Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Per partecipare alla Sfida basta aver voglia di mettersi in gioco.
Le fasi di gioco sono quattro:
1) Il primo agosto sveleremo il tema deciso da Francesco Nucera. I partecipanti dovranno scrivere un racconto e postarlo sul forum.
2) Gli autori si leggeranno e classificheranno i racconti che gli saranno assegnati.
3) Gli SPONSOR leggeranno e commenteranno i racconti semifinalisti (i migliori X di ogni girone) e sceglieranno i finalisti.
4) Il BOSS assegnerà la vittoria.
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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#1 » domenica 22 agosto 2021, 23:54

Il paradosso dell'infinito
Alessandro Canella


Mya immerse il cucchiaio nel brodo e raccolse un grumo filaccioso di pastina e formaggio. «Ieri ho incontrato Dev al bar del ponte 4.» Stando attenta a non versare una sola goccia sulle lenzuola, avvicinò la posata alla bocca di Eric. Il marito era disteso sul letto, la schiena tenuta sollevata dalla testata idraulica, occhi vacui fissi sul soffitto. Alla destra di lui un’infermiera consultava il suo tablet da polso. «Ha detto che alla fine avevi ragione. Era il convertitore gravitazionale a causare il ronzio nella camera d’equilibrio.» Mya spinse il cucchiaio nella bocca. «Ha anche aggiunto che questo però non lo ripaga di tutte le volte che ti ha salvato il culo su Taarth.»
Mya sorrise e spostò gli occhi sull’infermiera, alla ricerca di una complicità che invece non ottenne. Tornò al marito. Un rivolo di minestra misto a saliva gli colava a lato della bocca. Mya appoggiò il piatto ai piedi del letto e prese il tovagliolo. «Guarda che disastro.» Avvicinò il pezzo di stoffa alle labbra, ma Eric piegò la testa di lato. «E questa novità? Non mi dirai che non apprezzi più la raffinata cucina dell’ospedale?»
Ancora una volta l’infermiera si limitò a picchiettare sullo schermo flessibile avvolto attorno all’avambraccio.
Mya scosse la testa e riavvicinò il tovagliolo alla bocca di Eric, ma uno spasmo alle gambe del marito spinse il piatto oltre il bordo del materasso, riversandone il contenuto sul pavimento.
L’infermiera fece per prendere un rotolo di carta, ma Mya le puntò un dito contro. «Me ne occupo io!»
Impassibile, l’altra uscì dalla camera.
Mya si allungò ad afferrare la carta e s’inginocchiò per asciugare il pavimento, quando la porta si riaprì. Senza nemmeno pensarci, rizzò in piedi brandendo il rotolo. «Cosa cazzo non era chiaro delle mie parole? Ho detto che…»
Sull’uscio, a osservarla, una donna avvolta da una tunica grigia, volto e capelli celati da un velo che lasciava visibili soltanto gli occhi.
Mya lasciò cadere il rotolo. «Chiedo scusa, credevo fosse un’altra persona.»
La sconosciuta alzò una mano. «Nulla di cui scusarsi, capitano Reed.»
Mya provò un brivido nel sentire quel nome. «Temo che anche lei mi stia confondendo con qualcun altro. Non sono io il capitano Reed.» Si girò verso Eric, nel frattempo tornato immobile a fissare il vuoto.
La sconosciuta avanzò di un passo. «Eppure, da quanto risulta sui registri d’attracco, siete voi al comando della Cronenberg.»
Gli occhi di Mya corsero in direzione della donna. «Chi è lei? Cosa vuole?»
La sconosciuta intrecciò le mani sul grembo. «Mi chiamo Ari Asimov e può ritenermi una cliente, se lo vorrà.»
Mya sospirò. «Spiacente, ma la Cronenberg non è una nave da trasporto civile. Se cerca un passaggio, temo dovrà rivolgersi altrove.»
La donna fece un altro passo. «Se avessi voluto usufruire dei servizi altrui, non mi troverei qui, non crede?»
Mya deglutì. Ancora una volta spostò lo sguardo sul marito, per poi andare ad appoggiarsi a uno degli oblò affacciati sul vuoto cosmico circostante la Exodus. Uno sciame d’incrociatori sfrecciò in direzione di uno dei ponti di lancio. «Prenotare per sé un intero trasportatore non costa poco.»
«I crediti non sono un problema.»
Mya si staccò dall’oblò. «Se è così, voglio i dettagli.»
La sconosciuta annuì. «Un solo passeggero, io. Riguardo il carico, questo si limiterà ai miei averi personali e una cassa da due metri di lunghezza per zero sessanta di larghezza e quaranta d’altezza. Peso totale meno di novanta chili.»
«Destinazione o carico prevedono rischi?»
«Nessun pericolo di sorta, per quanto il tratto finale andrà percorso in modalità stealth per non interferire con il flusso temporale del luogo. Riguardo il carico, si tratta di materiale organico in regola con le leggi della Exodus.» La donna avanzò di un passo. «Un’unica richiesta: la partenza dovrà avvenire entro domani.»
Le sopracciglia di Mya si tesero verso l’alto. «Domani? Impossibile. Soltanto per i permessi di decollo occorre una settimana, soprattutto con le navi colonia in distacco in questo periodo.»
La sconosciuta digitò qualcosa sul suo tablet. «Confido che saprà trovare una soluzione più che soddisfacente.»
Il tablet di Mya emise un bip. I suoi occhi assunsero un’espressione ancor più sorpresa quando lessero la cifra appena caricata sul suo conto.

Come a qualunque orario di qualunque giorno, il ponte 4 era attraversato da una frenetica attività, con le banchine per lo più occupate da una folta schiera di navi seminatrici, ognuna diretta a un diverso piano abitabile del multiverso con l’obiettivo di colonizzarlo e garantire nuove fonti d’approvigionamento.
Mya si fece largo tra alcuni Devoti del Sacro Loop avvolti nelle loro tuniche arancioni, e raggiunse l’attracco della Cronenberg. I droni stavano già richiudendo il portellone d’accesso alla stiva dopo aver provveduto a caricare l’esiguo bagaglio.
La donna si mosse in direzione della scaletta d’accesso alla cabina di comando.
«Dunque è lei che devo ringraziare per la revoca dei miei permessi.»
Mya si voltò in direzione della voce, trovandosi di fronte a un ragazzo sulla ventina con addosso la divisa della MultiSpace Express e che la fissava con le mani strette sui fianchi e la gambe divaricate.
«Lei è…?» Il tono di Mya era fermo, per nulla intimorito dall’atteggiamento spavaldo del giovane.
«Capitano Bowel, a comando della Crichton.»
Mya non potè resistere dal ridere. «Capitano, addirittura? È così che la MSE chiama i suoi corrieri espressi, ora?»
«Prenda pure in giro. Resta il fatto che fino a poche ore fa doveva essere la Crichton a salpare, non quel…» Bowel fece una smorfia. «Quel ferro vecchio.»
«Si dà il caso che questo ferro vecchio disponga di permessi regolari, quindi le consiglio di rivolgersi all’Ufficio Doganale se proprio desidera sporgere reclamo, anziché importunare la sottoscritta. In alternativa, può sempre trovare un piano parallelo sfasato di 24 ore rispetto alla sua destinazione originale.»
«Beh, forse è proprio quello che farò, capitano. Non si lamenti però se in futuro dovessi essere io a rubarle il posto.»
Mya sorrise. «Ne dubito.» Quindi diede le spalle al ragazzo e afferrò la scaletta d’accesso alla cabina.
«Non sia così pessimista» gridò Bowel. «Il multiverso è molto più piccolo di quello che possa sembrare.»

Non appena la Cronenberg superò il ponte di lancio della Exodus, Mya piegò la testa verso Ari Asimov, seduta sul sedile a lato. «Pronta per l’inserimento delle coordinate.»
Senza dire una parola, la donna inviò i valori endecadimensionali sul tablet di Mya.
Mya si morse un labbro. Tutte io le becco, le stronze?
Senza attendere oltre, disattivò i pannelli gravitazionali e avviò il Motore a Passaggio di Fase. Mya sentì pizzicare il cuoio capelluto e da sotto la pelle crescere l’ormai familiare sensazione di calore, all’inizio gradevole, poi sempre più fastidiosa, infine dolorosa. Strinse denti e occhi, mentre il Motore scomponeva ogni cellula del suo corpo a livello subatomico.
Un millesimo di battito di ciglia: così veniva descritta la durata di un salto, pari al lasso di tempo che separava la smaterializzazione organica e la sua ricomposizione da parte del Motore a Passaggio di Fase all’interno del suo raggio d’azione.
Tutte stronzate.
Mya riaprì gli occhi e per prima cosa esaminò che ogni parte del corpo si trovasse al posto giusto. I casi di viaggiatori risvegliatisi con arti fusi nel metallo delle proprie navi si contavano a decine e l’idea la terrorizzava, soprattutto dopo quanto accaduto al cervello di Eric.
Con uno sforzo di volontà scacciò il ricordo del marito e controllò il registro di viaggio. Tre secondi: tanto era durato il salto appena effettuato. Tre secondi in cui aveva smesso di esistere. Odiava quel pensiero, ma non poteva fare a meno di conviverci.
Per distrarsi si sporse verso uno schermo olografico riportante una mappa stellare del quadrante. Non appena letti i dati, sentì tuttavia la necessità d’affondare la schiena nella poltrona.
Si voltò verso Ari. «Un universo sosia…» Lo disse a bassa voce, più a sé stessa che all’altra donna, la quale si limitò ad annuire. «Sfasatura temporale rispetto al nostro universo di partenza?»
«Anteriore. Circa quattro secoli. Ecco perché sarà importante occultare il nostro arrivo e limitare i contatti sul suolo.»
«Suolo?»
La donna fece un cenno verso il bordo del vetro della cabina, oltre il quale s’iniziava a scorgere un pianeta dalla conformazione continentale inconfondibile.
Mya lanciò un’occhiata ai sensori di navigazione. Lo spazio aereo risultava sgombro. «Se lo sfasamento è di quattro secoli, significa che parliamo del periodo risalente al disastro della Nexus.»
Ari annuì. «2 dicembre 2378. Una settimana dopo l’esplosione.»
«Pensavo avesse detto che il lavoro non prevedeva rischi.»
«Finché rimaniamo nel raggio d’azione della nave, siamo al sicuro.»
Mya si augurò fosse davvero così. «E la ragione per cui ci troviamo qui?»
«Una trattativa» tagliò corto Ari, con il tono di chi non vuole aggiungere altro.

Il punto previsto per l’atterraggio coincideva con il cortile di una vecchia baita isolata tra i monti.
La capsula atterrò affondando gli arti pneumatici nella neve. Il portellone laterale della capsula si sollevò, permettendo alle due donne di scendere seguite da una barella antigravitazionale su cui era disposto quanto caricato a bordo della Cronenberg.
Raggiunto l’ingresso della casa, Ari bussò. Pochi secondi più tardi si affacciò un uomo, per nulla turbato dalla presenza di visitatori e tantomeno dall’aspetto di Ari, dando anzi l’impressione di conoscerla già.
I due si scambiarono alcune frasi in una lingua che Mya non fu in grado di riconoscere, fino a quando non vennero interrotti da un grido femminile proveniente dal piano superiore. L’uomo sparì all’interno, lasciando la porta aperta.
Ari fece segno di non seguirla. «Tornerò appena finito.»
«Che equivale a…?»
«Che equivale al tempo necessario. I crediti sul vostro conto dovrebbero rendere l’attesa più sopportabile.»

Il sole calò in fretta oltre le montagne, così come la temperatura.
Mya aumentò la temperatura interna della tuta, augurandosi di non dover attendere l’intera notte, altrimenti avrebbe rischiato di prosciugare le batterie. Nell’attesa, si sedette su una panca e caricò alcune vecchie olofoto di lei ed Eric, risalenti a quando i troppi salti non gli avevano ancora danneggiato il cervello. Si fermò su una in particolare. Nell’immagine era abbracciata a suo marito, alle spalle il rottame di un trasportatore classe M4 appena acquistato dando fondo a buona parte dei loro risparmi. Lungo la fiancata un nome a malapena leggibile: Cronenberg.
«È difficile dire addio a chi per anni è stato al nostro fianco.» Ari la osservava dalla tettoia antistante l’ingresso della casa, la schiena poggiata a una delle colonne. La donna si avvicinò. «Lo ama ancora molto, vero?»
Mya disattivò l’olofoto. «Non è il dover dire addio a essere difficile. È la consapevolezza che non servirebbe a nulla.» Fece un sospiro. «Quando Eric ed io ci siamo conosciuti lavoravo come pilota di navette mediche. Lui invece era un soldato, ma non di professione: di quelli idioti, che si arruolano solo dopo essere stati abbandonati dall’amante e che nonostante ciò sono convinti di poter fare la differenza. La differenza invece la fece una granata. Si salvò soltanto perché qualcuno lo spinse via un attimo prima dell’esplosione, limitando i danni.» Mya rise. «I medici dissero che se voleva potevano ridargli l’aspetto originale, ma lui rispose che ci teneva alle sue cicatrici, che se le era sudate.» L’espressione sul volto di Mya tornò triste. «Ho sempre rispettato quella scelta, tanto da non chiedergli mai di mostrarmi una foto di prima dell’incidente. Avevo paura di non riconoscerlo. Ora invece, quando sono di fianco a lui, ho l’impressione che sia lui a non riconoscermi più. E allora penso: che senso ha dirgli addio se in verità non ti rimane altro che un ricordo?» Alzò lo sguardo. «Ha mai amato qualcuno così intensamente da desiderare di poter vivere con lui in eterno e al contempo dimenticarlo per smettere di piangere ogni volta che lo si vede?»
Ari andò a sedersi di fianco a lei. «Ho vissuto con mio marito per quarant’anni. Anni intensi, pieni di amore, di traguardi, ma anche di disperazione. E dolore.» Con gesti lenti delle dita, la donna sciolse i nodi che tenevano legato il velo davanti alla faccia. Il tessuto scivolò via, rivelando il volto di un’anziana solcato da profonde ustioni. «Quindi sì, conosco bene la sensazione.»
Per un po’ rimasero in silenzio. Fu Mya a parlare per prima. «Com’è andata la trattativa?»
Ari sorrise. «Difficile da dire, ma credo bene. Per fortuna disponevo di una buona merce di scambio.»
Mya indicò la cassa sulla barella. «Quella?»
L’anziana annuì.
«E in cambio cos’ha ottenuto?»
Ari si alzò in piedi e porse la mano a Mya. «Glielo mostro.»

La camera era piccola e buia, con il letto a occupare buona parte della superficie. Distesa sopra di esso, una giovane madre teneva in braccio un neonato ancora sporco di sangue e liquido amniotico, intenta a cantargli sottovoce una nenia.
Ari si avvicinò al letto e con dolcezza prese in braccio il bambino, lasciando la ragazza sola con la sua voce e le sue lacrime. A piccoli passi, raggiunse Mya, rimasta sull’uscio della camera. «Ti presento mio marito.»
Gli occhi si Mya si sbarrarono. «È per questo che siamo qui? Intendo dire su questo piano, in questo universo sosia? Per creare un loop?»
«Oh no, l’ho già creato. L’abbiamo creato. Io e lui. Nel tempo e in tutte le dimensioni in cui abbiamo vissuto e in cui continuiamo a vivere.»
«Mi sta dicendo che è riuscita a convincere questa donna che il suo bambino vivrà in eterno al suo fianco? Che lei lo crescerà, per poi cosa? Per fargli conoscere una versione più giovane di sé stessa che poi farà ripartire tutto ciò dall’inizio? E come ci sarebbe riuscita?»
«Offrendo in cambio un figlio da poter seppellire.» Ari strinse i pugni. «Nel Pacifico, a chissà quale profondità, il Motore a Passaggio di Fase della Nexus sta ancora collassando. Entro due mesi metà della popolazione del pianeta verrà scomposta e ricomposta in giro per il multiverso. È così che la Ari originale ha conosciuto mio marito. Ora però ho la possibilità di garantirli una vita migliore. Per riuscirci ho però bisogno di un ultimo favore.» Ari costrinse Mya a prendere in braccio il bambino.
La donna guardò il neonato. «E se non lo facessi? O se intervenisse qualche variabile non considerata nel tuo piano? Cosa vi dà la certezza che questo loop non sia altro che una fantasia?»
Ari sorrise. «Nulla. Ma a volte nella vita occorre un po’ di fede.»

Mya ricontrollò gli appunti lasciati da Ari e bussò alla porta dell’interno 476 chiedendosi cosa sarebbe successo se l’avesse fatto con un secondo di ritardo o uno d’anticipo.
La porta si aprì e davanti a Mya comparve il capitano Bowel, seppur in una versione più avanti negli anni a giudicare dall’attaccatura dei capelli e dalla pancia. La logica imponeva anche una terza possibilità, la più probabile in un universo composto da infiniti piani, ovvero che quello di fronte a lei fosse soltanto un altro Bowel, una versione con cui lei non aveva nulla in comune.
«Capitano Reed, che piacevole coincidenza» disse Bowel, come a voler smentire ogni possibile spiegazione alternativa in merito alla sua identità. Con un cenno del capo indicò il seggiolino. «Quindi è lui il marito di Ari. Lo immaginavo più alto.»
Mya rimase a bocca aperta per alcuni secondi prima di riuscire a riorganizzare i pensieri quel tanto che bastava. «Lei conosce la Asimov?»
«La dolce vecchia Ari? Certo che conosco quella figlia di puttana. È stata lei a introdurmi ai segreti del Sacro Loop. Come sta?»
Mya piegò la bocca in una smorfia. «Bene direi. A parte l’aver deciso di passare gli ultimi anni di vita a fianco della versione morta del marito.»
«Suppongo allora non la rivedrò fino al prossimo loop. O forse un giorno incontrerò una sua versione più giovane, chi può dirlo? Ma prego, entri pure. Mi permetta di offrirle almeno una birra per il disturbo.» L’uomo sollevò il seggiolino e fece segno a Mya di accomodarsi su una logora poltrona in pelle, intanto che lui portava il bambino in un’altra stanza. «Così non rischieremo di svegliarlo» disse una volta tornato. Dal frigo tirò fuori un paio di birre e ne porse una a Mya.
La donna diede un lungo sorso. «Tutto ciò è assurdo. Come faceva Ari a sapere che ci conoscevamo?»
Bowel alzò le spalle. «Semplice coincidenza.»
«Ciò rende la cosa ancora più folle. Insomma, che probabilità c’è che due persone appartenenti a piani con evoluzioni storiche divergenti, non solo s’incrocino due volte, ma che addirittura incontrino copie appartenenti a universi sosia dei rispettivi universi d’origine?»
Bowel finse di contare con le dita. «Direi una su due.»
«Scusi?»
Bowel portò un braccio dietro lo schienale della poltrona. «Ma sì, puro e semplice paradosso matematico. Ci pensi: quante possibilità esistono che avvenga qualcosa di diverso rispetto a quanto da lei descritto?»
«Infinite?»
«Esatto. E quante che invece avvenga esattamente quella particolare sequenza di circostanze? Sempre infinite. Perché in un multiverso, infinite sono le alternative di un evento, ma infinite sono anche le sue copie.»
«Insomma, alla fine tutto sembra reggersi sul lancio di una moneta…»
«La cosa le dà fastidio?»
Mya rimase a pensarci per un po’. «Devo ancora capirlo.»
Un bip dal tablet di Mya interruppe la conversazione. La donna lesse il messaggio e per poco non fece cadere la birra sul pavimento.
«Cattive notizie?»
Mya alzò gli occhi verso Bowel. «Una comunicazione dall’ospedale in cui è ricoverato mio marito. Qualcuno ha firmato per la sua estrazione dalla struttura.»
«Chi?»
Mya sentì la testa girare. «Me stessa.»

«Come sarebbe a dire che sono stata io?» Mya battè il pugno sulla scrivania.
Seduto all’altro lato, il direttore medico della Exodus fece segno a Mya di rimanere calma. «Signora, capisco la sua alterazione, ma le assicuro che l’impronta biometrica di chi ha prelevato suo marito coincide con la sua. Non l’avremmo lasciato uscire dalla struttura, altrimenti.»
«Stronzate! Pretendo di vedere i filmati della sorveglianza.»
«La prego di capire, si tratta di matariale d’inda—»
«Subito!»
L’uomo deglutì, quindi digitò qualcosa al computer. Sullo schermo partì un video che mostrava la camera di Eric. Il direttore fece avanzare il filmato al momento in cui la porta si aprì. Mya vide entrare due infermieri, seguiti da qualcuno che conosceva bene: Ari Asimov.
Mya si lanciò fuori dall’ufficio e mentre correva fece partire una chiamata.
La Ari che aveva conosciuto lei si trovava su un altro piano, ma se era fortunata questa seconda Ari si trovava ancora nel suo universo con i medesimi codici utente. Una possibilità remota. O forse no. Forse era davvero una su due. Doveva esserlo!
Un bip.
«Perché non me l’hai detto?» gridò Mya.
«Non potevo» rispose Ari. «Era l’unico modo per salvare Eric. E anche l’unico che hai tu.»
Mya si fermò. Il cuore sembrava volerle esplodere. «Come?»
«Ponte 2, banchina 7.»

Nel vedere la massa di reclute in attesa d’imbarcarsi sull’incrociatore pesante Clark, Mya fu colta dallo sconforto. Come poteva trovare Eric tra tutta quella gente?
Iniziò a gridare. «Eric! Eric, dove sei?»
L’unico risultato fu un gran numero di occhi divertiti e una guardia che si muoveva nella sua direzione.
Si allontanò di qualche passo, quando qualcuno l’afferrò per un polso.
«Quindi è questo che fate, ora? Andare in giro a gridare come una pazza?»
Nel vedere la terza versione del capitano Bowel nel giro di 48 ore, Mya prima scoppiò a ridere, poi lo abbracciò.
«Ok, siete davvero impazzita…»
Mya si staccò. «Forse. O forse no. Com’era? Una possibilità su due?»
Bowel si grattò dietro il collo. «Beh, non funziona proprio così…»
«Allora perché non mi spiega meglio questo paradosso?»
«Adesso? Sa, avrei una nave da prendere. E poi non è per nulla semplice. Ci vuole tempo…»
Mya gli prese le mani tra le sue. «Non c’è fretta. Abbiamo tutto il tempo dell’universo.»
Bowel sorrise. «In tal caso è bene darci del tu. E chiamarci per nome.»
«E il tuo sarebbe?»
«Eric.»


lupus in fabula

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#2 » domenica 22 agosto 2021, 23:56

Ambisco a tutti i bonus.

PS: Sì, l'intro è simile a quella del racconto della 800 caratteri edition. In verità è quest'ultimo che nella frase introduttiva prende spunto dal qui presente racconto, che nel frattempo avevo già iniziato a scrivere.
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MatteoMantoani
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#3 » martedì 24 agosto 2021, 17:20

Prime impressioni. Ciao Alessandro! Però, che racconto particolare.. forse eccessivamente ingarbugliato per i miei gusti, comunque l'idea di fondo è molto buona.

Aderenza al tema. Nel racconto ci sono diversi personaggi che subiscono un cambiamento abbastanza importante, quindi il tema c'è. Anche i bonus te li darei tutti, non ho dubbi su nessuno dei tre.

Punti di Miglioramento. La verità è che, sebbene apprezzi moltissimo l'ambientazione di fondo, in cui l'umanità riesce a capire come viaggiare nel multiverso usando qualche cavillo della teoria delle stringhe (direi che le undici dimensioni fanno riferimento a questo), purtroppo non ho colto tutti gli elementi per comprenderla. Innanzitutto, penso che tu abbia voluto declinare il concetto di loop temporale nella realtà che descrivi, usando il trucco che se ogni universo ha un clone fuori fase rispetto solo alla dimensione temporale, una persona che perde un amato può semplicemente andarlo a recuperare in qualunque copia dell'universo in cui questo esista ancora.. ok, fin qui tutto bene, e questa idea è molto buona. Tutto il resto però mi sfugge, cioè, sto cercando di recuperare gli elementi di questo loop per ricostruirlo. Ti faccio una scaletta per capire se ho capito:

  • Ari Asimov (chiamiamola Reed 0) incontra il marito (Eric Bowler, chiamiamolo Eric 0) per caso (assumo che qui sia abbastanza cresciutello), quando un incidente con la Exodus lo trasporta nel multiverso dove lei vive
  • Reed 0 e Eric 0 vivono una bella lunga vita, e decidono di escogitare un modo per far vivere il loro amore all'infinito
  • Reed 0 incontra la Ari Asimov del racconto (chiamiamola Reed 1) e le dà dei compiti per creare il loop
  • Reed 2 (la Reed del racconto) ha sposato un Eric 5, che giace sfigurato a causa di un incidente
  • Reed 1 (vecchia e sfigurata) si reca da Reed 2 e per trasportare il cadavere del marito (Eric 6) in un universo in cui il marito sta per nascere (Eric 1)
  • La Reed 2 incontra casualmente Eric 4
  • Reed 2 porta Reed 1 a prendere Eric 1
  • Reed 1 prende Eric 1 e lo consegna a Eric 3
  • Reed 5 ruba Eric 5, per consegnarlo ai suoceri da morto in cambio di un Eric in fasce, da consegnare a un Eric intermedio per farlo crescere (ecco il loop)
  • Reed 2 incontra un Eric6, cui Reed 1 ha consegnato l'Eric 1
  • Reed 2 capisce tutto (beata lei) e corre da Eric 4 per vivere una vita insieme a lui (lui ventenne e lei... più vecchia di sicuro di N anni)

Forse mi sto facendo io troppe pare perché, trattandosi di multiversi, ogni personaggio può incontrare n copie di se stesso e far quel che vuole. Quindi la trama si sviluppa attorno a una Reed che incontra una copia di se stessa che instaura un loop per far vivere in eterno (con meccanismi un po' incasinati) la sua storia d'amore col marito.
Cazzarola, scusa ma.. Che casino XD
Ci sono un paio di cose che proprio non ho capito: chi sono i Devoti del Sacro Loop? E il paradosso del 50%, me lo spieghi meglio? Perché questa frase qui è un po' una supercazzola:
«Esatto. E quante che invece avvenga esattamente quella particolare sequenza di circostanze? Sempre infinite. Perché in un multiverso, infinite sono le alternative di un evento, ma infinite sono anche le sue copie.»
Insomma: in matematica non si possono confrontare gli infiniti in senso numerale, perché infinito non è un numero (potremmo qui partire con le seghe mentali dei numeri transfiniti, ma fermiamoci qui). Quindi se mi dici che infinito è due volte infinito, ti rispondo che infinito è anche venti volte infinito, e infinite volte infinito, e così via..

Punti di Forza Il tema della fantascienza che proponi è un tropo che sta tornando molto di moda. Mi viene in mente la (bellissima) serie tv tedesca Dark (anche lì, tutto mega incasinato, ovviamente) oppure anche Rick e Morty.
Il casino è sia il punto debole che il punto forte del tuo racconto, insomma, forse mancano tutti gli elementi per comprendere questo ingarbugliatissimo intreccio, ma io sono incline ai racconti che mi costringono a fare seghe mentali di questo tipo, quindi bene. Anche i riferimenti ad autori che amo (Asimov, Clark(e), Crichton, Cronenberg) sono strizzatine d'occhio che mi fa piacere vedere. Mi aspettavo magari che la cassa contenesse un essere mostruoso alla Cronenberg, e non un cadavere. Insomma, il racconto ha delle premesse interessanti, anche l'idea di portare verso l'infinito (e oltre) una storia d'amore è sempre un buono spunto per una storia.

Conclusioni Rendi per piacere più comprensibile l'intreccio, altrimenti il lettore non potrà godersi questa storia al massimo delle sue possibilità. Per il resto, bravo, vorrei tanto capirci qualcosa in più, se hai la voglia di spiegarmelo.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#4 » giovedì 26 agosto 2021, 2:16

Ciao Matteo.
Innanzitutto, grazie del prezioso e approfondito commento. Nello scrivere questo racconto (anzi, già nel preparare la scaletta iniziale) sapevo benissimo che sarei incorso in due problemi: il primo riuscire a inserire tutte le idee che avevo in mente in maniera coerente e dedicando a ognuna il giusto peso e spazio (spoiler: non ci sono riuscito); il secondo riuscire a far comprendere il maggior numero d’informazioni al lettore, anche qualora questi non abbia la benché minima conoscenza sulla teoria delle stringhe e/o sul concetto di multiverso. Questo per dire che mi aspettavo di dover spiegare alcuni punti oscuri del racconto, anche perché, rispetto alla storia che avevo in mente, ho dovuto tagliare o fondere più di una scena, effettuando parecchie scelte su cosa sacrificare a livello informativo e cosa invece salvare.

Detto questo, nelle righe che seguono risolverò il mistero dietro la sequenza di eventi descritti, ma lo farò sotto forma di spoiler, in quanto ritengo comunque che il fascino di questo genere di storie nasca anche dalla sfida offerta al lettore nel riuscire a mettere tutti i pezzi del puzzle al loro posto. Chiedo quindi a tutti di leggere il tutto solo DOPO essersi fatti una propria idea su come si sono svolti gli eventi.

(e sì, Matteo, gli strepitosi "Dark" e "Rick&Morty" sono stati, per certi versi, una grande fonte d’ispirazione)

Che cos’è il paradosso dell’infinito?
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Qual è la corretta sequenza degli eventi?
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Cosa sono il Sacro Loop e i suoi devoti?
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Credo (creeeeeedo!) sia tutto. Come già scritto, le idee originali erano decisamente più ampie e ti dirò di più: per quanto scrivere questo racconto mi abbia divertito da matti, al netto di tutte le difficoltà relative all’operazione di taglia e cuci, portarlo a termine è stata l’esperienza più stressante dai tempi del mio rientro su MC. Sto quindi valutando seriamente di trasformarlo in un romanzo completo, così da dare il giusto peso a ogni scena e reintrodurre tutte quelle tagliate (e i personaggi tagliati).
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#5 » giovedì 26 agosto 2021, 8:11

Eeeeeehhhhhhhh. Allora vuoi la guerra! XD

Complichiamoci la vita. Level 0
C'è una scatola con tre palline numerate con 1,2,3. Ci sono io davanti che pesco una pallina a caso. Qual è la probabilità che peschi la pallina 1?  

Complichiamoci la vita. Level 1
Ammettiamo che esista un solo universo. La probabilità è una su tre. Tu dici: la probabilità è una su due, perché ci sono due eventi, che io la peschi e che non la peschi. Certo, è un argomento divertente :) e non serve scomodare i multiversi, come vedi, per tirare in ballo un argomento simile. Ma nella comune definizione di probabilità bisogna calcolare casi favorevoli su casi possibili, e i casi possibili sono tre!

Complichiamoci la vita. Level 2
Ammettiamo che esistano 3 universi, ognuno che si distingue solo dalla pallina che pesco. Questo è l'argomento alla base dell'interpretazione della meccanica quantistica dei molti mondi, o dei multiversi. In questo multiverso formato da tre universi, la probabilità che io peschi la pallina giusta è uno, perché si sommano gli eventi dei tre universi. Tuttavia, la probabilità che la copia di me stesso X peschi la pallina giusta, è sempre uno su tre.

Complichiamoci la vita. Level 3
Tutti gli eventi del cosmo possono generare una serie di universi paralleli, pertanto ha senso dire che, per ciascuno dei tre universi, esistono infiniti universi paralleli che differiscono solo dall'istante t in cui io pesco la pallina (il tuo sfasamento temporale). Ma non puoi usare questo argomento per dire che la probabilità diventa una su due, ogni evento che ci interessa (io che pesco una determinata pallina) appartiene a tre copie dell'universo per cui esiste lo stesso numero (per tutti e tre) di universi paralleli sfasati temporalmente. Quindi la probabilità rimane una su tre.

Complichiamoci la vita. Level INF
Esiste un universo parallelo in cui esplode una stella su Andromeda, e infiniti universi in cui ciò non accade. Questi eventi che non influenzano il nostro esperimento, generano lo stesso numero di universi paralleli per ciascuno dei miei esperimenti di estrazione, per cui la probabilità rimane una su tre.

Quindi, dati questi ragionamenti, direi che la probabilità di essere una copia in un universo in cui si verifica un determinato evento, è uguale alla probabilità stessa che l'evento abbia luogo in ciascun universo.
Per curiosità: la teoria dei numeri transfiniti (ecco che finalmente viene fuori) parte dall'assunto che esistono più cardinalità di infinito. Per esempio, il numero dei numeri naturali è inferiore al numero dei numeri reali (anche se sono entrambi infiniti). Se volessimo contare i multiversi, penso che dovremmo usare questi numeri. 

Riguardo al tuo racconto: certamente hai le basi per andare a sviluppare un romanzo, c'è abbastanza roba per scrivere una vicenda ben più lunga del racconto di 20000 caratteri che hai scritto. Onestamente, non sarei riuscito a cogliere tutti gli elementi per ricostruire la scaletta che mi hai dato, leggendo solo il racconto. Per questo la tua storia soffre così compressa in così poco spazio. Ma è una bella storia, sia chiaro. Appunto, mi ricorda molto Dark, con la sua storia d'amore espansa in multiversi (e anche il protagonista che rimane sfigurato in modo che la sua versione più giovane non possa riconoscerlo.. sicuro di non aver visto Dark? XD ).
Come dicevo, c'è abbastanza interesse in questo periodo per storie di questo tipo, fossi in te batterei questo ferro caldo per un eventuale romanzo (cerca solo di non ricalcare troppo cose già viste, tipo le cose "alla Dark").
Se vuoi, riformula la questione del paradosso come "paradosso delle probabilità", per dare un'interpretazione del concetto di probabilità in maniera scherzosa. Tra parentesi, l'argomento del 50% esiste sul serio, e si chiama Logica di Colvard, l'avevo trovata in un trafiletto sulle leggi di Murphy, quindi potresti chiamarla: Logica di Colvard dei Multiversi

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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#6 » giovedì 26 agosto 2021, 23:41

Ciao Alessandro,
piacere di leggerti come sempre. Un racconto cervellotico che ho sbocconcellato con piacere, anche se a un certo punto mi sono un po' perso. Ho proseguito a oltranza finché almeno il concetto di Sacro Loop e l'infinito reiterarsi dei personaggi mi si sono chiariti: un effetto carino anche se prevedibile.
Lascio a te e Matteo il compito di sbrogliare la matassa dei livelli, io mi limito a segnalarti che la sensazione di qualche piccolo cortocircuito qua e là l'ho percepita, ma tu hai fatto benissimo a sperimentare questa struttura in un racconto. Deve essere stato molto formativo, e questo credo sia il tesoro più grande.
Forse anche a causa della grande sfida di costruzione ho trovato i personaggi un po' piatti, nomi compresi con cui ho rischiato di confondermi (che poi tanto erano sempre loro, lol xD). So che hai provato comunque a caratterizzarli, forse è proprio lo sforzo euristico a distogliere l'attenzione dai loro drammi... valuta tu se la tua priorità è il macrotema del loop o l'empatia con i personaggi. Non so se come osservazione può servirti, io nel dubbio te lo faccio presente.
Stile attento di chi conosce i ferri del mestiere. Ormai su MC è vietato improvvisare... ;)

Bonus tutti presenti e calati senza problemi nel setting di fantascienza.

Fare le classifiche è diventato difficile...

Buona Sfida!
Francesco

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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#7 » venerdì 27 agosto 2021, 11:51

Aaaah, adoro il profumo di caffè e discussioni sui paradossi tempo-dimensionali di prima mattina. Soprattutto quello di caffè, a dire il vero, ma anche il secondo non è male. :D

MatteoMantoani ha scritto: Complichiamoci la vita. Level 0
C'è una scatola con tre palline numerate con 1,2,3. Ci sono io davanti che pesco una pallina a caso. Qual è la probabilità che peschi la pallina 1?

Complichiamoci la vita. Level 1
Ammettiamo che esista un solo universo. La probabilità è una su tre. Tu dici: la probabilità è una su due, perché ci sono due eventi, che io la peschi e che non la peschi. Certo, è un argomento divertente :) e non serve scomodare i multiversi, come vedi, per tirare in ballo un argomento simile. Ma nella comune definizione di probabilità bisogna calcolare casi favorevoli su casi possibili, e i casi possibili sono tre!

Complichiamoci la vita. Level 2
Ammettiamo che esistano 3 universi, ognuno che si distingue solo dalla pallina che pesco. Questo è l'argomento alla base dell'interpretazione della meccanica quantistica dei molti mondi, o dei multiversi. In questo multiverso formato da tre universi, la probabilità che io peschi la pallina giusta è uno, perché si sommano gli eventi dei tre universi. Tuttavia, la probabilità che la copia di me stesso X peschi la pallina giusta, è sempre uno su tre.

Complichiamoci la vita. Level 3
Tutti gli eventi del cosmo possono generare una serie di universi paralleli, pertanto ha senso dire che, per ciascuno dei tre universi, esistono infiniti universi paralleli che differiscono solo dall'istante t in cui io pesco la pallina (il tuo sfasamento temporale). Ma non puoi usare questo argomento per dire che la probabilità diventa una su due, ogni evento che ci interessa (io che pesco una determinata pallina) appartiene a tre copie dell'universo per cui esiste lo stesso numero (per tutti e tre) di universi paralleli sfasati temporalmente. Quindi la probabilità rimane una su tre.

Complichiamoci la vita. Level INF
Esiste un universo parallelo in cui esplode una stella su Andromeda, e infiniti universi in cui ciò non accade. Questi eventi che non influenzano il nostro esperimento, generano lo stesso numero di universi paralleli per ciascuno dei miei esperimenti di estrazione, per cui la probabilità rimane una su tre.

Quindi, dati questi ragionamenti, direi che la probabilità di essere una copia in un universo in cui si verifica un determinato evento, è uguale alla probabilità stessa che l'evento abbia luogo in ciascun universo.


Direi tutto giusto fino al livello 2. Dal 3 in poi l'errore temo nasca da una errata interpretazione di sfasamento temporale. Provo a spiegarlo meglio. Parto dalle basi di come ho immaginato le varie tipologie di piani/universi paralleli (che poi non si discosta molto dal metodo standard):

UNIVERSO PARALLELO DI TIPO 1: Universo completamente diverso dal nostro (l'umanità potrebbe non esistere, potrebbero esserci leggi fisiche completamente diverse ecc.).

UNIVERSO PARALLELO DI TIPO 2: Universo identico al nostro (nel racconto lo chiamo universo “sosia”, ma sfasato temporalmente, il che porta a 3 sottocategorie.
2A: Realtà parallela indietro nel tempo (come la Terra in cui viaggiano Ali e Mya). Se ci si viaggia, si andrà a modificarne il corso della sua storia trasformandolo in un universo di tipo 1 (a meno di creare un loop tra più universi, ma su questo ci torno dopo).
2B: Realtà parallela futura. Se ci si viaggia, significa che anche in quella realtà (universo bis) qualcuno (nel passato) ha viaggiato in un terzo universo (tris) parallelo compiendo le medesime azioni. In altre parole, i due universi sono perfettamente sincronizzati, almeno fino al momento in cui qualcuno nel mondo bis non dovesse decidere di andare indietro nel tempo nell'universo 1, portando a quanto descritto nel punto 2A.
2C: Realtà parallela perfettamente sincronizzata. In altri termini un universo “specchio”, utilizzato per viaggiare nello spazio. Nel mio multiverso non è infatti possibile viaggiare più veloci della luce, quindi si sfruttano i 2C per spostarsi. Immaginiamo gli universi paralleli come i piani di una torre. Solo ai fini dell’esempio, facciamo finta che esistano solo universi specchio e che questi siano geometricamente piatti e di forma circolare (questo solo per non complicarci la vita a livello “visivo”). Facciamo che io voglio viaggiare su Alpha Centauri. A questo punto mi basterà trovare un universo specchio (universo B) dove il mio punto di partenza (chiamiamolo punto 1A) coincide al punto 2B (Alpha Centauri). Ne consegue che nell’universo B la nostra copia avrà effettuato il medesimo salto, muovendosi dal suo punto 1B al nostro 2A (l’Alpha Centauri del nostro universo A).

Questa la base. Perché è importante stabilire che esistono universi specchio? Perché le divergenze tra universi non nascono “casualmente” per una mera questione di causa-effetto. Se due universi condividono la medesima materia, le medesime leggi fisiche e il medesimo big bang, le loro evoluzioni storiche saranno identiche. Non ci sarà un universo in cui la nostra Jennifer Lawrence si innamora di noi e uno in cui si fa gli affari suoi, a meno che non ci siano divergenze anteriori. Per fare un raffronto con Dark, non avviene nessuna scissione degli universi simil finale della seconda stagione.

Tutta questa pappardella per dire che l’errore nel tuo ragionamento (che poi, tecnicamente errore non è; ricordiamoci che nel mio multiverso sto “trollando” il calcolo probabilistico attraverso un paradosso) è tutto in questo passaggio:

MatteoMantoani ha scritto:Tutti gli eventi del cosmo possono generare una serie di universi paralleli, pertanto ha senso dire che, per ciascuno dei tre universi, esistono infiniti universi paralleli che differiscono solo dall'istante t in cui io pesco la pallina (il tuo sfasamento temporale).


MatteoMantoani ha scritto:(e anche il protagonista che rimane sfigurato in modo che la sua versione più giovane non possa riconoscerlo.. sicuro di non aver visto Dark? XD )


Il doppio sfiguramento (sia di Mya che di Eric) voleva essere allo stesso tempo una citazione sia un modo “sbrigativo” per risolvere il problema del “ma come fanno a non riconoscersi?”. Nella versione originale tiravo in ballo un altro stratagemma, ma in 20k caratteri non avrei avuto spazio per altro carne da mettere sul fuoco del world building.

MatteoMantoani ha scritto:Se vuoi, riformula la questione del paradosso come "paradosso delle probabilità", per dare un'interpretazione del concetto di probabilità in maniera scherzosa. Tra parentesi, l'argomento del 50% esiste sul serio, e si chiama Logica di Colvard, l'avevo trovata in un trafiletto sulle leggi di Murphy, quindi potresti chiamarla: Logica di Colvard dei Multiversi


Cavolo, mi hai riaperto un cassetto della memoria! Mi piace tantissimo come idea. Quando con la versione lunga diventerò uno scrittore milionario (che si sa: l’hard science fiction vende un sacco) ti elargirò parte dei diritti d’autore. :D
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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#8 » venerdì 27 agosto 2021, 12:07

Proelium ha scritto:Ciao Alessandro,
piacere di leggerti come sempre. Un racconto cervellotico che ho sbocconcellato con piacere, anche se a un certo punto mi sono un po' perso. Ho proseguito a oltranza finché almeno il concetto di Sacro Loop e l'infinito reiterarsi dei personaggi mi si sono chiariti: un effetto carino anche se prevedibile.
Lascio a te e Matteo il compito di sbrogliare la matassa dei livelli, io mi limito a segnalarti che la sensazione di qualche piccolo cortocircuito qua e là l'ho percepita, ma tu hai fatto benissimo a sperimentare questa struttura in un racconto. Deve essere stato molto formativo, e questo credo sia il tesoro più grande.
Forse anche a causa della grande sfida di costruzione ho trovato i personaggi un po' piatti, nomi compresi con cui ho rischiato di confondermi (che poi tanto erano sempre loro, lol xD). So che hai provato comunque a caratterizzarli, forse è proprio lo sforzo euristico a distogliere l'attenzione dai loro drammi... valuta tu se la tua priorità è il macrotema del loop o l'empatia con i personaggi. Non so se come osservazione può servirti, io nel dubbio te lo faccio presente.
Stile attento di chi conosce i ferri del mestiere. Ormai su MC è vietato improvvisare... ;)


Ciao Francesco.
Sul discorso della costruzione dei personaggi non posso che darti ragione. Nonostante le 3 settimane per la consegna, l'effettiva scrittura è durata credo 3 o 4 giorni, mentre il tempo restante è stato impiegato a far incastrare tutti pezzi del puzzle cercando di evitare le incongruenze. Così facendo i personaggi ne hanno risentito. Però sì: per quanto i miei racconti lunghi prevedano sempre intrecci con finale a sorpresa, progettare questo brano facendo in modo d'incastrarlo in appena 20k caratteri è stata una gran bella sfida nella sfida. :D
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#9 » venerdì 27 agosto 2021, 13:28

John Doe ha scritto:2C: Realtà parallela perfettamente sincronizzata. In altri termini un universo “specchio”, utilizzato per viaggiare nello spazio. Nel mio multiverso non è infatti possibile viaggiare più veloci della luce, quindi si sfruttano i 2C per spostarsi. Immaginiamo gli universi paralleli come i piani di una torre. Solo ai fini dell’esempio, facciamo finta che esistano solo universi specchio e che questi siano geometricamente piatti e di forma circolare (questo solo per non complicarci la vita a livello “visivo”). Facciamo che io voglio viaggiare su Alpha Centauri. A questo punto mi basterà trovare un universo specchio (universo B) dove il mio punto di partenza (chiamiamolo punto 1A) coincide al punto 2B (Alpha Centauri). Ne consegue che nell’universo B la nostra copia avrà effettuato il medesimo salto, muovendosi dal suo punto 1B al nostro 2A (l’Alpha Centauri del nostro universo A).

quindi, questi universi specchio, sono sfasati nello spazio, quanto quelli precedenti sono sfasati nel tempo. Giusto? Mettiamo che io quindi voglia andare su Alpha Centauri, mi basta shiftare fino all'universo specchio in cui la mia posizione x coincide con Alpha Centauri. In quell'universo la mia copia ha a sua volta viaggiato verso un universo parallelo successivo, in cui la sua posizione (chiamiamola x1) coincide con Alpha Centauri. A mia volta, nell'universo di partenza, si materializza su Alpha Centauri una copia proveniente da un altro universo ancora, sempre partito dalla stessa posizione (chiamiamola x1').
Ok, un casino, ma come concetto può funzionare :) (qua fa molto richiamo a un episodio di Rick e Morty, stagione 2, episodio 1

Cavolo, mi hai riaperto un cassetto della memoria! Mi piace tantissimo come idea. Quando con la versione lunga diventerò uno scrittore milionario (che si sa: l’hard science fiction vende un sacco) ti elargirò parte dei diritti d’autore. :D

Ottimo! Ti mando l'IBAN XD

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Milena
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#10 » venerdì 27 agosto 2021, 14:19

[mi scuso con tutti per la brevità dei commenti ma sono, come si dice, un po’ nelle curve…]

Ciao Alessandro, ben trovato!
Racconto davvero interessante! Premessa: ho faticato a capirci qualcosa! Ma non perché fosse scritto male, anzi. Il problema è che la materia è per me alquanto ostica. Questa cosa dei loop temporali, delle versioni passate e future di se stessi e compagnia bella mi confonde sempre.
Ma anche se gran parte dei dettagli della storia sono andati dispersi nel limbo della mia ignoranza, ho comunque potuto godere appieno della rivelazione finale (almeno, per me è stata una rivelazione, magari altri più eruditi di me ci sono arrivati prima). Questo vuol dire che, nonostante l’argomento complesso, sei riuscito a rendere la storia fruibile, quanto meno in parte, anche a chi non faccia Sheldon Cooper di secondo nome ;)
Il tuo racconto mi ha ricordato molto Predestination; non so se per te è un complimento, in ogni caso io lo intendo come tale dato che il film mi era piaciuto molto.
Veniamo ai dettagli della sfida.
Il tema è preso, direi, visto che di cambiamenti qui ce ne sono parecchi.
Il passato tormentato è decisamente presente, così anche l’evento epocale, anche se inventato e ambientato nel futuro. Non sono sicura invece di aver colto la situazione imbarazzante, e quindi ora sono in imbarazzo io!
Per concludere, un buon lavoro, complicato e difficile da decifrare per bene, ma decisamente buono!
Alla prossima :)

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Leonardo Pigneri
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#11 » mercoledì 1 settembre 2021, 11:07

Prime impressioni: Ciao Alessandro! Il racconto è molto ambizioso e scritto bene. Soffre di alcuni problemi di comprensione verso la fine, ma penso te lo aspettassi considerata la complessità.

Tema: Ho scorto più che altro il ribellarsi al cambiamento, il volersi opporre ad esso creando questo infinito loop che permetta ai due personaggi di stare insieme. Forse invece non ci ho capito niente io eh xD

Bonus: Ok i bonus su passato e evento epocale. Quello imbarazzante deve essermi sfuggito, forse quando scambia Asimov per l'infermiera?

Positivo: Stile ottimo davvero. Ho trovato davvero pochi errori se non un paio di refusi da nulla. Si vede che sei esperto nella scrittura immersiva. Tutta la prima parte, fino a che non entrano nella camera col bambino (dove la mia comprensione è iniziata a venir meno), l'ho letta davvero con piacere. E apprezzo anche le intenzioni, andando più sul semplice non ti saresti sicuramente esposto ad alcune critiche ma hai voluto osare e non c'è nulla di male in questo.

Negativo: Grossi errori a livello di stile non ce ne sono, ti faccio comunque le mie considerazioni su alcune cosette che ho notato:
Per distrarsi si sporse verso uno schermo olografico riportante una mappa stellare del quadrante.

Attento che dettagli come questo sono familiare alla protagonista. Falla più immediata:
Si sporse sulla mappa olografica del quadrante.
o qualcosa del genere. Come l'hai scritta tu suona troppo artificiosa per una cosa che conosce bene.
Come a qualunque orario di qualunque giorno, il ponte 4 era attraversato da una frenetica attività, con le banchine per lo più occupate da una folta schiera di navi seminatrici, ognuna diretta a un diverso piano abitabile del multiverso con l’obiettivo di colonizzarlo e garantire nuove fonti d’approvigionamento.
---
Il punto previsto per l’atterraggio coincideva con il cortile di una vecchia baita isolata tra i monti.
---
Il sole calò in fretta oltre le montagne, così come la temperatura.

Attento a tutti questi establishing shot in narratore onnisciente. Uno ogni tanto non fa nulla, ma non bisogna esagerare nei racconti brevi.
Un bip dal tablet di Mya interruppe la conversazione. La donna lesse il messaggio e per poco non fece cadere la birra sul pavimento.
«Cattive notizie?»
Mya alzò gli occhi verso Bowel. «Una comunicazione dall’ospedale in cui è ricoverato mio marito. Qualcuno ha firmato per la sua estrazione dalla struttura.»
«Chi?»
Mya sentì la testa girare. «Me stessa.»

Piccola infrazione del PDV per creare l'effetto sorpresa. Non son sicuro ne sia valsa la pena.

Riguardo la storia invece non ho capito la scena in cui incontra Bowel nella 476, né quale fosse l'ultima richiesta di Asimov.
Nell'avvicinarmi al finale poi ho rinunciato a comprendere alcuni dettagli tecnici e mi sono concentrato a capire cosa stesse succedendo ma devo ammettere che il risultato è stato così e così.
Ho visto arrivare da subito la rivelazione su chi fosse Asimov, probabilmente colpa dei molti film, serie ecc.. di questo genere che ho visto. La rivelazione su Bowel è arrivata un po' più in là, ma sempre presto. Non lo vedo comunque come qualcosa di negativo, mi sembrava solo giusto segnalartelo.

Conclusioni: Un racconto che inizia molto bene ma che va a sbriciolarsi nella sua complessità di eventi e ambientazioni. Un peccato perché lo stile è ottimo. Comunque bravo, l'impegno che ci hai messo traspare sicuramente. Spero di rileggerti presto!

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Michael Dag
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#12 » mercoledì 1 settembre 2021, 18:37

Minkia zi' bordello!

Come hanno gia detto altri, il racconto è di difficile comprensione. Bisogna leggere molto attentamente, riflettere e cercare gli indizi seminati qua e là.
Non mi è dispiaciuto, perché mi piace molto la fantascienza "filosofica", universi paralleli, loop temporali e roba simile, ma è davvero difficile creare qualcosa di valido in così poco spazio. Avresti abbastanza materiale per un romanzo, includendo la storia della guerra e approfondendo il passato dei personaggi.

Una cosa che mi ha fatto storcere il naso è stato l'incontro con Bowel, che poi si rivela essere Eric… davvero è così sfigurato che sua moglie non lo riconosce, non accenna nemmeno a una somiglianza, niente… bho.
Stessa cosa per Ari Asimov.

lo stile è molto buono, ottima gestione dell'immersività e dei dialoghi, ho poco da dirti se non quello di cui hanno già parlato gli altri.

Ti dico che, personalmente, ho capito benissimo la spiegazione degli universi, il discorso delle probabilità al 50% e i loop temporali, forse perché non sono discorsi nuovi per me quindi ho la giusta "segaggine mentale" per capirli.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#13 » venerdì 3 settembre 2021, 10:57

Milena ha scritto:Il tuo racconto mi ha ricordato molto Predestination; non so se per te è un complimento, in ogni caso io lo intendo come tale dato che il film mi era piaciuto molto.


Ciao Milena.
Considerando che Predestination è a mio avviso uno dei migliori film di fantascienza degli ultimi anni (dopotutto, quando il materiale di partenza arriva da Heinlein...), non posso che prendere le tue parole come un gran complimento. Grazie mille. :)

Leonardo Pigneri ha scritto:Tema: Ho scorto più che altro il ribellarsi al cambiamento, il volersi opporre ad esso creando questo infinito loop che permetta ai due personaggi di stare insieme. Forse invece non ci ho capito niente io eh xD

Ciò che scrivi è giusto, ma nel racconto volevo creare anche una sorta di parallelismo tra Ari che, come dici tu, vuole ribellarsi al cambiamento e Mya che invece si trova, senza volerlo, a dover cambiare la sua visione sugli eventi della vita sua e di Eric.

Leonardo Pigneri ha scritto:Bonus: Ok i bonus su passato e evento epocale. Quello imbarazzante deve essermi sfuggito, forse quando scambia Asimov per l'infermiera?

Esatto, a cui si aggiunge quando nel finale si mette a gridare il nome di Eric in mezzo alla folla di soldati prossimi a imbarcarsi attirando su di sé l'attenzione di tutti. Ammetto che comunque questo è il bonus che ho sfruttato in maniera più soft.

Leonardo Pigneri ha scritto:Negativo: Grossi errori a livello di stile non ce ne sono, ti faccio comunque le mie considerazioni su alcune cosette che ho notato:
Per distrarsi si sporse verso uno schermo olografico riportante una mappa stellare del quadrante.

Attento che dettagli come questo sono familiare alla protagonista. Falla più immediata:
Si sporse sulla mappa olografica del quadrante.
o qualcosa del genere. Come l'hai scritta tu suona troppo artificiosa per una cosa che conosce bene.
Come a qualunque orario di qualunque giorno, il ponte 4 era attraversato da una frenetica attività, con le banchine per lo più occupate da una folta schiera di navi seminatrici, ognuna diretta a un diverso piano abitabile del multiverso con l’obiettivo di colonizzarlo e garantire nuove fonti d’approvigionamento.
---
Il punto previsto per l’atterraggio coincideva con il cortile di una vecchia baita isolata tra i monti.
---
Il sole calò in fretta oltre le montagne, così come la temperatura.

Attento a tutti questi establishing shot in narratore onnisciente. Uno ogni tanto non fa nulla, ma non bisogna esagerare nei racconti brevi.
Un bip dal tablet di Mya interruppe la conversazione. La donna lesse il messaggio e per poco non fece cadere la birra sul pavimento.
«Cattive notizie?»
Mya alzò gli occhi verso Bowel. «Una comunicazione dall’ospedale in cui è ricoverato mio marito. Qualcuno ha firmato per la sua estrazione dalla struttura.»
«Chi?»
Mya sentì la testa girare. «Me stessa.»

Piccola infrazione del PDV per creare l'effetto sorpresa. Non son sicuro ne sia valsa la pena.

Il consiglio sullo schermo olografico è oro. Mi era completamente sfuggita quell'uscita dal PDV. Grazie mille!
Anche sui passaggi da narratore onnisciente hai ragione, ma in quel caso derivano da una scelta ponderata in quanto mi servivano per guadagnare caratteri là dove lo stile immersivo avrebbe necessitato di più spazio. Va aggiunto che all'inizio, in fase di progettazione, avevo persino pensato di scrivere tutto il racconto in onnisciente, trovando tale approccio in linea con il genere dell'hard science fiction, ma poi, vista la complessità della trama, ho preferito concentrarmi su uno stile più vicino a quello mio abituale.

Leonardo Pigneri ha scritto:Riguardo la storia invece non ho capito la scena in cui incontra Bowel nella 476, né quale fosse l'ultima richiesta di Asimov.

Qui rimando a una delle mie risposte precedenti per quanto riguarda Bowel. Rimane comunque una scena da sistemare quella.
Riguardo il finale, Ari indica a Mya dove si trova Eric in quella dimensione, così da permetterle di mettere l'ultimo tassello del mosaico e capire come chiudere il loop. Anche qui, essendomi trovato a corto di caratteri posso capire che il tutto risulti più criptico di quanto avrei voluto.

Michael Dag ha scritto:Minkia zi' bordello!

Ahahahah, ok, vinci tu il premio per il miglior commento :D
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Re: Il paradosso dell'infinito (Alessandro Canella)

Messaggio#14 » sabato 4 settembre 2021, 1:03

Ciao,

parto col dire che il tema che hai scelto è uno dei miei preferiti, e l'ho letto più volte perché mi piaceva la sfida di dover capire gli intrecci e gli indizi che hai seminato.
L'inizio a dire il vero mi ha fatto storcere il naso: è praticamente identico (non simile xD) a quello del racconto di 800 caratteri. Appena l'ho letto ho avuto uno spiacevole sensazione di "ma l'ho già visto":

Leo immerge il cucchiaio nel brodo e raccoglie un grumo filaccioso di pastina e formaggio.

Mya immerse il cucchiaio nel brodo e raccolse un grumo filaccioso di pastina e formaggio.


Almeno cambia il pasto xD

Bonus
Il tema è centrato e anche il bonus sul passato e sull'evento epocale. Invece non ho capito qual è l'evento imbarazzante, ma forse sfugge a me. Ipotizzo quello con l'infermiera? Anche perché la scena è un po' fine a se stessa (perché l'infermiera doveva avere complicità con Mya su eventi di cui probabilmente non conosceva nulla? Che rilevanza ha questa scena?)

Giudizi
Superata la spiacevole sensazione di deja-vu data dall'inizio identico e un po' ripetitivo, devo dire che l'ho letto tutto d'un fiato la prima volta. Il finale arriva presto e perde l'effetto sorpresa forse desiderato, ma probabilmente imputo la cosa al fatto che è simile ai film di genere e non vedo apporti grosse novità in tal senso (il che consente di muoversi facilmente nell'ambientazione ma a discapito proprio dell'effetto sorpresa).
Ciò che più mi ha delusa come lettrice è che ho sentito un po' un effetto "presa in giro" (passami l'esagerazione): ho letto più volte per provare a scoprire il non detto, ossia chi fossero i membri del sacro loop e come Eric sembri conoscere la realtà sin da subito. Immagina la delusione dopo letture e letture nello scoprire dalla lettura dei commenti che semplicemente non l'hai scritto ed emerge solo dalle tue spiegazioni. Capisco che lo spazio è tiranno, ma privare il racconto di elementi utili a capirlo mi è dispiaciuto tanto (oltre a sembrare di aver perso tempo in letture alla ricerca di qualcosa che non c'è). Stessa cosa come ti anticipavo vale sul Sacro Loop: ha un peso non irrilevante nella storia, capire qualcosa in più senza dover leggere i commenti dell'autore sarebbe stato carino. Passi il PdV che non nota praticamente nulla (una somiglianza, un dettaglio, nulla, per due che si amano fino all'infinito mi pare esagerato), ma gli aspetti di trama ignorati mi hanno lasciato l'amaro in bocca.
Altra cosa che proprio non ho capito (ma qui chiedo il tuo aiuto se possibile):
Mi sta dicendo che è riuscita a convincere questa donna che il suo bambino vivrà in eterno al suo fianco? Che lei lo crescerà, per poi cosa? Per fargli conoscere una versione più giovane di sé stessa che poi farà ripartire tutto ciò dall’inizio? E come ci sarebbe riuscita?»
«Offrendo in cambio un figlio da poter seppellire.»

In che senso una madre che ha appena partorito rinuncia a suo figlio per "un figlio da seppellire?"

In sintesi estrema una lettura piacevole ma da cui mi sono sentita ingannata per l'assenza degli elementi necessari alla comprensione.
A presto!

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