Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

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antico
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Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 18 maggio 2021, 1:53

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BENVENUTI ALLA ALL STARS EDITION EDITION, LA NONA E ULTIMA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 153° ALL TIME!

Questo è il gruppo DARWIN della ALL STARS EDITION con SARA BILOTTI, SCILLA BONFIGLIOLI, ANDREA VISCUSI, MASSIMILIANO ENRICO, SARA SIMONI e ORIANA RAMUNNO come guest stars.

Gli autori del gruppo DARWIN dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo CLIMA.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo MASCHERINA.


Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati dalle GUEST STARS. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.

Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo DARWIN:

Tocca ferro, di Maurizio Ferrero, ore 22.59, 3931
Che ti sei messa in testa?, di Stefano Moretto, ore 00.53, 4216 caratteri
Solo se sei in forma liquida, di Davide Mannucci, ore 00.57, 4169 caratteri
L’asteroide, di Andrea Spinelli, ore 00.44, 4116 caratteri
Il gancio e lo specchio, di Michael Dag Scattina, ore 00.02, 4188 caratteri
Abitudini, di Pietro D’Addabbo, ore 00.58, 3211 caratteri
Spazio al nuovo, di Luca Spalletti, ore 00.59, 4208 caratteri
Una foto e una torta, di Cristina Di Rosa, ore 23.33, 4230 caratteri

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 27 MAGGIO per commentare i racconti del gruppo CLIMA Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 28 MAGGIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo CLIMA e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo CLIMA.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA ALL STARS EDITION EDITION A TUTTI!



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Sherwood
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » mercoledì 19 maggio 2021, 15:48

Per le prime quattro posizioni non ho avuto problemi di collocazione, mentre gli ultimi sono intercambiabili. Il racconto di Davide precede gli altri perché ha uno stile eccellente, anche se il soggetto non mi è piaciuto particolarmente. I racconti di Andrea e Pietro presentano diversi interrogativi e il testo di Cristina pur se delicato, ha qualche problema di editing. Da qui la disposizione dei testi. Come al solito è stato comunque un piacere leggervi, perché le diverse interpretazioni di uno stesso tema sono un'esperienza interessante sia di scrittura che di lettura. In bocca al lupo a tutti!

1)Tocca ferro - Maurizio Ferrero
2)Il gancio e lo specchio - Michael Dag Scattina
3)Che ti sei messa in testa? - Stefano Moretto
4)Spazio al nuovo - Luca Spalletti
5)Solo se in forma liquida - Davide Mannucci
6)L’asteroide - Andrea Spinelli
7)Abitudini - Pietro D'addabbo
8)Una foto e una torta - Cristina di Rosa

Ciao Maurizio,
mi è piaciuto molto il tuo racconto, perché è facile immaginare le scene che arrivano senza sforzo. Le descrizioni sono essenziali, poche pennellate che rendono molto bene l'idea dei personaggi e dei luoghi. Ammetto di aver capito nella seconda parte del testo, che il gambale era destinato alla ragazza. Del resto, avevi scritto che era claudicante, ed è stato abbastanza semplice fare due più due. Però non avevo capito che il fabbro usava la magia ed era proprio una delle creature leggendarie che si nascondeva nel luogo più sicuro. Un'idea ingenosa ben condotta sotto tutti i punti di vista. Complimenti.

Ciao Stefano,
brano molto simpatico, dove una ragazza con le orecchie da gatto, cerca di mimetizzarsi nell'ennesima scuola. La madre cerca di darle una mano per nascondere quel "problemino" che la rende diversa dalle altre, ma si soffre un casino a fingersi ciò che non si è, non solo fisicamente. Ci pensa la nuova amica a rendere le cose più semplici, come dovrebbero esserlo sempre tra adolescenti, ma non solo. Una bella lezione e un buon testo che ho apprezzato. Unica nota: "le orecchie sono attaccate a una passata nascosta dai capelli" cosa intendi per "passata"?

Ciao Davide,
un racconto strano il tuo, che ci mostra l'altra faccia della medaglia del papa che tutti siamo abituati a conoscere come uno dei più significativi di sempre: Karol Wojtila. Avevo capito che si trattava di lui quando hai scritto della pallottola a San Pietro, ma questa è una versione esasperata, che ci mostra un uomo trasfigurato dalla malattia. Nonostante lo stile e la narrazione serrata, non posso dire di essermi appassionata al soggetto. A parte questo, ho difficoltà a identificare il tema, a meno che per adattamento non si intenda una sorta di identificazione nella malattia che spoglia l'uomo dalla "santità". Brano che dovrò rileggere in fase di valutazione, ma tanto è una cosa che faccio quasi sempre. A rileggerti, dunque.


Ciao Andrea,
un parto movimentato nel tuo racconto! La gestante viene continuamente sollecitata da ostetrica e marito a scodellare il pargolo, ma non è così semplice adempiere al compito. Fuori sta succedendo qualcosa e solo l'uomo se ne accorge, tanto che non riesce a staccare gli occhi dall'asteroide che sta arrivando creando scompiglio nell'atmosfera. Nel finale non ho ben arrifferrato cosa succede alla gestante e di che natura è il bimbo, dal momento che ha gli occhi trasparenti. Però mi pare di capire che il marito fa una brutta fine. Per quanto riguarda il tema dell'edizione, credo stia proprio nelle ultime battute, ma ho bisogno di una spiegazione.

Ciao Michael,
è davvero un gran bel racconto il tuo, molto "visivo", sembra quasi di vedere i due pugili che si affrontano sul ring. Ho molto apprezzato l'uso di termini tecnici che rendono il tutto ancora più realistico, e anche il fatto che tu non sia mai caduto nel tranello delle ripetizioni, riuscendo a rappresentare ogni tiro, ogni attacco e ogni strategia utilizzando termini diversi. L'ho trovato un ottimo lavoro, sotto tutti i punti di vista. Inoltre, è un modo originale di interpretare il tema e il mio giudizio è molto positivo. Forse l'unica cosa che stona è la battuta sul riflesso dello specchio, più che altro perché sotto tono rispetto al resto. Molto bravo.

Ciao Luca,
il tuo è un racconto lineare che ci mostra un uomo sofferente per aver perduto l'amore della sua vita. La casa è vuota senza di lei anche se gli è rimasto un labrador e una manciata di ricordi che lo affliggono. Le sedute dal terapeuta servono non solo per alleviare lo spirito, ma anche per socializzare e magari proprio lì ha incontrato qualcuno che potrebbe dargli una seconda possibilità. Il finale è un po' fiacco, la riconquista del divano da cui si teneva a distanza perché troppo impregnato di ricordi legati a lei. Per finire qualche aggettivo di troppo che avrei tagliato. Giudizio buono perché hai mostrato la normalità senza cercare il colpo di scena, anche il tema è centrato. Una buona prova.

Ciao Pietro,
il tuo è un racconto interessante, anche se non tutto è comprensibile. Alcuni uomini sono prigionieri e qui sorgono diversi interrogativi: chi sono gli strani esseri che li tengono sotto chiave? Alieni? Perché si trovani lì? I bisogni primari si fanno sentire (fame, sete etc) e sembra proprio che su questi facciano leva per piegare la loro resistenza. Forse si tratta di esperiementi? A parte queste domande, che credo tu abbia volutamente lasciare irrisolte, il tema è centrato. Alla fine ci si adatta a tutto per sopravvivere.

Ciao Cristina,
un brano semplice il tuo che sa di cose buone (cibo a parte). Uno spaccato di vita famigliare con dialoghi scorrevoli e un finale molto poetico. Ho trovato alcuni errori tipo "Lei lo prende un pò" (po' vuole l'apostrofo, non l'accento) e qualche ripetizione a inizio paragrafo (nonna ha gli occhi umidi /Nonna annuisce). Con il tema ci siamo, il tempo è una buona medicina per abituarsi alle assenze. Forse, un po' come il mio racconto, manca di un'idea forte che lo renda incisivo. Si è trattato comunque di una lettura piacevole.

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Giovanni Attanasio
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » venerdì 21 maggio 2021, 11:14

Ecco la mia claffica.
Al solito cerco un bilanciamento tra forma e contenuto. Tirando le somme il racconto deve lasciarmi qualcosa e piacermi, tenete in considerazione anche questo.

1. Il gancio e lo specchio, di Michael Dag Scattina
2. Che ti sei messa in testa?, di Stefano Moretto
3. Tocca ferro, di Maurizio Ferrero

4. Abitudini, di Pietro d'Addabbo
5. Spazio al nuovo, di Luca Spalletti
6. Solo se sei in forma liquida, di Davide Mannucci
7. L’asteroide, di Andrea Spinelli
8. Una foto e una torta, Cristina Di Rosa

Di seguito i commenti in ordine di lettura.

Tocca Ferro
Racconto semplice e lineare, il tema è ben piazzato.
È tutto godibile, ma un po’ più di “drama” non avrebbe guastato. Avrei giocato di più sul fatto che il fabbro è un folletto, magari si tradiva in qualche modo e le guardie lo scoprivano, non so. È una bella “scena”, ma penso ci volesse quel pizzico di sale in più. A livello stilistico non ci sono particolare problemi. Ah, parlando di “drama”, mi sarebbe piaciuto anche una ragione, seppur accennata, per questo legame tra fabbro e donzella. Posso ragionare solo sul fatto che “loro le rapiscono e le portano nella loro terra”, ma non so quanto fidarmi.
Buona edition!

Che ti sei messa in testa?
Il racconto è molto dolce e mi piace lo svolgimento. È molto chiara la “debolezza” della protagonista che purtroppo non sparisce a fine storia. Mi sarebbe piaciuto moltissimo se, dopo aver notato l’approccio dell’amica, avesse sfilato la parrucca o dato segnali di essere “maturata” in quel senso.
A livello di testo ci sono alcune parti che avrei preferito più nascoste e meno spiattellate, come l’incipit che ci dice subito delle sue orecchie, quando la cosa sarebbe stata intuibile dall’atteggiamento della madre.
Buona edition!

Solo se sei in forma liquida
Ti giuro che fin quando non hai nominato il nome del papa avevo dubbi; pensavo si parlasse di un attore che vestiva vari panni e che poi si è ammalato gravemente e soffre. Forse tutti i riferimenti religiosi avrebbero dovuto dirmi qualcosa, ma io e la chiesa non abbiamo mai camminato lungo la stessa strada.
A livello stilistico ho percepito un paio di ripetizioni e qualche ridondanza, forse a voler troppo caricare su questa malattia. Avrei dato al papa, visto che di papa si tratta, un linguaggio più “pacato”, ma è un’opinione mia.
Te lo dico in onestà, visto il soggetto della storia: a me frega zero, quindi la posizione in classifica non è collegata al soggetto, ma a ciò che io apprezzo come individuo e lettore + qualche spruzzata di valore tecnico.

L’asteroide
C’è qualcosa che non mi quadra. Pensavo che il parto fosse solo l’incipit e che poi sarebbe accaduto qualcosa, ma non è successo. Ho fatto abbastanza fatica a seguire, mi sono sentito subito tirato fuori dall’opera per via delle descrizioni troppo precise e di alcuni elementi di stile; da quel momento non sono riuscito a calarmi più. Della scena in questione non ho capito molto: forse la madre partorisce un figlio di un alieno o del demonio o tutti e due? Non sono molto convinto.
Questa è una di quelle occasioni in cui un onnisciente ben piazzato forse avrebbe aiutato di più, dando almeno al lettore qualche informazione per apprezzare la trama, al momento poco più che presente.
Buona edition!

Il gancio e lo specchio
Un racconto scorrevole e piacevole da leggere, nonostante le mazzate e il fatto che io detesti la boxe.
Il movimento si percepisce ed è spezzato dagli “sgabelli” in modo intelligente. Il personaggio fa un suo percorso all’interno del ring e vince grazie a rivelazioni molto “hollywoodiane”, però funziona. Secondo me il punto di vista è tenuto bene, sono riuscito a seguire bene e a sentirmi un po’ il protagonista.
Il tema è rispettato, anzi direi proprio che è il fulcro del racconto.
Buona edition!

Abitudini
Sarà che di recente sto guardando la trilogia “Planet of the Apes”, ma avrei giurato che fossero effettivamente delle scimmie in un laboratorio; lo avrei molto preferito, ma è un parere mio.
Il testo funziona, c’è un parallelo tra una cavia che si arrende e una che invece lotta. Quello che mi diverte è che li testano proprio come farebbero con scimmie da laboratorio, promettendo un premio per ogni risposta giusta, immagino. Il protagonista promette vendetta, ma non nego che mi sarebbe piaciuto vederlo in azione anche da prima, anziché cedere al gioco del premio: messo di fronte alla scelta tra un personaggio statico e uno che agisce, preferisco sempre il secondo.
Buona edition!

Spazio al nuovo
Il racconto non è male, mi fa tornare in mente la serie “After Life” con Ricky Gervais.
Vado subito alla tecnica, rapidamente. Il tipo di narratore (che così a lettura veloce mi pare un mezzo onnisciente?) in sé non è male, resta però il dubbio se l’uso di pensieri e discorso indiretto libero nel testo non avesse a questo punto reso meglio direttamente in prima persona. Tutte le sue emozioni ci vengono dette, e questo un po’ allontana dal protagonista in sé poiché si crea quella distanza tra noi lettori e lui che è lì che viene “osservato”.
Sulla storia e la trama non ho molto da dire, resta quel senso di distanza e anche la parte finale non colpisce con la potenza necessaria.
Buona edition!

Una foto e una torta
Il racconto lascia il sorriso, ma ci sono tanti piccoli elementi di stile, dalla punteggiatura ad alcuni passaggi, che un po’ danneggiano l’opera. Mi è stato difficile capire cosa significasse quello spigolo di telefono dal riso, e ho semplicemente deciso che fosse nella ciotola per qualche ragione, poi spiegata. Mi sarebbe piaciuto ricevere qualche indizio sull’assenza del nonno sin dall’inizio, così da rendere graduale e più intima la scena. Avrebbe aiutato a costruire meglio i due personaggi: la nonna che sente la mancanza del marito e la protagonista che invece è un po’ scocciata ma che capisce che la nonna è solo triste e si sente sola.
Buona edition!
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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Pretorian
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » sabato 22 maggio 2021, 14:57

Ed ecco racconti e classifiche. Devo dire, il livello di qualità medio di questa edizione è stato molto alto, quindi ho faticato parecchio a fare una graduatoria. I miei complimenti a tutti.

1)Che ti sei messa in testa?, di Stefano Moretto
Ciao, Stefano e piacere di leggerti.
Devo dire che ho trovato il tuo racconto leggero e pregnante allo stesso tempo. Una storia che incrocia, utilizzando lo "schermo" della ragazza neko, il razzismo e come esse viene spesso più facilmente sconfitto dai giovani e nelle scuole. Sullo stile non ho molto da dirti: è fluido, semplice e non mi sembra di aver trovato elementi di tell rilevante o di sbavamenti di pow. Sulla trama, penso che avresti potuto concentrarti maggiormente sul mostrare la nascita dell'amicizia tra la protagonista e la sua compagna di scuola. Lo so che lo spazio era poco, ma ne hai dedicato fin troppo alla scena dell'appello e sarebbero bastate anche solo due linee di dialogo o una scena condivisa per dare più forza a un'amicizia che distrigge le differenza

Alla prossima!!

2) Una foto e una torta, di Cristina Di Rosa,
Ciao, Cristina e piacere di leggerti.

Il racconto è scorrevole, con una prosa buona e una narrazione efficace. Attenzione a qualche scivolatura non necessaria sul tell, come quando fai specificare alla protagonista (nel suo pensiero) che in foto ci sono i nonni da giovani e che il nonno deve mancare molto alla nonna, due informazioni ridondanti, in quanto la prima viene fuori dallo scambio di battute successivo, mentre la seconda era già intuibile dal modo di comportarsi dell'anziana signora. Ho faticato a comprendere l'atteggiamento della nipote nella prima parte, allo stessa distaccato e... come dire, sofferente? Per un attimo avevo quasi pensato che soffrisse di qualche malattia.
Per il resto, direi che c'è poco da dire: è davvero un ottimo racconto.

Alla prossima!


3) Tocca ferro, di Maurizio Ferrero
Ciao, Maurizio e piacere di leggerti.
Dunque, l'idea del "popolo fatato" che rapisce i bambini è antichissima, ma è la prima volta che la vedo declinata in questo modo, con i folletti che fanno sparire una donna già adulta perché "innamorati" di lei. Il fatto che Lybeth sia deforme aggiunge un elemento potenziale in più alla vicenda (magari è proprio questa sua deformità ad aver attratto il fabbro-folletto) che, però, non viene sfruttato. Del resto della trama posso dire di aver particolarmente apprezzato il modo con cui si delinea "l'adattamento", ossia con il fabbro che si "adatta" alla naturale vulnerabilità della sua gente al ferro. Quello che mi sento di contestarti è che mi sembra che tu, forse inconsapevolmente, sia caduto negli stilemi del genere. Ho trovato il tuo testo molto più lento e descrittivo (non nel senso positivo del termine) del solito, costellato di termini desueti, che non aggiungono nulla al senso del testo, se non quella sorta di patina di "aulicità" posticcia che ho notato in molti libri del "mainstream" storico/fantasy italiano. Il mio suggerimento? Resta sempre Maurizio Ferrero nello scrivere: hai molto più da dare al genere di quanto il genere possa dare a te.

Alla prossima!!

4)Il gancio e lo specchio, di Michael Dag Scattina
Ciao, Michael e piacere di leggerti. Dunque, un racconto piacevole e scorrevole. A livello di narrativa, penso che la problematica principale (piccola, nel complesso di un racconto scritto decisamente bene) sia nella descrizione di alcune azioni. Sono consapevole che trovare un sinonimo per "pugno" non sia semplicissimo, soprattutto, se è un termine che ripeti un sacco di volte, però quando cominciano a comparire all'improvviso "tronco", "bomba", "fuoco" il lettore ne resta confuso, anche perché la narrazione è in prima persona, quindi ci si può figurare il protagonista che pensa "arriva un tronco", "arriva una bomba" ecc. Stessa cosa per espressioni come "tempesto di pugni". Insomma, se la tua narrazione prosegue descrivendo azione per azione, perché cambiare e fare una sintesi grossolana di un gruppo di queste azioni? Non è un errore grave, ma risalta abbastanza forte su un racconto scritto bene. A livello di trama, il racconto non presenta nessun elemento particolarmente negativo o positivo. Il colpo di scena finale è abbastanza "cineatografico" e si delinea in pochissimo spazio, anche se penso che questo sia stato dovuto allo spazio a disposizione.


5)Solo se sei in forma liquida, di Davide Mannucci
Ciao Davide e piacere di leggerti. Dunque, sul tuo racconto ho un'opinione contrastante. Da un lato ho apprezzato il tuo tentativo di descrivere la psicologia fragile e sofferente di un uomo devastato dal dolore e umiliato dalla sua malattia. Anche il fatto che sia costantemente tentato alla bestemmia e al pensiero "maligno" è un risvolto interessante, perché aggiunge sia profondità al suo dolore, sia al suo legame con il sacro e con la personalità effettiva di Papa Giovanni Paolo II.
Allo stesso tempo, ammetto di non essere per nulla un amante del flusso di pensiero continuo e il tutto mi ha dato un'idea di confusione, soprattutto a livello temporale. Tutto sembra concentrato in un periodo di tempo limitato, ma non si riesce bene a percepire quando. Nel senso, si parte dalla sveglia e fino a quando si arriva? Sembra che tu stia facendo riferimento a un momento particolare della vita del papa (forse il giorno in cui non fu più in grado di parlare?) ma non si afferra bene quale sia questo momento ed è una cosa strana, cosnideranto che il racconto fa rifeimenti molto precisi a vari momenti della vita di Woitila. Non mi sento di contestarti fino in fondo questa cosa, perché è evidente che si tratta di una scelta stilistica, più che di un errore, però ti confermo che la cosa non mi faccia impazzire.

Alla prossima!

6) Abitudini, di Pietro D’Addabbo
Ciao Pietro e piacere di leggerti. Non so... il racconto ha degli elementi d'interesse, ma devo dire che mi ha convinto poco. Anche se la narrazione è buona fai riferimento a elementi molto specifici di conteso (i "caschi blu" e quelli "verdi", le pareti con i vetri, gli esperimenti) che sembrano andare in una certa direzione ma, dato che manca qualsiasi effettivo elemento di contesto, non si riesce a capire quale dovrebbe essere questa direzione. è come prendere un estratto preso da un punto a caso di un romanzo e pretendere di capire tutto senza conoscere il contesto, il setting o qualsiasi elemento di background. Il finale è interessante, ma penso che avrebbe meritato qualche elemento in più, in modo da evidenziare maggiormente l'adattamento/sottomissione del protagonista. Lo so che lo spazio era poco, ma un lavoro di asciugatura delle parti non necessarie sul testo precedente avrebbe potuto darti lo spazio di manovra necessario.
Alla prossima!!

7) Spazio al nuovo, di Luca Spalletti
Ciao Stefano e piacere di leggerti. Il racconto soffre di un chiaro problema di gestione degli spazi. Tutta la prima parte è lentissima e descrittiva fino all'eccesso, mentre nella parte finale, quella dove si svolge l'effettivo colpo di scena, abbiamo poco e niente. La segretaria carina, la pioggia, il cane... cosa aggiungono effettivamente alla vicenda? Calcola lo spazio che hai impiegato per queste e calcola, invece, quanto hai impiegato per la morte della moglie o per il finale momento di cambiamento. Lo so, lo spazio è poco, ma proprio per questo devi sforzarti di concentrare i caratteri a disposizione sulle parti più importanti, non su quelle meno utili. Purtroppo, con un difetto grosso come questo, il resto della trama scorre male: troppo lenta all'inizio e troppo poco completa per essere efficace nel finale.
Peccato.
Alla prossima


8) L’asteroide, di Andrea Spinelli
Ciao Andrea e piacere di leggerti.

Dunque, l'idea di mettere in relazione l'evento disastroso che sta per annientare il pianeta con la nascita di una vita è interessante, ma il racconto è gravato da grosse problematiche a livello di stile e di trama. A livello di stile, ci sono grossi problemi con il POW, in quanto molte delle cose che descrivi non potrebbero effettivamente essere viste dalla protagonista/portatrice di punto di vista. Per dire, se la donna è sdraiata sul letto a partorire, come fa a vedere "I pioppi piantati nel giardino dell’ospedale ondeggiavano come canne di bambù. Ai loro piedi, zampilli d’acqua sporca sgorgavano dalle fenditure apertesi sul terreno." e nel finale come fa la donna a dire che per il figlio "fu buio all'stante" se muoiono praticamente nello stesso momento? Insomma, devi fare attenzione alla gestione del POW, soprattutto se scegli una prima persona singolare, che è fortemente ancorata nel pensiero del suo portatore. A livello di trama, come mai a nessuno tranne che ad Andrea sembra interessare il fatto che un meteorite stia per incenerirli? insomma, descrivi un quadro apocalittico, in cui la gente dovrebbe quanto minimo finire a terra, urlare, tremare... eppure niente. Devo dire di essere arrivato a pensare che fosse un qualcosa di simbolico, con un finale che avrebbe rivelato che il meteorite rappresentasse qualcos'altro (magari un licenziamento, un lutto o una malattia) ma messo così, il tutto ha davvero poco senso.

Alla prossima!

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Sirimedho
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » sabato 22 maggio 2021, 15:02

Classifica


1. Che ti sei messa in testa?, di Stefano Moretto
2. Tocca ferro, di Maurizio Ferrero
3. Il gancio e lo specchio, di Michael Dag Scattina
4. Spazio al nuovo, di Luca Spalletti
5. Solo se sei in forma liquida, di Davide Mannucci
6. Una foto e una torta, di Cristina Di Rosa
7. Abitudini, di Pietro D’Addabbo
8. L’asteroide, di Andrea Spinelli


Commenti

Tocca ferro, di Maurizio Ferrero
Racconto piacevole. L’ho trovato però non concluso, rimangono nell’aria aspetti significativi: perché la ragazza sta scappando? Perché lui la sta aiutando? Forse soltanto compassione, ma allora il rapporto tra i due mi sembra un po’ troppo arido. Anche il fatto che lei debba rifarsi una vita, in un contesto evidentemente patriarcale, non sembra proprio una cosa così semplice, da prendere alla leggera, specie se sei già la fortuna figlia del Lord. Per poter apprezzare meglio qualche parola su queste ragioni le avrei apprezzate.
I dialoghi mi sembrano molto ben scritti, forse avrei reso qualcosa più colloquiale, come ad esempio “Di chi parlate?” “Degli abitanti del bosco” - che è ovviamente una risposta perfetta, ma mi sembra piuttosto formale (il “degli…”).
Tema centrato.

Che ti sei messa in testa?, di Stefano Moretto
Racconto piuttosto piacevole, con una storia delicata sull’amicizia. Più che buona articolazione tra narrato e dialoghi. Molto belli alcuni dettagli, come quando prova a muovere le orecchie, o il comportamento energico della madre.
Ora qualche aspetto che ho apprezzato meno. La frase “Stai calma, Mia, comportati da umana.” mi sembra strana, come se lei non si pensasse umana, cosa che però non è supportata da tutto il resto del racconto. Il comportamento della sua nuova compagna di corso potrebbe essere giustificato dal fatto che, sebbene rari, in realtà i mutanti sono ben conosciuti; altrimenti mi sembra un passaggio troppo veloce. Non ho capito bene i vantaggi della parrucca rispetto ai capelli originali, forse funziona meglio perché ricasca dall’alto? Il termine “passata“ ti è già stato fatto notare e temo che in effetti non sia italiano. Toglierei anche il termine “cartella”, che credo non si usi più da qualche era geologica… ora si portano gli zaini :-)
Tema rispettato.

Solo se sei in forma liquida, di Davide Mannucci
Questo racconto mi mette a disagio. Perché ipotizzare i pensieri di una persona realmente esistente quando non li si può conoscere, in particolare di una persona non solo importante ma addirittura fonte di devozione di tante persone?
In un altro commento hai riportato che volevi: «creare empatia partendo dal contrasto tra santità e incapacità di calarsi nel ruolo di “uomo dei dolori”»… ti dirò, Giovanni Paolo II non mi è mai piaciuto, ma quando insistette, da vecchio e malato, a continuare il pontificio, trovai che fosse davvero un grande gesto, di grande speranze per tutti gli anziani e malati del mondo. Per cui mi verrebbe da dire che la sua “santità” fosse proprio manifestata dall’essere, come dici tu, “uomo dei dolori”. Anche ipotizzare che avesse perso così tanto la fede al punto di pensare che gli angeli “non arriveranno mai” mi sembra una forte illazione, visto anche di chi parliamo.
Potresti obiettare che questo non ha molto a vedere con il racconto, ma onestamente non penso che rappresentare un Papa reale in modo fantasioso si possa staccare dal suo racconto. Poteva essere così se il Papa fosse stato Stanislao LXII, o qualcosa di parimenti inventato.
Dal punto di vista “tecnico” (per quanto io sia capace di commentare la tecnica, ovvero molto poco), direi che il flusso di coscienza è espresso abbastanza bene in alcune parti, del tutto fuori dal flusso in altre. Che un personaggio così malandato come lo rappresenti possa avere un meta-pensiero come «Ma oggi sarà tutto diverso, entrerò nella gloria eterna, nella storia dei tre scalini.» o «Tra poco ci siamo, è il mio momento. La gente mi chiama, le voci ritmate arrivano fin qui.» mi sembra improbabile e irrealistico.
Rispetto al tema, non mi sembra molto centrato, perché se doveva essere malati, e per di più anche incapaci, come hai detto, di esserlo, alla fine mi sembra che di adattamento ci sia ben poco.

L’asteroide, di Andrea Spinelli
Un parto che sembra una guerra, addirittura galattica!
Il racconto mi è sembrato vittima di una certa confusione e incompletezza.
Leggendolo mi è sembrato tutto così eccessivo e improbabile. Per dire, quando l’effetto dell’epidurale finisce, ne fanno un altra, specie se ci sono dolori così forti.
Leggendo ad esempio «Qualcuno lì sotto si stava divertendo a masticare le fibrocellule del mio utero come fossero popcorn.» ho pensato che stesse partorendo un mostro, qualcosa come Alien, ma poi alla fine non sembra così - almeno non per le fattezze fisiche.
Nel flusso di coscienza, difficile pensare ad un pensiero astratto come «Era abbronzata come quelle ragazze indios che avevo visto vent’anni prima in un film su Colombo con Gerard Depardieu.» tra una spinta e l’altra, dolori e “non ce la faccio più”.
Quando poi è entrato il marito, che non voleva morire, rivoleva la sua vita, a quel punto ho pensato che ci fosse un rito, un qualcosa, per cui alla nascita sarebbe dovuto morire (come in effetti poi sembra essere). Ma allora perché la moglie gli dice “è questa la tua vita”? E perché il disco assorbe il padre? E cos’è questo disco?
Il racconto mi ha lasciato più domande che certezze. Forse in una stesura più lunga potrei apprezzarlo di più.
Non vedo presenza del tema.

Il gancio e lo specchio, di Michael Dag Scattina
Senz’altro è un racconto che lascia vedere le difficoltà di un pugile. Non conoscendo i termini (tipo jab) e non sapendo cos’è un montante, mi sono dovuto un po’ arrabattare, ma ci può stare.
La battuta sullo specchio mi sembra un po’ troppo fiacca per finire anche nel titolo. Forse è perché alla fine il nostro eroe ha riflettuto sul da farsi e quindi sì, effettivamente è uno specchio?
Poiché il racconto è in prima persona, penso che possa essere più efficace descrivere il mondo dal punto di vista del personaggio, così al posto di scrivere “la folla grida”si potrebbe mettere “sento la folla gridare” o qualcosa che parte dalle percezioni del personaggio.
Efficacissima l’ultima frase, liberatoria.
Tema senz’altro centrato.

Abitudini, di Pietro D’Addabbo
Il ribaltamento per cui gli umani diventano cavie è un tema classico della fantascienza, forse per i cattivi sensi di colpa per quello che stiamo facendo agli animali.
Il racconto scorre veloce, gli alieni, anche se tratteggiati principalmente per il colore, si immaginano bene, sembrano anche loro molto umani negli scopi e nelle modalità di sottoporre quei test.
Il messaggio che sembra voler passare è che “noi umani” non ci arrendiamo e addirittura siamo sempre pronti a combattere. Però è un messaggio negato dall’altro personaggio, che chiede soltanto cibo e acqua avendo abbandonato l’idea della libertà. Forse che più che “noi umani” sarebbe stato più corretto limitare questo sentimento al personaggio principale.
Rispetto la situazione, i test che venivano proposti sembrano davvero troppo facili: spingere il bottone con la stessa immagine che viene mostrata. Se non è il primo giorno (e dal racconto si capisce che non lo è, altrimenti come potrebbe il personaggio principale sapere dei cambiamenti dell’altro?), possibile che non abbia/abbiano capito la semplice regola? O forse ci sono più regole, ma in questo caso sarebbe stato più efficace mostrarle.
Per quanto riguarda la scrittura, mi sembra semplice ed efficace.

Spazio al nuovo, di Luca Spalletti
Racconto piacevole, che scorre facilmente. Direi che hai descritto in modo efficace una reazione ad una morte, anche se quel tipo di reazione sembra forse più ad un lutto improvviso che a un suicido. In quest’ultimo caso mi sarei aspettato qualche pensiero legato al sentirsi in colpa, non aver saputo aiutare la compagna prima che arrivasse a quel punto. Non che questi pensieri debbano per forza esserci, ma se non sono presenti probabilmente non si fanno nemmeno tanto problemi per sedersi su un divano.
Quindi da un lato il racconto mi piace, dall’altro non lo sento del tutto naturale.
Rispetto alla tecnica di scrittura, sebbene sia in terza persona mi sembra sia così centrato su Franck che sembra in prima persona, ad esempio qui: “…morbidi boccoli sulle spalle minute che… no. Era un idiota.” Quel “no” sembra molto un’introspezione, così come il commento non può che essere autoreferenziale. Mi chiedo se riscrivendolo in prima persona non sarebbe più intenso.
In conclusione, un’ottima prova su cui si può lavorare ancora.
Tema centrato.

Una foto e una torta, di Cristina Di Rosa
Buonasera Cristina e ben trovata su Minuti Contati!
Un racconto che punta tutto sull’emozione e alla fine lascia un buon senso di caldo.
Credo però che il racconto si possa migliorare molto controllando meglio se quanto si scrive sia comprensibile dal lettore. Ad esempio, il telefono con cui Marina mostra la foto alla nonna sembrerebbe non essere il suo, visto che la nonna dice “allora non si è rotto”, per cui se non è suo si immagina che sia del nonno; però poi Marina dice che la foto “gliel’ha mandata” - quindi a lei - il tabaccaio, il che è quantomeno strano se il telefono non è il suo.
Personalmente trovo fastidiose interazioni come “blah, blah, blah“, penso che ci siano modi più eleganti di esprimerlo.
Tagliare qualche aggettivo renderebbe il testo più scorrevole, ad esempio tagliando da “una generosa fetta di torta” l’aggettivo “generosa”, che abbassa di molto il calore della comunicazione. Mi sentirei di consigliare anche di controllare la punteggiatura, mancano diverse virgole.
Prova di esordio interessante.
Tema centrato.

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Emiliano Maramonte
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » domenica 23 maggio 2021, 20:04

Ultime valutazioni e ultima classifica di questa Era.
Ringrazio tutti per le interessanti e variegate letture.
Auguro un grosso in bocca al lupo per l'Edizione in corso.

CLASSIFICA

1. Il gancio e lo specchio di Michael Scattina
2. Che ti sei messa in testa? di Stefano Moretto
3. Tocca ferro di Maurizio Ferrero
4. Solo se sei in forma liquida di Davide Mannucci
5. Abitudini di Pietro D'Addabbo
6. Spazio al nuovo di Luca Spalletti
7. Una foto e una torta di Cristina Di Rosa
8. L'asteroide di Andrea Spinelli


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COMMENTI

TOCCA FERRO di Maurizio Ferrero
Era da un po' che non ti commentavo e mai come questa volta l'ho fatto con immenso piacere, visto e considerato che ero curioso di capire come avresti affrontato lo sprint finale per questa Era.
Ho gradito il racconto nel suo complesso e mi calo il cappello per la tecnica narrativa, ormai impeccabile e davvero immersiva. Sei stato bravo a trascinarmi sin dalle prime batture nella storia e sei stato parimenti bravo a farmi capire gli elementi della trama con pochi, abili tocchi. E' proprio ciò che cerco in racconti così brevi.
La storia fa il suo dovere, a suo modo è circolare. Fino a metà ha un'ottima attrattiva, almeno fino alla rivelazione dell'esistenza dei folletti nel bosco. Tuttavia, e parlo per me ovviamente, nelle ultime battute il flusso narrativo ha perso un po' di mordente. Devo ammettere che il doppio colpo di scena era un po' nell'aria. Avrei scommesso 100 euro sul fatto che Lybeth fosse nascosta dal fabbro. Meno prevedibile che il fabbro fosse un folletto, ma ci sta e anzi ha messo quella ciliegina sulla torta che mi ha soddisfatto. Carinissima la battuta finale. Il tema l'ho rinvenuto nella capacità di adattamento del folletto, quindi è stato centrato.
Sicuramente un racconto da podio del girone (l'ennesimo!), una piena e convinta sufficienza.

CHE TI SEI MESSA IN TESTA? di Stefano Moretto
Il tuo racconto è sicuramente gradevole, scorre benissimo e ha una chiara e cristallina morale di fondo: l'accettazione del diverso in tutte le sue forme, letteralmente. Non ho moltissimo da dire, se non che ci sono un paio di punti critici non troppo incidenti sul valore complessivo del testo. 1) Il discorso della ragazza gatto. Non è chiarissimo se Mia sia una mutante, se abbia una malformazione ma è comunque umana... non è un aspetto questo che si possa ricavare sic et simpliciter dalla lettura. 2) Nel finale io avrei evitato la frase "E ho pensato che non dovevi per forza essere tu a cambiare, per essere amiche" perché è un evidente imbeccata al lettore, come a dirgli: "Eccoti servita la lezioncina". Ho provato a leggere il finale senza e si capisce benissimo il gesto di solidarietà della compagna di classe. Come qualcuno ha scritto in alcuni manuali, sono i comportamenti dei personaggi che spesso valgono più di mille parole.
In ogni caso, tema centrato e racconto promosso.

SOLO SE SEI IN FORMA LIQUIDA di Davide Mannucci
Alla fine della lettura del tuo racconto ho sentito nella mia mente un'ovazione. L'idea che sta alla base del racconto è tra le più originali lette da quando sono a MC: entrare nella testa di Giovanni Paolo II e addirittura immaginare i suoi pensieri corrotti dalle tentazioni del Maligno, è folle e attrattivo allo stesso tempo!
Ho poco da dire sullo stile, molto pulito e gradevole fino alla fine. Ho trovato un po' di ripetitività nella prima parte quando insisti sui problemi di minzione e sui guai fisici, ma poi nel paragrafo finale la situazione si blocca e il testo si avvia scorrevole alla conclusione.
Forse hai rivelato troppo presto l'identità del protagonista e questo ha stemperato un pochino la voglia di seguire avidamente le vicende. Io avrei sparato la cartuccia del colpo di scena solo nel paragrafo finale.
Concludo dicendo che sono ateo razionalista, quindi l'apparente irriverenza della figura di un papà dalla levatura epocale, non mi ha turbato più di tanto. Mi ha generato un po' di disagio il forte contrasto tra il personaggio a noi universalmente noto e i pensieri "lerci", sia pure instillati dal demonio. Questo potrebbe essere un bene: se il racconto lascia uno strascico emotivo allora, in qualche modo, ha funzionato. Ma potrebbe valere anche il contrario. Ci mediterò su in sede di elaborazione della classifica finale.
Per intanto lasciami dire: un plauso convinto per l'intuizione e per l'esecuzione, e presa d'atto di una carenza di coinvolgimento totale per i motivi che ho esposto sopra.

L’ASTEROIDE di Andrea Spinelli
Parto da una considerazione. L'intuizione alla base del racconto è interessante, perché si svolge su due piani: da un lato una catastrofe imminente che si concretizza in un asteroide in caduta verso la Terra (non può essere altro, dato che lo descrivi in maniera abbastanza univoca e poi lo indici nel titolo...); dall'altro un parto abbastanza movimentato. Purtroppo a questo interesse fa da contraltare una struttura della trama davvero poco chiara. Già nell'incipit ho rinvenuto un errore in cui io stesso sono caduto un paio di edition fa, ossia utilizzare personaggi senza nominarli. In quell'occasione mi fecero notare che non dare punti fermi al lettore sin da subito (quindi anche un nome) ammazza l'immedesimazione; cosa che è puntualmente successa perché, a parte la partoriente che parla in prima persona, mi sono chiesto per diverse righe: "Chi fa cosa?". Poi, la sequenza del parto per me è troppo lunga. Alla fine della lettura ho pensato che se avessi fatto partorire la donna a metà racconto, avresti avuto molti più caratteri a disposizione per darci ulteriori input per capire il contesto della storia. Ho seguito il parto con un obiettivo ben piantato nella testa: capire quale sarebbe stato lo stravolgimento (clamoroso?) per chiudere la vicenda. Stravolgimento che c'è stato ma... è risultato poco comprensibile. E ciò ha fatto sorgere più domande di quante tu non ne abbia fugato: che relazione c'è tra la caduta dell'asteroide e la nascita della creatura? E che creatura è? E perché è nata una creatura di questo tipo da una donna apparentemente normale? C'è un contagio in atto? E' stato un caso? Sono in atto mutazioni? Lasciare il lettore con qualche dubbio, in molte storie, sollecita piacevolmente, ma qui gli interrogativi sono davvero troppi e abbattono la tensione faticosamente costruita per tutto il racconto.
Per quanto riguarda il tema, non so, non mi sembra che tu lo abbia afferrato. Forse è nascosto nella necessità dei protagonisti della storia di adattarsi al disastro incombente e portare a termine il parto? Oppure il concetto è ancora più nascosto e l'adattamento è nella nascita (il neonato non è che un essere umano che si è praticamente adattato a condizioni ambientali ostili?); non lo so, non mi dispiacerebbe avere lumi in proposito.
Qualche rilievo tecnico.
- "Ai loro piedi, zampilli d’acqua sporca sgorgavano dalle fenditure apertesi sul terreno." Io eviterei espressioni "apertesi", "avutasi" o similari, sono cacofoniche e sembrano provenire dai verbali delle forze dell'ordine.
- "[...] enormi colonne di polvere che vorticavano su loro stesse." Il concetto di "vorticare" include già in re ipsa l'idea di una corrente che si avvolge su sé stessa, quindi potevi dire "colonne di polvere che vorticavano feroci" o qualcosa di simile...
Infine, permettimi una simpatica considerazione che va presa come tale, quindi assolutamente NON una critica: durante la lettura ho notato come per un uomo non sia facile descrivere le sensazioni di un parto e tutto ciò che ne deriva (quindi anche descrizione fisiche) senza mettere da parte il fatto... di essere un uomo. Mi sono balzate all'occhio alcune espressioni che mi hanno fatto sorridere, ad esempio: "dal più sacro dei miei buchi"; "mi stavano aprendo in due come si fa con il guscio di una noce"; "spinsi sul basso ventre come quando si fa la cacca.".
In sostanza, il racconto, per quanto interessante, mi ha lasciato diverse perplessità che non me lo hanno fatto apprezzare come speravo.

IL GANCIO E LO SPECCHIO di Michael Scattina
La prima reazione a fine lettura è stata piacevole. Ho letto un bell'esercizio narrativo. Ho davvero poco da rilevare dal punto di vista stilistico e tecnico, giusto un paio di suggerimenti che ti darò a fine commento. Le immagini sono limpide, molto vivide, rese con ottima abilità, tanto che mi sono visto su quel ring, tempestato di pugni da una furia incontrollabile. Su questo aspetto hai il mio plauso. Sul fronte del tema, credo di aver intuito dove si trovi, e cioè nella necessità del protagonista di adattarsi alla condizione di mancino dell'avversario.
Adesso ti dico dove, secondo me, la storia è carente (e non poco): manca profondità, manca un gancio al lettore. Sono arrivato alla fine della lettura e mi sono detto: "Okay, tutto bello, trascinante, vivido, il protagonista ha sconfitto la belva cilena... e poi?". Mi è mancato qualcosa, ho sentito la mancanza di quel quid che avrebbe elevato il racconto a storia eccellente, non so, un pugno emotivo in faccia al lettore, per mandarlo KO alla fine di una narrazione tesa, coerente e coinvolgente. Magari avrei accorciato la scena del combattimento a favore di una sequenza finale più forte: mi viene in mente un malore del protagonista dovuto a un colpo mortale del cileno, e quindi la sua morte sul ring... E' un'idea sciocca, ma non mi viene in mente altro.
Ti indico un paio di inezie stilistiche:
- "Schivo, non mi freghi più", avrei messo "Non mi frega più". Mi suona meglio.
- "Il guantone si schiaccia contro il suo mento, barcolla verso le corde." Come hai elaborato la frase, sembra che sia il guantone a barcollare. Avrei scritto: "Il guantone si schiaccia contro il suo mento, il cileno (o la belva, o la bestia...) barcolla verso le corde.
- "Non sono mica uno... specchio!". Battuta inutile in questo frangente.

ABITUDINI di Pietro D’Addabbo
Ho letto il tuo racconto con interesse. Non nego che ci sono degli spunti di riflessione in un contesto che incuriosisce non poco. Le premesse sono potenzialmente molto attrattive: ci sono dei prigionieri, una manciata di carcerieri misteriosi, e un esperimento che tale non è, o potrebbe esserlo.
Poteva venire fuori un racconto notevole, invece l'occasione è stata sprecata, essenzialmente perché manca un'impalcatura (anche solo suggerita) di elementi sullo sfondo. Non pretendo che tu mi spieghi tutto, anche perché sarebbe impossibile in 4242 caratteri, ma almeno qualche input in più non mi sarebbe dispiaciuto. E ciò ha moltiplicato a dismisura le domande: c'è un'invasione aliena? Si è instaurato nel mondo un regime dittatoriale? E perché questo trattamento alla specie umana? E perché un tipo di "addestramento" così semplice come il condizionamento pavloviano (che si addice di più agli animali)? E potrei continuare. Mi sono sforzato di trovare dei simbolismi, o dei significati nascosti, ma bisogna forzare molto l'interpretazione complessiva del testo per ricavare qualcosa. Inoltre, il flusso narrativo si conclude "placido" senza un vero climax, e questo non è un bene perché, come ben sai, ogni storia mai raccontata ha un climax che deve rappresentare il degno scioglimento di ogni vicenda narrata in tutto il racconto... Qui non c'è un vero picco emotivo: la trama finisce come è iniziata. Punto.
Il tema sembra centrato: l'adattamento del prigioniero all'esperimento.
Piccola nota tecnica: troppo possessivi. Spesso in un passo di 4/5 righe se ne trova almeno una decina. Quando devi usarli, pensaci bene su e se sono proprio necessari li usi, altrimenti tagliali senza pietà!
In conclusione: buona intuizione, ma sviluppo carente di diversi elementi. Come già detto da qualcuno prima di me, sembra una breve sequenza estratta a caso da un romanzo, di cui però non si conosce null'altro che i pochi elementi inseriti nel racconto.

SPAZIO AL NUOVO di Luca Spalletti
Il racconto è gradevole e fa il suo dovere, senza grossi scossoni e "schiaffoni" emotivi, ma penso che il tuo principale obiettivo fosse questo. All'inizio ho pensato a una storia fantastica o di fantascienza: mi sono immaginato un androide o un clone che andava da uno specialista o da uno psicologo, ma poi la trama è andata nella direzione più semplice che ci si potesse attendere. Il tutto sostenuto da una prosa un pochino troppo "scolastica", da cui avrei mondato avverbi ed espressioni legnose ("Una fitta di panico gli attanagliò lo stomaco"; "il cuore gli martellava nel petto"; "le lacrime sgorgarono copiose"... e mi fermo qui), che tuttavia ha il pregio di essere molto leggibile e agile, funzionale alla storia che hai raccontato.
Mi ha favorevolmente colpito il tema che hai affrontato, il quale coincide anche con quello richiesto dal contest, quindi è centrato. Peccato per qualche lungaggine di troppo (troppe momenti descrittivi che potevi accorciare in favore di maggiori input o risvolti di trama) e peccato per la carenza di un vero climax emotivo tale da controbilanciare il ristagno della prima parte.
Alla luce di ciò che ho sopra esposto, mediterò ancora sul tuo testo per collocarlo correttamente nella classifica.

UNA FOTO E UNA TORTA di Cristina Di Rosa
Gli esordi non sono mai facili, scontano un po' la pressione della prima prestazione e, soprattutto, il disorientamento dovuto al timore di non capire bene le regole e il come comportarsi. Ci sono passato anch'io.
Il racconto è gradevole e fa della estrema semplicità e dell'autenticità i suoi punti di forza. Il rapporto tra la ragazza e la nonna è tenero, come anche la conclusione con i riferimenti simbolici alla memoria e al tempo che fu.
Purtroppo non tutto è chiaro, a cominciare dalla questione del cellulare: era immerso nel riso... perché? Chi lo aveva fatto cadere? E' un'allegoria? E poi, come si legano le foto sul cellulare al vecchio amico della nonna e suo marito? Una maggiore chiarezza complessiva avrebbe aumentato l'efficacia del finale. Inoltre, la storia ristagna verso la metà con la descrizione delle azioni del gatto, lo scambio di battute con la nonna per la questione della torta e la vicenda della ciotola. Sfrondando qua e là, avresti guadagnato caratteri per definire meglio il contesto della trama.
Altro inconveniente, la bassa tensione narrativa che non regala al paziente lettore un clima d'impatto; io, ad esempio, mi aspettavo uno scossone (che pretendo dall'autore quando leggo un qualsiasi testo, che sia racconto o romanzo), che però non è arrivato.
Mi permetto di darti un consiglio. Se ti va, approfondisci l'aspetto tecnico con un buon manuale di scrittura creativa o con delle guide redazionali per testi narrativi. Te lo dico perché sono evidenti diversi inconvenienti di utilizzo dei segni di interpunzione, dei "caporali" e della punteggiatura in generale. Una segnalazione per tutte: nel discorso diretto, qualunque segno utilizzi, il testo di chi parla è sempre attaccato al segno; anche per i punti esclamativi e interrogativi vale la stessa regola. Ma puoi trovare ulteriori dettagli in giro per internet o sui suddetti manuali. E' importante per rendere la lettura un'esperienza ancora più gradevole.
Racconto interessante, ma assai migliorabile.

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antico
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » lunedì 24 maggio 2021, 14:13

Avete ricevuto cinque classifiche e sono tutte regolari, ne dovete ricevere ancora tre.

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Giacomo Puca
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » lunedì 24 maggio 2021, 23:51

La mia classifica

1. Tocca ferro, di Maurizio Ferrero
2. Il gancio e lo specchio - Michael Dag Scattina
3. Solo se sei in forma liquida, di Davide Mannucci
4. Una foto e una torta - Cristina Di rosa
5. Che ti sei messa in testa di Stefano Moretto
6. Abitudini - Pietro D'addabbo
7. Spazio al nuovo - Luca spalletti
8. L’asteroide, di Andrea Spinelli

... e i commenti:

► Mostra testo
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Laura Brunelli
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » mercoledì 26 maggio 2021, 10:33

La mia classifica

1) Il Gancio e lo Specchio
2) Cosa ti sei messa in testa
3) Tocca ferro
4) Solo se in forma liquida
5) Spazio al nuovo
6) Abitudini
7) Una foto e una torta
8) L'Asteroide

e i commenti

Il Gancio e lo Specchio
Il racconto mi è piaciuto molto. Buono il ritmo della scrittura, che aumenta e rallenta coerentemente con l’andamento dell’incontro. Precisi ed evocativi i dettagli. Anche la lunghezza delle descrizioni e dei pensieri del protagonista, che seguono il ritmo dell’incontro, sono convincenti.
Qualche piccolo suggerimento dal punto di vista stilistico:
1) nelle fasi più concitate sostituire le virgole con i punti, avrebbe reso il ritmo ancora più serrato;
2) nella frase “Il cileno è lì che mi aspetta. Lui, e la sua fottuta guardia mancina col destro avanti.”, toglierei “col destro avanti”, è superfluo e sembra che tu voglia spiegare al lettore una cosa che al protagonista è chiara. Hai già detto che la guardia è mancina, secondo me è sufficiente, anche perché più avanti precisi che l’avversario ha “piede destro avanti” e poco dopo, il protagonista ci dice che mette il piede destro avanti. Secondo me è chiarissimo anche senza l’aiutino. Sono solo piccoli dettagli, ovviamente, che passano anche inosservati, alla prima lettura.

Giudizio: Ho trovato questo racconto molto ben scritto, piacevole da leggere e coinvolgente. Trovo azzeccato l’alternanza tra frasi brevi e incisive, che fanno alzare la temperatura nelle fasi serrate dell’incontro e frasi più lunghe durante gli intervalli. I dettagli chiari e precisi consentono di visualizzare chiaramente la scena.

Cosa ti sei messa in testa?
Questo racconto mi è piaciuto molto, l’ho trovato originale e divertente. Buona, in generale, la focalizzazione del punto di vista, che perdi un po’ solo in un punto quando, quando Mia sta guardando Karen, si accorge che la professoressa si è girata verso di loro. Penso che sarebbe stato più corretto mettere prima la battuta «Silenzio, voi due!» e poi, sulla stessa riga “La prof si gira verso di noi”.
Dal punto di vista stilistico, qualche correzione:
Quando la madre biascica con il nastro adesivo in bocca, eviterei il dialogue tag e farei biascicare la madre “– Sai fema, Mia. On orrai dare a cola con sti cosi che ti sputano dai apelli, no? Capisco che è un po’ bruttino, magari potevi mettere solo una piccola battuta, poi con un beat la madre si toglie il nastro adesivo e finisce la frase.
Dopo il Finalmente, alla fine della lezione, avrei messo un punto, darebbe più risalto al senso di sollievo provato dalla protagonista, con la virgola si perde un po’.
Giudizio: Il racconto mi è piaciuto molto, ho trovato originale l’idea e divertente il modo in cui è mostrata. Mi è piaciuta la contraddizione, ben gestita attraverso la voce della ragione della madre, tra le speranze iniziali di Mia di potersi presentare a scuola senza coprire le orecchie e l’agitazione che la assale quando un’orecchia le si libera davanti a Karen.

Tocca ferro
Nel complesso il racconto mi è piaciuto, anche se non mi ha convinto del tutto, soprattutto per quanto riguarda l’originalità. Perdonami ma mi è venuto in mente Harry Potter e il suo mantello dell’invisibilità.
Mi è piaciuto, invece, il fatto che Flann sveli indizi compromettenti ai soldati, ben sapendo che non li avrebbero mai compresi. Buona la semina del gambale dell’armatura.
Non mi è piaciuta, invece, la spiegazione che Flann dà sulla sua immunità al ferro, sa un po’ di Infodump, soprattutto nella parte iniziale.
Dal punto di vista stilistico, trovo la battuta di Iustus (Sono ser Iustus, emissario di Lord Dale. Questa notte Lybeth, sua figlia, è stata rapita. Abbiamo ricevuto l'ordine di perquisire ogni villaggio della contea.) un po’ troppo lunga, magari un beat tra “è stata rapita” e “Abbiamo ricevuto…” avrebbe potuto alleggerirla.
Anche la battuta di Flann («Avete detto che è stata rapita. Come potete esserne certi?»), non mi ha convinto, mi sembra un po’ lunga e forzata, le due frasi iniziali spezzano un po’ il ritmo. A mio parere girata così «Come potete essere certi che è stata rapita? C'è stata una lotta?», sarebbe stata più fluida.

Giudizio: Nel complesso mi è piaciuto, buona la caratterizzazione di Flann che si fa gioco dei soldati, dandogli indizi qua e là, sapendo che non gli avrebbero creduto. Ben scelti i dettagli, precisi ed evocativi. Un po’ lunghe alcune battute di dialogo, alleggerendole con dei beat, darebbero più ritmo al racconto.

Solo se in forma liquida
questo racconto non mi ha convinta del tutto. Trovo sicuramente originale l’idea e non ho alcun problema in merito al modo in cui hai trattato il personaggio. Al contrario trovo interessante la contrapposizione tra aspetto pubblico e privato, che fa risaltare gli effetti devastanti della malattia sull’uomo.
Però in alcuni punti mi sembra si perda un po’ la coerenza. Mi spiego. Dopo aver affermato che “Non riuscirei ancora a sopportare l’umiliazione del puzzo di piscio e delle imprecazioni della suora travestite da litanie borbottate”, poi, otto righe più sotto, cambia completamente atteggiamento, buttando lì un piatto “devo aver pisciato”.
Allo stesso modo, non mi convince il “Cacchio”, buttato lì tra una imprecazione e l’altra. Penso che sarebbe stato meglio, come hai fatto in altre parti del racconto, distinguere nettamente i momenti in cui il personaggio sfoga la propria frustrazione, con imprecazioni non trattenute, e quelli in cui si esprime il proprio biasimo per come la malattia lo ha trasformato.
Ho apprezzato molto lo stile, i pensieri del protagonista sono ben gestiti e, a parte le incongruenze che ho descritto sopra, trovo che il brano sia ben scritto.

Giudizio: Sebbene l’idea sia originale e interessante, questo racconto non mi ha convinto del tutto. All’inizio ben equilibrato e credibile, nella parte centrale perde un po’ di coerenza. Peccato per le incongruenze, perché il brano è molto ben scritto, buoni i dettagli e le divagazioni del personaggio, che sono sempre coerenti con i suoi pensieri.

Spazio al nuovo
Questo racconto non mi ha colpito in modo particolare. Sicuramente centrato il tema. Il punto di vista, in alcuni punti sembra filtrato dal protagonista, in altri onnisciente. Non mi convince il modo in cui si sofferma ad osservare la segretaria subito dopo essere uscito visibilmente scosso dallo studio del dottore. Soprattutto considerato che dopo solo quattro righe viene nuovamente assalito dall’orrore del ritrovamento della moglie? Compagna? Non si capisce. Se avessi inserito la descrizione della segretaria alla fine, prima che Franck decide di chiamarla, l’effetto sarebbe stato di sicuro più incisivo anche in riferimento al tema, con un chiaro cambiamento nel finale.
Qualche consiglio dal punto di vista stilistico:
1) sebbene tu riesca a mostrare le emozioni del personaggio, tendi ad inserire termini come “panico”, “terrorizzato” e “dolore”, che, a mio avviso sono assolutamente superflui. Per esempio, nella frase “Afferrò la maniglia e una fitta di panico gli attanagliò la bocca dello stomaco, mozzandogli il respiro” la parola panico, che è raccontato, non aggiunge nulla al testo, anche togliendola si capisce benissimo. Lo stesso dicasi per il terrorizzato due righe sotto.
2) ci sono un po’ di ridondanze e di ripetizioni che rallentano il ritmo e appesantiscono la lettura.

Giudizio: questo racconto non mi è piaciuto molto. L’idea, sicuramente in tema, è interessante. Trovo, però, gestito male il punto di vista, per la maggior parte onnisciente e più filtrato dal personaggio in alcuni brevi passaggi. Sebbene i dettagli consentano di visualizzare bene la scena, trovo ci siano un po’ troppe ripetizioni e ridondanze. Poco coerente con l’avvio del racconto il passaggio in cui osserva la segretaria.

Abitudini
Questo racconto non mi ha convinto del tutto. Sebbene sia ricco di dettagli che rendono viva la scena, lascia aperti molti quesiti.
Da quanto tempo il protagonista è richiuso? All’inizio del racconto è già rassegnato o è solo più diplomatico degli altri prigionieri? Sa come e quando è stato fatto prigioniero?
Considerato che si domanda quando il suo compagno di prigionia ha smesso di chiedere la libertà, deve essere imprigionato da molto tempo. Se così fosse, il protagonista dovrebbe essere debilitato, ma ci dice solo che gli “duole” lo stomaco. Trovo questa parola poco ottimale nel contesto. Non è un dettaglio preciso, il vocabolo non è di uso comune e faccio fatica a credere che sia il primo termine che viene in mente ad una persona imprigionata da molto tempo e ridotta alla fame e alla sete.
Nemmeno il protagonista mi ha convinto. Pur rinchiuso in una gabbia, affamato e completamente ignorato dai “Verdi”, appare tranquillo e quasi infastidito dagli schiamazzi delle persone che occupano le atre gabbie. E infatti, se la prende con Kerchak e gli dice di piantarla.
Quando uno dei “Blu”, lo sottopone ad un esperimento, trattandolo come una scimmia, ha un guizzo di reazione, ma solo un guizzo. Superato immediatamente dal finale, nel quale il protagonista si è definitivamente sottomesso alle condizioni imposte dai carcerari. Forse, un personaggio più combattivo all’inizio, avrebbe reso più piacevole il racconto e più incisivo il Twist finale. Qualche problemino dal punto di vista stilistico. Non mi piace molto il duole delle prime righe.

Giudizio: questo racconto non mi ha convinta del tutto. Sebbene l’ambiente sia descritto in modo dettagliato e sia facile immaginarselo; nonostante i pensieri del personaggio siano chiari e si percepisca un cambiamento nel finale, non trovo coerenza fra la situazione descritta e le reazioni del personaggio. Non si capisce se si è arreso già all’inizio del racconto e ha solo un rigurgito di orgoglio quando lo sottopongono all’esperimento della mela, o se, al contrario, si arrende solo nel twist finale.

L'Asteroide
Mi spiace ma il tuo racconto non mi ha convinto. Sinceramente, trovo poco verosimile che una partoriente, nelle condizioni di Daniela, che appare evidentemente provata e dolorante, possa avere la lucidità di descrivere i dettagli del mondo esterno. Dettagli che, per inciso, sono molto buoni. Certo, la situazione di pericolo può certo averla preoccupata, ma, a mio avviso la preoccupazione non traspare, i dettagli sono troppo nitidi, dettagliati e, soprattutto, le descrizioni sono, a mio avviso troppo lunghe. Nella concitazione del parto, Daniela avrebbe potuto intuire un dettaglio per volta, prima di tornare a essere assalita e distratta dal dolore. Invece, per essere apparentemente così provata dal parto, per come la descrivi tu, mi sembra fin troppo tranquilla e controllata nelle descrizioni, non solo dell’esterno, ma anche dei movimenti dell’ostetrica, sembra quasi che osservi la scena dall’esterno. Per farti un esempio: ha appena partorito, sta arrivando una catastrofe e lei commenta tra sé e sé “Già, il disco infuocato” come se fosse una cosa da niente.
Sebbene la scena sia apparentemente concitata, non ho percepito alcuna ansia per l’imminente catastrofe, né da parte di Daniela, né da parte di Andrea. L’ostetrica assolutamente non pervenuta.
Mi assilla il dubbio che tu abbia voluto tradurre l’esperienza del parto nelle descrizioni della catastrofe, anche perché il racconto è al passato, ma, considerato che nel finale non ci dici cosa succede dopo, resta solo un dubbio. Anche se fosse così, rimango comunque dubbiosa sulla scansione delle descrizioni e sul distacco dei pensieri di Daniela.
Giudizio: Sebbene il racconto sia ricco di dettagli precisi e il punto di vista sia ben focalizzato, non mi ha convinto. Mi sembra difficile credere che, durante un parto apparentemente difficile e doloroso, Daniela abbia il tempo di descrivere, con calma e precisione, quello che sta succedendo fuori dalla finestra, fare paragoni scientifici per descrivere il dolore e prestare attenzione ad ogni movimento dell’ostetrica.

Una foto e una torta
Questo raccono non mi ha convinto molto. Il tema è sicuramente trattato, ma mi sembra di capire, dalla presentazione dei personaggi, che sia più la nonna che la protagonista a doversi adattare alla mancanza del nonno. Sebbene, alla fine, anche la protagonista piange, sembra quasi che lo faccia per empatia, non perché soffre per la mancanza del nonno. La protagonista non sembra coinvolta dal dolore della perdita, ma lo osserva attraverso i gesti e il dolore della nonna.
Dal punto di vista stilistico:
1) Trovo ci siano troppi punti esclamativi, e eliminerei del tutto quelli doppi. Per esempio, ad un certo punto scrivi, “Dai, dai!!”, se sostituisci i punti esclamativi con altri due “dai”, suona meglio e da più ritmo alla lettura.
2) Alcune battute di dialogo sono un po’ lunghe, le spezzerei con un beat, che peraltro spesso c’è a fine battuta. Per esempio, la battuta “« Me l'ha mandata Giorgio, il tabaccaio. Vedi c'è anche lui, eravate amici da piccoli no? Magari sentendo altri vecchi amici potresti trovarne altre ! » le riaccendo lo schermo.”, potrebbe diventare così: “«Me l'ha mandata Giorgio, il tabaccaio. Vedi c'è anche lui», riaccendo lo schermo. «Eravate amici da piccoli no? Magari sentendo altri vecchi amici potresti trovarne altre.»
3) Qualche errore di battitura nel testo pò al posto di po’; E’ al posto di È.

Giudizio: Questo racconto non mi è piaciuto granché. Il tema sembra sviluppato attorno al personaggio secondario, anziché alla protagonista che sembra un osservatore esterno. Poco piacevole l’uso ripetuto dei punti esclamativi, frasi e battute di dialogo a volte troppo lunghe e i molti errori di battitura rendono poco scorrevole la lettura.

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antico
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » mercoledì 26 maggio 2021, 11:10

Dovete ricevere solo più una classifica (oltre alla mia, naturalmente).

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Mario Mazzafoglie
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » mercoledì 26 maggio 2021, 23:47

Classifica:

1) Il gancio e lo specchio
2) Spazio al nuovo
3) Tocca ferro
4) Solo se sei in forma liquida
5) Che ti sei messa in testa?
6) Una foto e una torta
7) Asteroide
8) Abitudini


- 1 -

Ciao Michele, un piacere leggerti.
Il tuo racconto è quello che mi è piaciuto di più, lo dico subito senza girarci intorno.
Non ho trovato errori in nessuno degli aspetti rilevanti, dal tema allo stile, passando per il contenuto.
Secondo me hai sfiorato la perfezione, e i miei più grandi complimenti te li voglio fare soprattutto per la prima frase: una mezza riga in cui praticamenti fai figurare nel lettore tutto il contesto. Questa è una cosa tanto conosciuta quanto difficile da applicare.
In alcuni racconti dopo 20 righe sei ancora lì che ti chiedi "Chi?" "Dove?" "Cosa?", mentre tu in mezza riga hai spiegato tutto.
Nulla da aggiungere, primo posto.
Alla prossima.


- 2 -

Ciao Luca, un piacere leggerti.
Senza girarci troppo intorno, il tuo racconto mi è piaciuto molto e lo piazzo al secondo posto.
Un po' come ti ha già detto qualcuno, per quello che hai scritto, la terza persona non è del tutto ottimale. Lungi da me essere un radicalista di Prima e Terza persona, ma nel tuo racconto balza abbastanza agli occhi che la prima persona avrebbe fruttato molto di più.
Altro plus lo avrebbe potuto dare il fatto che si trattasse di un altro tipo di morte rispetto a quella del suicidio.
A livello di testo, ti sottolineo un'incongruenza. Non volevo nemmeno citarla, ma poi visto il finale mi sembra doveroso: il primo incontro tra protagonista e segretaria sembra avvenire per la prima volta (in base a quello che ci viene mostrato con gli occhi del protagonista), mentre poi si viene a sapere che lui è in cura già da qualche tempo e quindi quello non era il primo incontro.
Detto questo, ottima prova.
Alla prossima.


- 3 -

Ciao Maurizio, un piacere leggerti.
Mi accodo ai complimenti che ti hanno fatto tutti gli altri. La cosa che più mi balza all'occhio è la totale assenza di incongruenze nel testo che permettano al lettore di storcere il naso (cosa molto comune negli altri racconti che ho letto).
Per il resto, anche per me le uniche note negative, seppur piccole, stanno nelle motivazioni che muovono i personaggi e nei rapporti che ci sono tra di loro. Ovviamente questo avrebbe permesso di dare ancora più senso al tutto, permettendo al testo di rasentare, secondo me, la perfezione.
Alla prossima.


-4 -

Ciao Davide, un piacere leggerti.
Ti faccio i complimenti per questo tuo racconto. Il tema è centrato, in maniera originale e anche coraggiosa, visto che si va a toccare figure intoccabili nel nostro mondo.
Stilisticamente anche, nulla da dire, anzi. Molto crudo e diretto, come era giusto se si voleva affrontare il tema in questa maniera.
La nota negativa, secondo me, è l'incipit. Vuole sembrare un pensiero del protagonista e in effetti lo è. Però costruendo tutto meglio avresti evitato quella sensazione che ho provato, come se il protagonista più che pensare sembrasse si rivolgesse proprio al lettore per spiegargli tutto il contesto e introdurlo nella storia.
Buona prova nel complesso.
Alla prossima.


- 5 -

Ciao Stefano, un piacere leggerti.
La cosa che più mi è piaciuta del tuo racconto è l'empatia che si riesce a creare con il personaggio a causa della sua diversità. La costruisci bene e senza cadere nei clichè e senza rendere tutto patetico. Altra nota positiva è il rapporto che si costruisce tra le due ragazze e il messaggio che quel rapporto ci lascia.
Per i miei gusti personali, però, non amo troppi salti temporali in racconti così brevi, e farne 4 mi è sembrato eccessivo. Costruendo bene le scene avresti potuto ridurre a due e avresti ottenuto lo stesso risultato.
Stilisticamente, credo tu sia andato a capo troppe volte quando invece potevi continuare sulla stessa riga visto che l'azione o la battuta rimaneva "in possesso" di chi già stava parlando/agendo.
Alla prossima.


- 6 -

Ciao Cristina, un piacere leggerti.
A livello di tema ci siamo, anzi forse sei una tra tutti che lo ha trattato meglio.
Io commento da lettore e non da professorone, ce ne sono già tanti qui, e ti dico che sei riuscita a suscitare anche un certo livello di emozione col tuo testo, cosa molto difficile da trovare in giro.
Questo è il punto di forza del tuo racconto.
La nota negativa che più balza all'occhio è, invece, sicuramente la punteggiatura, quasi totalmente sbagliata.
Con tutte le correzione che ti hanno già fatto, sono sicuro che già dalla prossima volta farai buone cose.
Alla prossima.


- 7 -

Ciao Andrea, un piacere leggerti.
Il tuo racconto ha troppe sbavature per il mio modestissimo parere. Te ne dico alcune.
La prima è la frase iniziale, troppo ambigua e poco contestualizzata. E' vero che nella seconda riga vai a specificare tutto, ma a primo impatto avere una frase ambigua che ti fa figurare mentalmente tutt'altro non è una cosa buona.
Atra sbavatura è il riferimento al film di Depardieu, che, in un momento di tensione come quello in cui si trova il protagonista, non si sognerebbe nemmeno lontanamente di pensare. Ha altri problemi in quel preciso momento.
Stilisticamente ci sono troppi errori nella punteggiatura, soprattutto nella gestione dei dialoghi.
Il finale, infine, sembra incompleto.
Siamo qui per migliorare tutti.
Alla prossima.


- 8 -

Ciao Pietro, un piacere leggerti.
Il tuo racconto, scusami se mi permetto, ma mi è sembrato superficiale. Nel senso, hai avuto una buona idea, ma si ha come l'impressione che non hai voluto approfondirla più di tanto. Avevi una caterva di caratteri in più per ampliare il tema e per spiegare meglio tutto quello che stava succedendo, e invece hai scritto il minimo sindacale.
Dico questo perchè è un peccato, perchè tra tutte le idee lette, questa era una di quelle più originali, e non avresti dovuto "sprecarla" così.
Il racconto lascia troppi interrogativi una volta arrivati al finale, e avevi tutte le possibilità e le qualità per chiudere tutti quei buchi.
Ma d'altronde, siamo qui per migliorare tutti.
Alla prossima.

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antico
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » giovedì 27 maggio 2021, 19:57

Avete ricevuto tutte le classifiche. Nei prossimi giorni riceverete anche la mia con relativi commenti.

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antico
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Re: Gruppo DARWIN: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » domenica 30 maggio 2021, 23:23

Ecco i miei commenti e classifica.

1) Il gancio e lo specchio, di Michael Dag Scattina
Beh, che dire... Mi hai fatto vivere un incontro di boxe con il caschetto della vr con tanto di sensori mentali inseriti per leggere nella mente del combattente :) Mi è piaciuto e non trovo difetti, penso che il racconto vada a colpire esattamente dove vuole andare a colpire. Il tema è assolutamente presente. Per me un pollice su.
2) Che ti sei messa in testa?, di Stefano Moretto
Quindi il personaggio de L'HANGAR DEI MOSTRI è riuscito nel suo intento e ora le chimere sono parte normale della società? Molto bene, vedo che stai testando l'idea su più livelli :)
Il racconto mi è piaciuto e l'ho trovato delicato e riuscito anche se penso che una maggiore chiarezza sulla natura di Mia sarebbe utile perché o non dici nulla e lasci che la sua "stranezza" sia una tantum oppure vai più a fondo e non ti limiti all'accenno sul fatto che lei possa essere qualcosa d'altro rispetto a umano. Detto questo, il tema è ben declinato. Per me siamo su un pollice quasi su.
3) Spazio al nuovo, di Luca Spalletti
Concordo con le due criticità principali che ti sono state segnalate: 1) un suicidio dovrebbe scavare nel suo senso di colpa e questo non accade e 2) non c'è un vero e proprio punto di svolta che lo porti a superare questo importante step della sua vita (potrebbe essere l'interesse per la segretaria, ma a quel punto ci sarebbe da chiedersi perché proprio in quel momento). Detto questo, ho apprezzato il racconto, scivola che è un piacere e ci porta nel dolore del protagonista e nella necessità di adattarsi e andare avanti, e lo fa con garbo. Per me un pollice tendente verso il positivo in modo brillante e in classifica ti piazzo davanti a Ferrero perché il tuo racconto è più contrastato.
4) Tocca ferro, di Maurizio Ferrero
Vero, si arriva alla fine e la domanda che ci si pone è "Perché tutto questo? Per quale motivo Lybeth si trova lì? Cosa ne viene al folletto?". Idem con patate il discorso legato al pathos, che non c'è: tutto procede liscio come l'olio e non si teme mai che qualcosa possa andare storto. Insomma: bella lettura, tutto ordinato, ma manca quel quid per arrivare oltre il pollice tendente verso l'alto in modo brillante. Ultima cosa: il tema... Non è una delle tue migliori declinazioni, ma c'è nel gambale che il folletto sta adattando a Lybet e nel modo in cui lo stesso folletto sta adattandosi al ferro.
5) Una foto e una torta, di Cristina Di Rosa
Ho capito subito che il cellulare fosse nel riso in quanto caduto nell'acqua, ma non avresti dovuto dare per scontato che lo capissero tutti e infatti la cosa mi sembra aver portato a diverse incomprensioni che si sono trascinate anche oltre fino ad attribuire un significato alla ciotola di riso. Il racconto è buono e la lettura piacevole, in più lascia un bel retrogusto nel palato del lettore, però lo trovo anche piuttosto incerto nel suo incedere e la risoluzione finale con il punto d'incontro tra generazioni trovato tra smartphone e torta mi sembra poco incisivo. Il tema è ben declinato. Direi una prima volta nell'Arena con un risultato più che buono che espliciterei in un pollice tendente verso il positivo in modo non brillante, ma solido. Curioso di rileggerti presto.
6) Solo se sei in forma liquida, di Davide Mannucci
Premesso che sono totalmente d'accordo con l'intervento di Matteo, provo ad aggiungere un mio contributo. Sai che c'è? Che forse hai calcato troppo la mano sulle parolaccio e, almeno all'inizio, sembra quasi una parodia. Il misunderstanting si risolve subito, ma non mi sembra che tu riesca a dare un tono preciso al tutto, nel senso che non viene fuori con chiarezza se sia rabbia quella che parla (o vorrebbe) o stanchezza o cos'altro ancora o una commistione del tutto. E questa confusione si impadronisce anche del suo ruolo perché l'obbiettivo è raggiungere quel balconcino, ma cosa è davvero lui per tutta quella gente e cosa percepisce di essere lui stesso. Benissimo che hai cercato di calarti nei panni di un uomo di tale caratura, ma gli hai fornito un filtro, mio parere, basso, al netto di quelle che sono state le esperienze di una vita così lontana dalle nostre. Il risultato finale può offendere come no e quello ha importanza relativa, ma il vero problema, sempre IMHO, è che l'immersione nel personaggio non mi sembra riuscita e ho percepito la mancanza di qualcosa. Detto questo, il tema è presente e mi attesto su un pollice tendente verso il positivo, ma non in modo brillante.
7) L’asteroide, di Andrea Spinelli
Anni fa ho vinto un'edizione con un racconto simile: uno zio che accompagnava la nipote in giardino facendola giocare ben sapendo che un asteroide stava per abbattersi sulla Terra causando devastazione totale. Questo per dire che ho capito subito dove volessi andare a parare e pertanto non ho avuto difficoltà nel capire il tuo intento. Piuttosto, credo non sia stata funzionale la scelta di non fare interagire con la situazione in atto la partoriente e l'ostetrica (anche solo un accenno) e probabilmente la figura del marito ha fatto più danni che altro perché Daniela poteva benissimo lanciare fugaci sguardi alla finestra durante il parto e avrebbe benissimo sostituito la sua figura. Forse anche il tema ADATTAMENTO non si sposa bene con questo racconto perché più che altro si tratta di ultima resistenza a qualcosa di inelluttabile. Concludendo, per me questo è un pollice tendente verso il positivo, ma non brillante e ti piazzo dietro al racconto di Mannucci (con meno elementi disfunzionali al suo interno).
8) Abitudini, di Pietro D’Addabbo
Un racconto semplice, forse troppo. Definisci la situazione, la sviluppi, chiudi con un bel finale (breve, ma giusto), però nel farlo non semini e in tal modo non fornisci al lettore elementi per delineare un contesto più allargato. Del resto tu stesso hai ammesso di essere arrivato giusto con il tempo e, pertanto, di non avere potuto arricchire il tutto. Allo stato attuale direi un pollice tendente verso il positivo, ma dietro a tutti i parivalutati proprio per questa mancanza di contesto più allargato.

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