La poesia dipinta

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Sirimedho
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La poesia dipinta

Messaggio#1 » martedì 18 maggio 2021, 0:39

La poesia dipinta
di Sirimedho Stefano De Luca

Matsuo continuava a fissare il quadrato di seta davanti a sé, ancora completamente intonso, i pennelli asciutti, inusati. Gli occhi andavano dalla seta alla poesia scritta sul muro, dalla poesia agli schizzi, strappati e buttati a terra. Ormai non li leggeva nemmeno più, quei soli dodici ideogrammi, affilati come un coltello, che però lui non riusciva a trovare la strada per trasformarli in dipinto.

Una settimana prima un collezionista, vestito con uno splendido abito tradizionale, gli aveva commissionato un quadro, purché fosse l’adattamento dei versi di Bashō, il monaco poeta. Intrigato dall’idea, rispose subito di sì. Gli chiese se desiderava qualcosa in particolare, e l’uomo annuì, per poi recitarla: “In cielo un lampo. / Nel buio della notte, / stridere degli aironi in volo.
«E’ un suo haiku? Non lo conoscevo.»
«Sì, uno dei migliori in assoluto. E mi piacciono anche i suoi quadri, credo che lei sia proprio adatto a tradurlo in un’immagine.»
«Quei lampi sarebbero perfetti per un quadro astratto.»
«No. Come vede, sono un anziano signore molto tradizionale. Vorrei che dipingesse su seta, una calligrafia di quei versi con immagini nello stile di Buson, per rimanere in tema.»
«Non è il mio stile, potrei fare meglio con la mia tecnica.»
«Forse è vero, eppure preferirei che provasse in quel modo. L’incontro della tradizione con la modernità non potrà che essere interessante. Lei ha lo stesso nome del poeta, non può che essere un segno favorevole.» Lo guardò negli occhi, si incoiò a mani giunte e in un sussurro disse: «La prego.» Fu così che Matsuo si lasciò convincere.

Quando però si era messo a pensare a come dipingerlo, la sua mente rimase nera come la notte prima del lampo.
Fatto sta che per penetrare quei versi avrebbe dovuto viverli, e lui non era mai stato fuori in una tempesta, di notte, a guardare il cielo. Così i bozzetti uscivano di maniera, insulsi, spenti.
Ma quella sera poteva provare a vivere qualcosa di simile. Era già mezz’ora che schioccavano fulmini talmente grandi e vicini da rischiarare la stanza. Quasi senza accorgersene, indossò un impermeabile e uscì nella notte, entrando e camminando nel vicino bosco di querce.
Dopo un primo fulmine, la quiete. Notte di luna nuova, cielo coperto, non si vedeva davvero nulla. «Sarà stato lo stesso nella notte dell’altro Matsuo», pensò, e rimase sul sentiero in attesa di un lampo.

Quando arrivò, rischiò di morire dalla paura. Alla luce, si disvelò il volto di una donna, proprio davanti a lui. Il sangue gli si gelò, più che una donna era sicuro che fosse un fantasma! Ma lei lo saluto con garbo, scusandosi di essere apparsa così all’improvviso. Gli disse che stava facendo un’escursione e si era persa; non aveva idea di dove si trovasse e gli chiedeva di aiutarla.
Matsuo fece del suo meglio per superare lo shock. Le disse di seguirlo e si voltò per tornare a casa. Sennonché tanto era il buio che la dovette prendere per mano per accompagnarla. Era una mano piccola, dalla pelle setosa, calda anche nel freddo della notte. Iniziò così a desiderarla, ancor prima di scoprirne la bellezza, alla luce dello studio.
Mangiarono insieme. Poi lei gli sorrise, lui le sorrise, e fu così che fecero l’amore sdraiati su un futon di fronte alla seta del dipinto, candido memento del vuoto. Matsuo si sentì vibrare, trascinato dall’amore come un uccello in aria, uno di quegli aironi che prima non riusciva a capire, ma che adesso sì, che poteva.
Appena lei si addormentò, si mise a dipingere, ora sapeva com’era un’illuminazione improvvisa, penetrare il vuoto in un momento! Con poche pennellate tratteggiò la notte, con poche altre una montagna. Dedicò ore a dipingere due aironi in volo, finché non si sentì troppo stanco per continuare: ormai albeggiava e si mise a dormire vicino alla donna misteriosa, riempendosi del suo odore e del suo calore.
Si svegliò la mattina, con la luce del sole ormai alta. Lei non c’era più. La cercò ovunque, prima di tornare nello studio, deluso. Guardò il quadro; fu così che vide che ora gli aironi erano tre: il terzo completamente bianco, come quella penna che era rimasta sul futon.
Ultima modifica di Sirimedho il martedì 18 maggio 2021, 0:45, modificato 6 volte in totale.



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antico
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#2 » martedì 18 maggio 2021, 0:40

Ciao Stefano! Caratteri e tempo ok, buona ALL STARS EDITION anche a te!

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Sirimedho
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#3 » martedì 18 maggio 2021, 0:49

Grazie Antico, e ben ritrovato!

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MatteoMantoani
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#4 » mercoledì 19 maggio 2021, 11:38

Prime Impressioni: Ben tornato Sirimedho, piacere di rileggerti. Il tuo racconto è certamente elegante e trasporta una certa potenza visiva e immaginativa, l’ho letto con piacere.

Aderenza al Tema: Ho dovuto un po’ sforzarmi per capire dov’era l’”adattamento”, però ho poi capito che il quadro è l’adattamento della poesia. Il tema è quindi declinato in senso artistico, idea originale.

Punti di Miglioramento: Complice di sicuro la fretta e l’”effetto Minuti Contati”, ho trovato un paio di errori grammaticali:
Ormai non li leggeva nemmeno più, quei soli dodici ideogrammi, affilati come un coltello, che (però) lui non riusciva a trovare la strada per trasformarlie in dipinto.
Purtroppo questa frase un po’ farraginosa mi ha spezzato la lettura, e ho dovuto iniziare a leggere daccapo. Peccato.
Altro piccolo errore:
Quando però si era messo a pensare a come dipingerlo, la sua mente rimase era rimasta nera come la notte prima del lampo.
A parte questo, forse anche un ultima piccola nota:
Quando arrivò, rischiò di morire dalla paura
A parte la frase fatta, che è un po’ un cliché linguistico, hai già detto che Matsuo ha raggiunto il bosco, quindi non si capisce dove sarebbe arrivato.

Punti di Forza: Il tema del gioco pittore/committente sta molto a cuore anche a me (un mio racconto di qualche edizione fa ricalcava la stessa idea), però tu ci hai aggiunto quel tocco magico che rende il tutto particolare. L’atmosfera orientaleggiante è resa molto bene: gli elementi come l’haiku, la scrittura fatta di tratti taglienti, la natura astratta raffigurata nelle pitture giapponesi. Il finale è degno di una bella fiaba, con questa donna che si trasforma in animale, archetipo molto giapponese (mi viene in mente un bel film dello studio Ghibli: “La Tartaruga Rossa”).

Conclusioni: Al netto di qualche errorino, il tuo racconto mi ha colpito per la sua bellezza e la poesia che racchiude, nonché per il finale onirico e delicato. Insomma, molto bravo. A presto a rileggerti!

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Sirimedho
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#5 » mercoledì 19 maggio 2021, 15:02

Buonasera Matteo,

grazie per il commento, molto preciso e generoso.

Sono innanzi tutto contento che tu l'abbia apprezzato, che per me è la cosa più importante. Sono anche contento che hai trovato subito il modo in cui ho interpretato il tema, con l'adattamento da poesia a dipinto. Mi ha divertito giocare con la mitologia della volpe che si trasforma in donna, stavolta sotto forma di airone.

Rispetto agli errori che hai trovato, debbo confessare che è l'inevitabile frutto dei rimaneggiamenti all'ultimo minuto, avendo consegnato poco prima dell'una, ormai il cervello si rifiutava di funzionare! La parte "Quando arrivò", l' "arrivò" non si riferisce a lui ma al lampo, di cui lui nell'ultima frase era in attesa - senz'altro da chiarire meglio.

Grazie e a presto rileggerci!

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Signor_Darcy
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#6 » giovedì 20 maggio 2021, 18:00

Ciao Stefano.
In un primo momento ho pensato che il tema fosse richiamato dal pittore che deve appunto adattare il suo stile alla richiesta del committente; poi, in effetti, anche leggendo il commento precedente, è evidente come la realtà sia quella dell’adattamento di un testo letterario (che peraltro è come ho anch’io declinato il tutto, anche se in un ambito teatrale). Molto bene, dunque.
Si capisce che conosci e ami la cultura giapponese: traspare tanto, al limite del troppo; ma non è mai una cosa spocchiosa e invasiva, quindi bene così.
Al netto degli errori che ti hanno già fatto notare, non ho particolarmente apprezzato alcune figure retoriche, forse un po’ artefatte (“La sua mente rimase nera come la notte prima del lampo”, per esempio). Inoltre stride un po’ quel “dedicò ore a dipingere due aironi in volo” a fronte delle poche pennellate guidate dall’ispirazione.
Ultimissima cosa, il fatto che proprio la sera della commissione ci sia un temporale coi controfiocchi è una coincidenza forse evitabile senza penalizzare granché il racconto.
Detto questo, sicuramente un buon racconto, molto poetico, con una buona gestione dello spazio (tanto che leggendo ho avuto l’impressione che eccedesse il limite di caratteri, come se si fosse adattato alle intenzioni dello scrittore).

viviana.tenga
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#7 » venerdì 21 maggio 2021, 13:08

Ciao Stefano,
Il tuo racconto mi ha ricordato subito a "L'assassinio del Commendatore" di Murakami; a parte l'ambientazione, anche lì c'è un pittore che vive nel bosco, con alcuni punti in comune con il tuo protagonista. Non so se sia una coincidenza o una fonte di ispirazione effettiva.
In ogni caso, penso tu abbia fatto un buon lavoro nel creare l'atmosfera e rivisitare temi classici del folklore giapponese. Come ti hanno già fatto notare, alcune frasi potevano essere rifinite, probabilmente è stato anche un problema di tempo.

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#8 » sabato 22 maggio 2021, 10:59

Bello Bello Bello.
Ecco, in poche righe mi hai portato in un mondo lontano, senza bisogno di sottolineare l'epoca. L'arte, il sogno, il Daimon. Ti faccio i miei complimenti. L'ho gustato veramente tutto, fino in fondo. Il finale l'ho ipotizzato giusto un secondo prima. Ma questo non lo ha reso meno emozionante.
Dialoghi, scene, ritmo, colore, odore, amore, emozione. C'è tutto, e lo hai fatto in una pagina o poco più.

Punto di forza: Tutto.
Punto debole: non c'è, ma se mai volessi proprio cercarlo con il lanternino, il tema adattamento che risiede nel comportamento di lui, che si adatta a compiere un lavoro con una tecnica che non sente propria, rimane leggermente marginale a una prima lettura. Ma in realtà nasce tutto da lì.

Ps. leggo ora gli altri commenti, quindi ecco che il tema adattamento lo trovo anche nell' adattare il quadro alla poesia. Diciamo che ci possono stare entrambi secondo me. Gli errori della scrittura sicuro sono da imputare al taglio e ritaglio. Ma io, perso nella trama, non li ho notati. Con un piccolo controllo senza pressione si correggono.

Bravo, per me il migliore fino ad ora.
Ultima modifica di Quarantine AlessandroCatanzaro il lunedì 24 maggio 2021, 10:06, modificato 1 volta in totale.

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Sirimedho
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#9 » sabato 22 maggio 2021, 14:44

Buonasera Stefano,

grazie degli utili commenti, che userò in fase di revisione.
Rispondendo alle tue osservazioni, le ore per gli aironi confronto alle altre poche pennellate per lo sfondo fa riferimento ad una tecnica tradizionale in cui si lasciava sfuocato lo sfondo per dare risalto al tema, in questo caso gli aironi. Ma senz'altro si può ammorbidire l'espressione.
Rispetto alla notte di fulmini (in realtà non piove), questa non avviene il giorno della commissione, ma in un momento successivo dopo un po' di tempo che non riesce a dipingere, come veniva indicato (senza troppi dettagli) all'inizio.
Sono molto contento del tuo commento sull'uso dello spazio, significa che partecipare a queste gare di Minuti Contati pian piano migliora lo stile!
Grazie e buon contest!

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Re: La poesia dipinta

Messaggio#10 » sabato 22 maggio 2021, 14:47

Buonasera Viviana,

grazie del commento.

Ho letto "L'assassinio del Commendatore" di Murakami e tutti gli altri suoi libri. In questo caso però non penso che sia stata un'ispirazione, anche perché non trovo altri punti in comune oltre quelli che hai detto, l'essere pittore e vivere vicino ad un bosco. Rispetto invece alla coloritura, questo può essere, perché adoro la letteratura giapponese, sia la prosa che la poesia, e in questo racconto volevo proprio riprendere un tema favolistico tradizionale, quello della volpe che si trasforma in donna, ma in un contesto diverso.

Grazie dei complimenti e a presto rileggerci. Buon contest!

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Sirimedho
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#11 » sabato 22 maggio 2021, 14:49

Buonasera Alessandro,

che dire se non grazie? Dopo un commento così è meglio tacersi! Sono davvero contento che ti abbia dato delle emozioni, spero di riuscirci ancora.

Un caro saluto e buon contest!

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Sirimedho
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#12 » sabato 22 maggio 2021, 14:54

Buonasera Andrea, rispondo qui al tuo commento.
Andrea Furlan ha scritto:complimenti! Il tuo racconto delicato e poetico mi ha preso da subito, con la sua atmosfera orientale e i tempi ben costruiti, soprattutto nella narrazione con il flashback che genera il contesto dell’azione e il resto raccontato in modo cronologico. Bello anche l’equilibrio fra sensazioni visive che supportano la creazione dell’opera d’arte. Il finale mi ha emozionato, con l’apparizione dell’airone bianco a sostituire la musa che ha finalmente ispirato l’artista. Mi sono chiesto se l’haiku fosse noto, scritto da un autore giapponese, o se sia tuo e creato espressamente per il racconto.
Il tema dell’adattamento è centrato tramite il lavoro interiore dell’artista e il suo sblocco finale.
Non ho commenti negativi, a parte un paio di refusi qui e là.


Innanzi tutto grazie per il commento così generoso, che mi rende davvero felice.
Rispetto all'haiku, è di Matsuo Bashō, un monaco zen del secondo '600 considerato il più grande scrittore di questo genere. Anche io ne scrivo, ma di fronte a quel livello non posso che inchinarmi!

Un caro saluto e a presto rileggerci.
Buon contest!

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Re: La poesia dipinta

Messaggio#13 » sabato 22 maggio 2021, 15:25

Ciao Stefano e piacere di averti letto.
Il tuo racconto è gradevole e poetico.
Come ben sai però, visto che non ne ho mai fatto segreto anche nelle altre edizioni in cui ti ho commentato, non è lo stile che preferisco.
Mi trovo in difficoltà, perché non vorrei che a causa mia la tua classifica finale fosse penalizzata, ma ho notato con piacere che il racconto è stato molto apprezzato dagli altri commentatori. Per lo meno mi sentirò meno in colpa nel posizionarti in quinta posizione.
Se vuoi sapere cosa non mi è piaciuto del racconto avevo già pronto un commento molto più puntiglioso e puntuale, ma i nostri stili di scrittura sono così lontani che sarebbe come un pallavolista che cerca di insegnare qualcosa a un calciatore.
Porto in ogni caso il massimo rispetto per il tuo lavoro e per il tuo stile.
In bocca al lupo per l'edizione.

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Re: La poesia dipinta

Messaggio#14 » sabato 22 maggio 2021, 15:51

Buonasera Fagiolo.
Ovviamente sentiti libero di mettermi in qualunque posizione tu preferisci! Però forse oltre il gusto (che ci sta!) nel giudizio dovrebbero contare anche altri aspetti.
Buon contest.

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Fagiolo17
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#15 » sabato 22 maggio 2021, 17:08

Certo, oltre al gusto soggettivo tengo anche conto di aspetti più tecnici.
Ti cito alcune delle cose che tecnicamente non mi sono piaciute:

Come vede, sono un anziano signore molto tradizionale. Battuta poco credibile detta da un anziano signore molto tradizionale.
Quando però. Fatto sta. Dopo. Quando arrivò. Sennonché. Tutte locuzioni che possono essere eliminate.
«Sarà stato lo stesso nella notte dell’altro Matsuo», pensò. Il pensò in linea di massima è superfluo, ma hai utilizzato lo stesso simbolo usato per i dialoghi. Potevi mettere le virgolette, oppure il corsivo.
Nel dialogo finale usi il discorso indiretto, che è senza dubbio meno potente e meno interessante di quello diretto in un momento importante per il racconto dove il protagonista incontra la sua musa.
Guardò il quadro; fu così che vide. Al di là che nella scrittura immersiva si sconsigli l'uso di verbi percettivi, questa frase suona proprio male.

Questo non per fare il maestrino, solo per evidenziarti quali sono i problemi a livello di prosa che non mi hanno fatto apprezzare il tuo brano.

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Re: La poesia dipinta

Messaggio#16 » sabato 22 maggio 2021, 18:22

Grazie degli appunti, sicuramente utilissimi in fase di revisione, specie quello sulle locuzioni.
La ragione per cui alla fine c'è più discorso indiretto è la volontà di entrare in una dimensione più fiabesca, ma di questo avevamo già discusso altre volte :-D
Grazie!

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Andrea Furlan
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#17 » sabato 22 maggio 2021, 19:26

Ciao Stefano,
complimenti! Il tuo racconto delicato e poetico mi ha preso da subito, con la sua atmosfera orientale e i tempi ben costruiti, soprattutto nella narrazione con il flashback che genera il contesto dell’azione e il resto raccontato in modo cronologico. Bello anche l’equilibrio fra sensazioni visive che supportano la creazione dell’opera d’arte. Il finale mi ha emozionato, con l’apparizione dell’airone bianco a sostituire la musa che ha finalmente ispirato l’artista. Mi sono chiesto se l’haiku fosse noto, scritto da un autore giapponese, o se sia tuo e creato espressamente per il racconto.
Il tema dell’adattamento è centrato tramite il lavoro interiore dell’artista e il suo sblocco finale.
Non ho commenti negativi, a parte un paio di refusi qui e là.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#18 » lunedì 24 maggio 2021, 23:15

Ciao Stefano.
Un po’ come il buon Fagiolo, pure io, di primo acchito, mi sono sentito allontanato dallo stile di questo racconto. Va però detto che, considerando la dimensione fiabesca del brano, il raccontato in questo caso può funzionare. Il problema è semmai che il testo è a mio avviso denso di tante piccole crepe che, prese nel loro complesso, minano sulla qualità generale. Sugli errori di battitura ti è già stato detto (aggiungo solo un “Ma lei lo saluto con garbo” e un “E’ un suo haiku?”; scusa, ma il grammar nazi che vive dentro di me proprio non riesce a sopportare l’asterisco al posto dell’accento), così come le consecutio temporum non sempre perfette. Quello che però è, a mio avviso, il problema principale del tuo testo è la non perfetta gestione dello stile.

Prendiamo i dialoghi. Nella prima parte adotti il discorso diretto. Poi, però, nella seconda parte passi all’indiretto. Peccato che la parte più intensa, quella che più di ogni altra avrebbe necessitato di entrare nel vivo della scena, facendola vivere al lettore, era proprio la seconda, non certo la prima.

Altri passaggi a mio avviso miglirabili.

Matsuo continuava a fissare il quadrato di seta davanti a sé, ancora completamente intonso, i pennelli asciutti, inusati.

Quel “completamente” è inutile, così come il 99,99% degli avverbi italiani. Un oggetto o è intonso o non lo è.

Ma quella sera poteva provare a vivere qualcosa di simile. Era già mezz’ora che schioccavano fulmini talmente grandi e vicini da rischiarare la stanza. Quasi senza accorgersene, indossò un impermeabile e uscì nella notte, entrando e camminando nel vicino bosco di querce.

Perché “quasi senza accorgersene”? Da come presenti la scena non sembra che il protagonista sia mosso da forze esterne, quindi per il lettore ogni sua azione è frutto della sua volontà e di quella soltanto. Oltretutto, "quasi senza accorgersene" è una frase fatta.

Matsuo fece del suo meglio per superare lo shock

Il tuo racconto catapulta il lettore in un immaginario orientale fatto di eleganza e tradizione. Questo per dire che un termine di origine francese come “shock” risalta a gran voce nel testo, strappando il lettore dall’immersione in quel tuo Giappone immaginario.

Per concludere, storia piacevole, ma resa su carta (pardon, schermo) a mio avviso subottimale, e non lo dico per il mio scarso amore verso il raccontato rispetto al mostrato, bensì perché, al di là dei molti errori di battitura, il testo non si mostra omogeneo dal punto di vista stilistico. Un peccato.
Alla prossima.
lupus in fabula

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Sirimedho
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#19 » martedì 25 maggio 2021, 11:04

Buongiorno Alessandro,

grazie degli utili suggerimenti.

John Doe ha scritto:Prendiamo i dialoghi. Nella prima parte adotti il discorso diretto. Poi, però, nella seconda parte passi all’indiretto. Peccato che la parte più intensa, quella che più di ogni altra avrebbe necessitato di entrare nel vivo della scena, facendola vivere al lettore, era proprio la seconda, non certo la prima.


Senz'altro sperimenterò una variante con discorso diretto anche per la seconda parte. Mi chiedo però quanto possa cambiare, viste le due parole che i personaggi si scambiano.



John Doe ha scritto:
Ma quella sera poteva provare a vivere qualcosa di simile. Era già mezz’ora che schioccavano fulmini talmente grandi e vicini da rischiarare la stanza. Quasi senza accorgersene, indossò un impermeabile e uscì nella notte, entrando e camminando nel vicino bosco di querce.

Perché “quasi senza accorgersene”? Da come presenti la scena non sembra che il protagonista sia mosso da forze esterne, quindi per il lettore ogni sua azione è frutto della sua volontà e di quella soltanto. Oltretutto, "quasi senza accorgersene" è una frase fatta.


Come hai correttamente rilevato, non ci sono forze esterne che lo spingono. Ma non sempre le persone sono consapevoli di quello che fanno, talvolta guidate da abitudini, desideri o, più genericamente, da movimenti dell'inconscio, come nel caso del personaggio.

John Doe ha scritto:
Matsuo fece del suo meglio per superare lo shock

Il tuo racconto catapulta il lettore in un immaginario orientale fatto di eleganza e tradizione. Questo per dire che un termine di origine francese come “shock” risalta a gran voce nel testo, strappando il lettore dall’immersione in quel tuo Giappone immaginario.


Questo commento mi ha sorpreso. Ovviamente sto scrivendo in italiano, usando i termini di questa nostra lingua, anche se arrivati dall'esterno. Ma in realtà la cultura giapponese da almeno l'800 è piena di contaminazioni straniere, in particolare dal francese e dal tedesco. I giapponesi colti hanno (e hanno avuto) una buona conoscenza del mondo occidentale. Per farti qualche esempio, Tanizaki nella "Croce Buddhista", un libro del 1930, scrive cose come queste :

Sono avvilita, non ti dico più nulla.
Ma Chère Sœur M.lle Jardin
Ta Sœur Clair.»
[...]
«Signora» che disgusto! Fremo solo a pensarlo!
Ma guai se il signor marito sapesse.
Be careful!


In una storia dei "Racconti in palma di mano" di Kawabata, intorno al 1920, si racconta di un professore di lingua francese.

Sempre in Tanizaki, nel racconto "The Bridge of Dreams", sempre ambientato in ambienti colti, il traduttore traspone il testo in questo modo:

“It must have been shock," Dr. Kato told us.”


e in un altro punto della stessa raccolta:

“All of us were shocked and horrified, and wondered how it could be possible.”


Da ultimo, lo shock è un aspetto vitale delle pratiche della tradizione Zen, come l'uso dei koan, ed è proprio quello che avviene nell'haiku di Bashō che ho riportato, che parla di aironi ma rimanda all'illuminazione improvvisa, il satori, che arriva proprio come uno shock.

Grazie per i commenti, utili per la revisione, e buon contest!

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freakycharlie
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#20 » mercoledì 26 maggio 2021, 12:05

Ciao Stefano,

intanto premetto che tra tutte le cose che ho letto in questa edizione, forse il tuo racconto è uno di quelli che più si allontana dai miei gusti personali.

Quello che ho letto è un bel racconto sull'ispirazione. Inizio e fine funzionano, ma la parte centrale l'ho trovata debole. Il cliché della bella straniera che si concede mi è seembrato fuori posto (anche se sul finale la cosa rivela una sua utilità).

Il tuo stile è comunque buono e, in particolare, molto scorrevole, dato il tempo limitato mi sembra un buon risultato.

Mi ha colpito all'inizio il nome come motivo della scelta della commissione del lavoro, ma è una cosa che in seguito non hai più sviluppato.

Alla prossima!

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Sirimedho
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#21 » mercoledì 26 maggio 2021, 12:16

Buongiorno Carlo,

innanzi tutto grazie del commento.

freakycharlie ha scritto:Il cliché della bella straniera che si concede mi è seembrato fuori posto (anche se sul finale la cosa rivela una sua utilità).


Più che la bella straniera qui è un animale mutaforma, come nella tradizione orientale delle volpi che mutano in donne.
Per quanto riguarda il nome, in effetti farei bene a svilupparlo o a toglierlo, grazie di avermelo indicato.

Grazie dei complimenti e a presto rileggerci!

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Andrea Partiti
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#22 » giovedì 27 maggio 2021, 1:58

Ho letto molti racconti giapponesi e i temi sovrannaturali sono uno dei grandi favoriti. E tra gli spiriti che popolano il sovrannaturale giapponese, i mutaforma sono sicuramente i più frequenti!
Ammetto che visto l'incontro nel bosco e il prendere per mano senza vedere chi fosse la donna, ero quasi certo che non avrebbe avuto la faccia una volta arrivata alla luce, o qualche altro elemento caratteristico simile, e che il buio fosse un modo per aumentare l'inquietanza.
Sono felice che tu abbia scelto di deviare dalle storie crudeli e che il tuo protagonista abbia avuto una fine positiva, che la donna-spirito fosse parte del suo vivere la tempesta per capire come adattare l'haiku.
Quello che mi ha lievemente disturbato leggendo è che tendo ad associare queste ambientazioni allo stile delle traduzioni dal Giapponese, con frasi brevi e meno strutturate, mentre tu usi uno stile molto più italiano di scrittura (e ne hai ogni diritto!) quindi si crea uno strano contrasto che faccio fatica a spiegare.

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Re: La poesia dipinta

Messaggio#23 » giovedì 27 maggio 2021, 16:52

Buonasera Andrea.

Grazie del commento e dei complimenti. Sono contento di aver trovato un altro appassionato di letteratura giapponese!

In effetti è vero che spesso gli incontri con gli spiriti finiscono male, spesso segnalati da qualcosa di incompiuto, come una donna che ha ancora la coda di volpe! Ma talvolta sono incontri fortunati, e quello che ho raccontato è uno di questi.

Andrea Partiti ha scritto:Quello che mi ha lievemente disturbato leggendo è che tendo ad associare queste ambientazioni allo stile delle traduzioni dal Giapponese, con frasi brevi e meno strutturate, mentre tu usi uno stile molto più italiano di scrittura (e ne hai ogni diritto!) quindi si crea uno strano contrasto che faccio fatica a spiegare.


Senz'altro quello che dici è vero per molti autori giapponesi, ma non per tutti. Ad es. Kawabata, che è in assoluto il mio scrittore preferito, usa frasi lunghe e complesse. Naturalmente c'è anche il fatto che le due lingue non sono così direttamente compatibili, per cui anche in questo "adattamento" ha prevalso la mia vera natura, non di volpe ma di italiano!

Grazie e a presto rileggerci.

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antico
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#24 » sabato 29 maggio 2021, 19:53

Un racconto ben gestito e che arriva esattamente dove volevi portarlo (cosa che per me è sempre un valore aggiunto). Molto bene il tema inteso come addattamento da una forma a un'altra. Detto questo, non riesco ad andare oltre il pollice tendente verso il positivo in modo brillante perché, alla fine, mi manca un senso generale alle varie figure presenti nel racconto. Cerco di spiegarmi: c'è il committente, c'è la mutaforma, c'è l'artista in cerca di ispirazione. Ma perché il committente ha forzato per avere quel quadro proprio in quel modo? Perché la mutaforma si è mostrata? Perché ha agginto un terzo airone sulla tela? Tutto bene e il componimento è piacevole, ma se fossi riuscito a percepire (e bada bene che sto mettendo in discussione anche la mia possibile poca sensibilità verso la percezione corretta) il senso più generale allora l'avrei apprezzato davvero tanto di più. In ogni caso finisci davanti al parivalutato racconto di Attanasio per un equilibrio maggiore generale.

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Sirimedho
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Re: La poesia dipinta

Messaggio#25 » domenica 30 maggio 2021, 11:05

Buongiorno Antico.

antico ha scritto:Cerco di spiegarmi: c'è il committente, c'è la mutaforma, c'è l'artista in cerca di ispirazione. Ma perché il committente ha forzato per avere quel quadro proprio in quel modo? Perché la mutaforma si è mostrata? Perché ha agginto un terzo airone sulla tela?


Provo a rispondere ai tuoi dubbi. Il perché il committente ha voluto un dipinto classico è spiegato nel testo:

Sirimedho ha scritto:
«Come vede, sono un anziano signore molto tradizionale.» [...]
«Forse è vero, eppure preferirei che provasse in quel modo. L’incontro della tradizione con la modernità non potrà che essere interessante.


Il terzo airone sul dipinto è proprio la donna-airone, che andando via aveva voluto lasciare la sua firma, disvelandosi nella sua (più) vera natura.

Perché si è mostrata? Tieni conto che nelle storie giapponesi questi animali mutaforma sono un po' animali, un po' spiriti. Quindi mi verrebbe da dire che si è mostrata perché il nostro pittore si era concentrato sull'immagine dell'airone, e lei si è sentita richiamata da questo sforzo. Un'altro modo di dirlo, sicuramente più vicino a quello che pensavo quando scrivevo, è che il maestro si presenta quando il discepolo è pronto: c'erano le condizioni, c'era un uomo, c'era un airone (femmina), c'è stato l'incontro. Nella letteratura giapponese, per quel che ne capisco, questo genere di incontri non sono dovuti a qualcosa di particolare, se non l'effetto del karma, dell'accumulo degli effetti delle azioni intenzionali. Anche in questo caso penso non conti molto, in un racconto così breve, dire perché. Il pittore aveva un limite, il limite è stato superato.

antico ha scritto:Tutto bene e il componimento è piacevole, ma se fossi riuscito a percepire (e bada bene che sto mettendo in discussione anche la mia possibile poca sensibilità verso la percezione corretta) il senso più generale allora l'avrei apprezzato davvero tanto di più.


L'haiku di Bashō, sul fulmine e gli aironi, è la rappresentazione dell'illuminazione spirituale: qualcosa che prima era nascosto all'improvviso diventa palese, gli aironi e la notte a simboleggiare la natura di Buddha e l'illusione: andando via la notte/illusione, si disvelano gli aironi/il nirvana. Il racconto ha un po' lo stesso tema: il pittore non conosce una parte di sé stesso, non sa cosa voglia dire quell'haiku e, con l'aiuto dell'airone, lo scopre.

Grazie del commento!

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