Anita dall'impermeabile giallo di Marina Usai

71ª Edizione, Minuti Contati accoglie una guest star d'eccezione: Silvio Sosio. QUI potete visionare il trailer, potete trovarci anche degli indizi per il tema che vi aspetta. Ricordiamo: l'appuntamento è per lunedì 21 settembre dalle ore 21.00 all'una.
marina_usai
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Anita dall'impermeabile giallo di Marina Usai

Messaggio#1 » lunedì 21 settembre 2015, 23:51

Anita ama tornare a casa da scuola a piedi. Soprattutto quando piove. Si nasconde per non farsi vedere dall’autista pancione del pulmino. Poi cammina. Anche se ha un po’ freddo, sotto la pioggia, lei continua a camminare. Suo nonno dice che finché si muove non si ammala. E Anita non si ammala mai. Il nonno di Anita si chiama Giuseppe, ma tutti lo chiamano Beppe.
Ad Anita piace sentire il rumore della pioggia quando rimbalza sul cappuccio dell’impermeabile giallo. Glielo ha regalato nonno Beppe per i suoi otto anni. I bambini la prendono il giro. Le dicono che sembra un limone con le gambe. Gianni è quello che la prende più in giro di tutti. Ogni tanto le si avvicina di nascosto e le urla nell’orecchio, oppure la afferra per lo zaino e la strattona. Una volta l’ha fatta cadere e l’impermeabile giallo si è strappato lungo il fianco. Quando è arrivata a casa nonno Beppe lo ha ricucito con un pezzo di stoffa rossa. Adesso l’impermeabile sembra un campo di girasoli con un grande papavero. Il nonno le ha raccontato di quando dei ragazzi cattivi gli davano la caccia. Lui si nascondeva di giorno nella foresta e di notte proseguiva per la sua strada, silenzioso come un lupo. Aveva una importante missione da compiere. Non l’ha mai rivelata a nessuno, dice, ma ad Anita sì. Gliela sussurra in un orecchio. Anita ascolta, concentrata e poi sorride.
Ha un nonno coraggioso, pensa.
Quando è con il nonno Anita non si sente più sola, anche se stanno in silenzio, mentre lui aggiusta una rete da pesca e lei guarda fuori dalla finestra. Conta quante signore passano con un cane al guinzaglio. E le signore devono avere un cappotto rosso, sennò non vale.
Una mattina a scuola Anita trova una scritta gialla sul suo armadietto. C’è scritto “ritardata”, ma Anita non lo sa.
Non sa leggere, non ancora.
La signorina Maria, che la aiuta a fare i compiti le dice sempre: “Leggi una lettera per volta, a voce alta. Cosa c’è scritto qui? M-E-L-A. Mela, Anita, vedi che c’è scritto MELA?”. Ma Anita vede Melograni che si spaccano al sole, Elefanti che camminano, Lanterne che luccicano e Alberi che crescono alti verso il cielo. Ma non riesce proprio a vedere la mela della signoria Maria.
Anita si concentra sulle lettere gialle e legge. R-I-T… ma poi succede di nuovo. La R che diventa un ragno che si arrampica lungo la I che si sta allungando fino al soffitto. La T è un grande ombrello che la ripara dalla pioggia. I bambini ridono di lei. Gianni si regge persino la pancia. Le guance di Anita si fanno di fuoco e le lacrime scendono fino a terra. Crescono e crescono. Diventano mare, che spazza tutto e cancella ogni rumore. Anita non vede più i bambini. La corrente li ha portati via. Anche lei sta per essere spazzata via dalle onde. Vede una barca che si avvicina. Un uomo rema contro la tempesta e la raggiunge. Allunga la mano verso di lei. È una mano così grande che dentro potrebbe starci tutta la sua testa. Anita la afferra.
Nonno Beppe la solleva sulla barca.
Adesso è salva.



alexandra.fischer
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Messaggio#2 » martedì 22 settembre 2015, 20:18

ANITA DALL’IMPERMEABILE GIALLO di Marina Usai Storia molto poetica che tratta il tema della diversità. In questo caso, l’altro universo è quello dei “normali” contrapposto a quello personalissimo di Anita, la quale, pur non potendo leggere e confrontarsi con gli altri bambini (immagino non sia ritardata, ma abbia un problema di dislessia), possiede un universo interiore ricchissimo (a cominciare dal gioco di contare le signore in cappotto rosso con cane al seguito). Le immagini che usi sono molto evocative: impermeabile-campo di girasoli; rammendo di stoffa rossa-papavero. E anche le parole della lettura in classe diventano pura immaginazione, quasi un esercizio di stile di fantasia alla Rimbaud: Mela-Melograni che si spaccano al sole, Elefanti che camminano, Lanterne che luccicano , alberi che crescono alti verso il cielo. E neanche la R-I-T scherza: ragno- palo- ombrello. Mi piace il personaggio di nonno Beppe (immagino che anche lui abbia avuto problemi simili da piccolo e quella sia stata la grande prova da superare, forse avresti dovuto spiegarla meglio al lettore). Bellissima l’immagine finale della mareggiata con il nonno che salva Anita dal momento di scoramento.

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Andrea Partiti
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Messaggio#3 » venerdì 25 settembre 2015, 10:17

Il tuo racconto mi piace, è scritto in maniera spigliata e coinvolgente, in un linguaggio semplice che fa sentire vicini alla piccola protagonista.
Del tuo racconto mi piace molto come tratti il rapporto con il nonno, semplice e diretto in ogni sua azione, è piacevole da leggere e crea un'atmosfera di stabilità e sicurezza che riesci a rendere in maniera stupenda.
Purtroppo ho notato che i temi di natura sociale sono uno dei punti di riferimento per chi scrive racconti, come se si innescasse un meccanismo per cercare di collegare la traccia a un qualiasi argomento sensibile, sull'integrazione, la disabilità, l'immigrazione, qualsiasi cosa possa sembrare più impegnato e serio come soggetto, con l'effetto opposto di far sembrare inflazionati i racconti di questo genere, dopo averne letti in ogni declinazione. Sono sensibilizzato e difficilmente un altro racconto potrà trasmettermi qualcosa in più o farmi empatizzare ulteriormente.
Non lo dico come critica a te, ma al meccanismo che spinge a volere un racconto impegnato a ogni costo, vuoi perché viene recepito meglio, vuoi perché chi scrive sente di produrre qualcosa di più significativo, che non approvo.

marina_usai
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Messaggio#4 » venerdì 25 settembre 2015, 18:19

Ciao @Alexandra,
grazie per il tuo commento. Hai ragione, la storia pregressa del nonno è un po' "zoppicante". Il problema è che non avevo le idee molto chiare rispetto al passato di questo personaggio. Non avendole chiare io, è logico che anche il lettore è rimasto con il dubbio di quale fosse la storia del nonno. Sono delle scorciatoie che tradiscono quello che è il patto con il lettore e fanno perdere qualità al testo. E' una cosa che mi infastidisce quando la trovo nei racconti degli altri (a maggior ragione nei miei). Avere poco tempo a disposizione è stimolante e ti spinge a trovare in fretta delle soluzioni, purtroppo non sempre ci si riesce.

Ciao @Andrea,
hai ragione, i temi di natura sociale sono abbastanza inflazionati, e possono essere ridondanti, soprattutto per una persona che legge molto. In questi racconti però, se si guarda bene, lo schema di base della storia è quella del debole che, in un modo o nell'altro ne esce vincitore perché fa della propria debolezza un punto di forza. Nelle storie che leggiamo tutti simpatizziamo con l'emarginato, il reietto, l'ultimo individuo della scala sociale. Il suo riscatto dà fiducia nel fatto che anche noi, nel mondo reale, possiamo avere la nostra rivincita, nonostante i limiti che ognuno di noi ha.
Non sono molto convinta che chi scriva di certe tematiche lo faccia per produrre qualcosa di "più significativo" (sicuramente qualcuno ci sarà anche, ma mi chiedo con quale risultato, se la motivazione che lo spinge è solo quella di far vedere agli altri quanto sia impegnato nella divulgazione di certi temi sociali). Per scrivere, a mio avviso, occorrono motivazioni più profonde, che hanno radici nella nostra esperienza e nella nostra sensibilità.
Grazie per il tuo commento, mi fa riflettere molto.

marina81
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Messaggio#5 » lunedì 28 settembre 2015, 1:30

Ciao Marina
Il tuo racconto mi ha emozionato. Tratta il tema della diversità in maniera delicata. E' scritto in modo semplice e nello stesso tempo le emozioni della protagonista è come se fossero un'arcobaleno che sprigiona forti colori che arrivano al cuore.
Mi piace come hai descritto il suo rapporto con il nonno e anche il personaggio di Gianni e il suo mondo cosi' fragile, che fa venire voglia di proteggerla. Le immagini finali sono davvero belle.Complimenti!

LuigiDeMeo
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Messaggio#6 » lunedì 28 settembre 2015, 15:26

Racconto molto bello e delicato che affronta il tema della diversità. L'altro mondo sono i bambini normali (mi spiace dirlo notoriamente dei piccoli bastardi). Il rapporto tra Anita e il nonno è ben strutturato e risalta per tutto il racconto. Personalmente ritengo che sia un bene che il passato del nonno non sia delineato perchè lascia la possibilità al lettore di immedesimarsi e dare la propria interpretazione. Perchè da giovane il nonno aveva una missione da compiere e si nascondeva da ragazzi cattivi? Forse ha tentato di spiegare la guerra partigiana alla nipote in maniera che potesse capirla?

Fernando Nappo
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Messaggio#7 » martedì 29 settembre 2015, 8:28

Ciao Marina,
mi piace molto l'inizio del tuo racconto, come descrivi l'interazione della piccola Anita col mondo che la circonda.
Bello e ben descritto anche il rapporto col nonno, nonno che meriterebbe solamente una migliore messa a fuoco.
La cattiveria degli altri bambini è ben resa, e, purtroppo, lo sa bene chi ha avuto in classe un compagno con qualche problema, nella realtà si può spingere ben oltre una semplice scritta.
Il tema è centrato in pieno.

andrea.viscusi
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Messaggio#8 » martedì 29 settembre 2015, 13:05

una storia ben scritta per un tema che non è facile affrontare senza cadere nell'indulgenza: il "ritardo mentale", che poi è la visione di un mondo differente da quello in cui vivono gli altri, tanto che lo si potrebbe definire una realtà differente, un altro universo. dico che non è facile scrivere un racconto di questo tipo, perché il politically correct ci porta a pensare che si tratti di un "tema forte" che quindi va per forza approcciato con rispetto e con cui non si può essere in disaccordo. in realtà poi tante storie basate su questi temi sono delle schifezze, proprio perché non fanno nessuno sforzo per essere delle BELLE storie, si limitano a far presente che sono storie sul disagio mentale, quindi DEVE piacerti sennò sei uno stronzo. nel tuo caso non è così, e la distanza di Anita dal resto del mondo è percepibile ma non stigmatizzata, il lettore è libero di interpretare le cose come vuole. la scrittura si adatta bene a questo resoconto pacato di un'esistenza al di fuori dei confini che conosciamo.

Luchiastro
Messaggi: 76

Messaggio#9 » mercoledì 30 settembre 2015, 15:28

Ciao Marina,

Credo che qui gli universi siano parecchi, e non lo considero un male. C’è quello del corpo di Anita, c’è quello degli altri esseri umani, e c’è quello della mente di Anita. Tematica molto delicata, e che forse dovrebbe essere presa più in considerazione. La scena della presa in giro mi sembra un po’ troppo abusata in racconti di questo tipo, mentre la parte a scuola è decisamente più interessante

Giulio_Marchese
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Messaggio#10 » venerdì 2 ottobre 2015, 12:18

Questo racconto è semplice ma profondo, c'è poco da dire in realtà. Il punto di vista della bambina è reso bene e, anche se non sappiamo quale sia la sua patologia, si può intuire che compensa con una grande fantasia. Il rapporto con il nonno (che ho immaginato come un ex partigiano) è ben descritto. Mi è piaciuto per la sua semplicità. Ma non mi ha colpito particolarmente perché non è molto originale. Il tema è un po abusato e anche la posizione dell'attrice è la solita come anche il finale. Sul web c'è un generatore casuale di plot per vincere il premio strega XD sono più o meno storie con questa struttura e su questi temi XD

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alberto.dellarossa
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Messaggio#11 » venerdì 2 ottobre 2015, 19:15

Davvero poco da dire Marina, il racconto è scritto bene, lo stile assolutamente funzionale alla trama. Mi piace molto la delicatezza con la quale hai affrontato il tema e come sei riuscita a trasmettere, non solo nella scena finale, il rapporto speciale, quasi simbiontico, tra nonno e nipote. Il tema, quello del bullismo in rapporto ala disabilità non è certo nuovo, ma come l'hai trattato, le pennellate quasi naif con le quali hai descritto il tutto meritano davvero un plauso.

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Daniele_picciuti
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Messaggio#12 » martedì 13 ottobre 2015, 14:07

Leggo solo ora il tuo racconto. Devo dire che la vittoria è strameritata. Usi bene le parole e la punteggiatura per dare il giusto ritmo, che definirei dolce e drammatico al tempo stesso. Una gran bella prova.
Il mondo che ho creato non è solo parte di me, ma esiste, come esiste la fede.

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