Voglio solo tornare a casa

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo giugno sveleremo il tema deciso da Wladimiro Borchi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
Cristina
Messaggi: 29

Voglio solo tornare a casa

Messaggio#1 » domenica 13 giugno 2021, 17:15

È notte fonda e non ci sono umani in giro: nessuno, nella strada deserta tra le curate villette di periferia, desidera vendicarsi con il vicino o mettere fine alla propria sofferenza.
Se mi avvicinassi alle abitazioni la situazione cambierebbe, ma per stanotte ho già da fare.
Scivolo leggero ad un palmo da terra, sotto i lampioni, seguito a breve distanza dall'essenza di Lucia Remassi, anni ottantre, vedova. Rallento, do un'occhiata alle mie spalle. L'anziana, avanza a piccoli passi, il capo chino a fissarsi i piedi. La sua essenza fumosa, che lascia intravedere l'auto nera parcheggiata dietro di lei, non nasconde il suo sguardo spento.
Gli umani non smettono di incuriosirmi. Lucia odiava tutti, si augurava di morire da anni, ed ora non era felice di essere giunta al termine di questo suo ciclo vitale.
Avanziamo in silenzio. La casa della donna si trova appena oltre la zona residenziale, dove inizia il bosco. È una struttura a due piani un pò fatiscente, la luce di una lanterna ne illumina l'ingresso, tre scalini di legno malandati sono coperti da una tettoia in plastica.
Siamo arrivati. Mi avvicino agli scalini e mi volto verso la donna allungando un braccio verso di lei. La tunica che mi copre ondeggia, scoprendo la mia mano che di umano non ha quasi più nulla. Le mie dita rinsecchite somigliano a quelle delle mummie. Meglio tenere coperto il resto del mio aspetto, non voglio dover recuperare un'essenza impazzita dallo spavento.
La donna solleva la testa, le labbra sottili semiaperte, mi fissa con sguardo vaquo.
Sposto la mano verso la casa, indicandogliela. «Siamo giunti alla tua dimora Lucia.»
Senza dire una parola, lei avanza a piccoli passi, verso l'ingresso.
«È dunque questa la tua scelta?» le domando, abbassando il braccio.
Lei si ferma, il piede sul primo gradino, mi da le spalle. «Voglio solo tornare a casa.»
Le stesse parole che mi aveva detto in ospedale, quando ho accolto la sua essenza. Non aveva detto altro, ma a me bastava. Non doveva darmi motivazioni.
«D'accordo.»
Lucia indugia qualche secondo davanti alla soglia e attraversa la porta, scomparendo attraverso il legno scrostato.
Un gatto nero con un collarino rosa, sbuca da dietro la casa e si siede ad osservare la porta, sotto la lanterna. La luce si spegne, immergendo l'abitazione e l'animale nell'oscurità.
Lascio quel luogo solitario, infilandomi tra le ombre del bosco. C'è qualcun altro che mi attende.

Affondo la pala nella terra, spingo con il piede per dare più forza. Ho il fiatone, il cuore mi batte a mille e mi tremano le gambe.
La torcia che ho appoggiato a terra illumina i miei piedi. Ruoto le braccia, sollevando la zolla di terra e la rovescio di lato, sopra la fossa.
Mi appoggio di peso sulla pala. Non respiro. Non è solo per la fatica.
Calmati ora, il grosso è fatto, va tutto bene.
Il silenzio del bosco sembra volermi ammonire.
Non dovevo... ho ucciso, ho ucciso una persona. Sono un assassino.
La vista mi si appanna, cerco di stare dritto, stringo la mano sul legno del manico.
Lacrime calde mi scaldano le guance. Scivolo in ginocchio, la pala mi sfugge e cade a terra con un tonfo. Ormai è fatta. Non posso tornare indietro. Lo stomaco mi si contrae e vomito bile sulla terra smossa. Boccheggio, ho la mente annebbiata.
Sara, l'ho fatto per te. Il mostro non c'è più.

«È la mia parola contro la sua Giorgio, hanno detto così.» Sara, coricata sul divano, si tira la copertina di cotone sopra la testa e mi gira la schiena. «Basta, ti prego, non voglio più parlarne.»
Stringo i pugni, in piedi davanti a lei. Cosa posso fare?
Roberto Calessi.Vorrei ammazzarlo, quel pezzo di merda. Ha negato tutto. Con mia sorella in ospedale, piena di lividi. La mia sorellina. Ha solo quindici anni e... Gli occhi mi si riempiono di lacrime e mi volto. Vado in cucina.
Mi siedo su uno sgabello e appoggio la fronte sul marmo della penisola. Cosa posso fare?
Al momento le indagini sono in corso, faremo tutto il possibile. La legge sapeva solo dire questo? Possibile che a quel bastardo sia bastato usare un contraccettivo per passarla liscia?
Non sono state trovate tracce di... picchio la testa sul marmo, ma la voce piatta del polizziotto che parlava con i miei genitori, mi continua a martellare nel cervello.
L'ho cercato su Facebook, Roberto. So chi è. Ho la sua faccia stampata in mente.
Deve pagarla per quello che ha fatto, non può passarla liscia. L'ho cercato, ho chiesto in giro, ho scoperto dove lavora, ma lui non si fa trovare. Non cia sta neanche andando, a lavoro.
Ha paura e fa bene. Se mi capita tra le mani...
Ci ha rovinato la vita. Mamma e Sara continuano a piangere e papà sembra uno spiritato.
Non fanno nulla.
Mi hanno detto di smetterla, che per il bene di Sara dobbiamo dimenticare ed andare avanti, ma non ce la faccio.
Mi alzo, vado all'ingresso, lancio via le laciabatte e mi infilo le scarpe da ginnastica. Prendo il marsupio, le chiavi dell'auto, ed esco.
È quasi sera, i miei arriveranno tra poco, non ho voglia di un'altra cena depressiva in famiglia, di fingere che vada tutto bene e sorridere. Mi viene la nausea solo a pensarci.
Salgo sulla mia vecchia Ford Fusion ed accendo il motore. Dentro c'è puzza di sigaretta, dovrei lavarla. Fa un caldo boia oggi, e l'aria condizionata non va. Pigio sul tasto dei vetri automatici ed abbasso il mio e quello del passeggero.
Devo distrarmi un pò. Andrò a bere una birra, magari Riccardo è in giro. Frugo nel marsupio, tiro fuori il telefono e lo sblocco. Mando un messaggio al mio amico e butto tutto sul sedile di fianco a me. Intanto andrò a mangiare un panino al mcdonald, è da un sacco che non ci vado ed è fuori città, guidare un pò mi rilasserà. Parto.
Alzo il volume della radio, Virgin Radio picchia con il suo rock e copre la voce piatta del polizziotto che mi legge per l'ennesima volta le dichiarazioni di Sara. Sta zitto, tu.
Accellero. Imbocco la statale, prendo il telefono, non ci sono notifiche. Lo ributto sul sedile.
Gli Aerosmith suonano "living on the edge".
L'anno scorso ero al loro concerto a Firenze in quello stesso periodo. Il loro ultimo concerto. Mi sembra passato un secolo. Canticchio la canzone e accellero.
Ecco il Mcdonald. Intanto berrò qui una birra. Mi infilo nel Mcdrive ed ordino due hamburger ed una becks. Pago, prendo i panini e mi vado a parcheggiare in fondo, vicino al boschetto, sotto l'ombra degli alberi.
Appoggio il sacchetto di carta marrone sulle gambe e lo apro. Il profumo di patatine fritte e di carne cotta mi avvolge. Il nodo allo stomaco si scioglie un pò. Prendo una patatina e l'addento, cerco la birra. La stappo con il portachiavi e ne bevo un sorso. È bella fresca e mi rigenera.
Mi asciugo il sudore dalla fronte e faccio un lungo respiro. Chiudo gli occhi e mi lascio andare indietro sul poggiatesta. Devo calmarmi.
Mi raddrizzo e bevo ancora un pò.
Ho fatto bene a farmi un giro. Devo uscire un pò di più di casa, sto impazzendo.
Prendo un hamburger, lo scarto per metà e lo addento. Fantastico. Come può essere così buona una fettina di carne surgelata buttata dentro due fette di pane precotto?
Fuori il tramonto sembra volermi dare una mano stasera, rasserenandomi con i suoi colori caldi.
Una ragazza apre la porticina del Mcdrive e con una breve corsa, consegna un sacchetto ad una macchina parcheggiata poco più avanti. Mastico il mio panino e la osservo rientrare velocemente dentro il locale. L'auto si parcheggia in un angolo isolato.
Appallottolo la carta dell'hamburger e prendo l'altro, lo scarto e lo addento. Riccardo avrà risposto? Controllo il cellulare. Nada. Boh, sarà dalla donna.
Mangio il mio panino. Forse ne porterò un paio anche a Sara.
Dall'auto di prima, scende un tizio con un cappellino bianco, camicia slacciata e jeans. Lo guardo avvicinarsi ad un bidone e poi tentare un tiro, con il sacchetto del cibo avvolto a palla. Manca il centro. Si avvicina al bidone e si china a raccogliere la spazzatura. Gli cade il cappello e un ciuffo di capelli biondi mi fa saltare qualche battito.
È lui. Come ho fatto a non riconoscerlo subito?
Roberto si guarda attorno, prende il cappello, se lo rimette in testa e va veloce verso la sua auto.
Ti ho beccato, stronzo.

Il respiro pian piano torna normale. Cerco la torcia e la afferro. Illumino davanti a me. C'è terra smossa tutt'attorno, ma sono lontano dal sentiero, nessuno passa mai da lì. Pareggio il terreno scavato. Sono andato abbastanza in profondità, il cadavere non dovrebbe riaffiorare con la pioggia, spero solo che qualche animale selvatico non venga a scavare proprio qui.
Un brivido di freddo mi corre lungo la schiena. Sono completamente sudato, eppure mi sembra che l'aria si stia facendo più fresca. Saranno gli alberi, probabilmente lì sotto, si scalda meno il terreno di giorno e la notte si rinfresca prima.
Mi rialzo aiutandomi con una mano appoggiata sul ginocchio. Mi spazzolo i vestiti. Macchie scure rimangono sulla mia t-shirt marrone e sui jeans. Non è terra. Dovrò far sparire quegli abiti, li brucerò. Voglio andare a casa, farmi una doccia calda e dimenticarmi di questa notte.
La macchina è parcheggiata in una careggia fuori dal bosco, è nascosta ma meglio andarsene prima possibile. Dovrò controllare anche lei, potrebbero essere rimaste macchie di sangue nel cofano o sul sedile e se la polizia dovesse...
Un fruscio tra le piante.
Mi irrigidisco. Punto la torcia tra i cespugli, il fascio di luce tremola come la mia mano.
Due occhi gialli mi fissano. Tremo, il cuore in gola, metto a fuoco l'animale.
Un gatto nero con un collarino rosa è fermo con una zampa alzata, abbagliato.
Faccio un sospiro di sollievo. Cosa ci fa un gatto domestico nel bosco? Non mi sembra ci siano case nei paraggi, ma probabilmente si allontanano parecchio di notte. Sono animali notturni i gatti, giusto?
Raccolgo la pala, ma con la coda dell'occhio sbircio il gatto, che ora si è seduto e si lecca il pelo tranquillamente. Che spavento mi ha fatto prendere. C'era così silenzio prima, che quel fruscio mi ha fatto perdere qualche anno di vita. Ne ho già persi abbastanza questa sera.
In effetti, c'è fin troppo silenzio. Le cicale? Non c'erano animali in quel bosco? Forse li avevo spaventati quando ero arrivato trascinando il corpo.
Faccio un lungo sospiro. Me ne devo andare.
Voglio tornare a casa. Farmi una doccia e dormire.
Ma resto fermo.
Perchè non riesco ad andar via? Un brivido mi corre di nuovo lungo la schiena. Sono solo, nel bosco, di notte, non è normale starsene li impalati senza un motivo, sopra una fossa con l'unica compagnia di un morto. E di un gatto.
Sbircio ancora verso il felino. Non sta più guardando me. Fissa un punto alle mie spalle, con gli occhi sgranati, immobile. Seguo il suo sguardo, non c'è nulla.
Il gatto rizza il pelo e comincia a ringhiare. Soffia minaccioso e scappa via.
Mi volto ed illumino in giro con la torcia. Cespugli immobili, alti fusti ricoperti di muschio. Buio.
Non c'è niente di strano, ma la paura mi stringe lo stomaco. Potrebbe sbucare qualunque cosa da lì in mezzo. Devo andarmene.
Sollevo la pala, la stringo in una mano, non si sa mai che mi serva usarla, e comincio a camminare a passo svelto verso la mia auto. Con la torcia mi illumino attorno, mi fermo e dò ancora un occhiata dietro di me, per sicurezza. Il gatto è sparito e non c'è nient'altro in giro. Meglio così.
Cammino, la mente sgombra. Un ramo, non inciampare. Mi abbasso per evitare un rampicante, controllo a terra dove metto i piedi con la torcia.
La mia mente si è svuotata improvvisamente, il tempo sembra volare ed in pochi istanti sono all'auto. Mi sembrava di averci messo molto di più prima, al mio arrivo.
Prendo la torcia tra i denti e frugo in tasca cercando le chiavi. Trovate. Clicco sul bottone di apertura, apro la portiera. La luce all'interno dell'abitacolo si accende.
Rimetto in tasca le chiavi, spengo la torcia e la butto sul sedile. Vado dietro l'auto, apro il baule e ci butto dentro la pala. Lo richiudo un pò troppo forte, torno dal lato del guidatore, apro lo sportello, entro in auto e mi siedo.
Ah già.
Alzo il sedere e infilo la mano in tasca. Eccole lì. Prendo le chiavi e le infilo nell'accensione.
Appoggio la testa contro il volante. Forza Giorgio.
Andiamo.
Giro la chiave, il motore si avvia silenzioso, metto la prima, accellero piano. La strada battuta davanti a me scorre come se stessi navigando su un fiume circondato dall'erba alta. Vado avanti, come un'automa. Metti la seconda, accellera. La radio tace.

Seguo l'auto grigia. Le luci rosse posteriori illuminano la strada di campagna come un tunnel per l'inferno. Un pensiero molto umano, non è da me.
Giorgio Pasotti, anni 23, ha percorso il suo sentiero di sangue. La sua vittima, Roberto Calessi, anni 24, aveva concluso il suo ciclo vitale due ore prima ed il suo corpo mortale riposava tra gli alberi del bosco. La sua essenza non era rimasta bloccata, non c'era sulla sua fossa.
L'auto procede spedita. Vuole tornare a casa Giorgio. Lo seguo.
Il sentiero termina sulla statale e l'auto grigia la imbocca svoltando verso destra.
Uno schianto terribile illumina la notte di scintille, spedendo pezzi di vetri e lamiera in tutte le direzioni. L'auto grigia, infossata su tutto il lato sinistro, in una scia di fuoco, striscia diversi metri in avanti e si cappotta, rotola tre volte su sè stessa.
Si ferma sottosopra, fumante, una luce posteriore accesa, le altre tutte scoppiate. Un grosso camion con tutto il frontale schiacciato in basso, è fermo di traverso lungo la corsia. Un faro bianco è rimasto acceso.
Silenzio. Lungo la strada buia non passa nessuno.
Giorgio striscia fuori dal finestrino in frantumi, gattona, si allontana.
Si alza in piedi appoggiando le mani sulle ginocchia, e rimane piegato così, la testa sollevata verso l'auto. È incredulo.
Mi avvicino. Sono alle sue spalle. Giorgio rabbrividisce, si spinge con le mani sulle ginocchia e si raddrizza. Si volta e guarda verso il camion, il suo sguardo mi incrocia e i suoi occhi si sgranano.
Grida e indietreggia, cade all'indietro.
«Dio Santo! Mi hai fatto prendere un colpo! Ma chi... sei l'autista del camion? Io non, non ho visto, credo che...»
L'umano sembra confuso, meglio aspettare. Si rialza e il suo sguardo scende lungo il mio corpo. Ora fissa i miei piedi, che levitano a qualche centimentro da terra, con la bocca aperta.
«Ma cosa...» L'umano fa un passo indietro, si volta verso la sua auto. Delle fiamme sbucano dal motore. La sua testa si gira da me al suo mezzo più volte.
Allungo una mano verso di lui, la tunica non la scopre. «Sono qui per te.»
Vedo attraverso la sua essenza il rosso delle fiamme che si fa più intenso e scivola dentro l'abitacolo dell'auto grigia, avvolgendo il corpo umano che giace ricoperto di sangue, schiacciato tra i resti dei sedili e del cruscotto.
Giorgio ha paura. Mi ha dato un nome. La morte. Molti mi chiamano così. Sta guardando l'auto e ha visto il suo corpo. È sconvolto, il suo spirito freme, non accetta quello che vede.
Capita spesso nelle morti violente che le essenze credano ancora di essere nel loro corpo.
Silenzio. L'auto viene completamente avvolta dalle fiamme.
Dal camion scende un uomo corpulento, con una ferita alla testa; si tiene le mani sul capo guarda ad occhi sgranati le fiamme davanti a sè, oltre di noi, poi si volta, risale sul camion.
Sta chiamando i soccorsi. Ma sa che è successo qualcosa di irreparabile. Scende dal camion con il telefono in mano e corre verso l'auto, ci passa di fianco, cerca di guardare dentro, ma le fiamme sono alte.
Giorgio ha gli occhi spenti. Si volta verso i me, mi fissa i piedi.
Tengo il braccio teso verso di lui. «Il tuo ciclo vitale è concluso. Vai oltre.»
Non mi risponde.
La sua mente si è già persa, è tutto buio. Ha paura, non vuole restare da solo.
«Cosa vuoi fare?» gli chiedo. Ma so già la risposta.
«Voglio solo tornare a casa.»


Cristina Di Rosa

Cristina
Messaggi: 29

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#2 » domenica 13 giugno 2021, 17:16

Un saluto a tutti! Provo per entrambi i bonus, buona sfida!
Cristina Di Rosa

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 994

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#3 » giovedì 17 giugno 2021, 12:03

Prime Impressioni: Ciao Cristina, piacere di rileggerti. Punti tutto al mostrato, vero? Ho notato una certa propensione per l'uso delle note tecniche. Il racconto non mi ha lasciato granché, ma tutto verrà spiegato tra poco.

Aderenza al Tema: Va bene per il tema, sui bonus sono un po' scettico. Cosa farebbe di strano il gatto? Soffiare? E la vendetta, è necessaria?

Punti di Miglioramento: Ok, come ho detto ho notato una certa propensione all'uso del mostrato puro, con prima persona immersiva eccetera. Non starò a farti le pulci nei punti in cui secondo me non hai rispettato le regolette, ma piuttosto andrei a sottolineare che, a mio personalissimo avviso, cadi un po' nell'"effetto telecronaca", poiché spesso c'è una ridondanza di azioni e dettagli che sono giustamente parte delle azioni che compie il pdv, ma possono essere tranquillamente omesse. Qualche esempio:


Salgo sulla mia vecchia Ford Fusion ed accendo il motore. Dentro c'è puzza di sigaretta, dovrei lavarla. Fa un caldo boia oggi, e l'aria condizionata non va. Pigio sul tasto dei vetri automatici ed abbasso il mio e quello del passeggero.
A parte il fatte che il pdv sa benissimo che macchina ha, quindi farglielo notare è un infodump, però poi c'è un elenco di cose, che potevi tradurre meglio in impressioni interne del pdv. "Entro in macchina. Cristo, che puzza di sigaretta, sarà meglio che le dia una lavata prima che la moglie mi sgridi. Con 'sto caldo, poi, il tanfo di chiuso si sente ancora di più, meglio abbassare i finestrini, sennò crepo."
Cioé, invece che una sequenza di azioni, visto che usi la prima persona, usa piuttosto i pensieri del tuo personaggio.. verrebbe fuori qualcosa di ancora più immersivo, secondo me..


Frugo nel marsupio, tiro fuori il telefono e lo sblocco. Mando un messaggio al mio amico e butto tutto sul sedile di fianco a me.
Sicura che ci sia bisogno di esplicitare tutti questi passaggi? Ha mandato un messaggio a Riccardo, e certamente per farlo ha dovuto svolgere un po' di azioni, come estrarre il cellulare dal marsupio, sbloccare lo schermo, scrivere il messaggio e riporre il telefono. Ma.. tutta questa roba a cosa serve? Non basta dire: "prendo il telefono e mando un messaggio a Riccardo, chissà se ha voglia di venire a prendere un panino al McDonald's, ho bisogno di una spalla, stasera. Speriamo che non sia via con la donna, quella stronza che me lo frega sempre."
Una frase, e un paragrafo risparmiato, risparmando lo spazio che ti serve per descrivere qualcos'altro..

Pago, prendo i panini e mi vado a parcheggiare in fondo, vicino al boschetto, sotto l'ombra degli alberi.
Anche qui, sequenza di azioni. Che ne dici di: "Finalmente mi danno i panini. Vado nel boschetto, spengo il motore e scarto la roba. Che bell'ombra che c'è qui."
Il succo di tutti questi miei commenti, è che andrei a limitare la narrazione delle azioni al minimo, per non incorrere nel famoso problema del "flusso telecronaca", e puntare tutto alla voce narrante e ai pensieri vivi. Sono mie ricerche, visioni personali della cosa, puoi non essere d'accordo.

Punti di Forza: All'inizio l'intreccio, con anche un cambio di pdv, mi ha frastornato un pelo. Forse in un racconto così breve fa un po' di casino, ma a lettura terminata devo dire che l'ho apprezzato. Non male il pdv della morte, rende un po' di pepe a una storia che altrimenti sarebbe solo una vicenda di vendetta fine a se stessa.. Il gatto non ho ben capito a cosa servisse, ma comunque mi è piacuto il suo ingresso nella scena in cui il pdv scava la fossa della sua vittima.

Conclusioni: Il racconto per me si può migliorare, magari intervenendo sul mostrato puro, che a mio personalissimo avviso è un pochino pesante. Spero che i miei suggerimenti possano essere utili, non sono la soluzione al problema, e non so nemmeno se un problema del genere esista. Vedi tu :)

Cristina
Messaggi: 29

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#4 » giovedì 17 giugno 2021, 22:07

Ciao! Grazie mille del commento, sei stato molto chiaro e trovo tu abbia ragione sulle sequenze di azioni ad effetto telecronaca. Per il gatto, l’ho inserito all’inizio davanti alla porta dell’anziana defunta e poi nel bosco, per far capire che aveva seguito ‘la morte’, in un qualche modo la sentiva/vedeva (come aveva percepito anche lo spirito dell’anziana proprietaria). Quando soffia, soffia alla morte che osserva la scena del seppellimento, invisibile. In quella scena la morte non è il pdv, ed ho provato a far passare l’idea che arrivasse lì con alcuni indizi: il fatto che si avviasse nel bosco, che lo stesso gatto presente all’inizio ci fosse anche in quel punto disperso dove viene seppellito il cadavere, ed infine quando ‘la morte’ pensa che non c’era lo spirito di Roberto (quindi doveva essere stata lì e vederne i resti). Il gatto soffia e scappa quando arriva ‘la morte’ sul luogo, questa era la stranezza (ho cercato di rendere questo arrivo anche con le sensazioni di paura e brividi freddi del pdv di quella scena). Mannaggia, speravo di esserci riuscita meglio ^^. Prendo nota ed immagazzino, la sfida con me stessa è di migliorare!
Cristina Di Rosa

Cristina
Messaggi: 29

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#5 » giovedì 17 giugno 2021, 22:14

Ah per la vendetta, era necessaria perché riteneva che quel ragazzo avesse rovinato la vita sua e di sua sorella, non riuscendo ad incontrarlo ha accumulato sempre di più quest’idea, ed alla fine poteva liberarsene solo nel peggiore dei modi. Quando lo affronta, finisce per ucciderlo, incapace di controllarsi spinto dal desiderio di riportare la sua vita alla normalità eliminando il mostro che aveva fatto soffrire sua sorella (e la sua famiglia). Ho relegato questa idea alla frase del mostro. Avevo abbastanza caratteri per scrivere la scena dell’uccisione in effetti, forse avrebbe chiarito questo concetto, ma non ho avuto il tempo purtroppo...
Cristina Di Rosa

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 994

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#6 » giovedì 17 giugno 2021, 22:38

Cristina ha scritto:Ah per la vendetta, era necessaria perché riteneva che quel ragazzo avesse rovinato la vita sua e di sua sorella, non riuscendo ad incontrarlo ha accumulato sempre di più quest’idea, ed alla fine poteva liberarsene solo nel peggiore dei modi. Quando lo affronta, finisce per ucciderlo, incapace di controllarsi spinto dal desiderio di riportare la sua vita alla normalità eliminando il mostro che aveva fatto soffrire sua sorella (e la sua famiglia). Ho relegato questa idea alla frase del mostro. Avevo abbastanza caratteri per scrivere la scena dell’uccisione in effetti, forse avrebbe chiarito questo concetto, ma non ho avuto il tempo purtroppo...

Ma certo, il discorso del bonus possiamo lasciarlo stare, tanto non sono io a decidere ;) sul gatto, sì, avevo capito che con la morte qualcosa c'entrava, ma non avevo capito che soffiava perché la morte stava osservando la scena in disparte. Mmm. Qui è proprio l'intreccio che rende difficoltosa la comprensione, almeno a mio avviso. Comunque la tua spiegazione mi ha fatto capire meglio cosa intendevi :) grazie mille.

Avatar utente
Giacomo Puca
Messaggi: 257

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#7 » venerdì 18 giugno 2021, 18:30

Ciao Cristina, piacere di rileggerti.

Tema & Bonus
Il tema non è, a mio parere, molto centrato. La tua storia parla più che altro di vendetta, violenza carnale e impunità. L'elemento "soli nel buio" c'è in quel finale, ma è abbastanza accessorio, mi ha dato l'impressione che fosse più un modo per infilare la tematica da qualche parte.
Bonus animale un po' al limite. Bonus gesto necessario invece è ok, in quanto il pdv ritiene sia l'unico modo per fare giustizia.

Trama
La trama si dipana con un doppio punto di vista, il protagonista e la morte. Ho trovato due criticità:

- L'ordine di presentazione degli eventi. Prima siamo con la Morte in un momento imprecisato. Poi siamo con il protagonista che si libera del corpo, poi con il protagonista prima dell'omicidio e poi di nuovo con la Morte, dopo l'occultamento del cadavere. Insomma, io sono un'amante di intrecci non lineari, ma forse la storia è troppo breve per tutti questi cambi di prospettiva (considerando che cambia anche il pdv). C'è il forte rischio di confondere il lettore.

- La scelta di quali scene mostrare è molto strana. Mostri con un livello di dettaglio estremo delle scene riempitive (la macchina, il cibo...) ma non ci mostri la "ciccia" del racconto: non vediamo mai lo stupro, non vediamo la colluttazione, non vediamo l'omicidio, non vediamo mai il cadavere e le fasi di occultamento. Se mi permetti la metafora, è come vedere la tv e guardare con estrema attenzione le pubblicità, per poi distrarsi quando ricomincia il film.

Stile
Lo stile permette di seguire la storia senza problemi. Se sei alla ricerca di un mostrato assoluto ti faccio notare che espressioni quali: "villette curate", "casa fatiscente", sono tell, in quanto la morte avrebbe dovuto descrivere ciò che vede →
Prati tagliati tanto precisamente da far pensare che abbiano usato le forbici, steccati pitturati di fresco e con lo stesso colore delle persiane, del portone, persino della cuccia del cane.
O
La casa ha l'intonaco scrostato in un paio di punti, dove sbucano mattoni. La vernice è crepata, il legno del corrimano è tutto scheggiato...
Giusto per dare l'idea.

Qualche altro appunto:
Accelero non accellero
Una ragazza apre la porticina del Mcdrive e con una breve corsa, consegna un sacchetto ad una macchina parcheggiata poco più avanti. Manca la virgola prima di con.
Saranno gli alberi, probabilmente lì sotto, si scalda meno il terreno di giorno e la notte si rinfresca prima. Frase molto contorta.

Conclusioni
Alti e bassi. La scrittura è chiara, l'ordine degli eventi un po' confuso. La trama interessante ma forse poco aderente al tema. Spero di averti dato qualche dritta, in ogni caso scrivi pure!

Alla prossima,
Giacomo.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

Cristina
Messaggi: 29

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#8 » venerdì 18 giugno 2021, 19:33

Ciao Giacomo e grazie del commento!
Mi mordo le mani per non aver aggiunto la scena dell’omicidio. Nella mia idea originaria dovevo inserirla, poi sono rimasta a corto di tempo e ho tagliato. Ho cercato di fare attenzione alla punteggiatura questo giro ma vedo che qualcosina mi è scappato!
Per il tema speravo si sentisse di più.
Per la metafora della pubblicità tranquillo, anzi rende molto l’idea di quello che intendi. Credo questo effetto sia dovuto proprio alla mancanza della scene più forti (la violenza e l’omicidio). Farò attenzione a non ricascarci.
Grazie anche dei consigli di stile!
Per l’ordine degli eventi ho rischiato, volevo vedere se riuscivo appunto, senza confondere troppo, a passare da un punto di vista all’altro in prima persona. Forse hai ragione, in un testo così breve è un azzardo.
Dritte utilissime :)
Cristina Di Rosa

Alex Didò
Messaggi: 36

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#9 » sabato 19 giugno 2021, 8:21

Buongiorno Cristina,
il tuo racconto è molto originale e la gestione della prima persona al presente mi è piaciuta molto. Ci sono, tuttavia, alcune pecche stilistiche da segnalare:

Se mi avvicinassi alle abitazioni la situazione cambierebbe, ma per stanotte ho già da fare.
Perché la situazione cambierebbe? Se il punto di vista lo sa, dovremmo saperlo anche noi.

Scivolo leggero ad un palmo da terra, sotto i lampioni.
Sarebbe stato meglio dire ‘volo’ a un palmo da terra, perché scivolare ha un significato diverso e genera immagini altrettanto diverse.

L'anziana, avanza a piccoli passi,
Niente virgola fra il soggetto e il verbo.

Lucia Remassi/L'anziana/Lucia/donna
Tutti questi cambi di nome confondono e rivelano una scarsa progettazione della scena. Per evitare le ripetizioni, bisogna progettare la scena in modo che non si debbano usare continuamente sinonimi.

Senza dire una parola, lei avanza a piccoli passi, verso l'ingresso.
Se avanza a piccoli passi verso l’ingresso, e non risponde, capiamo benissimo che lo ha fatto senza dire una parola.

Un gatto nero con un collarino rosa, sbuca da dietro la casa e si siede ad osservare la porta
Attenta alle virgole.

si tira la copertina di cotone sopra la testa e mi gira la schiena
Mi ‘gira’ la schiena? Forse mi ‘mostra’ la schiena.

Sara, l'ho fatto per te. Il mostro non c'è più.
Chi è Sara? Non si introducono così i personaggi. La gestione delle informazioni è tutta da rivedere, secondo me.

Per concludere, trama originale ma molto ingarbugliata. Qualche problema di stile e di gestione delle informazioni.

Grazie per aver condiviso il tuo racconto con noi. Buona lettura.

Cristina
Messaggi: 29

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#10 » domenica 20 giugno 2021, 22:44

Grazie Alex per il tuo commento. Farò tesoro di tutti i consigli!
Su ‘scivolo’ credevo rendesse meglio l’idea di un personaggio che levita a poca distanza dal suolo e si muove come spinto dal vento. Voleva anche essere una metafora della Morte che scivola via sulle vicende umane.
Sulla punteggiatura mi sto impegnando per non perdermela per strada ^^.
Sono contenta che comunque ti sia piaciuto il racconto! Buona lettura anche a te.
Cristina Di Rosa

Avatar utente
Laura Brunelli
Messaggi: 194

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#11 » mercoledì 23 giugno 2021, 17:57

Ciao Cristina piacere di rileggerti e di commentare il tuo racconto (avevo già commentato una foto e una torta).
Tema e bonus sicuramente centrati.
Dal punto di vista stilistico il racconto scorre bene e si fa leggere, l’idea è sicuramente interessante, ma trovo che ci siano un po’ troppe criticità.
Sicuramente i limiti di lunghezza hanno inciso sul risultato finale, ma come hanno già rilevato Matteo Mantoani e Giacomo Puca, avresti potuto tagliare alcune parti non essenziali per gestire meglio il tutto.
Alcuni esempi:
Anch’io, come Alex Didò non ho compreso questo passaggio: Se mi avvicinassi alle abitazioni la situazione cambierebbe, ma per stanotte ho già da fare. Ma non ho capito nemmeno la frase precedente: “nessuno, nella strada deserta tra le curate villette di periferia, desidera vendicarsi con il vicino o mettere fine alla propria sofferenza”. All’inizio non avevo capito che il pdv fosse la morte, ho pensato che fosse qualche altro spirito maligno che spinge ad uccidere per vendetta o a suicidarsi.
Nel primo cambio di Pdv ho avuto un po’ di difficoltà a capire che non era la morte a parlare, fino alla frase “Sara, l’ho fatto per te…”
Come ti dicevo, secondo me avresti potuto tagliare buona parte della scena in macchina e al McDonald per mostrarci lo stupro o l’omicidio dello stupratore. Anche il fatto che la commessa/cameriera del McDonald esce dal suo gabbiotto per portare il panino all’avventore parcheggiato più avanti non è molto credibile. Immagino che tu l’abbia fatto per attirare l’attenzione del lettore, ma non credo che nella realtà accada in questo modo.
A differenza di Matteo Mantoani, ho capito subito che il gatto serviva da collegamento tra la prima e la seconda apparizione della morte e che il fatto che Giorgio ne abbia percepito la presenza indicava che sarebbe morto anche lui. Buona l’idea della semina, ma non so, forse dovresti lavorarci un po’ su, io l’ho sgamata subito e Matteo non l’ha capita. Non saprei darti consigli, se non quello di vedere come la utilizzano altri autori.
Al netto delle criticità che ti ho elencato al solo scopo di aiutarti a individuare punti deboli, il racconto mi è piaciuto, anche le scene che secondo me potresti tagliare non sono brutte in sé, penso solo che rubano spazio ad altri elementi che sarebbero stati, dal mio punto di vista, più interessanti.

Cristina
Messaggi: 29

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#12 » mercoledì 23 giugno 2021, 22:26

Ciao Laura e grazie del commento!
Mi ricordo, questo è il secondo racconto che pubblico qui ^^. Le frasi che hanno generato un po’ di confusione si riferivano al fatto che la Morte legge i pensieri delle persone nelle vicinanze e si trova nei luoghi dove sta per morire qualcuno, in particolare qualcuno che non ha intenzione di lasciare questo mondo. Dovevo farlo capire un po’ meglio, ci rifletterò.
Per la scena dello stupro e dell’omicidio avrei avuto anche lo spazio come caratteri (sono circa 15.000 quelli usati), ma non ho avuto il tempo. Inoltre temevo distogliessero troppo il focus dal senso di solitudine che volevo lasciare con il racconto, ma ho visto dai commenti che si è sentita molto questa mancanza.
Per il panino del mc fanno così, ho visto, corrono fuori ^^! Esperienza personale ahaha.
Farò tesoro anche dei tuoi pareri per migliorare!
Grazie ancora.
Cristina Di Rosa

Avatar utente
roberto.masini
Messaggi: 408

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#13 » venerdì 25 giugno 2021, 21:57

Ciao Cristina.
Un racconto con il tema della morte che ben si sposa con il tema del buio. Ho perplessità sul bonus del gatto mentre la vendetta sarebbe necessaria dal punto di vista del protagonista. Per me, che sono i re dell'infodump, mi sembra di vedere comunque troppo SHOW. I cambi di angolazione non mi hanno disturbato, anzi. il tuo racconto mi ha fatto riaffiorare alla mente alcuni episodi di "Ai confini della realtà" per me un ottima prova, migliorabile come tutte quelle su MC.
A rileggerci!

Cristina
Messaggi: 29

Re: Voglio solo tornare a casa

Messaggio#14 » lunedì 28 giugno 2021, 16:33

Grazie Roberto anche per il tuo commento!
Cristina Di Rosa

Torna a “La Sfida a Vivo nel buio”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite