LA FINALE: classifica e commenti di Andrea Viscusi

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LA FINALE: classifica e commenti di Andrea Viscusi

Messaggio#1 » venerdì 11 giugno 2021, 14:57

I COMMENTI DI ANDREA VISCUSI

Tocca ferro
Il tema dell'adattamento è utilizzato bene, anche se forse avrebbe potuto essere introdotta meglio la nozione che i folletti sono allergici al ferro, perché appena arriva si intuisce subito che il fabbro c'entra qualcosa. Anche il fatto che lui stia costrudendo un gambale e la principessa sia zoppa desta subito il sospetto, anzi io se fossi stato tra le guardie avrei investigato. Inoltre c'è un uso della magia un po' troppo “disinvolto”, il fatto che lei sia invisibile grazie alla magia e che potrà tornare a camminare grazie alla magia fa pensare che con la magia si possa fare praticamente qualsiasi cosa e non è necessario preoccuparsi di niente, anche la tensione della scena appena conclusa si dissipa, perché scopriamo che non c'era nessun pericolo che la principessa fosse trovata. La scrittura ogni tanto tentenna su qualche espressione eccessivamente pesante o idiomatica (“si recò alla porta/ficcarono il naso”). Nel complesso comunque buono, anche se io lascerei perdere ogni riferimento alla magia.

Che ti sei messa in testa?
Sono rimasto perplesso dall'ambientazione di questo racconto: se è un mondo in cui ci sono creature animali antropomorfe la presenza delle orecchie non dovrebbe essere niente di anomalo; se invece è un mondo normale e solo la protagonista è anomala, allora si dovrebbe avere qualche informazione in più sul perché abbia delle orecchie da gatto, e quando gli altri la notano dovrebbe suscitare reazioni ben più sorprese piuttosto che soltanto diffidenza e bullismo come se fosse psoriasi. Inoltre se il suo è un problema conclamato, credo che la scuola prenderebbe provvedimenti per integrarla. Capisco l'esigenza di sentirsi uguali agli altri a quell'età, ma non credo che dovrebbe nascondersi dagli inseganti. Questa incertezza purtroppo mina la credibilità di fondo della storia. Mi è sembrato strano che avesse tutte queste difficoltà a capire che era in corso l'appello, anche senza sentire niente dovrebbe essere abbastanza riconoscibile dal contesto e dalle azioni degli altri! Infine la reazione della nuova compagna mi è sembrata troppo improvvisa. È sicuramente la conclusione giusta perché il racconto è volutamente “teen”, ma mi è sembrato che arrivasse troppo in fretta e senza una reale necessità, visto che Mia tutto sommato non aveva ricevuto insulti o discriminazioni da nessuno, avrebbe avuto più senso se si fosse trovata da sola a difendersi da qualche atto di bullismo.

Il gancio e lo specchio
Il pregio principale di questo racconto è che è scritto molto bene, e non è facile descrivere le scene di combattimento soprattutto senza entrare in un lessico strettamente specifico che un profano (tipo io) non capirebbe. Il problema di questo racconto è che si basa su un'idea che si trova già in KEN IL GUERRIERO, quando Kenshiro affronta Sauzer e le sue tecniche non hanno effetto perché (come scopre dopo) lui ha gli organi interni invertiti. Non dico che il racconto sia copiato, probabile che l'autore/rice non lo conoscesse (magari sono io troppo vecchio da fare subito il riferimento a Kenshiro), ma mi ha subito evocato la stessa situazione e quindi ho perso il senso di sorpresa che avrebbe dovuto generare. In realtà ci avrei visto bene un doppio twist, perché la semplice realizzazione di dover “combattere da mancino” di per sé non mi sembra così potente, anche perché immagino che sia qualcosa con cui ogni lottatore si deve confrontare, e anzi non mi stupirei se durante l'allenamento fossero previste delle strategie specifiche per questi casi.

Il cuore della foresta
Venendo dal lavoro su un'antologia su piante immaginarie mi sono subito drizzate le antenne e ho intuito che andasse a finire in una direzione del genere. Il twist è settato bene, soprattutto con il dettaglio delle zanzare, però mi ha lasciato comunque qualche dubbio: se il cuore è una pianta, perché dovrebbe avere bisogno di prede animali? È una pianta carnivora? In questo caso si dovrebbe capire già da prima. E va bene il naturalista che viene usato come vittima, ma la sua guida che ruolo ha in tutto questo? È anche lui una parte della pianta, oppure è un umano che “lavora” per lei? C'è poi l'accenno al frammento di meteorite, è quello che ha innescato la mutazione oppure la pianta è proprio aliena? Insomma il racconto è ben costruito e scritto in maniera precisa, ma lascia un po' troppo spazio per dubbi che tendono a far pensare che avrebbe potuto succedere qualsiasi cosa.

Studiare al prato
Ho trovato il tema dell'adattamento poco centrato, qui c'è sicuramente un desiderio di cambiamento per raggiungere un obiettivo, ma l'adattamento dovrebbe essere un processo innescato da circostanze differenti da quelle a cui si è abituati. Inoltre la storia che si svolge non è particolarmente avvincente, anche perché non conosciamo molto dei trascorsi tra questi personaggi quindi per quanto ne so potrebbero essere tutti ottimi amici. Gli scambi di battute sono adeguati ma non molto interessanti, e anche l'improvviso interesse della ragazza nei loro confronti sembra arrivare un po' dal nulla. L'accostamento tra la teoria dell'evoluzione e imparare lo skate per fare colpo su una ragazza è un po' forzato, ci sarebbe stato meglio qualcosa di più specifico come la selezione sessuale. Racconto ben scritto, ma manca di sostanza.

Occhi bassi e ubbidire
Mi è capitato già altre volte di dire che ne abbiamo lette abbastanza di storie con nazisti lager e prigionieri ebrei (tutte le volte ce n'è almeno una!), il tema ormai è inflazionato e tutta l'intensità che dovrebbe suscitare è annacquata, si rischia di farlo diventare caricaturale. Quindi ammetto di avere un certo bias contrario alle storie con questa ambientazione. Al di là di questo è scritto abbastanza bene, e il tema si può considerare rispettato. Forse il twist finale è un po' esagerato, nel senso che va bene scoprire che la ragazza è diventata stronza quanto i nazisti, ma che lo abbia fatto “per un flacone di profumo” è fin troppo macchiettistico. Inoltre sarebbe stato ancora più duro se lo avesse fatto perché ormai la sua lealtà va ai nazisti, piuttosto che per un misero lusso personale. Però per favore basta storie nei campi di concentramento, anche perché lo stesso tipo di dinamica si può ricreare anche in situazioni diverse, e ormai a nessuno scende più la lacrimuccia solo a sentire i nomi dei reparti delle SS.

Tasse
Racconto simpatico e scritto bene, che però non trovo molto in linea con il tema. C'è stato di certo un “cambiamento” ma non vedo come per uno qualunque dei personaggi si possa parlare di una situazione di adattamento, al di là del fatto che siano cambiate le loro mansioni. Non si percepisce lo sforzo di adattarsi a una situazione nuova, semplicemente le cose adesso sono diverse. Un altro problema che ho avuto è che anni fa ho letto Bloodbusters di Francesco Verso, che è basato esattamente sullo stesso concept, ovvero che le tasse vengano pagate letteralmente con il sangue, e ci sono gli esattori ematoriali che vanno a fare i prelievi ai cittadini. Non sto accusando di plagio, probabilmente l'autore/rice non lo conosce (e non pretendo che potesse documentarsi a fondo in poche ore) ma trattandosi di un'idea molto particolare una volta vista in scena perde molto del suo appeal, e qui per me è successo proprio questo: sapevo già che poteva essere qualcosa del genere, quindi non mi ha sorpreso. Inoltre nel finale il ripensamento dell'esattore non mi ha convinto, anzi il modo disgustoso in cui la vittima era rappresentata portava a credere che lui non provasse nessun tipo di empatia, non capisco come mai dovrebbe aver cambiato idea. Piccolo dettaglio: si poteva omettere il nome “Dracula” e parlare solo di Conte, si sarebbe capito lo stesso senza rischiare di scoprire troppo le carte.

Infinite melodie
Concept interessante, un pianista prigioniero che ottiene quello di cui ha bisogno solo riproducendo la melodia corrispondente. Purtroppo l'idea è così forte che l'autore/trice ha voluto concentrarsi troppo sul descrivere questa piuttosto che il contesto, e quindi non sappiamo niente di cosa sta intorno: qual è la posta in gioco, come ci è arrivato, perché è stato scelto lui, chi lo ha rinchiuso? Si può pensare a qualche potente entità (aliena?) che vuole studiare gli umani, ma visto che non abbiamo nessun elemento ulteriore le ipotesi rimangono vuote e quindi anche il suo sforzo non sembra avere obiettivi. Se lui sapesse che dalla sua resistenza dipende la salvezza dell'umanità, perché gli alieni decideranno sulla base del suo valore, allora avremmo un motivo per tifare. Invece non sappiamo davvero cosa sta rischiando e per chi sta combattendo se non il suo istinto di sopravvienza, che però non è una motivazione particolarmente coinvolgente, anche perché non c'è niente che ci assicuri che morirà davvero, oppure che quello che sta accadendo sia del tutto reale, visto che ci sono molti dettagli anomali. Inoltre non ho gradito l'inganno iniziale: “sono legato sullo sgabello da un'eternità” che poi alla fine diventa “sei mesi sono un'eternità”. Beh no, sei mesi non sono un'eternità, ho aspettato più tempo per ricevere la mobilità dall'inps, per dire. Quindi arrivato a quel punto il protagonsita mi è apparso come un frignone melodrammatico, e ho perso l'interesse nei confronti del suo epico sforzo. Ripeto, il concept è molto buono, ma se l'autore/rice volesse espandere la storia io cercherei di costruirci intorno più che sulla dinamica in sé.

Il valore di Tanja
Scritto bene e ottima caratterizzazione del protagonsita, ho gradito anche molto gli stereotipi sugli italiani. Va bene che si sta parlando di affari tra criminali di qualche livello però forse sapere di che cosa si tratta avrebbe aiutato, soprattutto per rendersi conto se questo fosse “l'affare della vita” irripetibile, un'occasione che capita ora o mai più. Il twist con la ballerina che si rivela la figlia è molto efficace, però forse va un po' sprecato, perché a mio avviso avrebbe dovuto innescare lo showdown con gli italiani e mettere il protagonista di fronte alla decisione. Facendo svolgere la scena nel bagno, con una conversazione un po' strappalacrime, si è persa l'occasione di qualcosa di molto più intenso. Inoltre viene da pensare che Tanja poverina sia messa male, ma anche il padre è invischiato in affari poco limpidi, quindi forse anche lui un esamino di coscienza dovrebbe farselo, cosa che invece non viene sfruttata a dovere. Comunque una buona prova, unico appunto sulla scrittura: non parlare della DROGA in generale, quella cosa indefinita che fa piangere gli angeli da cui ci mette in guardia Barbara d'Urso!

La poesia dipinta
Racconto suggestivo per l'idea e l'ambientazione, ma non ho ritrovato il tema dell'adattamento. Il pittore fa una ricerca nei confronti di esperienze che non conosce, ma non mi sembra che si possa interpretare in quel senso. Non sono abbastanza esperto di arte e poesia giapponese quindi non so valutare le parti più “tecniche” di cui si parla, però posso dire che sono abbastanza convincenti. Forse avrebbe meritato soffermarsi di più sulla grandiosità dell'opera che riesce a creare dopo l'esperienza con la donna, perché non si sente l'entusiasmo che dovrebbe suscitare. La scrittura in certi momenti è un po' legnosa e c'è qualche confusione con i tempi verbali nell'alternarsi dei piani temporali della narrazione. Il finale è quello della classica fiaba dalla discutibile morale, per cui ti viene da pensare “ma quindi si è accoppiato con un airone”, ma insomma, ci siamo abituati nelle fiabe.

Un ladro
Onestamente non mi è rimasto chiarissimo che cosa succede in questa storia. Ci provo: la mamma è morta e il padre non ha ancora metabolizzato il trauma, crede che sia ancora viva, quindi è in cura da psicologi vari che però non lo aiutano; uno di questi visita sua figlia a casa per dirgli che lo deve aiutare, lei pensa inizialmente che sia un ladro quindi invece di chiamare la polizia si chiude in camera e aspetta che se ne vada, ma quando scopre che è lo psicologo lo scaccia perché non è capace di guarire suo padre; poi alla fine però quando ritorna lei lo lascia entrare. Questo è quello che ho ricavato dal testo, ho capito bene? Se è così non lo trovo un racconto molto edificante soprattutto perché l'atteggiamento della figlia mi sembra estremamente infantile. Cosa pretende che facciano gli psicologi che non stanno facendo? Anche le sue reazioni durante la presunta invasione casalinga sono piuttosto incoerenti e infantili: gli crede o no a questo sconosciuto? Perché non chiama suo padre al telefono? Ma perché il dottore comunque avrebbe dovuto andare a casa sua? Perché non l'ha convocata per un colloquio se pensava che ci fosse bisogno di parlare con lei? Insomma mi sembra una storia instabile e con un messaggio poco condivisibile, dalla scrittura a tratti imprecisa.

O felix culpa
Racconto esemplare nel creare un plot twist efficace, di quelli che intuisci man mano che ti avvicini alla fine, i nomi mi avevano iniziato a far sospettare, ma era troppo poco per essere sicuri. Molto efficace nel mostrare la normalità della situazione del tombarolo, che ha una tradizione di famiglia e conosce i trucchi del mestiere. Forse non è del tutto chiaro cosa succede quando cercano di farlo uscire, proprio nei termini di cosa smuovono e come cercano di tirarlo fuori, riformulerei qualcuna di quelle frasi. Ma nel momento in cui arrivano le donne si capisce dove si a finire e la catchphrase ricorrente si incastra perfettamente. E poi l'impostore costretto nel ruolo di qualcuno che tutti prendono sul serio è sempre adorabile. Ottima prova.


LA CLASSIFICA DI ANDREA VISCUSI

1 - O felix culpa
2 - Il valore di Tanja
3 - Il cuore della foresta
4 - Il gancio e lo specchio
5 - Tocca ferro
6 - Che ti sei messa in testa
7 - Occhi bassi e ubbidire
8 - Tasse
9 - La poesia dipinta
10 - Studiare al prato
11 - Infinite melodie
12 - Un ladro



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