Revolución

Lunedì 19 luglio dalle 21.00 alle 00.00 con 2000 caratteri a disposizione e un tema scelto dai Campioni dell'arena Maurizio Ferrero e Wladimiro Borchi
Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Revolución

Messaggio#1 » lunedì 19 luglio 2021, 23:24

Revolución
Alessandro Canella


Faccio in tempo ad accendere l’ultima sigaretta del pacchetto che le maniglie dello studio ruotano verso il basso. La coppia di ante in legno intarsiato si apre quel tanto che basta a Lolo per passare.
«Nulla?»
Lolo fa segno di no.
Lascio cadere la sigaretta sulle piastrelle in marmo rosa e la spengo col tacco dello stivale. «Capisco.» Lo raggiungo e gli stringo una mano dietro il collo. «Ci penso io, compagno. Tu raggiungi Lena e le bambine. Dà loro un bacio da parte dello zio.»
Lolo si fa da parte, le mani che gli tremano.
Aspetto di sentire le ante richiudersi prima di rivolgere l’attenzione al prigioniero, legato a una sedia, occhi gonfi e violacei, labbra spaccate e sanguinanti. Così piccolo, così fragile, così diverso dall’immagine solenne delle statue che lo ritraggono nelle piazze della capitale.
L’uomo piega la bocca in un sorriso. Deve fargli un male cane, ma fa di tutto per non concedermi la soddisfazione di darlo a vedere. «Sai, li riconosco quelli come te.»
A lato del prigioniero, su quella che fino a poche ore prima era la sua scrivania, Lolo ha disposto un po’ di giocattoli. «Quelli come me come?»
Tossisce. Un grumo di sangue gli cola dal labbro. «I leader. Coloro in grado di domare le folle, di far fare loro ciò che meglio ci aggrada.»
«Ci?»
L’uomo ride. «L’idea non ti ha sfiorato? Ogni nuova nazione nasce dal sangue. Ed è dal sangue che emergono quelli come noi.»
Ora sono io a ridere. «Non esiste più nessun noi.» Muovo la punta dell’indice dal mio petto al suo. «Ora esiste soltanto un noi più grande, più giusto, più equo.»
«Equo, dici? Allora perché io sono legato e tu no? Se è così equo, dov’è la giuria che mi deve giudicare?» L’espressione del prigioniero torna seria. «Sentiamo, uomo giusto: cos’eri prima della rivoluzione? Una guardia? Un professore? Un prete?»
Scorro le dita tra i gingilli di Lolo fino a trovare quello giusto. «Nulla di diverso da ciò che sono ancora.» Mi giro, le dita strette attorno al manico di una mannaia. «Soltanto un macellaio.»


lupus in fabula

Avatar utente
wladimiro.borchi
Messaggi: 396

Re: Revolución

Messaggio#2 » lunedì 19 luglio 2021, 23:30

Caratteri OK Alessandro.
Buona edition!

Avatar utente
Stefano Impellitteri
Messaggi: 94

Re: Revolución

Messaggio#3 » martedì 20 luglio 2021, 16:13

john, complimenti, bellissimo!
ha un realismo che fa male, e i concetti espongono entrambi i punti di vista pur con uno stile immersivo in un sinolo pov
La prima frase è migliorabile di molto: "Faccio in tempo ad accendere l’ultima sigaretta" è raccontato puro, e stona con tutto ciò che segue, l'esposizione istante per istante della maniglia che si ruota e la porta che si apre il tanto che basta.
"Lolo ha disposto un po’ di giocattoli" presenta un doppio inciampo: anche se lolo è uscito dalla scena è subottimale seguire un dialogo del pov menzionando un altro personaggio, era meglio andare a capo. inoltre, il fatto che gli arnesi per torturare il suo flusso interiore li interpreta come giocattoli, sono più da sadico mercenario, stona con i principi di ideali che dovrebbe avere un compagno che fa queste cose per la libertà.
complimenti, un ottimo racconto!

Avatar utente
Signor_Darcy
Messaggi: 270

Re: Revolución

Messaggio#4 » martedì 20 luglio 2021, 18:48

Ciao Alessandro.
Buon racconto, crudo e ahimè veritiero: scene come queste hanno accompagnato (e lo fatto tuttora) cambi di potere e rivoluzioni in moltissimi casi, anche quelli che sembrano più pacifici.
La prima frase è molto ostica, artefatta; ti dirò di più: puoi levarla del tutto, ogni elemento presente (comprese le ante e la sigaretta) sarebbero comunque introdotti dopo e meglio. “Nulla?” è anche un buon attacco, per me (e, a tal proposito, forse manca un seguito a quella domanda: cosa aspettava il protagonista?). D’ogni modo senza la prima frase avresti guadagnato parecchi caratteri, peraltro.
Poco da dire, per il resto, a parte qualche scelta lessicale (“riconosco” laddove avrei visto meglio “conosco”, “coloro” forse poco da linguaggio parlato). Bravo, d’ogni modo.

Avatar utente
Debora D
Messaggi: 310

Re: Revolución

Messaggio#5 » mercoledì 21 luglio 2021, 15:46

Ciao Alessandro, ben trovato.
Bel racconto scritto con uno stile solido, ottimi dettagli che mi aiutano a immaginare la scena. Declinazione del tema non originale ma realizzata in modo da portare a una riflessione interessante.
C’è conflitto in abbondanza, l’azione non è molta però compensi con la costruzione della tensione.

Piccole note:
Faccio in tempo ad accendere l’ultima sigaretta del pacchetto che le maniglie dello studio ruotano verso il basso. → frase incipit che mi ha stonato dal punto di vista sintattico. L’uso in italiano è con l’avverbio di negazione non. "Non faccio in tempo che" per rendere il senso contrario basta usare una coordinata, cioè una E al posto di CHE.
I giocattoli → il pdv chiama giocattoli e gingilli gli strumenti di tortura. Intanto mi sembra un modo di fare parecchio disinvolto, l'ha già fatto altre volte? Se no, non dovrebbe essere più turbato? Mia considerazione che nasce dalla mancanza di info sulla vita del personaggio.
Poi quando ho letto la prima volta io ho pensato ai giocattoli veri e propri! Dopo la metafora un riferimento a un oggetto in particolare che attira la sua attenzione avrebbe potuto evitare la confusione agli ingenui come me.

Conclusione: il raccontino ha una struttura coesa, ho visto in questa edizione una certa difficoltà nello strutturare il testo (l’ho avuta anche io) quindi punto a favore. Stile molto buono e non intendo solo perché usi il mostrato ma per i dettagli che hai scelto e il modo in cui hai tratteggiato e poi delineato ambiente, situazione, motivazione dei personaggi senza dare spiegazioni.

Alla prossima e buon divertimento

Avatar utente
Laura Brunelli
Messaggi: 194

Re: Revolución

Messaggio#6 » mercoledì 21 luglio 2021, 21:09

Ciao Alessandro,
Piacere di rileggerti.
Devo confessare che questo racconto mi disorienta un po’. Buono lo stile, a parte qualche piccolo errore, si legge bene dall’inizio alla fine ed è anche piacevole. Però, ci sono una serie di però. Ti premetto, che, molto probabilmente, il primo dei problemi che ti segnalo non dipende da te, ma da me. O meglio dalla figurazione che mi sono fatta io durante la lettura. Quindi non te lo segnalo, come errore vero e proprio, ma solo per darti uno spunto riflessivo.
Nel testo mancano del tutto i riferimenti temporali e di luogo. Siamo in uno studio, ok, ma di quale paese? Il titolo potrebbe far pensare ad un paese di lingua spagnola, ma, non so perché, la descrizione del prigioniero mi ha fatto venire in mente Napoleone. Quindi, poi, mi sono chiesta… ma esistevano i pacchetti di sigarette nel 1800???
Non mi convince proprio, invece, la parte in cui è presente il personaggio Lolo, non si capisce bene quale sia la sua funzione nel racconto. Mi spiego meglio, che intende il protagonista quando gli domanda “Nulla?”. Stanno aspettando qualcuno. Temono un attacco da parte di… non so dei soldati, delle guardie del corpo, della guardia del prigioniero? Se si, perché quando Lolo se ne va il protagonista non si preoccupa del fatto che potrebbero fare irruzione nello studio? Se non è così, che funzione hanno la presenza di Lolo e la domanda che gli pone il protagonista nella storia?
“Ora sono io a ridere. «Non esiste più nessun noi.» Muovo la punta dell’indice dal mio petto al suo. «Ora esiste soltanto un noi più grande, più giusto, più equo.»” Questo passaggio è poco chiaro e contraddittorio, se non esiste più nessun noi, come fa ad esistere un noi più grande?
Mi spiace, ma sebbene il racconto sia scritto in buono stile, e il confronto fra prigioniero e protagonista sia ben costruito (contraddizione sul noi a parte, si capisce bene cosa intenda il protagonista), il racconto non mi ha convinto del tutto.

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Revolución

Messaggio#7 » giovedì 22 luglio 2021, 14:14

Sicuramente un bel testo, ben strutturato e pulito nello stile. La vicenda è di semplice realtà rivoluzionaria, è una cosa che nelle menti della maggior parte di noi, via media vari e serie tv, è facile da immaginare.
Questo permette al testo, e a te, di concentrarsi sulla qualità dello stile e soprattutto dei dialoghi. Trovo buono il setup e la raccolta finale, con frase a effetto.
Mi ha fatto strano quell’uso di “giocattoli”, che mi sembra strano rispetto al resto delle parole usate che permettono di immaginare la vita dei personaggi e il loro background.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

alexandra.fischer
Messaggi: 2836

Re: Revolución

Messaggio#8 » giovedì 22 luglio 2021, 16:25

REVOLUCIÓN di Alessandro Canella Tema centrato. Un racconto di sapore sudamericano. Mi ha immersa nelle atmosfere delle rivolte dei paesi latinoamericani e non solo per via del titolo, ma anche dell’atmosfera che hai messo nella storia, dove si mischiano i riferimenti familiari (vedi i saluti a Lolo, il primo torturatore, al nuovo arrivato), l’aria di condanna imminente e il lusso banale dello studio dalle piastrelle di marmo rosa dove è imprigionato l’ex dittatore. Punto di forza: il riferimento ai giocattoli sul tavolo, mi ha messo un brivido, visto che l’ex dittatore è legato a una sedia e malconcio per via delle percosse. La sorpresa finale, però, è che il secondo torturatore è un macellaio e per di più convinto che il noi con incluso il dittatore non esista più (e, mannaia alla mano, sta per dimostrarlo con i fatti). Il tiranno deposto ha il fascino del malvagio dal sangue di rettile (è amorale: le nazioni nascono dal sangue, a suo parere, e resta impassibile). Punti deboli, nessuno.

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Revolución

Messaggio#9 » giovedì 22 luglio 2021, 23:15

Innanzitutto grazie a tutti degli interessanti spunti (e anche dei piazzamenti finora ottenuti :D).

@ Stefano
Sì, la frase introduttiva è forse il punto più debole del racconto dal punto di vista stilistico, figlio dell'effetto "prima stesura". In fase di revisione lo rivedrò senz'altro.
Sul discorso dei "giocattoli", ti dò ragione sulla seconda parte: giocattoli è un termine cliché che ho usato per non perdere il flusso della scrittura e che poi non ho sostituito con qualcosa di migliore sia dal punto di vista terminologico sia più in linea con la psicologia del portatore di PDV. Un termine migliore sarebbe stato forse "ferri" (ovviamente rivedendo anche la forma della frase), in quanto da una parte evocherebbe meglio il tipo di attrezzi presenti, dall'altra risulterebbe più neutro dal punto di vista psicologico, oltre che in linea con il vecchio lavoro del protagonista. Sull'andare a capo non sono invece del tutto convinto, in quanto volevo rendere l'idea del protagonista che parla al prigioniero senza però guardarlo negli occhi, in quanto impegnato a osservare gli strumenti di tortura sul tavolo.

@ Signor_Darcy
Come scritto sopra, riconosco la debolezza della prima frase. Non credo però che eliminarla in toto sarebbe un bene. La scena della sigaretta è infatti fondamentale per il rimando prima alle porte in legno intarsiato e poi al pavimento in marmo bianco. Detto questo, rimane un passaggio assolutamente da rivedere e migliorare.

@ Debora
Hai ragione: la costruzione della prima frase è incorretta. Per quanto, come scritto sopra, vada rivista nelle fondamenta, l'errore mio nasce dall'aver tagliato in fase di asciugatura finale un "appena" subito dopo il primo verbo. Ironia della sorte, quell'appena ci sarebbe stato dentro i 2000 caratteri al termine dell'asciugatura. Shame on me...
Anche sulla questione dei "giocattoli" ti do pienamante ragione e rimando a quanto scritto in risposta a Stefano.

@ Laura
Inutile dire che mi spiace che il racconto non ti abbia convinto.
Sui riferimenti spazio-temporali, ammetto però di non trovarmi d'accordo e ciò per due ragioni. La prima è meramente "opportunistica": in appena 2000 caratteri simili informazioni avrebbero tolto troppo spazio alla storia vera e propria. La seconda, nonché principale, è che, al di là di tutto, ritengo tali informazioni superflue in un racconto come questo. Sì, è vero, il titolo da me scelto rimanda alle dittature sud americane, ma si tratta più che altro di un divertissement e non certo di un vero e proprio elemento narrativo. Dopotutto, ai fini del messaggio, che la storia sia ambientata in Cile o nel Tibet, nel 1800 o in un lontano futuro, cosa cambierebbe? A mio avviso nulla. Non solo: il PDV è fisso sul protagonista. Che questi, un attimo prima di torturare il suo ex dittatore, si metta a ragione sul paese in cui si trova e in quale anno risulterebbe una totale uscita dal personaggio.
Il discorso di Lolo è invece diverso e ammetto che pure io ho avuto qualche dubbio se lasciare o meno il personaggio in fase di asciugatura. Nella prima versione (che, inutile dirlo, sforava di parecchio i 2000 caratteri), Lolo e il protagonista (e anche un terzo personaggio, poi però subito eliminato) volevano scoprire l'ubicazione dei campi di detenzione dei dissidenti, da cui la tortura dell'ex dittatore. Alla fine ho preferito lasciare il passaggio per evocare quantomeno la presenza di una ragione dietro le torture attuate dai due, senza però preoccuparmi troppo di specificarne i dettagli, in quanto il fulcro del racconto rimane il dialogo tra dittatore e protagonista.
E a tal proposito arriviamo al discorso del "noi". Il noi che non esiste più è quello dei leader, dei capi, degli uomini di potere (ecco perché il protagonista indica prima sé stesso e poi il dittatore). L'unico "noi" ora è quello del popolo e del nuovo corso politico e sociale che si andrà a formare.

@ Giovanni
Anche con te ammetto la resa subottimale del passaggio relativo ai "giocattoli" e rimando a quanto scritto a Stefano.
E sì, almeno per una volta ho lasciato da parte le mie solite trame contorte e metaforiche per qualcosa di più semplice e concreto, così da concentrarmi, come giustamente hai scritto, sullo stile. Ma tranquillo che nell'edizione da 800 caratteri già prevedo di pisciare ampiamente fuori dal vaso.

@ Alexandra
Che dire? Grazie mille del commento. Fa sempre piacere leggere parole come quelle lasciate da te (anche se sulla questione dei "giocattoli" sono un po' meno magnanimo nei miei confronti).

Grazie ancora a tutti e alla prossima.
lupus in fabula

Avatar utente
Pretorian
Messaggi: 727

Re: Revolución

Messaggio#10 » sabato 24 luglio 2021, 20:31

Ciao, Alessandro e piacere di leggerti.

Allora, il racconto ha sicuramente dalla sua il fatto di essere molto evocativo per quanto riguarda un determinato contesto, d'latra parte presenta numerosi problemi tanto dal punto di vista stilistico che di quello della trama. Per la trama, non so quanto volutamente hai lasciato nell'ombra i rapporti effettivi tra i personaggi: chi è il protagonista? Chi lolo? Cosa sta succedendo a tutti quanti? Sembra che ci sia stata un cambio di regime, ma, se è così, perché Lolo e il protagonista sembrano affranti? Anche l'atteggiamento del presidente deposto sembra presupporre la conoscenza di qualcosa che al lettore non è dato di sapere, laddove in caso contrario, il suo atteggiamento arrogante sembrerebbe quello di un cattivo da cartone animato. Il contesto del racconto è così confuso che fatico persino a comprendere se le specifiche sono rispettate o meno: dovrebbe esserci una "rivolta", mentre il titolo del racconto e il contesto che sembra emergere indicano una "rivoluzione", che è cosa ben diversa dalla rivolta. Per quanto riguarda lo stile, ho notato diversi inciampi nel tell nella narrazione, il più evidente dei quali avviene proprio nella prima frase, quando la specifica che "Faccio in tempo ad accendere l’ultima sigaretta del pacchetto che le maniglie dello studio ruotano verso il basso" cerca di suggerire una contemporaneità delle azioni che oltrepassa il mostrato narrativo.
Peccato.

Alla prossima!

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Revolución

Messaggio#11 » lunedì 26 luglio 2021, 0:40

Ciao Agostino.
Come penso tu già sappia, se da una parte tendo a essere abbastanza severo nel giudicare i brani altrui, ancor più lo sono rispetto ai miei. Capire cosa non funziona in un mio testo è infatti per me fondamentale, soprattutto considerando che spesso tendo a essere piuttosto cripitico. Tuttavia, nel leggere il tuo commento, ammetto di essere rimasto stupito da alcune delle critiche mosse, in quanto parte delle risposte sono esplicitate (non nascoste) nel testo. Vado per ordine, sequendo il tuo, giusto per evitare di scordarmi qualcosa.

Pretorian ha scritto:chi è il protagonista? Chi lolo? Cosa sta succedendo a tutti quanti? Sembra che ci sia stata un cambio di regime, ma, se è così, perché Lolo e il protagonista sembrano affranti?

Lolo e protagonista sono, inutile dirlo, due rivoluzionari, due cittadini comuni legati non solo da ideali politici, ma anche da una forte amicizia (il protagonista si fa chiamare "zio" dalle figlie di Lolo). Ciò che sta accadendo sono le ultime battute di un regime ormai sconfitto (anche se non viene esplicitato, i dettagli descrittivi riconducono il luogo dell'azione al palazzo presidenziale), con il despota che sta venendo interrogato. Come scrivevo in un precedente commento, l'idea iniziale era che l'obbiettivo dell'interrogatorio fosse l'identificazione dei campi di reclusione del regime, ma sia per via dello spazio a disposizione, sia soprattutto perché non voleva essere quello il cuore della discussione che avevo in mente, ho preferito glissare del tutto al riguardo.
Riguardo al fatto che i due protagonisti sembrino affranti, ciò è perché ho voluto evitare di farli sembrare due sadici (ecco perché mi mangio le mani per aver usato la parola "giocattoli" riferendomi agli strumenti di Lolo). Pur con una estrema sintesi, volevo rappresentare due uomini comuni distrutti, fisicamente e psicologicamente, dagli orrori di un conflitto ormai prossimo alla conclusione.

Pretorian ha scritto:Anche l'atteggiamento del presidente deposto sembra presupporre la conoscenza di qualcosa che al lettore non è dato di sapere, laddove in caso contrario, il suo atteggiamento arrogante sembrerebbe quello di un cattivo da cartone animato.

L'atteggiamento del presidente non vuole essere arrogante, bensì un tentativo di blandire il protagonista facendogli pensare che in verità loro due sono simili. Ecco perché usa più volte il plurale. Non solo. Quando chiede al protagonista cosa fosse prima della rivoluzione, i mestieri con cui tira a indovinare non sono casuali: sono tutte posizioni di potere, ma limitate a un numero molto ristretto di persone. Solo su una cosa ci indovina: entrambi nascono dal sangue, anche se in maniera diversa da come il presidente l'aveva inteso (inutile dire che il fatto che il protagonista fosse un macellaio non ha il solo scopo di servire la frase a effetto finale, ma di fungere anche da metafora del nuovo corso politico nato da un atto di violenza).

Pretorian ha scritto:Il contesto del racconto è così confuso che fatico persino a comprendere se le specifiche sono rispettate o meno: dovrebbe esserci una "rivolta", mentre il titolo del racconto e il contesto che sembra emergere indicano una "rivoluzione", che è cosa ben diversa dalla rivolta.

Qui ho forse commesso l'ingenuità di scegliere un titolo fuorviante, che sembra porre l'accenno sulle premesse che hanno portato al confronto tra protagonista e dittatore, anziché focalizzarsi proprio sul loro dialogo. Ora, al di là che se da un lato è vero che una rivolta non è una rivoluzione, lo è altrettanto che una rivoluzione è una rivolta. In verità però non è questo il nocciolo della questione. La "rivolta" di cui ho voluto parlare nel mio racconto non è infatti tanto quella esplicita della lotta tra popolo e dittatore, quanto il ribaltamento dei ruoli che traspare nella seconda metà di racconto, in particolare il concetto di "noi", dal dittatore inteso come "elite", dal protagonista inteso quale sinonimo di uguaglianza e giustizia, pur con tutte le loro contraddizioni, come fa notare lo stesso ex presidente.

Pretorian ha scritto:Per quanto riguarda lo stile, ho notato diversi inciampi nel tell nella narrazione, il più evidente dei quali avviene proprio nella prima frase, quando la specifica che "Faccio in tempo ad accendere l’ultima sigaretta del pacchetto che le maniglie dello studio ruotano verso il basso" cerca di suggerire una contemporaneità delle azioni che oltrepassa il mostrato narrativo.

Parli di "diversi inciampi", ma citi lo stesso esempio fatto da tutti coloro che ti hanno preceduto. Premesso che su quel passaggio sono il primo a ritenerlo tutt'altro che riuscito, vorrei capire quali sono gli altri a cui ti riferisci, in quanto ho fatica a trovarne e ci tengo a lavorare su questo aspetto.

Detto questo, ti ringrazio per i numerosi spunti di riflessione. Alla prossima.
lupus in fabula

Avatar utente
Andrea Partiti
Messaggi: 1038
Contatta:

Re: Revolución

Messaggio#12 » martedì 27 luglio 2021, 17:13

Ciao!

Ottima interpretazione del tema e ottimo racconto, che funziona molto bene, riesce a cogliere il dramma di entrambi i personaggi e metterli in conflitto in maniera non banale.
I ritmi sono giusti per le scene e per i dialoghi, ma penso possa migliorare:
con un incipit migliore più breve e incisivo, eliminando Lolo che sembra non avere uno scopo preciso nell'economia di un racconto così breve, dando un aggancio per la battuta finale facendoci vedere degli strumenti da macellaio anziché restare sul vago.
A livello linguistico si può lucidare e si possono rendere più naturali i dialoghi, ma mi sembra gli altri commenti abbiano già coperto quasi tutto!
(E, al di là delle critiche che sono numerose, apprezzo molto le atmosfere versatili che hai scelto, forse solo il titolo ci suggerisce un'ambientazione precisa e senza quello potremmo appiccicarci qualsiasi rivoluzione analoga in Africa, America, Europa o Asia senza che il racconto perda una goccia di significato).

Avatar utente
Peter7413
Messaggi: 558

Re: Revolución

Messaggio#13 » mercoledì 4 agosto 2021, 18:36

Ciao Alessandro! Eccomi con i miei due cents.
Urca, rendi da dio in questo genere, lo sai? Solo un paio di criticità, a mio avviso. La prima, il passaggio da stanza a stanza tra Lolo e il protagonista, nel senso che non mi è sembrato così chiaro che il protagonista entrasse da dove ne era uscito Lolo. Cioè, non può che essere così, ma per come l'hai posto sembra che lui non si muova da dov'è perché hai usato le ante per raccordare, ma non c'è un moto a luogo e sembra che sia Lolo a uscire. La seconda, ho letto che hai cercato di non mostrare Lolo e il protagonista come dei sadici, ma se poi pensa agli strumenti di tortura come a dei giocattoli, beh, la mente va proprio al sadico che si diverte. Finale assolutamente perfetto e racconto di gran livello (al netto di quelle due problematiche che in soli 2000 caratteri un po' di segno possono lasciarlo).

Torna a “155° All Time - Scrittore dell'Estate 2021 - 2000 CARATTERI EDITION”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 2 ospiti