BENVENUTI ALLA 800 CARATTERI EDITION, L'ULTIMA TAPPA DELLO SPECIALE MINI CIRCUITO DE LO SCRITTORE DELL'ESTATE 2021, LA 156° ALL TIME!
Questo è il gruppo PANDA della 800 CARATTERI EDITION con MAURIZIO FERRERO e WLADIMIRO BORCHI nelle vesti dei SOMMI GIUDICI.
Gli autori del gruppo PANDA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo TIGRE.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo VOLPE.
Questo è un gruppo da SETTE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati dai SOMMI GIUDICI. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.
Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK OTTAVA ERA, coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Inoltre ho forzato in modo da posizionare i tre racconti con MALUS MINIMO in tre gruppi differenti mentre il gruppo al quale è stato assegnato il racconto in MALUS MASSIMO (oltre al minimo) è l'unico con otto racconti.
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo PANDA:
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 26 AGOSTO per commentare i racconti del gruppo TIGRE Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 27 AGOSTO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo TIGRE e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo: – 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri. – 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri. – ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me. Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo TIGRE. Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non richiesta da me non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.
1. Pace - Pietro D'Addabbo 2. Son cose che ti fanno incazzare - Alessio Vallese 3. Notte araba - Michael Dag Scattina 4. Invicibile - Emiliano Maramonte 5. L'ora che precede l'arcobaleno - Stefano Floccari 6. Ho la bocca di rose e d'ebano i capelli - Matteo Mantoani 7. Opportunità - Read Only
Invicibile - Emiliano Maramonte Lietissimo di leggerti Emiliano! Uno scorcio interessante, la morte di questo soldato romano durante un agguato che ha decimato la sua legione. Mi piace il passaggio del tramonto di fuoco nella selva nera, coi compagni caduti al suo fianco. E il congedo nella morte di un soldato che anela al meritato riposo, infine lieto al suo carnefice, per averlo salvato dall'onere di future battaglie. Breve ma appagante!
Notte araba - Michael Dag Scattina Ciao Michael. Raccontino molto intenso, crudo, evocativo. L'idea di fondo è coraggiosa, non è semplicissimo rendere il disagio che vive il protagonista e perché in così pochi caratteri. L'unica neo negativo, se così possiamo dire, è che per come hai impostato la scena la tortura sembra finalizzata alla ricerca di una confessione, piuttosto che ad una mera vendetta fine a sé stessa. La cosa poi però viene chiarita infine. Mi è piaciuto, una buona prova!
L'ora che precede l'arcobaleno - Stefano Floccari Ciao Stefano. Il tuo racconto spacca, per rimanere nei suoi termini goliardici. Hai scelto un tipo di "riposo" scanzonato, forse dal raccontato meno intenso ma non per questo meno valido. L'atavico e sacrosanto diritto di non fare un cazzo, sempreverde ma specialmente in estate, viene qui espresso in una forma mista, nell'eleganza evocativa e allo stesso tempo sconsiderato. La frase finale è meravigliosa. Mi hai strappato un sorriso, bella prova!
Ho la bocca di rose e d'ebano i capelli - Matteo Mantoani Ciao Matteo. La tua descrizione del letto di morte l'ho trovata davvero molto evocativa, bella, pura. Il dolore dell'amato che vede la sua metà relegata all'eterno riposo viene reso in modo vivido, toccante. L'uso del termine Disneyland secondo me poteva essere evitato, lasciando solo i nomi biancaneve e principe azzurro, avrebbe funzionato lo stesso benissimo. Il finale con quel tocco di aggressività si va a mischiare con quel senso iniziale di delicatezza, il che rende il tutto più realistico. Evocativo è il termine chiave per questo racconto.
Son cose che ti fanno incazzare - Alessio Vallese Ciao Alessio, felice di rileggerti dopo un bel pezzo dall'ultima volta. Allora, questo raccontino inizialmente mi ha lasciato un po' interdetto, poi la lampadina del mio cervello cotto dal caldo si è accesa! Non avevo colto il senso del racconto, poi rileggendo ho capito che il povero cristo era immerso nello scontro diretto con il mio più acerrimo nemico. Come al solito, la tua abilità nell'immergere il lettore nel tuo immaginario è sempre di livello, il mostrato è impeccabile e si riesce a vivere sulla propria pelle la rabbia del protagonista, quindi i miei complimenti. Un modo originale, nella sua semplicità, di trattare il tema. Bella prova!
Pace - Pietro D'Addabbo Ciao Pietro. Trovo il tuo racconto tra i più particolari del gruppo, per così dire, sia per il contenuto che per lo stile, scorrevole e dal mostrato intrigante. Le parole che hai scelto le trovo davvero azzeccate e fanno la differenza in quella che poteva essere una banale esposizione, mentre così l'hai resa brillante; mi riferisco soprattutto al passaggio centrale, in cui l'uomo uccide l'intera famiglia Stramaglia. Davvero una buona prova, a presto rileggerti.
Opportunità - Read Only Il modo in cui hai scelto di affrontare il tema è una bella sfida. Il tema dell'eutanasia tocca corde importanti e non è semplice mostrarle su un raccontato di 800 caratteri. Nel tuo caso, ad esempio, trovo la prima parte eseguita bene, ma va un po a perdersi in quella centrale. Il dialogo tra la madre e il figlio mi sembra un pelo troppo costruito, irrealistico. Soprattutto il finale. Voler per forza di cose inserire la parola del tema, in risposta ad una madre provata da ciò che sta per accadere a suo figlio, la trovo una pessima scelta, per quanto posso capire il motivo per cui hai deciso di inserirla. Purtroppo in un testo così breve ogni parola va misurata e ha un certo peso nel complesso. Per il resto è stata una discreta prova, spero di rileggerti presto.
Ciao! Ecco la mia classifica e commenti ai racconti. Mai come questa volta sono stato in difficoltà, credo che tutti i racconti abbiano gestito al meglio lo spazio degli 800 caratteri. Li ho riletti più volte e ogni volta ho cambiato l'ordine in classifica. Ero convinto delle prime due posizioni (ma anche loro sono state invertite più volte) ma considero le altre cinque sostanzialmente equivalenti. Complimenti a tutti!
1) Opportunità, di Read Only 2) Notte araba, di Michael Dag Scattina 3) Pace, di Pietro D’Addabbo 4) Invincibile, di Emiliano Maramonte 5) Son cose che ti fanno incazzare, di Alessio Vallese 6) Ho la bocca di rose, e d’ebano i capelli, di Matteo Mantoani 7) L’ora che precede l’arcobaleno, di Stefano Floccari
Invincibile, di Emiliano Maramonte Ciao Emiliano, piacere di averti letto. Un guerriero invincibile, sopravvissuto a mille battaglie incontra finalmente la sua fine. Hai reso molto bene quel senso di stanchezza da "veterano" che lo porta addirittura a ringraziare il nemico che gli ha concesso l'eterno riposo. Alcune espressioni che hai usato ("Un tramonto di fuoco ammantava di gloria i soldati che erano caduti per Roma."), che rischiavano di apparire pesanti, mi sono invece sembrate assolutamente ben inserite nel racconto. Davvero un bel testo, complimenti! Un'osservazione a margine: da una prima, rapida lettura ho notato che siamo stati in diversi a interpretare il tema riposo come morte. Vedo che su mc l'ottimismo regna sovrano! :)
Notte araba, di Michael Dag Scattina Ciao Michael, piacere di averti letto. Racconto crudo, che colpisce duro fin dalle prime battute. Sei stato molto bravo a concentrare in così poco spazio una storia di vendetta, a caratterizzare il protagonista e rendere chiare al lettore le sue motivazioni. Il finale, con il suicidio dopo aver vendicato il massacro della famiglia, è certamente toccante. L'aderenza al tema direi che c'è tutta, anche te hai scelto una declinazione tragica del riposo. Molto bravo, a rileggerci presto.
L’ora che precede l’arcobaleno Ciao Stefano, piacere di averti letto. Tema centrato, letteralmente. Il protagonista rivendica il suo diritto a non fare assolutamente niente in una calda giornata estiva con un temporale alle porte. Molto belli i dettagli che inserisci e il linguaggio schietto del personaggio che lo caratterizza molto bene con alcune formidabili espressioni. Mi è mancato però un guizzo finale che desse più spessore a questo flusso di coscienza e in definitiva non mi ha soddisfatto del tutto. A rileggerci presto!
Ho la bocca di rose, e d’ebano i capelli, di Matteo Mantoani Ciao Matteo, piacere di averti letto. Un racconto intriso di poesia, il tuo, che declina il tema del riposo come morte e perdita della persona amata. Particolarmente azzeccato il parallelo fra la fiaba (di merda), in cui basta un bacio a risvegliare Biancaneve, e la cruda realtà. Non mi ha disturbato il riferimento esplicito a Disneyland, anzi, a mio parere è fondamentale proprio per chiarire questo distinguo realtà/finzione, altrimenti credo che avrei interpretato il tutto solo come un'enorme metafora. Bravo, a rileggerci presto.
Son cose che ti fanno incazzare, di Alessio Vallese Ciao Alessio, piacere di averti letto Non c'è che dire, un vero racconto estivo. Leggero, divertente e che tocca le corde del lettore (le mie di sicuro, viste le continue battaglie contro le zanzare in cui sono coinvolto ogni sera). Hai utilizzato bene i pochi caratteri a disposizione per giocare col lettore che fino all'ultimo si chiede cosa stia combinando Gorna. I personaggi, se non sbaglio, sono gli stessi del tuo ultimo racconto. Credo che la tua declinazione del tema sia una delle più originali del girone e mi ha strappato un sorriso. Bravo, a rileggerci presto.
Pace, di Pietro D'Addabbo Ciao Pietro, piacere di averti letto! Un racconto decisamente interessante, ho avuto bisogno di una rilettura per apprezzarlo al meglio. La prima parte del racconto offre un'immedesimazione ben costruita sui dettagli, il caldo, il sudore, i rumori fastidiosi. Nelle ultime righe l'immersione è sostituita da quello che sembra una sorta di black-out, per cui una strage sanguinosa è liquidata con una singola metafora: "lo spiego a tutta la famiglia". Una scelta coraggiosa che in prima lettura non mi aveva convinto del tutto, ma che ho apprezzato di più rileggendolo. Forse avrei evitato quella ripetizione di "silenzio" tre volte nelle ultime tre righe. Davvero un buon racconto, complimenti. A rileggerci presto.
Opportunità, di Read Only Ciao Morena, piacere di averti letto. Il tuo racconto mi è piaciuto davvero molto, mi ha trasmesso un senso di angoscia difficile da rendere in così pochi caratteri. Sia nella parte dell'incubo che nella descrizione della paralisi. Abbiamo declinato il tema in maniera simile, anch'io nel mio racconto ho provato a parlare di eutanasia, ma credo che il tuo racconto sia molto più coraggioso, perché hai scelto di farlo dal punto di vista di chi aspetta di porre fine alla propria vita. Forse avresti potuto giocare di più sul non detto, ad esempio evitando di esplicitare "eutanasia" o il tema del riposo, e lasciando che il lettore ci mettesse del suo, credo che la storia non ne avrebbe risentito in termini di comprensione perché hai reso la scena in modo molto chiaro. In ogni caso davvero un'ottima prova, complimenti. A rileggerci presto.
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.” Julio Cortázar
Ciao Michael piacere di leggere e commentare il tuo racconto. Anche in questo caso una duplice declinazione del tema, da un lato l’eterno riposo che il protagonista raggiunge con il suicidio, dall’altro la vendetta che consente alle anime di riposare in pace. Buona la struttura del racconto. Un flusso di coscienza che si porta dietro qualche imperfezione stilistica plasmata dalla caratterizzazione del protagonista. A mio avviso, manca, al racconto, un pizzico di emotività da parte del protagonista. Se il distacco che il protagonista esprime nella prima parte del racconto è giustificato dal ruolo di vendicatore che si è cucito addosso, mi sarei aspettata una reazione più forte nella parte finale, soprattutto mentre osserva la foto di Farah con i bambini. Stilisticamente un solo appunto. “Ora possiamo riposare in pace, tutti quanti. Anche io.” A mio avviso quell’ “anche io” è una ripetizione inutile che poteva tranquillamente essere omesso, soprattutto visto il plurale del “possiamo riposare in pace”.
2. Son cose che ti fanno incazzare, di Alessio Vallese
► Mostra testo
Ciao Alessio, piacere di leggere e commentare il tuo racconto. Racconto divertente il tuo, nella prima parte ci descrivi un Gorna che sfoga la sua rabbia contro un povero muro indifeso. Non si capisce bene dove tu voglia parare, soprattutto in così pochi caratteri, quindi la rivelazione che l’oggetto della sua rabbia sia una zanzara è sicuramente inattesa e d’effetto. Trovo pregevole il fatto che tu abbia evitato di esplicitarlo, dato che risulta evidente dal testo. Ti segnalo qualche pecca stilistica. Personalmente non amo molto l’elisione di elementi grammaticali, come nelle frasi “Polvere di intonaco si staccò dalla parete per posarsi sul letto” “Ferro acuminato velato di cremisi emergeva dal legno”.
“La porta della camera si aprì con uno schianto e rivelò Brenta sulla soglia. «Si può sapere che stai facendo? Vuoi svegliare tutta la locanda?»” questa frase, in prima lettura mi ha disorientato un po’ e per due motivi diversi. Innanzi tutto, il fatto che la porta si apra con uno schianto, mi ha fatto pensare che Corna l’avesse scardinata. Solo in seconda lettura ho capito che l’aveva aperta Brenta. La seconda domanda di Brenta, invece, la trovo incoerente con il resto del brano. Se la prima manata di Gorna è stata così forte da far sussultare le imposte, sfarfallare la lanterna e far cadere polvere di intonaco, beh, probabilmente alla terza erano già svegli tutti, non solo Brenta.
3. Ho la bocca di rose, e d’ebano i capelli, di Matteo Mantoani
► Mostra testo
Ciao Matteo, piacere di leggerti. Mi piace l’idea del parallelo tra la fiaba di biancaneve e la dura realtà della vita e penso che, nel complesso, tu l’abbia resa bene. Trovo però che tu abbia sprecato, qua e là, parecchi caratteri in elementi superflui che avresti potuto utilizzare per aumentare il contrasto fra le due dimensioni. Questo avrebbe dato sicuramene più incisività all’ultima frase. Per esempio “Alzo lo sguardo e fisso il vecchio vestito di nero, annuisco.” Potrebbe, a mio avviso, essere tolta senza modificare il senso del racconto. Per quanto riguarda lo stile, non amo molto l’elisione degli elementi grammaticali e, per me, la frase “Occhi chiusi, riposa il sonno mortale.” è un po’ un pugno in un occhio, se mi passi il gioco di parole. “Sorrido, salgo i gradini.” Questo, secondo me, dal punto di vista stilistico, è il problema più grosso del racconto. Se, da un lato, il sorrido ci apre l’aspettativa di un possibile risveglio poi frustrato, il salgo i gradini, non lo capisco proprio. Non riesco ad immaginarmi la scena. Fino ad un attimo prima ero vicina alla bara, a un passo dalla bella addormentata. Arrivata a questo punto, però, arretro e mi domando, se la bara è in un punto più alto di me, come diavolo faccio a vedere tutto quello che è descritto nell’incipit? La bara è inclinata, sono solo due gradini e il protagonista è alto? Salgo i gradini sono solo tre parole (quindici caratteri) che, secondo me, avresti potuto togliere per aumentare l’immersione.
4. L’ora che precede l’arcobaleno, di Stefano Floccari
► Mostra testo
Ciao Stefano piacere di leggerti. Declinazione interessante del tema. A focalizzare l’attenzione del lettore non è tanto il riposo in sé, quanto il desiderio di godersi il riposo. Un unico flusso di pensieri ben gestito, spezzato solo dalla breve descrizione del cielo che si scurisce e del temporale che rompe gli indugi. Manca però, a mio avviso, un conflitto o un guizzo finale che renda il flusso di pensieri un po’ più interessante. Così resta del tutto fine a sé stesso e non riesce a coinvolgermi del tutto. Dal punto di vista stilistico ho poco da dire se non che, in un paio di punti ho avuto la sensazione che mancasse qualcosa, anche se si tratto veramente di sofismi e non inficiano la lettura, te li segnalo. “Io non sono uno di quelli che si lamenta comunque.” In questa frase non mi è piaciuto il comunque, non credo sia sufficientemente chiaro ad esprimere il concetto sotteso. “Sono svaccato sulla sdraio, la schiena col suo ecosistema, il libro chiuso, il telefono che non riesce mai a stare dieci minuti senza doversi illuminare.”. Qua credo che il problema sia che l’ultima parte della frase è troppo lunga rispetto all’elenco della prima parte, e, in prima lettura la frase mi resta un po’ sospesa, come se mancasse qualcosa.
5. Opportunità, di Read Only
► Mostra testo
Ciao Morena piacere di leggere e commentare il tuo racconto. Racconto piacevole ed interessante. Non è facile parlare di eutanasia senza scadere nel melodrammatico, soprattutto in così pochi caratteri. Sebbene non sia piaciuto neanche a me l’uso esplicito della parola eutanasia, ritengo che tu sia riuscita a trattare il tema con leggerezza senza scadere nella superficialità. Ci sono, però, a mio avviso parecchi problemi dal punto di vista sia di coerenza che di stile. Per quanto riguarda la coerenza il problema sta nel fatto che il racconto si apre evidentemente con un sogno e non con un feedback, tanto che dopo lo stacco, il protagonista apre gli occhi. Ancora, la madre gli chiede se ha sognato di nuovo l’incidente e il protagonista annuisce. Il problema è che poi afferma di non aver “più dormito in questi anni”. La domanda che sorge spontanea è: se non dorme, come fa a sognare? Sempre sulla coerenza: la madre piange fin dall’inizio del dialogo, poi però, verso la fine scoppia a piangere. Capisco che volevi introdurre una certa gradualità, ma se nella prima frasi dici che la voce della madre è rotta dalle lacrime vuol dire che sta già piangendo, forse sarebbe stato più incisivo mostrare solo degli occhi lucidi, o una singola lacrima, nella prima parte.
Per quanto riguarda lo stile, ti segnalo alcuni passaggi: “Mi volto con occhi spalancati” mi pare di capire che tu abbia cercato di scrivere in modo immersivo, quindi, per coerenza il protagonista non può vedere i propri occhi.
“allora resto immobile e trattengo il respiro” in questa frase trovo superflua la parola “allora” è evidente che l’azione successiva è una conseguenza del fatto che non abbia trovato alcun appiglio.
“Provo a tirarmi su ma il mio corpo non risponde. Mi sforzo e non succede nulla.” La frase finale è una ripetizione. Se l’intenzione era di far capire che ogni sforzo di muoversi è inutile, potresti privare a integrare le due frasi. Per esempio, tenendo quasi tutte le tue parole, potresti scrivere così “Provo a tirarmi su ma, nonostante mi sforzi non succede nulla, ormai il mio corpo non risponde più”.
“Allunga il mio braccio verso le sue labbra e mi bacia” Il problema di questa frase è il verbo “allunga” di per sé non è sbagliato, anzi, probabilmente dal punto di vista del protagonista è corretta, però crea un po’ di confusione nel lettore. Ad una prima lettura pensavo che fosse il protagonista ad allungare il braccio.
Nel complesso una prova non male, soprattutto considerato che è la tua prima volta su questa arena infernale. Complimenti e in bocca al lupo per questa e per le prossime edizioni.
6. Pace, di Pietro D’Addabbo
► Mostra testo
Ciao Pietro piacere di leggerti. Declinazione del tema veramente interessante la tua. Come altri hai puntato sulla morte, ma in questo caso, il riposo non è quello eterno delle vittime, ma quello dell’assassino che trova sollievo due volte nel riposo dalla fatica degli omicidi e dalla tortura delle lamentele dei condomini. Una buona prova non priva di qualche problema di stile che vado ad esaminare. “Ultima rampa di scale, il sudore ormai inzuppa le sopracciglia. La fatica si somma al caldo insopportabile. Passo la manica sulla fronte per evitare che mi bruci gli occhi.” In questo periodo c’è un problema di consecutio. È evidente che l’ultima frase è riferita al sudore, ma, ad una prima lettura non si capisce perché il soggetto della frase che la precede è la fatica. Qui il problema è anche di natura grammaticale. Secondo me avresti dovuto girare il periodo in questo modo: “Ultima rampa di scale, la fatica si somma al caldo insopportabile. Il sudore ormai inzuppa le sopracciglia. Passo la manica sulla fronte per evitare che mi bruci gli occhi.” In questo modo il sudore è conseguenza del caldo che si somma alla fatica e l’ultima frase è grammaticalmente correlata a quella che la precede. Non mi piace gran ché la ripetizione Ultima rampa / ultima porta. “L'accetta porta la forza dei miei argomenti in quel cranio testardo” non credo che il termine porta sia il più adatto, avrei utilizzato un termine più incisivo che potesse sia rappresentare l’atto di conficcare l’accetta nella testa che infilare le rimostranze nel cranio della condomina.
7. Invincibile di Emiliano Maramonte
► Mostra testo
Ciao Emiliano, piacere di leggerti. Mi è piaciuta l’idea del veterano invincibile che, dopo la sconfitta della propria legione, cede alla stanchezza e cerca il meritato riposo. Non così per lo stile. Troppo raccontato, troppe metafore e troppe frasi fatte. Infuriava la battaglia, tramonto di fuoco, ammantava di gloria. Ottocento caratteri sono veramente pochi, però, avrei preferito meno descrizione e una maggiore introspezione del personaggio, magari una nota ironica nel ricordare che lo avevano sempre temuto, che era stato invincibile, mentre ora si sente solo stanco e anela all’eterno riposo.
Mese tostissimo questo. Credo che, a livello generale, sia stata una delle edizioni dal livello tecnico più alto che mi sia mai capitato di commentare. Questo per dire che, mai come stavolta, lo spazio che separa prima e ultima posizione non è poi così marcato, con oltretutto almeno un paio di racconti che mi hanno messo in crisi nera nel doverle posizionare. Non posso quindi che fare i miei complimenti a tutti (approfittatene, che non lo dico spesso).
Come sempre, ricordo i principi alla base delle mie classifiche:
1. Sono uno di quei lettori che, a parità di valore, privilegia i testi caratterizzati da uno stile di qualità a scapito della trama. La mia idea è che un bravo scrittore sia in grado di nascondere un’idea poco originale dietro alla tecnica. Attenzione, però: quando parlo di tecnica non mi riferisco al barocchismo di certi scribacchini di quart’ordine che riempiono le librerie nascondendosi dietro la maschera della fantomatica literary fiction; parlo di pulizia e costruzione delle scene, di caratterizzazione dei personaggi, di gestione e progressione del conflitto e infine di dialoghi accattivanti e ben bilanciati. 2. I commenti che troverete a corredo della classifica NON sono gli stessi che ho scritto sui singoli post, in quanto nascono da riflessioni post seconda lettura ed eventuali scambi d’opinione con i singoli autori.
E ora, via con la classifica, regia!
1. Son cose che ti fanno incazzare – Alessio Vallese
► Mostra testo
Un racconto che, ammettiamolo, non ha praticamente una storia, eppure riesce a reggersi benissimo sulle sue gambe, merito di uno stile veramente ottimo. Come scrivo sempre, una buona forma può farsi contenuto (nel senso che è in grado di offrire il lettore un nuovo punto di vista su un fatto magari anche banale), mentre il contenuto difficilmente può farsi stile. Alessio con questo racconto l’ha dimostrato appieno.
2. Notte araba – Michael Dag Scattina
► Mostra testo
Altro racconto quasi ineccepibile dal punto di vista tecnico (al netto delle regole e tempistiche imposte da MC, ovvio) che posiziono al secondo posto solo per la mancanza della semina relativa alla sigaretta. Una svista da poco, ma che non appena colta mi ha bloccato per un attimo la lettura, costringendomi a rileggere il testo per assicurarmi di non essermi perso quel dettaglio per distrazione, e questa è una cosa che in un testo non dovrebbe mai succedere.
3. Ho la bocca di rose, e d’ebano i capelli – Matteo Mantoani
► Mostra testo
Qualcosa mi dice che con una mezz’ora in più, Matteo sarebbe riuscito a rifinire a dovere il suo pezzo, ma purtroppo le regole di MC sono spietate. Ed è un peccato perché l’idea di portare il lettore a pensare di stare leggendo una fiaba per poi ribaltare la situazione fino all’estremizzazione della chiusura era ottima. Senz’altro il racconto più originale del girone.
4. L’ora che precede l’arcobaleno – Stefano Floccari
► Mostra testo
Per quanto mi riguarda, il racconto più difficile da posizionare. Dal punto di vista meramente tecnico se la gioca con il brano di Alessio. Il problema, se così si può dire, è che al di là del bello stile, non offre molto altro. Che, sia chiaro, è esattamente in linea con il tema del brano, ma resta il fatto che da un punto di vista meramente personale il testo di Stefano mi è rimasto meno impresso rispetto a quelli di chi l’ha preceduto. Mi spiace.
5. Invincibile – Emiliano Maramonte
► Mostra testo
Scrivere un racconto in 90 minuti è difficile. Scriverlo con un limite di appena 800 caratteri è molto difficile. Scriverlo oltretutto da cellulare è un’impresa degni di “pazzo furioso” (cit.). Mi spiace quindi dover bocciare il testo di Emiliano, il quale gode senz’altro di più di un merito, a partire dall’idea e dal setting che questa si porta dietro. Purtroppo però ho trovato lo stile sin troppo grezzo, fattore imputabile senz’altro alle avverse modalità di scrittura, visto che Emiliano ci ha abituato a qualità di ben altro livello.
6. Pace – Pietro D’Addabbo
► Mostra testo
Racconto “strano”. Da una parte ho apprezzato tantissimo la costruzione della scena e certe frasi a effetto (su tutte, quella sul silenzio chiesto agli altri inquilini), dall’altra ho trovato la narrazione troppo classica e poco in linea con una mente malata. Avrei preferito una maggiore confusione formale (perché no, anche grammaticale), così da entrare maggiormente nella testa del personaggio.
7. Opportunità – Read Only
► Mostra testo
Un brano penalizzato dalla scelta (a mio avviso controproducente) di condurre il lettore per mano sin dalla prima riga, spiegandogli in maniera esplicita ciò che invece andava semplicemente mostrato. Vero è che l’assenza di spiegoni porterà, inevitabilmente, una fetta di lettori a non cogliere tutte le sfumature del proprio pezzo (e questo, da autore, fa sempre male), ma lo è altrettanto che un simile approccio risulta più rispettoso dell’intelligenza altrui e capace d’incrementare e migliorare la drammatizzazione della scena.
Ho avuto molta più difficoltà del previsto nel fare la classifica, per alcuni di voi i pochi caratteri hanno veramente tirato fuori il meglio.
Classifica
1.Notte araba 2.Opportunità 3.Pace 4.Ho la bocca di rose, e d’ebano i capelli 5.Son cose che ti fanno incazzare 6.L’ora che precede l’arcobaleno 7.Invincibile
Commenti:
Invincibile
► Mostra testo
Ciao Emiliano La prima frase del racconto è perfetta:
Aurelius estrasse il gladio dal petto del Germano
Con otto parole ci hai dato subito il contesto del legionario romano che combatte contro un germano, sappiamo l'epoca e cosa stiamo guardando. È il seguito che mi ha lasciato un po' spaesato:
e cedette alla stanchezza
In che senso? Io me lo sono immaginato che cade in ginocchio, ma non sono sicuro che sia l'interpretazione giusta. La parte sulla selva nera e il tramonto mi è piaciuta, anche se questi due elementi in sequenza mi hanno dato qualche problema: se mi dici che sono in una selva nera mi immagino tanti alberi, così tanti da mettere in ombra tutto; se poi mi parli di tramonto è un po' controintuitivo perché penso al sole che va dietro l'orizzonte, ma se sono in una selva non posso vederlo. Avresti potuto cambiare la forma in qualcosa tipo "la luce rossa del tramonto infuocava le fronde" per non distogliere l'attenzione dal fatto che sono in un bosco. Un altro appunto su come viene presentato il nemico:
Un altro nemico, un ragazzo biondo e robusto, gli si parò di fronte. Urlando lo attaccò col suo giavellotto.
Messa così sembra che il ragazzo biondo prima gli arriva davanti, lo squadra per qualche istante, poi caccia un urlo e lo attacca; invece sembra più sensato che già dal primo istante in cui lo vede gli stia correndo addosso urlando – o almeno mi sembra controintuitivo che il nemico ti dia il tempo di prepararti palesandosi e stando fermo. Giusto per economia della frase: siamo in un contesto di legionari e combattenti, il "e robusto" puoi tagliarlo, è praticamente gratis con la scena e risparmi caratteri che avendone solo 800 non è una brutta cosa. Anche il modo in cui viene inflitto l'ultimo colpo non è chiarissimo:
L'altro scomparve, poi una punta acuminata si materializzò a un dito dai suoi occhi. [...] Il giavellotto scese verso il petto e si fermò. Aurelius allontanò il gladio. Il Germano gli affondò la lancia nel cuore.
All'inizio sembra (un po' a scena stile anime) che gli stia arrivando un colpo alla testa. Poi c'è una lunga (per la lunghezza totale) introspezione, quindi sembra che la lancia sia comparsa davanti a lui, ma stia ferma; poi scende, si ferma di nuovo, e solo quando Aurelius allontana il gladio (immagino lo abbia gettato via) allora il germano lo uccide. Non dico che non possa starci una scena di questo tipo, ma se nel mezzo di una lotta all'ultimo sangue c'è una specie di ritualità nell'uccidere l'avversario mi aspetto che ci sia una sorta di introspezione tra i due personaggi. Uno scambio di sguardi in cui il germano capisce la sua stanchezza e gli concede la morte o qualcosa del genere. Così invece sembra solo che i due abbiano rallentato senza motivo mentre fino a poco prima correvano e urlavano. Nel complesso, mi è piaciuta molto l'idea che hai legato al tema e come hai saputo scegliere pochi elementi di grande effetto per ottenere il massimo in pochi caratteri, ma il modo in cui sono disposti questi elementi non mi convince appieno. Spero che il commento possa esserti utile!
Notte araba
► Mostra testo
Ciao Michael Molto crudo come racconto, e anche d'impatto. Un po' difficile da analizzare, forse. L'introspezione del protagonista è resa molto bene, fin da subito ci fa capire che qualsiasi cosa fa, lo fa perché il "bastardo" se lo merita. Il problema è che non sappiamo il perché se lo meriti per un bel pezzo, prima abbiamo modo di vedere nel dettaglio tutte le torture che gli ha inflitto e rischiamo pure di provare un po' di pena per lui. Avrei introdotto prima l'elemento vendetta, magari mostrando prima la foto della moglie e dei figli. Un altro elemento che mi ha suscitato un po' di stranezza è il senso di incompiuto relativo proprio al personaggio torturato: sembra che la sua resistenza sia importante per qualche motivo, ma alla fine viene bruciato vivo e finita lì. Secondo me, in un racconto altrimenti vicino alla perfezione, questi due elementi sono gli unici davvero critici. Se avessi mostrato subito il torto subito dal protagonista e avessi calcato meno sull'essere speciale dell'ultima vittima, probabilmente non avrei avuto molto da dire. Anche lo stile mi piace molto, l'introspezione e la descrizione delle scene si alternano davvero molto bene.
L’ora che precede l’arcobaleno
► Mostra testo
Ciao Stefano Ho già letto qualcosa di tuo in passato e devo dire che questo brano, per quanto corto, è forse il tuo pezzo migliore. Il tuo stile è sicuramente riconoscibile, non tanto per come scrivi, ma per il modo in cui trasmetti le emozioni dei personaggi, con questa naturalezza che li fa sembrare vivi. Questo è il tuo pregio più grande. Parlando delle cose che funzionano meno, penso ci siano alcuni elementi che fanno un po' a botte tra loro. Ad esempio, subito all'inizio il protagonista si lamenta per il caldo, però poi scopriamo che sta per arrivare un temporale, quindi ci evoca una sensazione di frescura in arrivo. O almeno è quello che mi arriva come sensazione. Anche il pensiero di "devo falciare il prato" è un po' strano: il temporale sta arrivando, se inizia ora rischia di farsi beccare dalla pioggia. Invece di dire che non c'ha voglia di fare nulla sarebbe stato un ottimo punto in cui dire per esempio "oh che peccato, sembra che dovrò rimandare la falciatura del prato. Oggi no che c'è il temporale, domani no che sarà tutto bagnato, forse forse Mercoledì se avrò tempo" giusto per sottolineare il suo procastinare. Sarebbe stato uno spunto interessante. Magari per rendere la scena più dinamica avresti potuto introdurre un altro personaggio che lo spingeva a falciare l'erba e lui adduceva come scusa il temporale per non farlo, anche questo poteva essere un modo in più per non far finire il racconto "fine a se stesso". Una buona prova comunque, continua così!
Ho la bocca di rose, e d’ebano i capelli
► Mostra testo
Ciao Matteo sto notando che sono davvero in tanti (me compreso) ad aver scelto questa declinazione di riposo. Il dualismo tra fiaba e realtà è molto forte. Fino al bacio non ero certo che non fosse proprio un rifacimento della fiaba. Un punto che migliorerei è il far capire subito che la donna è morta:
Occhi chiusi, riposa il sonno mortale.
Questo è il primo punto in cui lo dice, però non è neanche sicuro al 100%: non è chiaro se con "mortale" intendi nel senso di fatale o nel senso del sonno dei mortali, dato che non è ancora chiaro qual è il registro linguistico che vuole adottare il punto di vista. Magari avresti potuto introdurre come primo elemento proprio la bara in modo da eliminare fin dalle prime parole ogni possibile dubbio.
Alzo lo sguardo e fisso il vecchio vestito di nero, annuisco. Il prete dà inizio al funerale. Una lacrima mi solletica la barba, l'asciugo.
Qui avrei usato prima la parola "prete" proprio perché non era ancora chiaro l'ambiente e dopo semplicemente "L'uomo dà inizio al funerale", il fatto che sia vestito di nero è ti veniva gratis con la combo prete+funerale e risparmiavi caratteri preziosi. Se invece anticipi il discorso della bara va benissimo anche così, dato che sappiamo già tutto qui non ci sono possibilità di incomprensioni. Per dirne una, chi legge potrebbe pensare prima a uno dell'agenzia funebre, non sapendo che si trova già a funzione.
Vorrei poterti svegliare, ma la vita, purtroppo, non è come le fiabe di merda.
Qui c'è un po' una caduta a mio parere. Fino a questo momento c'era stato uno certo stoicismo del protagonista, addirittura sorride salendo i gradini. Sembra una persona che è già riuscita ad accettare la morte dell'amata, tanto da poterla salutare serenamente, anche se con una lacrima più che comprensibile. Invece qui arriva alla fine e prorompe la rabbia. È molto contrastante con quello che abbiamo visto fino a quel momento, piuttosto una reazione di disperazione improvvisa l'avrei percepita come più naturale. Nel complesso è un bel racconto, peccato per i pochi elementi che andrebbero disposti un pochino meglio per massimizzare l'effetto drammatico.
Son cose che ti fanno incazzare
► Mostra testo
Ciao Alessio, ci becchiamo di nuovo. Come al solito sei capace di sorprendere anche usando la declinazione più standard del tema, trasformandolo in qualcosa di particolare e anche divertente. Buono il dettaglio della lanterna che permette di capire a grandi linee il contesto. L'unico vero difetto è la confusione sulle motivazioni di Gorna. L'effetto "sorpresa" sul fatto che cercasse di uccidere una zanzara è molto ben costruito e ha l'effetto divertente che immagino volessi creare, il problema è che per tutti i 700 caratteri precedenti non si capisce molto, sembra una scena di pura follia o che ci sia qualcosa che sfugge. Un modo semplice per risolverlo: Brenta non entra a metà racconto, ma è già nella stanza e il tutto viene visto dal suo punto di vista; in questo modo il "ma che sta facendo?" non è una domanda che si fa il lettore da solo sentendosi confuso ed estraniato, ma è quello che si chiede Brenta e il lettore empatizzando con lui si sente dentro il racconto, perché anche lui vuole scoprire cosa sta succedendo. Considerando che le locande erano principalmente dei grandi dormitori sarebbe stato anche normale che ci fossero diverse persone a dormire con Gorna, quindi avresti potuto introdurre un elemento di confronto. Un altro appunto puramente stilistico:
Le imposte chiuse sussultarono, la lanterna appesa al muro sfarfallò. Polvere di intonaco si staccò dalla parete per posarsi sul letto.
Qui butti un sacco di elementi che avvengono in contemporanea uno di seguito all'altro, alcuni pure separati da un punto. Visto che Gorna prende il muro a manate più e più volte avevi l'occasione di staccarli tra loro: – tira una manata, la lanterna sfarfalla –> dai l'ambientazione – seconda manata, chiodo, dolore – terza manata, le imposte sussultano In questo modo alterni azioni e descrizioni senza spezzare troppo, altrimenti mettendo così tanti dettagli tutti insieme "tieni fermo" il lettore su quel secondo di narrazione per un bel po' di tempo. Spero che il commento possa esserti utile!
Pace
► Mostra testo
Ciao Pietro. Un raccontino bello d'effetto, non c'è che dire. Adoro il fatto che tu sia riuscito a spiegare un'enarrabile violenza tramite sottintesi e metafore, in particolare la frase "lo spiego a tutta la famiglia", che arriva dritto dopo l'informazione che nella famiglia c'è una bambina che suona il violino, è molto d'impatto. Passo a parlare delle cose che penso siano migliorabili.
Ultima rampa di scale, il sudore ormai inzuppa le sopracciglia. La fatica si somma al caldo insopportabile. Passo la manica sulla fronte per evitare che mi bruci gli occhi.
Questa frase di apertura, al contrario del resto, è un po' debole: non sappiamo che scale stia facendo né perché è sudato. Sta salendo sul tetto? O ha l'ufficio all'ultimo piano? Questo ci viene detto solo dopo. Anche il motivo per cui è così tanto sudato non è dato sapere fino alla fine, quando scopriamo che ha già sterminato tutto il condominio, però quello possiamo pensare che sia perché ha fatto un sacco di scale ed è già più comprensibile. La cosa che mi piace meno (a parte la discordanza delle ultime due frasi che ti hanno già fatto notare) è l'accenno al caldo: non è un elemento che dopo viene ripreso e avendo solo 800 caratteri a disposizione è uno spreco; piuttosto dato che ha già sterminato diverse persone avresti potuto dare qualche indizio sul fatto che ci sia qualcosa che non va; per esempio potrebbe avere le scarpe sporche di sangue e questo gli fa scivolare il piede sull'ultimo gradino; magari puoi accennare al liquido scivoloso senza dire direttamente che è sangue, così che il lettore ci arrivi solo dopo come hai fatto col resto.
Busso. Il passo della signora ticchetta fuori sincrono col metronomo. "Amministratore. Mi scusi, c'è da firmare."
Qui non è chiaro subito chi parla. Sulla prima parola uno potrebbe pensare che sia la signora che guarda l'amministratore e lo chiama per ruolo (tipo "oh amministratore, salve"); invece dopo si intuisce che a parlare è l'uomo, però sulle prime c'è confusione e andrebbe reso meglio, anche solo posticipando il "il passo della signora..." e mettendolo dopo la sua frase, in questo modo sarebbe molto più chiaro.
La porta si apre, porgo alla famiglia le rimostranze. Quelle degli altri condomini sono su carta intestata e firmata.Le mie no. L'accetta porta la forza dei miei argomenti in quel cranio testardo ma, tutto sommato, non così duro.
Qui c'è un problema di immagino, ho la conferma di ciò che ho immaginato, e invece no. In pratica il lettore pensa che la scena si svolga in un certo modo, ne ha pure la conferma per qualche secondo, poi è costretto a reimmaginarsi tutto da zero, e questo è un problema. Si risolve facilmente come nel punto prima, senza perdere l'impatto di sorpresa, invertendo un po' le frasi: "Le rimostranze degli altri condomini sono su carta intestata e firmata. Le mie no. Gliele porgo: l'accetta porta la forza dei miei argomenti in quel cranio testardo ma, tutto sommato, non così duro." Così il lettore non è costretto a cancellare la sua immaginazione a metà e c'è comunque la botta a sorpresa. Ovviamente prendi il mio commento come un parere personale, non ho la presunzione di dirti "è così che avresti dovuto fare", ci mancherebbe altro. Sto solo proponendo una possibile alternativa, poi valuta tu se ti piace.
I condomini me ne sarebbero grati, ma ho chiesto silenzio anche a loro.
Questo pezzo, per me, è poesia. Sì, chiudo con una cosa che mi è piaciuta, tanto per cambiare. Una scena del genere per essere mostrata decentemente avrebbe avuto bisogno di almeno duemila caratteri. Invece con sei parole hai fatto in modo che fosse ben chiaro tutto senza bisogno di dirlo davvero. Ben fatto.
Opportunità
► Mostra testo
Ciao Morena. Il tuo racconto è stata una mazzata allo stomaco. Non sei l'unica ad aver usato questa sfumatura del tema (in realtà, credo un buon 90%, me compreso), ma il tuo è l'unico che riesce a trasmettere una sensazione di anormale serenità. Non farò paragoni diretti con gli altri del girone, ma parlando in generale solitamente la morte viene vista o come qualcosa di negativo, oppure, anche quando è qualcosa di agognato (per sé o per altri), viene ottenuto tramite un processo violento. Qui invece, nel secondo pezzo, c'è una tranquillità di fondo che rende la ricerca della morte qualcosa di naturale e positivo. Il che aumenta l'effetto pugno nello stomaco. Il fatto che tu abbia diviso il racconto in due scene, cosa che non mi pare sia ancora stato sottolineata, è molto coraggiosa considerando il limite strettissimo a 800 caratteri. Già con la normale sfida a 4000 molto spesso è un azzardo o viene mal gestita la cosa, con 800 è pura follia. E qui devo andare un attimo conto a un commento precedente (non me ne volere): non trovo che la prima scena sia uno "spiegone", anzi mi sembra un incipit perfetto per dare un establish shot della situazione. Se avessi aperto con il personaggio all'ospedale sarebbe potuto essere lì per mille motivi: si è rotto qualcosa, ha la polmonite, ha un cancro, si è preso il morbillo; letteralmente qualsiasi cosa. Invece così sappiamo subito che è lì perché ha fatto un incidente. Anche le conseguenze vengono illustrate subito: prova a muoversi, il corpo non risponde. Se non avessimo avuto quella scena iniziale, vedendo il tipo che non riesce a muoversi, avremmo potuto pensare anche a un problema passeggero (magari ha una malattia debilitante che gli stanno curando?), invece così è evidente: ha fatto un incidente e ora è paralizzato. Sarebbe stato uno spiegone se fosse arrivato un medico a dire "allora, come ben sai dopo il tuo incidente..." e sarebbe stato orribile oltre ogni dire. Invece, parlando delle cose che avresti potuto fare meglio, ci sono vari punti da analizzare:
Il rumore di freni stridenti squarcia il silenzio della notte. Mi volto con occhi spalancati, le mani cercano un appiglio all’interno della Panda. Non trovano niente, allora resto immobile e trattengo il respiro. Due fari abbaglianti mi accecano.
Il rumore dei freni e il dettaglio della notte vanno bene per delineare subito cosa sta succedendo: è notte, un'auto sta inchiodando. La frase dopo mette il personaggio dentro una Panda, quindi va tutto bene. Quello che va meno bene è come si comporta il protagonista, semplicemente perché non ci permette di capire dov'è: se fosse alla guida stringerebbe il volante e cercherebbe di evitare l'impatto, se fosse lato passeggero stringerebbe la maniglia della porta o il sedile; se fosse sul lato dove gli arriva addosso la macchina cercherebbe di allontanarsi dal vetro, in caso contrario ci si avvicinerebbe. Normalmente una persona che sta per schiantarsi e non ha appigli potrebbe decidere di mettere le mani sul soffitto della macchina in modo da "ancorarsi" sul sedile. Insomma, dov'è? Come ti hanno già fatto notare, il "allora resto immobile" non dà la sensazione di pericolo, soprattutto per la parola "allora", che dà al resto della frase la dignità di un ragionamento fatto con calma: non ho trovato l'acqua in frigo, allora bevo un bicchiere di latte. Invece è un momento concitato, dove l'istinto e la paura prendono il sopravvento, non puoi permetterti termini così neutri. Inoltre c'è un problema di tempo: tra lo stridio dei freni e lo schianto ci sono due periodi di due frasi l'una per un totale di 24 parole. Troppo tempo. Puoi tranquillamente togliere il fatto che non trova nulla da afferrare e fare: stridio, si volta (anche senza occhi spalancati), cerca qualcosa, fari lo accecano, trattiene il respiro. Invertendo gli ultimi due elementi in questo modo gli dai anche una sequenza di causa ed effetto: vedo i fari, mi spavento, trattengo il respiro. Altrimenti sembra che passi un'eternità dalla prospettiva dell'impatto e il personaggio ha avuto tutto il tempo di prepararsi, e allora: perché non hanno evitato l'impatto se c'era tutto questo tempo?
Provo a tirarmi su ma il mio corpo non risponde. Mi sforzo e non succede nulla.
Questa frase è buona per far capire che è paralizzato, ma è un po' innaturale: sa di essere paralizzato, tanto che vuole morire, messa così sembra che stia provando a muoversi aspettandosi di riuscirci perché non c'è abbastanza introspezione. Potresti inserire qualche commento interiore tipo che svegliandosi di colpo d'istinto prova ad alzarsi e poi si ricorda di non poterlo fare.
“Cla’, l’hai sognato di nuovo?” la voce di mia madre è rotta dalle lacrime.
Qui giusto un appunto: se devi segnare il tono di voce non farlo dopo l'intera frase, soprattutto se stai usando un complemento vocativo. Sfrutta questo elemento per spezzarla: «Cla'» la voce di mia madre è rotta dalle lacrime. «L'hai sognato di nuovo?» In questo modo dai anche subito chiarezza a chi sta parlando, altrimenti non si capisce subito e devi aver letto tutto prima di saperlo.
Non ho più dormito in questi anni
Qui mi unisco a un commento precedente, al quale hai già risposto, dicendo che "dormito" e "dormito bene" non sono interscambiabili in modo troppo intuitivo, ma come già detto, hai già risposto alla cosa.
Allunga il mio braccio verso le sue labbra e mi bacia.
Cosa di poco conto: la madre non aveva una posizione nello spazio fino a questo momento in cui scopriamo che gli teneva la mano. Potresti introdurre il fatto che gli sta stringendo la mano (e aggiungere il fatto che non può sentirne il tocco, se oltre alla paralisi è anche insensibile, non so se è possibile il contrario non ho studiato medicina) nelle righe precedenti, caratteri permettendo. Questi erano i punti che mi sono piaciuti meno. Per il resto, come già detto, è stato un bel pugno allo stomaco. Cosa che in genere apprezzo in questa arena. Spero che il mio commento ti sia utile.
Ciao! L'interpretazione del tema mi sembra ottima e simpatica. Penso che avresti potuto giocarti molto meglio l'immaginario romano e di guerra. Penso che tutti noi lettori italiani abbiamo un mare di immagini e precedenti da cui attingere. Se metti un romano e un germano in un bosco, tutto il resto lo facciamo da soli, l'epicità, il sangue, la fatica e lo sconforto della guerra. Puoi descrivere la scena, il bosco, il tramonto, ma non puoi neanche avvicinarti (in così poco spazio almeno) a quello che abbiamo già pescato da storie lette in precedenza. Tanto vale abbandonare la barca e lasciare che faccia tutto il lettore direttamente, concentrandoti su dettagli più concreti. Mi manca sentire la solitudine del vecchio soldato, la solitudine dell'essere l'ultimo e unico sopravvissuto. Mi manca un movente forte per la scelta drastica di permettere al nemico di ucciderlo. E' una scelta estrema che arriva sì attesa, ma quasi troppo leggera.
Notte araba, di Michael Dag Scattina
► Mostra testo
Funziona molto bene il distacco emotivo tra protagonista e quel che sta facendo sulla scena. Sono d'accordo sul non bisogno di specificare "anche io" nel finale, sembra una di quelle scelte emotive fatte per paura che il tema non sia abbastanza chiaro e che poi si rimpiangono dopo due o tre ore! Ho trovato lievemente fuorviante quel "di solito quando arrivo al sesto dito mozzato capiscono..." perché dava quasi l'idea che la tortura si fermasse quando smettono di implorare e che la lista completa di quel che viene strappato della frase successiva fosse un caso particolare ed estremo per l'ultima vittima che non si rassegna. Penso che non sia così e seguisse lo stesso processo per tutti. A fine racconto, da lettore molesto, mi restano delle domande: ha della benzina e pianifica l'incendio finale. Tutti sono stati bruciati in una capanna personale e il protagonista si sposta di volta in volta? O è una cosa speciale per l'ultima vittima che conclude la vendetta? Se è una cosa speciale, nella capanna c'erano diciassette cadaveri delle vittime precedenti in un angolo per aumentare il terrore di chi viene portato dentro, facendogli intuire la sua sorte (e giustificando la rassegnazione sin dal sesto dito strappato?) Forse sono dettagli che si sono persi nello sfrondamento, lo capisco, ma sono immagini quasi automatiche create dalla tua ambientazione che creano dei dettagli molto ingombranti per non crearmi dei dubbi.
L’ora che precede l’arcobaleno, di Stefano Floccari
► Mostra testo
Stilisticamente ed emotivamente il racconto funziona bene, ci immergi, usi un tono molto svogliato che trasformano quella che potrebbe essere una generica lamentela contro il clima in qualcosa di piacevole e divertente per idee e immagini. Ammetto però che manca un cardine del racconto, un qualche elemento che da un senso e concretizza i pensieri del narratore. Pensavo sarebbe stato il temporale questo elemento, con le gocce di pioggia che iniziavano a scendere e cementavano l'inattività, con un tuono che lo scuote dal torpore o qualsiasi elemento forte, invece il finale cade nel vuoto, proseguendo (forse intenzionalmente) l'apatia iniziale e con un effetto che non mi convince a pieno.
Ho la bocca di rose, e d’ebano i capelli, di Matteo Mantoani
► Mostra testo
Lo stile è forse fin troppo evocativo e orpelloso, nei racconti è sospetto e pericoloso, ma su questa lunghezza non rischia di stuccare, quindi va bene così. Sono d'accordo con i commenti sul lasciar perdere "Biancaneve di Disneyland", non ne capisco la necessità nel racconto, perché la Biancaneve di Disneyland dovrebbe essere diversa da Biancaneve e basta? Mi fa pensare che tu voglia riferirti a esperienze e passato esplicito dei protagonisti, ma non c'è altro su cui basarmi. Non è semplicemente "la Biancaneve Disney", proprio quella del parco, per una ragione non spiegabile. Ma il problema maggiore penso sia il restringere immaginario e ambientazione di colpo, brutalmente. Prima posso ambientare la scena in qualsiasi epoca, in qualsiasi luogo e funziona. Non sai quale appiglio casuale ha scelto il tuo lettore per immaginare la scena e rischi di interferire molto aggiungendo questo elemento così specifico come tempo e cultura. Per una volta, vago è meglio!
Son cose che ti fanno incazzare, di Alessio Vallese
► Mostra testo
Ottima l'interpretazione del tema e come hai gestito la scena. Non mi convince: l'aver dato dei nomi ai personaggi usandolo una sola volta e basta. Diventa circa inutile e carica di informazioni un racconto breve in cui le informazioni di troppo sono dannose. Il protagonista non ha bisogno di un nome, lo seguiamo automaticamente, e il taverniere è definito dal suo ruolo. i dialoghi a volte sopra le righe, capisco che devono fare atmosfera, ma immaginando la scena non riesco a immaginare davvero così tante reazioni elaborate all'interazione tra protagonista e muro-zanzara. Anche il taverniere mi sembra eccessivamente elaborato e formale per essere stato svegliato in piena notte in quella che mi sembra essere un luogo mal frequentato dai pochi dettagli che mi dai (muri sottili, chiodi sui muri e lanterna non gridano "ambientazione moderna"). Non riesco a immaginarmi qualcuno che gestisca questo luogo che si avvicina a questa scena con un "Si può sapere che stai facendo? Vuoi svegliare tutta la locanda?", me lo aspetto almeno crudo e aggressivo quanto il protagonista, se non peggio.
Pace, di Pietro D’Addabbo
► Mostra testo
Mi piace molto il tuo racconto e come l'hai sviluppato.
Mi hai fatto porre le domande giuste e mi hai dato le risposte, "perché consegna la lettera di persona? è davvero irrealistico" "aaah, ecco perché".
I tempi funzionano perfettamente, calchi giustamente la mano sul lato uditivo della scena, violino, bussare, tacchi.
Non mi convince a pieno la frase di cesura, "L'accetta porta la forza dei miei argomenti in quel cranio testardo ma, tutto sommato, non così duro." penso potrebbe essere più concisa e senza l'ambiguità del "l'accetta" che nella prima lettura mi ha bloccato perché l'ho interpretato in automatico come "lo accetta (il reclamo)". Per rispettare la prima metà del racconto, penso calzerebbe a pennello una cesura sul suono dell'accetta nel cranio della madre, staccando del tutto le immagini e continuando solo con le urla che si spengono.
Opportunità, di Read Only
► Mostra testo
L'idea funziona, ma penso il risultato sia un po' troppo ingenuo ed esplicito, accompagna molto il lettore e lascia chiunque sia, in base alla sua idea, con un retrogusto di "sì ok, eutanasia giusta e umana" oppure "sì ok, altra propaganda mascherata da racconto", in base all'opinione. Aver scelto un tema carico, soprattutto in un momento in cui è martellante, rende molto difficile evitare questo effetto. Forse avrei provato a evitarlo mantenendo la scena del sogno come aggancio iniziale e limitando al minimo descrizioni e preparazioni della seconda scena. Un dialogo scarno senza mai toccare direttamente il tema, in cui ci sfiori il problema con una qualche richiesta indiretta, dell'acqua, dei medicinali, qualcosa che lasci trasparire quanto il protagonista è inerme e non autosufficiente, per permettere di empatizzare senza morale e spiegazioni esplicite. (E finendo col vuoi qualcosa / riposare, che a quel punto diventa una vera chiave di lettura).
1. Pace, di Pietro D’Addabbo 2. Son cose che ti fanno incazzare, di Alessio Vallese 3. Notte araba, di Michael Dag Scattina 4. Invincibile, di Emiliano Maramonte 5. Ho la bocca di rose, e d’ebano i capelli, di Matteo Mantoani 6. L’ora che precede l’arcobaleno, di Stefano Floccari 7. Opportunità, di Read Only
Ecco i miei commenti con classifica: 1) PACE di Pietro D’Addabbo Ottimo stile. Il passaggio dallo show al tell è ben fatto perché il raccontato qui è gestito benissimo. L’uso di eufemismi e metafore infatti sintetizza la strage in poche ma efficaci parole. Un racconto interessante ed evocativo sulla follia di un protagonista che mi ha ricordato il Patrick Bateman di Bret Easton Ellis.
2) SON COSE CHE TI FANNO INCAZZARE, di Alessio Vallese Tema centrato con il riferimento al tormentone dell’estate: la lotta contro le zanzare. Stile immersivo che in sporadici casi si autocompiace (leggasi “Ferro acuminato velato di cremisi emergeva dal legno”). In ogni caso, tirando le somme, c’è un’ambientazione, un conflitto e un plot-twist: difficile chiedere di più ad un racconto di dieci righe.
3) INVINCIBILE, di Emiliano Maramonte Il riposo dallo sforzo intenso della battaglia, che poi significa scegliere la morte anziché la vita: tema centrato. Il registro linguistico è consono all’ambientazione e ai personaggi descritti. La terza persona è piuttosto esterna rispetto alla narrazione, da ciò consegue una lettura che non sempre emoziona.
4) HA LA BOCCA DI ROSE, E D’EBANO I CAPELLI, di Matteo Mantoani Tema centrato: il lutto per la persona amata è tra i più dolorosi che un essere umano possa sperimentare. Il linguaggio è vivido, mai scontato. Lo stile immersivo aiuta il lettore a sentirsi parte integrante della cerimonia. Il neo del racconto sta nell’assenza di un conflitto e/o di un cambiamento nel personaggio, ma in poche righe a disposizione era difficile crearlo.
5) L’ORA CHE PRECEDE L’ARCOBALENO, di Stefano Floccari Tema centrato alla lettera: il fancazzismo è una religione prima ancora che uno stile di vita. Divertente e allo stesso tempo ricercato lo stile, riuscita la caratterizzazione del personaggio. Il racconto però resta un mero flusso di coscienza che dal punto di vista drammaturgico regala poco al lettore.
6) NOTTE ARABA, di Michael Dag Scattina Il tema è più incentrato sulla vendetta che sul riposo. Il secondo infatti è una conseguenza del compimento della prima. Lo stile è raccontato ad eccezione dell’incipit che ha il merito di immergere il lettore nella macabra scena. Il resto è caratterizzato da informazioni esterne che poco aggiungono alla carica emotiva del racconto.
7) OPPORTUNITÀ, di Read Only Interessante incipit. Descrivi il sogno in un paio di righe e poi cali il lettore nella realtà. Mi sembra un passaggio riuscito. La scena in ospedale a mio avviso è farraginosa, bisognerebbe lavorare sui dialoghi per renderli più realistici e meno didascalici. Ti invito poi a rileggere le ultime righe elidendo la battuta sull’eutanasia: secondo me così il racconto funziona molto meglio.
Davvero comolimenti a tutti perché il livello va alzandosi di mese in mese e infatti, anni fa, sarebbe stato impossibile trovare nelle ultime posizioni di un gruppo racconti valutati dal sottoscritto con pollici tendenti al positivo. Bravi tutti.
1) Son cose che ti fanno incazzare, di Alessio Vallese Bello, mi è piaciuto e mi ha fatto sorridere. Gestisci bene la preparazione del finale con la rivelazione e sì, il tutto si risolve come una sorta di battura, ma è teribilmente efficace e ben declinato con il tema. Direi pollice su perché fa esattamente quello che vuole fare e non ci vedo grossi problemi. 2) Notte araba, di Michael Dag Scattina Un ottimo racconto. Immagino che, dopo avere perpetrato le stesse torture per più volte, si crei una sorta di distacco emotivo e lo hai reso bene. Certo, rimane guidato dalla missione di vendetta che si è assegnato e anche questo è ben reso. Un poco problematica solo la questione legata alla supplica perché anch'io, in quel punto, ho dovuto riprendere per chiarirmi (nel mio caso m'era sembrato che fosse arrivato al sesto dito di quel torturato e mi stonava, ovviamente, con quanto seguiva, poi tutto chiarito in seconda lettura). Ben declinato anche il tema. Per me un pollice quasi su. 3) Pace, di Pietro D’Addabbo Racconto molto efficace che mi è piaciuto molto. Il tuo modo di rappresentare la violenza mi è assai gradito: senza filtri, immergendoti nel nulla di un uomo che ha fatto il salto verso la follia e che, pertanto, non sente più alcunchè. Peccato dunque per il finale con quella tripla ripetizione di SILENZIO che, immagino, è stata scelta voluta, ma che mi ha dato davvero fastidio proprio nel momento clou. Per me un pollice quasi su che piazzo dietro al racconto pari valutato di Scattina proprio per la collocazione fisica della problematica riscontrata. 4) Invincibile, di Emiliano Maramonte Idea buona, ti sei concentrato su un'immagine ben definita e l'hai lavorata bene. Detto questo, il racconto per me è un pollice tendente verso l'alto in modo solido, pur non avendo grossi ed evidenti difetti. Quoto in pieno il commento di Partiti che, mio parere, ha centrato in pieno la questione: scelta netta, eviti tutto il contesto facendo all in sulla speranza che il lettore se lo ricrei (gli elementi ci sono tutti) e ti concentri sul cuore della vicenda. Ecco, prendentoti quei rischi e beccando la messa in scena questo era tranquillamente un pollice su. 5) Opportunità, di Read_Only Un racconto efficace costruito su una decisione irrevocabile e un addio struggente. Mi è piaciuta questa determinazione della protagonista che si esplicita nel testo stesso, sei stata brava. Di contro, in testi così brevi si deve anche porre attenzione ai dettagli e allora ecco che assume una gravità ben maggiore rispetto a quella che normalmente avrebbe il definire che non ha dormito mentre invece intendevi "dormito bene" e il trovare la madre in lacrime per poi farla ricominciare a piangere: piccolezze che, però, lasciano il segno in appena 800 caratteri di racconto. Ricapitolando, per me questo è un pollice tendente verso il positivo in modo solido che, però, piazzo dietro al parivalutato racconto di Maramonte perché meno preciso in ogni sua parte. 6) Ha la bocca di rose, e d’ebano i capelli, di Matteo Mantoani Urca, l'idea del funerale della Biancaneva di Disneyland è buona, ma davvero fatico a immaginarmi come realizzarla in 800 caratteri inserendo tutta la parte (che poi è il cuore del racconto) del suo "Principe Azzurro" in modo da renderla empatica per il lettore. Il finale è ottimo, ma se tu non avessi avuto la necessità di inserire tutto quello che ci volevi dentro prima di sicuro avresti potuto arrivarci in modo più incisivo. Insomma, questo è uno di quei casi in cui si sarebbe dovuto abbandonare parecchio del contesto (oppure trovare il modo per farlo rendere meglio ancora). Direi un pollice tendente verso il positivo e vai davanti al pari valutato racconto di Floccari per una migliore resa complessiva. 7) L’ora che precede l’arcobaleno, di Stefano Floccari Il pezzo si legge bene e si evince anche dalle reazioni generali di tutti i commentatori, però paga in modo davvero pesante il suo sembrare privo di direzione, questo lasciare il lettore un pelo non appagato. Se la tua idea era quella di mostrarci un Drugo (Big Lebowski) italian style, l'introduzione è riuscita. Il problema sta nel non avere potuto, per ovvie esigenze di spazio, sviluppare il tutto in un qualcosa che non rischiasse di risultare fine a se stesso. Resta il fatto che applaudo al tuo tentativo e, per buona parte, anche alla tua realizzazione. Per me qui siamo su un pollice tendente verso il positivo.