Un papà

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 settembre 2021 con un tema di Francesca Bertuzzi!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 3000 caratteri entro l'una.
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Gabriele Dolzadelli
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Un papà

Messaggio#1 » lunedì 20 settembre 2021, 22:35

Un papà non deve piangere. Stringo il volante, forte. Lo faccio fino a farmi male. C'è traffico e questo ci farà perdere tempo. Renderà le cose più difficili. Quanto potrò resistere senza cedere? Do uno sguardo a mia moglie. Sta guardando fuori dal finestrino. Starà pensando a come faremo con un lavoro solo. Forse sta facendo due conti con quella casa in affitto che abbiamo visto ieri.
Guardo lo specchietto retrovisore. La piccola dorme sul seggiolino. L'altra sta giocando con due bambole.
«Siamo in ritardo» dice mia moglie, accorgendosi dell'orario sotto lo stereo: le undici e mezza. Di quel passo arriveremo tardi per il pranzo dai miei genitori. Mia mamma me lo farà pesare. Mi fa pesare sempre tutto.
«Più veloce di così non posso.»
Starà pensando anche lei a quello che ci dirà. Non sopporta mia mamma. Troppo critica, troppo invadente, troppo assillante con le bambine. Ma io che posso farci? Non posso mica dirle sempre di no per ogni invito. Almeno per il ponte di ferragosto...
«Papà, andiamo a Gardaland prima che inizi la scuola?»
Non so come le sia saltato in mente. Gardaland... Prima il prezzo del biglietto, poi il saltafila e infine dolciumi, cappellini, palloncini... Quanto mi costerebbe? Non so neanche se riusciamo a risparmiare abbastanza per il riscaldamento del prossimo inverno.
La guardo di nuovo dallo specchietto. Mi sorride. Guardo sua sorella che dorme. Poi guardo mia moglie. Perché non le risponde lei? Forse ce l'ha con me per qualcosa. Il pranzo di mia madre? Il fatto che non mi decida a cambiare lavoro? O è per la casa nuova? Perché non capisce che il cambiamento non è così facile? Che altro lavoro può fare uno come me, superati i quarant'anni e senza competenze? Chi mi prenderebbe? Che futuro potrei dare loro? Che futuro posso dare loro adesso? Dio, non ce la posso fare. Stringo il volante, un papà non piange. Non può farlo. Sorrido a mia figlia. «Forse per Halloween.»
Non mi sembra convinta, ha fatto una smorfia. Me lo chiede da quattro anni, da quando ha iniziato a parlare bene. Non l'ho mai portata. Se per questo, neanche all'acquario di Genova che è a due passi. Mi odia, lo so. Lo vedo, quando preferisce gli abbracci di sua mamma ai miei. Quando torno dal lavoro e non viene a baciarmi. Lo percepisco, lo so. E lo farà anche la più piccola, quando avrà più comprensione di quello che la circonda, di quello che è suo papà. Gli zigomi hanno un piccolo spasmo, ma resisto. Non posso mollare. Trattengo il respiro, cerco di recuperare un ricordo felice, per non crollare. Guardo l'orario e sono solo le undici e trentaquattro, anche se mi sembra sia passata un'eternità. Quanto manca? Quanto manca, santo cielo? Una lacrima mi scende da un occhio.
«Papà, questo è un ponte?»
Ne scende una seconda. Non posso. Le labbra vibrano.
«Sì, tesoro. Siamo sul ponte Morandi.»
La voce è rauca, trema. Mi scende una seconda lacrima.
«Papà, guarda!»
La macchina accanto alla nostra inchioda, quella davanti sparisce.
Stringo il volante. Mi metto a piangere. Crollo.



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antico
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Re: Un papà

Messaggio#2 » lunedì 20 settembre 2021, 22:38

Ciao Gabriele e bentornato! Caratteri e tempo ok, buona Francesca Bertuzzi Edition anche a te!

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Antonio Pilato
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Re: Un papà

Messaggio#3 » martedì 21 settembre 2021, 9:59

Ciao Gabriele, ho trovato il tuo racconto molto emotivo, di una sensibilità davvero coinvolgente.
La scena finale, suggerita dagli orari e dai luoghi vicini ma comunque davvero difficile da cogliere, mi ha lasciato di stucco, in senso buono. Il tema viene rispettato nel suo duplice aspetto.
Interessante anche la vaga esplorazione dell’aspetto pedagogico e professionale.
Di particolari difetti non ne ho trovati.

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Emiliano Maramonte
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Re: Un papà

Messaggio#4 » martedì 21 settembre 2021, 11:56

Ciao Gabriele! Bentrovato, è da un po' che non ti leggevo.
Il racconto è interessante: ho apprezzato molto la profondità della narrazione e i momenti con picchi emotivi notevoli. Essendo anche io padre, ho provato qualche brividuccio al solo pensiero delle difficoltà e dei pensieri del protagonista. Lo stile, ormai posso dirlo, è maturo. Mi è piaciuto anche il crescendo della tensione narrativa fino al colpo di scena finale.
Il tema è sicuramente centrat(issim)o, ma forse è proprio questo il piccolo inconveniente del racconto. Tengo a precisare che probabilmente, quanto sto per dire è solo una mia pignoleria, comunque l'utilizzo di evento ormai traumatico come quello del ponte Morandi, ormai entrato nel comune sentire come l'11 settembre per gli americani, mi è parso un coup de théâtre di facile presa.
Per il resto tutto ok. Promosso.

Buona Nona Era!
Emiliano.

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Massimo Tivoli
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Re: Un papà

Messaggio#5 » martedì 21 settembre 2021, 17:10

Da un lato, questo è un racconto che assicura una qualche presa emotiva sul lettore, soprattutto sui papà. Dall’altro, al di là del purtroppo famoso crollo del ponte Morandi, la situazione in cui è precipitato il protagonista è piuttosto ordinaria, quotidiana, senza elementi di “affascinante” o “inquietante” esoticità. In sintesi, un racconto più che buono per me, ma, allo stesso tempo, che non riesce a emozionarmi più di tanto.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Un papà

Messaggio#6 » giovedì 23 settembre 2021, 1:11

Ciao Gabriele.
Il tuo è uno di quei brani con luci e ombre. Ma soprattutto luci, per quanto mi riguarda. Vero: la scelta di un evento come quello del crollo del ponte Morandi spiana la strada verso l'effetto emozionale. Tuttavia, sei stato bravissimo nel disseminare il testo di tanti piccoli indizi tali da non far apparire quale forzato il "colpo di scena" finale. Insomma, una semina perfetta.
Resta giusto qualche imperfezione formale, come il commento su come la moglie si accorga che sono in ritardo (passaggio dove esci dal PDV per passare a un involontario onnisciente), ma si tratta di aspetti facilmente risolvibili con una sana fase di revisione a mente fredda.
Alla prossima.
lupus in fabula

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Stefano.Moretto
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Re: Un papà

Messaggio#7 » domenica 26 settembre 2021, 10:32

Ciao Gabriele.
Penso che la cosa più apprezzabile del tuo racconto è il modo in cui sei riuscito a dividere in due il tema: il crollo emotivo del padre e il crollo del ponte. Apprezzabile soprattutto per come il secondo arriva a sorpresa sul finale.
L'emotività del padre è resa benissimo, ma credo che il flusso di pensieri vada un po' troppo per le lunghe durante il pezzo c'entrale: ci sono troppe poche interazioni con gli altri personaggi in scena che prima del pezzo finale hanno appena due battute e non rispondono mai, in particolare la bambina avrebbe potuto sbuffare un "uffi" o un'altra tipica risposta da bambino a cui viene negato qualcosa (per l'ennesima volta). Questo rende i pensieri del padre davvero lunghi e arrivati alla fine anche un pochino noiosi. Non dico che per questo siano meno validi a livello emotivo, ma a lungo andare continuare a sentire uno che si lamenta del fatto che gli sta andando tutto male stanca. Per esempio avrei voluto capire meglio la cosa a cui ha accennato all'inizio: "Starà pensando a come faremo con un lavoro solo. " È stata licenziata la moglie? È cambiato qualcosa che li sta mettendo in difficoltà? La bambina piccola è appena nata e quindi sta ricalcolando quanto gli costa sfamare 4 bocche invece che 3? Non ho capito qual è stato il cambiamento che lo sta mettendo in crisi e questo mi rende più difficile capire le sue lacrime.
Resta comunque un ottimo testo che mi ha fatto provare molta pena per il povero padre che si vede capitare una disgrazia dopo l'altra, sperando che almeno l'ultima l'abbia scampata.

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Gennibo
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Re: Un papà

Messaggio#8 » domenica 26 settembre 2021, 16:22

Ciao Gabriele e piacere di leggerti! Mi hai acchiappato dalla prima frase. Porti avanti bene una storia di forte impatto emotivo, unica perplessità è la domanda su chi ha perso il lavoro. E perché se lui ne ha uno dovrebbe cambiarlo e mettersi in gioco? Non dovrebbe farlo chi è senza lavoro? Ho apprezzato anche il doppio crollo del ponte e del papà.
Un'ottima prova.
A presto e buona edition!

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Laura Brunelli
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Re: Un papà

Messaggio#9 » domenica 26 settembre 2021, 17:29

Ciao Gabriele, piacere di incontrarti in questa arena.
Trovo il tuo racconto un po’ confuso. I flussi di coscienza non sono certo facili da gestire e il limite di 3000 caratteri non aiuta, soprattutto con così tanta carne al fuoco: il lavoro, i soldi la moglie, i genitori, le figlie… forse un po’ troppo tutto insieme. L’analisi introspettiva è certamente profonda e ben gestita, ma trovo che ci siano molti punti non chiariti e semine che non hai mietuto, che rendono difficile empatizzare con il protagonista.
Per farti un esempio: la frase
Renderà le cose più difficili.
crea un’aspettativa poi non soddisfatta. Cosa sarà più difficile? Il pranzo con i genitori? Non ce lo dici e rimaniamo con il dubbio.
Perché la moglie sta
facendo due conti con quella casa in affitto che abbiamo visto ieri.
sono stati sfrattati? La vecchia casa è piccola? gliel’hanno pignorata?
Non sono nemmeno riuscita a capire perché il protagonista dovrebbe piangere, quale sia il fattore scatenante che lo spinge verso un crollo emotivo. Ha perso il lavoro? o fa un lavoro saltuario e poco remunerativo? Se, da un lato, all’inizio, quel
Starà pensando a come faremo con un lavoro solo.
mi fa pensare che abbia perso il lavoro, il passaggio successivo in cui il protagonista si chiede
Che altro lavoro può fare uno come me, superati i quarant'anni e senza competenze?
mi fa venire il dubbio che non sia così.
Anche lo stile appare, a tratti, un po’ confuso, con frasi corte che rendono un po’ sincopata la lettura, soprattutto nella parte iniziale.
Un racconto con due anime, insomma, ma che, alla fine, non riesce a trovare un equilibrio. Il finale, con l’inatteso crollo del Morandi, che però viene sgamato subito quando il protagonista lo nomina, non mi ha colpito granché. Probabilmente se avessi evitato di indicare di quale ponte si trattasse sarebbe arrivato con più forza, tanto le semine c’erano e pure ben gestite e orchestrate, Genova (il richiamo all’acquario), un ponte (lo dice la figlia), un crollo (la macchina che scompare).
Un’analisi introspettiva molto ben gestita, alla quale, però, a mio avviso, manca qualcosa che mi aiuti ad empatizzare con il protagonista che risulta un po’ troppo lagnoso.
A presto e buona edition.

alexandra.fischer
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Re: Un papà

Messaggio#10 » lunedì 27 settembre 2021, 17:13

Tema centrato. Il personaggio del padre si fa amare dal Lettore anche Frettoloso. Questo perché nel racconto, molto ben scritto, mostri una realtà molto diffusa, quella del lavoro precario e sottopagato. La vittima in questo caso, è il padre di famiglia, colui che in teoria dovrebbe fare la parte principale nelle spese in casa. Invece, ecco che lui è in una posizione precaria (la moglie vorrebbe che lui trovasse di meglio, anche in vista di una nuova casa, ma lui è fuori età, non ha competenze). Poi ci sono le incomprensioni (alla moglie non piace la madre di lui, ma è logico che il protagonista voglia incontrare i propri genitori). Quanto alla maggiore delle due figlie, c’è il sogno di Gardaland (irrealizzabile, perché c’è da pensare al riscaldamento invernale) e anche quello dell’acquario di Genova. E meno male che la minore non è in grado di parlare! Comprensibile l’avvilimento di questo padre. E il crollo, contemporaneo a quello del Ponte Morandi.

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Luca Nesler
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Re: Un papà

Messaggio#11 » martedì 28 settembre 2021, 12:47

Ciao Gabriele! Non ricordo nemmeno più qual è stato l’ultimo tuo racconto che ho letto!
Allora, comincio col dire che non credo d’aver capito il finale, ma probabilmente lo capirò leggendo gli altri commenti. È chiaro il crollo del papà, un’auto di fianco inchioda, quella davanti sparisce perché cade dal ponte? Ci va addosso ed è un modo per dire che non la vede più perché chiude gli occhi? Non mi è molto chiaro. Non credo sia un incidente perché lui poi ha il tempo di stringere il volante e piangere.
Il racconto è lineare e soffre della scelta di collocarlo in una situazione così statica. Abbiamo un uomo che guida e si tormenta con pensieri negativi non molto drammatici dall’inizio alla fine. Verso la fine l’ho trovato un po’ ripetitivo e pesante alla lettura. Dico che i pensieri non sono molto drammatici per intendere che si faticha a empatizzare e quindi a comprendere lo stato d’animo del protagonista. Il mio pensiero è “questo ha problemi che io non ho”, per intenderci.
La scrittura potrebbe essere meno confusa. Ci sono cose come salti di PDV («Siamo in ritardo» dice mia moglie, accorgendosi dell'orario sotto lo stereo: le undici e mezza), poi il fatto che la voce narrante del protagonista chiami le figlie “la piccola” e “sua sorella” o “mia moglie, mia madre”, ecc., confonde. Se è sua la voce narrante, perché non le chiama per nome?
Cominciando il racconto e poi per un bel po’ non è chiaro a cosa si riferisca il protagonista quando dice che questo “ Renderà le cose più difficili”. Sta per fare qualcosa? Poi parla dei problemi economici, ma rimane qualcosa di inespresso, un’aspettativa che non trova soluzione. Ora mi viene da pensare che possa essere qualcosa che si collega al finale che non ho capito, ma forse è un po’ troppo distante.
C’è una serie di domande che fa a se stesso un po’ troppo lunga. Risulta pesante, anche perché non aggiunge nulla a quello che è chiaro sullo stato delle cose già dall’inizio.
Hai scelto un tema tipico dei tuoi racconti e si vede che lo conosci bene, ma qui mi è risultato un po’ stiracchiato.
Alla prossima!

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antico
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Re: Un papà

Messaggio#12 » domenica 3 ottobre 2021, 12:58

Un racconto ben gestito con un finale che non mi ha convinto appieno perché mi sembra che l'inserimento del crollo del Ponte Morandi rimanga piuttosto gratuito in quanto non preparato (o almeno non è arrivata a me la preparazione) e inserito quasi più allo scopo di colpire il sentimento popolare del lettore. Detto questo, tutto il resto mi è sembrato ottimo con tutta una serie di relazioni implicite ed esplicite ben tratteggiate anche quando solo sussurrate. Il tema è ben declinato anche se la miccia per farlo detonare, come già detto, non mi ha convinto. Come valutazione direi un pollice tendente verso il positivo in modo solito e non brillante, ma ti piazzo davanti al pari valutato racconto di Borchi perché nel suo caso il problema strutturale era, mio parere, più rilevante.

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