La rana bollita

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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La rana bollita

Messaggio#1 » lunedì 17 maggio 2021, 23:32

Era andata a letto con Lina, la sua bambola di pezza. La mamma, le aveva raccontato una storia, a lei e Mario. Una storia di rane e principesse. A lei piacevano tanto le storie con le rane. Aveva chiuso gli occhi e anche se aveva fame, si era addormentata in un mondo di pane e di ranocchiette parlanti. Poi dei colpi molto forti l’avevano svegliata, uomini e urla fuori, e il pianto di suo fratello. La mamma era uscita dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle. Lei curiosa si era alzata e l’aveva seguita. Sara li vide entrare nel loro piccolo appartamento. Sembravano delle furie con i loro ordini corti e secchi, strattonando la mamma come fosse una bambola di pezza. Uno di loro poi, il più Giovane, si rivolse proprio a lei. Il pianto del fratello e quell’uomo che le parlava veloce e duro, l'avevano messo in confusione. La mamma fece un passo, ma l’altra SS, la Seconda, la prese per un braccio e la portò nella camera da letto dove c’era Mario che ancora urlava. Lei, invece, venne fatta sedere. Aveva paura e voleva la sua Lina. Il Giovane alto e freddo, nella sua grigia divisa, le aveva puntato gli occhi addosso. Sara sapeva che non doveva piangere, non piangeva spesso, solo quando correndo cadeva e si faceva male alle ginocchia. Il Giovane le ripetè spazientito quelle che dovevano essere domande, ma lei continuava a non capire e aveva sempre più paura, prese ad arrotolarsi i capelli, come faceva quando veniva sgridata.
Il Terzo e ultimo soldato, che era entrato nella loro casa, le si inginocchiò accanto.
«Vuole sapere come ti chiami» le disse con occhi distanti e acquosi.
A quel punto le venne in mente la fiaba che le raccontava sempre suo cugino, quella della rana che moriva bollita perché continuava ad adattarsi a stare ne pentolone mentre l’acqua si scaldava, invece di saltare subito fuori, e allora la piccola, preso tutto il suo coraggio, disse ad alta voce «Sara» e subito aggiunse «Mentre di là sul letto c’è Mario» indicando la porta che la separava dalla mamma. Il Giovane tedesco abbaio qualcos’altro e il Terzo le chiese ancora
«E tuo papà dove è?»
Sara non se lo fece ripetere. Non si sarebbe adattata. Non si sarebbe mai fatta bollire. «Dato che sono due giorni che non mangiamo nulla papà ieri sera non è tornato a casa ma si è messo a fare la fila per il pane così stamattina finalmente mangeremo. Tonerà presto e sarà molto, molto arrabbiato»
Il Terzo si alzò e parlò con il suo Giovane superiore il quale disse un ”Nein” secco. Il Secondo tornò nella sala con la mamma presa ancora per il braccio. Li fecero vestire e poi in tutta fretta, uscirono. Sara diede la mano alla mamma, o meglio, si aggrappò ad una delle due borsa e con l’altra mano continuava ad arrotolare i suoi capelli neri, non le diedero neanche il tempo di portare con se la sua Lina.
Procedevano lenti, monotoni. Nel vagone si stava stretti, lì dentro c’era puzza di pipì mista a cacca, di sudore e di paura. Le poche voci dicevano che li avrebbero uccisi tutti. Lei faceva finta di non sentirle e durante il viaggio aveva messo il naso schiacciato in una piccola fessura cercando di respirare l’aria gelida della notte.
Aveva paura anche lei. Stavano facendo la fine della Rana. Tutti loro.
Il treno rallentò nel brusio generale fino a bloccarsi definitivamente. A quel punto le voci dei tedeschi li fecero ammutolire. Anche i i più piccoli erano muti. Lei non sapeva neanche se fossero ancora vivi. Era buio li dentro. Cinque giorni durati una eternità. Sentiva di averci passato l’intera vita, in quel vagone, e che fuori, non esisteva più nulla, non era mai esistito nulla, nemmeno il papà. Aprirono il portellone e la gente si riversò, il vento arrivava a folate, il freddo era pungente. Guardie e cani abbaiavano all’unisono e, una volta scesi, li divisero in due gruppi. Piccola come era ci mise un attimo a scivolare sotto il treno. Sembrava filar tutto liscio, nessuno si accorse di nulla. Passò sotto il vagone strusciando con le mani e le ginocchia a terra arrivando dall’altra parte, usci fuori, e si mise a correre. Non voleva fare la fine della rana e quel pensiero le diede la forza.
Sentì solo le e urla e i latrati dei cani alle sue spalle, poi uno sparo senza eco a rimbombare nella fredda mattina di Auschwitz.
Ultima modifica di Quarantine AlessandroCatanzaro il martedì 18 maggio 2021, 0:30, modificato 4 volte in totale.



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antico
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Re: La rana bollita

Messaggio#2 » lunedì 17 maggio 2021, 23:38

Ciao Quarantine e benvenuto nell'Arena. Prima cosa: devi presentarti con nome e cognome e se vuoi rimanere anonimo devi scrivermi in privato o contattarmi su fb come Maurizio Bertino. Seconda cosa: se ancora non ci sei, ti consiglio di entrare nel gruppo fb di Minuti Contati. Terza cosa: occhio che sei fuori come caratteri perché il massimo (spazi inclusi) è 4242 mentre al momento sei a 5133 e quindi saresti dentro con un MEGA MALUS che ti permetterebbe di ricevere e fare commenti, ma che ti taglierebbe fuori dalla classifica. Hai tempo fino all'una per accorciare e modificare quante volte vuoi il racconto.

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#3 » lunedì 17 maggio 2021, 23:58

Intanto grazie, è la prima volta che partecipo e sto leggendo tutto il regolamento.
Ora dovrei esserci con i caratteri (spazi inclusi) scusami per prima ma il contatore di pages me lo dava per buono :)
Si seguo già la pagina e
Va bene se ti scrivo qui la mia firma?

Alessandro Catanzaro

spero di aver fatto bene

e grazie per la bella avventura... ti cerco su fb comunque

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antico
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Re: La rana bollita

Messaggio#4 » martedì 18 maggio 2021, 0:02

Molto bene, ora è tutto ok! Nelle varie classifiche vuoi che metta poi il nick o ti taggo con il nome? :)

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#5 » martedì 18 maggio 2021, 0:03

Il nome va benissimo grazie. :) attendo fiducioso ma soprattutto contento per la bella serata.
Grazie e a presto.

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GiulianoCannoletta
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Re: La rana bollita

Messaggio#6 » mercoledì 19 maggio 2021, 17:30

Ciao Alessandro, piacere di averti letto.
Mi è piaciuta molto la tua interpretazione del tema. L'adattamento, in questo caso, non è una risorsa ma un pericolo. Adattarsi vuol dire abituarsi a una situazione spiacevole, come la rana che si abitua all'acqua calda fino a morire bollita. Sei stato fra i pochi, tra i racconti che ho letto, a dargli un'accezione del genere.
Tuttavia ci sono un po' di cose che non mi hanno convinto nel tuo racconto. La rana bollita è un rischio che la bambina si ripete in continuazione, un po' come un mantra, ma di fatto risponde a tutte le domande delle SS. La sua decisione di “non adattarsi” non mi pare sia declinata nei suoi comportamenti tranne che nel tentativo di fuga nel finale.
Un altro aspetto che non mi ha convinto al cento per cento riguarda lo stile che mi pare troppo distaccato e raccontato, nonostante sia tutto dal punto di vista della bambina.
La storia è comunque molto cupa e toccante, sia per la tematica che hai scelto, sia per le scene che hai narrato.
Complimenti, a rileggerci presto.
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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Ci_Effe
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Re: La rana bollita

Messaggio#7 » venerdì 21 maggio 2021, 0:07

Ciao Quarantine! Credo che purtroppo la punteggiatura e i refusi abbiano danneggiato un po’ il tuo racconto, perché a volte interrompevano l’immedesimazione. Gli aspetti positivi sono sicuramente l’idea di come rendere il tema (l’adattamento al negativo) e la resa delle SS attraverso gli occhi della bambina (su tutte l’idea di rendere alcune caratteristiche il loro nome proprio). A volte però non ho avuto chiare le reazioni della protagonista (quando entrano in casa e il fratellino piange lei è solo curiosa, parlando con le SS sembra quasi spavalda), che spesso sono spiegate quando avresti potuto farcele capire descrivendo i suoi gesti, o le espressioni, o le reazioni. Penso che il racconto migliorerebbe molto con una revisione e una focalizzazione più centrata.
Piccolissimo appunto solo personale: a una prima lettura avevo pensato che lei confondesse la realtà dell’arrivo delle SS con il sogno delle ranocchie parlanti (quindi che le vedesse un po’ come delle grandi rane cattive, cosa che ci stava tantissimo con l’immaginazione di una bambina). Non è un errore tuo visto che specifichi che lei si sveglia, è la mia mente che si era convinta, non so perché, che il bussare alla porta fosse anche quello all’interno del sogno :)

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#8 » venerdì 21 maggio 2021, 18:23

Sto leggendo per la prima volta giudizi di persone che non conosco. È bello. Sono “neutri” arrivano comunque in modo forte. E sto prendendo tanto. Certo avrei potuto fare molto meglio. A) non mi dovevo perdere il numero delle battute
b) essendo la prima volta non capivo se il tema doveva essere toccato, citato, intuito, nominato o altro. Sono contento di ricevere i vostri feedback. So anche che con l’esperienza alcuni vostri suggerimenti gestendo meglio il tempo riuscirò a vederli anche durante la gara. Comunque ci sta, parlare con chi è più esperto aiuta e se poi è un partecipante/lettore ancora di più. Grazie

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Gennibo
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Re: La rana bollita

Messaggio#9 » sabato 22 maggio 2021, 1:59

Ciao Alessandro e benvenuto nell'arena, ho letto il tuo racconto sperando che la ragazzina riuscisse a trovare una via di fuga, anche se piano piano le speranze si affievolivano. Mi è piaciuta la storia, forse poteva essere migliorata con una prima persona, e anche se il tema non è originalissimo acchiappa ed emoziona sempre il lettore. Con la storia delle rane lo hai reso più interessante anche se non ho capito cosa intende la bambina quando pensa di non volersi adattare e dà quella risposta sul padre alle SS, forse per dire che lui che al momento non c'è vuole far credere che potrebbe arrivare da un momento all'altro e salvarle?
Secondo me un buon racconto che con poche sistemazioni può migliorare molto.

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#10 » sabato 22 maggio 2021, 7:15

Gennibo ha scritto:Ciao Alessandro e benvenuto nell'arena, ho letto il tuo racconto sperando che la ragazzina riuscisse a trovare una via di fuga, anche se piano piano le speranze si affievolivano. Mi è piaciuta la storia, forse poteva essere migliorata con una prima persona, e anche se il tema non è originalissimo acchiappa ed emoziona sempre il lettore. Con la storia delle rane lo hai reso più interessante anche se non ho capito cosa intende la bambina quando pensa di non volersi adattare e dà quella risposta sul padre alle SS, forse per dire che lui che al momento non c'è vuole far credere che potrebbe arrivare da un momento all'altro e salvarle?
Secondo me un buon racconto che con poche sistemazioni può migliorare molto.


Proprio così, grazie. Le risposte della bambina dopo un primo momento di curiosità poi di paura, avevano proprio questo scopo. Ho fatto un primo errore nel numero di battute usando un programma di scrittura esterno a questo modulo ( cosa che non ripeterò più) me ne sono accorto relativamente tardi e nello sforbiciare di qua e là per recuperare ed eliminare almeno 1000 battute alla fine si è perso qualcosa. Il senso però ho cercato di farlo rimanere, ed è proprio questo, lei è coraggiosa e non si piega alla paura, non si adatta ( non piange ed è l’unica che prova una reazione di fuga). Grazie di aver colto.

In bocca al lupo.

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Debora D
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Re: La rana bollita

Messaggio#11 » sabato 22 maggio 2021, 22:01

Ciao Alessandro, benvenuto nell'Arena e piacere di leggerti.

Anche tu hai scelto un’ambientazione storica per declinare il tema. Una bambina protagonista che vive un'esperienza terribile fino al tragico epilogo è un'idea potente che secondo me avrebbe giovato di alcuni espedienti come una focalizzazione più profonda. Mi spiego.
Sara è la protagonista, seguiamo i fatti che le accadono, perciò il punto di vista sugli eventi è il suo. L’intento è farci empatizzare con una situazione terribile attraverso lo sguardo della bambina, ma nella realizzazione il punto di vista che hai scelto non è sempre quello a filtrare la realtà, spesso spunta la voce dell’autore e il narratore finisce per essere onnisciente. Il narratore onnisciente è meno efficace nel creare empatia e nel produrre nella mente di chi legge un film mentale che lo tenga ancorato alla storia (oltre che essere un po’ vecchio e meno amato al giorno d’oggi, anche se si tratta di gusto per molti).
Nel testo trovo quindi che intento e realizzazione siano in contrasto.
La persona narrativa che hai scelto, terza persona, a me piace ma riserva un bel po’ di tranelli proprio perché basta poco per confondere il lettore.
Mi spiego elencandoti i punti in cui vedo questa incongruenza, cioè gli elementi che hanno interrotto il mio film perché non rispettosi del punto di vista scelto. Se ti pare che io non mi sia spiegata, chiedi pure delucidazioni.

La scelta dei tempi verbali della prima sequenza. Ci racconti al trapassato prossimo cose che sono avvenute prima dei fatti presenti, cioè prima del qui e ora della storia. Era andata a letto con Lina, la sua bambola di pezza. La mamma, le aveva raccontato... 
Inoltre non c’è separazione fra i fatti che sono avvenuti prima del qui e ora e ciò che accade in scena.
Lei curiosa si era alzata e l’aveva seguita. Sara li vide entrare nel loro piccolo appartamento.
Trapassato prossimo e passato remoto uno dietro l’altro sono un errore perché ci fai saltare nel tempo della narrazione indietro e avanti e ci porti di nuovo nel passato qui Il Giovane alto e freddo, nella sua grigia divisa, le aveva puntato gli occhi addosso.
Al di là delle regole della sintassi, perché esistono sempre le licenze poetiche, la cosa provoca una stonatura, come uno scricchiolio nella mia mente che legge.

Elementi che sono la voce dell’autore e non il filtro del personaggio:
con Lina, la sua bambola di pezza. → ci spieghi che Lina è la bambola. Lei lo sa di sicuro quindi questa è un’informazione dell’autore.
 parlò con il suo Giovane superiore → Sara riconosce i gradi delle SS? È abbastanza grande da capire che il tedesco comanda? Può darsi, ma non lo so perché non riesco a determinare la sua età.
ma l’altra SS, la Seconda, la prese per un braccio  → questo significa che lei riconosce le SS? O è il narratore che lo spiega?
Il pianto del fratello → il fratello è Mario? Se sì, lo pensa come fratello invece che come Mario.
Il Giovane le ripetè spazientito quelle che dovevano essere domande, → quali domande? Non le sentiamo ma lei intuisce che sono domande. E come fa? (refuso in ripeté che vuole l'accento acuto)

Infine nella parte centrale non ho ben capito la reazione della bambina e il legame con il tema.
«E tuo papà dove è?»
Sara non se lo fece ripetere. Non si sarebbe adattata. Non si sarebbe mai fatta bollire.

In che modo lei non si adatta rispondendo però alle SS? Non mostra paura, non ammutolisce?
Alla fine scappa e pensa ancora alla rana, deduco che il collegamento stia nel non voler rimanere con il gruppo del vagone.

Ci sono alcuni refusi dovuti alla corsa, ma capisco la difficoltà della della gara che è quella che viviamo tutti.

Un’ultima cosa da insegnante di italiano (una piccola battaglia contro i mulini a vento)
ad una → questo uso della D eufonica è un ipercorrettismo molto diffuso ma non è corretto, se sei curioso dai uno sguardo a romanzi pubblicati recentemente e misura la percentuale di uso. Secondo le regole dell’ortografia la D eufonica è richiesta solo di fronte a vocale identica. Quindi a una e ad arrotolare

CONCLUSIONE: l’idea di adattamento negativo è molto originale anche se riconosco che non mi è arrivata subito, mi è servito un aiutino dagli altri lettori. Ci sono degli accorgimenti stilistici su cui potresti riflettere, se il tuo intento era quello di creare empatia con la bambina. Se volevi invece usare l’onnisciente perché sei consapevole delle opzioni e dell’effetto dell’una e dell’altra cosa, lascia stare tutto quello che ho detto e usa il mio commento solo per statistica, che effetto fa l’onnisciente su alcuni lettori del 2021?

Divertiti in questa edizione, spero di esserti stata utile e se vorrai ancora partecipare l'anno prossimo, sii sincero con me come lo sono stata io con te. Da quando solo nell’arena ho imparato tantissimo.

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#12 » domenica 23 maggio 2021, 7:50

Debora D ha scritto:Ciao Alessandro, benvenuto nell'Arena e piacere di leggerti.

Anche tu hai scelto un’ambientazione storica per declinare il tema. Una bambina protagonista che vive un'esperienza terribile fino al tragico epilogo è un'idea potente che secondo me avrebbe giovato di alcuni espedienti come una focalizzazione più profonda. Mi spiego.
Sara è la protagonista, seguiamo i fatti che le accadono, perciò il punto di vista sugli eventi è il suo. L’intento è farci empatizzare con una situazione terribile attraverso lo sguardo della bambina, ma nella realizzazione il punto di vista che hai scelto non è sempre quello a filtrare la realtà, spesso spunta la voce dell’autore e il narratore finisce per essere onnisciente. Il narratore onnisciente è meno efficace nel creare empatia e nel produrre nella mente di chi legge un film mentale che lo tenga ancorato alla storia (oltre che essere un po’ vecchio e meno amato al giorno d’oggi, anche se si tratta di gusto per molti).
Nel testo trovo quindi che intento e realizzazione siano in contrasto.
La persona narrativa che hai scelto, terza persona, a me piace ma riserva un bel po’ di tranelli proprio perché basta poco per confondere il lettore.
Mi spiego elencandoti i punti in cui vedo questa incongruenza, cioè gli elementi che hanno interrotto il mio film perché non rispettosi del punto di vista scelto. Se ti pare che io non mi sia spiegata, chiedi pure delucidazioni.

La scelta dei tempi verbali della prima sequenza. Ci racconti al trapassato prossimo cose che sono avvenute prima dei fatti presenti, cioè prima del qui e ora della storia. Era andata a letto con Lina, la sua bambola di pezza. La mamma, le aveva raccontato... 
Inoltre non c’è separazione fra i fatti che sono avvenuti prima del qui e ora e ciò che accade in scena.
Lei curiosa si era alzata e l’aveva seguita. Sara li vide entrare nel loro piccolo appartamento.
Trapassato prossimo e passato remoto uno dietro l’altro sono un errore perché ci fai saltare nel tempo della narrazione indietro e avanti e ci porti di nuovo nel passato qui Il Giovane alto e freddo, nella sua grigia divisa, le aveva puntato gli occhi addosso.
Al di là delle regole della sintassi, perché esistono sempre le licenze poetiche, la cosa provoca una stonatura, come uno scricchiolio nella mia mente che legge.

Elementi che sono la voce dell’autore e non il filtro del personaggio:
con Lina, la sua bambola di pezza. → ci spieghi che Lina è la bambola. Lei lo sa di sicuro quindi questa è un’informazione dell’autore.
 parlò con il suo Giovane superiore → Sara riconosce i gradi delle SS? È abbastanza grande da capire che il tedesco comanda? Può darsi, ma non lo so perché non riesco a determinare la sua età.
ma l’altra SS, la Seconda, la prese per un braccio  → questo significa che lei riconosce le SS? O è il narratore che lo spiega?
Il pianto del fratello → il fratello è Mario? Se sì, lo pensa come fratello invece che come Mario.
Il Giovane le ripetè spazientito quelle che dovevano essere domande, → quali domande? Non le sentiamo ma lei intuisce che sono domande. E come fa? (refuso in ripeté che vuole l'accento acuto)

Infine nella parte centrale non ho ben capito la reazione della bambina e il legame con il tema.
«E tuo papà dove è?»
Sara non se lo fece ripetere. Non si sarebbe adattata. Non si sarebbe mai fatta bollire.

In che modo lei non si adatta rispondendo però alle SS? Non mostra paura, non ammutolisce?
Alla fine scappa e pensa ancora alla rana, deduco che il collegamento stia nel non voler rimanere con il gruppo del vagone.

Ci sono alcuni refusi dovuti alla corsa, ma capisco la difficoltà della della gara che è quella che viviamo tutti.

Un’ultima cosa da insegnante di italiano (una piccola battaglia contro i mulini a vento)
ad una → questo uso della D eufonica è un ipercorrettismo molto diffuso ma non è corretto, se sei curioso dai uno sguardo a romanzi pubblicati recentemente e misura la percentuale di uso. Secondo le regole dell’ortografia la D eufonica è richiesta solo di fronte a vocale identica. Quindi a una e ad arrotolare

CONCLUSIONE: l’idea di adattamento negativo è molto originale anche se riconosco che non mi è arrivata subito, mi è servito un aiutino dagli altri lettori. Ci sono degli accorgimenti stilistici su cui potresti riflettere, se il tuo intento era quello di creare empatia con la bambina. Se volevi invece usare l’onnisciente perché sei consapevole delle opzioni e dell’effetto dell’una e dell’altra cosa, lascia stare tutto quello che ho detto e usa il mio commento solo per statistica, che effetto fa l’onnisciente su alcuni lettori del 2021?

Divertiti in questa edizione, spero di esserti stata utile e se vorrai ancora partecipare l'anno prossimo, sii sincero con me come lo sono stata io con te. Da quando solo nell’arena ho imparato tantissimo.



Grazie Debora,
Grazie del bellissimo lavoro di lettura che hai fatto.
Sì è vero, riscontro anche io molte cose che mi hai sottolineato. Mi piace scrivere in velocità ma non ho raggiunto una qualità tale da potermelo permettere se non con questi risultati. Con le d eufoniche ci sto lavorando e con una seconda lettura di solito le elimino e tante altre imperfezioni riesco ad aggiustarle in corso d’opera. Ci sta. Sono contento anche che tu mi abbia cerchiato il “bambola di pezza” perché lo volevo togliere andando poi a marcarlo nel momento in cui l’SS porta via la mamma trattandola come tale. Insomma sì. Sul grado del Giovane e come lei abbia potuto capirlo magari potremmo discuterne ma diciamo che questo entra nel calderone delle cose e se fosse anche una punta di zucchero con tutto il sale che c’è poco si noterebbe. ☺️
Grazie davvero e buon contest a te!

FilippoR
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Re: La rana bollita

Messaggio#13 » martedì 25 maggio 2021, 14:09

Ciao Alessandro e piacere di leggerti,
nel tuo racconto ci sono state svariate cose che mi hanno reso meno fluida la lettura, quando metti troppe frasi senza andare a capo (soprattutto nella parte iniziale e verso la fine, ma in misura minore anche in altri punti), i vari refusi (dati dal taglio di caratteri e dalla velocità credo) ma anche lo stile non mi ha convinto completamente perché troppo raccontato.
Sicuramente ti ha anche penalizzato il dover tagliare a causa del conteggio errato dello strumento che hai utilizzato per cui il senso di alcune cose si è perso, ma che hai giustificato negli altri commenti.
La storia comunque mi è piaciuta nonostante i difetti che ti ho riportarto qua sopra.
Alla prossima.

Giulio_Marchese
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Re: La rana bollita

Messaggio#14 » mercoledì 26 maggio 2021, 11:24

Ciao Alessandro.
Il tuo racconto purtroppo mi è apparso un po' ostico da leggere, anche la metafora della rana bollita non mi è sembrata molto calzante e non ho trovato particolarmente originale la declinazione del tema, malgrado sia chiara. Punti molto sul contesto storico che, essendo in sé tragico, rende la vicenda del singolo tragica a sua volta. Il fatto è che non ha toccato le mie corde, sarà che ho letto di tale contesto in tutte le salse e quindi non ho trovato molto originale la storia che ci proponi. Alcuni passaggi ostici o poco chiari ti sono stati sottolineati da altri commentatori, quindi mi limito all'impressione generale che mi ha dato.

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Antonio Pilato
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Re: La rana bollita

Messaggio#15 » mercoledì 26 maggio 2021, 14:37

Ciao Alessandro, devo dire che speravo di capitare come lettore e commentatore di un racconto dal titolo "La rana bollita".
E' un racconto che mi è piaciuto molto, severamente toccante, e ho trovato molta attinenza con il tema.
Peccato per alcuni refusi, a volte sgrammaticati, perché con un semplice editing di 10 minuti avresti potuto anche toccare la vetta della mia classifica.
Comunque sia, sei stato molto bravo, mi sei piaciuto.

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wladimiro.borchi
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Re: La rana bollita

Messaggio#16 » mercoledì 26 maggio 2021, 19:07

Ciao ALessandro,
al netto delle questioni eminente tecniche che ti hanno già evidenziato gli esimi colleghi che mi hanno preceduto, una buonissima idea e una discreta realizzazione.
Sarà davvero difficile mettere il tuo racconto in classifica, perché l'istinto di dargli un posto di riguardo ci sarebbe, ma al contempo vorrei premiare chi ha utilizzato uno stile più professionale.
Ci ragione e vedrai alla fine.
A rileggerci presto
W

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#17 » mercoledì 26 maggio 2021, 22:12

wladimiro.borchi ha scritto:Ciao ALessandro,
al netto delle questioni eminente tecniche che ti hanno già evidenziato gli esimi colleghi che mi hanno preceduto, una buonissima idea e una discreta realizzazione.
Sarà davvero difficile mettere il tuo racconto in classifica, perché l'istinto di dargli un posto di riguardo ci sarebbe, ma al contempo vorrei premiare chi ha utilizzato uno stile più professionale.
Ci ragione e vedrai alla fine.
A rileggerci presto
W



Grazie mille per questo commento. È stato per me importante riceverlo
In bocca al lupo a te
A presto

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#18 » mercoledì 26 maggio 2021, 22:14

Antonio Pilato ha scritto:Ciao Alessandro, devo dire che speravo di capitare come lettore e commentatore di un racconto dal titolo "La rana bollita".
E' un racconto che mi è piaciuto molto, severamente toccante, e ho trovato molta attinenza con il tema.
Peccato per alcuni refusi, a volte sgrammaticati, perché con un semplice editing di 10 minuti avresti potuto anche toccare la vetta della mia classifica.
Comunque sia, sei stato molto bravo, mi sei piaciuto.


Grazie Antonio,
Ora che ho conosciuto come funziona il contest e la gestione del tempo e dei caratteri a disposizione spero di poter fare meglio la prossima volta. Grazie davvero

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#19 » mercoledì 26 maggio 2021, 22:15

FilippoR ha scritto:Ciao Alessandro e piacere di leggerti,
nel tuo racconto ci sono state svariate cose che mi hanno reso meno fluida la lettura, quando metti troppe frasi senza andare a capo (soprattutto nella parte iniziale e verso la fine, ma in misura minore anche in altri punti), i vari refusi (dati dal taglio di caratteri e dalla velocità credo) ma anche lo stile non mi ha convinto completamente perché troppo raccontato.
Sicuramente ti ha anche penalizzato il dover tagliare a causa del conteggio errato dello strumento che hai utilizzato per cui il senso di alcune cose si è perso, ma che hai giustificato negli altri commenti.
La storia comunque mi è piaciuta nonostante i difetti che ti ho riportarto qua sopra.
Alla prossima.


Grazie Filippo
Al prossimo giro di ruota
In bocca al lupo a te
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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La rana bollita

Messaggio#20 » mercoledì 26 maggio 2021, 22:17

Giulio_Marchese ha scritto:Ciao Alessandro.
Il tuo racconto purtroppo mi è apparso un po' ostico da leggere, anche la metafora della rana bollita non mi è sembrata molto calzante e non ho trovato particolarmente originale la declinazione del tema, malgrado sia chiara. Punti molto sul contesto storico che, essendo in sé tragico, rende la vicenda del singolo tragica a sua volta. Il fatto è che non ha toccato le mie corde, sarà che ho letto di tale contesto in tutte le salse e quindi non ho trovato molto originale la storia che ci proponi. Alcuni passaggi ostici o poco chiari ti sono stati sottolineati da altri commentatori, quindi mi limito all'impressione generale che mi ha dato.


Grazie Giulio
Comunque per l’attenzione e il tempo dedicato
Ci si rivedrà al prossimo racconto!
In bocca al lupo

Giulio_Marchese
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Re: La rana bollita

Messaggio#21 » giovedì 27 maggio 2021, 21:39

Grazie Giulio
Comunque per l’attenzione e il tempo dedicato
Ci si rivedrà al prossimo racconto!
In bocca al lupo


Grazie a te! Alla prossima ;)

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antico
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Re: La rana bollita

Messaggio#22 » domenica 30 maggio 2021, 15:19

Un buon esordio nell'Arena, anche tenuto conto del fatto che in una prima stesura non hai rispettato i caratteri e hai poi dovuto sfrondare parecchio. Qualche problema quando introduci la metafora della rana perché non è subito chiara l'applicazione alla situazione (poi lo diventa), ma, soprattutto, come una bimba così piccola l'abbia potuta comprendere e applicare. Non ho ben capito perché metti la G maiuscola in giovane, mi è sembrato accessorio e poco funzionale. Occhi che ti perdi completamente la madre e anche il fratello, nella parte finale spariscono e non interagiscono più con Sara. Molto buono il finale. Ottima la declinazione del tema. Concludendo, ci sono parecchie problematiche dovute al taglio che hai dovuto fare, ma il racconto riesce a tenere la barra dritta e arrivare alla fine in modo funzionale, per me siamo dalle parti di un pollice tendente verso il positivo anche se non in modo brillante e ti piazzo dietro al parivalutato racconto di Mantoani (molto più ordinato) e davanti a quello di Canella (troppo ermetico in questa lunghezza).

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