Olocausto

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo giugno sveleremo il tema deciso da Wladimiro Borchi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Giacomo Puca
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Olocausto

Messaggio#1 » domenica 13 giugno 2021, 23:57

Olocausto

Mettiamo che vi siete messi in testa di fare il minatore. Picconare per un Pence l'ora, dodici ore al giorno, vi suona meglio che continuare a fare la carità a Leeds o York. Scoprite in quale pub vanno a bere i minatori e una sera ci andate. Questi tizi barbuti, voi volete proprio averceli come colleghi, gli dite. E quelli sono felicissimi, ubriachi marci. Non credono alla fortuna di avere tra le mani uno sprovveduto come voi.
Bisogna passare una prova di coraggio che tutti hanno dovuto superare, dicono. A mezzanotte si va al pozzo d'ingresso della miniera per farsi calare giù, portando una fiaccola accesa. Quindi si devono fare trentatré passi nella miniera, cantando la canzone preferita di quando eri bambino. Se hai il fegato di farlo, la mattina dopo puoi andare con loro.
Solo che non è vero, non c'è nessuna prova.
A questi bastardi interessa solo che tu faccia l'uomo di fuoco, a tua insaputa. Così, se durante la passeggiatina notturna becchi una sacca di gas, finisci arrosto. Tu crepi ma intanto per un po’ la miniera è sicura e loro vanno a lavorare tranquilli.

Uomo di fuoco lo si diventa così, oppure per evitare il cappio.

Io appartengo alla seconda categoria. Perciò mi svegliano a manganellate e mi trascinano per i corridoi della prigione, che fuori è ancora buio. Mi buttano in un'altra gabbia, di quelle attaccate a una carrozza. Mi siedo su un asse di legno con le caviglie strette nelle catene. Niente cibo o acqua. Però ti lasciano la bibbia di Re Giacomo. Con la luce e l'aria gelata che entrano dalle feritoie, con la parola di Dio che ballonzola sulle gambe, il viaggio inizia con Dio che fabbrica cielo e Terra. Trottiamo per la campagna tutte pianure verde brillante e colline dolci come cucchiai rovesciati e ci fermiamo solo quando in Egitto piangono il primogenito.

La gabbia si apre cigolando e due poliziotti mi scaraventano giù, nel fango gelido, insieme alla bibbia di Re Giacomo. Mi tiro su e pulisco la faccia.
La carrozza è ferma su un sentiero di ciottoli, pozze di fango lo circondano e sui due lati si impennano versanti di erba scura e rocce.
Un gentiluomo viene da noi evitando le pozze. Si aggiusta ciuffi di capelli rossi sollevati dal vento. Lo fisso e fisso le guardie, un irlandese che puzza ancora di tetta e un vecchio baffone tutto rughe e borse viola sotto gli occhi. Nessuno dei tre abbassa lo sguardo, non battono ciglio.
Continuo a fissarli finché il baffone mi tira una manganellata sul fianco che mi svuota i polmoni e mi piega in due. «In piedi principino,» mi liscia la testa con il manganello, «non è una scampagnata.»
Mi tiro su, col fiatone e il fianco dolorante. L'irlandese sfila una lettera dalla tasca della divisa. Il gentiluomo la prende, strappa la busta, apre la lettera. Legge in silenzio, gli occhietti schizzano avanti e indietro e la testa si piega un po' di più a ogni riga letta. Quando ha finito la ridà all'irlandese.
«Mister Kemper, rieccola da queste parti.» Sistema il farfallino, «mi presento, Sono Raymond Hutton-Smith.»
«Piacere.»
«Il tempo è denaro, quindi ecco i fatti. La Babbington Coal Company mi ha assunto per cercare, e trovare, nuove vene di carbone. Ho concluso che nei loro possedimenti non ci siano nuovi filoni da sfruttare. Tuttavia, se le ultime scoperte in fatto di teoria delle faglie sono vere, allora la vecchia miniera Hucknail-1 o H-1 non è esaurita. Il filone è solo in una posizione diversa da quella dove vi hanno detto di cercarlo.»
«Buon per voi.»
«E per lei, caro mio. Se non fosse per la sua esperienza nella H-1, a quest'ora penzolerebbe, come si addice a ogni assassino di innocenti.»
«Be' Mister...»
«Hutton-Smith, Raymond Hutton-Smith.»
«Ecco, vede, non erano innocenti. Fingevano di essere bambini, e non vi aiuto certo a farne uscire altri da lì.»
Il baffone sbuffa, si avvicina roteando il bastone. Il gentiluomo lo ferma con un cenno della mano, senza guardarlo. «Per carità! Deve poter camminare.» Mi lancia uno sguardo intenso. «Mister Kemper, ma lo sa che per graziarla abbiamo dovuto scomodare la regina Vittoria? Mi vuole spiegare di cosa blatera?»
Gli spiego quello che ho detto pure al giudice, non erano bambini, ma Knocker che li avevano sostituiti. È un pezzo che lo fanno, solo che nessuno li riconosce. Sono i piccoli dettagli a tradirli, per esempio se li fissi abbassano lo sguardo, per non farsi scoprire.
Mister gentiluomo resta un pezzo a fissare l'erba sul versante, alla fine batte le mani. «Ho una proposta!»
Si schiarisce la gola. Indica le colline, «solo in questa zona, il campo carbonifero della Babbington, ci sono nove miniere e millequattrocento minatori. Riaprire una miniera in più farebbe tanta differenza per questi…Knockers
«No, in effetti.»
«Ed è facile riconoscerli, tali Knockers?»
«Ah! È difficile. Persino quando li ho strozzati hanno fatto una faccetta impaurita e scalciavano persino. Parevano bambini veri.»
Mister gentiluomo si copre la bocca. Riabbassa la mano. «Se la impiccano perché rifiuta di aiutarmi…» Sospira. «Ecco, allora perdiamo l’unico capace di trovarli. Lei.»
Questo damerino sembra scemo, ma le rotelle che ha in testa sono di prima qualità.
Annuisco. «Lo faccio.»
«Saggia scelta.»
Tirando un laccio che porta attorno al collo, sfila dal panciotto un tubicino argentato e ci soffia dentro. Un fischio stride nella vallata. «Se non vi dispiace,» si rivolge alle guardie, «levategli le catene e seguitemi.»

Con una guardia alle spalle e una al fianco, seguo mister gentiluomo. Sul versante più dolce si accatastano baracche da minatore, dove ho vissuto anche io. L'altro versante è ripido, costellato di speroni rocciosi. Superata una brusca curva attorno a uno spuntone si riesce a vedere l'ingresso dell'H-1, un frastagliato buco di culo nel suolo.
Il ripiano con cui si scendeva, stretti in quattro, non c'è più. La fune di un argano penzola, e a quanto pare oggi è destino che mi appendano.
Dalla direzione opposta del sentiero arrivano due tizi, ondeggiano come oche portando una carriola un manico a testa. Sul pianale barcolla una botte all’impiedi, di quelle da birra scura, grandi da poterci farci il bagno. I due, un guercio pelato e uno zoppo con i trucioli di tabacco incastrati nella barba fanno i servetti di mister gentiluomo. Ex minatori, inabili ai tunnel.
Fermano la carriola, tirano su le maniche e affondano le braccia nell'acqua marrone dentro barile. Tirano fuori un paio di grossi stracci zuppi e li lanciano a terra, il rumore è lo stesso di O ‘Riley dopo che toglie una trave di sostegno di troppo.
Mi aiutano a infilare la roba, una calzamaglia e un tabarro con cappuccio, di iuta spessa. Odorano e pesano come una scrofa annegata in una palude. Quando trovo il buco per la testa e la tiro fuori, il guercio mi dà una scatola di fiammiferi Bryan & May e un'asta, cava, di ferro. L'asta è alta quanto me con una candela di sego innestata sulla punta. Un gancio sbuca un palmo più in giù e lo zoppo ci appende una gabbietta con due canarini spelacchiati.

Mister gentiluomo in persona mi lega la fune in vita. «Meglio che al collo, eh!»
Faccio un passo verso pozzo, resto penzoloni sul nero. Il guercio sfila il piolo che blocca l'argano, lo zoppo gira la manovella. A ogni giro scendo un po'. Se la corda si spezza o lo zoppo perde la presa, divento la supposta più veloce mai vista.
L'aria luminosa si appanna e si scalda. Strati di roccia mi scorrono davanti, sempre più scuri finché è così buio che si distinguono solo dall’odore. Muffa umida, crosta di pipa, ratto bagnato.
Senti odore di uova marce? Morto. Se non senti nessun odore, morto lo stesso. Ogni gas sottoterra è diverso ma all'uomo di fuoco ne interessa solo uno. Chiamatelo grisù, grisou, damp, firedamp, gas di miniera, è lì pronto ad arrostirti. Senza odore, senza colore, l'unica cosa che fa è dare un gran fiatone ai canarini. Se lo respiri troppo sei morto. Se scoppia invece di bruciare, tutti questi stracci bagnati diventano utili come la birra per curare lo scolo.
Tocco terra, la corda si affloscia. Allargo il nodo ed esco. Non esistono occhi capaci di adattarsi a questo buio.
Coi piedi trovo i binari, mi metto carponi. Stringo l'asta in una mano, l'altra la uso per seguire i binari. Se non hai cinque anni o sei un nano, l'unico modo per avanzare qui sotto è gattonare. Allungo l'asta in avanti, inclinata quel poco che basta per avvicinare la gabbietta alla volta. Con questo buio è tutta questione di immaginazione. Coi canarini a mezz'aria recito un padre nostro. Se i canarini non reagiscono, poggio l’asta a terra. Avanzo fino alla gabbia, riprendo l'asta e faccio tutto d'accapo. Avanti così fino a fondo miniera, coi ciottoli che bucano le ginocchia e le scaglie di ruggine che si staccano dal binario e si ficcano sotto le unghie. Strisciare come i vermi che risalgono il culo, di quelli che fanno prudere l’ano. Lungo il tunnel risuona il cip cip dei canarini e lo sguazzare dei miei stracci.
A ogni avanzamento cerco le buche che nessuno ha ricoperto. Se ti mandano in miniera da piccolo, inizi come trappatore. La miniera è divisa in segmenti da porte e ogni porta ha la sua buca con un piccolo trappatore infilato dentro. Appena senti il vagone che arriva, tiri la corda. La porta si apre, il vagone passa. Allenti la presa, la porta si chiude. È l'unico modo per far girare l'aria. Ti addormenti e rischi una carneficina. Tutti hanno paura che i bambini dormano, così ognuno che passa ti dà una sberla, tanto per non rischiare.
Bambini che vedono il sole solo di domenica, infilati nelle buche con l'acqua stagnante e i topi che corrono sotto i vestiti e un gran mal di testa.
Le porte della H-1 le hanno tirate via per usarle in altre miniere, come pure la maggior parte dei sostegni. Resta solo da contare i buchi per sapere a che punto sono.
Allungare l'asta, pregare, avanzare.
Ho superato la quarta buca che al “sia fatta la tua volontà” i canarini fanno un cip strano. Ritiro l'asta, appoggio la testa alla gabbia. Ansimano, io continuo la preghiera e al “liberaci dal male” non sono più in affanno.
Gattono all'indietro fino all'ultima buca e ci infilo la gabbia. Sfrego un fiammifero, lo avvicino allo stoppino della candela. Abituato al buio, la luce tremolante fa male agli occhi. Spingo l'asta in avanti, quanto più lontano possibile. Mi allungo e avanzo strisciando lungo i binari rossi di ruggine, con le pietre che tagliano la faccia e la bocca che si riempie di detrito. La fiamma ballonzola a un palmo della volta irregolare e di colpo c'è una rientranza verso l'alto, un bubbone scavato in cui faccio salire la fiamma.
Una fiammata blu, sfrangiata di viola, esplode in ogni direzione. Mollo tutto e mi appiattisco a terra, con le mani sotto la pancia. Caldo rovente sulla schiena e sulla testa e sul culo.
L'eco della deflagrazione scappa lungo il tunnel, il grido di un dannato trascinato all'inferno per i piedi.
Trattengo il fiato, i resti del damp bruciato sono fetidi. Con la schiena che scotta riprendo l'asta e striscio all'indietro, fino ai canarini che cinguettano isterici. Giro su me stesso e ripercorro in fretta i binari per il pozzo d'ingresso.
A fondo pozzo, mi rinfilo nella corda e la strattono.
La corda si tende e inizio a salire. In alto appare un puntino luminoso di cielo che si allarga. L’aria si fa più fresca.
L'ultimo pezzo di salita devo farlo a occhi chiusi per quanto è forte la luce. Mi aiutano a uscire dal pozzo e a togliere la corda. Mi tirano un paio di secchiate d'acqua per ribagnare i vestiti.
Una moltitudine di voci canta in lontananza.
Sono un piccolo minatore, lavoro giù nel sottosuol
La corda non si spezzerà, se vado su e giù

Apro gli occhi. Mister gentiluomo ha una faccia soddisfatta, le guardie non ci sono.

Per quando ho fame è pane
Per quando ho sete birra.


È una vecchia canzone da minatori. Della candela resta un mozzicone, i canarini sono neri come cornacchie e io come un merlo di ottanta chili.

Il letto per quando sono stanco

Il canto si avvicina. L'acqua che mi hanno lanciato è diventata una pozza nera ai miei piedi.
e paradiso quando morirò
Con la mano a coppa prendo un po’ di acqua. Fredda da gelare i denti, la sputo torbida e grigia.
Dalla strada nascosta dallo sperone non arriva più il canto, solo un passo trascinato.
Con la lingua tolgo la fanghiglia ruvida che ho tra i denti, sciacquo di nuovo.
Bevo un sorso, saporito. Rimpolpa la lingua e la gola come la pioggia il terreno spaccato.
I primi minatori uscivano dalla miniera smaniosi di bere qualsiasi cosa. E finivano col bersi tutto il carbone che avevano in bocca, così tanto che dopo un po' ne erano avvelenati. Per dire in quanti modi ti può uccidere questo lavoro.
Lo zoppo infila una candela nuova sull'asta annerita.
Dalla strada spunta una fiumana minatori. Neri di carbone, tutti vicini, come sciami di occhi che fluttuano nella notte. Occhi piccoli da bambini e dolci da ragazza. Occhi tristi da uomini. E i miei canarini anneriti, cazzo se impazziscono. Saltellano e gridano. La massa umana ci passa davanti e i canarini si pietrificano, fermi come per non farsi vedere dal gatto. Solo il gargarozzo spiumato si muove, sale e scende in una deglutizione nervosa, mentre fissano quelle persone. E anche io li fisso. Negli occhi.
Uno dopo l'altro quegli occhi si abbassano o si girano, ogni volta che li incrocio. E allora capisco. I miei canarini hanno sentito il sapore della miniera, del damp, del carbone e li hanno riconosciuti subito. Knockers, tutti.
"Ehi Mister Kemper! È con noi?"
Mister gentiluomo ferma una pacca a mezz'aria, incrociando il mio sguardo.
Gli indico il pozzo. «Devo tornare giù.»
«Bene.»


Sei lì che porti un vagone, o spali o tiri la tua corda e di colpo – Thump! Thump – senti picconare da qualche parte dentro la roccia. Sono Knocker che battono per far collassare il tunnel e ucciderti.
Oppure hai perso la pala, e la cerchi e ti allontani, o hai finito le candele e devi stare al buio a scavare. È allora che i Knocker ti trascinano in qualche buco e uno di loro prende il tuo aspetto ed esce dalla miniera.
Ritrovo il terzo buco da trappatore. All'idea di tutti quei Knockers lì su, con mister gentiluomo che ce li ha sotto il naso e non lo sa, con tutto il gas che mi aspetta, faccio quello che facevo per scacciare la paura quanto stavo nel buco. Recito la sacra parola. Una mano spinge l'asta, l'altra segue la ruggine dei binari. Conto le buche e finisce la genesi. Finisce l'esodo e il levitico. Alla ventiquattresima buca Dio istruisce sul sacrifico. Esemplari maschi in salute, da scannare davanti all'eterno. Il sangue da schizzare sull'altare e l'animale fatto a pezzi e bruciato così che quel fumo salga in cielo a deliziare l'altissimo.
Il suono dei ciottoli che ho spostato col ginocchio è diverso, echeggiante. Do un colpetto al binario con l'asta e il colpo risuona lungo come l'amen nella cupola della cattedrale di York. Tossisco, ed è come se ci fosse una folla a tossire dopo di me, nel buio.
Con la mano seguo i binari. Spariscono sotto il detrito che fa una specie di salitella. L'asta, la inclino in su e quando dovrebbe colpire la volta non succede. Persino in verticale non colpisco niente. La tengo dritta infilandone il fondo nel detrito e trattengo il fiato per sentire meglio i canarini. Nessun ansimare. Il cuore mi pesta nelle tempie. Mi inginocchio e i canarini cinguettano. Ma è un cinguettio come un altro. Mi metto in piedi e avvicino l'orecchio alla gabbia, la scuoto un po'. I canarini svolazzano e cinguettano.
Espiro.
Dove diavolo è finito il tunnel?
Sfrego un fiammifero, il chiarore si diffonde traballante. Il tunnel è lì, qualche passo indietro, solo che… finisce. Finisce dentro una grotta, grande che la luce non illumina i confini. Avanzo nel buio, seguendo idealmente i binari. Un fiammifero dopo l'altro e me ne restano due oltre quello che sto usando quando la parete opposta si manifesta. Sale in alto senza fine. Alla luce della fiamma la parete brilla. Lucente antracite, il più prezioso dei carboni. La grotta ne è gravida.
Non sento più i canarini.
Preso dal panico mi lancio all'indietro, i miei passi riverberano da tutte le direzioni. Due fiammiferi. Ne accendo uno. Dove mi trovo, da qualche parte nel centro della grotta, sono troppo lontano per vedere le pareti o l'asta.
La fiamma mangia lo stecchino, mi brucia la mano, il fiammifero cade. Buio assoluto.

Rumore di detrito smosso. Un colpo metallico riecheggia, seguito dal frullo d'ali e dal cinguettio dei canarini in volo. L'eco ne fa il volo di uno stormo furioso.
Quel suono... l'asta che cadeva, e quindi l'uscita. Cammino in quella direzione.
I canarini, ciechi, schizzano per aria in ogni direzione. Più fanno rumore, più si impauriscono e volano ancora più forte in un ciclo folle.
Inciampo nell'asta.
La nota sonora dominante, il suono originale che dà vita a tutti gli altri, sparisce. Spariscono a cascata, uno dopo l'altro tutti i riverberi.
Due tonfi.
Con l'ultimo fiammifero accendo la candela, rasoterra. La luce più forte illumina i corpicini tremanti sul suolo.
Vado a prenderli. Nel palmo della mano boccheggiano. Hanno respirato damp. Troppo. Volando nel buio troppo impauriti per capire subito che non era aria quella inspirata.
Da qualche parte su di me galleggia un oceano di damp.
I canarini sono scossi da spasmi. Tenuti nel palmo, stringo una testolina tra due dita dell'altra mano e ruoto di scatto.
Anche l'altro.
Li poggio a terra e li copro con un qualche ciottolo.
Montagne di antracite protette da una sacca di damp mille volte più grande della più grande mai vista. Senza un uomo di fuoco questa sarebbe la trappola perfetta per uccidere un sacco di minatori. Senza qualcuno che bruci questo gas, sarebbe una trappola perfetta. Perfetta.
Spengo la candela, svesto gli stracci bagnati. Risalgo lungo i binari screpolati come le mie labbra assetate, la bocca impastata da far fatica ad aprirla. La schiena e le braccia distrutte a furia di gattonare, le ginocchia martoriate dagli spigoli delle pietre.

Riemergo nella luce arancione, diventa rossa con le palpebre chiuse.
«È tutto fatto?» La voce di mister gentiluomo.
Faccio sì con la testa. «Al fronte, dove c'era il filone.» Riprendo fiato. «Una grotta che non finisce mai, zeppa di antracite.»
«Mm, un cedimento forse. Sarebbe compatibile con la teoria. Ma... è sicuro di aver pulito tutto? La sua strumentazione dov'è?»
«Distrutta. Una fiammata tremenda… è un miracolo che sono tornato.»
Riapro gli occhi, sorride soddisfatto.
«Ha fornito un grande servigio al suo paese.»
Non sai quanto è vero. «Il nostro patto?»
Si gira verso i due attendenti e fa spallucce, si rigira verso me. «Garantisco che se dovessimo scoprire qualche persona sospetta, sarà il primo a saperlo.»
Il guercio e lo zoppo annuiscono.
Certo.
Tira fuori il fischietto, soffia tre fischi corti.
Lo zoppo porta un secchio pieno d'acqua e una spugna. Mi bagno le labbra.
Di nuovo suono di passi trascinati e stanchi. Nella luce arancione riappaiono i Knockers che stamattina cantavano. Fingono la stanchezza, le ferite incrostate, zoppicano persino.
Ci circondano, una mezzaluna nera.
Mister gentiluomo batte le mani per richiamare l'attenzione. «Gente, tutti alle baracche. Mangiate e riposate un po', avete tre ore, poi dovete essere qui. Paga doppia per chi vuole lavorare stanotte, se arrivate tardi non vedrete un Pence.»
La mezzaluna si scioglie, riprende la via per le baracche.
«La miniera a cui lavoravano è praticamente esaurita.» Mister gentiluomo indica la massa che si allontana. «Pensi che pur di avere altro lavoro hanno accettato tutti di fare uno straordinario. Stanotte scenderanno nella H-1 a puntellare e piazzare le porte per la circolazione aria. Le sono grati. Lo siamo tutti.»
La massa nera sparisce, inghiottita dalla strada oltre lo sperone di roccia. Arriva la loro voce.
Sono un piccolo minatore, lavoro giù nel sottosuol
La corda non si spezzerà, se vado su e giù

Che il fumo del mio olocausto salga in cielo, a deliziare l’altissimo.
Per quando ho fame è pane
Per quando ho sete birra.

Sarà una notte brillante.
Il letto per quando sono stanco
e paradiso quando morirò

L'ultima notte per tutti.

–Giacomo Puca–


In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giacomo Puca
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Re: Olocausto

Messaggio#2 » lunedì 14 giugno 2021, 0:02

Bonus:
    Un animale deve fare qualcosa di strano: il comportamento strano dei canarini dopo la prima riemersione.
    Un personaggio deve commettere un misfatto necessario: l'uccisione dei canarini per non farli soffrire. Anche l'uccisione di tutti i minatori che il protagonista ritiene pericolose creature magiche.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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MatteoMantoani
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Re: Olocausto

Messaggio#3 » lunedì 14 giugno 2021, 10:08

Prime Impressioni: Ciao Giacomo. Non so se dovrò commentarti, non so se finiremo nello stesso girone, non so se bisogna iniziare a commentare da oggi o da mercoledì… ma non ho potuto fare a meno di lasciarti questo feedback, per esprimere la mia invidia.

Aderenza al Tema: Ci sta tutto, e anche i bonus.

Punti di Miglioramento: I punti di miglioramento sono per te: dove sei stato tutti questi mesi? :)

Punti di Forza: Stamattina, mentre facevo colazione, mi son chiesto se qualcuno avesse postato un racconto all’ultimo secondo prima della mezzanotte, e ho trovato “Olocausto” di Giacomo Puca. Incuriosito (come sempre) da quello che scrivi, ho dato un’occhiata. La prima frase mi ha colpito, ho deciso quindi di continuare a leggere solo un po’, tra una sorsata di caffè e l’altra, e finire la lettura con calma nel corso della giornata. Il caffè è rimasto lì. Me lo sono bevuto freddo alla fine della lettura. Maledetto, hai rovinato la mia colazione.
Ripeto: dove sei stato in questi mesi? Sarà che trovo una distanza enorme (in positivo) tra questo testo e gli altri (seppur ottimi) che hai scritto nelle occasioni precedenti; sarà che a me il tema dei minatori affascina parecchio (di recente ho divorato “Antracite” di Evangelisti); sarà che il tuo racconto mostra la ricerca di uno stile personale, lo stile di qualcuno che sta lavorando per diventare un vero scrittore seguendo la strada dura del “metterci la testa”, e non la strada del “non devo scrivere in tell perché il tell fa piangere Gesù”… insomma, non so se si è capito, ma ho adorato leggere il tuo racconto.
La cosa che mi è piaciuta di più è la prima persona, molto personale, con punte di un’ironia ben riuscita che mi ha fatto sorridere… una prima persona anche farcita di trovate molto buone per mantenere alta l’attenzione (l’idea di misurare il corso del tempo usando i capitoli della Bibbia è tanto irriverente quanto brillante). La cosa che mi piace di più di questa prima persona, è che se ne frega di tutte le regole. C’è la rottura della quarta parete, infodump, raccontato puro, avverbi in -ente (questi sì che fanno piangere Gesù)... e... funziona! Si legge che è un piacere, sembra uscita dal nostro King o dal buon Palaniucco. È così che voglio scrivere anche io. Alla faccia di chi conosciamo noi!
Lato trama, tutto funziona molto bene. Quando l’omino si infilava nel “buco di culo” scavato nella terra, e ci strisciava dentro come un verme di tenia nella speranza di non essere arrostito dalle esplosioni, ho sentito la giusta strizza nelle budella. Penso che tu ti sia documentato per delineare così bene la tua ambientazione, conoscendo i termini di slang inglese e dettagli che meriterebbero uno spin-off, come i bambini col compito di ventilare le gallerie presi a schiaffi perché non si addormentino…
Hai anche preso in prestito qualche elemento fantasy, che però non è fantasy, ma è folklore: in Irlanda i contadini credevano veramente che esistessero i changeling, anche fino a tempi recenti, quindi hai solo fatto una rivisitazione di storie popolari. Da qui, la mia convinzione che tu ti sia documentato.
Insomma, questo non è un racconto, può essere il seme di un romanzo che leggerei volentieri. Quindi, mettiti a scrivere, please!
Ho trovato un paio di refusi, e forse qualche consiglio per migliorare qualche minuzia te lo darei anche (giusto per rompere le palle), ma lo farò in caso “chiamato” a commentarti. Per il momento, la meraviglia soffoca ogni tentativo di razionalizzazione.

Conclusioni: Mannaggia, mannaggia a te. Ho zero speranze di vincere una qualsiasi competizione con questo racconto tra i piedi, ma è giusto così. Non ho letto gli altri pezzi in gara, e manca comunque il contributo di Alessandro Canella, famoso osso duro… però secondo me questo racconto ha la stoffa per procedere ai confronti finali. Mi tirerò la zappa sui piedi, esprimendo così apertamente il mio apprezzamento: ma sono così assuefatto di scrittura immersiva e compagnia bella, che quando leggo qualcosa scritto da qualcuno che, come me, sta cercando di delineare uno stile personale sul modello degli scrittori di successo, e non su quello di manualoni e guru trovati su internet, mi sento come il tuo minatore che respira di nuovo aria fresca dopo essere stato messo a strisciare per ore nel buco del culo della Terra. Complimenti davvero. Spero di leggere, presto, ancora qualcosa di tuo. Non mollarci più: qui c’è bisogno di quelli come te.

Dario17
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Re: Olocausto

Messaggio#4 » venerdì 18 giugno 2021, 23:27

Un buon pezzo, lo stile ironico e tipico di una certa narrativa anglosassone dell'uomo che non mostra ma che ti racconta, che filosofeggia nel crogiolo della propria ignoranza e che ci infila due strofe di canzone qui e lì per dargli quel tocco di vissuto.
Ho molto gradito l'estrema preparazione che c'è dietro, anche se termini piuttosto tecnici possono dare fastidio e costringerti a rileggere una frase per appurarsi di ave cpaito bene di cosa si tratta.
Non vado matto per l'incipit un po' divagante ma ho molto apprezzato che si ricolleghi al finale in un modo tutto suo, dando al racconto una forma circolare che ci sta sempre bene.
Sorvolo sull'estrema mancanza di attenzione nell'evitare infodump et simili; sarebbe decisamente inutile e leggendo qui e lì mi pare di capire che accenderei la più classica delle diatribe su scuole di pensiero inconciliabili e sgradite l'una con l'altra.
Lo metto al secondo posto e non al primo perchè l'attinenza al tema c'è ma mi sembra una soluzione più "facile" infilare qualcuno in una miniera per far stare qualcuno "solo al buio" a differenza del brano di Alex Didò che è molto più originale come lettura.

Cristina
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Re: Olocausto

Messaggio#5 » domenica 20 giugno 2021, 22:35

Ciao!
Beh… che dire, ottimo racconto. Ti tiene inchiodato fino alla fine, vuoi vedere che succede. Il protagonista diventerà un uomo di fuoco? Cosa sono questi Knocker, esistono davvero o il protagonista è un po’ fuori di testa?
Questi interrogativi non danneggiano il racconto anzi, fanno il loro dovere, ti portano a volerlo leggere fino alla fine, dove trovi la risposta seppur incompleta: Kemper si salva, svolge il suo compito e manderà a morire quelli che lui crede esseri non umani. Vedo anche un messaggio di fondo nel tuo racconto, quello che gli uomini arrivano a fare per i soldi, usando la disperazione delle persone, spingendoli alla follia. Direi che anche il titolo, in quest’ottica è azzeccato.
Con tema e bonus ci siamo!
Sullo stile, come hanno già notato, violi certe regole del mostrato, ma… lungi da me essere un’esperta, credo tu lo faccia con cognizione di causa. Anche il racconto/spiegone iniziale non è un puro buttar lì informazioni, si sente qualcosa del protagonista anche in questi pezzi raccontati.
Il tuo testo ha personalità, mi è piaciuto. Si vede che ci hai lavorato su o magari hai applicato conoscenze che avevi usato per altri lavori e che hai saputo riutilizzare bene. Bel lavoro.
Cristina Di Rosa

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Giacomo Puca
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Re: Olocausto

Messaggio#6 » mercoledì 23 giugno 2021, 15:46

Dario17 ha scritto:Un buon pezzo, lo stile ironico e tipico di una certa narrativa anglosassone dell'uomo che non mostra ma che ti racconta, che filosofeggia nel crogiolo della propria ignoranza e che ci infila due strofe di canzone qui e lì per dargli quel tocco di vissuto.
Ho molto gradito l'estrema preparazione che c'è dietro, anche se termini piuttosto tecnici possono dare fastidio e costringerti a rileggere una frase per appurarsi di ave cpaito bene di cosa si tratta.
Non vado matto per l'incipit un po' divagante ma ho molto apprezzato che si ricolleghi al finale in un modo tutto suo, dando al racconto una forma circolare che ci sta sempre bene.
Sorvolo sull'estrema mancanza di attenzione nell'evitare infodump et simili; sarebbe decisamente inutile e leggendo qui e lì mi pare di capire che accenderei la più classica delle diatribe su scuole di pensiero inconciliabili e sgradite l'una con l'altra.
Lo metto al secondo posto e non al primo perchè l'attinenza al tema c'è ma mi sembra una soluzione più "facile" infilare qualcuno in una miniera per far stare qualcuno "solo al buio" a differenza del brano di Alex Didò che è molto più originale come lettura.


Grazie mille, sono contento che ti sia piaciuto.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giacomo Puca
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Re: Olocausto

Messaggio#7 » mercoledì 23 giugno 2021, 15:52

Cristina ha scritto:Ciao!
Beh… che dire, ottimo racconto. Ti tiene inchiodato fino alla fine, vuoi vedere che succede. Il protagonista diventerà un uomo di fuoco? Cosa sono questi Knocker, esistono davvero o il protagonista è un po’ fuori di testa?
Questi interrogativi non danneggiano il racconto anzi, fanno il loro dovere, ti portano a volerlo leggere fino alla fine, dove trovi la risposta seppur incompleta: Kemper si salva, svolge il suo compito e manderà a morire quelli che lui crede esseri non umani. Vedo anche un messaggio di fondo nel tuo racconto, quello che gli uomini arrivano a fare per i soldi, usando la disperazione delle persone, spingendoli alla follia. Direi che anche il titolo, in quest’ottica è azzeccato.
Con tema e bonus ci siamo!
Sullo stile, come hanno già notato, violi certe regole del mostrato, ma… lungi da me essere un’esperta, credo tu lo faccia con cognizione di causa. Anche il racconto/spiegone iniziale non è un puro buttar lì informazioni, si sente qualcosa del protagonista anche in questi pezzi raccontati.
Il tuo testo ha personalità, mi è piaciuto. Si vede che ci hai lavorato su o magari hai applicato conoscenze che avevi usato per altri lavori e che hai saputo riutilizzare bene. Bel lavoro.


Grazie per il commento. In effetti ho cercato di sperimentare con l'ambiguità: i Knockers esistono oppure sono la fantasia di un malato? Il protagonista è l'eroe che si sacrifica (dopo l'eventuale esplosione sicuramente lo impiccheranno) per l'umanità o è solo un pazzo omicida?

Il violare certe regole è dovuto al fatto che non le condivido, o quantomeno non ne condivido le modalità di applicazione. Difatti il pezzo è pieno di passaggi in show puro, affondamento dell'io...
Grazie ancora per il bel commento e alla prossima!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Re: Olocausto

Messaggio#8 » mercoledì 23 giugno 2021, 23:19

Ciao Giacomo.
Lo dico subito, senza troppi giri di parole: il tuo è di gran lunga il brano migliore di questo girone. Non me ne vogliano gli altri, ma per quanto mi riguarda vinci per distacco. Il tuo brano mostra infatti una sicurezza formale di livello decisamente sopra la media.

Forse l’unico elemento che stona – ma qui gioca in parte il mio gusto personale, quindi prendi le mie parole con le pinze – è il ripetuto passaggio tra una narrazione ironica, quasi da narratore onniscente o comunque esterno, con un mostrato iperdettagliato. L’effetto sembra quasi quello di due racconti diversi fusi tra loro, ma sia chiaro: rimane un effetto piacevole e per nulla fastidioso.

Quindi ancora i miei più vivi complimenti. Qui di seguito mi permetto giusto di segnalare una manciata di passaggi subottimali, nulla comunque che infici la qualità del tuo testo.

Con la luce e l'aria gelata che entrano dalle feritoie, con la parola di Dio che ballonzola sulle gambe, il viaggio inizia con Dio che fabbrica cielo e Terra.

Questa ripetizione della parola “Dio” non mi fa impazzire. Trovo sia poco “musicale”, se mi permetti l’espressione poco tecnica. Ma forse è solo una mia impressione.

Trottiamo per la campagna tutte pianure verde brillante

Tutta.

Faccio un passo verso pozzo, resto penzoloni sul nero.

Suppongo dovesse essere “verso il pozzo”.

Chiamatelo grisù, grisou, damp, firedamp, gas di miniera, è lì pronto ad arrostirti.

Il narratore è come se parlasse in inglese, anche se il lettore legge il testo nella sua lingua. Il suo elencare termini anglosassoni e stranieri non è quindi un’uscita dal PDV? Non so, questo passaggio non mi convince al 100%.
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Re: Olocausto

Messaggio#9 » giovedì 24 giugno 2021, 12:39

Ciao Giacomo.
Ho trovato il tuo racconto molto interessante e divertente per il modo in cui ci hai condotto nella normale pazzia del nostro protagonista. C'è qualche infodump, ma il brano ha un accenno ironico e quindi passa in secondo piano.
Il tema è centrato e il bonus del misfatto necessario lo ha reso molto bene, facendoci calare completamente nei ragionamenti del pov.
Sul bonus dell'animale sono un po' indecisa, Per il nostro pov i canarini si comportano in un modo strano, ma non so in che modo si comportano normalmente. Quindi solo su questo aspetto ho qualche dubbio.
Ottima prova

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Giacomo Puca
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Re: Olocausto

Messaggio#10 » venerdì 25 giugno 2021, 17:16

John Doe ha scritto:Ciao Giacomo.
Lo dico subito, senza troppi giri di parole: il tuo è di gran lunga il brano migliore di questo girone. Non me ne vogliano gli altri, ma per quanto mi riguarda vinci per distacco. Il tuo brano mostra infatti una sicurezza formale di livello decisamente sopra la media.
[...]

Quindi ancora i miei più vivi complimenti.


Be', che dire... ti ringrazio! E sapendo quanto tu sia un commentatore attento e preciso questo complimenti valgono doppio.

Forse l’unico elemento che stona – ma qui gioca in parte il mio gusto personale, quindi prendi le mie parole con le pinze – è il ripetuto passaggio tra una narrazione ironica, quasi da narratore onniscente o comunque esterno, con un mostrato iperdettagliato. L’effetto sembra quasi quello di due racconti diversi fusi tra loro, ma sia chiaro: rimane un effetto piacevole e per nulla fastidioso.

Questo è il primo pezzo in cui sperimento seriamente questo stile, faccio ancora fatica ad armonizzare per bene il tutto, a non far vedere i "segni di sutura" tra le varie parti del brano.

Con la luce e l'aria gelata che entrano dalle feritoie, con la parola di Dio che ballonzola sulle gambe, il viaggio inizia con Dio che fabbrica cielo e Terra.


Questa ripetizione della parola “Dio” non mi fa impazzire. Trovo sia poco “musicale”, se mi permetti l’espressione poco tecnica. Ma forse è solo una mia impressione.


Sì in effetti non è il massimo. Da un lato mi piace la ripetizione perché "sporca" il modo di parlare del protagonista/narratore, una cosa che cerco sempre di fare. Dall'altro la ripetizione è effettivamente poco musicale, altro aspetto su cui mi piacerebbe concentrarmi di più

Trottiamo per la campagna tutte pianure verde brillante


Tutta.

Faccio un passo verso pozzo, resto penzoloni sul nero.


Suppongo dovesse essere “verso il pozzo”.


Questi sono proprio refusi, purtroppo avrei avuto bisogno di un paio d'ore in più...

Chiamatelo grisù, grisou, damp, firedamp, gas di miniera, è lì pronto ad arrostirti.

Il narratore è come se parlasse in inglese, anche se il lettore legge il testo nella sua lingua. Il suo elencare termini anglosassoni e stranieri non è quindi un’uscita dal PDV? Non so, questo passaggio non mi convince al 100%.

Accidenti, hai ragione! Questo passaggio non mi suonava bene ma non riuscivo a capire il perché... ed ecco il motivo. Il protagonista non direbbe mia una cosa simile. Al più avrei potuto dire: noi lo chiamiamo damp, o gas di miniera. I francesi lo chiamano grisou, gli italiani grisù... non elegante ma più corretto.

Bene, grazie ancora per gli appunti e i complimenti. A rileggerci!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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Giacomo Puca
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Re: Olocausto

Messaggio#11 » venerdì 25 giugno 2021, 17:21

ItaliaLeggendaria ha scritto:Ciao Giacomo.
Ho trovato il tuo racconto molto interessante e divertente per il modo in cui ci hai condotto nella normale pazzia del nostro protagonista. C'è qualche infodump, ma il brano ha un accenno ironico e quindi passa in secondo piano.
Il tema è centrato e il bonus del misfatto necessario lo ha reso molto bene, facendoci calare completamente nei ragionamenti del pov.
Sul bonus dell'animale sono un po' indecisa, Per il nostro pov i canarini si comportano in un modo strano, ma non so in che modo si comportano normalmente. Quindi solo su questo aspetto ho qualche dubbio.
Ottima prova


Ciao Morena, mi fa piacere che il racconto sia stato interessante.
Riguardo il "bonus animale": ho provato a introdurlo nel quadro dell'ambiguità del personaggio. Vediamo tutta la storia dal suo filtro e NON sappiamo se è pazzo o meno. Pertanto lui interpreta come "anormali" i canarini, ma ho volutamente evitato di dare "la giusta chiave di lettura". Sono canarini normalissimi che per chissà quale motivo si comportano in quel modo, o sono davvero sensibili alla presenza dei Knockers?

Grazie ancora e alla prossima!
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.

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