BENVENUTI ALLA 2000 CARATTERI EDITION, LA SECONDA TAPPA DELLO SPECIALE MINI CIRCUITO DE LO SCRITTORE DELL'ESTATE 2021, LA 155° ALL TIME!
Questo è il gruppo SMILE della 2000 CARATTERI EDITION con MAURIZIO FERRERO e WLADIMIRO BORCHI nelle vesti dei SOMMI GIUDICI.
Gli autori del gruppo SMILE dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo FIORI.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo ALBA.
Questo è un gruppo da OTTO racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati dai SOMMI GIUDICI. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.
Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK OTTAVA ERA, coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via).
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo SMILE:
Mondo di sogni, di Andrea Partiti, ore 22.06, 1690 caratteri L’ultima linea, di Agostino Langellotti, ore 23.59, 1949 caratteri Solo un’idea, di Debora Dolci, ore 00.13, 2019 caratteriMALUS 8 PUNTI Tabù, di Stefano Floccari, ore 23.39, 1989 caratteri L’altoparlante, di Alexandra Fischer, ore 22.13, 1873 caratteri Muori per il regno, di Giovanni Attanasio, ore 23.08, 1761 caratteri LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri, ore 23.36, 1917 caratteri Strike, di Laura Brunelli, ore 23.07, 1977 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 29 LUGLIO per commentare i racconti del gruppo FIORI Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 30 LUGLIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo FIORI e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo: – 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri. – 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri. – ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me. Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo FIORI. Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non richiesta da me non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.
Ho avuto difficoltà a stilare una classifica in primo luogo perché non ho trovato un racconto che svettasse su tutti in modo clamoroso e in secondo luogo perché in ogni racconto ho trovato una scintilla di interesse che lo portava a un buon livello di godibilità. Però, alla fine, come imposto dalle regole di MC, ho dovuto scegliere. Faccio i miei complimenti a tutti e do un in bocca al lupo per la sfida e le sfide estive!
CLASSIFICA
1. L'ultima linea di Agostino Langellotti 2. L'altoparlante di Alexandra Fischer 3. Tabù di Stefano Floccari 4. Mondo di sogni di Andrea Partiti 5. Muori per il regno di Giovanni Attanasio 6. Solo un'idea di Debora Dolci 7. La lavatrice di Stefano Impellitteri 8. Strike di Laura Brunelli
Mondo di sogni di Andrea Partiti Ho apprezzato molto lo sfondo di sottintesi che lasciano immaginare un mondo fantascientifico vasto, orrido, devastante, senza speranza. Abbiamo un'invasione di ragni giganti che usano gli umani come pasto e le prede (gli umani), forse in conseguenza del veleno che li stordisce, sprofondano in un universo onirico delirante. Ho apprezzato i flash onirici, un po' meno la ripetitività. Il meccanismo "sogno... accade qualcosa di reale" alla fine stanca e stempera la tensione narrativa, persino in un testo di soli 2000 caratteri. Inoltre l'uso del verbo "sognare" come apertura dei periodi, genera un equivoco sulla sua interpretazione: è un'accezione propriamente onirica o è il desiderio di qualcosa? Però, alla lunga, poi si capisce, ma si fa fatica ad assimilare bene il tutto. Il tema mi pare preso non proprio pienamente, ma ci siamo: è visto come rivolta desiderata ma mai raggiunta o raggiungibile. Mi sta bene. Nel complesso il racconto è scritto degnamente, devo solo capire, alla fine del giro delle letture, come collocarlo, visti e considerati alcuni punti controversi.
L’ultima linea di Agostino Langellotti Il racconto non è che il fotogramma ben delineato e nitido di qualsiasi disordine urbano, tuttavia la mente è andata automaticamente ai fatti di Genova del 2001, con i quali ci sono fortissime analogie. Purtroppo il testo non è nient'altro che questo. Inoltre è carico di enfasi e di epicità fuori luogo (soprattutto nei dialoghi). Manca una scintilla finale che renda la storia diversa o inedita; non parlo necessariamente di un colpo di scena, bensì di un climax caratterizzante tale da dare alla narrazione una nuova luce. Così com'è il racconto non è malaccio, ma stenta a decollare e a colpire. Tema centrato.
Solo un’idea di Debora Dolci Nella valutazione terrò conto di tutte le attenuanti del caso, anche se, come spesso avviene a Masterchef - per quanto i concorrenti dichiarino di aver avuto difficoltà nel realizzare una pietanza - però va giudicato il piatto che viene presentato, e io mi esprimerò, ovviamente, sul testo che è passato sotto i miei occhi. L'idea è carina e strappa un sorriso proprio sulla conclusione, perché l'intuizione alla base di tutto è notevole. Peccato per lo sviluppo: ho fatto davvero fatica a immergermi nel contesto e, soprattutto, nel punto di vista e questo, come ben sai, è fondamentale (oggi più che mai) in qualsiasi storia. Non ho ben capito chi sia il protagonista, chi siano gli "investigatori", anche se ho intuito il meccanismo simbolico dell'"accademia delle idee". Ciononostante, il racconto è sostenuto da un stile buono, abbastanza pulito e sorvegliato, malgrado il poco tempo a disposizione. Questi miei rilievi, sia ben chiaro, sono da prendere, come detto all'inizio, al netto degli impedimenti che non ti hanno permesso di esprimerti al meglio, come è tuo standard. In ogni caso, complimenti per il coraggio e per la partecipazione a tutti i costi! Tema centrato.
Tabù di Stefano Floccari Parto subito con una considerazione: hai scritto cose migliori. Il testo è interessante essenzialmente per lo strano, italico futuro distopico che lasci intravedere tra le righe (un ritorno del fascismo? Una dittatura sui generis? Un dispotico "governo dei migliori"?). Mi hanno intrigato molto i pochi input disseminati qua e là, i quali mi hanno sollecitato diverse riflessioni. Per il resto, invece, tutto un po' fiacco. Tiri troppo per le lunghe le premesse iniziali e ciò, in un racconto di sole 2000 battute, equivale ad ammazzare la tensione narrativa. Quasi 1700/1800 caratteri sono preparatori all'introduzione del tema (la rivolta probabilmente di sinistra - "i falcetti" sono inquivocabili... -) però poi il racconto finisce. La lettura mi ha lasciato addosso tanta, tanta curiosità e poco altro. Sicuramente una disattenzione in quel: "è già tanto se ogni tanto accendo il motore". Inoltre ti consiglio, quando si usa la prima persona, e per di più in tempo reale, di evitare frasi tra parentesi, perché scagliano il lettore fuori dall'immersività, in quanto sembra quasi una confidenza fatta dall'autore esterno al lettore... Una prova poco convincente. Tema preso solo per il cenno alla fine della rivolta coi falcetti.
L’altoparlante di Alexandra Fischer Ammetto che ho dovuto leggerlo almeno tre volte per capirlo in tutti i suoi risvolti, ma poi ho compreso bene e l'ho gradito. Purtroppo c'è un po' di confusione all'inizio a causa dell'utilizzo poco accorto e sovrabbondante di pronomi (io sto facendo uno sforzo immane per limitarli al massimo nei miei scritti), però poi la storia scorre abbastanza bene fino alla conclusione. Bella l'idea del messaggio subliminale per indurre i lavoratori a rendere di più e bello il modo in cui hai illustrato al lettore la rivolta; non sono d'accordo con chi suggeriva un PDV diverso per dare alla storia un taglio più incisivo. Al contrario, penso che questo sia un buon punto di vista, anzi piuttosto interno alla vicenda: viviamo l'ansia di una ribellione in essere senza vederla veramente. Tema centrato. Per ciò che concerne la questione delle gambe, io avrei risolto così, in modo semplice semplice: "Dopo mezz’ora le indicò le gambe e Simona gli fece segno di sedersi sul marciapiede accanto a lei e si inquietò davanti al sorriso di trionfo di lei mentre nelle orecchie gli giungevano suoni ovattati." In conclusione, ho apprezzato l'intuizione di fondo. Avrebbe potuto essere un ottimo racconto senza le imperfezioni che ho indicato.
Muori per il regno di Giovanni Attanasio Il racconto, purtroppo, non mi ha convinto. E' interessante questo tentativo di umanizzare il mondo delle api, per creare un conflitto tutto umano che però, se ben giocato, può provocare particolari effetti narrativi se trasportato nel mondo di questi straordinari insetti. Ma l'operazione non ti è riuscita bene, almeno secondo me. Dall'inizio si pensa a un qualche tipo di società medievale in cui sta per svolgersi una detronizzazione, poi, poco alla volta, verso la metà si capisce subito che la rivolta è proiettata in un alveare. Il problema è che le api vengono ancora trattate e descritte come umane, si parla sempre di mani, labbra, gambe, e allora si vive una strana forma di immedesimazione che è più simile a un disagio: allora non sono veri e propri insetti, oppure se lo sono, sono antropomorfizzati (ci può stare, ma allora il registro dello "scimmiottamento umano" deve essere impostato sin dalle prime battute) ma pur sempre personaggi di una storia che intendeva mostrare uno stravolgimento nei comportamenti naturali delle api... e allora? E allora è venuto fuori un bizzarro ibrido che non è né parodia della società umana né umanizzazione del mondo animale per lanciarci un messaggio. Il tema mi sembra centrato ed era innestabile su un discorso che, sempre secondo me, doveva essere allegorico sin dall'inizio conferendo alle api, così come sono, atteggiamenti umani (un po' come nelle favole di Esopo) ma senza antropomorfizzarli troppo. In sostanza, buona l'intuizione iniziale ma difficoltà nel capire quale fosse il punto di arrivo. Chissà, forse la limitatezza dei caratteri a disposizione ha accentuato questa difficoltà.
La lavatrice di Stefano Impellitteri Già dalle prime due righe ho capito come avevi impostato il tema e mi sono detto: "Caspita, avrei voluto farlo anch'io!", poi ho sorriso perché ho apprezzato il tuo coraggio di proporre qualcosa di diverso (direi anche LETTERALE) rispetto alle solite rivolte di popolo o di personaggi di libri o di militari etc etc etc... Dalla terza e quarta riga, poi, ho aggiunto dentro di me: "E adesso vediamo come ne viene fuori!" Non sono così sicuro che tu abbia centrato il tema. Stando al senso letterale della parola proposta da Wladimiro, "Rivolta!" (con l'esclamativo) dovrebbe essere una specie di esortazione (quindi un invito alla ribellione) oppure un'annuncio del tipo: "E' in corso una rivolta!"; nel tuo caso siamo proprio ai limiti. Parliamo di abiti che si "rivoltano" appunto nella lavatrice ma manca quell'enfasi data dal punto esclamativo. Il racconto, tutto sommato è ben condotto, ma mi ha dato molto fastidio - so che il tono omofobo è voluto solo per esigenze narrative - in quanto viene troppo calcata la mano su un concetto che, alla fine, dopo i primi due insulti il lettore ha già ben compreso. E sono d'accordo con chi ha espresso perplessità relative a un così forte disprezzo messo in bocca a una donna. Non che non esistano donne omofobe (io per fortuna non ne ho mai conosciute) ma le stesse parole messe in bocca a un personaggio laido, disgustoso e odioso (un maschio frustrato magari) avrebbero avuto maggior credito ed effetto. A tratti e col progredire della lettura, l'eccesso di insulti sembra fine a sé stesso... Tutto sommato, alla fine il cerchio si chiude: la sagace battuta finale del commesso equilibra un pochino le cose e sana quelli che sono i difetti della storia e, soprattutto, la non perfetta aderenza al tema. E la stoccata del ragazzo alla protagonista, alla fin fine, è da applausi. Un racconto che mi sta mettendo molto in difficoltà per la collocazione in classifica. Alla fine delle letture obbligatorie prenderò una decisione.
Strike di Laura Brunelli Ho apprezzato molto l'idea: umanizzare i birilli del bowling è stata spassosa. Anche la microsocietà che hai creato è gradevole con ruoli diversi a seconda della posizione del birillo e con caratteri personalizzati sempre in base alla posizione. Devo ammettere che alla fine dell'incipit ho intuito che si trattasse proprio del bowling (anche correlandolo al titolo del racconto, che forse potevi evitare per preservare meglio l'effetto sorpresa...) ma questo disvelamento quasi immediato non ha rovinato troppo la godibilità dell'idea. Prosa un po' legnosa e migliorabile e finale divertente, dove i giocatori, in un certo senso, hanno quello che si meritano! Tema centrato.
1. LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri 2. Solo un’idea, di Debora Dolci 3. Strike, di Laura Brunelli 4. L’ultima linea, di Agostino Langellotti 5. Muori per il regno, di Giovanni Attanasio 6. Mondo di sogni, di Andrea Partiti 7. Tabù, di Stefano Floccari 8. L’altoparlante, di Alexandra Fischer
Strike, di Laura Brunelli
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Un racconto simpatico che declina il tema come rivolta nei confronti di chi secondo noi compie dei soprusi. Uno dei problemi che hanno i racconti in cui si è nel pdv di un oggetto inanimato (o comunque lo si umanizza) è che si fa fatica a rendere il filtro psicologico, e purtroppo il tuo racconto non ne è esente. I birilli sono creati apposta per essere abbattuti, è la loro natura, se vogliamo. Ok, decidono di ribellarsi alla loro sorte infausta, ma me ne sfugge il motivo. A cosa ambiscono questi birilli, tanto da scatenare una ribellione contro gli esseri umani? Rimane anche il mistero del piano architettato da Angolo, mi sarebbe piaciuto avere un indizio per immaginarmi qualcosa. I nomi dei birilli citati hanno il difetto di esaurirsi subito: ok Punta, ma già di Angoli ce ne sono due; e poi gli altri birilli "anonimi" come si dovrebbero chiamare? Stile un po' raccontato e con qualche refuso, ma tutto sommato scorrevole. Occhio alla D eufonica ("una ad una"). Secondo me quello che ti è riuscito bene è stato creare un'atmosfera un po' surreale in cui far svolgere la vicenda. Al netto delle considerazioni su tempo e caratteri, la trovo una prova discreta, a cui mancano però alcuni dettagli che me la avrebbero fatta godere di più.
LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri
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Una declinazione particolarissima del tema, cosa che, nel mio personale metro di giudizio, ti fa guadagnare punti. Il testo si legge bene, apprezzo l'uso del filtro psicologico della signora rompicoglioni omofoba. Ci sono alcune cose che mi hanno fatto storcere un po' il naso: "Sottosopra" non significa quello che intendi tu e ho fatto fatica a capire la "maglia rivolta sottosopra". Non sono nemmeno sicuro che gli uomini non dovrebbero andare in cerca di lavatrici. In un'ottica "di genere", mi aspetterei che, essendo un macchinario, essa sia prerogativa degli uomini. Ma questo è un piccolo dettaglio. La frase che mi ha interrotto la lettura è "questi se lo buttano al culo l'un l'altro", perché è totalmente fuori contesto, non c'entra niente col fatto di avere pazienza (a meno che non fossero in quel momento impegnati nell'atto, ma dubito che sia l'interpretazione corretta). Io non so cosa passi per la testa di una persona come quella che dipingi tu, per cui magari lei pensa che la vita di una coppia gay ruoti attorno al buttarselo, ma quello che arriva al lettore deve comunque avere senso. Per il resto bene, la cliente rompicoglioni che insulta il commesso è vivida e credibile se la inseriamo nella coda delle persone maleducate che frequentano i negozi. Bella anche la chiosa, che dà un senso a tutta la vicenda. Al netto delle considerazioni su tempo e caratteri, la trovo una buona prova, peccato per quel paio di intoppi che mi hanno interrotto la lettura.
Muori per il regno, di Giovanni Attanasio
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Il tuo racconto mi ha fatto un'impressione molto teatrale, non so se era il tuo intento. Ho trovato diversi punti poco chiari, alcuni rallentano solo un po' la lettura, altri che mi impediscono di comprendere la storia. Per esempio:
La regina cercò il bastone. Furono due mani tremanti a passarglielo. «Oh, grazie,» strinse il pomello, «e grazie per avermi servita. Adesso va’, lasciami.»
Qui ci sono due mani che spuntano dal nulla e con quel "Oh, grazie", sembra che anche la regina sia sorpresa, e non si aspettasse che la sua serva le porgesse il bastone. Questo toglie tensione alla scena. Secondo me sarebbe bastato "Grazie Gervasia" e avresti ottenuto il duplice effetto di non far scendere la tensione e di dare un'identità alle mani tremanti.
non il ronzio delle ombre alle sue spalle.
Non abbiamo ancora alcun elemento che ci dice che le protagoniste sono api, quindi non sappiamo di che ronzio stai parlando.
«Le tue mani sono limpide, Silene. Nessuna regina dovrebbe avere le mani così pulite.»
Questo è il punto cruciale. Cosa significa? Se è una metafora, non mi è arrivata. Mi impedisce di capire le motivazioni della rivolta.
Hai salvato le tue balie dall’accudirti giorno e notte
Mi sembra una costruzione strana, più un calco dall'inglese. Non mi è chiaro nemmeno il finale: moriranno entrambe, perché quello che ha costruito la regina non dovrebbe essere distrutto? Ok, non sarà Lobelia materialmente a farlo, ma lo farà qualcun'altra. Di fatto Lobelia ha già distrutto il suo regno capeggiando la rivolta. Invece mi sono piaciuti i dettagli che usi che descrivere la scena: i piedi nudi della regina, la pancia gonfia, Lobelia che scava tra le braccia per trovare il collo della regina. Quelli danno sicuramente vividezza alla scena. In definitiva, al netto delle considerazioni su tempo e caratteri, la trovo una prova riuscita a metà, perché ho trovato troppi punti oscuri che mi hanno reso singhiozzante la lettura.
L’altoparlante, di Alexandra Fischer
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Se ho capito bene, in questa azienda c'è il capo che ha in qualche modo inserito dei messaggi subliminali nella sirena (esistono ancora le sirene nelle fabbriche? O sono degli uffici, visto che sul piazzale ci sono scrivanie e computer?). I dipendenti lo scoprono e organizzano una rivolta. Mi spiace ma io ho trovato molta confusione, non sono riuscito a capire che cosa è successo. Chi dovrebbe essere Ulrico? Il capo che arriva alla fine con l'auto nera, che però arriva dopo mezz'ora, e quindi perché la fretta iniziale? Perché Manu e Simona si nascondono, se facevano anche loro parte dei rivoltosi? Per tutta la prima parte manca l'informazione chiave che Simona dà a Manu dei tappi per le orecchie (presumibilmente per non sentire la sirena e quindi i messaggi subliminali) e ciò fa perdere di significato tutta la gestualità dei personaggi che indicano di qua e di là. A quanto pare Simona usciva sempre per ultima: il capo della sicurezza capisce perché, ma io no. L'idea della rivolta aziendale non era male, e nemmeno i messaggi subliminali (inserirli nella sirena forse era un po' una forzatura) però purtroppo le informazioni vengono fornite in maniera troppo disordinata. Al netto delle considerazioni su tempo e caratteri, per me è un racconto così così, con un'idea carina di base ma fortemente penalizzato da un flusso di informazioni che non arrivano correttamente al lettore.
Tabù, di Stefano Floccari
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Il tuo racconto parte da un'idea di base interessante che, al netto di qualche infodump (lui sa benissimo perché usa il falcetto e perché Luigi è stato in prigione), arriva al finale e muore male con quel salto spazio-temporale ingiustificato, condito da un tempo verbale ("ho avuto un blocco ai pensieri") incoerente. Io non sono un fan del discorso diretto annegato nel testo senza virgolette e non mi piace nemmeno quando ti rivolgi al lettore, ma tutto sommato la storia funzionava e mi aveva suscitato la curiosità di vedere dove andavi a parare. Fino all'ultimo stacco. L'impressione è che ti fossi trovata una storia che necessitava di molto più spazio e abbia deciso di chiuderla così com'era. In definitiva, un racconto così così, che sarebbe stato anche una prova discreta se non fosse penalizzato da una chiusura a mio avviso un po' maldestra.
Solo un’idea, di Debora Dolci
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ci proponi la rivolta di un personaggio letterario che aspetta di "essere scritto", ma si vede scavalcato da altri suoi consimili molto più stereotipati. Un'idea che a quanto pare hanno avuto in molti, ma in questo gruppo sei l'unica, quindi farò finta che ci sia solo tu. :-P La storia ha senso e si legge bene, lo stile pulito, non ho trovato particolari difetti. Quello che manca è forse un po' più di tensione, la narrazione rimane un po' piatta. Quando il vicino comincia a parlare di cliché, si capisce subito dove andremo a parare. Manca quel guizzo in più. In ogni caso, al netto delle considerazioni su tempo e caratteri, per me rimane una prova abbastanza buona.
L’ultima linea, di Agostino Langellotti
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Nel tuo racconto manca qualche cosa che mi susciti curiosità e voglia di andare avanti a leggere. È scritto bene, lineare (forse troppo), quello che succede mi sembra veicolato in maniera chiara, eppure manca quel qualcosa che, arrivato alla fine, non mi faccia dire: "ok, e quindi?". C'è una rivolta in atto, non sappiamo chi la stia portando avanti, non lo sanno nemmeno i nostri protagonisti, però non è importante. Non mi arriva la tensione che dovrebbe trasmettere, mi sento distaccato. Sembra un cronaca degli avvenimenti. Al netto delle considerazioni su tempo e caratteri, la trovo comunque una prova positiva, perché la narrazione mi sembra ben condotta, ma che non spicca perché alla fine non mi lascia niente.
Mondo di sogni, di Andrea Partiti
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Ho dovuto rileggerlo più volte per capire la sequenza degli avvenimenti e l'escalation di rovina nei sogni. Il tema lo ritrovo infilato a forza nell'unica frase in cui è citato. Se la tolgo, la storia non mi sembra risentirne minimamente. Faccio un po' di fatica a capire da dove arrivino questi sogni e i conseguenti risvegli: ha vissuto così a lungo da vedere susseguirsi tutte le fasi storiche che sta sognando? Il protagonista è qualche essere non umano che io non capisco? È un effetto dell'"inseminazione"? Boh. Saperlo, o per lo meno avere un indizio, non è fondamentale ai fini dello svolgersi della vicenda, però mi permetterebbe di capirla meglio. Ho trovato la scrittura a volte un po' vaga e a tratti quasi lovecraftiana (sarà il termine "eoni"?), ma nel complesso le immagini dei sogni arrivano abbastanza bene e rendi bene anche l'atmosfera disturbante di tutta la faccenda. Al netto delle considerazioni su tempo e caratteri, direi che la prova non mi ha convinto del tutto, penalizzata secondo me dalla mancanza del tema e dall'aver dovuto rileggere il testo più volte.
Complimenti a tutti gli autori per i racconti, vado a spiegare la mia classifica. Al primo posto ho piazzato il racconto che, a mio parere, ha meno problematiche (anzi, forse non ne ha proprio). Lotta a due per le due posizioni successive con racconti dalla esecuzione più complessa e preferenza a quello di Floccari che, pur con una strategia che avrebbe potuto essere più funzionale, alla fine mi è comunque arrivato bene mentre quello di Debora presenta qualche problemino sul fronte gestione del protagonista, troppo brusco nella sua reazione. Altra lotta a due per il quarto e quinto posto con preferenza al testo di Langellotti, davvero pulito a livello formale, ma con la problematica legata a un senso di fondo che non rimane bene impresso nel lettore, almeno nel sottoscritto mentre il testo della Brunelli fa il suo, ma rimane penalizzato dalla gestione del finale, troppo anticipato per quello che, credo, dovrebbe essere (con grande responsabilità proprio del titolo, ma del resto in racconti così brevi il titolo assume un'importanza ancora più fondamentale). Altra coppia di racconti a contendersi sesta e settima piazza: entrambi, forse, quelli per cui gli autori si sono imposti l'asticella di difficoltà a livello più alto, ma che hanno faticato ad arrivarmi. Tra i due preferisco quello di Attanasio per una storia più chiara mentre quello di Partiti rimane più oscuro nella sua stessa struttura. Infine il racconto della Fischer che, questo mese, non è uscito con il buco, ma capita a tutti (e comunque rimane un mio giudizio totalmente soggettivo e sindacabile, ovviamente).
1) La lavatrice, di Stefano Impellitteri Bello, mi è piaciuto perché arriva dritto dove voleva andare a parare con tanto di chiusa simil battuta estremamente efficace. E anche la donna omofoba non mi ha fatto strano perché, purtroppo, ne conosco parecchie nella sperduta provincia di Torino in cui vivo. Tema inserito in modo funzionale, ho davvero poco da aggiungere se non che, sì, concordo con l'appunto di Giorgia. Insomma, non un racconto che ti fa urlare WOW stracciandoti la maglietta, ma un testo scritto bene che si legge altrettanto bene. Bravo. 2) Tabù, di Stefano Floccari Il racconto mi è arrivato e mi è piaciuto, ma con me hai trovato terreno fertile per la tematica da te scelta e questo ha semplificato le cose. Il fatto è che il lungo preambolo con la chiusa quasi a battuta senza nemmeno citare direttamente l'ambito sportivo in modo da richiamare il PANEM ET CIRCENSES non crea le condizioni migliori per la massima chiarezza e, in più, la fa arrivare quasi dal nulla. Quindi nulla da dire per come l'hai messo giù perché non credo si potesse fare di molto meglio e quindi bravo, ma qualcosa da obiettare sull'effettiva resa della tua strategia narrativa perché, mio pensiero, introdurre da subito il barista e fare uscire il tutto da un dialogo con una semina anticipata dell'argomento CALCIO potrebbe essere più efficace. Detto questo, mi è piaciuto. 3) Solo un'idea, di Debora Dolci Una bella idea realizzata con ordine e decisamente godibile nella sua riuscita. La battuta finale sui tenebrosi non mi sembra raggiungere il suo scopo e credo avrebbe necessitato di maggiore ottimizzazione perché posizionata in un punto particolarmente importante. Sul protagonista: forse l'uomo con la valigia è egli stesso un cliché, se ci pensi bene, e pertanto la resa sarebbe stata migliore con un qualcosa di diverso, ma ci sta comunque. Questo però si raccorda all'altro punto debole, il fatto che sembri sbottare un po' troppo presto: se il lettore fosse stato messo di fronte a un pg realmente atipico e gli fosse stato ancora più chiaro il fatto che non fosse mai scelto, allora la reazione sarebbe stata più giustificata anche solo in questi 2000 caratteri. Detto questo: il racconto è molto carino e il tuo tocco leggero eppure incisivo si percepisce anche qui. 4) L'ultima linea, di Agostino Langellotti Rimani volutamente sul generico perché mi sembra che il tuo intento sia quello di piazzarti ai confini con l'allegoria per trattare il perenne contrasto tra ordine costituito e chi lo contrasta. Però ci sono ribellioni e ribellioni e non sempre la spinta al cambiamento porta disordine imperituro, così come ci sono ordini costituiti e ordini costituiti. Credo che il mostrare solo dal pdv dei poliziotti sia limitante e che il testo ne risenta anche perché manca una chiusa che permetta di approfondire ulteriormente la riflessione. Resta il fatto che il racconto è valido e godibile, però non graffia e non si sedimenta in chi legge e questo, a conti fatti, gli si ritorce contro in modo più pesante di quanto dovrebbe proprio per la sua stessa ragion d'essere in quanto il lettore si aspetta qualcosa che probabilmente non avrebbe richiesto a un racconto di puro intrattenimento. 5) Strike, di Laura Brunelli Secondo me il titolo è sbagliato perché anticipa troppo e aiuta a capire ben prima del dovuto. Ci sono refusetti sparsi, occhio alle revisioni, soprattutto con racconti così brevi. Per il resto si tratta di un testo semplice che punta a intrattenere e a stimolare un sorriso e, mio parere, ci riesce riuscendo a declinare il tema in modo classico, ma efficace. Poco da aggiungere, un buon racconto con il malus del titolo. 6) Muori per il regno, di Giovanni Attanasio Ecco, forse uno dei tuoi racconti che meno, in quanto lettore, ho apprezzato perché mi ha "parlato" poco. Ho ben inteso, sul finale, le intenzioni di Silene, ma arrivato a quel punto non ero ancora riuscito a empatizzare con lei al punto da rimanere dentro il racconto. La stessa Lobelia esce poco nel suo modo d'essere e questo nonostante tu lo mostri apertamente. Chiaro, la mancata conoscenza del mondo delle api non aiuta l'ignorante in materia, ma mi sembra che i punti chiave mi siano tutti arrivati, però senza il tempo necessario perché io riuscissi a rielaborarli e "sentirli". Sia chiaro, non sto parlando di un racconto che non mi è piaciuto, ma di un racconto che non sono riuscito ad apprezzare nonostante più letture. Chiudo con due parole sull'umanizzazione: era necessario citare il bastone, i pugni, gli stocchi? Soprattutto questi, non avevano nessuna utilità per il modo in cui l'avrebbero uccisa. Mi hanno distratto e mi sono sembrati orpelli poco funzionali (compreso il riferimento a chi ha passato il bastone a Silene). 7) Mondo di sogni, di Andrea Partiti Non so se l'ho capito bene, ma mi sembra che la tua intenzione fosse di delineare un contesto e le fasi attraverso cui si è giunti a quella situazione attraverso i deliri di un umano utilizzato, stile alien, per dare la nascita ai piccoli ragnetti della specie liberata dall'Uomo nella sua ricerca del segreto ctonio. Se così è, la mia impressione è che, soprattutto la prima parte, sia ancora ottimizzabile con una migliore semina, meglio distribuita, di info utili a indirizzare il lettore. Più che altro, in altre occasioni in cui avevi utilizzato una tecnica simile mi eri sembrato decisamente più efficace e con una progressione ottimale mentre qui il contesto, mio parere, stenta a emergere. Sicuramente una prova affascinante e coraggiosa, ma ancora lungi, sempre che la mia interpretazione sia corretta, dalla sua forma migliore. 8) L'altoparlante, di Alexandra Fischer Non comprendo il perché di alcune tue scelte che rallentano la lettura senza evidenti benefici successivi: tra tutte, perché non dire che nella scatola ci sono delle cuffie (o dei tappi per le orecchie) aumentando così l'attesa nei confronti di un oggetto che non ha funzioni narrative successive? Poi perché fargli fretta se poi aspettano mezz'ora e lui deve addirittura farle cenno di non poterne più? Inoltre non mi è affatto chiaro quello che è successo: chi ha commentato prima di me ha inteso che il casino fosse stato perpetrato dagli operai, ma per come l'hai messa tu mi è sembrato più lo scoppio di una bomba (che avrebbe giustificato i tappi per le orecchie). E poi il capo delle guardie le fa i complimenti? Sulla base di cosa? Non ce lo presenti e non capiamo cosa pensi e quale sia la sua posizione. Insomma, un racconto che, questa volta, non mi ha proprio convinto. Alla prossima, Alexandra!
Cari amici di penna, anche questo mese l'onere e onore di questa classifica molto sofferta. Sia chiaro che non ho la pretesa di fornire un giudizio oggettivo, ma è tutto filtrato attraverso ai miei occhi. Ad ogni modo, voglio fare a tutti i miei complimenti, ho letto ogni racconto con piacere.
Tabù
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Di questo racconto ho apprezzato moltissimo l'ambientazione distopica, in cui un governo iperleghista ha preso il sopravvento e separato l'Italia del nord-est al resto. Il protagonista subisce ogni genere di sopruso e umiliazione, ma solo quando si rende conto delle ripercussioni che le nuove regole hanno sul sistema calcistico, trova la motivazione per fomentare una ribellione. La satira feroce insita in questo concetto è davvero intelligente e permette una non semplice riflessione sulla capacità dell'italiano medio di criticare assennatamente la politica attuale.
Strike
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Un racconto molto carino e dell'idea semplice e travolgente: i birilli del bowling che si ribellano alla "violenza" perpetuata ai loro danni dai giocatori di questo sport. Interessante come la posizione dei birilli influisca sulla loro voglia di scatenare la rivolta, chi si ribella per primo è Punta che subisce la maggior parte delle "violenze", mentre Angolo (il più difficile da colpire) all'inizio appare neutrale.
La Lavatrice
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Un racconto la cui battuta finale è molto sagace, e che, allo stesso tempo, fa riflettere su temi di attualità. Sebbene non ami il richiamare a tutti i costi certe tematiche per raggiungere in modo più immediato le corde del lettore, ho davvero apprezzato questo racconto per la declinazione del tema, originale rispetto agli altri racconti, e comunque per la buona morale. Unica nota di miglioramento, la caratterizzazione della voce narrante, che ricalca attributi più maschili che femminili.
Solo un'idea
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Anche stavolta Debora ci regala un racconto pulito e molto buono. Lo stampo surreale e metaletterario della vicenda è molto divertente, e richiama alla nota opera teatrale di Pirandello. Non avrei appunti per il miglioramento di questo racconto, se non una piccola correzione in una delle battute finali: "Belli tenebrosi", che non mi è arrivata se non dopo una spiegazione.
Muori Per il regno
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Da amante delle api ho apprezzato l'idea di fondo di questo racconto, però, purtroppo, la sua realizzazione non mi ha convinto. Sebbene non abbia avuto problemi a immaginarmi delle api antropomorfizzate, non sono riuscito a inquadrare bene il finale, proprio perché, a quanto ho capito, certe caratteristiche antropomorfe delle api rendono difficile interpretare il loro comportamento quando invece questo ricalca prettamente la loro natura di insetti. Ad ogni modo, un lavoro interessante.
L'ultima linea
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Un racconto che offre un ottimo spaccato di una rivoluzione in corso vista dagli occhi di chi deve combatterla, ma, purtroppo, la lettura del racconto non mi ha soddisfatto, forse per un finale un po' tronco, oppure perché la storia, pur condita da un ottimo realismo, non offre dei veri punti di interesse che portino l'attenzione del lettore a focalizzarsi. Peccato, perché la narrazione è buona e la scena è descritta molto bene.
Mondo di sogni
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Un racconto a tratti molto evocativo, ma nella sua totalità un po' confusionario. Fatico a cogliere il senso finale di tutta la vicenda e a interpretarla in qualche modo: sia in chiave onorica che surreale. Alla fine della lettura sono rimasto con troppi interrogativi senza risposta, che non mi hanno permesso di godere della lettura. La struttura ripetitiva tipica dei racconti di Andrea, mi sembra invece funzionare meglio qui che in altri suoi lavori.
L'altoparlante
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Un racconto carino, che offre una rivolta che mi riporta alla mente le ribellioni fantozziane a un datore di lavoro grottesco. Andrei a pulire un po' la forma di alcune frasi per evitare le ripetizioni, e a semplificare il palleggio dei vari punti di vista, e forse anche a rivedere il racconto in modo tale da farlo svolgere un po' più al centro dell'azione stessa, ma qui sono gusti.
1. Solo un’idea, di Debora Dolci 2. Muori per il regno, di Giovanni Attanasio 3. Mondo di sogni, di Andrea Partiti 4. LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri 5. Strike, di Laura Brunelli 6. L’ultima linea, di Agostino Langellotti 7. L’altoparlante, di Alexandra Fischer 8. Tabù, di Stefano Floccari
Mondo di sogni, di Andrea Partiti
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piacere di averti letto, il tuo racconto è abbastanza particolare, con una struttura ciclica a cui non sono abituato per cui solo arrivando alla fine mi è diventato più chiaro. Ho dovuto leggerlo più volte per comprenderlo meglio (credo..), ma mi è rimasto qualche dubbio, i "sogni" sono del protagonista imprigionato o in parte sono anche delle creature che lo hanno catturato? Ti segnalo due cose che mi sono sembrate strane: - Mi sveglio col suono di strumenti impossibili nelle orecchie. -> Impossibili non mi convince come termine, forse potrebbe essere meglio un altro termine, butto lì "Mi sveglio col suono di strumenti che non riconosco nelle orecchie." (per quanto sicuramente meno potente). - Mi sveglio tremante e col sapore dell’erba in bocca. -> Forse andrebbe anticipato il sapore dell'erba, perché mi sembra più legata alla scena dove rotola giù per la collina rispetto alla scena successiva dei piedi nell'acqua.
L’ultima linea, di Agostino Langellotti
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piacere di averti letto, il tuo racconto è pulito e scorrevole, descrivi bene una situazione verosimile, i dialoghi sono credibili. Mi dà l'impressione di un racconto senza infamia ma purtroppo anche senza lode, sicuramente scritto bene ma, come hanno fatto notare anche gli altri, manca quel qualcosina in più, peccato (per quanto, ripeto, ben scritto). Ti segnalo un paio di cose, il "ruggisce" non mi convince molto come termine e verso la fine c'è un piete al posto di pietre.
Solo un’idea, di Debora Dolci
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piacere di averti letto, l'idea del tuo racconto è particolare e quando ho capito che piega stava prendendo mi ha fatto sorridere (compiaciuto). Purtroppo neanche io avevo compreso il discorso dei dieci tenebrosi, ma che hai spiegato poi in altri commenti. E sono curioso anche su chi siano gli investigatori, il protagonista era forse tenuto sotto osservazione perché si stava comportando in maniera sempre più strana ultimamente? Alla seconda riga "Io siedo con la valigetta sulle gambe." avrei tolto "io" che mi sembra di troppo. Nonostante il poco tempo che hai avuto a disposizione hai scritto un bel racconto, complimenti!
Tabù, di Stefano Floccari
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piacere di averti letto, non ero sicuro che ti riferissi al calcio ma avevo il forte dubbio (poi chiarito negli altri commenti). Mi sembra abbastanza sbilanciata come storia, quasi tutta dedicata all'ambientazione iniziale e solo le ultime tre righe per delinerare la rivolta conclusiva, in più con un salto temporale che non mi ha convinto, probabilmente riscrivendo un po' il finale e tagliando qualcosina prima ne avrebbe giovato complessivamente. Questa frase mi è sembrata esagerata "mi verrebbe voglia di condirla e farne un’insalata." riferita all'erba, per quanto di buon umore, comunque grazie del racconto.
L’altoparlante, di Alexandra Fischer
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piacere di averti letto, racconto particolare e interessante, l'idea dei messaggi subliminali mi è piaciuta per come sono stati usati ma alcune cose non le ho comprese/ho fatto fatica a comprendere. Ad esempio: - perché usciva per ultima? - In questa frase non sono sicuro di cosa accade "Dopo mezz’ora le indicò le gambe e lei gli fece segno di sedersi sul marciapiede accanto a lei", dopo mezz'ora di attesa si è stancato e lei gli indica di sedersi? Anche il cambio di pov mi ha un po' confuso, sinteticamente, una storia carina da ristrutturare un attimo.
Muori per il regno, di Giovanni Attanasio
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piacere di averti letto, il racconto mi è piaciuto e i discorsi sulle api mi erano chiari, questo però perché mi ero documentato tempo fa sulle api per un racconto, alcune cose potevano non essere chiarissime senza queste conoscenze per cui capisco il dubbio degli altri commenti. Mi è piaciuta l'umanizzazione delle api e il fatto che la regina fosse particolare/diversa dalle regine normali, mi era chiaro che lo stocco fosse il pungiglione mentre il bastone non corrisponde a nulla di esteriore giusto? Solo un simbolo di potere? (e per mostrare la stanchezza/gentilezza della regina come da altro commento) Invece il discorso dei nomi non l'avevo proprio inteso non conoscendone il significato, è stato chiaro solo dopo il tuo commento.
LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri
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piacere di averti letto, fino a quasi alla fine non mi era chiaro dove stavi andando con il racconto, è un racconto dalla tematica difficile ma mi ha incuriosito sapere come andava avanti. La donna mi è sembrata troppo esagerata nella sua omofobia, però questo in quanto non ho mai conosciuto persone così estreme, non faccio fatica a credere che la realtà possa superare la fantasia, purtroppo. Particolare la declinazione del tema diversa dalle altre e il finale mi è piaciuto particolarmente.
Strike, di Laura Brunelli
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piacere di averti letto, racconto carino e divertente con l'umanizzazione dei birilli venuta bene, effettivamente all'inizio non avevo fatto caso al titolo mentre leggevo il racconto, per cui non ho capito subito chi fossero i protagonisti, immaginavo oggetti inanimati ma non sono andato subito al bowling (capito poi andando avanti nella lettura), il titolo facendoci caso anticipa troppo. Inizialmente non avevo ben compreso la scena finale, l'effetto sì ma non la dinamica che ho dovuto rileggere, in tema, qual è il trucchetto di Angolo?
Devo dire che non è stato semplice stilare la classifica, in questa edition. Ho deciso di premiare i racconti con quel guizzo in più e, in generali, quelli che ho trovato più puliti secondo il mio punto di vista. Come sempre, la classifica è per forza di cose influenzata dalla mia soggettività, in ogni caso spero di essere stato esaustivo nei commenti.
1. LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri 2. Solo un’idea, di Debora Dolci 3. Strike, di Laura Brunelli 4. L’ultima linea, di Agostino Langellotti 5. Mondo di sogni, di Andrea Partiti 6. Muori per il regno, di Giovanni Attanasio 7. Tabù, di Stefano Floccari 8. L’altoparlante, di Alexandra Fischer
Mondo di sogni, di Andrea Partiti
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Ciao Andrea, un racconto davvero particolare il tuo, che spezza i canoni a cui siamo abituati con la sua struttura ciclica. Trovo che sia proprio l'impostazione del testo a rappresentare due facce della stessa medaglia. Mi spiego meglio, ammetto che leggendo le prime frasi ho temuto che non si andasse a parare da nessuna parte, e che si trattasse più di un flusso di coscienza del pov rispetto a un racconto con un conflitto sviluppato al suo interno. Anche se trovo questa impostazione rischiosa, in questo caso la lettura si è rivelata interessante. L'unico vero dubbio riguarda l'utilizzo del verbo "sognare", che come hanno già fatto notare può creare incomprensioni e, nel mio caso, non ho afferrato subito il significato con cui era utilizzato nel racconto. A fronte di una prosa ricca di aggettivi ci sono anche quei dettagli concreti che danno vividezza al testo, quindi al netto di possibili limature devo dire che il racconto è scorrevole e comprensibile. Non so ancora dove posizionerò il racconto all'interno della mia classifica: è il primo che leggo del tuo gruppo. L'assenza delle criticità insite in un racconto così ciclico nella forma è un punto di partenza interessante, ma resta comunque da vedere come se la sono giocata gli altri membri del girone. Buona edition, a presto!
L’ultima linea, di Agostino Langellotti
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Ciao Agostino! Piacere di rileggerti. Hai scritto un racconto chiaro e senza intoppi nella lettura. Hai interpretato il tema alla lettera donandogli però un "twist" interessante, mostrando chi sta dall'altra parte della barricata. Devo dire che, però, ho avvertito la mancanza di un conflitto vero e proprio, legato al portatore di punto di vista. Qualcosa che rendesse la sua storia personale, cucita su misura per lui. Qui, invece, il protagonista ci permette di avere una fotografia della rivolta, ma non altro a livello di introspezione. L'altra faccia della medaglia è che quella fotografia scattata dal portatore di punto di vista è una ricostruzione della rivolta che ho apprezzato, la vividezza c'è tutta. Ci sono "neri" e "rossi", i dialoghi grezzi e dai toni epici, ma non un motivo per fare il tifo per il pdv, o per comprendere le motivazioni della rivolta. Qui sicuramente c'è da dire che con soli 2000 caratteri non si poteva inserire tutto, ma sono dettagli che avrei letto con piacere. Detto questo, nel complesso il racconto non ha criticità particolari e la lettura è stata piacevole, nonostante manchi un conflitto più personale legato al pdv e il climax perda quindi parte della sua carica. A rileggerci!
Solo un’idea, di Debora Dolci
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Ciao Debora, piacere di leggerti! Parto dal presupposto per cui io, in un'ora scarsa, nel migliore dei casi sarei (forse) riuscito a trovare un'idea che mi convincesse. Quindi c'è da dire che il racconto, nel suo essere attinente al tema, complessivamente chiaro e interessante, parte da buone premesse e lo fa a maggior ragione considerando il contesto. Detto questo, ho solo un piccolo appunto da fare e riguarda il pdv: fortunatamente è proprio l'opposto di un cliché, in un mare di personaggi stereotipati. Ma, proprio per questo, mi sarei aspettato degli elementi che ce lo rendessero unico, più tridimensionale. Per quanto sia possibile farlo con 2000 caratteri a disposizione, certo. Al netto di questo aspetto, sicuramente traspare la sua insofferenza (che comprendo benissimo, in particolare verso i "belli e tenebrosi"). Trovo riuscita la declinazione meta-narrativa del tema e il punto di forza del racconto. Leggero, strizza l'occhio a lettori e scrittori e lo fa con una sua struttura solida. Nel complesso, una lettura senza dubbio promossa. A rileggerci e buona edition!
Tabù, di Stefano Floccari
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Edoardo Foresti ha scritto:Ciao Stefano, piacere di leggerti! Direi che il tema della rivolta c'è ed è ben chiaro. Per quanto riguarda la sua esecuzione, alcuni elementi mi lasciano dei dubbi. Quell'Italia distopica tratteggiata ha un suo carattere e ho apprezzato come un tessuto socio-culturale così particolare sia stato presentato in soli 2000 caratteri. C'è però il rovescio della medaglia: trovo ci sia un ritmo sproporzionato, nel senso che il racconto si prende molto spazio per farci ambientare in questo scenario così differente dal nostro, e il conflitto vero arriva e si esaurisce solo nel finale. Anche pensando al protagonista non traspare una morbosa esigenza di sovvertire il sistema, sembra aver accettato la sua condizione e che stia conducendo quella che, in quel mondo, è una vita normale. Lato prosa il racconto fila liscio, ci sono solo alcune parti che hanno spezzato l'immersione.
Signor_Darcy ha scritto:Tabù di Stefano Floccari (Una brutta storia, l’hanno visto abbracciato a un ragazzo. Vabbe’.)
Qui avrei evitato le parentesi, rendendolo un pensiero filtrato dal pdv. Mi sono sentito esterno, come se mi stessero raccontando qualcosa a posteriori.
Signor_Darcy ha scritto:Tabù di Stefano Floccari In quel momento ho avuto come un blocco ai pensieri, kaputt, il quadro elettrico saltato.
Anche qui stesso discorso. Nel complesso il racconto è godibile, al netto di qualche frase non focalizzata. Viene presentato il tema alla lettera anche se il conflitto vero e proprio si fa attendere parecchio e non rende il climax veramente catartico. A rileggerci!
L’altoparlante, di Alexandra Fischer
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Ciao Alexandra, piacere di rileggerti! Sicuramente hai centrato il tema, con un racconto in cui la rivolta è più concreta che mai. Ci sono alcuni elementi che non mi hanno convinto, dato che vanno a minare la comprensione del testo e l'immersione nel pdv. Un esempio è la sovrabbondanza di pronomi in alcune parti del testo, come hanno già fatto notare altri prima di me. Per quanto riguarda la gestione delle informazioni, avrei preferito fossero esplicitati alcuni dettagli in modo differente. Ad esempio, all'inizio del racconto, Simona dà qualcosa a Manu e scopriamo solo qualche frase dopo che si tratta di tappi per le orecchie. C'è anche quel rimbalzo di pdv tra Simona e Manu che stona un po', sempre nella prima parte. Carina l'idea dello xilofono e il contesto dello sfruttamento sul posto di lavoro, l'empatia si costruisce facilmente con una declinazione del tema di questo tipo. Personalmente trovo che alla storia manchi quel guizzo per colpire fino in fondo, mentre ho apprezzato la presenza di un un conflitto chiaro. Per quanto riguarda la classifica sono circa a metà delle letture e valuterò quando avrò il quadro completo. A rileggerci!
Muori per il regno, di Giovanni Attanasio
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Ciao Giovanni! Che dire, hai scritto un racconto particolare e vedo che anche nei commenti ne stano uscendo belle discussioni. Preferisco quindi uscire da quello che sarebbe un commento più "classico" e andare più a briglia sciolta rispetto al mio solito. Partiamo dal presupposto che il tema c'è eccome, interpretato alla lettera. Personalmente, la mia esperienza soggettiva da lettore è simile a quella di chi ha avuto difficoltà con l'antropomorfizzazione dei personaggi. Non è un'opzione da escludere a prescindere, ma la trovo sempre delicata e difficile da contestualizzare. Qui hai evitato a prescindere problemi legati alla differenza eccessiva tra essere umani e ape, rendendo le api stessi simili a noi. Ci sono però due facce della stessa medaglia: da una parte ho apprezzato le allegorie presenti e la trasposizioni dei codici culturali e delle usanze umane in un contesto come quello dell'alveare. Al tempo stesso, devo dire che queste api antropomorfe, né api né umane, mi hanno impedito di raggiungere fino in fondo l'immedesimazione cercata. Si parla di mani, capo, petto e questo mi ha causato una sorta di dissonanza tra il film mentale che si formava leggendo e la società dell'alveare. Lo stile è teatrale e chiaro, l'ho apprezzato e trovo abbia carattere. Anche la storia in sé ha le carte in regola per funzionare: c'è un conflitto forte e chiaro. Sull'altro piatto della bilancia c'è la scelta dei personaggi, rischiosa e che può creare difficoltà lato empatia e immedesimazione. Un racconto sicuramente fuori dagli schemi e interessante, che si prende i suoi rischi nel bene e nel male. A rileggerci!
LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri
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Ciao Stefano, piacere di leggerti! Rispetto ad altri racconti, il tuo osa e non rischia sicuramente di risultare piatto, anzi. Ho apprezzato il finale nel suo ribaltare le aspettative e, mentre leggevo, ho provato fastidio verso una protagonista così bigotta. Quindi direi che il racconto è riuscito nel suo intento di presentare un conflitto chiaro e portarci a empatizzare verso il commesso. La costruzione dell'empatia verso il pov, in così pochi caratteri, è sempre un gioco di equilibri e scelte. Qui punti tutto sul trasmettere le emozioni opposte, a farci detestare la protagonista. Devo dire che la trovo una scelta generalmente rischiosa. Qui trovo il risultato funzionale dato il limite di caratteri, sfruttati per creare un climax convincente. Mi chiedo solo come sarebbe stato il racconto a parti invertite: pov del commesso, suo filtro psicologico ed empatia "diretta". Lato prosa, lo stile mostrato veicola un'immersione che ho raggiunto e apprezzato, il racconto è chiaro e fluido. L'unico scivolone, qui, è la mancata segnalazione dello stacco tra prima e seconda scena, come è già stato segnalato assieme allo sbilanciamento tra pensieri e azione. Buona edition e a rileggerci!
Strike, di Laura Brunelli
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Ciao Laura, piacere di leggerti! Qui la rivolta è più concreta che mai, il tema è sicuramente centrato. Vedo che, come altri racconti del gruppo, hai scelto di usare come personaggi degli oggetti inanimati: scelta rischiosa che non sempre paga. In questo caso non mi è pesata particolarmente, complice anche la brevità della storia. Mi accodo a chi ha riscontrato una sproporzione tra prima e seconda parte, la preparazione della rivolta mostra tutto ciò che dobbiamo sapere, ma con qualche carattere di troppo, a mio avviso. Personalmente il titolo non mi ha dato problemi. Sarà che il tuo è l'ultimo racconto del gruppo che leggo, ma consideravo l'idea della ribellione di oggetti inanimati un'opzione plausibile a prescindere, avendola già letta altrove, e inoltre risulta seminata sin da subito all'interno della storia. Nel complesso il racconto si legge senza intoppi, ha un'esecuzione lineare e un climax che avrebbe giovato di alcuni dei caratteri impiegati nella prima parte, ma non ho riscontrato problematiche particolarmente debilitanti. A rileggerci e buona edition!
Ciao Laura, piacere di leggerti. Il racconto è scritto benissimo, mi è piaciuto molto, mi guida verso le varie scene fino alla conclusione in modo fluente. Originale e divertente. Sono una profana, non oso commentare di più.
Buongiorno a tutti. La mia classifica di seguito: 1. Strike, di Laura Brunelli 2. L’altoparlante, di Alexandra Fischer 3. Solo un’idea, di Debora Dolci 4. L’ultima linea, di Agostino Langellotti 5. Tabù, di Stefano Floccari 6. LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri 7. Mondo di sogni, di Andrea Partiti 8. Muori per il regno, di Giovanni Attanasio
Zebra85 ha scritto:Buongiorno a tutti. La mia classifica di seguito: 1. Strike, di Laura Brunelli 2. L’altoparlante, di Alexandra Fischer 3. Solo un’idea, di Debora Dolci 4. L’ultima linea, di Agostino Langellotti 5. Tabù, di Stefano Floccari 6. LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri 7. Mondo di sogni, di Andrea Partiti 8. Muori per il regno, di Giovanni Attanasio
Classifica non valida perché l'utente in questione deve produrre una classifica per il solo gruppo ALBA (e postarla con i commenti in unico post).
Zebra85 ha scritto:Ciao Laura, piacere di leggerti. Il racconto è scritto benissimo, mi è piaciuto molto, mi guida verso le varie scene fino alla conclusione in modo fluente. Originale e divertente. Sono una profana, non oso commentare di più.
Non è stato per niente semplice stilare questa classifica: sulle prime tre posizioni sono andata dritta senza esitazioni, mentre per il resto della classifica ho valutato in primis chiarezza, e a seguire aderenza al tema e preferenza personale.
Classifica 1. LA LAVATRICE, di Stefano Impellitteri 2. Solo un’idea, di Debora Dolci 3. Strike, di Laura Brunelli 4. L’ultima linea, di Agostino Langellotti 5. Muori per il regno, di Giovanni Attanasio 6. Tabù, di Stefano Floccari 7. Mondo di sogni, di Andrea Partiti 8. L’altoparlante, di Alexandra Fischer
Commenti Mondo di sogni
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Ciao Andrea, piacere di leggerti! Come altri prima di me, ho dovuto rileggere più volte il racconto sia per cercare di comprenderne appieno il senso, sia per mettere a fuoco questa lunga sequenza di immagini oniriche. Da un lato sono affascinata da questo tipo di tentativo con micro scene introdotte da una sorta di anafora, dall'altro rimango abbastanza cauta perché temo di non aver afferrato al 100% ciò che volevi comunicare.
Ma andiamo per ordine. Il tema: se non ci fosse stato il piccolo accenno alla parola "rivolta", non avrei capito come incastrarlo all'interno della narrazione. Per quel che mi riguarda, il senso onirico-distopico del racconto vira verso altro, si sente davvero poco il tema in questione. Sicuramente sei riuscito nel tuo intento con questa struttura, creando un mondo che via via si distrugge, che genera inquietudine nel lettore (o almeno in me). Tuttavia i sogni/ricordi del passato (io li ho intesi così) rimangono piuttosto fumosi: se questo si allinea perfettamente al tuo obiettivo di generare un senso onirico nel racconto, al contempo ha reso il testo piuttosto sfocato nel suo complesso.
Buona sfida!
L'ultima linea
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Ciao Agostino, piacere di leggerti! Temo proprio che il mio commento aggiungerà ben poco rispetto a quello che gli altri hanno sottolineato della tua prova. Ho passato tutta la lettura con il fiato sospeso, ed ero sinceramente contenta di ciò perché con così pochi caratteri, è davvero difficile. Però poi... non è successo nulla. Ed è subentrata una certa delusione, perché come tutti gli altri mi aspettavo che accadesse qualcosa, che ci fosse un guizzo, un twist che mi avrebbe fatto mollare il respiro tutto d'un fiato, ma con soddisfazione. Un gran peccato, perché nel complesso il racconto è scritto con cura e scorre davvero bene!
Anche io ti segnalo i dialoghi eccessivamente lunghi e anche un po' irrealistici, soprattutto in una situazione del genere. Andavano benissimo parolacce e bestemmie, ma le frasi fin troppo retoriche come
Non mi interessa se avete paura: il nostro compito è di fermarli qui e ora e possa Dio maledirci dal primo all’ultimo se falliremo!
purtroppo stonano.
Un piccolo appunto tecnico.
Persino la terra sembra tremare.
Questa frase non mi convince. È un po' troppo vaga, soprattutto se scritta dopo una bella coppia di descrizione olfattivo-uditiva: cosa dovrei immaginarmi?
Un vero peccato, lo dico con sincerità, perché il racconto poteva davvero sganciare la bomba sul finale. Buona sfida!
Solo un'idea
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Ciao Debora, piacere di leggerti! Sono tranquilla nell'affermare che, anche senza le attenuanti del caso, ho trovato il tuo racconto molto gradevole e ben scritto. È un ottimo risultato se poi si considera il tempo che hai dedicato all'effettiva scrittura! A differenza di qualcun altro che mi ha preceduto, non ho avuto problemi nel comprendere chi fossero i personaggi in cerca d'autore (ah ah) e storia, né tantomeno la battuta di dialogo relativa ai belli e tenebrosi (che mi ha fatto sorridere, visto che è un cliché che digerisco poco anche io).
Detto ciò, la parte iniziale è quella che ho trovato meno efficace per via delle micro descrizioni che spezzano un po' il ritmo e rendono la partenza un po' "meccanica", nonché frasi che avresti potuto benissimo eliminare per guadagnare qualche carattere, come:
Le chiacchiere ricominciano fra i banchi pieni.
Lo svolgimento è lineare, senza troppi scossoni, e si comprende subito dove il racconto andrà a parare. Tuttavia questo non rende meno piacevole la lettura.
Buona sfida!
Tabù
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Ciao Stefano, piacere di leggerti! Devo ammettere che l'aderenza al tema è, a mio avviso, solo sfiorata nella parte finale, che ho dovuto rileggere più volte per comprendere. Oltretutto ho capito che ci fosse di mezzo il calcio solo leggendo i commenti... Ad ogni modo, concordo con le critiche che sono state mosse al racconto da chi è arrivato prima di me: hai speso troppe righe per delineare questa distopia italica, a volte perdendoti troppo in un eccesso di dettagli che ha rallentato il ritmo della narrazione e mi ha fatto percepire un eccesso di informazioni.
Nemmeno io sono una grande fan della voce narrante che si rivolge al lettore, né dei dialoghi indiretti: entrambi gli elementi mi buttano fuori dal racconto e compromettono l'immersione, che in questo caso ho trovato più difficoltosa. Insomma: la declinazione distopica poteva essere molto interessante, ma trovo che potesse essere sviluppata in maniera migliore, soprattutto espandendo la seconda parte della rivolta!
Buona sfida!
L'altoparlante
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Ciao Alexandra! Dunque, mi trovo abbastanza in difficoltà a commentare il tuo racconto perché ho avuto dei seri problemi di comprensione del testo e, anche rileggendolo più volte e leggendo i commenti di chi mi ha preceduto, il senso di confusione rimane. L'eccesso di pronomi rende la lettura difficoltosa, come accade in particolare in questo passaggio, peraltro poco chiaro:
Dopo mezz’ora le indicò le gambe e lei gli fece segno di sedersi sul marciapiede accanto a lei e si inquietò davanti al sorriso di trionfo di lei mentre nelle orecchie gli giungevano suoni ovattati.
inoltre hai aggiunto alcuni elementi descrittivi che ti hanno fatto perdere caratteri preziosi che avresti potuto sfruttare meglio per dare più contesto alla storia, ad esempio tutto il pezzo
Manu la seguì e notò che mancavano parecchi cubetti di porfido dal marciapiede, coperto di vetri rotti, scrivanie, poltrone e computer ridotti in pezzi.
Tutta la parte finale di dialoghi tra i vari personaggi lascia intendere un sottotesto fin troppo ampio per un racconto che fa della brevità il suo principale limite. Il tema è indubbiamente centrato, ma il mio consiglio è di lavorare di più sul flusso di informazioni per rendere l'esperienza di lettura più chiara a chi ti legge. Buona sfida!
Muori per il regno
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Ciao Giovanni, piacere di leggerti! Sull'aderenza al tema nulla da ridire, devo ammettere però che ho avuto una certa confusione durante la prima lettura in merito ai protagonisti: all'inizio tu utilizzi termini come "mani", il che fa subito immaginare esseri umani, ma proseguendo diventa chiaro che si tratta di api. La chiarezza dei soggetti, soprattutto in testi così brevi, è fondamentale. Oltretutto, le dinamiche di questo tipo di creature non sono proprio conosciute da tutti e io non faccio eccezione. Infatti nella parte centrale ho avuto qualche difficoltà a capire il tipo di accusa che viene mosso alla regina e in generale le dinamiche "apesche" di cui parli.
Qualche appunto più specifico sul testo:
Undici donne irruppero nella sala del trono. Brandivano lo stocco in una mano e il pugno nell’altra.
Di solito un pugno non viene brandito.
Silene chinò il capo, congiunse le mani al petto. «Sei finita: la tua voce è ormai flebile, Silene, il popolo ti odia.»
Attenzione qui: hai inserito un beat di Silene, e di solito all'azione segue il diritto di parola di quel personaggio. È chiaro che poi a parlare sia Lobelia, ma io mi aspettavo che lo facesse la regina.
Non ho particolarmente apprezzato le similitudini presenti in questo racconto, anche se di solito sono una figura retorica che adoro. Questo perché il loro scopo è generare un paragone per facilitare la descrizione, ma qui utilizzi immagini molto specifiche sulle api che trovo davvero difficile figurarsi come "ascoltò il respiro delle altre esploderle nelle orecchie come il vento d’inverno tra i cunicoli dell’alveare".
Il finale mi è piaciuto, dà brio a un testo che, a mio avviso, si mantiene piuttosto statico. Buona sfida!
LA LAVATRICE
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Ciao Stefano, che piacere leggerti anche qui! Parto col dirti che il racconto mi è piaciuto molto, così metto tutte le carte in tavola e sai già che sarò meno rompiballe del solito :'D
È la prima volta che leggo qualcosa di tuo scritto in prima persona e devo dire che sei riuscito a renderla molto bene, complice il miglioramento che di sicuro hai avuto (e che si nota, commento personale esterno alla prova in questione). Hai gestito a dovere il flusso interiore della protagonista, la sua personalità è ben delineata con poche pennellate e fa emergere un istantaneo ribrezzo!
Tuttavia ho un appunto da farti circa questo mio ultimo elogio: c'è una sovrabbondanza di flusso interiore a discapito di azioni e descrizioni, che sono davvero poche. So che in così pochi caratteri è davvero difficile, ma si nota la mancanza di bilanciamento :) Inoltre, fosse per me avrei lasciato uno stacco grafico tra la lavatrice e l'arrivo in negozio, così da sottolineare che si è spostata e non teletrasportata.
E infine: davvero di classe la chiusa del racconto, mi sei piaciuto molto. Buona sfida!
Strike
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Ciao Laura, piacere di leggerti! Tema centrato, vedo che ci sono diverse le persone che hanno scelto di declinarlo in maniera ironica o con l'ausilio di oggetti inanimati: sicuramente si ottiene un effetto simpatico, che non brilla per originalità nel finale ma si fa leggere con piacere. La parte iniziale a mio avviso è un po' troppo lunga e rende il racconto eccessivamente sbilanciato, con una conclusione troppo affrettata che avrei voluto vedere descritta meglio e in maniera meno frettolosa sul finale. Per quanto riguarda lo stile, non è male ma vedo dei buoni margini di miglioramento per quanto riguarda la scorrevolezza del testo.
Alcune annotazioni puntigliose su punteggiatura e ripetizioni:
“Questa storia deve finire” dico con maggiore convinzione.
Qui, ad esempio, prima del 'dico' dovrebbe esserci una virgola.
Passo in rassegna le truppe “Tutti in posizione e attendente il mio ordine.”
Qui invece dopo il beat manca il punto fermo.
Marco entra in sala e si avvia al bancone e avvia la cassa.
Qui c'è una ripetizione di 'avvia'.
Attenta a punti come questo, dove sarebbe meglio evitare l'anticipazione della domanda e riservare la considerazione sulla stessa dopo la battuta.
Poi, come un macigno, arriva la domanda di Angolo: “E come pensi di impedirglielo?”
Scusate se posto in extremis, questa settimana ero lontano da casa e non ho avuto tempo prima.
Classifica
1. Strike 2. LA LAVATRICE 3. Solo un’idea 4. L’ultima linea 5. Mondo di sogni 6. Muori per il regno 7. L’altoparlante 8. Tabù
Commenti
Mondo di sogni
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Ciao Andrea, anch'io sono un po' in difficoltà a commentare questo racconto, non sono riuscito a capire se era un vero susseguirsi di sogni, uno dopo l'altro, oppure se erano dei ricordi che scorrevano creando una narrazione unica. Visto il finale suppongo che quest'ultima sia l'interpretazione corretta, ma solo perché c'è un collegamento tra le ultime due fasi: ragni, addome gonfio, creaturine che nascono e si nutrono; tutto il resto non sembra collegato, o almeno il collegamento non è così evidente. Il tema della rivolta è infilato un po' di striscio, in pratica non c'è. Viene giusto accennato che dopo la rovina gli umani mettono su una mini resistenza, ma non è il tema del racconto, viene a malapena menzionato. Lo stile di scrittura è buono e scorre bene, ma la trama è veramente molto nebulosa.
L’ultima linea
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Ciao Agostino, devo dire che il tuo modo di scrivere mi piace molto, riesci a dare la giusta enfasi agli elementi. A parte un paio di frasi, che ti hanno già segnalato, scorre tutto molto bene. Il problema è che questo racconto è solo un pezzo di qualcosa più grande: non c'è inizio, svolgimento e fine, qui c'è a malapena l'inizio. In così pochi caratteri di sicuro è difficile dare una conclusione degna, però mi sarebbe bastato anche un accenno. Qualcosa che spiegasse la rivolta, l'inizio dell'azione, un qualcosa che desse un senso. Anche perché hai messo dei bambini che combattono, quindi mi hai creato un'aspettativa su qualcosa che poi non è arrivato, lasciandomi il dubbio su perché fosse una rivolta così violenta da coinvolgere anche i bambini.
Solo un’idea
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Ciao Debora, ammetto che questo racconto mi ha stupito un po' da parte tua sia in positivo che in negativo. Da un lato l'idea di base mi piace molto, si presta a una miriade di spunti: cosa succede dopo che sei stato preso dal foglio? Chi manda il foglio? Cosa accadrà al protagonista ora che è finito nella storia sbagliata? Ci sono mille domande la cui risposta potrebbe essere un altro racconto o addirittura un intero romanzo e penso che questa sia una cosa parecchio intrigante. Dall'altro lato il protagonista non mi è piaciuto molto: è anonimo, sappiamo solo che ha una valigietta e soprattutto non abbiamo idea di quale sia il suo nome, quindi non sappiamo, quando arriva un foglio, se è stato chiamato lui oppure no. Inoltre non si sente la sua impazienza, fa solo un sospiro quando viene chiamata l'elfa e trattiene il fiato col secondo foglio, al massimo si può pensare che sia ansioso. C'è poca interiorità finché non esplode e scatena la rivolta, tanto che questa mi è arrivata molto inaspettata. Mi sarei aspettato piuttosto che fosse il vicino a fare qualcosa di avventato. Questo è un aspetto che mi ha un po' sorpreso perché solitamente i tuoi racconti sono quelli che in questo forum danno più risalto all'interiorità dei personaggi, però capisco che avendo dovuto fare di corsa non si può pretendere la perfezione.
Tabù
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Ciao Stefano. Hai fatto davvero un bel lavoro per quanto riguarda la creazione di questo futuro distopico; quello che non mi convince è il modo in cui il protagonista lo vive. Dovrebbe essere così affamato da mangiare l'erba, però ha appunto un parco, ha i soldi per permettersi un tosaerba che non usa solo perché la benzina costa troppo e va a farsi un drink da Luigi. Una persona che ha davvero così tanta fame da mangiarsi l'erba non penserebbe mai di spendere soldi in zucchero, anidride carbonica e acqua aromatizzata, piuttosto sarebbe stato carino, visto che è un chimico, vedere qualche sistema di riciclo dell'acqua piovana in modo da non dover spendere per comprarla, come nel gioco "This war of mine", anche se lì più che per non comprarla è perché a uscire di casa muori. Anche il modo in cui reagisce al carcere di Luigi è strano: accenna che è per la sua presunta omosessualità (ha solo abbracciato un ragazzo... io sarei finito il prigione un sacco di volte, e sono etero) però non si capisce cosa ne pensa davvero il protagonista. È omofobo? Non lo è, ma essendo in regime fa finta di esserlo? L'unico indizio che abbiamo è un "immagino non sia facile sentirsi sbagliati, ma lui è uno che sa imparare dagli errori." non capisco cosa intenda qui. "Imparare dagli errori" nel senso che non deve essere omosessuale o che non deve farsi sgamare? Immagino la prima visto che parla di "sentirsi sbagliati", ma non ha molto senso a livello biologico, le preferenze sessuali non sono scelte o errori. E, per altro, ancora non si capisce se Luigi è effettivamente omosessuale o stava solo abbracciando un amico a caso come si può fare per mille motivi. Riguardo lo stile, ci sono due cose di cui non sono affatto un fan: le parentesi nel testo e i dialoghi non segnalati. Le parentesi per me sono evitabilissime e mi sembrano più che altro un'intrusione dell'autore che vuole spiegare qualcosa. In questo caso poi sono pure dei pensieri, quindi ci stavano tranquillamente nel testo. I segni servono a indicare un cambio di tipo di narrazione, le parentesi non lo fanno: in cosa quello che sta dentro le parentesi è diverso da quello che sta fuori? Per quanto riguarda i dialoghi, so che c'è a chi piace unire il parlato al testo, ma è veramente tanto confusionario se non viene fatto bene. Anche chi lo fa nei romanzi adotta degli accorgimenti importanti per cercare di rendere comunque chiaro chi dice cosa, ad esempio andando a capo prima di ogni nuova battuta o anticipandola con un'azione del personaggio. Sono piccole cose ma migliorano di parecchio la comprensione del testo.
L’altoparlante
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Ciao Alexandra, purtroppo devo unirmi a chi ha commentato dicendo che c'è un po' troppa confusione nel testo. Verso la fine diventa tutto un pochino più chiaro, però non abbastanza da capire tutto quello che è successo fino a quel momento. In alcuni casi non si capisce neanche di cosa stanno parlando i personaggi, ti faccio un esempio:
Tirò fuori dalla borsa una scatola, l’aprì: − Mettiteli. Lui le obbedì
Cosa c'era nella scatola? Cosa si è messo lui? Più avanti (molto più avanti) scopriamo che erano dei tappi per le orecchie, ma lì non si capisce, potrebbe essere letteralmente qualsiasi cosa. L'impressione che ho avuto è che i 2000 caratteri siano stati troppo stretti per la storia che avevi in mente, peccato perché sul finale sono venute fuori delle idee anche interessanti, come l'altoparlante con i messaggi subliminari e tutta l'ambientazione di sfruttamento e rivolta. Anche la questione dei tappi diventa più chiaro solo alla fine grazie a quel dialogo, fino a quel punto sembrava un elemento quasi insignificante.
Muori per il regno
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Ciao Giovanni, ti devo dire a malincuore che questo non è il tuo lavoro migliore. Capisco perfettamente che un conoscitore di api può scorgerci molto di più di ciò che riesco a vederci io, ma ci sono alcuni punti critici non indifferenti. Ho visto che hai già discusso a lungo su alcuni aspetti che ti avrei già segnalato anche io, quindi cercherò di farla più breve possibile. Il problema più grande che ho trovato nel testo è la confusione nel capire cosa succede. All'inizio ci sono undici spadaccine, una regina e due mani non ben identificate. Si capisce abbastanza bene che la protagonista è la regina, ma non si capisce di cosa stiano parlando i personaggi. Mani limpide, pappa reale, balie salvate dall'accudirla partorendo in una stanza buia, sono tutti elementi che non si possono capire, mentre i personaggi in quel momento sanno perfettamente di cosa stanno parlando. Questo è un grosso problema che non puoi risolvere dopo dicendo "sono api", perché ormai il danno di confusione l'hai fatto. Se non fosse importante ai fini della trama potresti dire che sono api anche nelle ultime parole ("ah, e comunque i personaggi erano api."), ma se la mancanza di quest'informazione non mi permette di capire cosa succede è un enorme problema. Poi, ok, sono api antropomorfe, ma il problema non cambia di una virgola.
LA LAVATRICE
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Ciao Stefano, la tua interpretazione del tema è senza dubbio la più originale del tuo girone, bravo! Per quanto riguarda la storia non è che sia qualcosa di estremamente originale, sembra quasi presa da "il commesso perplesso" o simili, però fa il suo dovere iniziando al punto giusto e terminando con una frase che chiude perfettamente il tutto. Anzi, ho addirittura avuto la sensazione che molti dei pensieri siano stati infilati per raggiungere i 2000 caratteri, il che è paradossale perché dovrebbe essere un limite che ti si stringe addosso, non un qualcosa a cui non si riesce ad arrivare. E non ho avuto neanche la sensazione che la storia sia stata riassunta. Ecco, su questo punto ti muovo l'unica critica: ci sono veramente troppi pensieri "negativi", praticamente il personaggio passa tutto il tempo del racconto a lamentarsi o insultare gli altri, sono arrivato alla fine che mi stava davvero irritando. Capisco che il punto del racconto è esattamente questo, però forse avrei evitato di metterlo come protagonista in prima persona, che costringe il lettore a immedesimarsi nel personaggio. Magari avrei usato una terza per tenerlo più staccato e meno irritante. A parte questo non vedo criticità nel tuo testo e soprattutto la frase finale è semplicemente perfetta.
Strike
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Ciao Laura, simpatico il tuo racconto, penso che tra quelli del tuo gruppo sia quello un po' più leggero: anche se si parla effettivamente di una rivolta è qualcosa molto in stile "toy story", quindi anche senza volerlo si ottiene un risultato molto cartoonesco e allegro. A meno che il povero Marco non ci sia morto stecchito, ma mi piace pensare bene. Il tuo stile di scrittura è semplice ed elegante, l'unico appunto che mi viene da farti è che dovresti mettere un po' più di punteggiatura nei dialoghi. Per esempio:
“Giusto” grida qualcuno in fondo alla sala.
Se dopo "giusto" ci fosse un punto escalamativo avrei già la sensazione immediata che stia urlando senza doverlo poi scoprire dopo. Per il resto, ho avuto solo un po' di difficoltà a capire che erano tutti birilli, i nomi "punta" e "angolo" non mi hanno aiutato in realtà, solo dopo rileggendo il titolo "strike" ho avuto l'illuminazione dell'uovo di colombo e ho pensato "ma sì, certo, è ovvio".