Andrà tutto bene

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo agosto sveleremo il tema deciso da Francesco Nucera. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Milena
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Andrà tutto bene

Messaggio#1 » domenica 15 agosto 2021, 16:43

Un nuovo giorno. Gahlafil si voltò, convinto di vedere il letto, con Sergio che ancora vi dormiva nelle prime luci dell'alba.
Invece non c'era nulla. Solo un soffuso candore ovunque. Un brivido lo percorse, freddo e caldo insieme, mentre alzava lo sguardo sopra la propria testa. Sapeva cosa avrebbe visto. Un pentacolo, circondato da segni esoterici e scritte in lingue dimenticate, fluttuava pochi centimetri sopra di lui. L'ira lo avvolse. Gahlafil fece appello alla sua natura per ritrovare la calma, ma nemmeno la sua innata tolleranza gli evitò di urlare al cielo con voce tuonante, così diversa dalla sua solita cadenza soave e pacata.
«Avahdrel!»


Sergio aprì un occhio. Uno solo, come per convincere il cervello di stare dormendo. Cosa che non aveva fatto per tutta la notte, salvo brevi sonnellini che lo lasciavano più stanco di prima. Le cinque e mezza. Si sarebbe dovuto alzare di lì a mezz'ora, ma ormai la notte era persa.
«Tanto vale» borbottò, attento a non svegliare Serena.
Entrò in bagno e gli parve che la persona che gli restituiva lo sguardo dallo specchio fosse un perfetto sconosciuto.
«Ma sono io?» chiese, mentre apriva il rubinetto dell'acqua calda della doccia. Si passò una mano sugli occhi e sospirò. «Colpa di queste occhiaie. Sembro mio nonno» disse, infilandosi sotto l’acqua.
La doccia lo aiutò a svegliarsi un po’. Uscito dal cubicolo, si guardò di nuovo allo specchio. Non sembrava diverso. Si sentiva diverso. E no, non erano le occhiaie, o la notte insonne; e nemmeno l'ansia per il nuovo lavoro. Era come se qualcuno lo stesse incitando da spalti invisibili, con striscioni e trombette da stadio.
«Bah» disse, iniziando a vestirsi. «Speriamo solo che vada tutto bene sul serio».

«Ciao, amore» disse Serena quando Sergio entrò in cucina. Sul tavolo c'era del pane tostato, un vasetto di marmellata di lamponi e una tazza di English Breakfast.
«E questo?» chiese Sergio, sorridendo mentre sedeva al proprio posto.
«Sorpresa!» rispose sua moglie. «Oggi inizi il lavoro dei tuoi sogni, ti serve il giusto sprint».
«Quante volte mi avrai preparato la colazione in sette anni di matrimonio?» chiese lui sornione.
«Oh, più di quanto vorresti far intendere, salame».
Lui le prese la mano e le posò un bacio sul dorso. «Grazie».
«Di niente. Ora vado a lavarmi anch’io... quanto ci sei stato in bagno, accidenti?» scherzò lei, e uscì dalla cucina. Quando tornò, Sergio stava finendo il suo tè.
«Allora» disse Serena, «come hai dormito?»
«Mm» rispose lui, e posò la tazza nel lavello.
«Ci avrei giurato. Ma su, vedrai che andrà benissimo».
«Speriamo».
«Ne sono sicura. Mica è la prima volta che parli in pubblico».
«Sì, certo. Ma un conto è una platea di possibili acquirenti, un altro sono venti o più studenti a cui non interessa granché scoprire perché Garibaldi è andato in Sicilia o quando hanno sganciato la bomba su Hiroshima».
«Ma non essere così negativo. I giovani sono sempre sottovalutati. A molti di loro interessano queste cose. E comunque sei un ottimo oratore, vedrai che penderanno dalle tue labbra».
«Sarà».
«Ehi!» disse Serena, prendendo Sergio per un braccio, «basta con 'sto muso lungo. Finalmente stai iniziando il lavoro che hai sempre desiderato, un po' di ottimismo!»
«Sai, hai ragione. E poi, ti dirò, io sono un ansioso di natura, lo sai... ma stamattina, boh, non so. Mi sento diverso. Nel team vincente, per così dire!» si avvicinò a Serena e le si lanciò addosso con tanta foga da farle sbattere la testa contro lo sportello della cappa.
«Ehi! Ok l’entusiasmo, ma non mi devi mica ammazzare!».
«Scusa amore, non volevo farti male».
«Tranquillo, niente di grave. Ora vai però, che è tardi… ehi, ricordati la mascherina!»
«Cazzo, giusto!» disse Sergio correndo a prenderne una dal cassetto, «più di un anno che giriamo con ‘ste cose e ancora me le dimentico».

L'Istituto Superiore Parini sorgeva in fondo a un grosso piazzale, nel quale Sergio lasciò la Panda dopo il viaggio in auto più strano della sua vita. Mai aveva inveito con tale veemenza contro gli altri automobilisti. Senza contare quel sorpasso azzardato che gli era quasi costato un frontale con una Honda bicolore.
Orde di teenager arrivavano da ogni direzione, tutti con la loro mascherina appresso.
Chissà quali di loro saranno i miei studenti? si chiese. Era maggiorenne e vaccinato e veniva da anni come vice direttore di un'azienda. Aveva affrontato squali e vipere e ne era quasi sempre uscito vincitore. Eppure, la vista di quel branco informe di gioventù ridanciana lo metteva a disagio.
Poi, però, la paura svanì. Così, come per incanto. Qualcosa, forse l'istinto, gli disse di alzare il mento e raddrizzare le spalle. Si voltò, prese la borsa dal sedile posteriore e richiuse la portiera, per poi avviarsi con fare sicuro verso il portone.

«Ma che fai, amico? Dai, raddrizza 'ste spalle e tira su 'sto mento».
Avahdrel sfiorò la schiena e il viso di Sergio.
«Ecco, così. Bravo. Ci vuole autorevolezza. Ora in segreteria… perfetto, bravo, fai 'sta presa di servizio così ci rilassiamo».
Avahdrel si allontanò leggermente dal suo protetto, che doveva solo compilare scartoffie e se la sarebbe di certo cavata da solo, e ne approfittò per guardarsi attorno.
Lì sì che ce ne sarebbero state di anime da raccogliere! Ormai aveva abbandonato quella vita, o almeno ci stava provando. Ma tanto ben di Dio gli fece comunque girare la testa.
Ragazzi soli, ragazzi innamorati della persona sbagliata, ragazzi con famiglie disagiate, ragazzi con relazioni tossiche... E ognuno di loro, dal più felice al più problematico, aveva il suo Angelo custode. Avahdrel alzò una mano e li salutò tutti con frulli delle dita, ricevendo in cambio i soliti sguardi sconvolti e curiosi.
Avahdrel sapeva di avere poco tempo. Gli Angeli non potevano muoversi dal loro posto accanto al loro protetto per fare la spia; ma il Grande Capo, lassù, si accorgeva sempre di tutto. Magari non subito. Insomma, con un mondo intero da gestire... e che mondo. Guerre, fame, carestie, brutalità di ogni tipo. Avahdrel pensava ogni tanto che il Capo avrebbe dovuto mandare giù un altro bel diluvio, per ripulire un po' le cose.
Invece no; Lui, come un padre amorevole, attendeva; sperava; dava fiducia a quei suoi figli così confusi e dispersi.
Anche per questo Avahdrel aveva deciso di cambiare fazione. Ne aveva abbastanza di cattiveria e meschinità. Solo l’idea di circuire un altro umano gli dava la nausea. Voleva vivere in quella speranza, credere che anche in lui ci fosse del buono. Da secoli si sentiva a disagio, ma aveva comunque continuato, pur controvoglia, a fare il suo dovere.
Finché non era arrivata quella pandemia. Da più di un anno l'umanità combatteva contro un virus fino ad allora sconosciuto. Avahdrel aveva pensato che alla fine Dio si fosse stufato, e che quel Covid-19 fosse la versione due punto zero del diluvio di Noè.
Invece no. L'umanità aveva sofferto, e ancora soffriva. Ma era sopravvissuta. Era ripartita. Ci provava, quanto meno. E anche se i cartelli “ne usciremo migliori” che erano spuntati come funghi alla fine non avevano avuto ragione, qualcosa di bello c’era stato. Chi aveva donato denaro, chi tempo, chi cibo e medicine. Chi addirittura la propria vita. Chi anche solo una buona parola, un pensiero di speranza.
Quindi forse Dio, alla fine, aveva ragione con la storia del diluvio. Perché dai, in fondo l'umanità non è che fosse poi tutta da scartare.
Avahdrel era ancora perso in questi pensieri, quando Sergio finalmente uscì dalla segreteria. C'era un alone più scuro sotto le sue ascelle e una goccia come di rugiada gli brillava sulla tempia sinistra.
«Diamine, amico. Fai venire l'ansia anche a me! E che sarà mai?» disse. «Ok, ora devi andare in classe. La sai, la strada?» chiese.
Sergio si immobilizzò, come in preda a un pensiero improvviso. Accanto a lui stava passando un uomo piuttosto in carne che avanzava rapido con un portatile in mano.
«Ehm, scusa?» chiese Sergio.
L'uomo, che portava una mascherina dai colori psichedelici e un paio di occhialetti alla John Lennon, si fermò a guardare il nuovo arrivato.
«Dimmi, posso esserti utile?».
«Sì, per favore. Devo andare in 4A. Sai dov'è?».
«Certo! In fondo al corridoio, sali le scale e te la trovi praticamente davanti. Sei il supplente di storia, giusto?».
«Già. Sergio, piacere».
«Gianluca. Piacere mio. E buona fortuna, con la 4A. Un bel battesimo del fuoco!» Sergio rimase fermo a guardare il collega che si allontanava ridacchiando.
«Non ti preoccupare, amico! Io ne so qualcosa di demoni e demonietti. Se quei ragazzacci ti tratteranno male, so io come sistemarli».
In quel momento suonò la campanella delle otto.
«Forza, Sergio, è arrivato il momento! Corri!»
Sergio, come destatosi da un breve sonnellino, si incamminò verso la 4A. «Più veloce, la puntualità innanzi tutto» gli disse Avahdrel quando fu ai piedi delle scale, e gli diede una leggera pacca sulla schiena.


Fretta. All'improvviso arrivare in classe di volata sembrava essere l'unica cosa giusta da fare. Sergio prese a fare gli scalini a due a due, come in preda a un raptus.
Due... quattro... sei... otto...
Aveva quasi battuto il suo record personale di velocità in salita scale, quando un piede decise di posarsi di sghembo sullo scalino. Sergio planò in avanti, crollando miseramente contro il pavimento di linoleum. La borsa, che lui aveva scordato di chiudere, nella caduta pensò bene di spargere tutto il suo contenuto. Il quadernone ad anelli, il telefono, il tablet, le chiavi dell'auto, l'astuccio che aveva acquistato a Londra... e un assorbente ripiegato.
Sergio si rialzò più in fretta possibile. Allungò subito la mano verso l'assorbente, sperando di rimetterlo al più presto al sicuro nell’Eastpack, ma vide sei paia di scarpe nelle sue immediate vicinanze. Non ebbe bisogno di alzare la testa per capire cosa stava succedendo. Bastarono le risate. Raccattò il pacchettino viola e lo rimise al suo posto.
«Se le serve un tampax glielo presto io, prof!» disse una ragazza bionda, la voce sovrastata da risate sguaiate.
«Carlini, stai zitta e vai in classe!» urlò una voce femminile, che poi si addolcì e gli si rivolse in tono sommesso. «Scommetto che quella borsa te l’ha prestata tua moglie, vero?» gli disse sorridendo. Sergio si voltò e vide una donna sulla quarantina, dai capelli neri raccolti in una coda di cavallo. Aveva gli occhi color del mare ghiacciato, messi in risalto dalle sopracciglia appena troppo folte.
«Già» disse lui. «Credevo di averla svuotata per bene, ma mi è sfuggito un dettaglio...»
«Cose che capitano».
«Sì, ma mi sono già bruciato il primo giorno. Sarò lo zimbello della scuola per tutto l'anno».
«Ma va'» disse la donna, «fatti voler bene, e questa storia passerà nel dimenticatoio più in fretta di quanto pensi. La gente spesso dipinge gli adolescenti come esseri crudeli, meschini e menefreghisti, ma non è affatto così. Ti stupiranno, fidati. Certo, qualche mela marcia, tipo la Carlini, c’è; ma è così ovunque. Vedrai che ti troverai alla grande. Sono Ambra, a proposito».
«Sergio. Piacere. Sono il nuovo supplente di storia».
«Immaginavo. Io insegno chimica. E, scusa se ti faccio una domanda personale...»
«Spara».
«Questa è la tua prima volta, vero?»
Sergio sospirò. «Si vede tanto, eh?»
«Beh, sì. E fidati, se me ne sono accorta io, loro ti sgameranno subito. Devi avere un'aria un po' più sicura. Come quella che avevi prima, mentre correvi sulle scale. Sembravi un Dio greco, prima di trasformarti in Superman».
«Direi più Ralph Supermaxieroe» scherzò Sergio.
«In effetti» Ambra rise. «Ora però è meglio andare. Spalle dritte, petto in fuori, e ricorda: sono ragazzi meravigliosi, ma mantieni sempre il controllo o ti rivolteranno come un calzino».

Avahdrel era furioso. Voleva che Sergio facesse bella figura, e invece lo aveva mandato in un mare di merda. Una figuraccia così il primo giorno, ma dai!
«E tu, cos'hai da guardare?» disse, rivolto alla figura eterea alle spalle di quella Ambra. L'Angelo era bellissimo; biondo, naturalmente, alto e con i lineamenti delicati di una statua del Bernini. «Sei soddisfatto, lo so» gli disse, «che bel lavoro stai facendo, eh? Guardala lì la tua protetta. Miss perfettina. Sono sicuro che gli studenti la adorano e che ha una vita meravigliosa».
«In effetti sì» disse l'Angelo. «Ma anche noi abbiamo i nostri problemi, come tutti. Tu sei Avahdrel, vero?»
Lui non rispose.
«Ho sentito parlare di te» continuò l'Angelo, «il Demone che vuole diventare una creatura celeste. Io ti stimo, lo sai?»
«Ah sì?»
«Però dimmi. Dove l'hai messo?»
«Dove ho messo cosa?»
«Non cosa. Chi. L'Angelo custode di Sergio. Dov'è?»
«Al sicuro, tranquillo. È la terza volta che faccio quell'incantesimo di imprigionamento e tutti gli Angeli ne sono usciti vivi e vegeti. Prima o poi».
«Sì ma non puoi rapire Angeli in questo modo; non è questa la strada giusta».
«Non sarà quella giusta ma è l'unica. A quale umano Dio potrebbe mai affidare me come custode? Sai, tra gli umani c'è un detto: “Se vuoi qualcosa, alzati e valla a prendere”. Ed è quello che sto facendo».
«Sì, ma non durerà. Lo sai che Dio ti troverà. Le altre volte è finita così, no?»
«Non stavolta. Farò un lavoro con i fiocchi e dimostrerò che posso farcela».
«Te lo auguro. Di cuore».
La donna, Ambra, girò sui tacchi e si avviò verso le aule in fondo al corridoio.
«Sarà meglio che ti sbrighi» disse l'Angelo, incamminandosi dietro di lei. «Il tuo protetto sta entrando in aula».
Avahdrel si voltò e vide che Sergio aveva già raggiunto la cattedra. Si attardò un attimo e constatò che la situazione, lì dentro, non era per niente buona.


Sergio si avvicinò alla cattedra, cercando di mantenere un'andatura spigliata e sicura di sé, come gli aveva suggerito Ambra. Ma si rese subito conto che un paio di spalle ben dritte non avrebbero potuto nulla contro la figuraccia di poco prima.
I ragazzi non lo guardavano nemmeno, stavano chiacchierando e ridendo a bassa voce tra loro, lanciandogli un’occhiata ogni tanto.
Sergio voleva andarsene. Scappare da lì, dall'umiliazione. Come avrebbe potuto mai farsi rispettare? Nei corridoi lui sarebbe sempre stato «il prof con gli assorbenti». Non avrebbe mai potuto rimediare a quel...
All'improvviso, tutta la vergogna e la paura si mutarono in qualcos'altro. Ira. Rabbia furibonda. Sbatté le mani sul tavolo.
«Vogliamo fare silenzio?» urlò. «Sono caduto dalle scale. Vero. Avevo un assorbente nella borsa. Vero. Questo perché ce lo ha dimenticato mia moglie. Fine della storia. Raccontatevi quello che volete, ridete fino a vomitare, non me ne frega niente. Io sono qui per fare entrare qualcosa in quelle vostre zucche vuote, branco di ignoranti! E tiratevi su quelle mascherine! Ora farò l'appello, e non voglio sentir volare una mosca, o vi butto giù da quella finestra, com'è vero che...»
Sergio si zittì. Restò immobile, gli occhi spalancati, fissi a guardare la parete di fronte. I ragazzi lo guardavano con un misto di terrore e imbarazzo.
«Non gli sarà mica venuto un infarto?» sussurrò una ragazza nella prima fila. «Prof? Tutto bene?»
Passarono alcuni secondi, e Sergio rimase lì, come una statua di cera.

«Non ti sembra di aver esagerato un pochino?» disse una voce alle sue spalle. Hazarat si voltò. «Merda...» disse. «Sei Gabriel, vero? Se hanno scomodato te, mi sa che sono cazzi amari».
«Sergio!» urlò un'altra voce, e un istante dopo un Angelo dai capelli color del fuoco gli passò di fianco, trafelato.
«Gahlafil» disse Avahdrel, «ti sei liberato...»
Gahlafil fermò un istante la sua corsa e fissò il demone negli occhi. «Certo. E ora fammi sistemare tutti i casini che hai combinato».


«Chiamo la bidella» disse un ragazzo in terza fila.
In quel momento, Sergio finalmente si mosse. L'ira era sparita, sostituita da un senso di rimpianto e tranquillità. «Io... ragazzi, scusate. Mi... mi dispiace. Non ero io, non mi sarei mai permesso di...»
«Tranquillo prof. Facevamo casino e la prendevamo per il culo. Aveva ragione lei» disse un giovane dai capelli a treccine.
«Grazie, ehm...»
«Luca Minetti»
«Ok. Grazie Luca. Solo, ecco, magari la prossima volta usa un gergo meno colorito».
Gli studenti si misero a ridere, risollevati.
«Facciamo così» disse Sergio, prendendo la borsa e avvicinandosi alla porta. «Ricominciamo da capo, ok?». Si mise sulla soglia e, dopo un paio di secondi, fece tre lunghe falcate verso la cattedra. «Buongiorno, ragazzi. Mi chiamo Sergio Lucini e sarò il vostro supplente di storia per quest'anno».

«Ha fatto in fretta» Avahdrel era basito e il suo orgoglio ridotto a un cumulo di macerie. «Direi che ora tutto va a gonfie vele».
«Sì» ammise Gabriel. «Gahlafil è un grande. Sta facendo un ottimo lavoro con Sergio e sono sicuro che lo aiuterà a vivere una vita lunga e piena. Certo è facile, quando devi guidare persone come lui. Con altri, beh, diciamo che certi protetti danno davvero del filo da torcere».
«Sergio è un brav'uomo, è vero. E io stavo per rovinargli la vita».
«Esagerato» disse Gabriel. «Sì, certo. Hai regalato un bernoccolo alla moglie, gli hai quasi fatto avere un incidente stradale, gli hai fatto fare una figura di... beh, hai capito, e lo hai fatto passare per un mezzo terrorista; quella storia della finestra, insomma... anche meno».
Avahdrel abbassò lo sguardo e strinse i pugni.
Chi voleva prendere in giro? Lui era un Demone. L'Inferno era il suo posto, fine della storia. E ora ci sarebbe tornato. Si sarebbe tolto tutti quei grilli dalla testa e sarebbe tornato a casa. A farsi prendere a randellate dai suoi simili, che ormai lo vedevano come un reietto, debosciato e traditore.
«Eppure...» disse Gabriel.
Avahdrel alzò la testa.
«Cosa?»
«Eppure hai fatto tutto con le migliori intenzioni. Era il metodo, a essere sbagliato».
«Sì, ma lo sanno tutti che la strada dell'Inferno è lastricata di buone intenzioni. Ed è lì che esse mi porteranno».
«Non necessariamente» disse Gabriel.
Avahdrel trattenne il fiato.
«Siamo disposti a fare un tentativo. Affiancherai Gahlafil nella sua missione. Se lavorerai bene, e dimostrerai di aver acquisito anche il metodo, allora forse, e dico forse...»
«Cosa?» urlò Gahlafil, e si avvicinò con un balzo.
«Non dovresti tenere d'occhio Sergio?» rise Gabriel.
«Oh, se la sta cavando benissimo. Ma dimmi un po', cos'è questa storia?»
«Farai da supervisore ad Avahdrel».
«Non se ne parla. Non hai visto che danni ha fatto in... quante, quattro ore?»
«Era da solo. D’ora in poi ci sarai tu a guidarlo».
«Ma io devo già guidare Sergio. Non ho tempo per...»
«Gahlafil! Vuolsi così colà dove...»
«Oh, risparmiami Dante, per favore. Ho capito, va bene. Ma stai attento, Demone. Dovesse venirmi anche solo il sospetto che tu possa fare del male al mio protetto, ti segnalerò subito e ti farò rispedire in quel buco da dove provieni, siamo intesi?»
Avahdrel si mise a ridere. «Certo che per essere una creatura di pace e serenità hai un bel caratterino».
Gabriel si lasciò andare a una risata. «Buona fortuna, Avahdrel» disse, per poi sparire.


«Allora, amore, com'è andato il primo giorno?» chiese Serena, sentendo Sergio rientrare.
«Benissimo. Beh, all'inizio ho avuto qualche problemino...»

Gahlafil sorrise.

«...e a proposito, amore ti prego, controlla bene le tue borse prima di prestarle agli altri!»
«Come mai?»
«Ti spiegherò. Comunque... devo essere sincero. Stamattina ero fuori di cozza, completamente. Non so, era come se non fossi io a decidere per me stesso. Forse era l'ansia accumulata, boh. E sono capitate cose poco piacevoli...»

Avahdrel sbuffò, guardando l'espressione soddisfatta sul volto dell'Angelo.

«...ma ti dirò. Non è stato tutto così negativo, anzi. Ero su di giri, come se potessi fare qualsiasi cosa. Sarà, ma spero di sentirmi di nuovo così, ogni tanto!»

Pura gioia pervase Avahdrel all’udire quelle parole… nonché alla vista dell’espressione nauseata sul viso del suo nuovo “collega”.
«Andrà tutto bene» disse, sbirciando il cartello ormai sbiadito appeso sul balcone dei vicini e scoppiando in una risata liberatoria.



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Milena
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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#2 » domenica 15 agosto 2021, 16:45

Buon pomeriggio a tutti, e buon Ferragosto!
Ho cercato di centrare tutti e tre i bonus, spero di esserci riuscita.
Grazie e a presto!

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MatteoMantoani
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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#3 » martedì 24 agosto 2021, 12:16

Prime Impressioni Ciao Milena. Un racconto divertente, che avrebbe fatto la sua figura anche nell'ultima gara de La Tela Nera (con tema: who lurks in the shadows). Mi sono sempre piaciute le storie di angeli e demoni che si combattono per aver il controllo delle anime umane, ma qui tu hai reso questa lotta più originale..

Aderenza al tema e bonus Quanto al tema, per me va bene, ha sua espressione nei due coprotagonisti. I bonus possono starci tutti, anche se un po' debolucci il primo e il secondo. Riguardo all'evento epocale, certamente va bene se questo non influenza gli eventi della trama, ma qui mi sembra del tutto marginale. Il passato di Sergio viene menzionato, e si presume che abbia una certa influenza, tuttavia, non mi sembra che generi tormento o conflitto. Mi spiego meglio: Sergio è stato il vice direttore di un'azienda, ma non si fa menzione al motivo per cui ha lasciato il suo lavoro. Posso in qualche modo intuire, essendo il nuovo lavoro quello dei suoi sogni, che abbia lasciato il lavoro precedente per seguire veramente la sua vocazione, oppure lo stress causato da un ruolo di responsabilità lo ha spinto a cercare una professione che richiedesse meno controllo dei nervi. Stessa cosa per il diavolaccio.

Punti di Miglioramento. Ho un paio di consigli che vorrei darti. Partendo dai personaggi, non mi è ben chiaro perché un diavolaccio dovrebbe voler lasciare l'inferno per diventare un angelo custode. Non è necessario che tu lo chiarisca, però, io ho sentito la mancanza di un inquadramento di questo personaggio (che mi sembrerebbe in effetti una sotto-trama molto interessante).
Lato narrazione, noto una certa predisposizione per gli spiegoni, che spesso e volentieri rallentano la lettura e, purtroppo, mi hanno fatto distogliere parte dell'attenzione. Spiattelli il background di Sergio e del diavolaccio senza un vero motivo, mettendo un bel fermo immagine allo scorrere degli eventi, e questo, a mio avviso, è il problema più grosso del tuo racconto.
Altri aspetti minori, sono la scelta dei dialogue tag ("disse", "rispose",...) piuttosto dei beat. Sia chiaro, qui sono un po' scuole di pensiero, però preferisco quando c'è un'azione a specificare chi parla e a introdurre naturalmente il dialogo.
Altra questione, è che il primo dialogo, quello tra Sergio e sua moglie, mi suona un pochino didascalico e poco realistico. Diciamo che è chiaro che l'hai costruito apposta per fornire informazioni al lettore, piuttosto che per definire delle meccaniche tra i personaggi.

Punti di Forza La trama in sé è comunque intrigante, il personaggio di Sergio molto interessante (sarà che con me sfondi una porta aperta perché ho sempre sognato di poter insegnare, ma per vari motivi ho un lavoro diverso), il diavolaccio pentito è anche originale, la situazione di conflitto molto forte (il primo giorno di scuola di un insegnante), tutto questo mi ha fatto appassionare, ma ho apprezzato veramente la lettura solo da metà in poi (la parte con la moglie, proprio va riscritta, secondo me).

Conclusioni Con un paio di revisioni lato stile e approfondimenti lato personaggi, verrebbe fuori una bella storia. La tua idea è buona, lo svolgimento pure. Manca un po' di inquadramento del worldbuilding (le meccaniche che regolano il lavoro di questi diavolacci/angeli custodi) e qualche dettaglio in più sul passato dei personaggi. Poi, renderei la lettura più scorrevole, eliminando/riducendo gli infodump e inserendo i dialoghi nel meccanismo narrativo con l'anticipazione di un'azione o con un beat. Comunque, per me è stata una lettura piacevole.

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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#4 » mercoledì 25 agosto 2021, 12:00

Ciao Milena,
piacere di leggerti! Un racconto simpatico che fa sussurrare anche al mio angelo o demone custode che sta per iniziare la scuola... eh... eh...
Ammetto di averlo apprezzato (anche perché con me sfondi una porta aperta), al netto di qualche scivolata sul dialogato nella prima metà, molto artefatto e un po' troppo piatto (stilisticamente, può migliorare con qualche beat) e alcune scelte sub ottimali di costruzione che sospendono il racconto tra dramma e caricatura, finendo per togliere sapore a entrambe. Benino invece il doppio pov un po' realtà un po' Lande dello Spirito alla Eternal War.

Non so perché questo demone si sia azzeccato proprio con Sergio, ma non mi sarebbe dispiaciuto un finale in cui il demone si stacca da lui (tanto se la caverà benissimo) per andare a occuparsi di un'anima più bellicosa, da correggere con l'artiglio di ferro. E l'arco di trasformazione continua...

Per il tema: cambio vita a doppio binario, preso!
Per i bonus: 1) contesto pandemia, ok. Ho controllato e non serve che sia parte attiva della storia. 2) Passato tormentato: Ok, ipotizzando che sia quello del demone e non certo Sergio. 3) Ok la scena imbarazzante. La caduta sulle scale e l'assorbente... spero non mi capiti mai.

Buona Sfida, alla prossima!
Francesco

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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#5 » mercoledì 25 agosto 2021, 13:43

Ciao a tutti, grazie a entrambi per i (velocissimi, caspita ma come fate?!?!?!?) commenti.

@matteo
Prima di tutto piacere di conoscerti!
Allora, vado con ordine:

Mi sono sempre piaciute le storie di angeli e demoni che si combattono per aver il controllo delle anime umane, ma qui tu hai reso questa lotta più originale..

Ma grazie, mi fa piacere!

Riguardo all'evento epocale, certamente va bene se questo non influenza gli eventi della trama, ma qui mi sembra del tutto marginale.

In realtà nelle mie intenzioni doveva essere un po' più di marginale; la pandemia doveva essere la molla che ha fatto finalmente scattare il cambiamento nel demone, il quale fino ad allora aveva comunque svolto il proprio compito "da diavolaccio" ma che, vedendo le conseguenze del covid, aveva deciso di passare dall'altra parte. Mi sa che non mi sono spiegata come avrei dovuto.

Il passato di Sergio viene menzionato, e si presume che abbia una certa influenza, tuttavia, non mi sembra che generi tormento o conflitto.

In realtà qui è il demone ad avere un conflitto con il passato (e a essere il reale protagonista). Sergio non ha conflitti, anzi. Nella versione originale (che ho dovuto tagliare tantissimo perché avevo sforato davvero di brutto) semplicemente veniva fuori che aveva perso il lavoro a causa della crisi e che ne aveva approfittato per realizzare il sogno di diventare insegnante. Il demone invece ha un passato tormentato, con una vita che non sentiva la sua. Se la cosa non è passata, significa che non ho dato le indicazioni corrette, grazie per l'appunto.

non mi è ben chiaro perché un diavolaccio dovrebbe voler lasciare l'inferno per diventare un angelo custode. Non è necessario che tu lo chiarisca, però, io ho sentito la mancanza di un inquadramento di questo personaggio (che mi sembrerebbe in effetti una sotto-trama molto interessante).

Speravo risultasse chiaro dalla situazione, a quanto pare non è così. Semplicemente il mio diavoletto è "nato dalla parte sbagliata". Ha un ruolo che non sente il suo, ci ha combattuto per secoli e alla fine ha "sbottato", decidendo di cambiare radicalmente e di essere ciò che si sente, e non ciò che la natura (o Dio, guardala come preferisci) ha scelto per lui.

Lato narrazione, noto una certa predisposizione per gli spiegoni, che spesso e volentieri rallentano la lettura e, purtroppo, mi hanno fatto distogliere parte dell'attenzione.

Ok, qui piango. Forte. Sono una grande sostenitrice del motto "show, don't tell", di solito mi si fa notare tutto il contrario (troppi dialoghi) e nonostante come dicevo abbia dovuto tagliare e riassumere diverse parti ero convinta di essere riuscita a non cadere nello spiegone. Ciò mi rattrista assai, davvero, rileggendo credevo di aver mostrato molto e spiegato molto poco. Uffa. Io triste.

(sarà che con me sfondi una porta aperta perché ho sempre sognato di poter insegnare, ma per vari motivi ho un lavoro diverso)

OFF TOPIC - io sono esattamente come Sergio (tranne che per fortuna non mi è mai caduto un assorbente in corridoio!), ho fatto per anni un lavoro che detestavo e poi, sette anni fa, finalmente ho coronato il sogno di insegnare. Io felice! FINE OFF TOPIC

per me è stata una lettura piacevole.

E questa per me è la cosa più importante! Grazie di cuore

@proelium
Felice di conoscere anche te!

al netto di qualche scivolata sul dialogato nella prima metà, molto artefatto e un po' troppo piatto (stilisticamente, può migliorare con qualche beat) e alcune scelte sub ottimali di costruzione che sospendono il racconto tra dramma e caricatura, finendo per togliere sapore a entrambe.

Più o meno quello che mi ha detto Matteo, quindi incasso e capisco che il lavoro di taglio e cucito "post-prima stesura" non è stato fatto troppo bene... grazie per l'appunto

Benino invece il doppio pov un po' realtà un po' Lande dello Spirito alla Eternal War.

Ok, lungi da me paragonarmi anche solo di striscio al buon Livio, ma mentre scrivevo ho notato anche io la somiglianza. Livio, non denunciarmi per plagio! (anche perché la qualità è decisamente diversa!)

Non so perché questo demone si sia azzeccato proprio con Sergio, ma non mi sarebbe dispiaciuto un finale in cui il demone si stacca da lui (tanto se la caverà benissimo) per andare a occuparsi di un'anima più bellicosa, da correggere con l'artiglio di ferro. E l'arco di trasformazione continua...

Sai che a questo non avevo proprio pensato? Però è interessante... Comunque, perché ha scelto Sergio? Beh, perché vuole fare bella figura e lui è un soggetto facile, fine della storia. In fondo è pur sempre un demone e quindi il fatto di scegliere la strada più breve non gli provoca drammi morali... ma avrei dovuto farlo capire, grazie!

Ok la scena imbarazzante. La caduta sulle scale e l'assorbente... spero non mi capiti mai.

OFF TOPIC spero neanche a me! Tu cosa insegni di bello? FINE OFF TOPIC (e fine "mi faccio i fatti degli altri perché quando incontro colleghi insegnanti mi parte il cameratismo"!)

Grazie ancora a entrambi, ora proseguo nella lettura delle vostre opere. Buona giornata!

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MatteoMantoani
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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#6 » mercoledì 25 agosto 2021, 14:14

Milena ha scritto:
Lato narrazione, noto una certa predisposizione per gli spiegoni, che spesso e volentieri rallentano la lettura e, purtroppo, mi hanno fatto distogliere parte dell'attenzione.

Ok, qui piango. Forte. Sono una grande sostenitrice del motto "show, don't tell", di solito mi si fa notare tutto il contrario (troppi dialoghi) e nonostante come dicevo abbia dovuto tagliare e riassumere diverse parti ero convinta di essere riuscita a non cadere nello spiegone. Ciò mi rattrista assai, davvero, rileggendo credevo di aver mostrato molto e spiegato molto poco. Uffa. Io triste.

Ma dai XD non la metterei giù così tragica, mica è illeggibile, solo potrebbe andare giù meglio... ma tieni conto che spesso e volentieri i commenti sono personali. Se proprio vuoi un qualcosa oggettivamente da correggere, concentrati sull'uso dei beat per i dialoghi, quelli sì che migliorerebbero la fruibilità del racconto.
A presto!

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Milena
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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#7 » mercoledì 25 agosto 2021, 15:17

:-) Sarà fatto! ;-)

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Proelium
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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#8 » giovedì 26 agosto 2021, 23:50

Tu cosa insegni di bello? FINE OFF TOPIC (e fine "mi faccio i fatti degli altri perché quando incontro colleghi insegnanti mi parte il cameratismo"!)


Ma figurati Milena! Ho il pacchetto di Lettere al liceo, e tu? :)

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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#9 » venerdì 27 agosto 2021, 13:34

Ho il pacchetto di Lettere al liceo, e tu? :)

Io inglese, generalmente alle superiori; ora sto attendendo il responso dell'algoritmo, quindi ti lascio immaginare... con i sentimenti di questi giorni potrei scriverci un bel racconto sulla paranoia!

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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#10 » venerdì 27 agosto 2021, 14:42

quindi ti lascio immaginare... con i sentimenti di questi giorni potrei scriverci un bel racconto sulla paranoia!


Anch'io precario itinerante fino all'anno scorso, so come ci si sente. In bocca al lupo Milena, e vedrai che, per stare in tema con il tuo racconto, "andrà tutto bene"! ;)

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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#11 » venerdì 27 agosto 2021, 14:50

Anch'io precario itinerante fino all'anno scorso, so come ci si sente. In bocca al lupo Milena, e vedrai che, per stare in tema con il tuo racconto, "andrà tutto bene"! ;)


Speriamo davvero, grazie di cuore!

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Leonardo Pigneri
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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#12 » sabato 28 agosto 2021, 9:44

Prime impressioni: Hello Milena! Racconto carino, immagino ispirato da Eternal War, ma è sempre bello leggere e vedere buone idee declinate diversamente. Ho avuto però diversi problemi con lo stile.
Tema: Centrato, anche i bonus ci stanno ma il passato tormentato lo ho scorto poco.
Positivo: La storia è ben strutturata e lo specchio tra le due realtà è stato progettato a dovere. Il momento in classe è quello che mi è piaciuto di più, la sfuriata indotta da Avahdrel e poi l'apologia imposta dall'angelo. Anche la caratterizzazione dei personaggi non è affatto male.
Negativo: Allora, lo stile lo ho trovato un po' inesperto, nulla di grave eh, ma è evidente che hai margini di miglioramento molto ampli, e ciò è un bene!
Sarebbero troppe le cose da segnalarti quindi ti indico alcuni dei problemi generali e te ne evidenzio nello specifico altri. Se poi vorrai un ulteriore approfondimento da parte mia vedrò di dedicarci del tempo in più. Ok, ora iniziamo.
Innanzitutto, troppi dialogue tag. Cerca di usare di più i beat intervallandoli con qualche tag qua e là. Ma fai preponderare i primi, nel testo ci sono troppe battute vuote a cui si attribuisce il parlante solo dopo averle lette.
Il discorso che si fa il protagonista all'inizio non mi convince un granché, forse sono io che non parlo spesso a me stesso, ma avrei trasformato quelle considerazioni in pensato.
Il testo è anche carico di mentre e gerundi che esprimono simultaneità, ti consiglio di evitarli. Non si prestano molto alla narrativa scritta.
Avahdrel sapeva di avere poco tempo.

Se il PDV è focalizzato sul personaggio allora una frase del genere non può esistere. deve diventare:
Ho poco tempo.
Altrimenti rischi di allontanare il lettore dal personaggio. Ce ne sono diverse di queste frasi.
Anche per questo Avahdrel aveva deciso di cambiare fazione. Ne aveva abbastanza di cattiveria e meschinità. Solo l’idea di circuire un altro umano gli dava la nausea. Voleva vivere in quella speranza, credere che anche in lui ci fosse del buono. Da secoli si sentiva a disagio, ma aveva comunque continuato, pur controvoglia, a fare il suo dovere.
Finché non era arrivata quella pandemia. Da più di un anno l'umanità combatteva contro un virus fino ad allora sconosciuto. Avahdrel aveva pensato che alla fine Dio si fosse stufato, e che quel Covid-19 fosse la versione due punto zero del diluvio di Noè.
Invece no. L'umanità aveva sofferto, e ancora soffriva. Ma era sopravvissuta. Era ripartita. Ci provava, quanto meno. E anche se i cartelli “ne usciremo migliori” che erano spuntati come funghi alla fine non avevano avuto ragione, qualcosa di bello c’era stato. Chi aveva donato denaro, chi tempo, chi cibo e medicine. Chi addirittura la propria vita. Chi anche solo una buona parola, un pensiero di speranza.
Quindi forse Dio, alla fine, aveva ragione con la storia del diluvio. Perché dai, in fondo l'umanità non è che fosse poi tutta da scartare.

Spiegone. Mi sembra molto difficile che il personaggio si perda in un pensiero come questo. Ce ne sono anche altri più piccoli, ma questo risalta parecchio.

Tutta la conversazione tra Avahdrel e l'angelo di Ambra mi sembra un po' forzata, troppa esposizione tutta insieme.
Non ti sembra di aver esagerato un pochino?» disse una voce alle sue spalle. Hazarat si voltò.

Da dove esce fuori questo Hazarat?
«Oh, se la sta cavando benissimo. Ma dimmi un po', cos'è questa storia?»
«Farai da supervisore ad Avahdrel».
«Non se ne parla. Non hai visto che danni ha fatto in... quante, quattro ore?»
«Era da solo. D’ora in poi ci sarai tu a guidarlo».
«Ma io devo già guidare Sergio. Non ho tempo per...»
«Gahlafil! Vuolsi così colà dove...»
«Oh, risparmiami Dante, per favore. Ho capito, va bene. Ma stai attento, Demone. Dovesse venirmi anche solo il sospetto che tu possa fare del male al mio protetto, ti segnalerò subito e ti farò rispedire in quel buco da dove provieni, siamo intesi?»

Prendo questo come esempio, ma ci sono molti altri dialoghi e monologhi vuoti, senza azioni o reazioni all'interno. E l'effetto che si crea è il classico "teste nel vuoto". Cerca di arricchirli con beat, fraseggi interiori ecc...
Conclusioni: Non male tutto sommato, cerca di concentrarti di più sullo studio dello stile e vedrai che migliorerai tantissimo. A rileggerci presto! E se vuoi una mano o qualche consiglio in più, scrivimi pure!

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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#13 » sabato 28 agosto 2021, 10:40

Ciao Milena,

parto con il complimentarmi per come hai declinato la lotta angeli-demoni e per il doppio punto di vista: io AMO questo stile. Mi rendo conto che ai fini della valutazione è poco utile, ma non potevo non dirtelo.
Passo alla valutazione vera e propria; anche per te suddivido in "bonus" e "giudizio".

Bonus
Il tema del cambiamento è centrato (due volte direi). Vederlo declinato due volte e comunque con un punto di contatto (il cambio lavoro che in un caso è anche cambio fazione) è stato piacevole.
L'evento epocale "pandemia" c'è e fa da sfondo e molla degli eventi. Ovviamente anche in questo caso traspare che la pandemia è in atto da un po' e gli uomini ci stiano convivendo (anche il ritorno alle scuole è qualcosa che fa pensare ad un sistema di norme che consente di godere di vite un po' più "normali"), ma immagino che vada bene tutto il periodo pandemico e non solo l'inizio.
Il personaggio tormentato dal passato c'è se facciamo riferimento a Avahdrel (ho inteso bene?). Il passato di Sergio c'è ma non lo vedo tormentato.
I momenti imbarazzanti ci sono pienamente, niente da ridire (anzi, un vero incubo).

Opinioni
La tua idea mi è piaciuta e l'ho apprezzata di più con una seconda rilettura. Ho provato più volte a declinare due realtà nei miei scritti e so che non è facile, hai fatto un buon lavoro da questo punto di vista. Cerco di darti qualche consiglio per migliorare lo stile e mi baso sulle difficoltà che ho riscontrato durante la lettura:
L'ira lo avvolse. Gahlafil fece appello alla sua natura per ritrovare la calma, ma nemmeno la sua innata tolleranza gli evitò di urlare al cielo con voce tuonante, così diversa dalla sua solita cadenza soave e pacata.

Questa frase mi ha confusa sin dall'inizio (e da qui l'averlo apprezzato di più sapendo il tutto): qual è la sua natura? Io lettore non lo so e, oltre il nome "strano", non ho indizi per capirlo.

Entrò in bagno e gli parve che la persona che gli restituiva lo sguardo dallo specchio fosse un perfetto sconosciuto.
«Ma sono io?» chiese, mentre apriva il rubinetto dell'acqua calda della doccia. Si passò una mano sugli occhi e sospirò. «Colpa di queste occhiaie. Sembro mio nonno» disse, infilandosi sotto l’acqua.
La doccia lo aiutò a svegliarsi un po’. Uscito dal cubicolo, si guardò di nuovo allo specchio. Non sembrava diverso. Si sentiva diverso. E no, non erano le occhiaie, o la notte insonne; e nemmeno l'ansia per il nuovo lavoro. Era come se qualcuno lo stesse incitando da spalti invisibili, con striscioni e trombette da stadio.
«Bah» disse, iniziando a vestirsi. «Speriamo solo che vada tutto bene sul serio».

Questa parte non mi ha entusiasmato... mi è sembrata un po' finta, un po' da film. Quante persone parlano da sole allo specchio appena sveglie per domandarsi se sono loro ad alta voce?
Mi è parso di capire in più punti che tu scriva secondo i principi del mostrato, quindi mi permetto di farti un'altra osservazione: tu mi stai descrivendo attimo per attimo cosa succede al povero Sergio.
Qui lui si sveglia, si guarda allo specchio e va in doccia. Ha dormito nudo? Nella mia testa di lettore sì, perché manca il passaggio in cui si sveste. Questo è il pezzo più lampante, spero ti sia utile in futuro.
Nei dialoghi di quotidianità ti consiglio di inserire un po' di conflitto per rendere il tutto un po' più accattivante.

Ti consiglio anche di limitare l'utilizzo dei dialogue tag quando non servono (prendi l'estratto di prima) e di aggiungere delle azioni invece nei dialoghi lunghi, perché a volte non si capisce chi stia parlando (o lo si capisce solo alla fine della frase, e in me lettore ignaro fino a quel momento la voce non ha volto).


Il consiglio generale che mi sento di darti (e che do in realtà anche a me stessa perché faccio sempre lo stesso errore anche io) è di rileggere il tuo testo provando a svuotare la testa, come se non fossi tu l'autore, come se tutto si materializzasse nella testa per la prima volta. Ci sono frasi che ti pongono domande? E' tutto chiaro?

Per il resto leggerti è stato un piacere e spero davvero di esserti stata utile :)

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#14 » lunedì 30 agosto 2021, 12:13

Ciao Milena.
Ammetto di aver fatto un po’ fatica a entrare nella storia. L’inizio è infatti molto lento, a dispetto del primo paragrafo in medias res, al quale invece avrei dedicato maggior respiro.
Le scene nel bagno e della colazione, in particolare, occupano allo stato attuale troppo spazio e soprattutto la prima la trovo troppo costruita, con questo continuo dialogare del protagonista con sé stesso ben poco naturale.

A proposito di dialoghi, ho notato che spessi tendi a iniziare una scena partendo da una battuta di un personaggio. Se da un lato lo trovo uno stratagemma talvolta utile per immergere il lettore subito nel vivo dell’azione (l'ho usato pure io questo mese in una scena del mio racconto), attenzione a non abusarne, in quanto questo porta con sé un grosso problema: la totale assenza d’informazioni sul “dove” e sul “chi”, a meno che la battuta non sia studiata a puntino per fornire tali dati (il che però è parecchio difficile senza cadere nella forzatura).

Riguardo la trama, pur ammettendo di non essere un grande estimatore degli urban fantasy a tema angelico, l’ho trovata carina, ma con un grosso potenziale inespresso. Scegli infatti di relegare l’idea più interessante nel colpo di scena finale, anziché renderla il cuore della storia. Mi riferisco all’obbligo di collaborazione tra angelo e demone. Ecco, secondo me avresti dovuto puntare tutto su quello, così da giocare maggiormente sul contrasto di approcci tra i due personaggi, magari tralasciando anche tutte le parti con Sergio quale portatore di PDV, visto il poco spazio a disposizione.

Ti lascio un po’ di note stilistiche per concludere.

«Cazzo, giusto!» disse Sergio correndo a prenderne una dal cassetto, «più di un anno che giriamo con ‘ste cose e ancora me le dimentico».

Attenzione a non abusare del gerundio. Raramente, nella realtà, due azioni occupano il medesimo arco temporale. Molto meglio rappresentarle quale una conseguenza dell’altra.

L'Istituto Superiore Parini sorgeva in fondo a un grosso Piazzale

“Grosso” mi fa uno strano effetto rivolto a una piazza. Meglio forse definirla “ampia” o “vasta”?

Chissà quali di loro saranno i miei studenti? si chiese.

Se usi il corsivo, non hai poi bisogno dei dialogue tag. Senza contare che puoi ottenere il medesimo effetto anche scrivendo “Chissà quali di loro sarebbero stati i suoi studenti?”

a puntualità innanzi tutto

Attenzione: innanzitutto. ;)

Alla prossima.
lupus in fabula

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Michael Dag
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Re: Andrà tutto bene

Messaggio#15 » lunedì 30 agosto 2021, 17:57

La storia in se mi è piaciuta, l'argomento angeli vs demoni ha sempre il sua fascino e bella l'idea di rapire l'angelo custode, e bella la scena iniziale che fa molto prequel.

ho trovato un grosso problema: non spieghi come mai il demone è diventato buono. Credo che sia una cosa importante che fa capire le motivazioni di un co-protagonista (perché di questo si tratta), così invece mi sa di cliché.

Inoltre ho trovato la scena del ritorno dell'angelo un po'…bho.
come ha fatto a liberarsi? Perché reagisce in modo così tiepido alla vista di un demone? Come fa a riprendere il controllo di Sergio, cioè, come funziona il legame umani-angeli/demoni?
E poi, c'è un demone che rapisce un angelo e tutti gli altri angeli… muti?
Ok che non sono cose fondamentali per la trama, ma ci stava bene una spiegazione.


sullo stile, si vede che ti dai da fare per usare il mostrato. Devi ancora trovare la tua penna, tutto lì, hai solo bisogno di tempo e pratica.
Soprattutto i dialoghi, come ti hanno già fatto notare, converti i vari DISSE RISPOSE in beat d'azione. La lettura ne guadagna parecchio, la scena è dinamica e riesci a mostrare più cose contemporaneamente.
Se in un paragrafo inserisci sia il dialogo che le azioni dei personaggi, che magari sono azioni rilevanti per la trama, eviti di dover scriverle in un paragrafo/scena diverso.
Mi sono piaciute le frasi in se, dei dialoghi. Le ho trovate molto scorrevoli e naturali, con i dialetti/gergali al posto giusto.

decisamente imbarazzante la scena delle scale. Credo che dopo una figura del genere il primo giorno, o veramente hai un demone a tuo fianco oppure dai le dimissioni.
Un bel racconto che ho letto volentieri e non mi ha mai stancato! A presto!

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