O Felix Culpa

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Giacomo Puca
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O Felix Culpa

Messaggio#1 » martedì 18 maggio 2021, 0:48

Il tunnel nella roccia è stretto da graffiare le spalle, stretto che persino un’asina senza zampe farebbe prima di me a fare così poca strada.
Però non mi vede nessuno. Solo i miei fratelli, Emanuel e Cael, all’ingresso, sanno dove mi trovo.
Ah, le cose che facciamo per un po’ di oro.
Il tunnel finisce, sulla parete nuda ci sono ancora i segni lasciati dagli scalpelli di quelli che l’hanno scavato. Mio padre e mio nonno.
Sfioro in alto, lungo bordi regolari di una pietra che prende il posto della roccia. L’ingresso che quei furfanti della mia famiglia usano da generazioni a ogni nuovo “ospite”.
Se fossi qui tu, sottoterra al posto mio, al buio, moriresti di paura. Ma io faccio questo lavoro da quando ho la forza per alzare la pietra.
Il trucco è mettersi di schiena e spingere come se quella pietra la volessi allontanare da te. La sabbia scricchiola nell’intercapedine, quando si muove, e poi basta dare un po’ di spinta in diagonale, per tenerla fuori dall’incavo. A quel punto il gioco è fatto e basta farla scorrere via.
È così che entro nella tomba ogni volta.
Il sepolcro è umido, carico dell'odore degli oli funebri.
La pietra sull’ingresso lascia filtrare un po’ di luce, illumina le nicchie scavate nella roccia. Una sola nicchia è occupata, un sudario nasconde l’occupante.
Ah, le cose che facciamo per un po’ di oro. Saccheggiare persino le tombe fresche.
Scopro il velo. L’uomo è come ce ne sono tanti, mi somiglia persino. Fosse ancora vivo magari ci avrebbero scambiati. Ma il suo viso è ormai quello di un morto, pallido come tutti i morti, solo che il suo è un viso più famoso. E speriamo anche più ricco.
Appena lo tocco alla ricerca di qualcosa d’oro, un boato esplode, la terra si scuote.
Un terremoto? Un altro a così breve tempo dall'ultimo?
Ruggisce il fragore di cose che crollano.
Il rumore di tunnel che collassano.
“Tiratemi fuori di qui per carità!” urlo al foro nel terreno.
Per risposta arriva il suono di pietre smosse, detrito che si assesta. Segue un breve silenzio rotto dalla voce di Cael, “Non riusciamo, non c’è più il passaggio.”
“Spostate quell’accidente di pietra all'ingresso allora, e tiratemi fuori!”
“Ma se ci scoprono—“
“Tiratemi fuori. Tiratemi! Fuori!”
Altro suono di detrito che riempie gli ultimi spazi vuoti.
“Va bene,” echeggia la voce di Emanuel dal tunnel, “ma smettila di urlare.”
Rimetto a posto la pietra di ingresso al tunnel, sigillandolo per sempre.
La luce che entra nel sepolcro adesso è più intensa. Ma adesso illumina un cono di massi, il residuo collassato di quello che era un fianco del sepolcro. Anche il morto è finito sotto il tumulo, protetto per sempre da mani rapaci. “Accidenti,” dico in direzione della parete franata, “nemmeno da morto ti lasciano in pace a te.”
“Ehi, Isaiah, ci sei?” bisbiglia Cael da una fessura all'ingresso.
Mi avvicino, “sbrigatevi.”
Emanuel e Cael, li sento imprecare mentre infilano qualcosa sotto la roccia. Poi altre imprecazioni. Alla fine la pietra rotola, scivola di lato quel tanto che basta per uscire. La luce inonda il sepolcro, luce di un’alba che sta diventando fin troppo mattutina per i gusti di un ladro.
“Aaaah!”
Urla di donne, lì fuori. Ci hanno scoperto.
Qualcuna urla, “che state facendo?”
Un’altra grida, “la tomba è aperta!”
E io esco. Accecato dal sole riconosco le sagome dei miei fratelli, impietriti, e altre sagome che strepitano e agitano le braccia.
Solo che appena esco tutte le donne si bloccano. Tre crollano in ginocchio. Con gli occhi che si adattano alla luce riesco a vedere che sono tutte coperte di veli, che portano il lutto.
Le altre due donne vengono verso di me. Una mi stringe la mano e se la porta alle labbra. La bacia.
L’altra infila la testa nell’ingresso della tomba, scruta, poi tremante fa un passo indietro e si gira verso tutti noi. Stringe il volto tra le mani, “è vuota... la tomba è vuota!”
La donna del bacio mi accarezza, mi accarezza con occhi gonfi di lacrime, come fossi un figlio perduto. “Oh Yeoshua,” singhiozza, “sei davvero il figlio di Dio.”

Di che stanno parlando questo branco di pazze? Non ne ho idea. Ma finché la cosa mi tiene alla larga dal cappio continuerò con la recita. Sarò qualsiasi cosa loro vorranno.
Ah, le cose che facciamo per restare vivi.


–Giacomo Puca–
Ultima modifica di Giacomo Puca il martedì 18 maggio 2021, 0:56, modificato 1 volta in totale.


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antico
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#2 » martedì 18 maggio 2021, 0:51

Ciao Giacomo! Sbaglio o erano diverse edizioni che mancavi? Caratteri e tempo ok, buona ALL STARS EDITION!

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Giacomo Puca
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#3 » martedì 18 maggio 2021, 0:57

antico ha scritto:Ciao Giacomo! Sbaglio o erano diverse edizioni che mancavi? Caratteri e tempo ok, buona ALL STARS EDITION!


Eh già, ho saltato qualche edizione... È un piacere tornare.

P.s. Ho editato, ma ho aggiunto solo 2 virgole... dovrebbe essere ancora ok con i caratteri.
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MatteoMantoani
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#4 » martedì 18 maggio 2021, 14:04

Prime Impressioni: Un grande bentornato Giacomo! È un piacere rileggerti. Il tuo pezzo mi è piaciuto, ma ho avuto un po’ di difficoltà all’inizio. Tutto spiegato tra poco.

Aderenza al Tema: Un bel furfantello questo tombarolo ;) il suo “adattamento” alla situazione si sposa bene col tema della gara, quindi tutto ok.

Punti di Miglioramento: Ti anticipavo che ho avuto un po’ di difficoltà all’inizio della lettura. Il protagonista entra nella grotta e menziona la ricerca dell’oro, ho quindi subito pensato a una miniera. Quando descrivi la pietra che scorre, ho pensato a un meccanismo di qualche tipo, non alla pietra del sepolcro di Cristo, magari avresti potuto soffermarti un po’ di più a descriverne la forma (dicendo che è in qualche modo circolare, oppure che è di un altro colore...) Diventa tutto più chiaro quando infine menzioni, appunto, una tomba, ma secondo me questa rivelazione arriva un po’ troppo tardi.
Questa frase mi è stata un po’ oscura, ad una prima lettura:
L’ingresso che quei furfanti della mia famiglia usano da generazioni a ogni nuovo “ospite”
Dopo qualche rilettura ho interpretato così: la famiglia (il padre e il nonno) costruiscono tombe con ingressi facili da riaprire per andare a rubare in un secondo momento. Dimmi se è quello che intendevi.
Un pochino strano che dei ladri vadano a cercare oro nella tomba di un condannato a morte, però magari sono in cerca di qualche monile depositato dalla famiglia del morto, anche se mi pare un pochino forzato… Altra sega mentale: il titolo… se lo dovessi leggere come “Oh, felice colpa”, allora il felix andrebbe al vocativo… ma sto buono perché l’ultima volta che ho studiato latino avevo ancora i brufoli.

Punti di Forza: Certamente l’atmosfera l’hai creata, questa galleria angusta che anche un’asina senza zampe percorre più velocemente di un uomo. Il finale è certamente la parte più riuscita, in cui vai addirittura a spiegare il dietro le quinte di un’intera religione. Mi hai divertito molto, complimenti per il coraggio.

Conclusioni: Un racconto dall’ironia coraggiosa ma plausibile, e che per questo potrebbe tirarsi addosso un sacco di maledizioni ;) il finale vale la pena di terminare la lettura che, purtroppo, per me non è stata immediata. Spero di rileggerti presto!

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Signor_Darcy
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#5 » martedì 18 maggio 2021, 17:15

Ciao Giacomo.
Il racconto è volutamente ingannevole nella prima parte, dove – come peraltro fatto notare anche da altri – la sensazione è quella di trovarsi più che altro in una miniera, o comunque in una galleria scavata per arrivare in un certo posto dove ci sono certe ricchezze. Non mi torna poi molto la questione della luce: il tunnel è stretto e lungo, tanto che nessuno riesce a vedere il protagonista, e immagino è anche chiuso, visto che quest’ultimo sfiora in alto; eppure la luce entra nel sepolcro appena la pietra che fa da ingresso viene scostata. Poco male, comunque.
La scrittura è solida e non mancano dettagli sensoriali, forse a volte un po’ retorici o pittoreschi (“Ruggisce il fragore di cose che crollano”: non so quanto funzioni, onestamente). Avrei evitato forse anche qualche dialogue tag come “Qualcuna urla” e “Un’altra grida”, che poco aggiungono ai rispettivi dialoghi.
Ultimo appunto per il tema, che mi sembra c’entrato fino a un certo punto: alla fine Isaiah fa solo buon visto a cattivo gioco: è comunque un adattamento rapido, ma è pur vero che il tema in questione non è probabilmente la prima cosa a cui penserebbe un lettore ignaro leggendo il racconto. Peraltro è forse un po’ forzata la cosa della somiglianza con Yeoshua.
Detto questo, gli aspetti positivi ci sono e sono notevoli, a cominciare dall’irriverenza del finale, che colpisce nel segno. Mi sembra poi che hai gestito molto bene tempi e spazi. Un buon racconto, insomma.

viviana.tenga
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#6 » mercoledì 19 maggio 2021, 20:11

Ciao Giacomo,
Per tutto il racconto mi sono chiesta dove tu volessi andare a parare e perché avessi menzionato una somiglianza tra il protagonista e il morto. Non mi aspettavo il finale, ergo per quel che mi riguarda ha funzionato alla grande.
Ho dovuto rileggere una seconda volta per capire alcune dinamiche degli avvenimenti, ma mi torna tutto. Forse sul "la luce che entra nel sepolcro adesso è più intensa" avresti potuto chiarire che era per l'alba che si avvicinava, perché inizialmente avevo capito che il terremoto aveva in qualche modo allargato lo spiraglio del sepolcro.
Altro piccolo appunto: il protagonista parla di "un volto famoso", ma poi nel finale afferma di non sapere "di cosa stiano parlando queste pazze". Mi è sembrata un'incongruenza.
Nel complesso, però, il racconto mi è piaciuto molto, ottimo lavoro!

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Giacomo Puca
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#7 » giovedì 20 maggio 2021, 16:54

MatteoMantoani ha scritto:Un grande bentornato Giacomo!


Ciao Matteo, mi fa piacere ritrovarti qui.

La confusione circa l'ambientazione iniziale è voluta, magari non è stata una buona idea ma l'intenzione era quella di tenere nel dubbio il lettore. Nei miei piani lo scoprire che il ladro sta entrando nel sepolcro di cristo dovrebbe rappresentare una sorpresa.


MatteoMantoani ha scritto:L’ingresso che quei furfanti della mia famiglia usano da generazioni a ogni nuovo “ospite”
Dopo qualche rilettura ho interpretato così: la famiglia (il padre e il nonno) costruiscono tombe con ingressi facili da riaprire per andare a rubare in un secondo momento. Dimmi se è quello che intendevi.

È esattamente quello che intendevo.

O felix culpa è proprio una locuzione (mai studiato latino... ma l'ho trovata riportata così ovunque.)
Il senso del titolo:
1. È usata nelle benedizioni del cero pasquale, quindi strettamente collegato al racconto della resurrezione
2. L'esclamazione si applica a quegli sbagli che diventano fonte di qualche beneficio, come un ladro che fingendo crea una religione millenaria (ovviamente il beneficio dipende dai punti di vista)

Grazie per i commenti e a rileggerci!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Re: O Felix Culpa

Messaggio#8 » giovedì 20 maggio 2021, 17:01

Signor_Darcy ha scritto:Ciao Giacomo.
Il racconto è volutamente ingannevole nella prima parte, dove – come peraltro fatto notare anche da altri – la sensazione è quella di trovarsi più che altro in una miniera, o comunque in una galleria scavata per arrivare in un certo posto dove ci sono certe ricchezze. Non mi torna poi molto la questione della luce: il tunnel è stretto e lungo, tanto che nessuno riesce a vedere il protagonista, e immagino è anche chiuso, visto che quest’ultimo sfiora in alto; eppure la luce entra nel sepolcro appena la pietra che fa da ingresso viene scostata. Poco male, comunque.
La scrittura è solida e non mancano dettagli sensoriali, forse a volte un po’ retorici o pittoreschi (“Ruggisce il fragore di cose che crollano”: non so quanto funzioni, onestamente). Avrei evitato forse anche qualche dialogue tag come “Qualcuna urla” e “Un’altra grida”, che poco aggiungono ai rispettivi dialoghi.
Ultimo appunto per il tema, che mi sembra c’entrato fino a un certo punto: alla fine Isaiah fa solo buon visto a cattivo gioco: è comunque un adattamento rapido, ma è pur vero che il tema in questione non è probabilmente la prima cosa a cui penserebbe un lettore ignaro leggendo il racconto. Peraltro è forse un po’ forzata la cosa della somiglianza con Yeoshua.
Detto questo, gli aspetti positivi ci sono e sono notevoli, a cominciare dall’irriverenza del finale, che colpisce nel segno. Mi sembra poi che hai gestito molto bene tempi e spazi. Un buon racconto, insomma.


Ciao Signor_Darcy.

La "gestione della luce" è stata particolarmente difficile e infatti ti ha sollevato qualche dubbio. L'idea è che il tunnel arrivi dal basso e sia quindi scuro, mentre la "porta" principale del sepolcro sia chiusa con un masso che lascia entrare un po' di luce.

Riguardo il tema: ho cercato di centrarlo in un modo originale. L'idea è che il protagonista si sia adattato persino a derubare tombe per vivere, e che sia così adattabile da reinventarsi divinità resuscitata sempre per poter vivere.

Sono contento che il finale abbia e il racconto in generale ti sia tutto sommato piaciuto.
Grazie per il commento e a rileggerci!
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#9 » giovedì 20 maggio 2021, 17:06

viviana.tenga ha scritto:Ciao Giacomo,
Per tutto il racconto mi sono chiesta dove tu volessi andare a parare e perché avessi menzionato una somiglianza tra il protagonista e il morto. Non mi aspettavo il finale, ergo per quel che mi riguarda ha funzionato alla grande.
Ho dovuto rileggere una seconda volta per capire alcune dinamiche degli avvenimenti, ma mi torna tutto. Forse sul "la luce che entra nel sepolcro adesso è più intensa" avresti potuto chiarire che era per l'alba che si avvicinava, perché inizialmente avevo capito che il terremoto aveva in qualche modo allargato lo spiraglio del sepolcro.
Altro piccolo appunto: il protagonista parla di "un volto famoso", ma poi nel finale afferma di non sapere "di cosa stiano parlando queste pazze". Mi è sembrata un'incongruenza.
Nel complesso, però, il racconto mi è piaciuto molto, ottimo lavoro!


Ciao Viviana,
Sono felice che il colpo di scena che avevo pianificato ti abbia sorpreso, è una grande soddisfazione.
Non avevo pensato alla possibile interpretazione riguardo la luce, effettivamente potrebbe essere colpa di una fessura. Grazie per l'appunto.
Riguardo il volto famoso non c'è (non voluta almeno) incongruenza: il protagonista sa che quello è un tizio famoso ma non essendo un seguace del culto non sa nulla riguardo figli di dio e eventuali promesse di resurrezione. Quindi lo conosce di fama ma quando le donne parlano di resurrezione lui cade dal pero.
Sono felice che il racconto ti sia piaciuto, a presto!
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MatteoMantoani
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#10 » giovedì 20 maggio 2021, 18:16

Giacomo Puca ha scritto:O felix culpa è proprio una locuzione (mai studiato latino... ma l'ho trovata riportata così ovunque.)
Il senso del titolo:
1. È usata nelle benedizioni del cero pasquale, quindi strettamente collegato al racconto della resurrezione
2. L'esclamazione si applica a quegli sbagli che diventano fonte di qualche beneficio, come un ladro che fingendo crea una religione millenaria (ovviamente il beneficio dipende dai punti di vista)

Ecco che il mio latino si rivela super arrugginito :) e per fortuna che anche il signor Google è venuto in mio aiuto. Quindi il titolo ha una doppia valenza, andando sia a introdurre il tema della resurrezione, che anche il finale. Molto bene! Peccato che mi sia perso questo riferimento.

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#11 » venerdì 21 maggio 2021, 17:41

Ciao Giacomo,
Intanto è stato un piacere leggerti. Devo dire che nel tema ci stai comodo comodo. E quindi complimenti. Complimenti anche all'idea del tombarolo. Passo adesso a scriverti dal punto di vista del lettore. Mi reputo attento e devo dirti che ho fatto un po' di fatica nel finale a vedere nell'ambiente che descrivevi quella tomba di Gesù che tutti noi abbiamo nell'inconscio ( o conscio) collettivo. Ecco, avevo creato nella mia mente delle cose mentre descrivevi l'ambiente, e con difficoltà ho dovuto modificarle. Non sono stato aiutato forse dall'uso di alcune parole che mi hanno portato fuori strada. Per il resto veloce e scorrevole.

Punto di forza: L'originalità dell'idea.
Punto debole:Mi sono sentito portato fuori strada dalla descrizione ambientale e non sono riuscito a gustarmi il bel colpo di scena.

Spero di rileggerti presto
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Giacomo Puca
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#12 » venerdì 21 maggio 2021, 19:03

Quarantine ha scritto:Ciao Giacomo,
Intanto è stato un piacere leggerti. Devo dire che nel tema ci stai comodo comodo. E quindi complimenti. Complimenti anche all'idea del tombarolo. Passo adesso a scriverti dal punto di vista del lettore. Mi reputo attento e devo dirti che ho fatto un po' di fatica nel finale a vedere nell'ambiente che descrivevi quella tomba di Gesù che tutti noi abbiamo nell'inconscio ( o conscio) collettivo. Ecco, avevo creato nella mia mente delle cose mentre descrivevi l'ambiente, e con difficoltà ho dovuto modificarle. Non sono stato aiutato forse dall'uso di alcune parole che mi hanno portato fuori strada. Per il resto veloce e scorrevole.

Punto di forza: L'originalità dell'idea.
Punto debole:Mi sono sentito portato fuori strada dalla descrizione ambientale e non sono riuscito a gustarmi il bel colpo di scena.

Spero di rileggerti presto
Alessandro


Ciao Quarantine, grazie per il commento.
Posso sapere quali parole ti hanno portato fuori strada?
Comunque hai fatto un commento molto acuto: far percepire l'ambientazione "particolare" narrando in prima persona è stato difficile, perché molti degli elementi peculiari, che ci colperebbero, della Palestina dell'anno 0 sono assolutamente normali per chi ci vive, e quindi non avrebbe avuto senso che il mio narratore li notasse. Ho cercato di far percepire il contesto usando tutti nomi propri spiccatamente ebraici e qualche similitudine ad hoc (l'asina per esempio). Ma sapevo che c'era il rischio che non fosse tutto chiaro.

Grazie ancora!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Quarantine AlessandroCatanzaro
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#13 » sabato 22 maggio 2021, 10:23

Giacomo Puca ha scritto:
Quarantine ha scritto:Ciao Giacomo,
Intanto è stato un piacere leggerti. Devo dire che nel tema ci stai comodo comodo. E quindi complimenti. Complimenti anche all'idea del tombarolo. Passo adesso a scriverti dal punto di vista del lettore. Mi reputo attento e devo dirti che ho fatto un po' di fatica nel finale a vedere nell'ambiente che descrivevi quella tomba di Gesù che tutti noi abbiamo nell'inconscio ( o conscio) collettivo. Ecco, avevo creato nella mia mente delle cose mentre descrivevi l'ambiente, e con difficoltà ho dovuto modificarle. Non sono stato aiutato forse dall'uso di alcune parole che mi hanno portato fuori strada. Per il resto veloce e scorrevole.

Punto di forza: L'originalità dell'idea.
Punto debole:Mi sono sentito portato fuori strada dalla descrizione ambientale e non sono riuscito a gustarmi il bel colpo di scena.

Spero di rileggerti presto
Alessandro


Ciao Quarantine, grazie per il commento.
Posso sapere quali parole ti hanno portato fuori strada?
Comunque hai fatto un commento molto acuto: far percepire l'ambientazione "particolare" narrando in prima persona è stato difficile, perché molti degli elementi peculiari, che ci colperebbero, della Palestina dell'anno 0 sono assolutamente normali per chi ci vive, e quindi non avrebbe avuto senso che il mio narratore li notasse. Ho cercato di far percepire il contesto usando tutti nomi propri spiccatamente ebraici e qualche similitudine ad hoc (l'asina per esempio). Ma sapevo che c'era il rischio che non fosse tutto chiaro.

Grazie ancora!


Ciao Giacomo, certo rispondo volentieri:
A) "Se fossi qui tu, sottoterra al posto mio, al buio, moriresti di paura" ho pensato ad una sorta di pozzo, un tombarolo certo, forse egiziano, qualcosa tipicamente sottoterra. (tipo catacombe)
B)"Il rumore di tunnel che collassano.
“Tiratemi fuori di qui per carità!” urlo al foro nel terreno."
Anche qui stessa immedesimazione "verticale" non so se mi comprendi.

Ecco immagino che siano state le due frasi che mi hanno portato a pensare ad altro piuttosto che al Sepolcro, e poi come dici bene tu ho colto sì i nomi, ma non la citazione dell'asina. mea culpa è all'inizio e forse era per me ancora presto. Complimenti comunque ancora per l'idea.

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Re: O Felix Culpa

Messaggio#14 » sabato 22 maggio 2021, 15:54

Ciao Giacomo e bentornato.
Alla grande direi, raccontino molto divertente e ben gestito, il qui pro quo alla base del cristianesimo mi è piaciuto un sacco. Anche tu hai consegnato sul gong e infatti ho trovato qualche sbavatura qua e là nel racconto. Niente di grave ovviamente.
L'unico passaggio che mi ha confuso è questo:

La pietra sull’ingresso lascia filtrare un po’ di luce, illumina le nicchie scavate nella roccia. Una sola nicchia è occupata, un sudario nasconde l’occupante.


In questo passaggio la "pietra sull'ingresso" è il famoso sassone davanti al santo sepolcro, ma avendo appena nominato la pietra che sposta dal SUO ingresso per entrare nella tomba mi aveva creato confusione. Mi hai appena detto che è tutto buio, perché adesso filtra della luce?
Ho dovuto rileggere il passaggio per capire che era un'altra pietra.
Un ottimo lavoro, irriverente e di qualità. Bravo!

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Andrea Furlan
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#15 » sabato 22 maggio 2021, 19:24

Ciao Giacomo,
avevo intuito l’idea di fondo del racconto a metà circa, ma mi sono un po’ confuso con alcuni riferimenti che fanno perdere un po’ l’attenzione. L’incipit dove parli dell’asina senza zampe non mi è sembrato chiaro e forse poco utile. Il riferimento al padre e al nonno che hanno scavato il tunnel, forse non era necessario. A un certo punto scrivi “Se fossi tu qui…” ma mi sembra l’unico punto in cui il protagonista sembra raccontare a qualcuno.
Invece ho trovato ben costruiti l’angoscia di rimanere intrappolato, soprattutto quel “Tiratemi! Fuori!” che da un’ottima idea dell’urgenza. Anche la ripetizione della frase fil rouge “Ah, le cose che facciamo per un po’ di oro” con le sue variazioni, mi è piaciuta.
Ho alcune perplessità anche sul setting generale: non sono un grande esperto, ma nel vangelo non è spiegato che ci sono delle guardie romane a guardia del sepolcro? Come fanno i ladri ad avvicinarsi in questo caso?
Infine il tema dell’adattamento francamente lo trovo poco rappresentato.
Insomma per riassumere, un racconto con luci e ombre, per quello che mi riguarda, come uno spiraglio di sole che entra nella tomba…

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Re: O Felix Culpa

Messaggio#16 » lunedì 24 maggio 2021, 14:42

Ciao Giacomo.
Devo ammettere di aver trovato il tuo racconto un po’ problematico. Alcuni passaggi, in particolare, li ho trovati così criptici da obbligarmi a fermare la lettura, ricontrollare il testo e… niente, alcuni continuano purtroppo a sfuggirmi. Uno di questi è proprio la prima frase.

Il tunnel nella roccia è stretto da graffiare le spalle, stretto che persino un’asina senza zampe farebbe prima di me a fare così poca strada.

Ora, non so se questo passaggio si riferisce a qualche antico modo di dire a me sconosciuto, ma non riesco davvero a comprenderlo. Cosa c’entra che il fatto che sia stretto con un’asina (tra l’altro è l’uso del femminile a farmi pensare a qualche oscuro proverbio) senza zampe che ci metterebbe meno tempo del protagonista (perché?) a fare così poca strada (“poca strada” in riferimento a cosa? ci hai detto che è stretto, non che è corto)?

L’ingresso che quei furfanti della mia famiglia usano da generazioni a ogni nuovo “ospite”.

Se il tunnel è stato scavato dal padre e dal nonno, le generazioni sono solo due (quella del padre, appunto, e quella del protagonista). Non so, un’espressione come “da generazioni” mi dà l’idea di un arco di tempo molto più lungo di quello che nella realtà è qui descritto.

Se fossi qui tu, sottoterra al posto mio, al buio, moriresti di paura. Ma io faccio questo lavoro da quando ho la forza per alzare la pietra.

Altro passaggio che mi ha fatto storcere il naso. Questo sfondamento della quarta parete mi ha completamente staccato dall’immersione, ricordandomi che il testo è pura finzione.

La sabbia scricchiola nell’intercapedine, quando si muove, e poi <u>basta</u> dare un po’ di spinta in diagonale, per tenerla fuori dall’incavo. A quel punto il gioco è <u>fatto</u> e <u>basta</u> <u>farla</u> scorrere via.

La doppia ripetizione di “basta” e del verbo fare sporcano un po’ il passaggio. Oltretutto, a mio avviso la prima frase è sin troppo spezzata dal numero eccessivo di virgole. Se posso permettermi, la risolverei così:
La sabbia scricchiola nell’intercapedine quando si muove. A quel punto basta una piccola spinta in diagonale per tenerla fuori dall’incavo e farla scorrere via.

Ma finché la cosa mi tiene alla larga dal cappio continuerò con la recita.

Perché l’accenno al cappio anziché alla croce? Qua mi sa che hai perso un’occasione per rafforzare l’ironia della scena.

E arriviamo alle conclusioni. Al di là di qualche passaggio poco chiaro (anch’io, come Darcy, sono rimasto dubbioso su come fosse illuminato l’ambiente e soltanto in fase di rilettura, dopo aver cioè capito che stavi parlando della tomba di Cristo, ho compreso cosa intendevi) il testo è ben scritto e la storia persino simpatica. Il suo problema è semmai l’essere capace di strappare un sorriso e poco più. Sì, il colpo di scena è divertente, ma sembra più adatto a una barzelletta che a un racconto. Davvero, mi spiace, ma giunto a fine lettura non ho sentito nessuna emozione.
Alla prossima.
lupus in fabula

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Re: O Felix Culpa

Messaggio#17 » lunedì 24 maggio 2021, 23:56

Quarantine ha scritto:
Giacomo Puca ha scritto:
Quarantine ha scritto:Ciao Giacomo,
Intanto è stato un piacere leggerti. Devo dire che nel tema ci stai comodo comodo. E quindi complimenti. Complimenti anche all'idea del tombarolo. Passo adesso a scriverti dal punto di vista del lettore. Mi reputo attento e devo dirti che ho fatto un po' di fatica nel finale a vedere nell'ambiente che descrivevi quella tomba di Gesù che tutti noi abbiamo nell'inconscio ( o conscio) collettivo. Ecco, avevo creato nella mia mente delle cose mentre descrivevi l'ambiente, e con difficoltà ho dovuto modificarle. Non sono stato aiutato forse dall'uso di alcune parole che mi hanno portato fuori strada. Per il resto veloce e scorrevole.

Punto di forza: L'originalità dell'idea.
Punto debole:Mi sono sentito portato fuori strada dalla descrizione ambientale e non sono riuscito a gustarmi il bel colpo di scena.

Spero di rileggerti presto
Alessandro


Ciao Quarantine, grazie per il commento.
Posso sapere quali parole ti hanno portato fuori strada?
Comunque hai fatto un commento molto acuto: far percepire l'ambientazione "particolare" narrando in prima persona è stato difficile, perché molti degli elementi peculiari, che ci colperebbero, della Palestina dell'anno 0 sono assolutamente normali per chi ci vive, e quindi non avrebbe avuto senso che il mio narratore li notasse. Ho cercato di far percepire il contesto usando tutti nomi propri spiccatamente ebraici e qualche similitudine ad hoc (l'asina per esempio). Ma sapevo che c'era il rischio che non fosse tutto chiaro.

Grazie ancora!


Ciao Giacomo, certo rispondo volentieri:
A) "Se fossi qui tu, sottoterra al posto mio, al buio, moriresti di paura" ho pensato ad una sorta di pozzo, un tombarolo certo, forse egiziano, qualcosa tipicamente sottoterra. (tipo catacombe)
B)"Il rumore di tunnel che collassano.
“Tiratemi fuori di qui per carità!” urlo al foro nel terreno."
Anche qui stessa immedesimazione "verticale" non so se mi comprendi.

Ecco immagino che siano state le due frasi che mi hanno portato a pensare ad altro piuttosto che al Sepolcro, e poi come dici bene tu ho colto sì i nomi, ma non la citazione dell'asina. mea culpa è all'inizio e forse era per me ancora presto. Complimenti comunque ancora per l'idea.


Ho capito benissimo, grazie per le dritte. Comunque non devi chiedere scusa, è responsabilità di chi scrive farsi capire.
Grazie mille e alla prossima.
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#18 » martedì 25 maggio 2021, 0:02

Fagiolo17 ha scritto:Ciao Giacomo e bentornato.
Alla grande direi, raccontino molto divertente e ben gestito, il qui pro quo alla base del cristianesimo mi è piaciuto un sacco. Anche tu hai consegnato sul gong e infatti ho trovato qualche sbavatura qua e là nel racconto. Niente di grave ovviamente.
L'unico passaggio che mi ha confuso è questo:

La pietra sull’ingresso lascia filtrare un po’ di luce, illumina le nicchie scavate nella roccia. Una sola nicchia è occupata, un sudario nasconde l’occupante.


In questo passaggio la "pietra sull'ingresso" è il famoso sassone davanti al santo sepolcro, ma avendo appena nominato la pietra che sposta dal SUO ingresso per entrare nella tomba mi aveva creato confusione. Mi hai appena detto che è tutto buio, perché adesso filtra della luce?
Ho dovuto rileggere il passaggio per capire che era un'altra pietra.
Un ottimo lavoro, irriverente e di qualità. Bravo!


Ciao Luca e ben ritrovato.
Effettivamente con la pietra che sigilla il tunnel e quella che chiude il sepolcro mi sono complicato la vita e anche la gestione luce è stata problematica causa minuti contati (ba-dum tsss)
Grazie ancora e alla prossima!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giacomo Puca
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#19 » martedì 25 maggio 2021, 0:17

Andrea Furlan ha scritto:Ciao Giacomo,
avevo intuito l’idea di fondo del racconto a metà circa, ma mi sono un po’ confuso con alcuni riferimenti che fanno perdere un po’ l’attenzione. L’incipit dove parli dell’asina senza zampe non mi è sembrato chiaro e forse poco utile. Il riferimento al padre e al nonno che hanno scavato il tunnel, forse non era necessario. A un certo punto scrivi “Se fossi tu qui…” ma mi sembra l’unico punto in cui il protagonista sembra raccontare a qualcuno.
Invece ho trovato ben costruiti l’angoscia di rimanere intrappolato, soprattutto quel “Tiratemi! Fuori!” che da un’ottima idea dell’urgenza. Anche la ripetizione della frase fil rouge “Ah, le cose che facciamo per un po’ di oro” con le sue variazioni, mi è piaciuta.
Ho alcune perplessità anche sul setting generale: non sono un grande esperto, ma nel vangelo non è spiegato che ci sono delle guardie romane a guardia del sepolcro? Come fanno i ladri ad avvicinarsi in questo caso?
Infine il tema dell’adattamento francamente lo trovo poco rappresentato.
Insomma per riassumere, un racconto con luci e ombre, per quello che mi riguarda, come uno spiraglio di sole che entra nella tomba…


Ciago Andrea e grazie per le puntualizzazioni.
Ti rispondo riguardo il setting: NEI vangeli la resurrezione è narrata in modi diversi. Per esempio le guardie messe a difesa del sepolcro sono solo in Matteo e non ci sono negli altri 3. In Matteo si parla di un terremoto che però manca negli altri. In Marco e Luca le donne hanno paura, In Matteo e Marco c'è un solo angelo...
Nello specifico ho preso elementi diversi dai vari vangeli: il terremoto è di Matteo, I due angeli (che nel testo sono detti proprio uomini, come i fratelli del protagonista) vengono da Luca, l'apparizione di Gesù è in Giovanni.
L'idea è che io abbia raccontato gli eventi "veri" e che poi il tempo, le interpretazioni e le riletture abbiano dato vita a vangeli diversi, tutti contenenti elementi veri e altri falsi.

Il tema dell'adattamento è incarnato nel protagonista: adattato fin dall'infanzia, come ci dice lui, a fare quel lavoro, eppure capace di adattarsi al ruolo di divinità in pochi secondi.
Grazie ancora e alla prossima!
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Giacomo Puca
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#20 » martedì 25 maggio 2021, 0:54

John Doe ha scritto:Ciao Giacomo.


Il tunnel nella roccia è stretto da graffiare le spalle, stretto che persino un’asina senza zampe farebbe prima di me a fare così poca strada.
Ora, non so se questo passaggio si riferisce a qualche antico modo di dire a me sconosciuto, ma non riesco davvero a comprenderlo. Cosa c’entra che il fatto che sia stretto con un’asina (tra l’altro è l’uso del femminile a farmi pensare a qualche oscuro proverbio) senza zampe che ci metterebbe meno tempo del protagonista (perché?) a fare così poca strada (“poca strada” in riferimento a cosa? ci hai detto che è stretto, non che è corto)?


L'idea è che il passaggio sia così stretto da rallentare moltissimo chi lo attraversa, così tanto che persino l'animale senza zampe sarebbe più rapido (una chiara esagerazione per rendere l'idea).
La scelta del femminile è presto detta: nella bibbia c'è l'episodio dell'asina parlante quindi credevo che chi avesse conosciuto l'evento avrebbe iniziato a respirare odore biblico, e tutti gli altri invece sarebbero andati avanti senza problemi dato che il sesso dell'animale è indifferente.
Ho detto che è stretto, e l'ultima frase introduce anche il fatto che sia corto..."persino un’asina senza zampe farebbe prima di me a fare così poca strada", il narratore ci dice che va piano e che la strada da fare è poca.

L’ingresso che quei furfanti della mia famiglia usano da generazioni a ogni nuovo “ospite”.
Se il tunnel è stato scavato dal padre e dal nonno, le generazioni sono solo due (quella del padre, appunto, e quella del protagonista). Non so, un’espressione come “da generazioni” mi dà l’idea di un arco di tempo molto più lungo di quello che nella realtà è qui descritto.


Qui c'è una mia sbavatura. Il narratore intende che lui appartiene alla terza generazione che usa il tunnel (fatto dal nonno)

Se fossi qui tu, sottoterra al posto mio, al buio, moriresti di paura. Ma io faccio questo lavoro da quando ho la forza per alzare la pietra.
Altro passaggio che mi ha fatto storcere il naso. Questo sfondamento della quarta parete mi ha completamente staccato dall’immersione, ricordandomi che il testo è pura finzione.


Opinabile. Leggo spesso questa esatta critica in tutti i casi di sfondamento della quarta parete... e niente, proprio non la condivido.
Capisco la rottura dell'immersione se fosse un narratore onnisciente che smette di raccontare e inizia a farci un discorso sui massimi sistemi. Ma qui è un narratore in prima che si rivolge al lettore, una sola volta, e commenta la situazione contingente. Insomma, è pieno di ottimi romanzi in prima persona che lo fanno, e ho sempre percepito un maggior coinvolgimento nella narrazione quando viene fatto.

La sabbia scricchiola nell’intercapedine, quando si muove, e poi <u>basta</u> dare un po’ di spinta in diagonale, per tenerla fuori dall’incavo. A quel punto il gioco è <u>fatto</u> e <u>basta</u> <u>farla</u> scorrere via.
La doppia ripetizione di “basta” e del verbo fare sporcano un po’ il passaggio. Oltretutto, a mio avviso la prima frase è sin troppo spezzata dal numero eccessivo di virgole. Se posso permettermi, la risolverei così:
La sabbia scricchiola nell’intercapedine quando si muove. A quel punto basta una piccola spinta in diagonale per tenerla fuori dall’incavo e farla scorrere via.


Qui ti do piena ragione, la frase mi è sfuggita in fase di editing. Mea culpa.

Ma finché la cosa mi tiene alla larga dal cappio continuerò con la recita.
Perché l’accenno al cappio anziché alla croce? Qua mi sa che hai perso un’occasione per rafforzare l’ironia della scena.


Ti direi che il riferimento alla croce vada evitato proprio perché è la prima cosa che viene in mente. Che impatto può avere se è l'ovvio riferimento che ogni lettore si aspetta?
Inoltre non volevo inserire riferimenti diretti alla crocifissione, non mi piace dare la "soluzione" della storia in modo così palese e grossolano.

Grazie per le dritte e alla prossima.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Re: O Felix Culpa

Messaggio#21 » mercoledì 26 maggio 2021, 11:16

Ciao Giacomo,

Il twist finale non l'avevo visto arrivare ed è stata una bella sorpreesa. Significa che lo sviluppo della struttura è qualcosa che ti viene bene, specialmente in un tempo così limitato.

Per il resto mi associo ad altri commentatori che hanno trovato, nello specifico, alcuni dettagli poco scorrevoli. Non so se con più tempo o più editing avresti risolto o invece è una cosa su cui devi lavorare di più. In particolare, il crollo della caverna è troppo improvviso, qualche anticipazione non avrebbe guastato.

Pur non essendo fan dei protagonisti della metologia cristiana (il diavole per esempio, o i papi che ho trovato in alcuni racconti di questa edizzione) il tuo racconto ha comunque qualcosa di buono, anche se per farlo brillare andrebbero risolti i problemi di cui sopra.

Sarei curioso di leggerti in futuro!
Alla prossima :)

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Andrea Partiti
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Re: O Felix Culpa

Messaggio#22 » giovedì 27 maggio 2021, 11:31

La mia sensazione è che il racconto sia abbastanza robusto da reggersi senza bisogno di grandi rivelazioni.
L'idea è bella e non ha bisogno di abbellimenti che la limitano.
Sapendo subito che stiamo entrando in una tomba, la dinamica si chiarirebbe molto, ora è più confusa.
Penso che potresti migliorarla significativamente concentrandoti sui dettagli sensoriali, perdere qualche frase per farci sentire come il protagonista, nel cunicolo stretto, al buio, con poca aria, la polvere che gli finisce addosso.
Quella "pietra che prende il posto della roccia" mi ha confuso molto, penso che pietra e roccia siano troppo vicine come significato per evocare un'immagine adatta e potresti descrivere in maniera più semplice l'ingresso, anche a costo di modificarne il funzionamento. In quello stesso paragrafo, fai parlare il protagonista direttamente al lettore, che è una tecnica simpatica, ma a quel punto dovresti usarla più volte nel corso del racconto per darle un senso, per creare un dialogo e avere uno stile coerente. Una volta sola sembra aprire un canale che poi viene dimenticato.

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Re: O Felix Culpa

Messaggio#23 » sabato 29 maggio 2021, 12:29

Un racconto ben congegnato e decisamente coraggioso nella sua irriverenza, elemento che apprezzo sempre parecchio. Un po' confusionario nella prima parte e, in generale, non sono mai riuscito a visualizzare compiutamente la scena (inizialmente pensavo a una miniera, poi a ladri di tombe egizie, poi a ladri di tombe di comuni cimiteri, infine il finale). Da lavorare meglio sulle informazioni passate dal pdv, insomma: impresa non facile, ma da affrontare in modo più funzionale. Il tema c'è anche se non mi sembra così fondante il racconto. Concludendo sarei per un pollice tendente verso il positivo in modo non brillante, ma di sicuro solido.

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