E' giusto così

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo giugno sveleremo il tema deciso da Wladimiro Borchi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
yuri.villani
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E' giusto così

Messaggio#1 » sabato 12 giugno 2021, 9:34

Un saluto a tutti, e buona sfida!




È giusto così


di Juri Villani





Sono venuti perché odiano il fuoco. Esseri dalle viscere della terra, incubi senza nome, denti aguzzi, lingue, occhi bianchi. Hanno portato terrore e morte tra la tribù di Occhi-verdi. Uomini, ragazzi, e i più deboli, nessuna compassione o pietà. Una follia demoniaca rossa e poi nera. Le fiamme dei falò si estinguono. L’oscurità cala su corpi straziati, capanne deserte, bivacchi silenziosi. Come una piovra dai mille tentacoli, affamata, divoratrice, inghiotte tutto. Le braci spente, la comunità straziata, solo lamenti funebri aleggiano nella notte, gli ultimi rantoli dei vivi, le grida di gioia delle creature necrofaghe, spettri notturni dell’età della pietra, crudele, spietata, famelica.
Occhi-verdi riapre gli occhi ma non riesce a vedere quasi niente, con la mente intuisce di essere sottoterra. Solo, nel buio.

Visioni rotte in frammenti, rumori distorti. Gorgoglii, mani legate, sangue nella gola. Immaginate? Reali? Sono morto e sono all’inferno? pensa. Il buio vibra di presenze, chissà se lontane o vicine. Qualcosa fruscia, qualcosa gocciola, qualcosa geme. Troppa paura per aprire la bocca, labbra cucite con un filo di tenebra.
“Svegliati, forza.” Una voce da vecchia pazza, acuta, la mente che delira. “Apri gli occhi! Guarda che tra poco tocca a te.”
Occhi-verdi avverte un formicolio alla spalla, le parole sembravano provenire da lì. Riprendendo almeno in parte i sensi, sente che qualcosa di peloso, grosso come un uccello, c’è appollaiato. Intravede dei puntini luminosi, occhietti fatti per il buio, e percepisce diverse piccole appendici callose fare presa sulla sua pelle.
“Io mi chiamo Shlobha, e vivo qui, in questa caverna, e tu, come ti chiami? Come ti chiami?”
Parole condensate dal buio, pensieri ectoplasmici, echi che si confondono. “Rispondi, maledetto!”, e Occhi-verdi sente il dolore di una puntura nel collo. “Non ti sputo il veleno solo perché a prima vista mi stai simpatico, ma se non ti decidi a farmi un po’ di compagnia potrei ripensarci.”
In quale inferno è finito?

“Avanti feccia di superficie, parla! Mi piace sentire una voce che non sia la mia! A stare sempre isolati quaggiù si finisce spesso per parlare da soli, e non è una cosa molto bella? Eh? Non ti sembra? Eh? Non ti sembra?”
L’uomo pensa di essere finito preda di spiriti maligni, che si divertono a tormentare i poveretti come lui. Un moto di tristezza gli annebbia il cuore. Tutto finito, la tribù, gli amici, la caccia, le canzoni intorno al fuoco. Ciò che resta è la prigionia nelle tenebre e il tormento di un diavolo. Il movimento che avverte alla base del collo lo fa rabbrividire e lo spinge a parlare. La piccola creatura è impaziente.
“Mi chiamo Occhi-verdi, della tribù della Collina, sono da pochi inverni un uomo, e un cacciatore.”
“Bene, bravo, raccontami qualche storia della terra del sole e della luce. Noi la odiamo, ma ne siano anche attratti. È un sentimento strano, lo comprendi? Il mistero di una cosa proibita, l’avventura in una terra sconosciuta. Sono cose affascinanti, ma anche pericolose. Racconta! Racconta! Racconta!”.
“Quando il nostro padre-sole sorge, noi ci svegliamo. È come un richiamo, le nostre anime fluiscono via dal regno della notte e sorgono alla vita, è come nascere di nuovo, ogni volta.”
“Mi piace, dev’essere bello vedere il mondo cambiare, dal buio alla luce, in movimento, in alternanza, in un dischiudersi di emozioni.”
“Sì, lo è. Un momento sacro, racchiude molto del significato della nostra vita.”
“Quaggiù è diverso, niente sorge e niente tramonta, solo la tenebra si rigenera eternamente. Non dormiamo mai, perché è come se dormissimo sempre, non ridiamo mai di felicità, non sappiamo cosa sia. Siamo intrisi direttamente nell’essenza necrotica del buio, i nostri cuori non battono di calore, ma vibrano all’unisono col grido del ventre della terra, che è sempre spaventato, pazzo, delirante. Ecco perché non ci piacete, voi, il sole, la luce e il fuoco, che è il peggiore di tutti, perché è suo figlio.”
“Noi non vi odiamo. Vi temiamo, perché dall’oscurità fuoriescono creature maligne, che ci uccidono.”
“Guardami!” E la creatura si muove dalla nuca di Occhi-verdi, camminandogli sul braccio con molte zampette callose. Lo percorre tutto e si ferma sulla mano che è legata insieme all’altra da una corda a una protuberanza nella parete di quella caverna.
È un ragno, grosso quanto un topo, irto di peli, e dai molti occhi lucenti. La vocina non sembra uscire dal suo corpo, ma Occhi-verdi la sente chiaramente, strisciante, velata, nella testa. “Guardami, non ti sembro brutto? Non provi repulsione di me?”
“No, perché dovrei?”
“Non pensi di essere più bello e più fortunato di me? Sei nato nella parte di mondo migliore, baciato dall’alba e cullato dal tramonto? Non come me, uno spettro, solo… non lo senti com’è freddo qui?”
“Vorresti vedere il mondo della superficie?”
L’insetto non rispose, interdetto, rapito da affascinanti visioni.
“Aiutami ad andarmene e ci andremo insieme, te lo prometto. Ti farò vedere il sole, la luce e il fuoco, lo giuro con la mano sul cuore.”
Da lontano giunge un rumore, uno sferragliare, soffocato da molte pareti di pietra e dalla densità del buio.”
“Sono venuti a prenderti, è il tuo turno.”
Il cuore di Occhi-verdi ha un sussulto, come se tentacoli gelidi l’avessero accarezzato. Qualcosa, degli esseri, striscia, si avvicina. Un farfugliare, bocche grondanti bava, lingue penzoloni, occhi bianchi. Corpaccioni goffi, pesanti, trascinati.
“Ti getteranno nel buco. Verrò a vedere come te la caverai. Se andrà bene ti lasceranno andare, io ti condurrò fuori dalle tenebre, e tu mi porterai alla luce. Promesso? Promesso?”.
“Cosa devo fare?” Ombre grottesche e ondeggianti si avvicinano. Occhi-verdi si sente trascinato via, di peso, da molte cose viscide simili a mani. Ridono, sghignazzano, ebbri.
“Uccidere!”

Non vede quasi niente in quel maledetto mondo sotterraneo, solo sagome più nere del nero.
Lo trascinano da qualche parte, ridendo, divertiti. Lo toccano come se fosse un bel cervo appena catturato, protuberanze viscide lo leccano. Cantano delle canzoni oscene, febbrili, tambureggianti.
Di colpo Occhi-verdi sente che qualcosa non va. Ha appena il tempo di avvertire la presenza di una moltitudine di esseri maledetti, lì, come se lo aspettassero, che si sente gettato nel vuoto. Un attimo per contrarre i muscoli d’istinto e un pavimento roccioso lo colpisce con violenza irregolare.
Mille fauci esplodono di gioia. Gridano tutt’e insieme, a ritmo, un inno brutale, assetato. Si sente, anche se non sa perché, spinto a combattere. Ma contro chi? Brancola nel buio, agitando la mano sinistra alla ricerca, nello spazio attorno a sé. Niente, vuoto, buio. Un respiro? Da quella parte! Un corpo, vivo, che si ritrae spaventato. L’uomo fa un passo indietro, fiutando il pericolo di morte come l’odore di una carcassa. Da sopra gridano, i maledetti, assiepati su spalti di roccia, a godersi lo spettacolo. Scommettono, gridano, esultano, si azzuffano. Dev’essere divertente.
“Chi sei?”, chiede alle tenebre.
Un respiro strozzato in risposta. Grida dagli spettatori, di incitamento, crudeli.
“Io mi chiamo Occhi-verdi, della tribù della Collina.” Fa qualche passo avanti con un braccio proteso, amichevolmente. Avverte qualcuno arretrare, lo segue.
“Sei stato catturato, come me?” I diavoli sono insoddisfatti, si agitano, lanciano delle pietre, piagnucolano.
Qualcosa taglia l’aria davanti all’uomo, che ha la prontezza di scartare di lato. Sente una punta di roccia affilata aprirgli i muscoli del petto e inciderli superficialmente le ossa. Un rantolo le accompagna, e Occhi-verdi forse lo riconosce, gli sembra il dialetto degli uomini della valle. Ma non ha il tempo di pensare ad altro. Dei passi si avvicinano, e l’altro gli si avvera contro.
Lui indietreggia, fuori dalla portata della pietra assassina. “Fermati, siamo uomini, non demoni.” In risposta ha un rantolo prolungato, sofferto, come un anima che urli dal fondo di un pozzo. L’incertezza per poco non gli costa la vita. Una furia omicida si abbatte su di lui, scaraventandolo a terra, gli spettatori esultano, belluini, e la pietra, le unghie, i denti, gli cercano la carne, avvoltoi, iene delle notte.
L’istinto lo salva. Come cacciatore e guerriero non è nuovo ai movimenti della lotta, e del combattimento, il suo cervello lì conosce, e gli sguinzaglia, senza remore, cani rabbiosi e digiuni. Si divincola, fa forza sulla schiena, spinge con le gambe e ribalta l’avversario. Ora è lui sopra, lo schiaccia col proprio peso, sente il petto dell’altro ansante, dolente. Gli stringe le mani sulla gola morbida, sente di essere più forte, l’altro è una povera anima allo stremo, chissà da quanto è chiusa in quell’inferno di tenebre, anzi, è una donna, ma non c’è tempo per pensare, le dita si serrano come le chele di uno scorpione, i muscoli delle spalle si gonfiano, e la vita fluisce via da quel povero corpo. È finita. Dall’alto esultano, ebbri di violenza, si squarciano la gola dalla gioia, bestie maledette, occhi pallidi che brillano nell’oscurità, lucciole delle tenebre.

Shlobha gli si arrampica su un piede e gli parla nella testa. “Vieni, ti lasceranno fuggire, corri.” Occhi-verdi è intontito, ferito, confuso. Non voleva uccidere un suo simile, innocente, per sopravvivenza, e si è reso conto troppo tardi che era una femmina, impari in uno scontro fisico. Ora sa che la sua anima sarà macchiata per sempre, e che arriverà il momento di pagare, presto o tardi. Ma è giusto così.
“Muoviti stupido!”, lei è arrabbiata. “Altrimenti ti colpiranno con le pietre, e avevi promesso di portarmi alla luce, fuori. Forza, corri! Corri!”
L’uomo si muove, ma non sa dove andare. “Senti l’aria, di là è più fredda, di là, di là!”
Ora nel buio avanza con più confidenza, la sua anima è già più nera.

“Ci siamo persi? Avevi detto di conoscere la via per uscire.”
Shlobha è irritata da quel discutere. “È vero l’ho detto, ma ho mentito... non sulla strada. Ci ho ripensato, non voglio più vedere la luce.”
Occhi-verdi è insensibile, ha la morte e il gelo nel cuore.
“Perché?”
“È la mia natura, sono una creatura del buio, questo è il mio posto. E ora non sono più sola, ho te come compagno, nel mondo della luce mi avresti abbandonata.”
È giusto così.
Ultima modifica di yuri.villani il mercoledì 23 giugno 2021, 9:39, modificato 1 volta in totale.



yuri.villani
Messaggi: 26

Re: E' giusto così

Messaggio#2 » sabato 12 giugno 2021, 9:36

Bonus: entrambi.

- un animale si comporta stranamente

- un personaggio compie un misfatto contro la propria volontà

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MatteoMantoani
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Re: E' giusto così

Messaggio#3 » giovedì 17 giugno 2021, 11:21

Prime Impressioni: Ciao Yuri. Piacere di rileggerti. Il tuo racconto ha dei punti interessanti, però, a mio personalissimo avviso, è pesante e poco scorrevole. Tra parentesi: hai postato il racconto due volte? :D

Aderenza al Tema: Ci sta molto bene, tutta la vicenda si svolge nei sotterranei di qualche prigione. I bonus mi sembrano anche a posto.

Punti di Miglioramento: Ho notato una certa ridondanza nella tua narrazione, che sicuramente ha lo scopo di cercare una prosa poetica. Tuttavia, parlo per me, il risultato è che il tutto appesantisce la lettura, tanto che certe volte ho dovuto rileggere le frasi per capire cosa stava succedendo. Ricorda che io devo leggere il tuo racconto, quindi proseguo, uno normale, nella mia situazione, l'avrebbe lasciato a metà. E tu, non vuoi certamente questo.
Ti faccio giusto un esempio, preso proprio dall'incipit:

Esseri dalle viscere della terra, incubi senza nome, denti aguzzi, lingue, occhi bianchi. Hanno portato terrore e morte tra la tribù di Occhi-verdi
Elenco di attributi, ma non ho ancora capito chi o cosa è scapapto fuori dalla terra per fare il casino che descrivi dopo. Poi, Occhi-verdi è un nome suggestivo che richiama a un essere umano preistorico, ma messo qui l'ho inteso come il nome della tribù, cosa che dopo mi ha un po' spiazzato.

Le braci spente, la comunità straziata, solo lamenti funebri aleggiano nella notte, gli ultimi rantoli dei vivi, le grida di gioia delle creature necrofaghe, spettri notturni dell’età della pietra, crudele, spietata, famelica.
Altro elenco. Perché? Volevi trasmettere confusione? Eccitazione per la battaglia? Va bene, ma non si capisce chi sta guardando questa scena. Fosse un soldato che combatte questi esseri oscuri, un elenco del genere nella sua testa potrebbe anche starci, ma qui.. boh. Hai solo reso difficile la lettura.

Altre cose che non mi hanno convinto:

In quale inferno è finito?
L'autore che si rivolge ai lettori. Qui fa un po' narratore per fiabe per bambini, eviterei.

È un ragno, grosso quanto un topo, irto di peli, e dai molti occhi lucenti.
Buio pesto, quindi meglio mettere un po' meno dettagli visivi e magari calcare più sul tatto..

L’insetto non rispose
I ragni non sono insetti ;) può starci se il taglio del narratore è più personale e interno: un uomo primitivo certamente non conosce la differenza tra insetti e aracnidi, ma fino a questo punto hai usato un narratore onnisciente, quindi è proprio un errore dire che un ragno è un insetto..

Shlobha
Un nome che richiama un po' troppo a Shelob, non credi?

Occhi-verdi è insensibile, ha la morte e il gelo nel cuore.
la morte e il gelo nel cuore è un po' banalotto, un cliché linguistico..

Non vede quasi niente in quel maledetto mondo sotterraneo, solo sagome più nere del nero.
Ecchevvordì? Sagome più nere del nero? Se si è al buio tutto è nero, oppure è un po' illuminato e delle sagome si muovono.. ma non riesco immaginare a un nero più nero di un altro..


Qualcosa taglia l’aria davanti all’uomo, che ha la prontezza di scartare di lato. Sente una punta di roccia affilata aprirgli i muscoli del petto e inciderli superficialmente le ossa. Un rantolo le accompagna, e Occhi-verdi forse lo riconosce, gli sembra il dialetto degli uomini della valle. Ma non ha il tempo di pensare ad altro. Dei passi si avvicinano, e l’altro gli si avvera contro.
Chi è sto uomo? è sempre Occhi-Verdi o la voce che sentiva accanto? Sinceramente, non ho capito molto bene la scena. Penso che siano tutte impressioni del compagno di Occhi-Verdi, però, se è così, hai spostato il pdv su di lui, senza motivo, creando solo confusione.


Punti di Forza: La vicenda comunque ha un suo fascino, magari si conclude un po' troppo in fretta, ma ci sono elementi interessanti che permettono uno sviluppo ulteriore. Non so perché, ma un po' mi ha ricordato i racconti di Clark Ashton Smith. Se il tuo stile è proprio questo, curalo un po' per farlo diventare più scorrevole ed elimina le ridondanze, cura un po' più i dettagli sensoriali (ottime le zampette che si muovono sul disgraziato) e magari fissa meglio il pdv.. non credo che nemmeno così sarà il mio tipo di narratore preferito, ma se piace a te e trovi qualcuno cui piaccia leggere le tue storie, chi sono io per dirti di cambiarlo?

Conclusioni: Dai, questo ragno e il tizio che vaga per labirinti sotterranei mi piacciono.. cura un po' di più la tua narrazione, puliscila e rendila più scorrevole, e sono sicuro che ne uscirà qualcosa di buono.

Alex Didò
Messaggi: 36

Re: E' giusto così

Messaggio#4 » venerdì 18 giugno 2021, 15:33

Ciao Juri,
del tuo racconto ho apprezzato molto la spinta sperimentale, ovvero quella voglia di uscire un po’ dagli schemi del mostrato puro e tornare a godersi l’aspetto evocativo delle parole. Ma secondo i miei opinabili gusti ti sei spinto un po’ troppo in là, trascurando quello che un racconto dovrebbe fare: raccontare una storia, appunto.

Ci sono molte cadute stilistiche. Esempi:

Sono venuti perché odiano il fuoco. Esseri dalle viscere della terra, incubi senza nome, denti aguzzi, lingue, occhi bianchi.
Sì, ma come sono fatti? Abbiamo incubi, abbiamo denti, abbiamo lingue e occhi bianchi, ma alla fine non abbiamo niente da immaginare.

Hanno portato terrore e morte tra la tribù di Occhi-verdi. Uomini, ragazzi, e i più deboli, nessuna compassione o pietà.
Dove sono il terrore e la morte? È tutto raccontato.

Occhi-verdi riapre gli occhi ma non riesce a vedere quasi niente, con la mente intuisce di essere sottoterra. Solo, nel buio.
Qui hai esplicitato il tema. Ma sarebbe stato più elegante non dirlo e farlo emergere attraverso la storia.
Tutto il racconto va avanti così, attraverso racconti, frasi spezzate e assenza di verbi. Per me, quindi, è un no, ma sono sicuro che gli amanti di Lovecraft lo apprezzeranno. :)

Ciao e buona lettura.

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Giacomo Puca
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Re: E' giusto così

Messaggio#5 » venerdì 18 giugno 2021, 16:40

Ciao Juri, piacere di leggerti.

Tema & Bonus

Il tema è centrato, anche i bonus.

Trama
Storia interessante: il protagonista perde la sua innocenza per sopravvivere, e il risultato , quasi karmico, è il dover restare per sempre nelle viscere della terra, insieme a quelli con l'anima nera come è appena diventata la sua. Forse un po' banale il trittico esseri brutti-oscurità-malvagità, ma niente di tremendo.

Stile
Punto debole del racconto. Ci sta voler usare un linguaggio più evocativo e poetico, ma al racconto servono massicce iniezioni di mostrato con dettagli vividi, altrimenti il lettore si annoia e non capisce niente di ciò che accade.
Faccio un paio di esempi, giusto a titolo esemplificativo:
    Non vede quasi niente in quel maledetto mondo sotterraneo, solo sagome più nere del nero. → Invece di dirci questa cosa, mostraci ciò che il protagonista "vede", che so: il maledetto mondo sotterraneo è immerso nell'oscurità, budelli di roccia ruvida che occhi-verdi segue con i polpastrelli. Sagome nere immobili, grandi come capanne, rocce forse, e altre sagome più piccole che guizzano quando si avvicina...
    L’incertezza per poco non gli costa la vita. Una furia omicida si abbatte su di lui, scaraventandolo a terra, gli spettatori esultano, belluini, e la pietra, le unghie, i denti, gli cercano la carne, avvoltoi, iene delle notte.→ Il lettore non riesce a "vedere" una furia omicida che lo scaraventa a terra, piuttosto: due palmi sudati gli impattano sul petto, occhi verdi vola all'indietro, la schiena fracassata al suolo roccioso. La folla invisibile esplode di urla selvagge...

L'uscita dal punto di vista nel finale è francamente un "erroraccio". Ci hai tenuti ancorati a occhi-verdi per tutta la vicenda poi di colpo siamo calati nell'altro uomo con cui combatte (tra l'altro hai descritto meglio le sensazioni fisiche che quest'ultimo prova rispetto alle descrizioni che fai quando "siamo" dentro occhi-verdi).

Conclusioni.
La storia mi è piaciuta. La dimensione simbolica, per quanto non sia particolarmente originale o profonda è un plus. Stile confuso e legnoso, da rivedere massicciamente.

Un saluto!
Giacomo
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Laura Brunelli
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Re: E' giusto così

Messaggio#6 » mercoledì 23 giugno 2021, 17:56

Ciao Juri piacere di leggere e commentare il tuo racconto.
Tema e bonus sicuramente centrati.
Devo dirti in tutta onestà che il racconto non mi è piaciuto granché. L’idea è sicuramente interessante, ma, gusto personale, non amo molto il narratore onnisciente e il raccontato, che nel tuo racconto predomina sul mostrato. Anche lo stile non rientra fra i miei gusti personali. Mi sembra un po’ troppo artefatto e prevale sulla trama e sulla caratterizzazione dei personaggi. Ma sono gusti personali e in quanto tali opinabili, quindi, a parte dirti che non rientra nei miei gusti, non ritengo di poterti muovere critiche più approfondite sul punto.
Tanto per farti un esempio: “Come cacciatore e guerriero non è nuovo ai movimenti della lotta”: qui è evidente che il narratore onnisciente parla direttamente al lettore, a me non piace, ma non è detto che sia così per tutti.
Ci sono, però, alcuni rilievi che ti possono essere utili comunque e vado ad elencarli:
“Un corpo, vivo, che si ritrae spaventato. L’uomo fa un passo indietro” è una ripetizione che appesantisce il testo e non aggiunge nulla di nuovo.
“Dei passi si avvicinano, e l’altro gli si avvera contro” la virgola non va messa prima della congiunzione, a meno che non sia preceduta da un inciso.
“Cantano delle canzoni oscene, febbrili, tambureggianti” non capisco cosa possa significare “canzoni febbrili” o forse è il ritmo delle canzoni ad essere febbrile? A parte l’aspetto stilistico, non capisco, sono mostri senza volto, con forme indefinite e non umane, ma lui riesce a comprendere quello che dicono?
““Ci siamo persi? Avevi detto di conoscere la via per uscire.” Shlobha è irritata da quel discutere” anche qui, punti tutto sulle parole e su uno stile alto, ma, in questa parte del racconto “discutere” non è un termine coerente con quello che succede.
A mio avviso è proprio questo il problema di questo tipo di scrittura. Se non sai gestirlo, le frasi possono suonare musicali e le parole poetiche, ma non sempre hanno un senso compiuto nel testo, sono solo fini a sé stesse e la lettura e la comprensione ne risentono.
Ad essere sincera ho fatto fatica a leggere e, soprattutto a capire, il racconto. Non ho capito, in particolare, perché questi “mostri”, che non sono riuscita a figurarmi mentalmente, siano “venuti perché odiano il fuoco”. E, soprattutto, se sono venuti perché odiano il fuoco, perché hanno preso Occhi-verdi in ostaggio e lo fanno combattere? Cosa centra con il fuoco? O forse sono venuti perché amano fare stragi e rapire umani per farli combattere fra di loro. Davvero non sono riuscita a capire. Mi spiace.

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: E' giusto così

Messaggio#7 » venerdì 25 giugno 2021, 22:15

Ciao, Yuri.
Tema centrato e bonus pure. Non concordo con le accuse di ridondanza. Anzi la parola chiave secondo me del tuo racconto è. evocativo cioé una narrazione che punta sull'espressività delle immagini e sui suoni di alcuni aggettivi per creare atmosfere ed evocare stati d'animo. E secondo me ci riesci. La catabasi negli inferi del protagonista è anche la sua progressiva dannazione in un chiaro simbolismo con il male oscuro.
A rileggerci!

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