Per delle aringhe salate

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo agosto sveleremo il tema deciso da Francesco Nucera. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Leonardo Pigneri
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Per delle aringhe salate

Messaggio#1 » domenica 22 agosto 2021, 17:07

Il ginocchio del pretoriano mi preme sulle vertebre.
«È proprio necessario?» Col mento scavo una fossetta nella cenere. «Erano solo aringhe in fondo, non pensavo fossero di qualcuno!»
Mi passa la corda attorno a polsi e caviglie. «Sta’ zitto.»
Già. Se non lo ripete ogni poco va a finire che me ne dimentico.
Sopra le tende dei baraccamenti i bagliori dell’incendio continuano a illuminare la notte.
Neanche l’orsa maggiore si vede più.
Con un colpo secco il pretoriano stringe il cappio che mi unisce mani e piedi dietro la schiena.
Digrigno i denti. «È un po’ strettino, non è che–»
Una mano mi afferra la nuca. Sbatto con la faccia sul terreno e mi si riempie la bocca di terra e cenere. Tossisco.
Il pretoriano mi tira su per i capelli e para il suo muso suino davanti al mio. «Altre richieste, ladro?»
Sorrido. «No, grazie, a posto così.»
Mi lascia andare.
Sputo e le labbra mi si impiastricciano di fango.
Dimmi te se si può essere così sfigati, pure i mercanti hanno le guardie ormai. A chi cazzo devo rubare, ai contadini?
Alzo appena il capo, la schiena mi tira. I passi del pretoriano tornano verso il fuoco smuovendo nuvolette di polvere. Si siede accanto al mercante che mi guarda con un mezzo sorriso.
Devo essere un bello spettacolo. Legato come un vitello e nero di sporcizia.
Il mercante si accarezza la barba scura. «Ora va meglio, no? Almeno non rischiamo che le tue mani prendano di nuovo qualcosa che non t’appartiene.»
«Pensiero gentile, mio domine, ma da cittadino romano avrei da obbiettare su questi metodi.»
Ride. «Questo è ancora da vedere! Niente piastra di bronzo o diploma militare. Vestito di stracci e colto a rubare. Scommetto che sei uno schiavo.» Si allarga appena la toga dal collo. «Magari il tuo padrone è rimasto ucciso nell’incendio e sei scappato. Ci ho preso?»
«Come un ciecato che piscia alla latrina, mio domine.»
L’uomo si fa serio. «Larzio.»
Il pretoriano, come animato da parola magica, si alza. Il muso da suino contratto di rabbia.
Calcio sulle costole scommetto. Privo di fantasia ma doloroso e sbrigativo.
Contraggo i muscoli del fianco.
L’omone, arrivato a metà strada, si ferma e guarda dietro di me. Dei passi.
Il rapporto del pretore.
Rilasso i muscoli. Il mercante si alza e porge una mano verso il soldato smilzo che si avvicina. «Finalmente, Tallo! E quale momento migliore!» Mi guarda con un ghigno. «Vediamo un po’ il pretore cosa dice di questo presunto cittadino.»
L’uomo prende la pergamena e la srotola. Il sorriso gli si affievolisce.
«Beh?»
Il mercante alza un sopracciglio. «Gellio Kaeso Apicius.»
Annuisco. «In persona.»
Restituisce la pergamena al pretoriano. «Riportala al pretore e ringrazialo da parte mia. Poi torna qui, che mi servi.» Quello fa un cenno con la testa e se ne va.
Il mercante si siede. «Dimmi allora, qual è la tua professione, Gellio?»
Prima di essere stato bandito dal praticarla? «Ma Il lavoro più umile ed onesto che c’è, mio domine! il tonsore! E vi offro i miei servigi senza alcun compenso finché lo riterrete necessario!»
Il mercante ride. «Ah! Preferisco esser caprone che servire il mio collo alla tua lama.»
Anche il pretoriano si unisce alla risata. Tra caprone e maiale ci si intende d’altronde.
«Voi sicuramente mi sottovalutate, e che colpa ne avete? Anch’io vedendomi in questo stato mai direi di aver servito Tigellino stesso!»
«Ah sì? Il prefetto di Nerone?»
Proprio quel gran bastardo, mai un attimo fermo mentre lo radevo. «Esattamente. Un pelo duro il suo, quello di un vero uomo!»
Il mercante si passa una mano sulla bocca. «Certo che menti come una vera canaglia, Gellio. E l’orecchio? Non mi dirai di averlo perso per strada.»
Già, l’orecchio.
Un brivido.
Il ricordo del boia che affila il coltello è sempre a portata di mano.
Annuisco. «Una rissa, nulla di più. Ci vuole poco a far saltare un orecchio con un pezzo di vetro acuminato.»
«Sembra un taglio netto…»
E lo era, dannazione. Il compenso per provare a vivere onestamente.
Scrollo le spalle, ma il risultato è solo una scarica di dolore. Inizio a non sentire più le gambe.
«Larzio, slega questo figlio di Mercurio.»
Oh dei, grazie.
Il pretoriano esita.
Su, bestione, non ti ha detto mica di calcolare la distanza tra cielo e terra! Muoviti!
Il suo viso si contrae. «Ma…»
«Ho detto slegalo.»
Mi dondolo sul petto come una barca tra le onde. Sorrido. «Lo hai sentito.»
Il pretoriano si alza e viene da me. Lo saluto con le dita rattrappite tra le corde. Lui le guarda e sfila la spada.
«Ok, piano ora…»
“Slegalo” non è mica un comando in codice per dire sgozzalo, vero?
L’uomo si piega su di me. Il nodo si allenta.
Ma certo. Ecco come sprecare una buona corda.
Il sangue riprende a circolare per braccia e gambe. Come un fusto di rami sciolto dal suo spago, mi apro a terra e rimango così.
Qualcosa mi strattona la tunica. Mi sollevo in aria. Le gambe trovano il terreno e sussultano sorreggendo il mio peso. Il pretoriano mi lascia.
«Grazie buon Larzio, non ce l’avrai fatta senza di te.»
Il muso suino mi squadra. I suoi occhi si accendono sul mio fianco.
«E questa cos’è, ladro?»
Abbasso lo sguardo. Il coltello sbuca da sotto il subligar di lino.
Cazzo.
«Ve l’ho detto!» Prendo il pezzo di ferro arrugginito. «È per il mio mestiere, è un rasoio!»
«Da qua!» Il pretoriano mi strappa il coltello di mano e se lo infila alla cintura.
Ecco andarsene anche il mio penultimo possedimento.
Sospiro.
Vecchia tunica… siamo rimasti solo io e te ora.
«Bene Gellio, la situazione è questa.» Il mercante si alza e inizia a passeggiare con le mani dietro la schiena. «Tu mi devi risarcire quaranta sesterzi.»
Allargo le braccia. «Per delle aringhe?»
«Esattamente.»
E io sarei il ladro? «Con tutto il rispetto, mio domine, dove la vado a trovare una somma del genere di questi tempi?» Mi porto una mano al viso. «Ho perso tutto con l’incendio!»
«Non starmi a raccontar balle, ladro, non avevi un cazzo neanche prima.»
Ouch. Colpito.
Il mercante mi punta il dito contro. «E ringrazia che non ci aggiungo l’aggravante del furto notturno!»
«C’era ancora luce, andiamo!»
La spada del pretoriano mi pungola il fianco.
Sbuffo. «Quindi? Che si fa?»
«Beh, se non mi paghi, posso rivenderti come schiavo.»
Schiavo. Meglio la morte a quel punto.
Guardo la lama dell’omone.
Oddio, forse non proprio.
Il mercante si avvicina ancora di più. «Ma sei fortunato, perché ho una proposta per te.»
Fortunato non ci sono mai stato, ma l’esperienza sembra già deludente. «Perfetto, sono tutto orecchi.»
«Beh, è semplice, Nerone oggi ha pronunciato un nuovo editto. Ha promesso di risarcire chiunque abbia perso la propria domus nell’incendio. E io ho bisogno di alcune carte di proprietà che ho lasciato indietro. Presto il fuoco arriverà alla mia casa quindi non c’è tempo da perdere. Ci andrai tu.»
Tutto qui? Dov’è l’inghippo? «Perché non mandarci i tuoi uomini?»
«Non li pago per questo.»
O non li paghi abbastanza per questo. «Dov’è la tua domus?»
«Sul Cielio.»
Mi sposto oltre la tenda e verso la città. Alla destra del Circo Massimo, ridotto ad un bacino di fiamme, il colle del Celio avvampa. Gli alberi son ceri di candele e del verde dei giardini non rimangono che macchie nere. «Qual è?»
Il mercante indica in mezzo alle fiamme. Un piccolo quadrato offuscato dal fumo sembra non essere ancora stato divorato dal fuoco.
«Stai scherzando, vero?»
«Larzio e Tallo ti accompagneranno fin dove potranno, così da non incappare in problemi.»
E per accertarsi che io non scappi. Saggia scelta.
Mi sgranchisco una gamba. «E va bene, quando si comincia?»
Il mercante sorride. «Subito dopo la fustigazione.»
«Di chi?»
Ridono entrambi.
«Ah.»

«Sul culo! Dagliele sul culo!» Gracchia quella vocetta.
Alzo la testa dal tavolo. Tra i pochi spettatori annoiati il bambino applaude e saltella.
«Qualcuno lo mette a dormire sto ragazzino? Ha rotto i co– Argh!»
Uno schiocco. Le bacchette bagnate mi scarnificano di nuovo la pelle.
«Bastardo figlio di una meretrice...» Stringo i denti e mi volto verso il pretoriano smilzo. «Quante cazzo ne mancano?»
Quello frusta le verghe nell’aria facendole schizzare del mio sangue. «Due.»
«Fa in fretta dannazione!» Mi afferrò per bene al tavolo. Il bambino mi fa la linguaccia.
«Appena ho finito qui ti vengo a cercare bas– AH! Fetida d’una puttana!» Sbatto un pugno sul tavolo. «Lo fai apposta mentre par–!»
Altra frustata. Altre strisce fredde e formicolanti si trasformano in saette di dolore.
Mi scuoto dal tavolo e punto un dito contro Tallo. «Sei la merda di un cane! Tu, tua madre e tua sorella!»
Quello aggrotta la fronte. «Finito? O ne vuoi un'altra?»
Prendo un bel respiro. «No, finito. Grazie. Mi dovevo un attimo sfogare.»
«Su, rimettiti la tunica, dobbiamo metterci al lavoro.» Mi porge lo straccio.
Infilo un braccio nella manica stando attento a non farci strusciare la pelle. «Sai, non è che ho così tanta voglia di aiutare il tuo padrone adesso. Mi hai conciato maluccio.»
«Starai bene, ti avesse voluto fare male davvero, allora ti avrebbe fatto frustare da Larzio. E non da me.»
Devo proprio stargli simpatico allora. Il pretoriano mi allunga un braccio. Muovo un passo zoppicante e mi ci appoggio. «Grazie, facciamo piano, eh?»

La luce arancione delle colonne di fuoco ondula sui sanpietrini.
La schiena fa meno male ora.
Rallento. I due pretoriani continuano a camminare per la salita del Celio.
Basta un po’ di distanza in più, un buono scatto e–
«Muoviti, ladro!» Faccia da suino agita la spada verso la via.
«Sì, arrivo!» Mi stropiccio un occhio. «Mi era entrata… della cenere, sotto la palpebra.»
Lui mi squadra con cattiveria, ha ancora il mio coltello alla cintura. «Cammina avanti, su!»
«Certo, certo…» Mi spintona e finisco contro Tallo che mi sorregge.
Anche lui ha la mano sull’elsa della spada, ma sembra più preoccupato a guardarsi intorno che badare a me.
Cammino. «Manca tanto?»
«Sta’ zitto!»
«Cos’è, la mia voce non ti piace o è il fatto di dover–
Due mani mi afferrano per la tunica e mi gettano di lato. Tallo e suino mi strattonano in un vicolo. «Ehi!»
«Shh!» Faccia da suino si porta un dito alla bocca.
Tallo si affaccia sulla via. «Saccheggiatori.»
Mi sporgo anch’io. Cinque uomini attraversano la strada di corsa, hanno tutti dei sacchi e delle fiaccole in mano. «Che facciamo?»
«Aspettiamo che se ne vanno.» Borbotta suino.
Uno di quelli sghignazza. Alcuni hanno delle spade ai fianchi. Non sembrano tipi da lasciarti passare senza strapparti di dosso anche le mutande. O le budella.
Entrano in una casa in fondo alla via. L’ultimo lascia una torcia fuori dalla porta.
Suino mi guarda. «Perché l’hanno lasciata lì?»
«Ehi, non è carino dare per scontato che io sappia gli usi di quei tagliagole!» Alzo il mento.
«Parla!»
Sorrido. «Certo che non vi dicono un cazzo a voi uomini d’arme.» Sospiro. «Vuol dire che ce ne sono altri in giro. Hanno lasciato la torcia per segnalare che stanno loro là dentro.» Passo lo sguardo sui due pretoriani. «Quindi sì, è meglio se ci sbrighiamo, ora che sono impegnati.»
Suino fa un grugnito e esce allo scoperto. «Muoviamoci allora.»
Attraversiamo la via di corsa e ci infiliamo in una stradina che risale il colle. Il fumo è più denso qui e gli occhi mi cominciano a lacrimare. Tallo inizia a tossire per primo, poi io e suino.
Che situazione di merda. E tutto per qualche schifosa aringa. Anzi no, tutto per un cazzo di taglietto sulla guancia della persona sbagliata.
Un muro di fiamme ci si para davanti. Entrambi i palazzi della via vanno a fuoco lasciando solo un corridoio di scintille e fumo nel mezzo. «E ora?»
«Siamo arrivati.»
Mi volto verso suino. «Cosa? Devo entrare lì? Sei pazzo!» Il fuoco scoppietta e romba da ogni direzione.
Suino mi punta conto la spada. «Vai.» La tunica sotto il suo sagum è zuppa di sudore. «Prendi i papiri e torni qui, e non fare scemenze.»
Mantieni la calma, Gellio. Anche se è stupido, forse ci può arrivare.
«Senti. Se io entro là dentro,» indico l’inferno che avanza lentamente verso di noi. «Prima muoio soffocato, e poi carbonizzato!»
Suino digrigna i denti. «La domus non è lontana. Se corri ce la fai.» Mi preme la spada sul petto. «Oppure no. Tocca provare per essere sicuri.»
Ecco. Lo tira fuori ora il senso dell’umorismo.
Tallo ha un accesso di tosse e si piega sulle ginocchia. «Sbri… ghiamoci…»
Allargo le braccia. «Cazzo, ci sto provando a ripagare il debito, ma così non vale!» Mi ritraggo appena dalla spada di Suino. Il mio pugnale riflette un bagliore arancione dalla sua cintura.
«Non c’è modo di passare là in mezzo! È un fottuto suicidio! Fatemi fuori ora e facciamola finita!»
Gli occhietti di suino si stringono ancora di più. «Stai rischiando grosso, ladro. O vai, o ti ammazzo davvero.»
Me la gioco almeno. Due contro uno. Disarmato. «E che differenza fa?»
Una voce si leva da sinistra. «Nessuna. Dato che da qui non ve ne andate.»
Dal vicolo, sette briganti avanzano verso di noi. Hanno spade e coltellacci in pugno.
Suino si volta dandomi le spalle. Tallo si rialza e tira fuori la spada.
Il capo dei briganti fa un cenno ai suoi che ci iniziano a circondare.
Siamo fregati. L’onestà non aveva mai pagato, ma anche la disonestà, adesso, si dimostrava piuttosto ingrata. E io che le avevo dato tutto…
Mi getto sul fianco di Suino e gli sfilo di dosso il pugnale. L’omone si gira. Sul suo viso uno strato di terrore. Sorrido, stringo il pugnale e faccio un passo indietro.
Ti aspettavi una pugnalata alle spalle eh? Stupido fino alla fine. Mi servi, cazzo.
Suino pianta di nuovo lo sguardo sui briganti. «Allontanatevi carogne! O ve la passerete male!»
Il capo dei briganti mostra un ghigno degno del suo grado. «Sei sicuro, bestione? Io dico che vi conviene abbassare le armi. Magari vi lasciamo andare…»
Sì, e a me ricresce l’orecchio.
Avanzano.
Tre contro sette.
Abbasso lo sguardo sulla mia lama arrugginita e il braccio rinsecchito che la stringe.
Due e mezzo contro sette. Ma due sono pretoriani addestrati.
Forse. Forse si può fare.
Uno dei briganti fa un affondo verso suino. Lui deflette e gli sbalza via l’arma di mano. Un altro si getta contro di lui. Suino si sfila il sagum e glielo lancia contro, estende il braccio e gli piazza il gladio nella gola trapassando il mantello avvolto intorno alla testa. Lo spinge via con il piede ed estrae la lama.
Mi sposto.
Il brigante emette un rantolo e cade ai miei piedi.
Suino già sta fronteggiando l’avversario successivo.
Ci sa fare.
Il calore mi brucia un gomito.
Più di così non posso indietreggiare.
Un tagliagole mi ha raggiunto.
Stringo il coltello. «Non è che vi serve un uomo in più?»
La risposta è un fendente diretto alla mia pancia. Scarto all’indietro. Una nuvola di fumo mi avvolge. Tossisco. La pelle inizia a cuocere. Mi butto in avanti.
Il brigante cala un colpo sulla mia testa. Gli vado addosso e lo butto a terra.
Un clangore alle mie spalle. Tallo blocca il coltello di un brigante.
Un coltello diretto alla mia schiena.
Ne ha due addosso. Una spada gli attraversa la spalla. Il brigante all’altro capo di essa ride.
Merda.
Quello al mio fianco si rialza. Mi sposto lateralmente verso il cadavere del primo caduto.
Suino, più avanti, ha un pugnale piantato in un ginocchio e la faccia ricoperta di sangue.
Non c’è più nulla da fare.
Butto il coltello e prendo il sagum dal cadavere. Me lo metto sopra la testa e carico il brigante. Urlo, prendo un respiro e devio verso il corridoio di fiamme.
Chiudo gli occhi.
I talloni mi sbattono sul sedere. Le mani sfrigolano. Dolori lancinanti su braccia e gambe. Anche la nuca inizia a bruciare.
Il sagum deve aver preso fuoco.
Lo butto via. Una contrazione al petto. Il corpo cerca di farmi respirare ma tengo le labbra serrate. Il calore non accenna a diminuire.
Apro gli occhi. Una vampata di fumo bollente mi invade le pupille. Li strizzo forte e apro la bocca. Il fumo mi entra nei polmoni. Le gengive si inaridiscono, la lingua si ritrae nella gola cercando di bloccarlo. Un colpo di tosse, ma non riprendo fiato. Urto col piede contro qualcosa e rotolo in avanti. Dove fa meno caldo. Dove è più buio.
Apro gli occhi. Due spilli me li perforano. Li richiudo.
Sembrava l’interno di una casa.
Li dischiudo più lentamente.
Bruciano ma funzionano ancora.
Un paio di colonne danno accesso a un atrio. Sopra, un quadrato di cielo tinto d’arancione si affaccia sulla sala.
L’impluvium!
Cammino a quattro zampe sulle mattonelle.
La cisterna era stata coperta con un panno per non fare evaporare l’acqua.
Grazie agli Dei.
Mi ci butto dentro sprofondando insieme al lenzuolo.
Gambe e braccia pizzicano appena. Mando giù una sorsata per pulirmi la gola. Riemergo.
I polmoni sono ancora pesanti, ma va già meglio.
Fuori dalla porta le fiamme lambiscono le mura della domus.
Devo trovare un altro modo per andarmene. Ma prima i papiri.
Esco fuori dalla cisterna. Il Mercante aveva detto che lo studio era in fondo all’atrio.
Procedo a passo svelto e entro nella stanza.
Si distinguono solo dei contorni. Tavolo, sedia, libri, scrigno.
Deve essere quello.
Lo apro e tasto qua e là con la mano. Gli scricchiolii delle carte confermano la mia ipotesi. Mi sfilo il sacco dalla vita e lo riempio di tutto quel che è all’interno della cassa. Sul fondo ci sono delle pietre. Me ne porto una al viso.
Gemme.
Proprio quello che mi serviva per tirare avanti. Almeno finché non riesco a mettere a frutto queste carte. Ingenuo da parte del mercante pensare che non sapessi leggere.
Infilo tutto nella sacca e mi alzo.
Ora fuori, Gellio, non ti rilassare.
Esco dalla stanza.
Ci deve essere un altro modo per filarsela da questo inferno.
Mi affaccio da una finestra.
Il muro dirimpettaio è divorato dalle fiamme.
Da un'altra.
Il giardino sembra la fucina di Efesto.
Un’altra ancora.
Tutti gli edifici che mi circondano si sono arresi alla dannazione.
E tutto per un taglietto su una guancia. Cazzo. Me ne sarei dovuto stare lontano da questa città di merda, ma ero giovane e in cerca di fortuna. Biasimo lei per non avermi trovato.
«Pensa, pensa...»
Il tetto!
Esco fuori e mi isso sulle tegole.
L’aria è più fresca qui, ma tutt’intorno ci sono solo le luci danzanti delle fiamme.
Tranne in un punto.
La sommità del tetto della casa a fianco non è ancora stata divorata del tutto.
Mi bilancio con le mani e cammino ponendo un piede davanti all’altro. Slitto a sinistra, mi inarco e riesco a mantenere l’equilibrio.
La cenere ha reso le tegole scivolose.
Salto sull’altro tetto e sfilo tra le spettatrici ardenti fino alla casa successiva.
Sono vivo.
Mi siedo.
Da qui i fuochi sembrano continuare all’infinito.
Prendo un respiro.
Roma, Roma… nottataccia per entrambi eh?
Da sotto arriva un gorgoglio.
Devono essere i saccheggiatori ancora all’opera.
Mi schiaccio sulla pancia e striscio verso la sporgenza.
Due metri sotto di me quattro corpi sono distesi a terra. Due soldati e due briganti.
Sono tornato indietro.
Uno dei cadaveri muove un braccio.
È Tallo.
È vivo.
Stringo la stoffa della sacca.
Meglio andarsene, quei bastardi potrebbero tornare da un momento all’altro.
Tallo boccheggia.
Che sta facendo? Forse una preghiera agli Dei. Saggio.
Suino invece è sdraiato sul petto.
Doveva essere stato duro da buttare giù, ma alla fine ce l’avevano fatta.
Poco male. Era un violento e non si meritava una fine migliore di quella degli altri stesi a terra. Il fatto che sei dalla parte del giusto non conta granché se ti comporti da stronzo.
Ma quel Tallo… sono sicuro che mi aveva salvato la vita là in mezzo.
Merda, Gellio, alzati e vattene. Non gli devi niente. Meglio ricco che onesto, lo sai!
Cazzo.
Me le merito tutte le sfighe.
Butto la sacca di sotto. Mi appendo alle tegole e mi lascio cadere giù. In un attimo sono al fianco di Tallo.
«Ce la fai?»
Mi guarda.
Il viso smunto sembra già quello di un morto, ma forse non è spacciato.
Lo tiro su. «Appoggiati alla mia spalla, non riesco a portarti.» Il suo braccio mi passa dietro al collo. «Dai, un passo alla volta.»
Appoggia un piede. Poi l’altro.
Bene così.
Tossisce. «G- grazie…»
«Calmo, non ti sforzare. Il tuo padrone ti troverà un buon medico.»
Sì. E magari mi assume come nuovo tirapiedi.
Sorrido. «Sai che penso, Tallo?» La sua testa ciondola appena. «Che alla fortuna non gli ho fatto mai capire neanche dove cazzo fossi.»



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Leonardo Pigneri
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#2 » domenica 22 agosto 2021, 17:10

Ehilà minutiani! Mi butto anche io in questa sfida e miro a tutti i bonus.
Non vedo l'ora di leggere i vostri racconti, ciao!

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MatteoMantoani
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#3 » martedì 24 agosto 2021, 13:52

Prime Impressioni. Ciao Leonardo! Piacere di rileggerti. Un racconto ironico e frizzante il tuo, per di più ambientato nell'antica Roma durante (niente po' po' di meno che) l'incendio di Nerone. L'ho letto senz'altro con piacere, a parte alcuni punti in cui mi sono arenato (più che altro per gusti personali, come ti spiegherò tra poco).

Aderenza al tema e bonus. Certamente il tema ci sta. I bonus te li darei anche tutti, anche se non ho ben trovato il bonus della situazione imbarazzante (ma può essere che sia l'essere colto sul fatto a rubare).

Punti di Miglioramento. Lato stile e trama nulla da dire se non un paio di considerazioni. Anche se ho trovato la lettura semplice, le scene d'azione mi hanno un poco rallentato. Sinceramente, io sono allergico alle scene d'azione nei romanzi, se voglio azione, mi metto un film con Schwarzy alla tv.. sono gusti, per carità. Le tue scene d'azione sono comunque ben rese, anche se mi sono perso un paio di passaggi durante il combattimento e qualche dettaglio sulle camminate per i tetti (ma qui, è colpa più mia che tua).
Lato ambientazione, attenzione che il genere storico è un po' un campo minato, e troverai di certo sempre qualcuno a farti le pulci. Non sono stato a controllare tutti gli elementi storici che hai inserito, e ho dato per scontato che sia tutto frutto di una ricerca, ma ho alzato comunque il sopracciglio in un paio di occasioni:

  • Le aringhe non ci sono nel Mediterraneo, tanto che sono una ghiotteria soprattutto per i nostri cugini dell'Europa del Nord. Ma, comunque, non trovo difficile pensare che al tempo dei romani fossero consumate (o commerciate) e trovo plausibile che il loro prezzo potesse essere esorbitante, data la loro difficile reperibilità. Attenzione, se è così: come fa il pdv (un barbiere) a sapere come si chiamano? E se lo sa, come fa a non sapere che sono costose?
  • L'uso delle pergamene era alquanto raro, si usavano per di più tavolette di argilla, e non so se esistevano risarcimenti in caso di incendio (qui mi fido di te).
  • I pretoriani erano i soldati alla guardia dell'imperatore, potevano comunque essere assoldati da privati come guardie del corpo? (anche qui, mi fido di te).
  • Attenzione: se ambienti una storia nel passato devi stare attento agli anacronismi anche dal punto di vista del linguaggio: i sanpietrini di certo (se comunque esisteva qualcosa del genere) non venivano chiamati così.

Punti di Forza. L'irriverenza comica del pdv fa sorridere in diverse occasioni. La trama anche è molto interessante, hai usato il buon vecchio metodo di mettere un personaggio davanti a difficoltà sempre maggiori, e questo suscita empatia e trascina durante la lettura: molto bene. Anche il finale è buono, anche se un po' scontato. Sinceramente, non so se è coerente la scelta del pdv di aiutare Tallo... ma ci sta, un personaggio sfortunato ma dal cuore onesto è più simpatico di un opportunista meschino.

Conclusioni Direi bene, un racconto divertente che va giù molto volentieri, merito della voce narrante molto ben caratterizzata e dello stile immediato (e immersivo). Attento agli anacronismi e al linguaggio che usi, potresti veramente incontrare qualcuno che ne sa a pacchi di storia che ti smonta il racconto frase per frase.

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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#4 » giovedì 26 agosto 2021, 9:22

Ciao Leonardo,

piacere di ri-leggerti :)
Premessa: io odio i testi ambientati nell'antica Roma. Odio i nomi in us e in x, odio il latino, odio l'ambientazione... quindi ti ringrazio perché sono riuscita a leggere tutto dimenticando la mia idiosincrasia e gustandomi appieno le disavventure di questo povero disgraziato.
Ciò che ho apprezzato tanto è la simpatia del protagonista che più di una volta mi ha strappato un sorriso.
Per semplicità di lettura divido il mio commento in "bonus" e "giudizio".

Bonus
Quello del periodo epocale c'è senza dubbio.
Quello del passato non l'ho trovato: o meglio, ho trovato dei riferimenti (immagino sia il taglio all'orecchio), ma poi non li ho trovati così impattanti. Magari mi sono persa dei pezzi io però, mi aiuti?
Per l'evento imbarazzante ho trovato più di un evento che potrei definire tale (banalmente la fustigazione sul sederotto), ma trovo che il protagonista non le ha vissute come tali... anche in questo caso chiedo il tuo aiuto :)


Giudizio
La trama in sé è piacevole e la lettura scorrevole. Il punto di forza è un PdV che mi ha divertita, oltre a facilitare l'empatia e il legame lettore-protagonista.
In genere sono una fan dei cattivi e quindi il salvataggio di Tallo mi avrebbe delusa, ma in questo caso mi avrebbe lasciato un po' l'amaro in bocca: emerge l'opportunismo del PdV (che chiamerei a tratti istinto di sopravvivenza) ma mai la sua cattiveria, quindi avrebbe stonato.
Ci sono un paio di osservazioni legate più alla coerenza che allo stile (che mi è piaciuto) che mi sento di farti:
- Che io sappia (ma smentiscimi pure) i pretoriani non erano al servizio di mercanti. Qui la curiosità: hai scelto questa figura e non un'altra per un motivo specifico?
- I pesci nell'antica Roma venivano conservati in salamoia (immagino che tu le abbia descritte "salate" per via della conservazione sotto sale);
- Le fustigate fanno male (tanto) e riceverne anche su zone sensibili a pelle nuda m'immaginavo avesse delle conseguenze sul PdV, che invece dopo mi pare non lamenti più nulla;
- La scena d'azione mi ha ricordato un po' come quando nei film sono ottantaduemila contro il protagonista ma decidono per gentile concessione di menare uno alla volta;
- Mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio sull'acqua in cui si getta nella cisterna: io l'ho immaginata bollente per via dell'incendio, ma lui non dice nulla a riguardo.

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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#5 » giovedì 26 agosto 2021, 17:34

Ciao Leonardo,
piacere di leggerti e commentarti, credo sia la prima volta. Oh, una fiction storica sui Romani! Ben giocato lo scenario dell'incendio di Nerone, anche se si poteva tratteggiare meglio con qualche riferimento al quartiere ebraico e insulae, oltre che la solita domus; bene anche la caratterizzazione del protagonista e il suo conflitto (avrai modo di vedere che anch'io ho un debole per i furfanti dal cuore d'oro...).
Qualche discrepanza sulla credibilità storica c'è davvero, come qualcuno ti ha già fatto notare: guardia pretoriana, postumi della fustigazione, al posto delle aringhe si poteva scegliere qualcos'altro ecc... Occhio anche al typo Cielio e altri refusi di battitura, anacronismi e lessico latino che potrebbe non essere alla portata di tutti, lì dipende tanto dal target: visto che c'è tanta azione e il pov fa il brillante, direi più popolare che specialistico, quindi con tutti i rischi di fruizione del caso.
Nel complesso ho l'impressione di un mix di elementi sicuri che "fanno" ma non sono Impero Romano. La narrazione comunque intrattiene e sono consapevole che incrociare dato storico e fiction non sia cosa facile: inutile dire che i romanzi di Valerio Massimo Manfredi sono una miniera d'oro da quel punto di vista.

Stile immersivo in prima presente da legionario ligio ai suoi doveri.

Sui bonus: tema ok, ben integrato sui desideri di svolta del protagonista. Evento epocale preso. Passato tormentato concesso, il background dell'orecchio è esile ma comunque coerente. La scena imbarazzante siamo al limite: l'hai costruita con toni grotteschi ma una fustigazione è una fustigazione, e non sono riuscito a sorridere. Medio le incertezze tra background e imbarazzo salvando il primo ma non il secondo.

Spero di essere stato utile.
Buona Sfida!
Francesco

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Leonardo Pigneri
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#6 » venerdì 27 agosto 2021, 10:43

Ciao Matteo! E grazie come al solito per i commenti ben dettagliati!!
Allora, sono d'accordo su tutto quello che dici, ma ti rispondo dove posso dare qualche delucidazione in più.

Aderenza al tema e bonus. Certamente il tema ci sta. I bonus te li darei anche tutti, anche se non ho ben trovato il bonus della situazione imbarazzante (ma può essere che sia l'essere colto sul fatto a rubare).


Le situazioni imbarazzanti sono sia il modo in cui viene legato il protagonista all'inizio sia la fustigazione pubblica. Il personaggio in sè, per via del suo carattere, non se ne cura troppo, ma le situazioni penso siano imbarazzanti in senso generale.

Sinceramente, io sono allergico alle scene d'azione nei romanzi, se voglio azione, mi metto un film con Schwarzy alla tv.. sono gusti, per carità. Le tue scene d'azione sono comunque ben rese, anche se mi sono perso un paio di passaggi durante il combattimento e qualche dettaglio sulle camminate per i tetti (ma qui, è colpa più mia che tua).


Sai che ti dico invece? Penso proprio sia colpa mia.
Condivido al 100% la refrattarietà per le scene d'azione nei romanzi, anche quando sono fatte bene alla Sanderson, e comunque mi sono impuntato nel riportare la scena cercando di inseguire il mostrato che qui probabilmente si poteva evitare e rendere il tutto più scorrevole con descrizione meno dettagliate ma che facessero capire il senso generale della battaglia.
Quindi ti ringrazio tantissimo, perchè mi hai fatto aprire gli occhi su una cosa su cui non ero affatto sicuro di star facendo bene oppure no.

Lato ambientazione, attenzione che il genere storico è un po' un campo minato, e troverai di certo sempre qualcuno a farti le pulci. Non sono stato a controllare tutti gli elementi storici che hai inserito, e ho dato per scontato che sia tutto frutto di una ricerca, ma ho alzato comunque il sopracciglio in un paio di occasioni:


Sì, nulla da dire, non mi reputo affatto un esperto e sono conscio di essermi esposto a critiche maggiori utilizzando il genere storico, ma volevo comunque provare e per quanto ho potuto ho fatto ricerca.

Le aringhe non ci sono nel Mediterraneo, tanto che sono una ghiotteria soprattutto per i nostri cugini dell'Europa del Nord. Ma, comunque, non trovo difficile pensare che al tempo dei romani fossero consumate (o commerciate) e trovo plausibile che il loro prezzo potesse essere esorbitante, data la loro difficile reperibilità. Attenzione, se è così: come fa il pdv (un barbiere) a sapere come si chiamano? E se lo sa, come fa a non sapere che sono costose?


Le aringhe le ho scelte apposta. Volevo qualcosa di cui si potesse occupare un mercante di status elevato, e nell'antica Roma l'aringa era molto apprezzata per farci una salsa chiamata Garum. Al contempo volevo non fosse una cosa palesemente pregiata per rendere più ironica la punizione del protagonista.
Il protagonista sa che non sono comuni, ma nella mia mente il mercante ha comunque ingigantito il prezzo per convincere più facilmente Gellio, e da qui la sua reazione. Capisco però la pulce nell'orecchio.

L'uso delle pergamene era alquanto raro, si usavano per di più tavolette di argilla, e non so se esistevano risarcimenti in caso di incendio (qui mi fido di te).


Sì qui la cosa si differenzia parecchio tra le varie epoche Romane. Durante Nerone ho letto che circolava sia la pergamena che il papiro egizio, Per i risarcimenti non si sa molto nello specifico, ma alcuni scritti confermano che Nerone aveva sicuramente aiutato pecuniariamente la popolazione e qui diciamo ho un po' lavorato di immaginazione io per creare la trama portante della storia.

I pretoriani erano i soldati alla guardia dell'imperatore, potevano comunque essere assoldati da privati come guardie del corpo? (anche qui, mi fido di te).


Ti riporto da wikipedia:
La Guardia pretoriana, da non confondersi con i più generici "pretoriani", termine con il quale si indicano anche altre piccole unità di scorta alle varie autorità

Il mercante, avendo qualche connessione con il pretore, era riuscito a procurarsene due, cosa che poteva succedere in quel periodo per chi poteva pagare abbastanza.
Comunque la sorpresa del protagonista nel constatare che il mercante avesse dei soldati è dovuta anche a questo.

Attenzione: se ambienti una storia nel passato devi stare attento agli anacronismi anche dal punto di vista del linguaggio: i sanpietrini di certo (se comunque esisteva qualcosa del genere) non venivano chiamati così.


Qui ci sono cascato con tutte le scarpe.
Non ci ho neanche pensato. I sanpietrini ovviamente non c'erano, ma era tutto lastricato. Dho! xD

Detto questo, grazie ancora Matteo, è sempre una fortuna averti come commentatore!
Ultima modifica di Leonardo Pigneri il venerdì 27 agosto 2021, 11:15, modificato 1 volta in totale.

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Leonardo Pigneri
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#7 » venerdì 27 agosto 2021, 11:14

Ciao anche qui Morena, e grazie per i commenti!!

Quello del passato non l'ho trovato: o meglio, ho trovato dei riferimenti (immagino sia il taglio all'orecchio), ma poi non li ho trovati così impattanti. Magari mi sono persa dei pezzi io però, mi aiuti?


L'obiettivo qui era quello di far delineare il background del protagonista spargendolo per tutto il testo. Quindi una specie di piccolo puzzle da ricostruire con i pochi dettagli forniti.
L'essere bandito dal proprio mestiere, Tigellino che non stava mai fermo, il taglietto, l'orecchio, ecc...

In pratica il protagonista aveva lasciato la sua famiglia per venire a Roma al servizio di questa figura importante (tigellino) come barbiere. Un giorno, per colpa sua o di Tigellino stesso, Gellio gli fa un taglietto sulla guancia e il prefetto, adirato, gli fa tagliare un orecchio e gli vieta di esercitare il suo mestiere, pena la morte.
Gellio, quindi, privato di questa vita onesta, si getta nella criminalità per sopravvivere, ma dentro di lui è sempre presente questo sentimento di rimpianto per il suo passato.

Comunque, dal momento che lo sto spiegando, penso di non essere riuscito a pieno nel mio intento. Spero che le intenzioni però siano chiare xD

Per l'evento imbarazzante ho trovato più di un evento che potrei definire tale (banalmente la fustigazione sul sederotto), ma trovo che il protagonista non le ha vissute come tali... anche in questo caso chiedo il tuo aiuto :)


Qui hai interpretato benissimo: situazioni dall'esterno imbarazzanti, ma per lui piuttosto normali. Seppur sia infastidito dal divertimento che provoca la sua sorte nel bambino, per lo più ci ha fatto il callo.

- Che io sappia (ma smentiscimi pure) i pretoriani non erano al servizio di mercanti. Qui la curiosità: hai scelto questa figura e non un'altra per un motivo specifico?


Ti riporto da wikipedia:
La Guardia pretoriana, da non confondersi con i più generici "pretoriani", termine con il quale si indicano anche altre piccole unità di scorta alle varie autorità

Il mercante, avendo qualche connessione con il pretore, era riuscito a procurarsene due, cosa che poteva succedere in quel periodo per chi poteva pagare abbastanza.
Comunque la sorpresa del protagonista nel constatare che il mercante avesse dei soldati è dovuta anche a questo.

- I pesci nell'antica Roma venivano conservati in salamoia (immagino che tu le abbia descritte "salate" per via della conservazione sotto sale);


Bravissima, visto che erano pesci che venivano commerciati da lontano erano in salamoia.

Le fustigate fanno male (tanto) e riceverne anche su zone sensibili a pelle nuda m'immaginavo avesse delle conseguenze sul PdV, che invece dopo mi pare non lamenti più nulla;


Qui, come detto da Tallo e dimostrato dalla veloce ripresa del protagonista, le frustate date dal pretoriano non erano così forti quanto il PDV poteva far credere con le sue reazioni. Il mercante non voleva che il ladro fosse troppo debilitato e lo ha fatto fustigare "piano", per quanto possibile. Comunque sono assolutamente d'accordo che avrei dovuto inserire qualche commento in più del protagonista nelle scene dopo la fustigazione, almeno per evidenziarne il fastidio. Ottimo appunto.

- La scena d'azione mi ha ricordato un po' come quando nei film sono ottantaduemila contro il protagonista ma decidono per gentile concessione di menare uno alla volta;


Anche qui completamente d'accordo, avevo ben chiara in mente la scena ma non la ho esposta bene. Mentre i due pretoriani ingaggiavano nel combattimento, lui arretrava dagli assalitori fino a ritrovarsi con le spalle al fuoco.

Mi sarebbe piaciuto qualche dettaglio sull'acqua in cui si getta nella cisterna: io l'ho immaginata bollente per via dell'incendio, ma lui non dice nulla a riguardo.


Sì, sarebbe stato quantomeno dovuto un dettaglio tattile. L'acqua forse non era bollente ma sicuramente doveva essere calda. Ottimo appunto anche qui.

Grazie ancora per tutto Morena! A breve vado a leggere il tuo!

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Leonardo Pigneri
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#8 » venerdì 27 agosto 2021, 11:34

Ciao Francesco!
Grazie per i commenti, soprattutto sulle discrepanze storiche.

Ben giocato lo scenario dell'incendio di Nerone, anche se si poteva tratteggiare meglio con qualche riferimento al quartiere ebraico e insulae,


Assolutamente d'accordo, ho purtroppo tagliato una scena in cui vedevano la città dal colle Aventino in cui avevo messo diversi dettagli storici in più ma che temevo rallentassero troppo il racconto. E soprattutto mi faceva sforare coi caratteri xD

Qualche discrepanza sulla credibilità storica c'è davvero, come qualcuno ti ha già fatto notare: guardia pretoriana, postumi della fustigazione, al posto delle aringhe si poteva scegliere qualcos'altro


Qui, per eventuali delucidazioni, ti rimando ai miei commenti precedenti visto che sono tutte cose che avevano notato anche gli altri.

Occhio anche al typo Cielio e altri refusi di battitura, anacronismi e lessico latino che potrebbe non essere alla portata di tutti, lì dipende tanto dal target: visto che c'è tanta azione e il pov fa il brillante, direi più popolare che specialistico, quindi con tutti i rischi di fruizione del caso.


Sì qualche refuso mi sfugge sempre. Voglio un correttore bozzeeee! xD
Per i termini latini ho cercato di renderli comprensibili sempre dal contesto.
Non volevo cadere nella pozza della ricostruzione storica, ottima appunto per la storia, ma ahimè meno adatta per la fruibilità dei racconti.

La scena imbarazzante siamo al limite: l'hai costruita con toni grotteschi ma una fustigazione è una fustigazione, e non sono riuscito a sorridere. Medio le incertezze tra background e imbarazzo salvando il primo ma non il secondo.


Capisco assolutamente. In questo caso la fustigazione era piuttosto leggera, esistevano per l'appunto diversi gradi di questa punizione in base ai crimini del condannato. Ma comunque se la si guarda senza un pdv come quello di Gellio la situazione è ben diversa. Nel dubbio comunque, ho costruito anche tutta la prima scena perché potesse essere considerata imbarazzante dall'esterno.

Grazie ancora per i preziosi commenti! Presto andrò a leggere anche il tuo di furfante!

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MatteoMantoani
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#9 » venerdì 27 agosto 2021, 13:32

Leonardo Pigneri ha scritto:
Le aringhe non ci sono nel Mediterraneo, tanto che sono una ghiotteria soprattutto per i nostri cugini dell'Europa del Nord. Ma, comunque, non trovo difficile pensare che al tempo dei romani fossero consumate (o commerciate) e trovo plausibile che il loro prezzo potesse essere esorbitante, data la loro difficile reperibilità. Attenzione, se è così: come fa il pdv (un barbiere) a sapere come si chiamano? E se lo sa, come fa a non sapere che sono costose?


Le aringhe le ho scelte apposta. Volevo qualcosa di cui si potesse occupare un mercante di status elevato, e nell'antica Roma l'aringa era molto apprezzata per farci una salsa chiamata Garum. Al contempo volevo non fosse una cosa palesemente pregiata per rendere più ironica la punizione del protagonista.
Il protagonista sa che non sono comuni, ma nella mia mente il mercante ha comunque ingigantito il prezzo per convincere più facilmente Gellio, e da qui la sua reazione. Capisco però la pulce nell'orecchio.

L'uso delle pergamene era alquanto raro, si usavano per di più tavolette di argilla, e non so se esistevano risarcimenti in caso di incendio (qui mi fido di te).


Sì qui la cosa si differenzia parecchio tra le varie epoche Romane. Durante Nerone ho letto che circolava sia la pergamena che il papiro egizio, Per i risarcimenti non si sa molto nello specifico, ma alcuni scritti confermano che Nerone aveva sicuramente aiutato pecuniariamente la popolazione e qui diciamo ho un po' lavorato di immaginazione io per creare la trama portante della storia.

I pretoriani erano i soldati alla guardia dell'imperatore, potevano comunque essere assoldati da privati come guardie del corpo? (anche qui, mi fido di te).


Ti riporto da wikipedia:
La Guardia pretoriana, da non confondersi con i più generici "pretoriani", termine con il quale si indicano anche altre piccole unità di scorta alle varie autorità

Il mercante, avendo qualche connessione con il pretore, era riuscito a procurarsene due, cosa che poteva succedere in quel periodo per chi poteva pagare abbastanza.
Comunque la sorpresa del protagonista nel constatare che il mercante avesse dei soldati è dovuta anche a questo.

Bene :) sono contento che allora da parte tua ci sia stata una ricerca storica prima di scrivere il racconto, questo influirà positivamente nel piazzamento finale in classifica. Grazie per aver chiarito questi dubbi.

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Milena
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#10 » venerdì 27 agosto 2021, 14:49

[mi scuso con tutti per la brevità dei commenti ma sono, come si dice, un po’ nelle curve…]

Ciao Leonardo, piacere di conoscerti!
E... Visto che sono una fraccamaroni, vado subito a segnalarti un passaggio:

l capo dei briganti fa un cenno ai suoi che ci iniziano a circondare.
Siamo fregati. L’onestà non aveva mai pagato, ma anche la disonestà, adesso, si dimostrava piuttosto ingrata. E io che le avevo dato tutto…

Finora il racconto è stato sempre al presente, qui hai scritto al passato; forse non si tratta di un errore bensì di un’intenzionale scelta stilistica; ma personalmente mi si è un po’ inceppata la lettura e mi verrebbe da consigliarti di modificare al presente ;)

Ok, ora passiamo invece ai complimenti. Il racconto è scorrevole e simpatico. Il protagonista divertente al punto giusto, senza arrivare a fare la figura della macchietta. Ho apprezzato anche i dialoghi, che trovo ben costruiti e non artificiosi.
Una cosa che gradisco molto (ma qui siamo davvero solo nel reame del gusto personale) è che vai a capo spesso. Adoro questo stile e spesso lo adotto io stessa, trovo renda la lettura molto più vivace.
Passiamo all’analisi pro-sfida. Dunque, il tema del cambiamento c’è, direi. Il bonus sull’evento epocale assolutamente sì, per altro inserito in modo molto armonico all'interno della storia; quello sul passato tormentato pure (con tanto di orecchio mozzato alla Van Gogh, quindi…); infine, direi che una bella fustigazione in piazza è decisamente imbarazzante; quindi, tutto ok.
E insomma, per farla breve (più breve di così? Possibile? Lo so sono pessima...) ho letto questo racconto con piacere e mi sono fatta anche un paio di risatine.
Quindi, grazie!

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Leonardo Pigneri
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#11 » sabato 28 agosto 2021, 9:48

Milena ha scritto:[mi scuso con tutti per la brevità dei commenti ma sono, come si dice, un po’ nelle curve…]

Ciao Leonardo, piacere di conoscerti!
E... Visto che sono una fraccamaroni, vado subito a segnalarti un passaggio:

l capo dei briganti fa un cenno ai suoi che ci iniziano a circondare.
Siamo fregati. L’onestà non aveva mai pagato, ma anche la disonestà, adesso, si dimostrava piuttosto ingrata. E io che le avevo dato tutto…

Finora il racconto è stato sempre al presente, qui hai scritto al passato; forse non si tratta di un errore bensì di un’intenzionale scelta stilistica; ma personalmente mi si è un po’ inceppata la lettura e mi verrebbe da consigliarti di modificare al presente ;)

Ok, ora passiamo invece ai complimenti. Il racconto è scorrevole e simpatico. Il protagonista divertente al punto giusto, senza arrivare a fare la figura della macchietta. Ho apprezzato anche i dialoghi, che trovo ben costruiti e non artificiosi.
Una cosa che gradisco molto (ma qui siamo davvero solo nel reame del gusto personale) è che vai a capo spesso. Adoro questo stile e spesso lo adotto io stessa, trovo renda la lettura molto più vivace.
Passiamo all’analisi pro-sfida. Dunque, il tema del cambiamento c’è, direi. Il bonus sull’evento epocale assolutamente sì, per altro inserito in modo molto armonico all'interno della storia; quello sul passato tormentato pure (con tanto di orecchio mozzato alla Van Gogh, quindi…); infine, direi che una bella fustigazione in piazza è decisamente imbarazzante; quindi, tutto ok.
E insomma, per farla breve (più breve di così? Possibile? Lo so sono pessima...) ho letto questo racconto con piacere e mi sono fatta anche un paio di risatine.
Quindi, grazie!


Ma che pessima, Milena! Grazie mille per i complimenti e per l'appunto che mi hai fatto! Quella frase l'avevo pensata come una considerazione al passato, ma ora che me lo hai fatto notare stava benissimo anche al presente e quindi sarebbe stata assolutamente la scelta migliore!
Good catch!

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Michael Dag
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#12 » martedì 31 agosto 2021, 21:17

Ciao leonardo!
Mi sono divertito molto a leggere questa storia. Rapida, intensa e piana di azione come piace a me. Il protagonista è simpatico. Un antieroe irriverente e opportunista alla jack sparrow, ma mai realmente malvagio.

La scelta della prima persona la approvo in pieno, si sposa benissimo col tipo di storia movimentata.
A volte però cadi (come tutti) nell'elenco puntato di azioni-sensazioni che risultano astratte. Soprattutto nell'ultima parte, quando vai a capo a ogni frase, mi sono trovato a leggere di fretta e distrattamente proprio perché non c'era nulla che mi comunicasse davvero qualcosa. Ok le scene frenetiche, ma parer mio, hai un po' esagerato.
Ti faccio i complementi però per l'eccellente gestione dei dialoghi, che spezzano la monotonia della prosa col giusto dinamismo. Messi al posto giusto e con frasi giuste, molto bravo.

L'ambientazione mi piace, come tutto ciò che è storico, e non mi va di soffermarmi sulle inesattezze, ne avete già discusso.
Sul discorso delle aringhe, puoi semplicemente sostituirlo con un generico "pesce". Oppure lasciare aringhe, importate dal nord da un riccone e specificarlo con una frase di diaologo.
«Tu mi devi risarcire quaranta sesterzi.»
Allargo le braccia. «Per delle aringhe?»
«Esattamente. HAI IDEA DI QUANTO COSTA IMPORTARLE DALLA BRITANNIA?»

Sulla trama ho poco da dire. Liscia e lineare, un pelo già vista magari, ma fa il suo dovere. Finale un po' scontato, anche perché il tema della sfida (cambiamento) non si vede mai, quindi doveva per forza arrivare come plottwist finale (cosa che abbiamo fatto tutti quanti nei nostri racconti, trall'altro.)

La cosa del taglio dell'orecchio ci ho messo un po' a capirla. Ho trovato gli indizi sparsi lungo la storia e capivo che c'era qualcosa che mi sfuggiva. Personalmente, mi sono divertito a ricostruirla.
Magari la prossima volta prova a calcare leggermente più la mano con le semine, ma dipende molto da che tipo di lettore hai davanti, di che umore è, quanto tempo ha a disposizione...
Il mio giudizio non vale perche non sono in gara, ma secondo me il bonus ci sta.

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Leonardo Pigneri
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#13 » martedì 31 agosto 2021, 22:28

Grazie Micheal per i suggerimenti!
D'accordissimo sulla sequenze d'azione, ho esagerato in alcuni punti e correggerò sicuramente il tiro d'ora in poi.
Giusto anche l'inserimento di una frase per contestualizzare le aringhe, un dettaglio affatto scontato su cui avrei dovuto focalizzarmi di più.

Son contento che la lettura ti abbia divertito, e grazie per il feedback spontaneo! A breve leggerò anche il tuo!
A presto!

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#14 » venerdì 3 settembre 2021, 13:21

Ciao Leonardo.
Vado giù secco: bel racconto. La storia è piacevole, il protagonista molto ben caratterizzato e il background storico interessante e capace di vivacizzare un’ambientazione romana che troppo spesso puzza di stereotipo (poi magari mi sbaglio e in verità le librerie pullulano di romanzi ambientati durante l’incendio di Nerone). Stilisticamente parlando, si vede che sai il fatto tuo e sai maneggiare bene la scrittura immersiva (a tal proposito, molto saggia la decisione di optare per la prima persona).
Unico difetto è forse il ritmo dato alla lettura. Intendiamoci, il testo scorre che è un piacere, ma forse in alcuni punti avresti dovuto rallentare. Vai infatti troppo spesso a capo, anche quando non necessario, il che infonde al brano una cadenza da continua urgenza, come se stia sempre per succedere qualcosa. Prenditi invece i tuoi tempi, non aver paura di fermare il tuo personaggio e concedergli qualche momento di riflessione in più. Che dici? Così facendo avresti avuto di più spazio a disposizione? Allora ti dico una cosa: la scena della fustigazione, eliminala. Sì, è divertente, ma sostanzialmente inutile. È null’altro che un filler che nulla o quasi aggiunge alla narrazione, tanto che nella seconda metà della storia nemmeno si vedono le conseguenze della fustigazione. Piuttosto liquidala nell’introduzione alla scena successiva, con il protagonista che si massaggia le chiappe doloranti.

Ora alcuni passaggi più specifici:

L’omone, arrivato a metà strada, si ferma e guarda dietro di me. Dei passi.
Il rapporto del pretore.
Rilasso i muscoli. Il mercante si alza e porge una mano verso il soldato smilzo che si avvicina.

Se mi immagino la scena, in base alle informazioni che tu dai al lettore, il protagonista non ha modo di guardare alle sue spalle (o quanto meno non effettua tale azione). Come fa quindi a sapere che è arrivato il rapporto? Qua serviva aggiungere un’azione di movimento, con il nuovo personaggio che supera il protagonista e si pone nel suo campo visivo o, in alternativa, quest’ultimo che volge lo sguardo alle sue spalle.
A tal proposito, anche nella scena d’azione con i briganti a volte si ha la sensazione che il portatore di PDV riesca a vedere azioni portate avanti dai suoi compagni anche quando non potrebbe (non solo perché fuori dal suo campo visivo, ma anche perché, si suppone, la sua attenzione in quel momento è concentrata maggiormente su sé stesso).

«Ma Il lavoro più umile ed onesto che c’è, mio domine! il tonsore!

Segnalo un paio di errori di battitura.

Ouch. Colpito.

Non mi fa impazzire quell’ouch. Fa troppo fumetto. Fosse un racconto ambientato ai giorni nostri, non avrei nulla in contrario, ma, seppur di ambito comico, il tuo rimane pur sempre un racconto ad ambientazione storica.

Sul Cielio

Altra piccola svista dattilografica.

Per concludere, ti rinnovo i miei complimenti. La storia mi è davvero piaciuta. Rallenta giusto un po’ il ritmo a aggiusta i movimenti di “telecamera” nel mostrare al lettore quanto il protagonista è in grado effettivamente di vedere. Fatto questo, il livello salirà di un’ulteriore gradino.
Alla prossima.
lupus in fabula

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Leonardo Pigneri
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Re: Per delle aringhe salate

Messaggio#15 » venerdì 3 settembre 2021, 15:03

Grazie mille John, i tuoi consigli sono tutte cose su cui ho avuto io stesso dei dubbi in momenti diversi delle stesure. Azzeccatissimi quindi.

Allora ti dico una cosa: la scena della fustigazione, eliminala. Sì, è divertente, ma sostanzialmente inutile. È null’altro che un filler che nulla o quasi aggiunge alla narrazione, tanto che nella seconda metà della storia nemmeno si vedono le conseguenze della fustigazione. Piuttosto liquidala nell’introduzione alla scena successiva, con il protagonista che si massaggia le chiappe doloranti.


Kill your darlings. Vero come non mai.
Sappi che stavo per eliminarla più di una volta per sostituirla con una scena un po' più storica. Ogni volta però, andava a finire che mi ritrovavo troppo affezionato alla fustigazione e come era uscita, e la lasciavo, non badando a quanto poco apportasse alla storia effettivamente.

Se mi immagino la scena, in base alle informazioni che tu dai al lettore, il protagonista non ha modo di guardare alle sue spalle (o quanto meno non effettua tale azione). Come fa quindi a sapere che è arrivato il rapporto? Qua serviva aggiungere un’azione di movimento, con il nuovo personaggio che supera il protagonista e si pone nel suo campo visivo o, in alternativa, quest’ultimo che volge lo sguardo alle sue spalle.


Correttissimo. Non mi è uscita bene, dovevo mostrarla più come una supposizione alla:
"Fa che sia il rapporto del pretore!"
O come hai detto tu, riorganizzando l'ordine delle azioni.

Non mi fa impazzire quell’ouch. Fa troppo fumetto. Fosse un racconto ambientato ai giorni nostri, non avrei nulla in contrario, ma, seppur di ambito comico, il tuo rimane pur sempre un racconto ad ambientazione storica.


Sì, ora mi fa schifo quell'ouch xD

Anche sul ritmo sono d'accordo, alcune sequenze dovevo sicuramente alleggerirle di azioni.
Grazie mille per i consigli, mi sono stati estremamente utili e, a questo punto, spero di averti di nuovo come commentatore al più presto!

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