Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo giugno sveleremo il tema deciso da Wladimiro Borchi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
Alex Didò
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Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#1 » domenica 13 giugno 2021, 13:36

Il boato di un tuono mi sveglia.
Infilo la testa sotto il cuscino e mi tappo le orecchie. È solo un temporale, Alexane, uno di quelli che fanno tanto rumore ma che lasciano intatti i raccolti. Sei in camera tua, adesso, protetta dall’icona della Mater Dolorosa e dal crocifisso di Nostro Signore. Nessuno è più forte di Loro. Nessuno può farti del male. Nessuno può ―
Una raffica di vento fa cigolare i cardini della finestra. Una tegola sul tetto si stacca e s’infrange tre piani più sotto con un suono simile a un salvadanaio quando si rompe.
Afferro il bastone-guida dai piedi del letto e lo stringo. Passerà, Alexane, passerà, al primo rintocco dell’alba tutto questo ti sembrerà ridicolo.
Infilo la mano nella tasca del pigiama e tiro fuori la foto. Sarebbe meglio il rosario, per scacciare le ombre, ma è dentro al comodino e se uscissi dal letto mi salterebbero tutte addosso.
Poggio la fronte sulla foto. Strizzo le palpebre per strappare dalla mia mente un ricordo, un’immagine felice di me da bambina. Ma la foto è nera; nera come la mia stanza, la mia casa, il mondo fuori dalla finestra. L’accarezzo. I polpastrelli scivolano sulla lamina e trasformano la sensazione tattile in un colore, la pellicola in un ritratto: ci sono io, al centro del quadro, sono nel rilievo ruvido dei pulviscoli, nel calore che la filigrana assume sotto il bordo del foglio, dove le mie trecce fanno da gancio alla cornice. Accanto a me, appeso a testa in giù sul ramo del salice, c’è Antoine, il pipistrello che mi ha insegnato a vocalizzare e a orientarmi nel buio. Anche lui aveva paura dei temporali. Anche lui è stato preso dalle ombre in una notte come que―
Una risata maschile urta contro la finestra. Dal cimitero di famiglia, oltre il giardino, altre risate sovrastano la caduta della pioggia nelle pozzanghere.
Calma, Alexane, sono solo i mezzadri di papà. L’estate è appena iniziata e da qui a Fonte d’Amore il raccolto è abbondante. Magari sono solo venuti a scaricare gli attrezzi. Magari erano solo ubriachi e hanno perso la stra―
Le voci intonano una litania. Un oggetto metallico batte sul terreno e sfrigola sul pietrisco.
Era una pala? Vogliono rubare dalle tombe dei nonni? Nessun mezzadro farebbe una cosa del genere ai marchesi De Lamartine.
Poggio i piedi sul parquet e mi alzo.
La pioggia batte sulla finestra come grandine. La grondaia all’esterno è stracolma e cigola fra gli anelli che la fissano al muro.
Ti prego, Signore, fa che non siano ladri, fa che tutto questo sia solo un brutto sogno.
Allaccio la mano sul pomello e apro la finestra. Il vento mi scompiglia i capelli e mi spruzza sul viso schizzi di pioggia e aghi di pino. Nell’aria c’è odore di incenso, crisantemi, di camini che sbuffano nell’aria zaffate di cenere.
Mi asciugo la faccia sul pigiama e indirizzo l’orecchio verso il cimitero.
Le voci sono confuse, si disperdono nel fischio del vento tra le foglie.
Premo la lingua sul palato e la stacco con uno schiocco. Il suono esce dalla mia bocca, raggiunge il cimitero e...
1,2,3…
… il suono torna nelle mie orecchie e disegna nei condotti uditivi due sagome ferme sotto la pioggia.
Una ha i capelli lunghi fino alle spalle. Mia madre? No, non può essere. Forse l’onda è stata disturbata dalla pioggia.
Vocalizzo di nuovo.
Le onde viaggiano nell’aria e disegnano i calchi delle due sagome nel cimitero. La prima è il dottore di famiglia: impugna una pala e sta ricoprendo una buca fra le due tombe dei miei nonni. L’altra è mia madre: è sotto il salice, il vocalizzo l’ha raggiunta nell’atto di inchiodare al suolo una croce.
Hanno seppellito qualcuno? E perché lo hanno fatto di notte, sotto la pioggia? Devo scendere da mio padre e raccontargli tutto.
Allungo il bastone verso la porta ma un brivido mi paralizza le gambe. E se mio padre fosse d’accordo con loro? La tomba è in bella vista, non hanno fatto nulla per nascondergliela. Ma se anche lui era d’accordo, perché adesso non è al cimitero?
Tranquilla, Alexane, una spiegazione c’è. Meglio scendere, intanto, e raccontargli tutto.
Mi avvicino alla porta e nella mia testa rimbomba la voce di mia madre che mi proibisce di uscire. Mi scoprirebbe, se lo facessi: lei sa sempre tutto, fiuta i miei pensieri, li legge anche da lontano. E se mi scoprisse mi rinchiuderebbe nella mia stanza per tutta l’estate.
Mi rinfilo nel letto. La pioggia è diminuita e gli ultimi tuoni brontolano lontano, nel ventre delle montagne. Stringo la foto. Forse la persona che hanno sepolto è legata al mio passato. Magari se scopro il nome inciso sulla croce ricorderò qualcosa della mia infanzia.
Non disubbidire, Alexane, il diavolo cerca solo una scusa per strapparti le orecchie, non lo sai?
Deglutisco. Hai ragione. La croce è lì e posso leggerla anche domani, se voglio.
Chiudo gli occhi e conto le pecorelle. Una, due tre… la quarta si ferma prima dell’ostacolo e mi sorride. ‘Beee e se non ti permetteranno più di uscire? Beee e se da domani mattina ti chiuderanno a chiave nella tua stanza?’
Che pensiero sciocco, pecora. Mia madre non arriverebbe mai ―
‘Non mentire, beee. Tua madre è un mooostro, beee, un mooostro’.
Hai ragione, non posso aspettare. Quel nome potrebbe aiutarmi a recuperare la memoria. E io voglio sapere chi sono e voglio saperlo adesso, subito.

***

Apro il portone del Casale. L’aria che rientra dall’esterno risucchia dalle mie caviglie l’ultimo calore delle coperte. È il freddo della notte, quello che scende dal Morrone per ricoprire di brina i capelli dei salici.
Infilo il portaombrelli fra il portone e il muro. Ti prego, Signore, fa che il vento non lo sposti, fa che la mamma non si svegli prima del mio ritorno. Ho attesa un’ora, dopo il suo rientro, e potrebbe essere l’unica occasione che ho per leggere quel nome.
Tasto con le dita lo spazio esterno alla porta. È freddo, umido, l’aria che lo riempie puzza del letame che proviene dalle stalle.
Oriento il bastone in direzione del cimitero e mi faccio strada. Le scarpe affondano in zolle di fango e aghi di pino. La melma rientra nei passanti dei lacci e mi congela i calzini. Devo ripulirmi bene, una volta in camera, e cancellare tutte le mie impronte dalle scale.
Supero il glu glu della fontana al centro del giardino; sposto le fronde dei salici che fanno da confine al cimitero e mi fermo davanti alla croce, fra le due tombe dei nonni.
L’odore dell’incenso e dei crisantemi risale dalla terra con l’umidità della pioggia. Un gufo, alle mie spalle, mi saluta con un verso basso, di gola, e qualcosa di più grosso striscia veloce fra le siepi.
Non farti spaventare, Alexane, devi solo scoprire il nome inciso sulla croce e rientrare in camera tua prima che faccia giorno.
Allungo il bastone. La punta traccia una linea retta sul terreno e si ferma contro un paletto di marmo. Lo ripercorro in altezza e mi fermo al centro, in corrispondenza di una targhetta metallica. Il nome dovrebbe essere inciso qui. Ci sono quasi.
Mi inginocchio, aggancio le mani al braccio laterale della croce e tasto la targhetta. Il metallo è liscio, l’incisione che riporta il nome è a filo con la superficie. Strano. Le targhe dei nonni hanno i nomi in rilievo e questa no. Forse non volevano che la leggessi?
Calma, Alexane, l’incisione è più calda rispetto al metallo che la circonda. Se ti concentri, puoi arrivare al nome attraverso la differenza di temperatura.
Appoggio il palmo sulla targhetta e inspiro a fondo. Il metallo è freddo. I pulviscoli dell’incisione, al centro, sono più caldi, ma si addensano in una grafia troppo minuscola per le mie mani.
Avvicino la bocca alla scritta. I tubercoli sensibili delle labbra accarezzano l’incisione da destra verso sinistra. La prima parola del nome è una ‘L’; la seconda una ‘A’.
Bene. Ci sono qua―
Il portaombrelli che tiene aperta la porta rotola a terra con un tintinnio metallico. Alle mie spalle, dall’altra parte del giardino, la vibrazione dei tacchi di mia madre si propaga sul terreno in piccole onde concentriche.
Devo sbrigarmi!
Trattengo il fiato, accarezzo la targa e il resto della scritta si imprime lettera dopo lettera sulle mie labbra: Lamartine.
No, mi sto sbagliando, solo io e mio padre portiamo questo cognome.
I passi di mia madre mi arrivano alle ginocchia in cerchi sempre più svelti, nervosi, che frantumano i formicai sul prato.
Attacco le labbra all’incisione. La scritta non mente: la persona sepolta è una Lamartine.
Tutto questo non ha senso. Un funerale segreto, una tomba senza nome, un parente sconosciuto. E mio padre? Perché non era con loro?
Mia madre si ferma fuori il rettangolo della sepoltura. È dietro di me. Il respiro le galoppa nervoso fra una narice e l’altra.
Strizzo le palpebre e incasso la testa fra le spalle. Mi preparo allo schiaffo, quello che mi riserva ogni volta che disubbidisco, ma non arriva.
Il suo respiro accelera, come se espirasse fiamme. «Razza di vipera. Cosa ci fate qui?»
Le punto il bastone contro. «Un altro passo e chiamo mio padre. Giuro su Dio che lo faccio!»
Ride, una risata affilata, come le pagini taglienti di una Bibbia. «Vostro padre non può sentirvi. Né lui né il vostro Dio.»
Un brivido mi contrae le scapole. «Do-dov’è mio padre?»
Sbuffa, seccata. «Nella vostra stanza, dove lo avete lasciato.»
Nella mia stanza? Non c’era nessuno quando sono uscita.
Aspetta…
Le dita dei miei piedi si rattrappiscono nelle scarpe e la memoria di qualcosa di cattivo mi sale da lì fino alla radice dei capelli.
È accaduto qualcosa nella mia stanza. Ma cosa? Devo ricordarlo. Il bruciore che mi avvampa nel petto mi dice che è importante, e che mi farà male…

***

«La colazione.» Mia madre si ferma ai piedi del letto. Un profumo aspro di Tè e biscotti alle mandorle riempie la camera.
Mi brucia lo stomaco, gli acidi gastrici mi graffiano la gola. E mangiare di certo non mi aiuta: negli ultimi giorni non ho fatto altro che vomitare.
Sforzo un sorriso. «Vi ringrazio.»
Poggia il vassoio sul letto. «Il dottore vuole che mangiate tutto e che controlli personalmente che lo facciate.»
Deglutisco. «Non ho fame.»
«Come pretendete di guarire se non mangiate?»
«Ma-ma io sto bene.»
«Il dottore non è dello stesso avviso. Avvicinatevi, forza.»
Mi siedo sul bordo del materasso. Tasto le lenzuola e afferro un biscotto dal vassoio. Ne stacco un pezzo dall’angolo e lo mando giù. Le mandorle sono amare, l’impasto che le ricopre ha un retrogusto acido, come un limone andato a male. Mi sciacquo la bocca con due sorsi di Tè, mi tappo il naso e mando giù il resto.
«Bene.» Si alza, recupera il vassoio e si muove verso la porta. «Spero che il cibo vi porti giovamento. Non sappiamo più che altre strade prendere con voi.»
La porta si chiude, i suoi passi si allontano al di là della parete con una vibrazione nervosa, fredda, che graffia il silenzio del corridoio.
Una fitta allo stomaco mi piega in due. Mi precipito in bagno, mi inginocchio e vomito un fiotto acido all’interno della tazza.
Mi gira la testa, le orecchie mi ronzano come se nei timpani avessi le vespe. Devo reagire, togliermi dalla bocca questo sapore.
Mi alzo e getto la faccia sotto l’acqua del lavandino. Faccio dei gargarismi e risputo ogni rimasuglio nell’acquaio.
La porta della mia stanza si apre. Due scarpe di cuoio scricchiolano sui listelli del pavimento. Si avvicinano alla porta del bagno, si fermano, una bocca che puzza di sigari e disinfettanti emette un sospiro. «Debbo dedurre che i vostri sintomi non sono affatto migliorati, signorina Alexane.»
È il dottore. Per questo le mie spalle si sono irrigidite. Per questo le mie gambe si sono serrate come una forbice. Dopo così tanti anni non sono ancora riuscita ad abituarmi alla sua presenza.
Entra nel bagno, la porta si chiude. «Vi aiuto a distendervi, signorina.»
«No.» Il tono della mia voce è alto, più alto di quanto avrei dovuto.
Le sue mani mi toccano le spalle, mi salgono sul collo e s’insinuano lascive fra i capelli. «Non dovreste stare in piedi, lo sapete. La vostra salute è cagionevole e avete bisogno di riposo.»
Ventilo. «St-sto bene.»
Avvicina il bacino alle mie natiche e preme la fibbia della cintura sulla mia schiena. «Oh, no, questo lo devo stabilire io.»
«Vi pre...»
«Shhh.» Allunga un dito sulle mie labbra e le dischiude con l’unghia.
Mi fermo, tremo dalla testa ai piedi come una tavola percossa da un martello. Questo è solo l’inizio, il primo dei suoi numerosissimi giochi che mi vedranno prima in ginocchio, poi sdraiata, infine cavalcioni su di lui come un amazzone.
Apro la bocca, emetto un roco per farlo smettere, ma il suo dito mi schiaccia le parole sulla lingua.
Sgomito. «No, flelmo, vi scongiuvo.»
«Oh, sì, avete le tonsille infiammate.» Affonda due dita nella gola e le muove intorno all’ugola. «Sì, proprio infiammate, dobbiamo umettarle con il mio balsamo speciale.»
Tossisco, uno spruzzo di vomito mi schizza dal naso e mi cola sul mento.
«Non muovetevi, stupida Lamartine.» Mi stringe i capelli, se li rigira in una mano e chiama il mio viso al cielo. «Adesso vi inginocchiate e approfondiamo la visita. Un solo lamento e dirò a vostra madre che mi trasferirò qui, nella vostra stanza, affinché possa continuare queste visite giorno e notte.»
Con la mano libera mi afferra la spalla e mi spinge in basso.
Non farlo, Alexane, non farlo.
Le mie ginocchia si piegano, vanno giù, sempre più giù, sulla scacchiera gelida del bagno.
Il dottore si slaccia la cintura. La fibbia di metallo mi scivola dai lombi e cade per terra. «Shhh, è per il vostro bene, zitta.»
Un fiotto di rabbia mi esplode lungo il corpo.
Basta, Alexane, è il momento di reagire!
Contraggo la mascella e affondo i denti sul suo dito. Gli incisivi bucano la pelle, tranciano dei filamenti duri come cuoio e raggiungono l’osso. Un fiotto caldo, dal sapore metallico, mi inonda la bocca.
Il dottore emette un urlo gutturale e mi schiaccia la fronte contro il muro del bagno. «Sputa, puttana, sputa!»
Puttana? Serro i denti con più forza e la punta del suo dito – CRACK – si spezza in due come un biscotto.
Caccia un grido acuto e mi colpisce la tempia con un pugno.
Le ghiandole degli occhi mi esplodono sugli zigomi in lacrime calde. Fa male, ma non posso mollare. Se lo lascio mi ammazzerà di botte.
Una vibrazione scuote il pavimento del bagno. La porta si spalanca e le mani fredde di mia madre mi afferrano per il collo. «Lascialo, vipera, lascialo!»
Le risputo metà dito addosso e le afferro le mani. Tiro per staccarle, ma non mollano.
Gli stivali di mio padre entrano nella stanza. Sono quelli con lo sperone sul tacco, quelli con i quali devo aver giocato qualche volta da bambina. Si avvicinano, si muovono lenti, inciampano sul risvolto del tappetto e si rimettono in piedi.
Il dottore apre l’acqua e getta le mani nel lavandino. «La ragazza è un’invasata. Chiamate il Pastore, subito!»
Le mani di mio padre mi afferrano per le spalle: sono bollenti, sudate, tremano sulle mie braccia come se fossero ripiene di formiche. Per questo non era con loro al funerale? Perché era malato?
Mi afferra per le spalle e mi libera da mia madre. «Santo Dio, che cosa vi è preso, Alexane?»
Indietreggio, batto con la scapola lo stipite della porta e mi fermo in camera. «St-sta mentendo, papà, è un bugiardo, un bugiardo!»
Un oggetto mi sfiora l’orecchio, batte sul muro in fondo e si rompe per terra in mille frammenti di cristallo. «Come osate? Siete un demonio, puttana!»
Mio padre mi affianca e mi stringe. «Calmatevi, dottore. Sono sicuro che la ragazza non ―» Un colpo di tosse gli mozza il respiro. Si batte il petto, tossisce, risputa sul pavimento un liquido che puzza di mandorle e sangue. «Uscite, Alexane, lasciatemi conferire con il dottore in privato.»
Mi allungo sulla porta della camera. Cado sul risvolto del tappeto e mi trascino con i gomiti fino all’uscita. Mia madre mi cammina dietro, ride, ci ha sempre goduto nel vedermi strisciare.
Mi rialzo sul pianerottolo delle scale e metto il piede sul primo gradino.
I tacchi di mia madre si fermano alle mie spalle. «Dove credete di andare?»
Mi giro. Il suo respiro nervoso mi sfiata addosso tutto lo sdegno, la vergogna, ora che mi sono ribellata e ho fatto quello che nessuna figlia dovrebbe mai fare: disubbidire.
«Sto uscendo, madre.» Calco l’ultima parola, la spezzetto fra i denti come se fosse di pietra.
Una mano mi colpisce il viso e mi fa girare la testa.
Indietreggio, i talloni incontrano il bordo del primo gradino e scivolano in basso. Sventolo le braccia, resto in bilico tra il cadere e il restare in piedi, ma un altro schiaffo mi colpisce la guancia e mi spinge di sotto.
Precipito.
La schiena e la testa urtano contro i gradini di pietra e negli occhi mi esplodono milioni di coriandoli neri.
Continuo a rotolare. I bordi sbucciati dei gradini mi martellano la schiena, i fianchi, la testa, dovrei gridare per il dolore ma non sento più nulla. Mi sto avvicinando all’uscita e il vento che proviene dall’esterno ha il calore dell’estate, della libertà, del volo degli uccelli dopo l’inverno.
Mi fermo sul pianerottolo dell’ultimo gradino. Il sangue mi ruscella dalla nuca e mi arroventa la pelle. Sto morendo, sì, ma non è la prima volta. Questo dolore alla testa è simile a quello di ieri e di ieri l’altro. Adesso lo so. Adesso so chi sono. Una morta, sì, un’anima bloccata in un giorno senza fine.

***

Vocalizzo.
Di fronte alla mia tomba ci sono il dottore e mia madre. Si stanno baciando. Le loro labbra emettono dei gemiti nauseanti, gli stessi che il dottore mi vomita addosso quando mi bacia. Per questo ci hanno ammazzati, certo. Io e papà eravamo solo un ostacolo per loro. Ma se possono ancora vedermi, nonostante sia morta, allora significa che papà si è difeso bene prima di morire.
Lancio loro addosso una manciata di terra. «Siete dei mostri, vi odio!»
Il dottore risucchia la saliva nella bocca e ride. «Forza, Adele, prendiamola.»
Prendiamola? No, questa è la mia tomba. Qui non potete pre―
Uno scarpone bagnato si poggia sul dorso della mia mano e me la blocca. Il tacchetto fa pressione sul mignolo per spezzarmelo.
Grido, fitte di dolore mi risalgono dal braccio fino alla testa.
Mia madre emette un soffio iroso e allaccia le mani sulla mia gola. Vuole strozzarmi. Non le basta il veleno, non le basta il sapermi già morta. Vuole togliermi tutto, anche la poca pace che mi spetta.
Allungo la mascella sulla sua faccia. Batto i denti intorno al suo naso. Non riesco a morderla.
È finita.
Un colpo di fucile esplode nell’aria e mi fa fischiare le orecchie.
Mia madre allenta la presa e si accascia sul mio petto con un lamento. Il dottore molla la mia mano e indietreggia.
Mi scrollo mia madre di dosso. Le mani mi si imbrattano di sangue e brandelli di stoffa.
Un altro colpo di fucile taglia l’aria in due. Il dottore emette un roco basso, di petto, e cade davanti ai miei piedi.
Due scarpe pesanti si avvicinano. Un suono metallico di speroni li accompagna. Papà!
Si inginocchia accanto a me e mi accarezza la guancia. La sua pelle è fredda, puzza di zolfo e polvere da sparo. «Come stai?»
Premo la mia guancia sulla sua mano, in una carezza che do e ricevo. «Adesso bene. E tu?»
La sua mano trema. «Bene, ma loro si sveglieranno presto, purtroppo.»
Già, e tutto ricomincerà da zero, come ogni giorno. «Portami con te, papà.»
Ferma la mano sulla mia tempia. «È meglio per te se resti qui. Barricherò le porte e farò in modo che nessuno più esca.»
Mi tiro su il moccolo. «Ti aspetterò qui, allora.»
Si alza. Gli speroni tintinnano nel retro degli stivali e si fermano. Vorrei tanto giocarci, adesso, ma il tempo dei giochi è finito. «Non avvicinarti al casale. Un giorno qualcuno ci libererà, ne sono certo, e torneremo di nuovo insieme.»
Non mi muoverò, papà. Ti attenderò qui, sulla mia tomba, da sola.



Alex Didò
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Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#2 » domenica 13 giugno 2021, 13:37

Ciao a tutti. Ambisco a entrambi i bonus.
Buona lettura

Dario17
Messaggi: 417

Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#3 » venerdì 18 giugno 2021, 23:25

Accidenti, ti sei incaricato di scrivere di un punto di vista dannatamente complicato: un pov di una ragazzina cieca che percepisce il mondo a mo' di pipistrello. Davvero impervio.
Il risultato ottenuto non mi dipiasce affatto. Pregevole.
C'è un ottima sintonia tra introspezione, percezione e azione. L ostile è buono e la lettura è stata piacevole. Quello che mi ha convinto di meno è il background della storia.
Tutta la discussione sulla perdita di memoria, sul morire ripetutamente, sulla malattia del padre e sulla ciclicità delle disgrazie che avvengono in quella casa mi hanno un po' frastornato e non credo di aver ottenuto tutte le risposte che volevo dal testo. Un testo così particolare meritava, per bilanciare, di una trama magari più lineare, magari un "semplice complotto" tra la madre e il dottore avrebbe fatto egregiamente il suo lavoro, senza quello sfondo esoterico un po' esagerato.
Visto che Alexane è cieca, direi che il tema è più che centrato.
Buona prova.

Alex Didò
Messaggi: 36

Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#4 » sabato 19 giugno 2021, 8:26

Grazie mille per il tuo feedback, Dario :)

Sì, ho voluto sperimentare un punto di vista cieco e con le abilità di localizzazione di un pipistrello. Sono felice che la scelta ti sia piaciuta. Cercherò, in futuro, di snellire la storia e di renderla meno carica.

Ancora grazie.

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MatteoMantoani
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Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#5 » sabato 19 giugno 2021, 9:18

Prime impressioni Ciao Alex. Eccomi a ricambiare il favore ;) ho letto il tuo racconto volentieri, anche se la prima parte mi ha messo un po' di confusione perché non avevo capito che Alexane fosse cieca. Anche il world Building è un po' difficile da delineare, ma ti spiego tutto tra poco.

Aderenza al tema. Per me ok. Per i bonus, non so se quello dell'animale te lo darei.. ma tanto non decido io. ;)

Punti di Miglioramento. Non ho molti appunti da farti lato stile. Hai voluto rendere un pdv cieco, e per me funziona bene. Quello che non mi torna tutto, è la trama. Chi sono Alexane e la sua famiglia? Fantasmi? Forse più zombie, per come siano dotati di un corpo. Un po' comodo come hai gestito le informazioni, con lei che deve riacquistare la memoria un po' alla volta.. più un espediente che una necessità per la storia. Anche la cattiveria gratuita della mamma è poco esplorata. Forse una "matrigna" sarebbe stata un po' più accettabile, ma questa madre fa volutamente stuprare la figlia al suo amante.. mmm.. boh.

Punti di Forza. Certamente interessante, come pdv. Mi ricorda molto Daredevil, cui probabilmente ti sei ispirato. Ha un po' i superpoteri, sinceramente, e allo stesso tempo forti limitazioni su cose un po' semplici (riesce a "vedere" analizzando il suono prodotto dallo schiocco della lingua, come Daredevil, e addirittura leggere col calore, ma non riesce a delineare i connotati delle persone e riconoscere il padre se non dagli stivali.. mmm). L'idea che un pipistrello insegni qualcosa a qualcuno è molto interessante, pensavo addirittura a una vampiressa cieca all'inizio..

Conclusioni molto bene la narrazione, un po' meno bene la gestione delle informazioni sul tuo world building. L'incipit magari è da rivedere un po', qualcuno una volta mi ha detto che l'inizio deve mostrare le cose migliori del tuo racconto, perché, a parte queste garette in cui siamo tutti "costretti" a leggere tutto fino alla fine, la gente normale è invogliata dalle prime righe. Il tuo incipit, a mio personalissimo avviso, è troppo confusionario.. ma anche io non sono un campione di incipit :) come hai notato anche tu nel commento al mio racconto. Per me, comunque, una buona idea.

Alex Didò
Messaggi: 36

Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#6 » sabato 19 giugno 2021, 9:52

Grazie per il feedback, Matteo, in fase di ristesura cercherò di migliorare gli aspetti da te elencati. Non mi sono ispirato a nessuno, comunque, l'idea è partita dalla necessità di approfondire nella mia scrittura gli altri 4 sensi, così da renderla più ricca. Ma darò un'occhiata anche a Daredevil, mi hai incuriosito. :)

Cristina
Messaggi: 29

Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#7 » sabato 19 giugno 2021, 15:25

Ciao Alex, eccoti i miei commenti!
Nella parte iniziale ho fatto un po’ fatica ad essere certa che la protagonista fosse cieca. L’ho intuito quasi subito visto che nomini il bastone guida, poi però sono rimasta un po’ in dubbio nella parte in un cui prende la foto, non capivo se fosse solo la stanza ad essere molto buia, oltre il fatto che Alexane aveva infilato la testa sotto il cuscino, oppure se lei fosse appunto cieca. Non lo era dalla nascita immagino visto che si ricorda visivamente della foto.
Quando poco dopo sente le risate e i rumori fuori dalla finestra chiusa, mi sono chiesta come facesse a sentire suoni del genere con lo scrosciare della pioggia al terzo piano e la testa sotto il cuscino. Più avanti si capisce che ha delle super percezioni, prima mi sembrava una incongruenza.
Il racconto mi è piaciuto molto, ma la parte in cui si chiede chi hanno seppellito, se potesse essere legato al suo passato e che anche suo padre fosse d’accordo a fare tutto di nascosto, mi ha confusa un po’. Ho pensato in primis, i suoi veri genitori? Ma no, il padre e la madre ci sono, quindi chi? Cosa non ricorda del suo passato? Forse non sono loro i suoi genitori? Ma non credo fosse questo il dubbio che volevi instillare.
Qui: ‘ Devo ripulirmi bene, una volta in camera, e cancellare tutte le mie impronte dalle scale’ ero ormai certa che Alexane fosse cieca, come poteva assicurarsi di pulire bene le scale? Hmm
Anche questa parte non ho capito bene:

Bibbia. «Vostro padre non può sentirvi. Né lui né il vostro Dio.»
Un brivido mi contrae le scapole. «Do-dov’è mio padre?»
Sbuffa, seccata. «Nella vostra stanza, dove lo avete lasciato.»
Nella mia stanza? Non c’era nessuno quando sono uscita.

Perché il padre non dovrebbe sentirla e neanche il suo Dio addirittura? Ho pensato stesse per ucciderla o che li ci fosse seppellito il padre, ma poi dice che è in camera… ad aumentare i dubbi il fatto che lei ricordi qualcosa di vagamente brutto successo in camera… ha ucciso Alexane suo padre e non lo ricorda? Il cadavere è nella camera pronto per essere portato alla tomba?

Dopo così tanti anni non sono ancora riuscita ad abituarmi alla sua presenza

Dopo questa frase ho pensato che non poteva aver dimenticato di aver appena ucciso suo padre visto che aveva i ricordi di tanti anni. Probabilmente quindi non sapeva qualcosa della sua infanzia? Ma cosa poteva essere così importante da conoscere legato ad un parente visto che madre e padre li aveva? Magari una frase in più da qualche parte su quale fossero i suoi dubbi, avrebbe chiarito un po’ cosa ci potevamo aspettare.

Sto morendo, sì, ma non è la prima volta. Questo dolore alla testa è simile a quello di ieri e di ieri l’altro. Adesso lo so. Adesso so chi sono. Una morta, sì, un’anima bloccata in un giorno senza fine.

Qui capiamo in parte cosa succede. Credo sia un po’ come nel film ‘La casa dei ragazzi speciali’. Alexane rivive ogni giorno la sera del seppellimento e la mattina dello stupro/morte. Lei muore la mattina dopo il seppellimento (la madre la stava anche avvelenando) ed il ricordo brutto nella camera è un residuo del suo ricordo dello stupro non ancora avvenuto. Quindi non ricorda fino alla fine il suo rivivere questo ciclo all’infinito. Molto carino ma non mi chiarisce cosa stesse cercando di scoprire lei, non trovando questo pezzo di risposta mi sono dovuta rileggere un bel po le frasi per essere sicura di aver capito bene.
E non lo chiarisci neanche dopo purtroppo:
Dici che c’è la tomba di Alexane (quindi lei ora è uno spirito), poi dici che anche il papà è morto e si è difeso bene prima di morire, se la vedono.. quindi il padre aveva dei poteri? Quello che lei vuole sapere è il nome di qualche altro suo parente con dei poteri (lei ha la visione tipo pipistrello)? Ma perché quel parente avrebbe mai dovuto sbucare lì per farsi uccidere? Lei sente molto bene avrebbe udito voci estranee arrivare?
Poi arriva il padre (zombie?spirito?), che può colpire differentemente da Alexane la madre ed il dottore, e li uccide. Poi tocca Alexane quindi anche loro sono sullo stesso piano. Dice infine che presto la Madre e il dottore torneranno ed il ciclo riprenderà.. quindi torneranno in senso di spirito?
Poi la lascia li e dice che tornerà in casa, la barricherà e non farà uscire più nessuno.. ma quindi il ciclo riparte perché Madre e Dottore escono a scavare la tomba? E’ loro che deve bloccare? Perché Alexane rimane li tutta sola? Era la sua tomba quella anche all’inizio? La madre ed il dottore ricordano tutto nei cicli invece Alexane e il padre no?

Per concludere, scusa la pappardella, ma il racconto ripeto mi è piaciuto molto, ed ho voluto analizzare pezzo per pezzo anche per ragionare sugli interrogativi che nascono leggendolo e magari svelarli ^^.
Per me avrebbe funzionato benissimo anche con meno misteri, anzi sarebbe stato ancora meglio se alla fine capivamo che semplicemente il padre cercava di interrompere il ciclo ed era vivo e voleva liberare lo spirito della figlia bloccato in questo cerchio.
Per il tema direi che ci siamo! Anzi si sente davvero molto la solitudine di questa ragazzina, per di più cieca. Per i bonus vediamo. Per l’animale mi sembra molto tirato, c’è solo una frasetta in cui dici che il pipistrello ha insegnato ad Alexane a vocalizzare.
Il misfatto necessario invece direi che ci siamo, anche se li avrei ucciso prima quei due se fossi stata nel padre ^^.
Per concludere, lo stile è immersivo, molto particolare l’effetto che si ha leggendo il punto di vista di una ragazzina cieca e per me ci sei riuscito bene! Bravo!
Cristina Di Rosa

Alex Didò
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Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#8 » lunedì 21 giugno 2021, 9:26

Wow, Cristina, la tua analisi è spettacolare. Grazie mille per i consigli ;)

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#9 » lunedì 21 giugno 2021, 14:43

Ciao Alex.
Anche nel tuo caso ti do il mio benvenuto in questa gabbia di matti, essendo anche tu una faccia nuova.
Parto col dire che, tra i brani letti finora, il tuo è quello che mi ha convinto di più. Stilisticamente parlando, hai senz’altro una mano ferma, con le idee chiare su cosa mostrare e come mostrarlo. Il gran numero di dettagli concreti, tuttavia è, per certi versi, anche un problema in un racconto del genere. In più occasioni il tuo portatore di PDV si lascia andare a associazioni mentali tipiche di un vedente (ad esempio quando parla di ombre da scacciare), il che mi ha fatto pensare che la vista sia stata persa in un secondo momento. Resta però il fatto che il suo modo d’interpretare lo spazio è più simile a quello di un vedente. Personalmente avrei calcato maggiormente la mano sul mondo visto attraverso gli schiocchi di lingua, che ho trovato sin da subito molto interessante e che, più che Daredevil, mi ha ricordato il caso (credo unico al mondo) di Ben Underwood e la sua abilità a orientarsi grazie all’ecolocalizzazione.
E qui mi collego a un’altra piccola nota stonata: pur comprendendo che il bastone aveva lo scopo di far capire che la protagonista è cieca, qual è il suo scopo ai fini narrativi se poi lei è in grado di muoversi attraverso l’ecolocalizzazione?
Altro problema riscontrato, al pari di chi mi ha preceduto, è il flusso d’informazioni non del tutto chiaro, ma sono convinto che questo sia un aspetto facilmente risolvibile con un’accurata fase di revisione del testo.
In generale, ripeto, la storia mi piace. Una volta limato il sopracitato flusso d’informazioni, il tuo può diventare un gran bel racconto.

Detto questo, passo ad alcune note più specifiche.

Nessuno può ―

Attenzione che la em dash deve rimanere attaccata all’ultima parola della frase che va a tagliare. Ho visto che più avanti nel testo a volte rifai lo stesso errore, altre la riporti nel modo corretto. A tal proposito, forse usi la em dash un po’ troppo spesso, anche quando non è del tutto necessaria, tipo nel seguente caso:

Magari erano solo ubriachi e hanno perso la stra―
Le voci intonano una litania. Un oggetto metallico batte sul terreno e sfrigola sul pietrisco.

È davvero necessaria l’interruzione del pensiero? L’em dash molto particolare. Abusarne rischia di rendere la narrazione frammentaria e ridondante.

Poggio i piedi sul parquet e mi alzo.

Fino a pochi istanti prima, la protagonista aveva il terrore a uscire dal letto, ora sembra calma e rilassata. A mio avviso qua può essere utile mostrare una certa insicurezza nel movimento, con il piede tremante che si ritrae leggermente a contatto col pavimento o qualcosa del genere.

Vocalizzo di nuovo.

Non credo che “vocalizzare” sia il termine più corretto per indicare il suono precedentemente descritto. Personalmente non mi farei troppi problemi a ripetere “schiocco”, anche se in questo caso usato come verbo anziché come sostantivo. È la parola che meglio esprime ciò che vuoi descrivere e si trova a una distanza sufficiente da non dare fastidio durante la lettura.

Una, due tre…

Manca una virgola.

Hai ragione. La croce è lì e posso leggerla anche domani, se voglio.
[…]
Hai ragione, non posso aspettare.

Questa invece è una ripetizione che cercherei di evitare.

Devo ripulirmi bene, una volta in camera, e cancellare tutte le mie impronte dalle scale.

Una delle mie fissazioni (trattandosi di un mio vecchio difetto stilistico) sono i possessivi. 9 volte su 10 sono inutili, in quanto il contesto basta e avanza a far capire chi possiede cosa. Questo è uno di quei casi. Dopotutto, a quali altre impronte potrebbe mai riferirsi la protagonista?

Alla prossima.
Ultima modifica di Alessandro -JohnDoe- Canella il martedì 22 giugno 2021, 9:28, modificato 2 volte in totale.
lupus in fabula

Alex Didò
Messaggi: 36

Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#10 » martedì 22 giugno 2021, 9:20

Ciao Alessandro :) grazie mille per i consigli, mi torneranno sicuramente utili in fase di ristesura. Buona giornata.

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ItaliaLeggendaria
Messaggi: 172

Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#11 » giovedì 24 giugno 2021, 12:04

Ciao Alex.
Il tuo racconto è sicuramente molto particolare grazie, sopratutto, all'utilizzo di un pov cieco per raccontarci la vicenda. Alcuni passaggi li ho trovati un po' in contrasto con il fatto che la ragazzina sia cieca, tipo che tenesse una fotografia nel pigiama per ricordarsi di quando era più piccola, o che si preoccupi di pulire le scale, così come la sua capacità di rilevare chi siano le due persone nel cimitero nonostante un temporale fortissimo.
L'idea è buona, ma molto, forse troppo, macchinosa. Ci sono molti dettagli che rallentano la lettura e il fatto che la protagonista sia in un loop temporale incasina un po' la storia.
Il tema è centrato in pieno. Il bonus dell'animale direi di no perché è solo un accenno in un testo che te lo fa presto dimenticare. Sul misfatto necessario ho qualche dubbio perché se sono in loop temporale (e lo sanno) non so quanto sia necessario. Cioè potrebbero quasi fare qualunque cosa, visto che ogni giorno ripartirebbe da capo.
A parte questo, hai fatto un buon lavoro.

Alex Didò
Messaggi: 36

Re: Alexane e il mistero della tomba senza nome.

Messaggio#12 » giovedì 24 giugno 2021, 12:20

ItaliaLeggendaria ha scritto:Ciao Alex.
Il tuo racconto è sicuramente molto particolare grazie, sopratutto, all'utilizzo di un pov cieco per raccontarci la vicenda. Alcuni passaggi li ho trovati un po' in contrasto con il fatto che la ragazzina sia cieca, tipo che tenesse una fotografia nel pigiama per ricordarsi di quando era più piccola, o che si preoccupi di pulire le scale, così come la sua capacità di rilevare chi siano le due persone nel cimitero nonostante un temporale fortissimo.
L'idea è buona, ma molto, forse troppo, macchinosa. Ci sono molti dettagli che rallentano la lettura e il fatto che la protagonista sia in un loop temporale incasina un po' la storia.
Il tema è centrato in pieno. Il bonus dell'animale direi di no perché è solo un accenno in un testo che te lo fa presto dimenticare. Sul misfatto necessario ho qualche dubbio perché se sono in loop temporale (e lo sanno) non so quanto sia necessario. Cioè potrebbero quasi fare qualunque cosa, visto che ogni giorno ripartirebbe da capo.
A parte questo, hai fatto un buon lavoro.


Ciao Morena, grazie mille per il feedback :)
Alexane è cieca, ma grazie al tatto (fotografia/orme sulle scale) e i vocalizzi (persone nel cimitero) è in grado di sopperire alla mancanza di vista. Quando accarezza la foto, infatti, dice che è nera, ma che la sensazione tattile trasforma la pellicola in un ritratto. Ovviamente il processo è macchinoso, ma questo è il prezzo che ho dovuto pagare per avere un protagonista cieco in prima persona. Sul bonus dell'animale c'è anche la pecora che parla con lei. Sono passaggi rapidi, forse troppo, quindi concordo con te.
Il loop temporale incasina, è vero, ma l'ho scelto volutamente, per dare alla storia quel caos che è nella testa del protagonista.
Felice, comunque, che il racconto ti sia piaciuto. Grazie ancora per il commento. A rileggerci :)

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