Come sono arrivato su Kepler-438 b

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freakycharlie
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Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#1 » martedì 18 maggio 2021, 0:59

Il fischio dell’esplosione rimbomba come un'eco sghemba che mi ha devastato i timpani. Tra le minuscole ossicina delle mie orecchie, riconosco le vibrazioni di quelle frequenze che non sarò mai più in grado di udire.
Da quello che posso vedere, il danno dell’esplosione è ingente. Ci sono lamiere accartocciate ovunque. La capsula di sospensione criogenica sigillata, che, fino a pochi minuti fa, costituiva la mia ineludibile prigione, mi ha protetto dalle conseguenze più devastanti dell’onda d’urto. Il sistema di emergenza deve essersi innescato, riportandomi bruscamente al risveglio con un bombardamento di adrenalina e stimolanti.
Tra i brandelli di carne che punteggiano il settore sventrato, riesco a riconoscere almeno un paio dei miei carcerieri. Risvegliatisi giorni o forse settimane prima di me, se ne sono già andati per sempre.
Anche i robot non hanno avuto migliore fortuna. Con l’eccezione di un drone medico standard, attivatosi dopo il disastro, sono stati spazzati via insieme a tutto il resto.
A cosa è dovuta tutta questa devastazione? Probabilmente, a qualche detrito imprevisto alla periferia del sistema solare di destinazione, quando la nave ha rallentato fino a uscire alla velocità di curvatura. Le possibilità sono scarse, ma è una cosa che può sempre accadere quando si esce e si entra tra le pieghe dello spazio tempo.
Se continuo a respirare significa che la nave, a livello strutturale, è ancora integra. Prima di essere raggiunto dai soccorsi, tutto quello che mi serve è un cadavere ancora parzialmente intatto. Basta sostituire il sondino di riconoscimento. Con l’aiuto del drone medico dovrebbe essere un gioco da ragazzi.
Riesco a individuare un candidato. La faccia sfigurata è irriconoscibile, ma l’uniforme appartiene a un ufficiale di alto grado. Un pezzo del torace se ne è andato, insieme alle gambe, ma riesco trovare il tesserino identificativo e il suo braccio è miracolosamente integro.
Con un morso gli strappo la carne del polso. Con le dita mi metto a scavare senza rispetto nella ferita che ho creato. Finalmente raggiungo il sondino, che strappo senza fatica dalla carne.
La parte facile è terminata. Ora devo fare lo stesso al mio arto.
Il dolore è lancinante. Piango, urlo. Scavo nella mie stesse membra e il sangue mi cola a fiotti per il braccio. Finalmente raggiungo il sondino. Con le dita non riesco a rimuoverlo. Lo strappo via con i denti.
In qualche modo mi trascino fino al drone medico che lampeggia ebete mentre attende istruzioni.
— Aiutami, — anche se sto parlando con una macchina, mi sforzo di apparire sincero — il mio sondino identificativo si è dislocato. Va riposizionato.
— Questa procedura richiede una seconda conferma.
— Aziona bypass delle procedure via protocollo di emergenza, — alcune luci colorate rimbalzano per un istante sul volto della macchina. — Guardati attorno, cazzo!
— Permesso accordato.

Quando finalmente mi sveglio dall’altra parte del cosmo, il viaggio intergalattico è terminato. Dopo una traversata in curvatura che in poco meno di un secolo ha coperto la distanza di 472 anni luce, la rotta ha, infine, attraversato il sistema solare alieno fino all’esopianeta semighiacciato Kepler-438 b, un ambiente gelido e ostile, ma brulicante di batteri e vita sconosciuta.
In questo nuovo mondo, l’origine della mia identità come Naagesh Xenon Delta, comandante capo della sicurezza, è un insignificante dettaglio.
Arsenico, selenio, berillio: dalle preliminari analisi chimiche dell’atmosfera, la concentrazione dei metalli in fiumi e oceani è particolarmente elevata. Questo imprevisto può mettere seriamente in pericolo la mia via di fuga. La via dell’acqua sarebbe più rischiosa del previsto. In uno scenario del genere sarà impossibile darsi alla macchia. Non c’è scelta: fino a che non riuscirò a stabilire un nuovo piano, la mia intera sopravvivenza dipenderà dalla colonia.
Al primo test genetico, l’incongruenza del DNA sarà una cosa complicata da giustificare. Inutile fasciarsi la testa in anticipo: ci penserò a tempo debito. Da prigioniero a capo delle guardie, il mio nuovo ruolo nella catena alimentare di questa luna aliena andrà in qualche modo salvaguardato.


Carlo Peroni



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antico
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#2 » martedì 18 maggio 2021, 1:04

Ciao Carlo e benvenuto nell'Arena! Tutto ok con i parametri, buona ALL STARS EDITION!

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freakycharlie
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#3 » martedì 18 maggio 2021, 1:13

Grazie mille! Che emozione la mia prima prova nell'arena. Non ho resistito e ho editato un typo due minuti dopo la scadenza nonostante avessi già consegnato LMAO

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antico
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#4 » martedì 18 maggio 2021, 1:22

Se hai editato dopo la scadenza ti è andata bene che non fossi ancora passato a controllarti perché altrimenti ti scattava il malus minimo tempo ;) Prendilo come monito per le prossime: se il racconto viene modificato dopo che è stato postato, cambia l'orario di pubblicazione e se questo succede dopo l'una si può incorrere in un malus (a meno che io non sia ancora passato a verificarlo e in tal modo la si passa liscia) :)

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GiulianoCannoletta
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#5 » mercoledì 19 maggio 2021, 10:10

Ciao Carlo, piacere di averti letto.
Un bello spaccato di fantascienza in cui un prigioniero, approfittando di un catastrofico incidente, si ricostruisce un'identità come capo della sicurezza. Il testo è ben scritto e si legge con piacere e il tema mi pare centrato. Sei stato abile a dipingere il contesto nella prima scena, la devastazione successiva all'esplosione. Quello che mi è mancato è un po' più di introspezione del personaggio, qualcosa che mi spinga a solidarizzare con lui, tanto più necessaria visto che è l'unico “attore” in scena, a parte un drone con cui scambia due battute. Mi pare che tu ti sia concentrato eccessivamente (rispetto a un testo così breve) sullo spiegarci i dettagli dell'ambientazione, aspetti tecnici, fino anche alla composizione dell'atmosfera del pianeta che sceglie come meta, senza concentrarti sul protagonista che rimane un po' bidimensionale.
È comunque a mio avviso un racconto più che buono.
A rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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Ci_Effe
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#6 » venerdì 21 maggio 2021, 0:04

Ciao Carlo.
Il tema del racconto è centrato e ben approfondito. Inizio col dirti che sia l’incipit che l’arrivo sul pianeta li ho trovati ben fatti: i particolari realistici danno credibilità al nuovo pianeta (almeno per me che non sono certo un astrofisico), mentre all’inizio riesci a farci entrare nell’ambientazione dosando le informazioni in modo che siano naturali nel pensiero del protagonista e non uno “spiegone”. Il racconto si inserisce in un filone ben preciso, e questo non è assolutamente un male, solo che a volte ho avuto l’impressione che tu ti sia affidato molto a un panorama visivo/letterario ben collaudato più che cercare di creare qualcosa di tuo (il cip sotto pelle, l’estrazione “a mani nude”, sono scene dal sapore molto filmico). Ti scrivo due piccoli particolari su cui ho avuto dei dubbi, ma premetto che sono particolari, non grandi problemi. Ho trovato strano che il drone medico parlante rispondesse alla richiesta di un prigioniero: non ha un sistema di identificazione, o un database? Chiunque può comandarlo solo perché sono in una situazione di eccezionalità? Anche un ammutinamento o una rivolta dei prigionieri sarebbero situazioni eccezionali, e il drone sarebbe comandato da chiunque? Poteva essere interessante una piccola spiegazione del suo funzionamento. La seconda cosa è solo una piccola ripetizione, quando scrivi: Con un morso gli strappo la carne del polso. Con le dita … senza fatica dalla carne.
Credo comunque che funzioni come racconto di genere (e non lo dico per sminuire ovviamente, ma nel senso che è molto credibile nel suo genere)

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Debora D
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#7 » venerdì 21 maggio 2021, 17:15

Benvenuto nell’Arena, Carlo, e piacere di leggerti.
Mi piace la fantascienza e ho letto il tuo racconto con attenzione.
C’è stata un’esplosione, l’unico sopravvissuto è un prigioniero e il suo adattamento sta nell’acquisire l’identità del capo della sicurezza per confondersi nella colonia del pianeta che dà il titolo al racconto. Per raggiungere il suo obiettivo il protagonista strappa un chip da un braccio. Questo è quello che ho capito.
Ho riletto alcuni passaggi anche tre volte per chiarirmi un po’ le idee prima di commentare.
Mi restano due perplessità.
— Aziona bypass delle procedure via protocollo di emergenza, — alcune luci colorate rimbalzano per un istante sul volto della macchina. — Guardati attorno, cazzo! → sta chiedendo alla macchina di non chiedere conferma e di verificare i danni?

In questo nuovo mondo, l’origine della mia identità come Naagesh Xenon Delta, comandante capo della sicurezza, è un insignificante dettaglio. → questo l’ho capito con certezza alla terza lettura. Alcuni lettori esperti potrebbero capirlo subito, ma come è capitato a me potrebbe accadere ad altri di essere confusi.

Mi sembra che in questo racconto ci siano due stili che cercano ognuno di prevalere.
Da una parte uno stile prezioso con echi dei classici (ineludibile prigione, un'eco sghemba) e dall'altro uno stile che punta a essere immersivo. Lo dico perché hai scelto una prima persona al presente e in alcuni passaggi riesci a raggiungere una focalizzazione profonda.
Dato che io preferisco il secondo perché lo trovo più efficace nel generare empatia, favorire l'immaginazione e rendere scorrevole il testo, ti scrivo di seguito alcuni momenti in cui questi tre obiettivi sono stati ostacolati nella mia lettura.

I passaggi sensoriali e forti, l’ambientazione cruda, il caos riesci a renderli, ma in alcuni punti il tutto è soffocato da espressioni meno efficaci.
Da quello che posso vedere, il danno dell’esplosione è ingente. → questa frase non avrebbe problemi se avessimo un narratore onnisciente, però qui siamo in una prima persona al presente, che dovrebbe mantenerci nel qui e ora. Con chi sta parlando? Con il lettore?
Ci sono lamiere accartocciate ovunque. → questo invece è un dato sensibile, cioè qualcosa che posso immaginare e che mi aiuta a visualizzare il caos nella mia mente.

Ho notato molti avverbi in -mente che potevi evitare (tra l’altro sono un gran risparmio di caratteri).
Se il tuo obiettivo è una focalizzazione profonda (o filtro profondo o immersione), meglio un dettaglio vivido e preciso che un avverbio in -mente vago. Sono tutti necessari? miracolosamente, bruscamente, probabilmente...

Di tutti scelgo due casi:
ancora parzialmente intatto. →qui c’è incongruenza, il significato stesso di intatto contraddice l’avverbio, o è intatto o non lo è. Intendi dire che il cadavere deve avere alcune parti del corpo integre, credo.

Usi finalmente tre volte nel testo e a poca distanza.
Finalmente raggiungo il sondino, che strappo senza fatica dalla carne.
Il dolore è lancinante. Piango, urlo. Scavo nella mie stesse membra e il sangue mi cola a fiotti per il braccio. Finalmente raggiungo il sondino. 
Quando finalmente mi sveglio dall’altra parte del cosmo,

Cosa vuoi dire attraverso l’uso di finalmente? È spossato, sta svenendo per il dolore, grida di frustrazione? L’hai espresso bene con i verbi Piango, urlo, scavo che sono realistici. Senza finalmente ci sarebbe lo spazio per un altro dettaglio concreto.

Conclusione: il racconto ha un contenuto accattivante, ma non l’ho trovato sempre scorrevole a causa di alcuni rallentamenti dati dallo stile. Sono curiosa di leggere altro dalla tua tastiera, perché mi sono piaciuti alcuni dettagli che hai scelto. Il tema c’è ed è declinato in modo coerente. La fantascienza si sposava benissimo con il tema.

Buona edizione e spero di esserti stata utile, non farti remore ad avere la stessa puntigliosità con me se ti capiterà di leggermi: ho imparato moltissimo su Minuti Contati in questo modo.

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Gennibo
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#8 » sabato 22 maggio 2021, 12:01

Ciao Carlo e benvenuto nell’arena, il tuo racconto mi ha portato in un mondo fantascientifico che mi affascina. Una prova che però in alcuni punti mi ha confuso, penso possa essere migliorata e resa più comprensibile in diversi punti, tipo:
dopo la prima frase: il fischio dell’esplosione… metti un concetto che non è proprio ottimale, tutta incentrata sull’orecchio del protagonista (un corpo che se capisco bene poi cambierà). C’è un’esplosione (ok), il risultato potresti farlo notare attraverso la sordità del protagonista con qualcosa che sappiamo fa rumore, che lui vede ma che non sente.
E poi puoi passare subito alle lamiere accartocciate.
Avrei preferito che la capsula fosse almeno un po’ danneggiata, così da giustificare il rumore che gli danneggia l’udito, ma sufficiente a salvarlo.
Toglierei: A cosa è dovuta tutta questa devastazione? Potresti saltare la domanda che pare un po’ retorica e risponderti subito con un: un detrito imprevisto (“imprevisto” già significa che non è una cosa che ci si sarebbe aspettati) ci deve avere colpito (metti l’azione così noi la vediamo) quando siamo usciti (o entrati) dalle pieghe dello spazio tempo. (oppure: li avevo avvisati, ma non mi hanno ascoltato (empatizziamo con il protagonista/Cassandra. La stella XYZ è esplosa (la vediamo che esplode) prima che la nostra nave uscisse dalla sua orbita, deficienti.(anche in questo modo abbiamo un informazione che ci fa visualizzare la scena e alla fine il pensiero del tipo ci fa empatizzare con lui)
Poi le cose si fanno più complesse, in diversi punti ho faticato a seguire la scena, ma l’idea mi piace e spero che tu ci metta mano per migliorarla.
Spero di rileggerti presto.
Isabella

FilippoR
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#9 » martedì 25 maggio 2021, 14:10

Ciao Carlo e piacere di leggerti,
racconto interessante e di cui vorrei leggere di più (mi piace il genere).
Anche io ho dovuto rileggere più volte alcune frasi per capirle meglio, tra tutte la scena del bypass della macchina non mi è stata immediatamente chiarissima.
Mi ha stranito un po' il finale, mentre nella prima parte mi sono abbastanza immedesimato nell'ambientazione e nel personaggio nella parte finale invece il raccontato mi ha portato un po' fuori dall'immedesimazione.
Alla prossima.

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freakycharlie
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#10 » martedì 25 maggio 2021, 15:44

Ciao a tutti,

intanto volevo ringraziarvi di cuore per i vostri commenti. Anche se alcuni sono severi, ho notato che ogni appunto è stato puntuale e figlio di una lettura attenta e ragionata. Già questo di per sè rende questo mio primo tentativo nel forum qualcosa da cui ho potuto imparare moltissimo.

In generale, posso dire che con il 60-70% almeno delle vostre considerazioni mi trovo d'accordo. Quindi basterebbe raccoglierle e voilà, l'editing del racconto è fatto!

Ora cerco di rispondere a tutti i commenti in ordine cronologico:

@GiulianoCannoletta
GiulianoCannoletta ha scritto:Ciao Carlo, piacere di averti letto.
Quello che mi è mancato è un po' più di introspezione del personaggio, qualcosa che mi spinga a solidarizzare con lui, tanto più necessaria visto che è l'unico “attore” in scena, a parte un drone con cui scambia due battute. Mi pare che tu ti sia concentrato eccessivamente (rispetto a un testo così breve) sullo spiegarci i dettagli dell'ambientazione, aspetti tecnici, fino anche alla composizione dell'atmosfera del pianeta che sceglie come meta, senza concentrarti sul protagonista che rimane un po' bidimensionale.


Riguardo al gancio emotivo, effettivamente, il racconto è mancante. Forse data la brevità è una cosa che ho trascurato per mancanza di spazio. Se dovessi continuarlo, sicuramente approfondirei la questione. Rileggendolo, avrei anche utilizzato diversamente i dettagli tecnici a cui ti riferisci, facendo più attenzione alla loro economia.

Grazie mille per avermi letto :)

Ci_Effe ha scritto:Il racconto si inserisce in un filone ben preciso, e questo non è assolutamente un male, solo che a volte ho avuto l’impressione che tu ti sia affidato molto a un panorama visivo/letterario ben collaudato più che cercare di creare qualcosa di tuo (il cip sotto pelle, l’estrazione “a mani nude”, sono scene dal sapore molto filmico). Ti scrivo due piccoli particolari su cui ho avuto dei dubbi, ma premetto che sono particolari, non grandi problemi. Ho trovato strano che il drone medico parlante rispondesse alla richiesta di un prigioniero: non ha un sistema di identificazione, o un database? Chiunque può comandarlo solo perché sono in una situazione di eccezionalità?


Quello che tu dici sia un cliché, in un racconto di genere così breve, può facilmente funzionare come "repertorio immaginifico universale" che permette di non dover spiegare tutto. Almeno questa era l'intenzione, non è detto sia riuscito nell'intento.

Ovviamente ti deve piacere la fantascienza, altrimenti la cosa può bastare a farti storcere il naso. Lo capisco!

Per quanto riguarda i problemi con il drone, posso dire che se dovessi riscriverlo, lo riscriverei come se fosse un personaggio, rendendo più credibile il fatto che aiuti il protagonista. Quindi su questo penso che tu abbia colto un effettivo punto debole del racconto.

Un super grazie per il tuo commento!

@Debora D
Debora D ha scritto:Mi sembra che in questo racconto ci siano due stili che cercano ognuno di prevalere.
Da una parte uno stile prezioso con echi dei classici (ineludibile prigione, un'eco sghemba) e dall'altro uno stile che punta a essere immersivo. Lo dico perché hai scelto una prima persona al presente e in alcuni passaggi riesci a raggiungere una focalizzazione profonda.
Dato che io preferisco il secondo perché lo trovo più efficace nel generare empatia, favorire l'immaginazione e rendere scorrevole il testo, ti scrivo di seguito alcuni momenti in cui questi tre obiettivi sono stati ostacolati nella mia lettura.

I passaggi sensoriali e forti, l’ambientazione cruda, il caos riesci a renderli, ma in alcuni punti il tutto è soffocato da espressioni meno efficaci.


Sono d'accordo al 100% con i tuoi commenti. Soprattutto la commistione degli stili e il rendere più complicate le cose! Di solito, sono cose che di solito cerco di risolvere a livello di editing.

Credo di essere consapevole del problema, ma mi ha stupito la puntualità di tutte le tue correzzioni. Magari avessi qualcuno che potesse leggere i miei draft con così tanta attenzione e solerzia. Altro che puntigliosità sarebbe una benedizione!

Saresti perfetta come editor!

Grazie infinitite!


@Gennibo

Gennibo ha scritto:Toglierei: A cosa è dovuta tutta questa devastazione? Potresti saltare la domanda che pare un po’ retorica e risponderti subito con un: un detrito imprevisto (“imprevisto” già significa che non è una cosa che ci si sarebbe aspettati) ci deve avere colpito (metti l’azione così noi la vediamo) quando siamo usciti (o entrati) dalle pieghe dello spazio tempo. (oppure: li avevo avvisati, ma non mi hanno ascoltato (empatizziamo con il protagonista/Cassandra. La stella XYZ è esplosa (la vediamo che esplode) prima che la nostra nave uscisse dalla sua orbita, deficienti.(anche in questo modo abbiamo un informazione che ci fa visualizzare la scena e alla fine il pensiero del tipo ci fa empatizzare con lui)


Anche tu mi segnali una mancata caratterizzazione psiologica e non posso che essere d'accordo. Mi sembra che tu hai apprezzato le cose che ho messo sul piatto ma mi hai trovato mancante nelll'esecuzione.

Spero di avere un'altra occasioe per non deluderti. Se dovessi mai sistemare il racconto, probabilmente i tuoi dubbi e suggerimenti sarebbero il punto da cui partirei.

Grazie mille!

@FilippoR
FilippoR ha scritto:Ciao Carlo e piacere di leggerti,
racconto interessante e di cui vorrei leggere di più (mi piace il genere).
Anche io ho dovuto rileggere più volte alcune frasi per capirle meglio, tra tutte la scena del bypass della macchina non mi è stata immediatamente chiarissima.
Mi ha stranito un po' il finale, mentre nella prima parte mi sono abbastanza immedesimato nell'ambientazione e nel personaggio nella parte finale invece il raccontato mi ha portato un po' fuori dall'immedesimazione.


Non sei il solo a cui non è piaciuta la scena e il dialogo del drone medico. In effetti, rileggendo, è la parte più mancante. La prima cosa che farei sarebbe dare maggiore spessore al drone fino a renderlo magari un altro personaggio della storia.
Probabilmente è anche per quello che hai vissuto la parte finale con minore soddisfazione (forse un po' scollegata).
È sempre un piacere trovare altri fan della fantascienza!

Grazie anche a te :)

Giulio_Marchese
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#11 » mercoledì 26 maggio 2021, 11:34

Ciao Carlo.
Del tuo racconto ho molto apprezzato l'idea, un po' meno l'esecuzione. Questo naufrago intergalattico che sfugge alla prigionia grazie all'incidente e deve adattarsi all'ambiente circostante è affascinante ma detto questo il resto mi sembra un po' buttato lì. Già l'incipit mi scoraggia dalla lettura dopodiché quello che accade non riesce a prendermi fino in fondo. Anche il finale lo trovo un po' buttato lì, premessa per una storia più lunga che però non mi dà la soddisfazione di aver appena terminato la lettura di questa. Probabilmente come personaggio secondario in un romanzo il tuo protagonista avrebbe molto da dire. Ecco, l'idea che mi sono fatto è più quella di una background story che di un racconto fatto e finito.

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freakycharlie
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#12 » mercoledì 26 maggio 2021, 12:22

Ciao Giulio,

probabilmente il racconto andrebbe un po' stirato, perché leggendo altri commenti prima del tuo, mi ero già reso conto che alcune pieghe stilistiche sono azzardate.

Quello che dici sul personaggio protagonista che lo vedi secondario, mi fa pensare di dover riscrivere la storia dal punto di vista del drone medico. Chissà mai!

Grazie anche a te del prezioso feedback!

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Antonio Pilato
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#13 » mercoledì 26 maggio 2021, 14:53

Ciao Carlo, il tuo scritto segue una bella narrazione che sicuramente non possiede alcunché di rilevante nel finale, ma caratterizza in maniera pertinente tutta la vicenda.
Il tema risulta centrato e devo dire che ho letto con piacere questa storia; simpatico anche il richiamo astronomico (ho giocato una campagna di gioco di ruolo durata quasi due anni sul tema di Sagittarius A*).
Probabilmente, mi aspettavo qualcosina di più dal finale, fin troppo piatto e prevedibile, ma questa è una valutazione prettamente soggettiva.

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freakycharlie
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#14 » mercoledì 26 maggio 2021, 15:26

Grazie mille Antonio,

sai, per quanto riguarda il finale, specialmente in queste forme brevi, è una delle cose che proprio non mi riesce. Ci provo e ci riprovo ma sulla lunghezza da racconto breve il tipico twist finale mi floppa sempre! Ci sto lavorando e, si spera, su lunghezze più generose credo di saper gestire meglio il rilascio della tensione. È per questo che un contest come minuti contati è per me una doppia sfida.

È una lunga strada quella di padroneggiare la penna, ma si impara sempre tanto dai feedback onesti e spassionati

Grazie mille anche a te per il tuo commento :)

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wladimiro.borchi
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#15 » mercoledì 26 maggio 2021, 19:19

Ciao anche il tuo racconto di fantascienza mi è piaciuto molto.
L'ho trovato molto lineare e pulito, con una trama intrigante e diverse idee molto carine.
Non ho nulla da eccepire, salvo, forse, le poche linee finali in cui ti senti in dovere di spiegare la questione DNA che potrà mettere in futuro in crisi il nostro protagonista.
Forse poteva essere meno raccontata e resa più "thriller" inserendo una scena con il protagonista che sceso dalla nave scopre di doversi sottoporre a una scansione del patrimonio genetico per poter accedere al pianeta.
Ma son quisquiglie, il lavoro è molto buono.
A rileggerci presto.
W

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Ci_Effe
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#16 » giovedì 27 maggio 2021, 17:23

freakycharlie ha scritto:Per quanto riguarda i problemi con il drone, posso dire che se dovessi riscriverlo, lo riscriverei come se fosse un personaggio, rendendo più credibile il fatto che aiuti il protagonista. Quindi su questo penso che tu abbia colto un effettivo punto debole del racconto.


La fantascienza non è sicuramente il mio genere preferito, però non mi dispiace leggerla. Sul discorso del cliché non sono propriamente d'accordo, credo che si possa usare l'immaginario collaudato variando alcuni particolari o alcune azioni per aumentare l'interesse del lettore, però ovviamente non sono nessuno per convincerti.
Sull'idea del drone in caso tu voglia riscriverlo mi sembra una buona trovata e sicuramente eliminerebbe il problema.
A rileggerti presto! ;)

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antico
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Re: Come sono arrivato su Kepler-438 b

Messaggio#17 » domenica 30 maggio 2021, 15:37

Ho un solo appunto e consiste nella scarsa attenzione che hai posto sul background del protagonista. Per il resto funziona tutto bene tranne il finale che assume un ritmo più veloce rispetto a quello che avevi tenuto fino a quel punto. Nota di merito: quando lo hai fatto lacerare le proprie carni mi sono girato dall'altra parte, quindi ottima resa. Tema ben declinato. Per me qui siamo su un pollice tendente al positivo in modo brillante, ottimo esordio nell'Arena.

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