Immer - Per Sempre

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo giugno sveleremo il tema deciso da Wladimiro Borchi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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MatteoMantoani
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Immer - Per Sempre

Messaggio#1 » mercoledì 9 giugno 2021, 18:49

Jon guardò nell'oculare del telescopio, regolò le rotelle per mettere a fuoco e ruotò una manopola per correggere la posizione della calotta dell'osservatorio. Il puntino luminoso si spostò al centro del campo visivo. Jon aumentò l’ingrandimento e l’immagine si formò nitida. Il telescopio inquadrava un uomo chiuso in una bara trasparente avvolta da fulmini artificiali. Dal petto nudo della vittima partiva un arco elettrico che serpeggiava fino alle orecchie, per poi frammentarsi in una miriade di ramificazioni attorno sul viso.
Jon si staccò dall'oculare e sospirò. Annotò nel registro della stazione spaziale la posizione della bara luminosa, segnò ogni particolare sullo stato di conservazione del corpo del condannato e scattò delle foto per l'archivio del Duca.
Cercò tra i rapporti precedenti e trovò un altro resoconto sul condannato in questione, firmata dal suo predecessore e datata trent’anni prima. La vecchia descrizione combaciava in tutto con quella appena redatta e le foto erano identiche. Jon storse la bocca, in tutti quegli anni l’immagine dell'uomo non si era mossa di un millimetro.
Distolse lo sguardo dal diario digitale e guardò di fronte a sé attraverso il vetro protettivo dell'osservatorio. Migliaia di minuscoli puntini luccicavano sospesi sopra al globo oscuro del buco nero, a formare un sottile nastro luminoso. Jon contemplò quell'anello di diamanti scintillanti e cercò col dito i comandi per chiudere i pannelli protettivi della calotta dell'osservatorio.
Uscì dalla stanza, percorse il corridoio mal illuminato e raggiunse la sala della plancia di comando. Seduto sulla poltrona del capitano, si versò un bicchiere di whisky e diede il via al programma computerizzato di diagnostica dei motori della stazione spaziale. Prese un lento sorso, schioccò la lingua e si grattò la barba col pollice. Forse aveva senso riprogrammare i replicatori di cibo, dato che il whisky stava iniziando a perdere sapore.
La barra verde sul display continuava a scorrere verso destra, a completamento delle routine di controllo. Jon scosse la testa. Forse effettuare quel test era inutile: se ci fosse stato un guasto ai motori, la stazione sarebbe precipitata nel buco nero in pochi minuti senza nemmeno dargli il tempo di accorgersene. Si sarebbe ridotto in un lungo spaghetto di particelle subatomiche, per essere poi risucchiato dalle oscure labbra del corpo celeste, e il tutto in una frazione di secondo.
Un indicatore trillò sul display e interruppe i suoi pensieri. Gion, incredulo, posò il bicchiere sul bracciolo della poltrona e raccolse il foglio con la stampa del messaggio trasmesso in subspazio. Scorse il dito sulle righe e alzò le sopracciglia. Il cuore gli batté forte.

In arrivo alla stazione di Immer il Duca, tra duecentoventi giorni standard. Per aiutarti coi preparativi per accoglierlo, arriverà tra trenta giorni standard il tuo nuovo apprendista: Fred Ferguson. Appena pronto prenderà il tuo posto al comando della stazione.
Firmato: la Gilda dei Torturatori.


Jon piegò il foglio e lo ripose. Fissò i comandi del computer, che si illuminavano a intermittenza e proiettavano le loro luci colorate sul soffitto.
Portò una mano alla bocca, le labbra gli tremavano. «Il Duca, e un apprendista.»
Osservò la data di trasmissione del messaggio, coi dovuti calcoli dedusse che l’allievo cui accennava il messaggio sarebbe arrivato l’indomani. La mano gli tremò al pensiero di quell’ospite improvviso. Cosa avrebbe dovuto aspettarsi?

Il nuovo arrivato si materializzò sulla piattaforma di teletrasporto.
Jon spense i macchinari. «Benvenuto nella Stazione Immer, allievo Ferguson.»
L’altro si appoggiò alla parete della cabina, si piegò e tossì. «Porca puttana, non lo sopporto il teletrasporto.»
Jon lo osservò bene, aveva i capelli rossi scompigliati, la divisa rattoppata e le labbra contratte in una smorfia di disgusto.
Jon scosse la testa e alzò una mano. «Non vomitare qui, rischi di danneggiare gli strumenti.»
«Ma che vomitare!» Il giovane fece un passo avanti e scese dalla piattaforma. «Scusa, ma qui c’è puzza! Di chiuso, di piscio...»
Sbuffò. «I filtri della stazione non puliscono l’aria come una volta.» Alzò il mento. «E comunque, modera il linguaggio, ragazzo.»
L’altro alzò le spalle e mise una mano in tasca. Estrasse un grumo verdastro, lo pose sul palmo e lo accarezzò con un dito.
Jon alzò le sopracciglia. «E quella, che roba sarebbe?»
«Non hai mai visto una ranocchia?»
«Gli animali non sono consentiti, qui.» Fece qualche passo avanti e fissò l'anfibio. Aveva gli occhi arancioni e la pelle di un verde acceso. «Siamo sicuri che sia innocua?»
«Eddai, è solo una rana. I viaggi stellari sono noiosi, avere un amico è utile. Si chiama Betty.»
«Va bene.» Prese un respiro profondo. «Ma tienila nel tuo alloggio.»
L’altro sorrise. «Sentito Betty? Il signore gentile ti lascia stare con me.»
La ranocchia mosse le zampe e gracidò.
Jon si ritirò disgustato. «Seguimi, ti mostro il tuo alloggio.» Gli fece un cenno e uscì dalla sala macchine.
I passi del giovane apprendista erano insicuri e barcollanti. «Merda, le articolazioni mi fanno un male cane.»
Jon sospirò. «Ti ho già detto che non apprezzo il tuo linguaggio.»
«Vorrei vedere te, mi sono appena scongelato dopo otto anni di ibernazione!»
Salirono una rampa di scale in silenzio e raggiunsero il ponte superiore. Jon si fermò di fronte a una porta di metallo chiusa. «Questo è il tuo alloggio, il mio invece sta in fondo.» Indicò l’estremità opposta del corridoio.
«Come mai così distanti?»
«Confido che ti adatterai.» Grugnì. «Se ti occorre aiuto, chiamami con l’interfono della stazione.»
Senza dar la possibilità all’altro di rispondere, girò i tacchi e lo lasciò solo.

Seduto sulla poltrona dell’osservatorio, Jon osservò col telescopio il corpo della donna chiuso nella bara di vetro elettrificata. Aprì il suo diario virtuale, annotò la posizione e l’intensità delle scariche elettriche, fece le foto e archiviò tutto.
Un rumore alle sue spalle lo fece sussultare. Era il gracidare di una rana. Si voltò, il ragazzo stava accanto a lui con uno strano sorriso stampato sulla faccia. «Eccomi qui, pronto per i miei doveri!»
«Prego?» Jon si grattò il mento con l’unghia del pollice. «Cosa vuoi?»
«Imparare, sono un allievo della Gilda.»
«Non hai altre cose da fare?» Si appoggiò allo schienale. «Io sì. Sono molto occupato, quindi vedi di non disturbare se non strettamente necessario.»
«Nonno, se va tutto bene quando andrai in pensione prenderò il tuo posto, e in ogni caso starò qui con te per un bel po’. Quindi, non è meglio se andiamo d’accordo?»
«Non chiamarmi nonno.» Batté una mano sul bracciolo. «Quanti anni credi che abbia?»
L’altro sorrise. «Per me, intorno agli ottanta.»
Jon chiuse gli occhi e scoppiò a ridere. «Ma senti un po’! Ho cinquantadue anni di tempo proprio.»
«Soltanto? Scusa, ma le tue rughe mi hanno confuso.»
«Starmene qui da solo deve avermi fatto invecchiare in fretta.» Si raddrizzò e fissò il giovane negli occhi. «Sei sicuro di voler prendere il mio posto? Startene qui, in solitudine, per sempre?»
L’allievo si sedette accanto a lui, Betty saltellò e puntò addosso a Jon gli occhi arancioni.
Il giovane la prese e la mise in una tasca. «Stare da solo a giocare tutto il tempo ai videogiochi, leggere, guardare film, ubriacarmi e ascoltare musica ammirando da lontano il buco nero? Non vedo l’ora!»
Jon sorrise. Anche lui, quando era più giovane, considerava la solitudine come un gioco. «Sei simpatico, ma dimentichi i doveri verso il Duca.»
«Viene qui spesso?»
«Secondo il tempo della stazione, l’ultima visita risale a sessant’anni fa, ma secondo il suo tempo sono passati solo pochi mesi, al massimo qualche anno.»
Il giovane sbuffò. «Non ci capisco molto di fisica relativistica.» Alzò le spalle. «E suppongo che il Duca si faccia ibernare, quindi mi fido di te.»
Jon girò le manopole del telescopio. «Se vuoi imparare qualcosa, ascoltami bene. Come hai detto, qui c’è molto tempo libero, ma c’è un prezzo da pagare.» Storse la bocca. «Sono migliaia di anni che il Duca manda qui i condannati a morte. Il nostro compito è quello di infilarli in una bara elettrificata e spedirli verso il buco nero, osservare il decorso della loro condanna, riempire i rapporti e spedire le foto.»
Il giovane si rabbuiò. «Mia nonna mi diceva sempre che se non facevo il bravo, finivo in una di quelle bare di vetro.»
Jon guardò nell'oculare e regolò il fuoco. «Da dove vieni?»
«Da Horizon, nazione di Belland. Tu?»
«H5R2, stato di Verg.» Sorrise. «Chissà se esiste ancora, secondo il suo tempo l’ho lasciato duecento anni fa.»
«Il pianeta esiste, ma della tua nazione non ho mai sentito parlare, forse il Duca l’ha soppressa.»
«Non mi stupirebbe, era un tugurio. Avrebbe fatto bene a spazzarla via.» Staccò l’occhio dall’oculare e si scostò di lato. «Guarda, te ne ho inquadrato uno.»
La ranocchia gracidò nella tasca, il giovane diede qualche colpetto con la mano sulla tuta. «Buona, stai buona.» Sorrise. «Scusa, sente le mie emozioni. Il suo minuscolo cervello è in sintonia col mio.»
Non alzò un sopracciglio. «Telepatia con la rana?»
«Belland è famosa per i suoi animali ammaestrati. Possiamo impartire loro comandi con la mente.» Sospirò. Si chinò per guardare nell’oculare. Si morse un labbro, si passò la mano tra i capelli rossi ed emise un lento sospiro.
Jon si appoggiò allo schienale. «Fa sempre un certo effetto, osservare quei poveri diavoli che scivolano nel buco nero, con le scariche elettriche che li friggono lentamente.»
Il giovane si staccò dal telescopio e si appoggiò a sua volta sul sedile. «Impressionante, non c’è che dire.» I suoi occhi luccicarono. «Sono inchiodati alla bara con le braccia aperte, come il dio di quella vecchia religione terrestre.»
Jon sorrise. «Ho capito di cosa parli. No, lascia stare le vecchie religioni. Pensa all'unico dio reale, in carne e ossa: il nostro Duca.»
Il giovane scosse la testa. «Senti, mi chiedevo una cosa: che effetto ti fa, sapere che li hai messi tu lì dentro?»
«Ognuno ha un compito da svolgere.» Scrollò le spalle. «E comunque, sono fiero di essere la mano vendicatrice del Duca.»
Il giovane sorrise. «Capisco, però…» Scosse la testa. «Intendo: fa un certo ché sapere che secondo il loro punto di riferimento, i poveretti sono già nel buco nero, disintegrati in particelle subatomiche. Ma secondo il nostro punto di vista…»
Jon alzò l'indice e finì la frase. «Secondo il nostro punto di vista precipitano in caduta libera verso l'orizzonte degli eventi, ma prima che ci arrivino ci vorranno milioni di anni.»
L’allievo annuì. «Scendono così lentamente che a noi paiono immobili, da soli, immersi nel buio dello spazio a soffrire per il nostro godimento.»
Jon scosse la testa. «Non per il nostro. Noi dobbiamo solo assicurarci che la stazione di Immer sia perfettamente operativa, così che il nostro Duca possa venire qui, anche a distanza di millenni, a osservare i suoi nemici che ardono in silenzio per sempre.»
Il giovane fissò il vuoto. «Uao. Che gran figlio di puttana.»
Jon aggrottò la fronte. «Faccio finta di non aver sentito, allievo Ferguson.»
Il giovane si voltò e lo guardò negli occhi. «Per piacere, eliminiamo le formalità. Chiamami Freddy.»

Jon vide la luce dell’interfono della stazione lampeggiare, premette il pulsante e si schiarì la gola. «Dimmi, Freddy.»
«Nonno, vieni qui, voglio mostrarti una cosa.»
Lo stomaco di Jon si chiuse. «Una falla? Un guasto agli impianti?»
«No, niente di grave, solo… vieni qui e basta!»
Jon sospirò, appoggiò il tablet con gli appunti e si incamminò fuori dalla cabina di comando. Cosa mai poteva essere successo? In tutti i giorni trascorsi da quando era arrivato, quella era la prima volta che Freddy lo chiamava all'improvviso chiedendogli di abbandonare la plancia di comando. Percorse il condotto del corridoio che arrivava all’hangar, dove aveva mandato Freddy per controllare l’integrità dello scafo, e lo trovò con una mano posata sul portellone di una delle navette ad uso personale del Duca.
Lo guardò negli occhi, la ranocchia sulla sua spalla saltellava eccitata. «Che vuoi? Stavo terminando la procedura di controllo del circuito dell’acqua.»
«Eddai, il computer fa tutto da solo. Guarda.»
Jon posò lo sguardo sulla vecchia navetta. Il blasone del Duca, il leone intento a divorare un sole, era stato lucidato. «Mi hai chiamato fin qua per mostrarmi la navetta del Duca ripulita e messa a nuovo?»
«Io, credo che…» sorrise, «dovremmo collaudarla, nel caso il vecchio volesse fare un giro.»
Jon incrociò le braccia. «Il computer può guidarla benissimo, non c’è bisogno che lo fai tu.»
Freddy sorrise, i suoi denti brillarono alla luce dei neon. «Ho detto io e te insieme! Salta su.»
«Sei matto?»
«Dai nonno, hai paura?»
Jon trattenne un fiotto di rabbia. «Ti ho detto tante volte di non chiamarmi così.»
La portiera della navetta si aprì e Freddy ci saltò dentro. «Prendi la postazione di copilota!»
Jon sbuffò e rimase fermo impalato.
Freddy si sporse dalla cabina. «Quà-quà-quà-quà!»
Jon fendette l’aria col taglio della mano. «Va bene! Ma smettila di fare quel verso.»
Entrò nella navicella e si sedette sul sedile posteriore. L’abitacolo era molto stretto, le pareti laterali premevano sui suoi fianchi. I motori si accesero e la porta dell’hangar si aprì. Jon sospirò e infilò il casco, la voce metallica di Freddy gli gracchiò alle orecchie: «Questa bellezza usa la propulsione di Casimir! Uao, che gioiellino, il Duca si tratta bene!»
La navicella si sollevò dal pavimento, Jon si irrigidì e allacciò la cintura. Guardò oltre il tettuccio trasparente della cabina, il soffitto dell’hangar scorreva e prendeva velocità. Si tenne forte. «Sicuro di saper guidare questo rottame?»
«Ehi, portale rispetto. Piuttosto, controlla gli strumenti, dovresti trovare l’indicatore della radiazione di Hawking.»
Jon cercò tra le lucette sulla plancia di controllo e vide una lancetta oscillare in un quadrante illuminato. «Trovato, misura otto hawking.»
Ormai erano usciti dalla stazione Immer, l'oscurità permeava l'interno della navicella, fatta eccezione per le luci lampeggianti degli strumenti. Jon osservò le stelle sopra di loro, spruzzi luccicanti incastonati nello sfondo oscuro dello spazio. La navetta virò a sinistra e le cinture gli stritolarono il petto. «Va bene, funziona.» Diede un pugno alla paratia che lo divideva da Freddy. «Adesso torniamo indietro.»
«No, mio caro. Voglio vederle da vicino.»
«Cosa?»
«Le bare.»
Jon prese un respiro profondo. «Sei pazzo? Vuoi avvicinarti al buco nero con questa carretta? Vuoi finire spaghettificato? E poi, hai calcolato quanto sarà il nostro debito temporale?»
«Eddai, finché stiamo lontani dall’orizzonte degli eventi siamo a posto. Tieni d’occhio il livello degli hawking, non dobbiamo superare i venticinque, così secondo i calcoli del computer accumuleremo al massimo diciotto giorni di debito.»
Jon scosse la testa, le mani gli tremavano. «Torniamo indietro! Non possiamo perdere diciotto giorni, il Duca sta arrivando e abbiamo ancora mille cose da fare.»
«Tranquillo nonno, goditi lo spettacolo.»
Jon strinse i denti, si tenne forte e posò lo sguardo sul quadrante. Erano a dodici hawking. Il suo respiro si fece affannoso, chiuse gli occhi, inspirò. La sua vita era nelle mani di Freddy. Sorrise, era la prima volta da molto tempo che qualcun altro lo trascinava in un'impresa pericolosa. La cosa lo divertì, lo fece sentire di nuovo giovane. Riaprì gli occhi e diresse lo sguardo fuori dall’abitacolo. Le stelle erano scomparse per lasciare spazio a un enorme disco nero contornato da un tenue bagliore. L’anello formato da innumerevoli granelli luminosi si avvicinava sempre di più. Guardò gli strumenti. «Venti hawking.»
«Ottimo, siamo quasi arrivati!»
Jon spalancò gli occhi. Le bare ormai erano grandi quanto l’unghia di un mignolo.
La navetta si fermò. «Ehi nonno, li vedi?»
Decine di corpi ordinati in righe e avvolti in spire elettriche occupavano lo spazio sopra di loro. L’espressione dei volti non era visibile, ma la loro nudità sì. La bara più vicina imprigionava un uomo dal fisico muscoloso, la parte inferiore del bacino era carbonizzata. La luce sprigionata dalle scariche elettriche era ormai virata al rosso. Jon scosse la testa. «Quello dev’essere lì da migliaia di anni.» Rabbrividì. «Andiamo via, per piacere.»
«Sì, ho visto abbastanza anche io, torniamo indietro.»

Jon raddrizzò la schiena e si avvicinò a Freddy tanto da toccare il suo braccio col gomito. Il Duca chiuse la porta della sala dell’osservatorio e si fermò di fronte a loro. Jon fissò il leone che azzannava il sole sanguinante, ricamato sul petto del suo abito. Spinto dalla curiosità, osò guardarlo in volto. I lineamenti del Duca erano duri, la fronte ampia e aggrottata, gli occhi neri, intelligenti. Era un uomo ormai vecchio, le rughe del volto erano profonde. Jon fece appena a tempo ad abbassare lo sguardo, quando il Duca lo raggiunse. «Come ti chiami, figliolo?»
«Jon de Cargius, torturatore scelto di sua eccellenza, e questi al mio fianco è l’allievo della Gilda Fred Ferguson.»
Il Duca si spostò per fronteggiare Freddy. «E questo animale? Cosa sarebbe?»
Jon strinse i denti, lo aveva avvertito che presentarsi con Betty sulla spalla avrebbe irritato il loro ospite.
Il giovane sorrise. «La vostra morte, eccellenza.»
La rana saltò in bocca al Duca, che stramazzò sul pavimento.
Jon cadde in ginocchio, afferrò il bavero del vecchio, il cui viso contratto dallo sforzo stava diventando blu. Urlò. «Freddy!»
Il giovane gli si avvicinò, si mise le mani in tasca e sorrise. «Il leone che divora le stelle, vero? Però adesso muore soffocato da quella stupida rana!»
«Freddy!»
La mano del giovane gli arpionò la clavicola. «Lascialo perdere. Merita la morte.»
Le lacrime scesero sulle guance di Gion. Si voltò a fissare il viso paonazzo che soffocava, i versi gutturali gli fecero accapponare la pelle. «Freddy, smettila!»
«Deve crepare.» Le sue labbra si storsero in un ghigno. «Sono migliaia di anni che sottomette i nostri pianeti col pugno di ferro, pensa a tutti quelli che muoiono ogni giorno a causa delle guerre causate dalla sua sete di sangue.» Scoprì i denti. «Gion, amico mio, stiamo per salvare miliardi di vite, a costo di una sola!»
«Io, non posso farlo.»
«Guardalo come crepa! Non è un dio, è solo un vecchio tiranno. Quante persone hai ucciso per lui? Cosa cambia uccidere un uomo in più?»
Le mani del Duca scivolarono lungo il petto e si stesero sul pavimento. Le labbra cianotiche lanciavano gli ultimi spasimi.
Freddy sorrise. «Partiremo, amico, io e te insieme, guideremo questa stazione lontano da qui, ce ne andremo e nessuno…»
Il fianco gli esplose, attraversato da una scarica di laser. Freddy cadde a terra esanime.
Jon si asciugò le lacrime e lasciò cadere la pistola fumante. Afferrò il Duca per le spalle, lo sollevò e gli mollò delle forti manate sulla schiena. Il vecchio iniziò a tossire, fino a sputare il corpo morto della ranocchia. Jon lo aiutò a mettersi seduto. Il Duca prese lunghi respiri affannosi e lo scansò con un gesto stizzito.
Jon abbassò lo sguardo, raccolse la rana morta e si diresse all’uscita. «Per sicurezza controllo che la pelle dell’animale non abbia secreto delle tossine, eccellenza.»
Lanciò un’occhiata a Freddy, alla vista della ferita sul fianco gli si torsero le viscere.

Il Duca si allontanò dal telescopio. Gion, vedendolo avvicinarsi, abbassò lo sguardo. «Eccellenza.»
L’uomo non disse niente e gli poggiò una mano sulla spalla. Jon tremò eccitato: il tocco del Duca era taumaturgico. «Grazie, mio signore.»
I passi del vecchio si allontanarono, Jon alzò lo sguardo appena da poter scorgere il bordo del lungo abito sparire oltre la soglia. Fece un respiro profondo e si avvicinò al telescopio.
Una lacrima gli offuscò la vista. La bara riluceva più delle altre, il tremolio serpentino delle scariche elettriche che la avvolgevano era ancora visibile. Per raggiungere il punto di stallo, avrebbe impiegato decenni.
Jon osservò gli occhi sbarrati in preda alla follia. «Perdonami.» Scoppiò a piangere. «Perdonami, Freddy.»
Ultima modifica di MatteoMantoani il venerdì 11 giugno 2021, 19:12, modificato 2 volte in totale.



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MatteoMantoani
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#2 » mercoledì 9 giugno 2021, 18:50

Buongiorno a tutti, cari amici di penna. Sappiate che ambisco a farmi convalidare tutti i bonus. Buona lettura e buona gara a tutti!

Cristina
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#3 » giovedì 17 giugno 2021, 23:05

Ciao!
Partiamo dal tema: direi azzeccato, solitudine e buio sono lo sfondo di tutto il racconto. Si intravedono questi elementi anche nell’animo dei personaggi, ed infine infatti il protagonista, decide di rimanere nel suo buio interiore, non vedendo la speranza di salvezza portata dal tentato omicidio del duca da parte del ragazzo. Misfatto necessario visto che viene descritto come un tiranno, quindi anche con questo bonus direi che ci siamo. Forse un po’ troppo secondario come personaggio il Duca, vederlo in azione mentre fa qualcosa di negativo ci avrebbe aiutato ad ‘odiarlo’.
La rana invece, secondo me, non agisce in modo strano: dici che nel mondo da cui proviene Fred, si creano tipo delle simbiosi tra persone e umani, che sono in grado di impartire anche comandi mentali. Perciò la rana ha fatto qualcosa per ordine di Fred, nel suo universo non è strano (anche se lo è per noi). E’ strano però anche per Jon e il Duca. Quindi qui rimango un po’ in dubbio.
Ho visto che in diversi punti Jon diventa Gion, non ho capito se c’è un motivo o sono distrazioni... ma questo è solo un appunto.
Sulla trama non mi è dispiaciuta, idea carina, un metodo piuttosto macchinoso per uccidere dei condannati a morte, ma se provi piacere a vederli soffrire per anni.. direi che ha senso.
Non mi è piaciuto molto invece, il modo in cui si presenta Fred ed il suo atteggiamento. Una Gilda di torturatori (quindi me la immagino piuttosto rigida, dispotica, con un assetto tipo militare), manda come futuro comandante un ragazzetto con una rana e che si comporta in modo così tranquillo? Con il rischio di far avvicinare un soggetto così poco sotto controllo al Duca? E questo Duca arriva lì senza una scorta, o se la scorta è appena lì fuori, non si accorgono di nulla (il Duca avrà emesso dei suini strozzati, avrà fatto un tonfo cadendo, magari rovesciato qualcosa ecc... e poi probabilmente anche Jon avrà alzato la voce)?
Comunque il racconto mi è piaciuto, l’ho letto volentieri e mi ha lasciato impresso nella mente l’immagine di questo buco nero nello spazio circondato da un nastro luminoso composto in realtà da bare. Bravo ^^
Cristina Di Rosa

Alex Didò
Messaggi: 36

Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#4 » venerdì 18 giugno 2021, 9:11

Buongiorno Matteo. Ho letto con piacere il tuo racconto e ti lascio qui le mie personalissime opinioni.
Nelle prime 422 parole abbiamo un muro di testo che non ci dice nulla del personaggio e dei suoi obiettivi. Siamo fuori dal punto di vista, in pratica, perché lui sa cosa sta facendo, ma noi no. Anche quando pensa alla routine di controllo e al test, noi restiamo fuori dalla sua interiorità e dalla rilevanza che queste operazioni hanno per lui. È preoccupato? È felice? Abbiamo solo un ‘scosse la testa’, che non credo apporti molto alla costruzione dell’empatia.
Ci sono, poi, alcune questioni di stile che qui ti elenco:

Il telescopio inquadrava un uomo/ Dal petto nudo della vittima
L’uomo è diventato una vittima? E perché? Il Pdv lo sa, noi no, quindi siamo esclusi dal racconto.

diamanti scintillanti

È un cliché linguistico. Basterebbe solo scrivere diamanti.

Jon scosse la testa. Forse effettuare quel test era inutile

Quale test? Prima aveva parlato di riprogrammare i replicatori di cibo, poi di guasto ai motori. Non si capisce.

Gion, incredulo […] Il cuore gli batté forte.
Perché è incredulo? Perché è agitato?

Osservò la data di trasmissione del messaggio, coi dovuti calcoli dedusse.
Quali calcoli?

Jon spense i macchinari. «Benvenuto nella Stazione Immer, allievo Ferguson.»
Nella gilda dei torturatori parlano così? Non mi sembra un dialogo credibile.

Alzò il mento. «E comunque, modera il linguaggio, ragazzo.»
Stessa storia. È un dialogo privo di mordente, che non ti aspetteresti da un capitano.

Senza dar la possibilità all’altro di rispondere, girò i tacchi e lo lasciò solo.
Se gira i tacchi e lo lascia da solo, capiamo subito che non gli ha dato possibilità di rispondere.

Mi fermo qui e passo ai punti di forza.
Di sicuro padroneggi bene il genere e la conoscenza scientifica che orbita intorno ad esso. Le descrizioni, inoltre, sono molto accurate e con dettagli interessanti.
Ma a conti fatti non mi ha convinto. Le informazioni andavano veicolate meglio e inserite maggiormente all’inizio della storia, dove il deficit informativo fra scrittore e lettore è più ampio.
Resta comunque un buon racconto. Sono sicuro che gli amanti del genere lo apprezzeranno più di me.
Buona lettura :)

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MatteoMantoani
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#5 » venerdì 18 giugno 2021, 9:45

Ciao Cristina, grazie per il tuo commento. Permettimi di riprendere in mano alcune tue osservazioni.
Cristina ha scritto:Ho visto che in diversi punti Jon diventa Gion, non ho capito se c’è un motivo o sono distrazioni... ma questo è solo un appunto.

Assolutamente una svista. Ho avuto poco tempo per postare il racconto (anche se l'ho postato in largo anticipo) e non ho avuto modo di correggerlo. Si tratta di grafia diversa, ma pronuncia identica, quindi può dare meno fastidio, ma è comunque un errore che hai fatto bene a farmi notare.

Non mi è piaciuto molto invece, il modo in cui si presenta Fred ed il suo atteggiamento. Una Gilda di torturatori (quindi me la immagino piuttosto rigida, dispotica, con un assetto tipo militare), manda come futuro comandante un ragazzetto con una rana e che si comporta in modo così tranquillo?

Su questa osservazione non so cosa dirti. Ho volutamente caratterizzato questo personaggio per dargli una vena comica da contrapporre al carattere più riservato di Jon. Che sia o meno coerente col suo ruolo, non saprei.. è comunque giovane, e magari un po' sfrontato..

E questo Duca arriva lì senza una scorta, o se la scorta è appena lì fuori, non si accorgono di nulla (il Duca avrà emesso dei suini strozzati, avrà fatto un tonfo cadendo, magari rovesciato qualcosa ecc... e poi probabilmente anche Jon avrà alzato la voce)?

Su questo posso darti ragione. Indubbio dire che perché la trama vada avanti occorre che il Duca sia privo di scorta. So che molti dittatori spesso e volentieri andavano in giro senza scorta, perché molto (troppo) sicuri di sé (addirittura c'è un video di Mussolini in un duello di scherma in cui non indossa alcuna protezione per il viso, e mi vengono in mente anche i generali durante la Prima Guerra Mondiale, che si affacciavano dalla trincea senza il timore di essere abbattuti dai cecchini). Se ci pensi non è del tutto inverosimile che un uomo assuefatto dal proprio potere si senta invincibile. Il mio Duca, è un po' così.

Comunque il racconto mi è piaciuto, l’ho letto volentieri e mi ha lasciato impresso nella mente l’immagine di questo buco nero nello spazio circondato da un nastro luminoso composto in realtà da bare. Bravo ^^

Grazie, il sense of wonder in effetti era la cosa su cui puntavo di più :)

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MatteoMantoani
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#6 » venerdì 18 giugno 2021, 10:14

Alex Didò ha scritto:Buongiorno Matteo. Ho letto con piacere il tuo racconto e ti lascio qui le mie personalissime opinioni.
Nelle prime 422 parole abbiamo un muro di testo che non ci dice nulla del personaggio e dei suoi obiettivi. Siamo fuori dal punto di vista, in pratica, perché lui sa cosa sta facendo, ma noi no. Anche quando pensa alla routine di controllo e al test, noi restiamo fuori dalla sua interiorità e dalla rilevanza che queste operazioni hanno per lui. È preoccupato? È felice? Abbiamo solo un ‘scosse la testa’, che non credo apporti molto alla costruzione dell’empatia.

Ciao Alex. Innanzitutto grazie per avermi lasciato un commento anche se non "costretto" dai termini della gara! Non può che farmi piacere che qualcuno mi dia un feedback così gratuito! Ricambierò il favore e passerò a leggere e commentare il tuo pezzo!
Arrivando alle tue considerazioni, penso che i problemi che hai evidenziato siano forse tipici del narratore in terza persona, io poi ho scelto un narratore in terza persona interno (quello con la telecamera sulla spalla e i fili che leggono nel pensiero del pdv). Sia chiaro che sono tutti esperimenti, quindi ci sta che il risultato ti sembri poco focalizzato. A mia difesa porto la difficoltà di spiegare le azioni ordinarie di un personaggio senza incorrere in spiegoni o in tell puro. Certamente, un bel narratore onnisciente qui avrebbe fatto comodo :) ma no, non mi piaceva. Chiaro che l'empatia qui manca, ma speravo che almeno ci fosse curiosità (i dettagli sulle bare dovrebbero interessare il lettore e invitarlo a capirci qualcosa di più proseguendo la lettura). Quindi, il mio intento era proprio stuzzicare la curiosità del lettore, e non costruire subito empatia (che spero arrivi lungo il racconto, specie dopo l'arrivo di Fred)

Il telescopio inquadrava un uomo/ Dal petto nudo della vittima
L’uomo è diventato una vittima? E perché? Il Pdv lo sa, noi no, quindi siamo esclusi dal racconto.

Beh, un uomo attraversato da scariche elettriche e inchiodato a una bara, non può essere una "vittima"? Qui era più la ricerca di un sinonimo, più che un giudizio del pdv. Ma capisco quello che vuoi dire... mmmm. Non so se sia veramente un problema, ma se durante la lettura ti ha dato fastidio, devo rifletterci un po'..

diamanti scintillanti
È un cliché linguistico. Basterebbe solo scrivere diamanti.

Anche qui non so. Il mio intento era calcare un po' la mano per sottolineare un dettaglio visivo. I diamanti certo, scintillano, ma non è detto che qualcuno quando pensa a un diamante se lo figuri nel pieno del suo splendore..

Jon scosse la testa. Forse effettuare quel test era inutile
Quale test? Prima aveva parlato di riprogrammare i replicatori di cibo, poi di guasto ai motori. Non si capisce.

Il test ai motori :) Mi pareva abbastanza chiaro.

Gion, incredulo […] Il cuore gli batté forte.
Perché è incredulo? Perché è agitato?

Perché non riceve spesso dei messaggi in subspazio :) speravo che si capisse dal fatto che ho specificato che all'arrivo del messaggio è "incredulo"

Osservò la data di trasmissione del messaggio, coi dovuti calcoli dedusse.
Quali calcoli?

Cinematica relativistica :) non voglio certamente esplicitarli. Basta dire che li fa per capire quando sarebbe arrivato il suo assistente. Il riferimento a calcoli è tipico dell'hard science fiction.. anche in Guerre Stellari spesso si fa riferimento ai calcoli per entrare nell'iperspazio.. insomma, è fantascienza :)

Jon spense i macchinari. «Benvenuto nella Stazione Immer, allievo Ferguson.»
Nella gilda dei torturatori parlano così? Non mi sembra un dialogo credibile.

Sinceramente, a me sembra una formula d'accoglienza abbastanza formale. Tieni anche conto, che il bun Jon non parla con nessuno da anni, che i suoi modi possano sembrare affettati, direi che fa parte del personaggio..

Alzò il mento. «E comunque, modera il linguaggio, ragazzo.»
Stessa storia. È un dialogo privo di mordente, che non ti aspetteresti da un capitano.

MMM, forse qui hai ragione, quel "ragazzo" mi piace poco, col senno di poi. In fase di revisione vedrò di cambiarlo.

Senza dar la possibilità all’altro di rispondere, girò i tacchi e lo lasciò solo.
Se gira i tacchi e lo lascia da solo, capiamo subito che non gli ha dato possibilità di rispondere.

mmm, ok!

Ma a conti fatti non mi ha convinto. Le informazioni andavano veicolate meglio e inserite maggiormente all’inizio della storia, dove il deficit informativo fra scrittore e lettore è più ampio.
Resta comunque un buon racconto. Sono sicuro che gli amanti del genere lo apprezzeranno più di me.
Buona lettura :)

So bene qual è il pericolo quando si fa leggere un racconto di fantascienza a qualcuno che non apprezza molto il genere. Sia chiaro, è anche uno dei primi racconti di questo genere che scrivo, e ci sta che non sia ancora bravo a rendere fruibili le nozioni scientifiche (o pseudoscientifiche) che fanno da sfondo a una storia del genere. Se posso, credo che siano abbastanza gusti. Sono amante di Star Trek, e spesso e volentieri uno dei capisaldi degli episodi è qualche astruseria scientifica che lo spettatore non può conoscere (anche perché spesso è tutta roba inventata), però è tutto fatto per tenere alta l'attenzione dei nerd :)
Che il tutto non sia chiaro fin da subito, ma venga svelato di volta in volta durante la lettura, costituisce veramente un problema? Mi è capitato di leggere spesso delle storie i cui incipit non permettevano di inquadrare bene l'ambientazione e i personaggi, ma le cose diventavano chiare via via lungo la lettura. Non so, se qualche commentatore legge queste righe, mi piacerebbe molto ricevere qualche altro feedback su quest'aspetto, sono interessato a capirci qualcosa di più.

Alex Didò
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#7 » venerdì 18 giugno 2021, 11:24

Ciao Matteo :)

Mi sono permesso di commentare il tuo racconto perché il genere di fantascienza mi affascina, anche se sono parecchio ignorante in materia. Avrei preferito una gestione più chiara delle informazioni, tutto qui, ma il racconto si lascia leggere con piacere.
Per rispondere alla tua ultima domanda: l'obiettivo del PDV deve essere chiaro fin da subito. Se guarda un cadavere in una bara con un telescopio, io lettore voglio sapere perché, altrimenti tutti i dettagli saranno vuoti e privi di senso. Ma, ribadisco, è solo una mia personalissima opinione, probabilmente isolata e non condivisa.
Mi farebbe molto piacere ricevere un tuo commento sul mio racconto. Sono sicuro che mi aiuterebbe molto a migliorare. :)

Buona giornata e buona lettura :)

Dario17
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#8 » venerdì 18 giugno 2021, 23:24

Una fantascienza piuttosto classica e infarcita da film recenti come Interstellar.
L'ambientazione non mi dispiace affatto ma è un po' troppo asettica e scarna di particolari se non per la solita trafila di display, pulsanti e poltronce che il protagonista utilizza via via nella storia.
Il pov di Jon mi sembra un po' troppo distante e poco approfondito, non ne sappiamo poi molto di lui e non è che a fine racconto la cosa migliori. È un po' più brillante la gestione dell'apprendista, sebbene ricalchi il clichè della testa calda.
Ok il colpo di scena, sebbene non mi faccia impazzire la soluzione della rana telepatica.
Il resto della storia così così, non mi dispiace ma non mi fa nemmeno impazzire.
Non sono un ultraortodosso del mostrato, ma qua l'onnisciente lo rende un po' troppo vecchio stile e una prima persona (Jon) ti avrebbe semplificato le cose per renderlo un pg più vero.
Occhio alle ripetizioni, nella prima parte ce ne sono più di una.
Attinenza al tema debole; d'accordo che sono sul ciglio di un buco nero e che per un po' ci vanno vicino con il mezzo di trasporto, ma una vera sensazione di buio non l'ho mai avuta.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#9 » sabato 19 giugno 2021, 0:53

Ciao Matteo.
In passato, in più occasioni, ho lodato il tuo tratto stilistico e la pulizia dei tuoi brani. Non nascondo, quindi, di essere rimasto un po’ sorpreso e deluso nel leggere il racconto di questa edizione. Le sviste formali sono infatti parecchie e – questa è l’impressione ricevuta, ma magari mi sbaglio – forse figlie di una fase di rilettura un po’ superficiale*. A questo giro spero quindi mi perdonerai se mi ritrovo a stilare un lungo elenco di passaggi problematici. Lo scopo, come dici sempre anche tu nei tuoi commenti, non è di puntare il dito, bensì sottolineare quelle criticità da evitare le volte successive.

Un indicatore trillò sul display e interruppe i suoi pensieri. Gion, incredulo, posò il bicchiere sul bracciolo della poltrona e raccolse il foglio con la stampa del messaggio trasmesso in subspazio. Scorse il dito sulle righe e alzò le sopracciglia. Il cuore gli batté forte.

Ho preso questo estratto a mo’ di esempio di come nel brano ci sia pochissima introspezione nella testa del protagonista. Quel “incredulo” buttato lì non permette al lettore di entrare nel personaggio, di comprenderne appieno i pensieri. Li si intuisce, è vero (in questo caso la sorpresa deriva dall’isolamento sociale del personaggio), ma è troppo poco. In generale, ho notato come nel brano di sei perso spesso e volentieri in passaggi superflui, soprattutto negli spostamenti dei personaggi da un punto all’altro, passaggi che quasi sicuramente sarebbero stato editati se non addirittura tagliati in fase di revisione, ma che allo stato attuale levano spazio importante alla descrizione delle emozioni e delle motivazioni del protagonista.

Jon piegò il foglio e lo ripose.

Lo ripose dove? Riporre è un verbo con un significato molto particolare che presuppone l’accoppiamento con una “destinazione” che qui invece non c’è.

«Ma che vomitare!» Il giovane fece un passo avanti e scese dalla piattaforma. «Scusa, ma qui c’è puzza! Di chiuso, di piscio...»
Sbuffò. «I filtri della stazione non puliscono l’aria come una volta.» Alzò il mento. «E comunque, modera il linguaggio, ragazzo.»

Altra stortura stilistica che ho notato essere più volte ripetuta lungo tutto il brano: quando muta il personaggio che compie un’azione (in questo caso un dialogo) occorre esplicitare il soggetto. Certo, in questo caso quello “sbuffò” è palesemente rivolto al protagonista, ma non importa. Se il soggetto dell’azione cambia, bisogna indicarne l’identità, a prescindere dal numero di personaggi in scena.

«E quella, che roba sarebbe?»

Niente virgola.

«Sentito Betty? Il signore gentile ti lascia stare con me.»

Quello “stare” è bruttarello. Sarà che ai tempi delle superiori la mio prof d’italiano ci fece imparare una serie di vocaboli da evitare come la peste per via del loro essere troppo generici nel 99% delle occasioni (tra questi, “stare”), ma qui ci vedrei molto meglio un verbo in grado di dare una maggiore connotazione emotiva, come “rimanere”.

«Confido che ti adatterai.» Grugnì.

Scrivendo il passaggio in questo modo significa che il personaggio prima parla e POI letteralmente grugnisce. Se invece volevi sottintendere a un certo modo di pronunciare le parole, la costruzione corretta è:
«Confido che ti adatterai» grugnì.


Sospirò. Si chinò per guardare nell’oculare. Si morse un labbro, si passò la mano tra i capelli rossi ed emise un lento sospiro.

Ho notato che nel corso del brano il protagonista sospira un sacco, qui addirittura due volte.

«Io, non posso farlo.»

Se la tua intenzione era di esprimere una certa indecisione, sostituirei la virgola con dei puntini di sospensione.

Per concludere, la storia potrebbe anche starci, ma allo stato attuale il testo appare estremamente grezzo e ben al di sotto delle capacità da te dimostrate in passato. Da rivedere a mio avviso soprattutto i dialoghi, allo stato attuale ben poco naturali e verosimili, più simili al cosiddetto doppiaggiese.
Alla prossima.

*Ho letto solo dopo aver scritto il mio commento che in effetti non hai avuto tempo di revisionare a dovere. Ovviamente (e purtroppo) ciò non può incidere sul giudizio finale, ma è comunque la dimostrazione che l’editing pesa sempre tantissimo sulla qualità finale di un testo.
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#10 » sabato 19 giugno 2021, 7:05

Dario17 ha scritto:Una fantascienza piuttosto classica e infarcita da film recenti come Interstellar.
L'ambientazione non mi dispiace affatto ma è un po' troppo asettica e scarna di particolari se non per la solita trafila di display, pulsanti e poltronce che il protagonista utilizza via via nella storia.
Il pov di Jon mi sembra un po' troppo distante e poco approfondito, non ne sappiamo poi molto di lui e non è che a fine racconto la cosa migliori. È un po' più brillante la gestione dell'apprendista, sebbene ricalchi il clichè della testa calda.
Ok il colpo di scena, sebbene non mi faccia impazzire la soluzione della rana telepatica.
Il resto della storia così così, non mi dispiace ma non mi fa nemmeno impazzire.
Non sono un ultraortodosso del mostrato, ma qua l'onnisciente lo rende un po' troppo vecchio stile e una prima persona (Jon) ti avrebbe semplificato le cose per renderlo un pg più vero.
Occhio alle ripetizioni, nella prima parte ce ne sono più di una.
Attinenza al tema debole; d'accordo che sono sul ciglio di un buco nero e che per un po' ci vanno vicino con il mezzo di trasporto, ma una vera sensazione di buio non l'ho mai avuta.

Ciao Dario. Grazie del commento ;) sì, il mio intento era omaggiare i racconti di fantascienza di stampo classico, in cui anche l'ambientazione ha un ruolo molto importante (quasi più dei personaggi). Ho avuto poco tempo per revisionarlo, nonostante l'abbia postato in anticipo, quindi le criticità che hai notato ci stanno tutte. Grazie ancora!

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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#11 » sabato 19 giugno 2021, 7:17

John Doe ha scritto:Ciao Matteo.
Per concludere, la storia potrebbe anche starci, ma allo stato attuale il testo appare estremamente grezzo e ben al di sotto delle capacità da te dimostrate in passato. Da rivedere a mio avviso soprattutto i dialoghi, allo stato attuale ben poco naturali e verosimili, più simili al cosiddetto doppiaggiese.
Alla prossima.

*Ho letto solo dopo aver scritto il mio commento che in effetti non hai avuto tempo di revisionare a dovere. Ovviamente (e purtroppo) ciò non può incidere sul giudizio finale, ma è comunque la dimostrazione che l’editing pesa sempre tantissimo sulla qualità finale di un testo.

Intanto grazie per il commento così dettagliato, hai certamente notato delle criticità che magari mi erano anche sfuggite. Sì, anche se ho postato il racconto con largo anticipo, l'ho fatto perché sapevo che da giovedì in poi non avrei potuto proprio nemmeno prendere in mano il PC. Mi sono accorto in fase di rilettura lunedì di tante porcherie (quel Jon che si trasforma in Gion) però ho deciso, per spirito sportivo, di incassare eventuali commenti negativi e non incorrere nel malus.
Ad ogni modo, forse il distacco che trovi rispetto ad altri lavori, è più figlio della scelta del narratore, che della mancata rilettura. Infatti, ho deciso stavolta di provare una terza persona più esterna. Sempre telecamera con filo che legge nel pensiero, ma forse nella prima parte il filo non legge tutto proprio benissimo. Probabilmente in fase di una revisione più approfondita me ne sarei accorto, e forse no. Diciamo che ho puntato molto all'ambientazione e meno ai personaggi (scelte un po' tipiche delle storie di fantascienza classiche, peraltro) e ho speso una valanga di spazio a spiegare al lettore il meccanismo alla base dei buchi neri. Forse la prima parte è quella riuscita peggio. Nessuno mi ha segnalato nulla nel pezzo del viaggio verso il buco nero, probabilmente perché lì c'è un po' d'azione e ho inserito esplicitamente una trascrizione delle emozioni di Jon. Direi che, per la prossima volta, mi focalizzerò su una terza persona più simile a quella.
Insomma, esperimento non riuscito. Capita. E bisogna prenderne atto.

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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#12 » martedì 22 giugno 2021, 13:26

Ciao Matteo. Il tema è centrato e hai utilizzato un buon mostrato. Sei stato bravo a renderci chiaro dove fossimo.
Trovo la storia un po' banale, o meglio ovvia. Soli nel buio fa pensare quasi subito a un astronauta nello spazio, ma la storia scorre via abbastanza bene quindi non è un grosso difetto.
Ciò che invece non ritrovo molto sono i due bonus.
Un animale deve fare qualcosa di strano: il tuo animale, una rana, non fa nulla di particolarmente strano, semplicemente salta. Soprattutto non sembra sia una cosa che non potrebbe fare visto che ci hai detto che il suo padrone è abituato a comandare gli animali col pensiero. Questo mi fa pensare che non sia la rana a saltare volontariamente nella bocca del Duca, ma che sia il suo padrone a costringerla a farlo.
Un personaggio deve commettere un misfatto necessario: in questo caso ritrovo la possibilità di assegnare questo bonus a due personaggi, ma di nessuno dei due hai esplorato a fondo il perché lo facciano. Non sei sceso nella psicologia di nessun personaggio, men che meno del portatore di punto di vista e questo non ci fa capire perché facciano determinate cose.

Forse avresti potuto scegliere una storia più semplice, ma andando nel profondo delle convinzioni dei tuoi protagonisti così da farci affezionare al destino di qualcuno.

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MatteoMantoani
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#13 » martedì 22 giugno 2021, 15:10

ItaliaLeggendaria ha scritto:Trovo la storia un po' banale, o meglio ovvia.
Forse avresti potuto scegliere una storia più semplice, ma andando nel profondo delle convinzioni dei tuoi protagonisti così da farci affezionare al destino di qualcuno.

Ciao Morena :) grazie per il commento severo, ma giusto. Ho puntato tutto sull'ambientazione, e ho dedicato forse troppo spazio a spiegarne il funzionamento, col risultato che i sentimenti dei personaggi non sono approfonditi abbastanza. La mia intenzione, era di scrivere una bromance nello spazio, ma posso capire che manchino gli elementi per apprezzare appieno la storia. Peccato, stavolta l'ho proprio mandata in vacca. Farò tesoro delle vostre osservazioni per la prossima volta! Grazie mille!

Dario17
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#14 » martedì 22 giugno 2021, 16:51

MatteoMantoani ha scritto:Peccato, stavolta l'ho proprio mandata in vacca. Farò tesoro delle vostre osservazioni per la prossima volta! Grazie mille!

Non direi che l'hai mandata in vacca, ma parlerei soltanto di un idea di fondo troppo articolata e che ti è rimasta un po' in canna.
Anche a me piacciono molto i worldbuilding belli pastosi per i miei racconti, ma in un contest come questo ( e ancora di più per Minuti Contati ) possono essere una lama a doppio taglio. Io me ne sono accorto nell'edizione precedente della Sfida a..., ho avuto in mano i risultati e si sono rivelati ben al di sotto delle mie aspettative a causa di un ambientazione troppo vasta e poco capita.
;)

Dacci dentro!

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MatteoMantoani
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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#15 » martedì 22 giugno 2021, 17:36

Dario17 ha scritto:
MatteoMantoani ha scritto:Peccato, stavolta l'ho proprio mandata in vacca. Farò tesoro delle vostre osservazioni per la prossima volta! Grazie mille!

Non direi che l'hai mandata in vacca, ma parlerei soltanto di un idea di fondo troppo articolata e che ti è rimasta un po' in canna.
Anche a me piacciono molto i worldbuilding belli pastosi per i miei racconti, ma in un contest come questo ( e ancora di più per Minuti Contati ) possono essere una lama a doppio taglio. Io me ne sono accorto nell'edizione precedente della Sfida a..., ho avuto in mano i risultati e si sono rivelati ben al di sotto delle mie aspettative a causa di un ambientazione troppo vasta e poco capita.
;)

Dacci dentro!

:) Anche troppo gentile. Sì, il worldbuilding ha assorbito forse troppo spazio, col risultato che altre cose sono un pochino meno esplorate. Sarà che mi sono un po' stufato di scrivere in prima persona, trovo la terza più facile da leggere e da "vendere", per questo insisto nel volerci provare. Andrò a dare una letta al tuo racconto dell'edizione precedente :)

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Re: Immer - Per Sempre

Messaggio#16 » giovedì 24 giugno 2021, 11:18

MatteoMantoani ha scritto:Ciao Morena :) grazie per il commento severo, ma giusto. Ho puntato tutto sull'ambientazione, e ho dedicato forse troppo spazio a spiegarne il funzionamento, col risultato che i sentimenti dei personaggi non sono approfonditi abbastanza. La mia intenzione, era di scrivere una bromance nello spazio, ma posso capire che manchino gli elementi per apprezzare appieno la storia. Peccato, stavolta l'ho proprio mandata in vacca. Farò tesoro delle vostre osservazioni per la prossima volta! Grazie mille!



Matteo non l'hai mandata assolutamente in vacca, solo che alcuni worldbuilding hanno bisogno di molto spazio per essere esplorati e qui su MC lo spazio è davvero limitato. Fossi in te potresti, come cosa tua personale, sviluppare il racconto con tutto quello che manca perché l'idea di base è buona.

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