La vecchia villa misteriosa
Inviato: lunedì 21 settembre 2015, 22:44
Iole si svegliò di soprassalto, nel cuore della notte. Raggiunse la cucina, aprì il frigorifero, versò un bicchiere d’acqua ghiacciata e lo bevve. Tornò in camera e guardò fuori. Il suo sguardo balzò verso l’alto e fu catturato da una strana luce. L’antica villa che sovrastava il paese, da decenni disabitata, era illuminata. Faceva caldo: l'afa d'agosto non accennava a placarsi.
Continuò a guardare fisso in alto. Il caldo intanto era diventato soffocante. Iole si vestì e uscì di casa per prendere una boccata d’aria. Poco dopo raggiunse l’antica villa.
Era sempre stata una gran curiosa. Il suo sogno era quello di diventare una scrittrice di racconti mistery e in parte vi era riuscita: curava da qualche tempo una rubrica di racconti brevi di genere per un periodico.
Quella vecchia casa abbandonata nascondeva qualcosa di affascinante e misterioso, ne era certa. La gente in paese raccontava strane storie su quella villa.
Iole ne ispezionò l’esterno: sembrava non esserci nessuno. La luce nel salone delle feste era accesa. Curiosa scavalcò il vecchio cancello. Il portone d’ingresso era socchiuso. Entrò.
Udì una musica provenire dal piano superiore. Proseguì lungo le scale e raggiunse il salone illuminato. Dal giradischi proveniva una sinfonia, ma nella villa non c’era nessuno.
Una strana ansia la assalì: non poteva più restare in quel posto. Fece per uscire, ma proprio in quel momento il suo sguardo fu catturato da un manoscritto che recava un’inscrizione sulla copertina.
Non appena lo aprì, Iole fu trasportata in un universo parallelo. Si rese conto di non essere più sulla Terra, ma su un altro pianeta.
Iole si guardò attorno: piccoli esseri lavoravano come dei forsennati. Il loro aspetto era stranissimo: piccoli, verdi, con delle protuberanze sul viso e un solo occhio al centro della testa, due minuscole antenne sul capo, mani piccolissime e piedi privi di dita.
Uno specchio volante le si avvicinò: ciò che vide riflesso fu sconvolgente. Il suo aspetto era esattamente uguale a quello degli esseri che continuavano a camminare e lavorare. Pensò a un brutto sogno, ma era tutto vero.
Una piccola creatura le si avvicinò. Iole riuscì a farsi indicare la strada da percorrere per raggiungere il palazzo in cui viveva il Re di quell’Universo. Poco dopo arrivò dinanzi a una gradinata sospesa nello spazio. Riuscì a scalarla e a raggiungere la dimora del Re.
In quella stanza dall’aspetto spettrale fece il suo ingresso una creatura buffa e grassoccia, marrone e sudaticcia in viso. Non appena la vide, il Re la riconobbe.
“Tu devi essere nuova, devi essere l’ultima arrivata”, esordì. Poi proseguì: “Le regole di questo Universo sono poche e semplici: dovrai lavorare duramente per riconquistare la tua libertà. Entrare in quella villa è vietato a chiunque”.
Iole non riuscì a proferir parola. Rimase immobile. Sentì soltanto un gran calore salirle addosso, proprio come quella sera, a casa sua, prima di decidere di incamminarsi verso la vecchia villa misteriosa.
Continuò a guardare fisso in alto. Il caldo intanto era diventato soffocante. Iole si vestì e uscì di casa per prendere una boccata d’aria. Poco dopo raggiunse l’antica villa.
Era sempre stata una gran curiosa. Il suo sogno era quello di diventare una scrittrice di racconti mistery e in parte vi era riuscita: curava da qualche tempo una rubrica di racconti brevi di genere per un periodico.
Quella vecchia casa abbandonata nascondeva qualcosa di affascinante e misterioso, ne era certa. La gente in paese raccontava strane storie su quella villa.
Iole ne ispezionò l’esterno: sembrava non esserci nessuno. La luce nel salone delle feste era accesa. Curiosa scavalcò il vecchio cancello. Il portone d’ingresso era socchiuso. Entrò.
Udì una musica provenire dal piano superiore. Proseguì lungo le scale e raggiunse il salone illuminato. Dal giradischi proveniva una sinfonia, ma nella villa non c’era nessuno.
Una strana ansia la assalì: non poteva più restare in quel posto. Fece per uscire, ma proprio in quel momento il suo sguardo fu catturato da un manoscritto che recava un’inscrizione sulla copertina.
Non appena lo aprì, Iole fu trasportata in un universo parallelo. Si rese conto di non essere più sulla Terra, ma su un altro pianeta.
Iole si guardò attorno: piccoli esseri lavoravano come dei forsennati. Il loro aspetto era stranissimo: piccoli, verdi, con delle protuberanze sul viso e un solo occhio al centro della testa, due minuscole antenne sul capo, mani piccolissime e piedi privi di dita.
Uno specchio volante le si avvicinò: ciò che vide riflesso fu sconvolgente. Il suo aspetto era esattamente uguale a quello degli esseri che continuavano a camminare e lavorare. Pensò a un brutto sogno, ma era tutto vero.
Una piccola creatura le si avvicinò. Iole riuscì a farsi indicare la strada da percorrere per raggiungere il palazzo in cui viveva il Re di quell’Universo. Poco dopo arrivò dinanzi a una gradinata sospesa nello spazio. Riuscì a scalarla e a raggiungere la dimora del Re.
In quella stanza dall’aspetto spettrale fece il suo ingresso una creatura buffa e grassoccia, marrone e sudaticcia in viso. Non appena la vide, il Re la riconobbe.
“Tu devi essere nuova, devi essere l’ultima arrivata”, esordì. Poi proseguì: “Le regole di questo Universo sono poche e semplici: dovrai lavorare duramente per riconquistare la tua libertà. Entrare in quella villa è vietato a chiunque”.
Iole non riuscì a proferir parola. Rimase immobile. Sentì soltanto un gran calore salirle addosso, proprio come quella sera, a casa sua, prima di decidere di incamminarsi verso la vecchia villa misteriosa.