Gli esseri dell'altro mondo (di Raffaele Marra)

71ª Edizione, Minuti Contati accoglie una guest star d'eccezione: Silvio Sosio. QUI potete visionare il trailer, potete trovarci anche degli indizi per il tema che vi aspetta. Ricordiamo: l'appuntamento è per lunedì 21 settembre dalle ore 21.00 all'una.
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raffaele.marra
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Gli esseri dell'altro mondo (di Raffaele Marra)

Messaggio#1 » lunedì 21 settembre 2015, 23:16

Il viaggio finale ha inizio in una notte di autunno.

Tieni per mano tuo figlio e cerchi di nascondere le lacrime nel buio denso che vi inghiotte.

- Quanto tempo durerà?- ti chiede lui stringendoti la mano.

- Non lo so. Credo un bel po’ – rispondi insicuro, mentre continui a guardarti intorno in cerca di volti amici. Siete partiti all’improvviso, costretti ad abbandonare il vostro mondo in fiamme, distrutto dall’odio e dalla guerra. Siete circondati da una folla silenziosa, un intero popolo in fuga verso l’altro mondo. Eppure ti senti solo, abbandonato ad un destino che nessuno osa prevedere.

- Chi incontreremo al di là? –

Non sai rispondere alla domanda di tuo figlio. Sono davvero tante le cose che non sai. La tua mente trema almeno quanto le tue gambe mentre il mondo dove sei nato e cresciuto si perde lontano, divorato dal buio alle tue spalle.

- Dicono siano esseri ostili – continua il bambino. Speri che nessuno dia importanza alla sua voce infantile, eppure intorno a te alcuni sospirano, altri gemono disperati. Ma nessuno aggiunge parola; sono tutti ancora intenti a scrutare il cielo nero e il vuoto che separano mondo da mondo.

- Diremo loro che giungiamo in pace – gli rispondi carezzandogli la testa umida, cercando di tranquillizzarlo, tentando di essere convincente. Proprio tu che non hai più alcuna certezza.

Fortunatamente tuo figlio accetta la risposta e la custodisce in un silenzio quieto che finge una pace solo sognata.

Vi sveglia l’alba, e con essa le urla di chi ha già capito.

La nave si ribella al vostro discutibile esodo, si solleva e sbatte ovunque nell’urlo disumano del vento. Ti accorgi di tenere ancora la mano di tuo figlio quando il mare vi ingoia ingordo riempiendo occhi e orecchie di un gelo terribile. Ancora una volta non sai cosa fare, eppure mani e piedi spingono il tuo corpo verso il cielo che intravedi dall’acqua, là dove qualcuno, senza volto né nome, raccoglie il corpo irrequieto del tuo bambino.

Sono gli esseri dell’altro mondo, dicono siano esseri ostili. Li guardi sollevare tuo figlio che ritorna a respirare mentre tu ormai hai imparato a galleggiare. Lo abbracciano, lo asciugano, lo coprono.

La nave è ormai troppo lontana per raggiungerla e troppi corpi senza vita galleggiano come il tuo, più del tuo.

L’altro mondo è poco più in là, riesci quasi a vederlo. E così, mentre continui a galleggiare senza più una meta, pensi a tuo figlio, solo ma salvo. Lo saluti con un bacio e, con lui, saluti quello che resta della vostra meta che solo lui conoscerà.

La chiamano Italia, ma forse lui imparerà a chiamarla casa.

 

Dedicato a tutti coloro che ce l’hanno fatta, perché, in nome di coloro che non sono mai arrivati alla meta, si impegnino a costruire un mondo migliore.

 



alexandra.fischer
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Messaggio#2 » martedì 22 settembre 2015, 19:53

GLI ESSERI DELL’ALTRO MONDO di Raffaele Marra Storia molto attuale e di grande spessore. All’inizio l’ho vista come la continuazione ideale de Il terzo dal Sole di Matheson, ma più in là nella lettura, ho capito che si tratta della tragedia dell’immigrazione vista da uno degli sfortunati passeggeri di una nave carretta, il quale riesce ad assicurare la salvezza al figlio sacrificando la propria vita. Mi è piaciuta la dedica finale del tuo racconto e anch’io mi auguro che le tue parole diventino realtà.

Giulio_Marchese
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Messaggio#3 » martedì 22 settembre 2015, 23:01

Toccante. C'è davvero poco da dire. Bellissima la scelta del narratore in seconda persona, potremmo davvero essere noi al loro posto, tutto dipende "dall'universo" in cui nasci. Due mondi attigui ma distanti. La stessa definizione di "altro universo", oltre che dettata dal tema, mi sembra significativa. Descrive perfettamente la distanza tra la nostra condizione e la loro, chissà se a parti invertite reagirebbero come stiamo facendo noi, con odio, paura, ostilità e tanta demagogia politica. Non c'è dato saperlo, ma non dobbiamo dimenticare che potremmo esserci noi su quei barconi. Che abbiamo avuto solo culo. E questo racconto ce lo ricorda eccome. Complimenti.

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Andrea Partiti
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Messaggio#4 » giovedì 24 settembre 2015, 19:28

Apprezzo molto la tua interpretazione del tema, penso sarà un successo e mi unisco ai complimenti a riguardo.
Credo però che tu abbia barato, nel creare il malinteso su cui si gioca il tuo racconto. Il bambino dice "Dicono siano esseri ostili", ma il bambino sa che sono persone quelle che lo aspettano, perché dovrebbe parlare di esseri? E' una scelta di termini fatta apposta per sviare il lettore, ma fa sentire ingannati! Perché non limitarsi a una forma un tantino più impersonale come "Dicono che siano ostili", in modo che la mente possa restare alla visione fantascientifica/fantastica senza inganni?
Tutto il resto funziona perfettamente nella doppia interpretazione.
A parte questo dettaglio, l'ho trovato un ottimo racconto, anche se in parte è dovuto al suo collegamento con l'attualità, che potrebbe farlo invecchiare e far perdere di tono più rapidamente rispetto ad altri. I posteri decideranno!

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raffaele.marra
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Messaggio#5 » giovedì 24 settembre 2015, 22:45

Andrea Partiti, grazie per il commento. Concordo sul fatto che il termine "esseri" sia funzionale al piccolo inganno che si consuma nei confronti del lettore, ma l'intento non era solo quello di mascherare la reale ambientazione del racconto; in realtà mi affascinava l'idea di prolungare quanto più possibile la metafora tra il viaggio reale di questa gente e il viaggio immaginario che spesso è protagonista di esodi narrati in fantascienza. Comunque, sul fatto che sia o meno lecito "ingannare" il lettore in un breve racconto, mi propongo, quando avrò fatto i miei giudizi e avrò un po' di tempo, di postare un pezzo dell'introduzione di "Spirali" di Jeffery Deaver, un testo che ha cambiato il mio modo di immaginare i racconti brevi. A presto e grazie ancora!

 

marina81
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Messaggio#6 » lunedì 28 settembre 2015, 1:00

Ciao Raffaele
il tuo racconto è molto interessante, profondo e tristemente attuale. Riesci con la tua capacità espressiva, a far immergere il lettore nella tristezza assoluta di questo viaggio che racconti. Sembra di vivere le emozioni in prima persona ed essere vicino ai due protagonisti. Verrebbe voglia di rispondergli che andrà tutto bene e di augurare fine alla loro sofferenza e a quella di tutti gli altri nella stessa condizione.

Fernando Nappo
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Messaggio#7 » lunedì 28 settembre 2015, 22:43

Ciao Raffaele,
all'inizio il tuo racconto fa pensare all'esodo di un popolo, forse alieno, verso un altro mondo. E questo anche grazie alla frase pronunciata dal piccolo, frase che, oltre a ingannare il lettore, secondo me suona poco adatta al gergo di un bambino.
Poi, da quando accenni alla nave, il gioco si fa chiaro, il mistero si svela e si capisce quali sono i due universi che si controntano.
Un buon racconto, che sfrutta bene il tema legato all'attualità, sul quale grava, a mio avviso, la colpa dell'inganno iniziale.
A prescindere, leggerò volentieri il pezzo di Jeffery Deaver di cui parli. C'è sempre da imparare.

LuigiDeMeo
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Messaggio#8 » martedì 29 settembre 2015, 0:36

GLI ESSERI DELL’ALTRO MONDO di Raffaele Marra

Tema attuale e molto triste. Non posso dire che però il racconto mi abbia lasciato soddisfatto.

Nella scelta di scrivere di un tema di attualità così forte e controverso vedo il desiderio dello scrittore di voler “cavalcare l’onda” della sensibilità delle persone. L’escamotage di definire gli altri “esseri ostili” inganna il lettore e, ad una seconda rilettura, risulta un trucco ingenuo: una frase simile è poco credibile che venga detta da un bambino.

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Angela
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Messaggio#9 » martedì 29 settembre 2015, 10:52

Questo racconto lo avevo già letto quando lo hai postato e ne ero rimasta impressionata. Torno volentieri per esprimere la mia ammirazione per aver trattato un argomento così delicato con profonda umanità. L'immagine di quel bambino senza vita con il viso riverso sulla sabbia sulle coste turche, ci ha fatto male. Per tanti bambini che si salvano, ce ne sono altri che invece non ce la fanno. Abbiamo il dovere di occuparci e preoccuparci della sorte di quelli che sono ancora vivi; un gran bel testo il tuo. Grazie.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

marina_usai
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Messaggio#10 » martedì 29 settembre 2015, 11:23

Ciao Raffaele,
hai fatto una serie di scelte coraggiose: la prima è quella di usare la seconda persona. La seconda è quella di aver voluto affrontare un tema che rischiava di diventare retorico o moralista. Mi sembra che tu sia riuscito ad affrontare bene entrambe le sfide.
L’unica pecca secondo me è il linguaggio usato dal bambino; le parole che usa, ad esempio “dicono siano esseri ostili” o anche “chi incontreremo al di là” non mi sembrano le parole che userebbe un bambino.

andrea.viscusi
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Messaggio#11 » martedì 29 settembre 2015, 13:06

no, mi dispiace, ma questo per me è il tipico racconto "furbetto". lo dico per due ragioni: 1- hai volutamente mischiato le carte, parlando di "esseri" già dal titolo, quando tutti i personaggi coinvolti sanno di avere a che fare con umani della loro stessa specie, per cui non c'è ragione di usare questa terminologia, che serve solo a sviare il lettore. quando si vuole creare un twist in stile "Sentinella", non si può deliberatamente fuorviare, bisogna omettere. 2- hai agganciato il "Grande Tema Profondo" del momento e hai basato un racconto su questo, garantendoti un ritorno positivo perché le regole del politically correct impongono che una storia del genere debba essere bella, perché se dici che non ti è piaciuta vuol dire che sei un mostro e non hai rispetto per la tragedia in corso. questo effetto è accentuato dalla "dedica" finale, che perdonami ma mi sembra di un'ipocrisia terribile. per farti un esempio, leggi il commento al racconto "Anita dall'impermeaile giallo" qui sopra, che ho letto proprio prima di questo, così forse capisci meglio cosa intendo. in conclusione, forse è la mia idea di narrativa a essere distorta, ma ne ho abbastanza di racconti sull'olocausto che DEVONO essere apprezzati. per me se si vuole offrire un punto di vista su una tragedia contemporanea bisogna parlare di altro, perché il lettore non deve essere forzato ad assumere una posizione dettata dal momento storico.

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raffaele.marra
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Messaggio#12 » martedì 29 settembre 2015, 14:09

Andrea Viscusi, rispondo a te come ho fatto con un altro che ha criticato il mio racconto più o meno allo stesso modo. Il punto 1 della tua critica è giusto, quasi quasi lo condivido e credo che le ripetute critiche che in questa tornata ho ricevuto relativamente al mio tentativo di "ingannare" il lettore usando parole un po' azzardate siano giuste e istruttive.

Anche nel tuo caso, però, ravviso un tentativo di giudicare lo scrittore anziché lo scritto, e questo non credo vada bene. E' vero, ho scritto un racconto su un fatto attuale che suscita quotidianamente emozioni contrastanti nella gente comune. E' vero, mi sono fatto prendere un po' dall'emozione nello scrivere su tale fatto, al punto che ho voluto aggiungere una dedica finale che nulla aggiunge alla trama del racconto. E con questo? Credo che noi, che proviamo ad essere narratori, non possiamo sempre prescindere da ciò che ci accade intorno, solo perché magari il lettore superficiale potrebbe ritenere "furbetta" la nostra scelta di trattare temi scottanti. Insomma, certe vicende sono ormai frequenti nella nostra quotidianità e tacerle solo per non essere fraintesi credo sia un errore almeno di pari gravità allo scriverle per compiacersi con chi le legge. Credo ci voglia più serenità nel giudicare i racconti per quello che sono; sprecare energie mentali per andare a leggere le presunte intenzioni e per inutili dietrologie è decisamente poco consono a chi, come noi, cerca di spendersi in qualcosa che, dal giusto punto di vista, dovrebbe chiamarsi cultura.

 

andrea.viscusi
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Messaggio#13 » martedì 29 settembre 2015, 17:35

no, guarda, il punto non è "giudicare lo scrittore", ma capirne le intenzioni a partire da ciò che ha scritto. se tu sei uno sventratore di bambini ma scrivi un bellissimo racconto sulla coltivazione dei gigli, io non giudico altro che la tua visione della botanica. ogni racconto racchiude un messaggio, cerca di dire qualcosa al di là della semplice narrazione di eventi (o almeno dovrebbe), quindi è implicito cercare di capire cosa l'autore volesse dire. non si tratta di dietrologia, è un meccanismo automatico che anzi credo sia la parte più importante della comunicazione tra autore e lettore. il tutto è a maggior ragione vero se, invece di raccontarmi una barzelletta (di cui di certo non vado a cercare il significato recondito), scrivi di un tema attuale, grave e controverso.

personalmente poi, credo che sia MOLTO più grave sfruttare l'onda di avvenimenti tragici, piuttosto che tacere per rispetto e timore di essere fraintesi. non è questo di cui tutti accusano i media, la spettacolarizzazione del dolore? non è ciò di cui ci si lamenta quando Vespa mostra il plastico di casa Franzoni? questa comunque è una considerazione personale e possiamo pensarla diversamente, a livello più oggettivo vale quanto dico nel paragrafo sopra.

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raffaele.marra
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Messaggio#14 » martedì 29 settembre 2015, 20:09

Andrea Viscusi, il tuo problema continua ad essere il fatto che dai per scontato di aver capito le mie intenzioni. E' vero che ogni racconto racchiude un messaggio, e forse il mio errore grossolano è stato illudermi (e credo sia stata la prima volta in senso assoluto) che un inutile racconto potesse in qualche modo contribuire ad una impresa titanica quale è quella a cui siamo chiamati per il fatto di essere cittadini europei. Non si tratta di cavalcare l'onda, cosa che dai per scontato, ma nel mio caso si tratta di una (forse puerile) immedesimazione che per qualche minuto mentre scrivevo mi ha conquistato, spingendomi a tentare di lasciare addirittura un messaggio a chi avrebbe letto (ma senza pregiudizi, si intende) le mie poche righe. Non c'entrano niente le foto dei cadaveri fin troppo note, né i plastici di Vespa: io non ho parlato di nessuno in particolare, ho parlato del nostro tempo, di quello che ci circonda e che sì, purtroppo, ci emoziona.

 

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Angela
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Messaggio#15 » martedì 29 settembre 2015, 20:25

Anch'io la scorsa edizione ho presentato un testo che parla di immigrati e mi sento (anche se indirettamente) chiamata in causa.
Non sono affatto d'accordo sul discorso di Viscusi che cito: " le regole del politically correct impongono che una storia del genere debba essere bella, perché se dici che non ti è piaciuta vuol dire che sei un mostro e non hai rispetto per la tragedia in corso"

Non è il tema che fa di un racconto un buon racconto, sarebbe troppo facile (e comodo). Se un racconto è scritto male, sia che parli di Madre Teresa di Calcutta o delle Fosse Ardeatine, resta sempre un racconto brutto.

Siamo qui per giudicare i testi, non le intenzioni degli autori vere o presunte che siano.
Uno scrittore è un mondo intrappolato in una persona (Victor Hugo)

andrea.viscusi
Messaggi: 44

Messaggio#16 » mercoledì 30 settembre 2015, 14:16

ma cos'è questa storia del "siamo qui per giudicare i testi, non gli autori"? dov'è che si stabilisce la linea di confine tra un giudizio su un testo e quello sul messaggio che veicola? se bisogna limitarsi alle valutazioni di forma, allora non serve confrontarsi, basta il correttore automatico di word.

io sto giudicando il racconto, di Raffaele Marra non so nulla e non mi interessa nulla. ma se il racconto, scritto da chicchessia, si basa a mio avviso su una messaggio distorto e volutamente disonesto, allora io non lo promuovo. non consiglierei mai a un mio amico di leggere un testo del genere, perché non vorrei veicolare ulteriormente quel messaggio.

questo significa giudicare le intenzioni dell'autore? può darsi. ma un autore quando scrive ha un'intenzione, e non vedo perché questa non dovrebbe rientrare nel modo di interpretare il testo.

Luchiastro
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Messaggio#17 » mercoledì 30 settembre 2015, 15:14

Ciao Raffaele,

Sicuramente il racconto è ben scritto, però penalizzo il fatto di aver scelto una tematica, dalla quale sinceramente in questo periodo sono un po’ anestetizzato. Lo rivaluto un po’ per il finale, il padre ormai adulto che muore può simboleggiare un vecchio mondo che muore, mentre il bimbo sopravvive, e speriamo viva adeguatamente, nel nuovo mondo.

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alberto.dellarossa
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Messaggio#18 » venerdì 2 ottobre 2015, 19:07

Ciao Raffaele. Racconto ottimamente scritto, come al solito d'altronde. Nulla da eccepire su prosa e stile, perfettamente funzionali. Tuttavia come già sollevato da altri, trovo che questo sia un racconto molto furbo. Perché fa leva sul senso di compassione e questo, come è noto, tende a influenzare il giudizio degli altri. Ti dirò di più: non fosse stato per la dedica finale, ci sarei passato sopra; ma è proprio questo colpo di coda che mi ha reso il racconto indigeribile. Perché è vero, sacrosanto, assistiamo a una tragedia - e proprio quella dedica è terribilmente fuori luogo. Dice, urla: ei, io, io! Sono pieno di buoni sentimenti. E una storia che narra questo non dovrebbe avere buoni sentimenti, dovrebbe colpire allo stomaco, schiaffeggiarti con la realtà dell'apocalisse di queste persone.

Quindi: racconto ineccepibile o quasi sul piano formale (anche se il "dicono siano esseri ostili" è una caduta di tono e di stile che mina la credibilità - inverosimile siano le parole di un ragazzino. Capisco che sia funzionale al racconto ma forse è troppo calcato), ho invece da ridire parecchio sul trattamento. Non volermene, è un sentito personale, e pertanto nulla toglie alla validità formale del racconto.

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