Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco. Le fasi di gioco sono quattro: 1) Il primo giugno sveleremo il tema deciso da Wladimiro Borchi. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum. 2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati. 3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti. 4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
Questo gruppo è dedicato a Francesco Nucera, autore e moderatore di MC. I concorrenti dovranno leggere, commentare e classificare i partecipanti del gruppo Polly Russell e verranno classificati da quelli del gruppo Polly Russell. Le classifiche ricevute faranno media con quella del Lettore Anonimo e quella stilata dal Giudice.
Questo è il gruppo Francesco Nucera de La Sfida a Vivo nel buio con Wladimiro Borchi come giudice.
Il vincitore del gruppo sfiderà il secondo classificato del gruppo Polly Russell e verrà giudicato da Francesco Nucera. Il secondo classificato sfiderà il vincitore dell'altro gruppo e verrà giudicato da Polly Russell.
Vediamo i racconti ammessi:
Ade, di Morena Bergamaschi consegnato il 10 giugno alle 10:16 E' giusto così, di Juri Villani consegnato il 12 giugno alle 09:34 Voglio solo tornare a casa, di Cristina consegnato il 13 giugno alle 17:15 Kletka., di Dario17 consegnato il 13 giugno alle 11:21 Il gioco del buio, di Alessandro Canella consegnato il 15 giugno alle 12:58
Avete tempo fino alle 23.59 di sabato 26 giugno per commentare i racconti del gruppo Polly Russell Chi non postasse anche solo un commento verrà squalificato. Chi non postasse la classifica verrà squalificato Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul gruppo Polly Russell. Vi avverto che saremo fiscali e non accetteremo classifiche postate anche solo alle 00.00 a meno che problemi improvvisi vi ostacolino all'ultimo, ma in quel caso gradiamo essere avvertiti, sapete come trovare i moderatori. Vi ricordiamo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo.
I racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a Spartaco. Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo Anonimo. Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri thread.
Prime Impressioni: Ciao Alessandro. Un racconto molto interessante, mi ha richiamato alla memoria la serie di film basati su "The Experiment".
Aderenza al Tema: Per il tema ok. Bonus.. mmm.. l'animale è un animazione.. mmm.. non so.. per l'altro ok.
Punti di Miglioramento: Lato stile, tutto a posto, anzi.. ho visto qualche elemento di "tell" e infodump qua e là.. e la cosa mi ha fatto sorridere, conoscendoti ;) Va benissimo così, sia chiaro. Fila tutto liscio. Quello che non fila liscissimo è comprendere il finale, lo scopo dell'esperimento e, alla fine, le regole di questo gioco. In pratica, lui poteva dare cibo solo a 86, e punire solo 9. Però c'è anche la faccenda dei cambi di turno, e dei turni a vuoto. Boh.. Secondo me il tutto è volutamente incasinato, per trovarci una logica apparente che in realtà non c'è. Lo scopo era quello di vedere se il soggetto si sarebbe affezionato a 9, e avesse invece cercato di far fuori 86. Be', se è così, esperimento riuscito senz'altro :)
Punti di Forza: Molto interessante, ti incolla alla lettura proprio perché vuoi saperne di più sull'esperimento e sul suo svolgimento. Avendo poi apprezzato i film da cui secondo me hai tratto ispirazione, ho apprezzato anche questo racconto. Il finale, sia chiaro, non mi ha convinto del tutto, ma in fin dei conti ho letto tutto con piacere.
Conclusioni: Non male, un racconto molto interessante, magari un po' criptico per le regole del gioco che sono un po' difficili da focalizzare, ma forse è anche giusto così. Il finale è magari un po' sottotono, comunque per me niente male.
2. Kletka
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Prime Impressioni: Ciao Dario. Un racconto niente male, il tuo. Molto carino, l'ho letto con piacere.
Aderenza al Tema: Mi sembra tutto ok. Anche per i bonus tutto a posto.
Punti di Miglioramento: C'è qualche perdonabile refuso, e forse qualche frase è poco immediata, ma sono minuzie. Ci sono un paio di cose che mi hanno confuso. In primo luogo l'ambientazione. Siamo in Russia, però fai riferimento a un collegio di stampo abbastanza cattolico. Non so bene come sia diffuso il cattolicesimo in Russia, ma direi che è quasi assente, quindi avere due collegi cattolici (maschile e femminile) e per di più vicini, è alquanto improbabile. Comunque, basta portare l'ambientazione in Polonia, e siamo a posto. Seconda cosa: "Kletka" significa "gabbia" (grazie google), ma comunque è una specie di capanna nella taiga, con tanto di caminetto. Un po' difficile figurarsi questa stanza.. non fornisci molti appigli al lettore, giustamente, perché il pdv sa benissimo com'è fatta la kletka e non lo spiega, se non introducendo via via qualche dettaglio. Comunque, meglio se avessi descritto un po' meglio fin da subito questa "gabbia", così da avere subito un'immagine chiara da usare per immaginarsi la scena.
Punti di Forza: Ambientazione, personaggi, risoluzione "magica", con questa fata a cavallo di una cerva che arriva e salva le povere donzelle. Carino, molto carino. Un po' stereotipati forse i dialoghi della direttrice, e il direttore-maiale è forse un po' un cliché, ma vabbè, fanno il loro lavoro. Interessante anche il tema dei primi amori e delle prime esperienze sessuali, con sensazioni contrastanti di repulsione/interesse da parte del pdv. Molto bello anche il tema della gelosia.. eh.. il triangolo amoroso funziona sempre!
Conclusioni: Mi è piaciuto. Forse, lato narrazione, puoi pulire qualcosina qua e là, ("sferza giallastra", ad esempio.. ha senso specificare il colore di un frustino?) comunque non male. Ho letto tutto fino alla fine con piacere.
3. Voglio solo tornare a casa
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Prime Impressioni: Ciao Cristina, piacere di rileggerti. Punti tutto al mostrato, vero? Ho notato una certa propensione per l'uso delle note tecniche. Il racconto non mi ha lasciato granché, ma tutto verrà spiegato tra poco.
Aderenza al Tema: Va bene per il tema, sui bonus sono un po' scettico. Cosa farebbe di strano il gatto? Soffiare? E la vendetta, è necessaria?
Punti di Miglioramento: Ok, come ho detto ho notato una certa propensione all'uso del mostrato puro, con prima persona immersiva eccetera. Non starò a farti le pulci nei punti in cui secondo me non hai rispettato le regolette, ma piuttosto andrei a sottolineare che, a mio personalissimo avviso, cadi un po' nell'"effetto telecronaca", poiché spesso c'è una ridondanza di azioni e dettagli che sono giustamente parte delle azioni che compie il pdv, ma possono essere tranquillamente omesse. Qualche esempio:
Salgo sulla mia vecchia Ford Fusion ed accendo il motore. Dentro c'è puzza di sigaretta, dovrei lavarla. Fa un caldo boia oggi, e l'aria condizionata non va. Pigio sul tasto dei vetri automatici ed abbasso il mio e quello del passeggero. A parte il fatte che il pdv sa benissimo che macchina ha, quindi farglielo notare è un infodump, però poi c'è un elenco di cose, che potevi tradurre meglio in impressioni interne del pdv. "Entro in macchina. Cristo, che puzza di sigaretta, sarà meglio che le dia una lavata prima che la moglie mi sgridi. Con 'sto caldo, poi, il tanfo di chiuso si sente ancora di più, meglio abbassare i finestrini, sennò crepo." Cioé, invece che una sequenza di azioni, visto che usi la prima persona, usa piuttosto i pensieri del tuo personaggio.. verrebbe fuori qualcosa di ancora più immersivo, secondo me..
Frugo nel marsupio, tiro fuori il telefono e lo sblocco. Mando un messaggio al mio amico e butto tutto sul sedile di fianco a me. Sicura che ci sia bisogno di esplicitare tutti questi passaggi? Ha mandato un messaggio a Riccardo, e certamente per farlo ha dovuto svolgere un po' di azioni, come estrarre il cellulare dal marsupio, sbloccare lo schermo, scrivere il messaggio e riporre il telefono. Ma.. tutta questa roba a cosa serve? Non basta dire: "prendo il telefono e mando un messaggio a Riccardo, chissà se ha voglia di venire a prendere un panino al McDonald's, ho bisogno di una spalla, stasera. Speriamo che non sia via con la donna, quella stronza che me lo frega sempre." Una frase, e un paragrafo risparmiato, risparmando lo spazio che ti serve per descrivere qualcos'altro..
Pago, prendo i panini e mi vado a parcheggiare in fondo, vicino al boschetto, sotto l'ombra degli alberi. Anche qui, sequenza di azioni. Che ne dici di: "Finalmente mi danno i panini. Vado nel boschetto, spengo il motore e scarto la roba. Che bell'ombra che c'è qui." Il succo di tutti questi miei commenti, è che andrei a limitare la narrazione delle azioni al minimo, per non incorrere nel famoso problema del "flusso telecronaca", e puntare tutto alla voce narrante e ai pensieri vivi. Sono mie ricerche, visioni personali della cosa, puoi non essere d'accordo.
Punti di Forza: All'inizio l'intreccio, con anche un cambio di pdv, mi ha frastornato un pelo. Forse in un racconto così breve fa un po' di casino, ma a lettura terminata devo dire che l'ho apprezzato. Non male il pdv della morte, rende un po' di pepe a una storia che altrimenti sarebbe solo una vicenda di vendetta fine a se stessa.. Il gatto non ho ben capito a cosa servisse, ma comunque mi è piacuto il suo ingresso nella scena in cui il pdv scava la fossa della sua vittima.
Conclusioni: Il racconto per me si può migliorare, magari intervenendo sul mostrato puro, che a mio personalissimo avviso è un pochino pesante. Spero che i miei suggerimenti possano essere utili, non sono la soluzione al problema, e non so nemmeno se un problema del genere esista. Vedi tu :)
4. E' giusto così
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Prime Impressioni: Ciao Yuri. Piacere di rileggerti. Il tuo racconto ha dei punti interessanti, però, a mio personalissimo avviso, è pesante e poco scorrevole. Tra parentesi: hai postato il racconto due volte? :D
Aderenza al Tema: Ci sta molto bene, tutta la vicenda si svolge nei sotterranei di qualche prigione. I bonus mi sembrano anche a posto.
Punti di Miglioramento: Ho notato una certa ridondanza nella tua narrazione, che sicuramente ha lo scopo di cercare una prosa poetica. Tuttavia, parlo per me, il risultato è che il tutto appesantisce la lettura, tanto che certe volte ho dovuto rileggere le frasi per capire cosa stava succedendo. Ricorda che io devo leggere il tuo racconto, quindi proseguo, uno normale, nella mia situazione, l'avrebbe lasciato a metà. E tu, non vuoi certamente questo. Ti faccio giusto un esempio, preso proprio dall'incipit:
Esseri dalle viscere della terra, incubi senza nome, denti aguzzi, lingue, occhi bianchi. Hanno portato terrore e morte tra la tribù di Occhi-verdi Elenco di attributi, ma non ho ancora capito chi o cosa è scapapto fuori dalla terra per fare il casino che descrivi dopo. Poi, Occhi-verdi è un nome suggestivo che richiama a un essere umano preistorico, ma messo qui l'ho inteso come il nome della tribù, cosa che dopo mi ha un po' spiazzato.
Le braci spente, la comunità straziata, solo lamenti funebri aleggiano nella notte, gli ultimi rantoli dei vivi, le grida di gioia delle creature necrofaghe, spettri notturni dell’età della pietra, crudele, spietata, famelica. Altro elenco. Perché? Volevi trasmettere confusione? Eccitazione per la battaglia? Va bene, ma non si capisce chi sta guardando questa scena. Fosse un soldato che combatte questi esseri oscuri, un elenco del genere nella sua testa potrebbe anche starci, ma qui.. boh. Hai solo reso difficile la lettura.
Altre cose che non mi hanno convinto:
In quale inferno è finito? L'autore che si rivolge ai lettori. Qui fa un po' narratore per fiabe per bambini, eviterei.
È un ragno, grosso quanto un topo, irto di peli, e dai molti occhi lucenti. Buio pesto, quindi meglio mettere un po' meno dettagli visivi e magari calcare più sul tatto..
L’insetto non rispose I ragni non sono insetti ;) può starci se il taglio del narratore è più personale e interno: un uomo primitivo certamente non conosce la differenza tra insetti e aracnidi, ma fino a questo punto hai usato un narratore onnisciente, quindi è proprio un errore dire che un ragno è un insetto..
Shlobha Un nome che richiama un po' troppo a Shelob, non credi?
Occhi-verdi è insensibile, ha la morte e il gelo nel cuore. la morte e il gelo nel cuore è un po' banalotto, un cliché linguistico..
Non vede quasi niente in quel maledetto mondo sotterraneo, solo sagome più nere del nero. Ecchevvordì? Sagome più nere del nero? Se si è al buio tutto è nero, oppure è un po' illuminato e delle sagome si muovono.. ma non riesco immaginare a un nero più nero di un altro..
Qualcosa taglia l’aria davanti all’uomo, che ha la prontezza di scartare di lato. Sente una punta di roccia affilata aprirgli i muscoli del petto e inciderli superficialmente le ossa. Un rantolo le accompagna, e Occhi-verdi forse lo riconosce, gli sembra il dialetto degli uomini della valle. Ma non ha il tempo di pensare ad altro. Dei passi si avvicinano, e l’altro gli si avvera contro. Chi è sto uomo? è sempre Occhi-Verdi o la voce che sentiva accanto? Sinceramente, non ho capito molto bene la scena. Penso che siano tutte impressioni del compagno di Occhi-Verdi, però, se è così, hai spostato il pdv su di lui, senza motivo, creando solo confusione.
Punti di Forza: La vicenda comunque ha un suo fascino, magari si conclude un po' troppo in fretta, ma ci sono elementi interessanti che permettono uno sviluppo ulteriore. Non so perché, ma un po' mi ha ricordato i racconti di Clark Ashton Smith. Se il tuo stile è proprio questo, curalo un po' per farlo diventare più scorrevole ed elimina le ridondanze, cura un po' più i dettagli sensoriali (ottime le zampette che si muovono sul disgraziato) e magari fissa meglio il pdv.. non credo che nemmeno così sarà il mio tipo di narratore preferito, ma se piace a te e trovi qualcuno cui piaccia leggere le tue storie, chi sono io per dirti di cambiarlo?
Conclusioni: Dai, questo ragno e il tizio che vaga per labirinti sotterranei mi piacciono.. cura un po' di più la tua narrazione, puliscila e rendila più scorrevole, e sono sicuro che ne uscirà qualcosa di buono.
5. Ade
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Prime Impressioni: Ciao Morena, piacere di leggerti. Ho letto il tuo racconto senza problemi, tuttavia, non mi ha convinto molto. Tutto spiegato tra poco. Visto che non ti ho mai commentata prima (mi pare), premetto che tutto quello che segue è frutto di una mia personale visione che non rispecchia necessariamente il parere di qualcuno più esperto di me, e che se a volte posso sembrare brusco, la cosa non è affatto voluta. Vedi tutti i miei suggerimenti come i pareri di un amico che vuole che tu raggiunga il sogno di diventare scrittrice, e non le frecciatine di qualcuno che gode per i tuoi errori..
Aderenza al Tema: Ehm. Mi sforzo, ma non capisco dove dovrei trovare "Soli nel Buio". Forse Perla e Ade da soli nel bosco, con allegoria al bosco come buio dell'anima? I bonus mi sembrano invece rispettati.
Punti di Miglioramento: Arrivo al dunque. Trovo un pochino sconclusionata la vicenda. La tipa ha una cotta (da due anni) per il tizio, invitati a un matrimonio bevono un po' e finalmente lui ci prova. Lei è in brodo di giuggiole, perché finalmente l'uomo per cui ha una cotta si accorge della sua esistenza... lui allunga un po' troppo la mano, lei si ritrae, lui insiste e... la stupra? A due passi dalla festa dell matrimonio? Nessuno se ne accorge? Nessuno va a cercare Perla che giace svenuta nel bosco? Poi arriva questo cane (che parla nel pensiero, come il drago di Eragon, ma vabbè) e la salva.. dice di essere mandato per lei (da chi?), per salvarla.. ma rimangono a fare i Tarzan nel bosco. Perché? Perla non vuole tornare a casa dalla sua famiglia? Scappa dal suo trauma? Se è così non si capisce bene, forse avresti potuto calcare la mano un po' di più.. Alla fine il cattivone torna, e viene giustamente punito (non dal cane, che risulta un po' inutile visto che fa tutto lei) e.. la storia si conclude con lei che esprime l'intenzione di liberare il mondo dagli uomini cattivi, come una wonder woman armata di cane infernale. Perdonami, certamente sono gusti personali, ma la vicenda non mi pare granché coerente. Punti tanto sulla vendetta di Perla, ma esplori poco le sue emozioni, e il cattivone è l'uomo violento più cliché che esista.. e anche tardivo, visto che ha almeno due anni per mettere le mani addosso a Perla, ma lo fa solo nel bel mezzo di un matrimonio affollato.. Non prendertela, davvero.. non sono nessuno per salire in cattedra e dirti che la tua storia non è buona, sono solo mie impressioni.
Punti di Forza: Al netto della trama in sé, il racconto è scorrevole. Hai una propensione per l'uso del mostrato (se non sbaglio sei corsista di Gambarini). Magari, se posso darti un consiglio, cerca di dosare bene quali azioni vuoi mostrare, per delineare il personaggio e l'ambientazione senza ridondanza (difficilissimo, io stesso non ci riesco). Un esempio: I suoi occhi color nocciola mi fissano e riflettono le luci colorate degli addobbi. Sicura che dai riflessi sugli occhi si possano addirittura distinguere i colori? La frase, messa così, fa solo vedere, con la tecnica del mostrato, che ci sono degli addobbi colorati. L'hai fatto per il lettore, chiaro, il pdv però, non ha i superpoteri.
Sorseggio lo spumante, è fresco in gola, ma mi annebbia il pensiero. Per fortuna che Luca è accanto a me o sarei caduta a terra, davanti a tutti gli invitati. Che figura che avrei fatto. Il suo pensiero è annebbiato, poi procede con pensieri tutt'altro che confusi. Anche rendersi conto di avere la mente annebbiata è forse troppo "da lucidi".. difficile rendere la confusione mentale con la tecnica del mostrato, se vuoi proprio farlo occorre che anche il linguaggio e le percezioni inizino a stonare, col risultato che anche il lettore sia confuso e smarrito come il pdv..
Un fruscio nel cespuglio di fronte a me e il rumore di un ramo spezzato attirano la mia attenzione Come sto gridando ai quattro venti da un bel po', non sono contrario all'uso del "raccontato", purché sia funzionale alla scena e alla trama, e dia un po' di colore dove occorra. Qui, però, esageri. Dire esplicitamente che "qualcosa attira l'attenzione" è un po' superfluo, e si può piuttosto rendere attraverso le reazioni del pdv all'accadimento improvviso..
Conclusioni: Certamente gusto personale, ma non mi sono molto affezionato al tuo racconto. Avrei preferito qualche dettaglio in più sulla natura del cane, chi ce lo manda e che poteri ha a parte essere telepatico. Mi sarebbe piaciuto sentire un po' di più il tormento interiore di Perla, che si vede abusata dall'uomo per cui ha tenuto segreta una cotta per ben due anni.. La storia mi pare un po' acerba, anche se, lato stile, noto un certo lavoro e un certo impegno, che mi fa sempre piacere trovare.
1. Voglio solo tornare a casa, di Cristina 2. Il gioco del buio, di Alessandro Cannella 3. Ade, di Morena Bergamaschi 4. Klekta, di Dario 17 5. È giusto così, di Juri Villani
Ade, di Morena Bergamaschi Di questo racconto ho apprezzato molto la gestione iniziale delle informazioni. In tre sole righe di incipit, l’autrice ha descritto benissimo il contesto. Musica, elemento uditivo, caldo, elemento tattile, vino, elemento gustativo. E con il fraseggio interiore del PDV è riuscita anche a comunicarci il tempo della storia e il contesto sociale. Peccato che da metà racconto in poi il flusso delle informazioni perda un po’ di credibilità, cosa che si sarebbe potuta evitare con una progettazione maggiore delle scene. Ottima prova, comunque.
Il gioco del buio, di Alessandro Cannella Di questo racconto ho apprezzato la scelta della prima persona al presente e lo stile mostrato e immersivo. Per amore di metodo, comunque, ho segnalato all’autore anche delle piccole pecche stilistiche, ma in narrativa non ci sono dogmi e le scuole di pensiero sullo stile sono molte. Di certo l’autore ha dato vita a un racconto originale, un po’ ingarbugliato ma efficace. Ottima prova.
Voglio solo tornare a casa, di Cristina Racconto molto originale, per nulla scontato. La gestione della prima persona al presente è buona e lo stile è immersivo e mostrato. Ci sono qua e là alcune pecche stilistiche, ma nel complesso il racconto si lascia leggere con piacere. La trama, a volte, è un po’ ingarbugliata; il cambio del PDV, poi, genera parecchie confusioni, ma dietro c’è il tentativo di creare qualcosa di originale, cosa che ho apprezzato moltissimo. Ottima prova.
Klekta, di Dario 17 Di questo racconto ho apprezzato la scelta della prima persona al presente. Il tema mi sembra centrato e anche i bonus. Ci sono, tuttavia, alcune sbavature stilistiche che ho segnalato all’autore per amore di metodo. Molto particolare l’ambientazione e l’atmosfera cupa e sofferente del collegio. In fase di ristesura, secondo me, potrebbe venirne fuori un bel racconto.
È giusto così, di Juri Villani Di questo racconto ho apprezzato molto la spinta sperimentale, ovvero quella voglia di uscire un po’ dagli schemi del mostrato puro e tornare a godersi l’aspetto evocativo delle parole. Ma secondo i miei opinabili gusti l’autore si è spinto un po’ troppo in là, trascurando quello che un racconto dovrebbe fare: raccontare una storia. C’è da dire, però, che il coraggio di sperimentare è l’unica strada che abbiamo per arrivare a una nostra voce stilistica, quindi mi complimento con l’autore per averci provato.
1) Il gioco del buio 2) Kletka 3) Voglio solo tornare a casa 4) Ade 5) È giusto così
E i commenti:
Il gioco del buio Tema sicuramente centrate, i bonus direi di no l’orso del totem non lo considero un animale che fa qualcosa di strano e il tentativo di aggressione è fallito, quindi anche se c’era l’intenzione non si è concretizzato, non saprei. Venendo al racconto, devo dire che l’ho trovato molto interessante e nel complesso mi è piaciuto, anche se devo confessare che mi ha confuso parecchio. Sullo stile poco da criticare, hai gestito molto bene il ritmo e, anche se faticavo a starti dietro, l’ho letto d’un fiato per cercare di capire dove saresti andato a parare. Quindi, da questo punto di vista, mi è piaciuto molto. Ti segnalo solo alcune cose che avresti potuto migliorare. “Il pelato di poco prima” mi ha un po’ infastidito, è una caduta di stile non in generale, ma proprio in rapporto al resto del testo, scritto molto meglio, a mio parere. Idem per questo passaggio “impostato verosimilmente con la luminosità al minimo”. Un po’ di confusione sulla descrizione della stanza: “Attorno al blocco di vetro e metallo, ad alcuni metri di distanza l’uno dall’altro, tre letti, simili a quelli degli ospedali,” con quell’attorno in apertura mi ero fatta l’idea che il totem fosse triangolare e che i letti fossero allineati ai lati del totem, quindi non ho capito la precisazione “ad alcuni metri di distanza l’uno dall’altro”, che trovo superflua. Buone anche le semine, dai commenti sul comportamento iniziale di 86 (per intenderci: “Inizio a spogliarmi dando le spalle a 7, sensibilità che 86 non sembra invece possedere.” e “non sono ammessi atti di violenza di nessun tipo. Tutto chiaro?» 7 ed io ci scambiamo uno sguardo e annuiamo. Soltanto 86 rimane impassibile.”) ho pensato che sarebbe stato lui a fare del male a 7. “Quand’ero ragazzo, superata quell’età durante la quale il buio nasconde pericoli innominabili, rimanevo spesso con gli occhi aperti anche dopo che i miei genitori, dall’uscio della cameretta, mi avevano augurato la buonanotte e spento le luci. Mi piaceva vedere le forme dei mobili acquisire, poco alla volta, nuova consistenza, fino a riottenere la loro rassicurante familiarità. Qui non è così.” Questo passaggio non mi è piaciuto, ma non lo butterei, se lo avessi inserito dopo la descrizione del buio nella stanza poteva anche starci come pensiero del protagonista, magari modificandolo un po’, tipo “e pensare che quando ero ragazzo, ecc., ecc.”. Così, invece, mi sembra un po’ fuori dal pdv e più ad uso e consumo del lettore. Ho trovato anche poco coerente il primo passaggio in cui 23 salta il giro. La sua reazione mi è sembrata esagerata. Secondo me non hai preparato bene il terreno prima. Prima della chiamata 23 è tranquillo, non c’è nessuna indicazione sullo spazio temporale intercorrente tra un turno e l’altro, quindi non sappiamo se per la successiva somministrazione di cibo passeranno 10 minuti o 10 ore. Lo intuiamo dalla reazione di 23, ma secondo me è un po’ forzata in quel punto del racconto. Probabilmente avresti avuto bisogno di più caratteri a disposizione. Nel complesso nutro, se così si può dire, sentimenti contrastati verso questo racconto. Se da un lato mi ha tenuta incollata alla lettura, dall’altro non ho ben capito il senso dell’esperimento e quale sia stato il risultato finale.
Kletka Tema e bonus sicuramente centrati. Il racconto mi è piaciuto, ma non mi ha convinto del tutto. Buona la prima persona e la caratterizzazione della protagonista, anche se, come ti hanno già fatto notare, c’è qualche incongruità nel linguaggio. Anche se nel complesso il racconto mi è piaciuto, ci sono, a mio avviso parecchie criticità, di diverso genere. Vado a elencare e commentare alcune: “«Stia tranquillo, Vorobyov.» Sonja trafigge me e Tania con uno sguardo obliquo «non avrò pietà.»” In questa frase mi stona il Sonja. Capisco che non volevi ripetere “la direttrice”, ma a parlare è il pdv e trovo difficile che possa riferirsi alla direttrice con il solo nome di battesimo. Sembra più il narratore a parlare. “«Ma forse sono in tempo per correggere certe brutte pieghe, di cacciare il maligno dai vostri corpi.” La frase è un po’ sgrammaticata, al posto del “di” prima di cacciare forse ci stava meglio un altro “per”, oppure un “e” al posto della virgola. “Tania è distesa con la testa tra le pieghe della gonna lunga” se è distesa come fa ad avere la testa tra le pieghe della gonna, forse intendevi raggomitolata? “Il rettangolo di luce crepuscolare sul pavimento della kletkasi è già fatto più sottile da quando ci hanno buttato dentro. L’ingresso non ha una porta e lascia penetrare gli ultimi raggi del sole della giornata.” Trovo questa frase un po’ confusa. Ad una prima lettura tra il “rettangolo di luce” e il “buttato dentro” avevo immaginato che l’apertura della Kletka fosse in alto e la stanza fosse scavata nel terreno. Io avrei prima indicato la mancanza della porta, magari descrivendo il momento in cui venivano buttate dentro, e poi mostrato il movimento del rettangolo di luce. “Tania, annegata nel buio dall’altra parte, si è girata su di un fianco oppure si è alzata” anche questa frase è un po’ incomprensibile, secondo me avresti potuto semplicemente dire che si era mossa, avresti anche risparmiato caratteri, che sono sempre troppo pochi. Idem per la frase qualche riga più sotto “Qualcosa scricchiola nella mia porzione di kletka. Non può essere Tania, l’avrei vista! Tarli in un mobile che non ho sfiorato prima?” non vedo la ragione per cui la protagonista debba fare ipotesi sconclusionate sull’origine dei rumori. Anche perché, per avere un senso dovrebbe quanto meno fare più di una ipotesi. E poi non credo che il rumore dei tarli possa essere così forte. “Il buio torna a dominare fino a quando una lampada a olio accesa entra nella stanza e lo squarta. L’uomo che la regge dal manico è un uomo col doppio mento e avvolto in una pelliccia nera. Nell’altra mano regge un fucile dalla canna d’ebano. Incrocio i polsi dietro la schiena, d’istinto. «La direttrice ha lasciato fuori dalla dispensa un po’ di cibo anche stavolta, visto?» bercia il direttore Vorobyov”. In questo passaggio, a mio avviso si concentrano molte criticità. 1) trovo poco credibile che da una entrata senza porta non si intraveda la luce della lampada finché non è completamente dentro la stanza; 2) dalla descrizione dell’umo che regge la lampada non si capisce che è il direttore, in prima lettura ero convinta che gli uomini fossero tre; 3) incrocio i polsi dietro la schiena contraddice quanto descritto in un altro passo precedente, quando la protagonista ha evidentemente le mani legate davanti. Ok che il direttore non poteva accorgersi della differenza, ma il lettore sì. Insomma, ti suggerisco di studiare meglio l’architettura delle scene, perché ci sono molte incongruenze e contraddizioni. Per quanto riguarda la cerva, anch’io come Giacomo ho capito la connessione con il nome del collegio solo in seconda lettura, ma vado oltre e mi chiedo perché la cerva si è palesata solo con la protagonista? I suoi peccati erano meno gravi di quelli delle sue compagnie che avevano visitato la Kletka? Oppure qualcosa l’ha risvegliata da un sonno che le aveva impedito di intervenire prima? Possibile che abbia lasciato che molte ragazze subissero violenza prima di decidersi ad intervenire? Dai commenti di Orianthi (e da come ne parla il direttore) sembra che mandare le studentesse alla Kletka fosse una lunga consuetudine, quindi mi sembra un po’ forzato che sia intervenuta così, senza un motivo preciso, a salvare la nostra protagonista.
Voglio solo tornare a casa Tema e bonus sicuramente centrati. Dal punto di vista stilistico il racconto scorre bene e si fa leggere, l’idea è sicuramente interessante, ma trovo che ci siano un po’ troppe criticità. Sicuramente i limiti di lunghezza hanno inciso sul risultato finale, ma come hanno già rilevato Matteo Mantoani e Giacomo Puca, avresti potuto tagliare alcune parti non essenziali per gestire meglio il tutto. Alcuni esempi: Anch’io, come Alex Didò non ho compreso questo passaggio: Se mi avvicinassi alle abitazioni la situazione cambierebbe, ma per stanotte ho già da fare. Ma non ho capito nemmeno la frase precedente: “nessuno, nella strada deserta tra le curate villette di periferia, desidera vendicarsi con il vicino o mettere fine alla propria sofferenza”. All’inizio non avevo capito che il pdv fosse la morte, ho pensato che fosse qualche altro spirito maligno che spinge ad uccidere per vendetta o a suicidarsi. Nel primo cambio di Pdv ho avuto un po’ di difficoltà a capire che non era la morte a parlare, fino alla frase “Sara, l’ho fatto per te…” Come ti dicevo, secondo me avresti potuto tagliare buona parte della scena in macchina e al McDonald per mostrarci lo stupro o l’omicidio dello stupratore. Anche il fatto che la commessa/cameriera del McDonald esce dal suo gabbiotto per portare il panino all’avventore parcheggiato più avanti non è molto credibile. Immagino che tu l’abbia fatto per attirare l’attenzione del lettore, ma non credo che nella realtà accada in questo modo. A differenza di Matteo Mantoani, ho capito subito che il gatto serviva da collegamento tra la prima e la seconda apparizione della morte e che il fatto che Giorgio ne abbia percepito la presenza indicava che sarebbe morto anche lui. Buona l’idea della semina, ma non so, forse dovresti lavorarci un po’ su, io l’ho sgamata subito e Matteo non l’ha capita. Non saprei darti consigli, se non quello di vedere come la utilizzano altri autori. Al netto delle criticità che ti ho elencato al solo scopo di aiutarti a individuare punti deboli, il racconto mi è piaciuto, anche le scene che secondo me potresti tagliare non sono brutte in sé, penso solo che rubano spazio ad altri elementi che sarebbero stati, dal mio punto di vista, più interessanti.
Ade Tema e bonus: Sul tema ho qualche dubbio. Immagino che tu abbia inteso il buio in senso figurato e sia legato allo stupro. In tal caso il tema è certamente toccato, ma a mio avviso poco sviluppato, così come la solitudine. I bonus: un animale fa qualcosa di strano, ok; un misfatto necessario: non saprei. In realtà, nel momento in cui Perla uccide Luca il misfatto non credo si possa definire “necessario”. Gli altri aggressori sono scappati e Luca sta chiedendo perdono. Più che misfatto necessario si tratta semplicemente di una vendetta. Quanto al testo, l’ho trovato un po’ confuso. Devo dire che lette le prime battute mi ero fatta l’idea che Luca e Perla fossero fidanzati. Questo, ovviamente, ha un po’ rovinato la lettura, facendomi sembrare tutta la prima parte incoerente. Detto questo, alcuni problemi di incongruenza, che condivido, sono già stati rilevati nei commenti precedenti (il fatto che Luca aspetti due anni prima di aggredire Perla; che decida di farlo in pieno giorno durante un matrimonio), quindi mi focalizzerò su altri aspetti. Nella parte iniziale del racconto, sebbene tu abbia utilizzato la prima persona e il mostrato, mancano molti dettagli utili alla comprensione del testo, con il risultato che il lettore può farsi un’idea sbagliata. Mi spiego meglio: La canzone pop sfuma in una dolce melodia da ballo di coppia. Mi avvicino al tavolo, prendo il bicchiere dell'acqua e lo scolo in un colpo solo. Tra il caldo e il vino, mi gira la testa. Non so perché debbano fare i matrimoni in pieno agosto. Luca mi sfiora la schiena. «Perla, tutto bene?» I suoi occhi color nocciola mi fissano e riflettono le luci colorate degli addobbi. In questo passaggio, non è chiaro se Luca fosse già vicino a Perla o se l’ha seguita senza che lei se ne accorgesse. Siccome Perla non può vedere dietro di sé, l’introduzione del secondo personaggio con la frase “Luca mi sfiora la schiena.”, mi ha fatto supporre che Luca fosse di fianco a lei e che tra i due ci fosse una certa intimità. Sensazione, a mio avviso, confermata dalla frase “«Dai scemo, non prendermi in giro.» Mi aggrappo al suo braccio e mi lascio condurre verso il boschetto”. Anche su Ade ho qualche perplessità. Non tanto sul mistero che lo circonda, che, per quanto mi riguarda può anche funzionare, più che altro su come viene presentato e su come interagisce con i personaggi. Perla ne è spaventata e dice che il suo aspetto è spaventoso e ha due occhi di brace, però gli uomini che arrivano insieme a Luca non hanno nessuna reazione quando lo vedono. Non so, non mi convince molto. Anche questo passaggio è un po’ contraddittorio “Ade restane fuori o ti faranno a pezzi. Perla devo proteggerti. A qualunque costo. Gli uomini avanzano verso Ade e lo accerchiano. Non fargli del male. Sono solo stupidi.” Prima perla dice ad Ade che quegli uomini la faranno a pezzi e poi gli chiede di non far loro del male? Secondo me non si capisce bene. Mi è piaciuto, invece, lo stile. Apprezzo sempre la prima persona e il mostrato.
È giusto così Tema e bonus sicuramente centrati. Devo dirti in tutta onestà che il racconto non mi è piaciuto granché. L’idea è sicuramente interessante, ma, gusto personale, non amo molto il narratore onnisciente e il raccontato, che nel tuo racconto predomina sul mostrato. Anche lo stile non rientra fra i miei gusti personali. Mi sembra un po’ troppo artefatto e prevale sulla trama e sulla caratterizzazione dei personaggi. Ma sono gusti personali e in quanto tali opinabili, quindi, a parte dirti che non rientra nei miei gusti, non ritengo di poterti muovere critiche più approfondite sul punto. Tanto per farti un esempio: “Come cacciatore e guerriero non è nuovo ai movimenti della lotta”: qui è evidente che il narratore onnisciente parla direttamente al lettore, a me non piace, ma non è detto che sia così per tutti. Ci sono, però, alcuni rilievi che ti possono essere utili comunque e vado ad elencarli: “Un corpo, vivo, che si ritrae spaventato. L’uomo fa un passo indietro” è una ripetizione che appesantisce il testo e non aggiunge nulla di nuovo. “Dei passi si avvicinano, e l’altro gli si avvera contro” la virgola non va messa prima della congiunzione, a meno che non sia preceduta da un inciso. “Cantano delle canzoni oscene, febbrili, tambureggianti” non capisco cosa possa significare “canzoni febbrili” o forse è il ritmo delle canzoni ad essere febbrile? A parte l’aspetto stilistico, non capisco, sono mostri senza volto, con forme indefinite e non umane, ma lui riesce a comprendere quello che dicono? ““Ci siamo persi? Avevi detto di conoscere la via per uscire.” Shlobha è irritata da quel discutere” anche qui, punti tutto sulle parole e su uno stile alto, ma, in questa parte del racconto “discutere” non è un termine coerente con quello che succede. A mio avviso è proprio questo il problema di questo tipo di scrittura. Se non sai gestirlo, le frasi possono suonare musicali e le parole poetiche, ma non sempre hanno un senso compiuto nel testo, sono solo fini a sé stesse e la lettura e la comprensione ne risentono. Ad essere sincera ho fatto fatica a leggere e, soprattutto a capire, il racconto. Non ho capito, in particolare, perché questi “mostri”, che non sono riuscita a figurarmi mentalmente, siano “venuti perché odiano il fuoco”. E, soprattutto, se sono venuti perché odiano il fuoco, perché hanno preso Occhi-verdi in ostaggio e lo fanno combattere? Cosa centra con il fuoco? O forse sono venuti perché amano fare stragi e rapire umani per farli combattere fra di loro. Davvero non sono riuscita a capire. Mi spiace.
Classifica: 1. Il gioco del buio, di Alessandro Canella2. Kletka., di Dario17 3. E' giusto così, di Juri Villani4. Ade, di Morena Bergamaschi 5. Voglio solo tornare a casa, di Cristina È stato parecchio difficile stilare la classifica, perché ogni racconto è riuscito a essere eccellente sotto alcuni aspetti ma nessuno di loro lo è in tutti. Alcuni stilisticamente molto validi ma traballanti in termini di trama, altri scritti meno bene (sempre secondo il mio umile parere) ma che però presentavano una storia interessante... Insomma, ho provato a essere il più obiettivo possibile, spero che nessuno se la prenda.
I commenti. 1. Il gioco del buio, di Alessandro Canella
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Ciao Alessandro, ecco il mio commento.
Tema & Bonus Tema centrato pienamente. Non ti limiti a usare il contesto del "soli nel buio" come altri concorrenti, ma è anche rilevante ai fini della trama. Sui bonus ho qualche dubbio. L'animale di fatto non c'è. E se anche considerassimo la pixel art un animale, non fa niente di strano essendo, appunto, un'animazione. Il bonus misfatto necessario è molto al limite. È un po' debole per definirlo misfatto, ma soprattutto non ha particolare utilità. Certo è una vendetta come ce ne sono state in altri racconti del girone. Solo che in quei casi la vendetta serviva per eliminare qualcuno di pericoloso che la giustizia non poteva colpire nel tuo caso la vendetta su 86 è per... essersi fatto una pugnetta? Non aver urlato per coprire i suoni di 7?
Trama Ho letto un paio di volte il racconto. La prima volta non avevo capito, ma era stata una lettura poco attenta. Il problema è che anche rileggendo con più attenzione non ho capito la vicenda. Il fatto che 7 e 86 siano attori è un bel colpo di scena, però il resto non mi è arrivato. Questo è un bel guaio per la storia, perché l' "epifania" finale funziona al meglio quando il protagonista resta ignaro e inconsapevole mentre il lettore ha chiaro quel che è successo. Qui invece anche il lettore capisce poco.
Non avendo capito le regole, non riesco nemmeno a interpretare il finale. L'esperimento cosa voleva dimostrare? E perché sta continuando?
In particolare questo passaggio non è per niente chiaro: L’acqua del gabinetto è meno schifosa del previsto. O forse è soltanto la sete. Dalle casse chiamano il mio numero. L’orsetto mi saluta, mi chiede cosa fare. È giunto il momento di provare la mia teoria. Schiaccio su addormentami e aspetto di sentire cosa risponderà la voce artificiale. «7.» La donna mi raggiunge al centro della stanza. «Ma che succede?» Giro la testa nella direzione della sua voce. «Credo di doverti delle scuse. Avevi ragione. A quanto pare questo gioco non ha un vero or—» Qualcosa mi sfiora il braccio, tenta di afferrarlo. Il mio corpo reagisce saltando all’indietro. Cado per terra. 7 urla. Passi veloci alla mia sinistra che si allontanano. I muscoli delle braccia e delle gambe tremano. Poco distante, in direzione del totem, un respiro sordo e gutturale non sembra apprezzare il mio piccolo esperimento.
Che succede? Sono entrate delle persone? Di chi è il respiro gutturale?
Stile Lo stile è chiaro ma un po' vago. Specialmente in storie prive di contenuto "visuale" dovresti marcare moltissimo sugli altri sensi. Per esempio: Urto qualcosa, profuma di carne. L’acqua del gabinetto è meno schifosa del previsto. O forse è soltanto la sete.
Sarebbe stato interessante più dettaglio e più filtro del personaggio: Metto il piede su qualcosa di umido e molliccio, si spappola sotto la pianta come una merda fresca, col suono di dentifricio spremuto a forza dal tubetto. Mi abbasso, annuso: odora del grasso bruciato delle bistecche che i miei coinquilini cucinano sul balcone a Ferragosto. L'acqua del gabinetto è fredda, sa di cloro. Con la fantasia mi sono appena tuffato nella piscina a otto corsie del resort Villa Paradiso di Gallipoli dove ho bevuto per sbaglio un po' di acqua. Sono giusto degli esempi per chiarire, sia inteso.
Altro punto critico è nella descrizione della stanza. oltre il quale si apre un’ampia stanza, al centro un totem a base triangolare con uno schermo per lato. Attorno al blocco di vetro e metallo, ad alcuni metri di distanza l’uno dall’altro, tre letti, simili a quelli degli ospedali, ognuno affiancato da un borsone e da un bagno chimico privo di pareti. Sul pavimento in linoleum, un nastro adesivo bianco collega le brande.
Ampio e alcuni metri sono descrittori deboli. Ampio quanto? Ampia quanto l'aula magna o quanto lo studio di quel megalomane del prof Rossi? Metri è un po' pigro ma già più comodo da visualizzare. Però non ho capito com'è fatta questa stanza, non riesco a visualizzarla. La disposizione dei letti non è chiara, la posizione del bagno chimico altrettanto. Il nastro adesivo bianco disegna una specie di triangolo a terra?
Conclusione Ho la sensazione che la storia ti sia rimasta un po' in canna, non sei riuscito a scaricare sulla pagina tutti i concetti e i dettagli necessari per unire i puntini alla fine e creare il colpo di scena. Se ti va spiegami pure qual è il funzionamento dell'esperimento, proverò a rileggere il tutto per capire dove sta l'inghippo che non rende chiara la vicenda (per me, sia ben chiaro. Non escludo che altri abbiano capito tutto.)
A rileggerci! Giacomo
2.Kletka., di Dario17
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Ciao Dario, eccomi a commentare.
Tema & Bonus Il tema c'è, non è forse l'elemento cruciale ma è comunque solidamente presente. Bonus ok.
Trama Sofferenza e conflitto, elementi cruciali per una buona storia, abbondano. La trama è chiara e interessante. L'unico elemento che mi ha fatto storcere il naso è il cervo. Interviene per due volte a salvare la protagonista (la libera prima e la fa desistere nella vendetta, dopo) e la cosa non ha alcuna spiegazione né motivazione. Insomma, l'allarme deus ex machina è sul rosso. Rileggendo il nome del collegio ho avuto una piccola epifania. Sarebbe un ottimo colpo di scena, sebbene serva forse qualche rimando in più (infatti il lettore standard che non rilegge non riesce a collegare questi tenui puntini).
Stile Lo stile è godibile, ma devo fare degli appunti
-Incipit. Ho trovato le prime righe di storia confuse al limite della leggibilità. Non è una esagerazione se dico che ho dovuto leggere dieci volte la prima parte per capirci qualcosa. Questo perché non è subito chiaro che la narrazione sia in prima (infatti credevo fosse in 3a) e soprattutto perché introduci una valanga di personaggi in così poco spazio. La direttrice Sonja avvicina le dita ossute alla sferza giallastra man mano che il direttore Vorobyov elenca le nostre colpe. «Mi aspetto che quelle due vengano punite severamente, direttrice.» conclude il ciccione infilando le braccia tozze nelle maniche della pelliccia nera
La direttrice Sonja in questa scena è seduta (si alzerà in seguito) solo che non ce lo dici e io infatti la immagino in piedi. Perché non far capire subito che Vorobyov è grasso? Quando ho letto pensavo ci fosse il direttore Vorobyov e un uomo grasso che si infila la giacca. Nelle poche righe successive si termina di introdurre tutti i personaggi e finalmente capiamo chi è il pdv. Forse, banalmente, avresti potuto dare qualche dettaglio in più all'inizio sul numero di individui e la posizione e poi "far partire" la scena.
-Registro linguistico. Il registro linguistico della nostra protagonista è un po' schizofrenico. Si passa dal tono colloquiale e volgare che mi aspetterei da una ragazzina: Tania dev’essere finita col culo per terra. Serpente ruba-fidanzati, se ti avvicini ti spaccherò anche gli altri denti, giuro! a un registro quasi aulico, con termini molto ricercati:
Un fruscio di fronde si alza e muore. Il calesse non si ode più. Quell’uscio perennemente spalancato
- Parole straniere Dico la verità, non ho ancora deciso se l'aggiunta di parole straniere per evocare un'ambientazione sia un trucchetto lecito o meno (io stesso lo uso, a volte). Però arrivare a usare un alfabeto diverso nelle battute di dialogo, quello proprio non mi piace (mi riferisco al да). Tanto più che, per coerenza avresti dovuto scrivere До свидания e клетка nelle relative battute.
La direttrice afferra la verza. Ti lascio immaginare la risata che ho fatto immaginando la crudele direttrice che stringe un cavolo con aria minacciosa.
Conclusioni. Il racconto è godibile. Lo scoglio iniziale mi faceva presagire un caos e invece la storia si rimette in fretta sui binari. Rileggendolo emerge anche la chiave di lettura. Una buona prova.
A rileggerci! Giacomo
3.E' giusto così, di Juri Villani
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Ciao Juri, piacere di leggerti.
Tema & Bonus Il tema è centrato, anche i bonus.
Trama Storia interessante: il protagonista perde la sua innocenza per sopravvivere, e il risultato , quasi karmico, è il dover restare per sempre nelle viscere della terra, insieme a quelli con l'anima nera come è appena diventata la sua. Forse un po' banale il trittico esseri brutti-oscurità-malvagità, ma niente di tremendo.
Stile Punto debole del racconto. Ci sta voler usare un linguaggio più evocativo e poetico, ma al racconto servono massicce iniezioni di mostrato con dettagli vividi, altrimenti il lettore si annoia e non capisce niente di ciò che accade. Faccio un paio di esempi, giusto a titolo esemplificativo: Non vede quasi niente in quel maledetto mondo sotterraneo, solo sagome più nere del nero. → Invece di dirci questa cosa, mostraci ciò che il protagonista "vede", che so: il maledetto mondo sotterraneo è immerso nell'oscurità, budelli di roccia ruvida che occhi-verdi segue con i polpastrelli. Sagome nere immobili, grandi come capanne, rocce forse, e altre sagome più piccole che guizzano quando si avvicina... L’incertezza per poco non gli costa la vita. Una furia omicida si abbatte su di lui, scaraventandolo a terra, gli spettatori esultano, belluini, e la pietra, le unghie, i denti, gli cercano la carne, avvoltoi, iene delle notte.→ Il lettore non riesce a "vedere" una furia omicida che lo scaraventa a terra, piuttosto: due palmi sudati gli impattano sul petto, occhi verdi vola all'indietro, la schiena fracassata al suolo roccioso. La folla invisibile esplode di urla selvagge...
L'uscita dal punto di vista nel finale è francamente un "erroraccio". Ci hai tenuti ancorati a occhi-verdi per tutta la vicenda poi di colpo siamo calati nell'altro uomo con cui combatte (tra l'altro hai descritto meglio le sensazioni fisiche che quest'ultimo prova rispetto alle descrizioni che fai quando "siamo" dentro occhi-verdi).
Conclusioni. La storia mi è piaciuta. La dimensione simbolica, per quanto non sia particolarmente originale o profonda è un plus. Stile confuso e legnoso, da rivedere massicciamente.
Un saluto! Giacomo
4.Ade, di Morena Bergamaschi
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Ciao Morena, piacere di leggere e commentare il tuo racconto.
Tema & bonus I bonus ci sono entrambi, il tema non saprei. Certo, nel finale la protagonista resta nel buio con Ade, tuttavia l'essere soli nel buio non appare in nessun altro momento della vicenda. Il finale mi ha dato l'idea che fosse più un tentativo di infilare il tema da qualche parte, che la terminazione organica della storia.
Trama La trama credo sia l'elemento debole del racconto. Di per sé è chiara, nel senso che si capisce lo scorrere degli eventi, però non sono riuscito a cogliere il senso di tali eventi. La protagonista è damigella di nozze. Beve troppo, Luca la violenta nel boschetto. Si risveglia e si trova davanti un cane magico. Scappa, cade, il cane la porta in una grotta e inizia a conviverci per diverse settimane. Mentre cercano cibo si imbattono in Luca e altri uomini. Durante una fellatio lei lo colpisce, il cane aggredisce un altro uomo mettendo in fuga tutto il gruppo. Esecuzione di Luca. La protagonista dice di voler essere forte, viva e salvare tutte le donne che subiscono violenza, Ade le dice che l'hanno mandato lì per questo motivo. Nel finale i due dormono (o muoiono?) un sonno senza sogni. Non riesco proprio a comprendere l'arco degli eventi, non trovo un filo centrale che dia significato ai fatti. Restano vari elementi poco coerenti:
- Una damigella di nozze viene stuprata nel boschetto di un ristorante e nessuno la cerca? Fosse stata un'imbucata la sua assenza sarebbe giustificata, ma è la damigella. Inoltre Luca e Perla sono davanti a tutti quando si allontanano, possibile che nessuno abbia chiesto a Luca dove sia finita Perla? Forse il tempo che intercorre tra lo stupro e l'arrivo del cane è molto breve? In tal caso sarebbe necessario qualcosa che ci faccia capire che nessuno ha avuto il tempo di cercarla prima che si allontanasse con Ade.
-Il nome Ade è molto evocativo, usarlo comporta tutta una serie di connotazioni che vanno a braccetto con il suo aspetto. Ha a che fare con l'oltretomba? È mandato da qualche divinità/demone?
- In che modo Ade avrebbe spinto la ragazza verso il suo obiettivo? Si imbattono casualmente nel gruppetto... sarebbero rimasti a vivere per sempre nel bosco altrimenti?
Cosa succede nel finale? Muoiono o si addormentano?
Stile Tralasciando i miei gusti personali, in fatto di stile si nota un certo impegno nella gestione del punto di vista, nell'inserimento di sensorialità ad ampio spettro, nella ricerca di immersività. Qualche appunto : «No. Si. Non lo so.» → Sì, non si arrossisco e distolgo lo sguardo. Sei uscita dal pdv, infatti Perla può sentire avvampare le guance, non può vedersele arrossire. «Scusa, ma non capisco cosa stai dicendo?» Il punto di domanda credo sia di troppo.
Abuso dei pronomi possessivi, spesso inutili ( la sua mano, la sua morsa, la sua presa...). Toglierli renderebbe tutto più scorrevole senza modificare il senso es: Riesco a liberare un braccio dalla sua morsa → Riesco a liberare un braccio dalla morsa; Sfrega il suo naso alla mia mano → Mi sfrega il naso alla mano
Dialoghi da rivedere, specialmente le battute di Luca sembrano quelle di un cattivo da soap opera. «Ragazzi, guardate che bella preda ho qui.» Ho provato a immedesimarmi nel personaggio e ho letto questa battuta ad alta voce... suona ridicola e affettata. Inoltre, sempre parlando di dialoghi, i personaggi ripetono continuamente e poco realisticamente il nome dell'interlocutore. Metto a titolo di esempio solo quelli in cui Perla si rivolge a Luca: «Vorrei dell'acqua, Luca.» «Qui si sta molto meglio. Grazie, Luca.» «Luca, cosa stai—» «Luca, ti prego...» «Lasciami Luca!» «Sai, Luca, io sarò una puttana, ma tu non meriti di vivere un minuto di più.» Quasi sempre il nome proprio si può togliere, essendo implicita l'identità dell'interlocutore.
Conclusioni. Racconto che non mi ha convinto, non sono riuscito a cogliere probabilmente il concetto profondo che voleva esprimere. Se volessi aggiungere qualcosa, magari spiegarmi se ci sono elementi che non ho colto, scrivi pure.
A rileggerci! Giacomo
5. Voglio solo tornare a casa, di Cristina
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Ciao Cristina, piacere di rileggerti.
Tema & Bonus Il tema non è, a mio parere, molto centrato. La tua storia parla più che altro di vendetta, violenza carnale e impunità. L'elemento "soli nel buio" c'è in quel finale, ma è abbastanza accessorio, mi ha dato l'impressione che fosse più un modo per infilare la tematica da qualche parte. Bonus animale un po' al limite. Bonus gesto necessario invece è ok, in quanto il pdv ritiene sia l'unico modo per fare giustizia.
Trama La trama si dipana con un doppio punto di vista, il protagonista e la morte. Ho trovato due criticità:
- L'ordine di presentazione degli eventi. Prima siamo con la Morte in un momento imprecisato. Poi siamo con il protagonista che si libera del corpo, poi con il protagonista prima dell'omicidio e poi di nuovo con la Morte, dopo l'occultamento del cadavere. Insomma, io sono un'amante di intrecci non lineari, ma forse la storia è troppo breve per tutti questi cambi di prospettiva (considerando che cambia anche il pdv). C'è il forte rischio di confondere il lettore.
- La scelta di quali scene mostrare è molto strana. Mostri con un livello di dettaglio estremo delle scene riempitive (la macchina, il cibo...) ma non ci mostri la "ciccia" del racconto: non vediamo mai lo stupro, non vediamo la colluttazione, non vediamo l'omicidio, non vediamo mai il cadavere e le fasi di occultamento. Se mi permetti la metafora, è come vedere la tv e guardare con estrema attenzione le pubblicità, per poi distrarsi quando ricomincia il film.
Stile Lo stile permette di seguire la storia senza problemi. Se sei alla ricerca di un mostrato assoluto ti faccio notare che espressioni quali: "villette curate", "casa fatiscente", sono tell, in quanto la morte avrebbe dovuto descrivere ciò che vede → Prati tagliati tanto precisamente da far pensare che abbiano usato le forbici, steccati pitturati di fresco e con lo stesso colore delle persiane, del portone, persino della cuccia del cane. O La casa ha l'intonaco scrostato in un paio di punti, dove sbucano mattoni. La vernice è crepata, il legno del corrimano è tutto scheggiato... Giusto per dare l'idea.
Qualche altro appunto: Accelero non accellero Una ragazza apre la porticina del Mcdrive e con una breve corsa, consegna un sacchetto ad una macchina parcheggiata poco più avanti. Manca la virgola prima di con. Saranno gli alberi, probabilmente lì sotto, si scalda meno il terreno di giorno e la notte si rinfresca prima. Frase molto contorta.
Conclusioni Alti e bassi. La scrittura è chiara, l'ordine degli eventi un po' confuso. La trama interessante ma forse poco aderente al tema. Spero di averti dato qualche dritta, in ogni caso scrivi pure!
Alla prossima, Giacomo.
In narrativa non esistono regole, ma se le rispetti è meglio.
Ade di Morena Bergamaschi Ciao, Morena. Tema non rispettato, forse i bonus. Come sempre la sensibilità del lettore non collima con le intenzioni dello scrittore. La parte erotica non mi è piaciuta per il salto troppo brusco tra la disponibilità della protagonista verso l'uomo dei suoi sogni e la sua fuga che provoca nell'amato, che finalmente la desidera, un comportamento da Mr. Hide. Anche in una storia fantastica come questa è proprio la verosimiglianza che la fa diventare capolavoro. Anche la figura del cane (trovata bellissima la scelta dell'animale) meritava più approfondimenti. In sostanza la storia non mi ha coinvolto e questa sicuramente è una delle affermazioni più soggettive e irrisolvibili per una scrittrice. Alla prossima!
È giusto così di Juri Villani Ciao, Yuri. Tema centrato e bonus pure. Non concordo con le accuse di ridondanza. Anzi la parola chiave secondo me del tuo racconto è. evocativo cioé una narrazione che punta sull'espressività delle immagini e sui suoni di alcuni aggettivi per creare atmosfere ed evocare stati d'animo. E secondo me ci riesci. La catabasi negli inferi del protagonista è anche la sua progressiva dannazione in un chiaro simbolismo con il male oscuro. A rileggerci!
Voglio solo tornare a casa di Cristina Ciao Cristina. Un racconto con il tema della morte che ben si sposa con il tema del buio. Ho perplessità sul bonus del gatto mentre la vendetta sarebbe necessaria dal punto di vista del protagonista. Per me, che sono i re dell'infodump, mi sembra di vedere comunque troppo SHOW. I cambi di angolazione non mi hanno disturbato, anzi. il tuo racconto mi ha fatto riaffiorare alla mente alcuni episodi di "Ai confini della realtà" per me un ottima prova, migliorabile come tutte quelle su MC. A rileggerci!
Kletka di Dario17 Ciao, Dario. Tema centrato e anche i bonus. L'ambientazione mi sembra storicamente errata: collegi cattolici in Russia forse c'erano ai tempi di Caterina la Grande (1772) e forse agli inizi dell'Ottocento. Anch'io ho scoperto il significato di KLETKA ma forse era compito tuo descriverne meglio i contorni anche senza spiegare il vero significato di gabbia. I dialoghi mi sono sembrati scontati. il colpo d'ala è invece per me costituito dalla cerva, animale polisemico. Comunque l'uso della verza è stato esilarante! A rileggerci.
Il gioco del buio di Alessandro Canella Ciao, Alessandro, piacere di rileggerti. Il tuo racconto mi ha fatto venir voglia di rivedere Das Experiment. Gli echi qui sono originali e l'ambientazione ricalca perfettamente il tema del contest più degli altri racconti. I bonus secondo me non ci sono ma i bonus sono le ciliegine sulla torta; se la torta non c'è, le ciliegine non saziano. La suspense insieme allo stile è, secondo il punto di forza della narrazione. Tutti gli errori evidenziati dagli altri commentatori trovano giustificazione nella tua giustificazione di in testo che superava le 30.000 battute. Nel tuo caso non è la fretta che ti ha impedito di raggiungere un ottimo risultato ma la limitazione dei caratteri che ti ha costretto a tagli non sempre felici.
E questa la mia classifica:
1. Il gioco del buio, di Alessandro Canella 2. Voglio solo tornare a casa, di Cristina 3. E' giusto così, di Juri Villani 4. Kletka di Dario17 5. Ade, di Morena Bergamaschi
Bel racconto, leggermente angosciante il dover immaginare di stare perennemente al buio senza sapere cosa accadrà. Ad essere sincera non ho capito bene come funzionasse l’esperimento ma credo sia stato fatto a posto, come il trasmettere l’angoscia. Molto bello. Tema e bonus rispettati.
Kletka
Non so bene cosa dire, la storia è intrigante ma tutta questa competizione tra le due ragazze, da sempre, può portare davvero al pensiero di mutilare l’altra? Poi sono state perdonate dalla Madonna del Cervo, ma in che modo? Cioè loro hanno fatto qualcosa per far si che ciò accadesse? Non credo che uno dei loro sentimenti fosse il pentimento. Peccato, mi sarebbe piaciuto che alcune cose fossero state approfondite di più. Tema e bonus rispettati
Voglio solo tornare a casa
Molto bello, mi piace come descrive la morte e come in un certo senso la ruota gira. Bello bello. Tema e bonus rispettati
È giusto così
La storia non è male, ma non capisco, si ripete due volte perché è entrato in un loop? Ci sono pochi elementi che possano far capire meglio la storia. Tema e bonus rispettati.
Ade
Sarà che sono molto suscettibile sull’argomento stupro, mi son venuti i brividi leggendo il racconto. L’avere un cane gigante che la salva, è un immagine che mi piace molto. Veramente bello. Tema e bonus rispettati.
Classifica:
1. Voglio solo tornare a casa; 2. Ade 3. Kletka 4. Il gioco del buio 5. È giusto così
1) Il gioco del buio, di Alessandro Canella. Punti 8 2) Voglio solo tornare a casa, di Cristina. Punti 11 3) Kletka., di Dario17. Punti 13 4) Ade, di Morena Bergamaschi. Punti 19 5) E' giusto così, di Juri Villani. Punti 21
Nonostante il malus di 2 punti, vince il girone Il gioco del buio, di Alessandro Canella. Voglio solo tornare a casa, di Cristina arriva secondo e passa in semifinale. i semifinalisti avranno tempo fino al 30 giugno per postare il racconto rivisto.