L'asteroide

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Andrea76
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L'asteroide

Messaggio#1 » martedì 18 maggio 2021, 0:44

Aveva infilato la testa tra le mie cosce.
“Sta andando alla grande!” da laggiù mi dava il suo incoraggiamento. “Continui così.”
“Non ce… la faccio” bofonchiai.
La sua faccia riemerse. “Si che ce la fa.” Era abbronzata come quelle ragazze indios che avevo visto vent’anni prima in un film su Colombo con Gerard Depardieu. “Ancora uno sforzo.”
Poggiò i gomiti sul letto, mi agguantò entrambe le ginocchia e come si farebbe con due fili di ferro le flesse all’esterno in modo da farmi divaricare il più possibile le gambe.
“Spinga, spinga.”
“Spingi, Daniela!” le fece eco Andrea.
Mi ricordai di lui. Lo presi per mano ma aveva le dita sudaticce. “Mi fa male, amore” cercai sostegno nel suo sguardo, ma non mi guardava. Aveva gli occhi puntati verso l’unica finestra della stanza. Oltre quel vetro il cielo aveva preso un colore rosso ketchup. Dall’alto cadeva una pioggia di sabbia e sassi. L’orizzonte era ingombro di enormi colonne di polvere che vorticavano su loro stesse.
“Spinga, Daniela!”
“Su Daniela, spingi!”
Gli effetti dell’epidurale erano già un vecchio ricordo. Ora stavo più di là che di qua. Un fiume di spilli mi punzecchiava il diaframma allo stesso modo di una macchina per cucire che sigilla l’imbastitura di un lenzuolo.
“Spinga, spinga.”
“Spingi, spingi.”
“Andate tutti e due a fanc…” uno spasmo allo stomaco mi spezzò la voce.
“Manca poco” Andrea guardava ancora la finestra. Sassi che sembravano palline da tennis picchiavano contro i vetri dell’imposta. I pioppi piantati nel giardino dell’ospedale ondeggiavano come canne di bambù. Ai loro piedi, zampilli d’acqua sporca sgorgavano dalle fenditure apertesi sul terreno.
“Ci siamo quasi, Daniela” l’ostetrica tornò a perlustrare l’interno delle mie cosce. “La cervice si sta dilatando!” prese il divaricatore dal carrello alle sue spalle e me lo infilò in mezzo alle gambe. Strinsi i pugni e gridai: “Porco cazzo!”. Qualcuno lì sotto si stava divertendo a masticare le fibrocellule del mio utero come fossero popcorn.
“Eccolo” Andrea mi lasciò la mano e si avvicinò alla finestra. Un disco infuocato apparve in cielo e lo offuscò. “Io non voglio morire” si massaggiò le spalle e scosse la testa.
Come avevo fatto ad innamorarmi di lui?
L’ostetrica puntò un indice verso il soffitto. “Coraggio, Daniela. Respiri e poi ci provi con tutte le sue forze!”
“Va bene” inspirai e spinsi sul basso ventre come quando si fa la cacca.
Dio mio, che dolore! Era come se dal più sacro dei miei buchi stessero provando a far uscire un armadio.
“Che casino” il mio lui guardava il mondo di fuori, a braccia conserte.
Le colonne vorticanti di polvere avevano mangiato strade e palazzi. Gli alberi si erano staccati da terra e fluttuavano nell’aria come bolle di sapone. Alla pioggia di pietre si era sostituita una lugubre nebbia di fumo grigio.
Il disco infuocato era sempre più grande e sputava lingue e vampate di fuoco. E correva, eccome se correva verso di noi.
Mio marito singhiozzò. “Rivoglio la mia vita!”
Tesi un braccio verso di lui. “È questa la tua v…” uno spasmo alle costole mi bloccò le parole.
L’ostetrica ripuntò il divaricatore tra le gambe. “Spinga.”
Spinsi, di nuovo. E il morso di una tigre mi spaccò a metà le tube di Falloppio. Sì, mi stavano aprendo in due come si fa con il guscio di una noce.
“Eccolo qui!” esultò la indios. Un pianto si levò dal cratere delle mie cosce profanate. “Eccolo il nostro ometto” tra le sue mani si divincolava un mostriciattolo infangato.
“Oddio!” mio marito puntò il dito contro la finestra.
Già, il disco infuocato. Adesso era così vicino da allungare la sua ombra sopra le quattro mura della sala parto.
L’ostetrica depose il neonato sul mio petto. La creatura aprì gli occhi e mi guardò per la prima volta.
“Amore mio, benvenuto” esplosi in un pianto liberatorio. Lacrime di rugiada scesero sulle mie guance.
Andrea fece un passo verso di me, guardò il piccolo, guardò di nuovo me. Aprì le labbra per dirmi qualcosa. “Daniela, io non…”
Troppo tardi.
Il disco arrivò, infranse la finestra e lo inghiottì. Per lui fu buio all’istante, ma non per me. Perché io li vedevo, sì che li vedevo, gli occhi trasparenti del neonato puntati su di me.



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antico
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Re: L'asteroide

Messaggio#2 » martedì 18 maggio 2021, 0:46

Ciao Andrea! Caratteri e tempo ok, buona ALL STARS EDITION!

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Sherwood
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Re: L'asteroide

Messaggio#3 » martedì 18 maggio 2021, 22:34

Ciao Andrea,
un parto movimentato nel tuo racconto! La gestante viene continuamente sollecitata da ostetrica e marito a scodellare il pargolo, ma non è così semplice adempiere al compito. Fuori sta succedendo qualcosa e solo l'uomo se ne accorge, tanto che non riesce a staccare gli occhi dall'asteroide che sta arrivando creando scompiglio nell'atmosfera. Nel finale non ho ben arrifferrato cosa succede alla gestante e di che natura è il bimbo, dal momento che ha gli occhi trasparenti. Però mi pare di capire che il marito fa una brutta fine. Per quanto riguarda il tema dell'edizione, credo stia proprio nelle ultime battute, ma ho bisogno di una spiegazione.

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Sirimedho
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Re: L'asteroide

Messaggio#4 » mercoledì 19 maggio 2021, 19:11

Buonasera Andrea.
Un parto che sembra una guerra, addirittura galattica!
Il racconto mi è sembrato vittima di una certa confusione e incompletezza.
Leggendolo mi è sembrato tutto così eccessivo e improbabile. Per dire, quando l’effetto dell’epidurale finisce, ne fanno un altra, specie se ci sono dolori così forti.
Leggendo ad esempio «Qualcuno lì sotto si stava divertendo a masticare le fibrocellule del mio utero come fossero popcorn.» ho pensato che stesse partorendo un mostro, qualcosa come Alien, ma poi alla fine non sembra così - almeno non per le fattezze fisiche.
Nel flusso di coscienza, difficile pensare ad un pensiero astratto come «Era abbronzata come quelle ragazze indios che avevo visto vent’anni prima in un film su Colombo con Gerard Depardieu.» tra una spinta e l’altra, dolori e “non ce la faccio più”.
Quando poi è entrato il marito, che non voleva morire, rivoleva la sua vita, a quel punto ho pensato che ci fosse un rito, un qualcosa, per cui alla nascita sarebbe dovuto morire (come in effetti poi sembra essere). Ma allora perché la moglie gli dice “è questa la tua vita”? E perché il disco assorbe il padre? E cos’è questo disco?
Il racconto mi ha lasciato più domande che certezze. Forse in una stesura più lunga potrei apprezzarlo di più.
Non vedo presenza del tema.
Buon contest!

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Giovanni Attanasio
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Re: L'asteroide

Messaggio#5 » venerdì 21 maggio 2021, 10:08

C’è qualcosa che non mi quadra. Pensavo che il parto fosse solo l’incipit e che poi sarebbe accaduto qualcosa, ma non è successo. Ho fatto abbastanza fatica a seguire, mi sono sentito subito tirato fuori dall’opera per via delle descrizioni troppo precise e di alcuni elementi di stile; da quel momento non sono riuscito a calarmi più. Della scena in questione non ho capito molto: forse la madre partorisce un figlio di un alieno o del demonio o tutti e due? Non sono molto convinto.
Questa è una di quelle occasioni in cui un onnisciente ben piazzato forse avrebbe aiutato di più, dando almeno al lettore qualche informazione per apprezzare la trama, al momento poco più che presente.
Buona edition!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Emiliano Maramonte
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Re: L'asteroide

Messaggio#6 » venerdì 21 maggio 2021, 17:04

Ciao Andrea! Lieto di rileggerti.
Parto da una considerazione. L'intuizione alla base del racconto è interessante, perché si svolge su due piani: da un lato una catastrofe imminente che si concretizza in un asteroide in caduta verso la Terra (non può essere altro, dato che lo descrivi in maniera abbastanza univoca e poi lo indici nel titolo...); dall'altro un parto abbastanza movimentato. Purtroppo a questo interesse fa da contraltare una struttura della trama davvero poco chiara. Già nell'incipit ho rinvenuto un errore in cui io stesso sono caduto un paio di edition fa, ossia utilizzare personaggi senza nominarli. In quell'occasione mi fecero notare che non dare punti fermi al lettore sin da subito (quindi anche un nome) ammazza l'immedesimazione; cosa che è puntualmente successa perché, a parte la partoriente che parla in prima persona, mi sono chiesto per diverse righe: "Chi fa cosa?". Poi, la sequenza del parto per me è troppo lunga. Alla fine della lettura ho pensato che se avessi fatto partorire la donna a metà racconto, avresti avuto molti più caratteri a disposizione per darci ulteriori input per capire il contesto della storia. Ho seguito il parto con un obiettivo ben piantato nella testa: capire quale sarebbe stato lo stravolgimento (clamoroso?) per chiudere la vicenda. Stravolgimento che c'è stato ma... è risultato poco comprensibile. E ciò ha fatto sorgere più domande di quante tu non ne abbia fugato: che relazione c'è tra la caduta dell'asteroide e la nascita della creatura? E che creatura è? E perché è nata una creatura di questo tipo da una donna apparentemente normale? C'è un contagio in atto? E' stato un caso? Sono in atto mutazioni? Lasciare il lettore con qualche dubbio, in molte storie, sollecita piacevolmente, ma qui gli interrogativi sono davvero troppi e abbattono la tensione faticosamente costruita per tutto il racconto.
Per quanto riguarda il tema, non so, non mi sembra che tu lo abbia afferrato. Forse è nascosto nella necessità dei protagonisti della storia di adattarsi al disastro incombente e portare a termine il parto? Oppure il concetto è ancora più nascosto e l'adattamento è nella nascita (il neonato non è che un essere umano che si è praticamente adattato a condizioni ambientali ostili?); non lo so, non mi dispiacerebbe avere lumi in proposito.
Qualche rilievo tecnico.
- "Ai loro piedi, zampilli d’acqua sporca sgorgavano dalle fenditure apertesi sul terreno." Io eviterei espressioni "apertesi", "avutasi" o similari, sono cacofoniche e sembrano provenire dai verbali delle forze dell'ordine.
- "[...] enormi colonne di polvere che vorticavano su loro stesse." Il concetto di "vorticare" include già in re ipsa l'idea di una corrente che si avvolge su sé stessa, quindi potevi dire "colonne di polvere che vorticavano feroci" o qualcosa di simile...
Infine, permettimi una simpatica considerazione che va presa come tale, quindi assolutamente NON una critica: durante la lettura ho notato come per un uomo non sia facile descrivere le sensazioni di un parto e tutto ciò che ne deriva (quindi anche descrizione fisiche) senza mettere da parte il fatto... di essere un uomo. Mi sono balzate all'occhio alcune espressioni che mi hanno fatto sorridere, ad esempio: "dal più sacro dei miei buchi"; "mi stavano aprendo in due come si fa con il guscio di una noce"; "spinsi sul basso ventre come quando si fa la cacca.".
In sostanza, il racconto, per quanto interessante, mi ha lasciato diverse perplessità che non me lo hanno fatto apprezzare come speravo.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Pretorian
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Re: L'asteroide

Messaggio#7 » venerdì 21 maggio 2021, 21:46

Ciao Andrea e piacere di leggerti.

Dunque, l'idea di mettere in relazione l'evento disastroso che sta per annientare il pianeta con la nascita di una vita è interessante, ma il racconto è gravato da grosse problematiche a livello di stile e di trama. A livello di stile, ci sono grossi problemi con il POW, in quanto molte delle cose che descrivi non potrebbero effettivamente essere viste dalla protagonista/portatrice di punto di vista. Per dire, se la donna è sdraiata sul letto a partorire, come fa a vedere "I pioppi piantati nel giardino dell’ospedale ondeggiavano come canne di bambù. Ai loro piedi, zampilli d’acqua sporca sgorgavano dalle fenditure apertesi sul terreno." e nel finale come fa la donna a dire che per il figlio "fu buio all'stante" se muoiono praticamente nello stesso momento? Insomma, devi fare attenzione alla gestione del POW, soprattutto se scegli una prima persona singolare, che è fortemente ancorata nel pensiero del suo portatore. A livello di trama, come mai a nessuno tranne che ad Andrea sembra interessare il fatto che un meteorite stia per incenerirli? insomma, descrivi un quadro apocalittico, in cui la gente dovrebbe quanto minimo finire a terra, urlare, tremare... eppure niente. Devo dire di essere arrivato a pensare che fosse un qualcosa di simbolico, con un finale che avrebbe rivelato che il meteorite rappresentasse qualcos'altro (magari un licenziamento, un lutto o una malattia) ma messo così, il tutto ha davvero poco senso.

Alla prossima!

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Giacomo Puca
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Re: L'asteroide

Messaggio#8 » sabato 22 maggio 2021, 0:58

Ciao Andrea, eccomi a commentare il tuo racconto.

Tema
Non ho capito dove sia il concetto di adattamento nel tuo racconto. Il finale sembra suggerire una condizione preternaturale di mamma e figlio ma non ci sono gli elementi sufficienti per suggerire almeno una chiave di interpretazione.

Trama
L'idea del parto durante una catastrofe è molto evocativa.
Tuttavia la trama mi lascia interdetto. La donna è in travaglio, il padre è un codardo. Un meteorite impatta sulla terra e lei e il piccolo sopravvivono. Qual è il senso di questi eventi?

Stile
mi agguantò entrambe le ginocchia e come si farebbe con due fili di ferro le flesse all’esterno in modo da farmi divaricare il più possibile le gambe
Non ho capito la similitudine nell' afferrare le gambe come si farebbe con 2 fili di ferro. Forse l'idea era che le gambe vengono piegate all'esterno come due fili di ferro, quindi una cosa del tipo:
mi agguantò entrambe le ginocchia e le flesse all’esterno, come si farebbe con due fili di ferro, in modo da farmi divaricare il più possibile le gambe ?

Sulla gestione anomala del pdv già ti hanno detto e non voglio ripetere.

Questione meteorite, è luminoso e fiammeggiante oppure fa ombra? Alcuni elementi suggeriscono che sia una roba molto luminosa (cielo rosso ketchup, disco infuocato) però gli effetti sembrano suggerire qualcosa di scuro (offuscò il cielo, allungare la sua ombra sopra le quattro mura)

Conclusione.
La tua storia purtroppo non mi è arrivata e diverse pecche stilistiche la rendono anche confusa. La scrittura di per sé è buona.

Qualsiasi cosa rispondimi pure.
A rileggerci!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Laura Brunelli
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Re: L'asteroide

Messaggio#9 » mercoledì 26 maggio 2021, 10:24

Ciao Andrea,
Mi spiace ma il tuo racconto non mi ha convinto. Sinceramente, trovo poco verosimile che una partoriente, nelle condizioni di Daniela, che appare evidentemente provata e dolorante, possa avere la lucidità di descrivere i dettagli del mondo esterno. Dettagli che, per inciso, sono molto buoni. Certo, la situazione di pericolo può certo averla preoccupata, ma, a mio avviso la preoccupazione non traspare, i dettagli sono troppo nitidi, dettagliati e, soprattutto, le descrizioni sono, a mio avviso troppo lunghe. Nella concitazione del parto, Daniela avrebbe potuto intuire un dettaglio per volta, prima di tornare a essere assalita e distratta dal dolore. Invece, per essere apparentemente così provata dal parto, per come la descrivi tu, mi sembra fin troppo tranquilla e controllata nelle descrizioni, non solo dell’esterno, ma anche dei movimenti dell’ostetrica, sembra quasi che osservi la scena dall’esterno. Per farti un esempio: ha appena partorito, sta arrivando una catastrofe e lei commenta tra sé e sé “Già, il disco infuocato” come se fosse una cosa da niente.
Sebbene la scena sia apparentemente concitata, non ho percepito alcuna ansia per l’imminente catastrofe, né da parte di Daniela, né da parte di Andrea. L’ostetrica assolutamente non pervenuta.
Mi assilla il dubbio che tu abbia voluto tradurre l’esperienza del parto nelle descrizioni della catastrofe, anche perché il racconto è al passato, ma, considerato che nel finale non ci dici cosa succede dopo, resta solo un dubbio. Anche se fosse così, rimango comunque dubbiosa sulla scansione delle descrizioni e sul distacco dei pensieri di Daniela.

Giudizio: Sebbene il racconto sia ricco di dettagli precisi e il punto di vista sia ben focalizzato, non mi ha convinto. Mi sembra difficile credere che, durante un parto apparentemente difficile e doloroso, Daniela abbia il tempo di descrivere, con calma e precisione, quello che sta succedendo fuori dalla finestra, fare paragoni scientifici per descrivere il dolore e prestare attenzione ad ogni movimento dell’ostetrica.

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Mario Mazzafoglie
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Re: L'asteroide

Messaggio#10 » mercoledì 26 maggio 2021, 23:15

Ciao Andrea, un piacere leggerti.
Il tuo racconto ha troppe sbavature per il mio modestissimo parere. Te ne dico alcune.
La prima è la frase iniziale, troppo ambigua e poco contestualizzata. E' vero che nella seconda riga vai a specificare tutto, ma a primo impatto avere una frase ambigua che ti fa figurare mentalmente tutt'altro non è una cosa buona.
Atra sbavatura è il riferimento al film di Depardieu, che, in un momento di tensione come quello in cui si trova il protagonista, non si sognerebbe nemmeno lontanamente di pensare. Ha altri problemi in quel preciso momento.
Stilisticamente ci sono troppi errori nella punteggiatura, soprattutto nella gestione dei dialoghi.
Il finale, infine, sembra incompleto.
Siamo qui per migliorare tutti.
Alla prossima.

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antico
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Re: L'asteroide

Messaggio#11 » domenica 30 maggio 2021, 22:13

Anni fa ho vinto un'edizione con un racconto simile: uno zio che accompagnava la nipote in giardino facendola giocare ben sapendo che un asteroide stava per abbattersi sulla Terra causando devastazione totale. Questo per dire che ho capito subito dove volessi andare a parare e pertanto non ho avuto difficoltà nel capire il tuo intento. Piuttosto, credo non sia stata funzionale la scelta di non fare interagire con la situazione in atto la partoriente e l'ostetrica (anche solo un accenno) e probabilmente la figura del marito ha fatto più danni che altro perché Daniela poteva benissimo lanciare fugaci sguardi alla finestra durante il parto e avrebbe benissimo sostituito la sua figura. Forse anche il tema ADATTAMENTO non si sposa bene con questo racconto perché più che altro si tratta di ultima resistenza a qualcosa di inelluttabile. Concludendo, per me questo è un pollice tendente verso il positivo, ma non brillante e ti piazzo dietro al racconto di Mannucci (con meno elementi disfunzionali al suo interno).

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