parlare di vegani?

Complimenti, grazie del racconto e in bocca al lupo.

ps. mitica la pipa.

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roberto.masini
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Re: Very Hot Case

Messaggio#9 » venerdì 30 aprile 2021, 17:45

Il paragnosta si chiama Taverna e non Amelotti. L'Amelotti che si legge più sotto è un chiaro errore. Nel tentativo di modificare all'ultimo secondo i caratteri spazi inclusi mi sono lasciato sfuggire la correzione!!!

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