Profondo riposo

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 settembre 2021 con un tema di Francesca Bertuzzi!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 3000 caratteri entro l'una.
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Pietro D'Addabbo
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Profondo riposo

Messaggio#1 » martedì 21 settembre 2021, 1:28

Avvito i bulloni, fissando le placchette d’acciaio agli spit che spuntano dalla roccia della vetta. La chiave da 13 è fredda e morde i calli. Avrei dovuto portare guanti più spessi.
Infilo le dita intirizzite sotto le ascelle, la tuta isolante inibisce anche questo sollievo, alitare nei palmi a coppa mi aiuta di più.

Il bordo dell’inghiottitoio è a pochi metri, si alza un invitante nube di condensa dalla sua bocca nera. Controllo l’imbrago con un passaggio veloce delle mani sulle fettucce, anche le fibbie metalliche sono ghiacciate, un sottile strato di brina si scioglie e mi bagna le dita.

Afferro la corda e la infilo nel discensore, freddissimo anche lui.
Indietreggio e mi sporgo di schiena nel vuoto, la corda pende nel buio.
Con il piede spingo sotto di me i sacchi con l’equipaggiamento, finchè non pendono anche loro, appesi con i cordini al sottocoscia dell’imbrago.
Questa roba pesa, risalire con i bloccanti potrebbe essere più difficile, dovrò abbandonare il carico per strada.
«Vorrà dire che gli speleo questa primavera troveranno una quintalata di moschettoni e corde in regalo.»
Non credo che gli dirò che sono miei, non mi renderebbero nulla, sono gelosi delle loro buche.

Guardo giù, arriva la scarica di adrenalina, la stavo aspettando, il cuore è in gola.
«Bando agli indugi, si entra.»
La Scilla in solitaria, sogno questa impresa da mesi.
Mollo la presa e la corda scorre, il discensore si scalda per la frizione in pochi secondi e scongela anche le dita. Il buio si chiude sopra di me, il cielo un cerchio più piccolo per ogni metro percorso verso il basso, finché il suo orlo non collabisce sopra di me.
Felice.
Entrare nel ventre della Terra non andrebbe mai condiviso.

***

Consulto la planimetria e la proiezione sagittale, la carta è umida ma ancora leggibile.
Nessun dubbio, metà sopra e metà sotto. Un bel disastro. Per arrivare al fondo servono almeno un altro paio di sacchi. I nodi ai frazionamenti mi hanno mangiato metri su metri di corda.
«Il regalo a quei fessi dell’associazione raddoppia, ma la soddisfazione me la devo togliere. Si torna domenica prossima con quel che manca.»
Aggancio i bloccanti per la risalita, il ventrale e le due maniglie.
Una settimana di palestra non sarebbe altrettanto efficace sui bicipiti.
Che noia, risalire.

***

Devo fermarmi. Qualche minuto.
«Dannati idioti.» Non si degnano nemmeno di avvertire. Che fatica.
La risalita è dura. E non è finita.
Frazionamento.
Aggancio la longe al moschettone.
Le braccia a pezzi, il fiato corto, i polmoni doloranti, l’odore di fango e di guano.
Devo riposare.
Cos'è che dicevano? Di non dormire appesi?
Che pappamolle. E’ così comodo.
Crollo dal sonno.
Riposo.
Solo un po’.


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antico
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Re: Profondo riposo

Messaggio#2 » martedì 21 settembre 2021, 1:30

Ciao Pietro! Caratteri ok, malus minimo per il tempo! Buona FRANCESCA BERTUZZI EDITION!

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Pietro D'Addabbo
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Re: Profondo riposo

Messaggio#3 » martedì 21 settembre 2021, 6:10

Grazie Antico!
In affanno di tempo come sempre, mi sono ispirato ad un fatto di cronaca:
http://www.scintilena.com/identificato- ... dUVHJ.dpbs
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Antonio Pilato
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Re: Profondo riposo

Messaggio#4 » martedì 21 settembre 2021, 12:53

Ciao Pietro, il racconto si palesa vagamente come l’inizio di una vicenda lovecraftiana.
Il senso d’inquietudine cresce vistosamente nelle ultime righe quando, al lettore, non rimane che immaginare l’orribile fine del protagonista, uno speleologo alla ricerca di risposte scientifiche più grandi di lui.
Unico difetto? L’uso, forse un po’ troppo ricorrente, di sostantivi aulici che non sempre rendono la lettura scorrevole.

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Massimo Tivoli
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Re: Profondo riposo

Messaggio#5 » martedì 21 settembre 2021, 22:48

Nonostante lo abbia riletto due volte, io questo racconto non l’ho capito – chiedo scusa all’autore –, probabilmente per la mia ignoranza nel campo della speleologia e annessi strumenti di discesa/risalita. È chiaro che intuisco che per il protagonista è la fine, ma non ne ho colto il motivo e, di conseguenza, la forza emotiva del racconto tutto o, perlomeno, del finale. Mi dispiace.

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Emiliano Maramonte
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Re: Profondo riposo

Messaggio#6 » giovedì 23 settembre 2021, 16:44

Ciao Pietro, bentrovato.
Ogni volta che devo esprimere una valutazione negativa, mi sento in colpa. Me ne rammarico davvero, ma questo racconto non mi ha comunicato nulla. Non mi permetto di obiettare alcunché sulle operazioni speleologiche, che tu descrivi nel dettaglio, per le quali mostri una notevole competenza (forse pratichi speleologia...), ma le immagini veicolate attraverso i tecnicismi conducono a una noia demotivante.
Credimi, mi sono sforzato e non poco di trovare un elemento di interesse, un conflitto narrativo, un antagonismo, una situazione critica emotivamente forte, ma il testo è scivolato via inutilmente fino all'ultimo paragrafo nel quale fai un accenno a un crollo per sonno (ecco il tema?) e a un momento (drammatico) di conclusione dell'intera vicenda.
Per come la vedo io, avresti potuto introdurre un elemento di rottura: allucinazioni dovute alla fatica; una presenza inquietante che poteva essere la personificazione della paura; il ritorno di un compagno di cordata morto ma poi redivivo; l'irruzione di creature degli abissi; la diffusione di voci infernali da spaccature nelle viscere della Terra... Le possibilità erano davvero infinite.
Così com'è il racconto è una sorta di cronaca incolore di un'esperienza personale, raccontata ad amici davanti a una birra.
Ripeto: mi dispiace essere così severo, ma le sensazioni che ho ricavato dalla lettura sono state nettamente negative.

In ogni caso, in bocca al lupo e buona Nona Era!

Emiliano.

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Pietro D'Addabbo
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Re: Profondo riposo

Messaggio#7 » giovedì 23 settembre 2021, 17:20

Inanzitutto grazie per i vostri commenti.

Antonio Pilato ha scritto:Unico difetto? L’uso, forse un po’ troppo ricorrente, di sostantivi aulici che non sempre rendono la lettura scorrevole.


Ciao Antonio.
Ho usato diversi termini tecnici nella narrazione credendo che fossero sufficientemente autoesplicativi nei loro nomi.
Mi è stato fatto notare che, oltre quelli, anche il termine 'collabire' fosse troppo inusuale per godere appieno di un testo così.
Ci sono altri termini che mi sconsiglieresti? Purtroppo non sempre riesco a scegliere un vocabolario che sia diverso da quello mio quotidiano e vorrei costruirmi una sorta di 'lista nera' mentale dei termini da evitare.

Massimo Tivoli ha scritto:Nonostante lo abbia riletto due volte, io questo racconto non l’ho capito... È chiaro che intuisco che per il protagonista è la fine, ma non ne ho colto il motivo e, di conseguenza, la forza emotiva del racconto tutto o, perlomeno, del finale. Mi dispiace.


Ciao Massimo,
sono io che devo scusarmi per non essere riuscito a mettere tutte le info necessarie. La paura di cadere nell'info-dump mi ha letteralmente bloccato, pur ritenendo la speleologia una 'zona di confort' per la pratica sportiva che ne ho fatto in passato.
Concordo che la parte meno chiara di tutte è la conclusione. Manca l'informazione chiara e lampante che la storia si conclude con la morte dello sportivo. Il 'profondo riposo' non è profondo solo perchè sottoterra, ma anche perché eterno.
Viene definita Sindrome da Imbrago, accade se si perdono i sensi quando si è appesi con l'imbrago ad una corda, in conseguenza del colpo di una pietra in testa o se ci si addormenta per sfinimento. Riprendersi in tempo o essere portati a terra da un compagno sono le uniche alternative per salvarsi prima del collasso cardiaco. https://www.sestogrado.it/it/cose-la-sindrome-da-sospensione-inerte-e-come-gestirla/

Emiliano Maramonte ha scritto:Ogni volta che devo esprimere una valutazione negativa, mi sento in colpa... le immagini veicolate attraverso i tecnicismi conducono a una noia demotivante... Per come la vedo io, avresti potuto introdurre un elemento di rottura: allucinazioni dovute alla fatica; una presenza inquietante che poteva essere la personificazione della paura; il ritorno di un compagno di cordata morto ma poi redivivo; l'irruzione di creature degli abissi; la diffusione di voci infernali da spaccature nelle viscere della Terra... Le possibilità erano davvero infinite.
Così com'è il racconto è una sorta di cronaca incolore di un'esperienza personale


Ciao Emiliano, grazie della sincerità.
La mia é stata una pessima prova, non hai nulla di cui scusarti.
Si tratta davvero di una cronaca, ma non di un'esperienza mia. E' il tentativo di narrare 'immersivamente' la vicenda di uno scalatore/escursionista russo che quest'inverno è morto scendendo in solitaria nella grotta più profonda del mondo. Nonostante la propria preparazione alpinistica e l'attrezzatura di cui disponeva ha probabilmente sopravvalutato le proprie capacità (l'arrampicata e la speleologia hanno impegni fisici molto diversi) ed è stato ritrovato dopo mesi dai primi speleologi ridiscesi in quella grotta per continuarne, a primavera, l'esplorazione.
Io invece ho sopravvalutato la mia capacità di rendere accattivante la vicenda.

Alla prossima, buona Nona Era a voi.
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Massimo Tivoli
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Re: Profondo riposo

Messaggio#8 » giovedì 23 settembre 2021, 20:47

Grazie Pietro per la condivisione del link. Davvero interessante. Non conoscevo la sindrome… peccato perché il racconto è scritto bene e per chi conosce la sindrome il testo assume tutto un altro sapore.
A rileggerci con molto piacere.

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Laura Brunelli
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Re: Profondo riposo

Messaggio#9 » domenica 26 settembre 2021, 17:33

Ciao Pietro,
Piacere di leggere e commentare il tuo racconto.
Sinceramente il tema non ce lo vedo molto. Mi aspettavo il crollo di una parete, o una caduta nel vuoto. Certo, si può crollare per la fatica, ma, a parte il commento del personaggio, non si percepisce granché la sensazione di crollare dal sonno. Sebbene il Protagonista ci dica che la risalita è dura, che, ha le braccia a pezzi, il fiato corto e i polmoni doloranti, non riesco a sentirlo. E questo perché non ha difficoltà o incertezza nello svolgere le azioni necessaria alla risalita
La risalita è dura. E non è finita.
Frazionamento.
Aggancio la longe al moschettone.
Le braccia a pezzi, il fiato corto, i polmoni doloranti, l’odore di fango e di guano.

Qua, secondo me, hai perso l’occasione di mostrarci la stanchezza attraverso una difficoltà nell’agganciare la longe al moschettone, che so, le mani tremanti per lo sforzo, la vista poco chiara che gli impedisce di centrare il moschettone al primo colpo.
Qualche problemino anche con lo stile. In particolare ti segnalo
si alza un invitante nube di condensa dalla sua bocca nera
la frase, in sé corretta, è un po’ contorta, io avrei posizionato quel si alza dopo condensa.
«Dannati idioti.» Non si degnano nemmeno di avvertire.
sinceramente non l’ho capita. A chi si riferisce? Di cosa dovevano avvisare?
Nel complesso una prova abbastanza buona, anche se, forse, un po’ fuori tema.
A presto e buona edition.

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Stefano.Moretto
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Re: Profondo riposo

Messaggio#10 » lunedì 27 settembre 2021, 18:10

Ciao Pietro. Niente da dire sullo stile, quasi impeccabile. Come ti hanno già fatto notare è il contenuto il problema, in particolare l'eccessivo uso di termini tecnici mi hanno impedito in vari punti di capire cosa stesse succedendo. Sul finale ho avuto il vago sentore che addormentarsi appesi non fosse proprio intelligente e che molto probabilmente questo avrebbe portato il protagonista alla morte, ma non conoscendo la sindrome (grazie per il link, è stato molto interessante!) purtroppo non avevo il quadro completo.
Un paio di suggerimenti su come renderlo più accattivante: potresti mettere un brevetto dialogo all'inizio con un altro personaggio dove lo avvisa dei rischi del restare appeso e lui fa lo sprezzante; i caratteri c'erano ancora. Per i termini tecnici c'è poco da fare, usarne un po' meno e dove proprio necessario mostrare come vengono usati nel dettaglio in modo da dare o più agganci visivi al lettore.
Mi è piaciuto comunque il modo in cui hai portato il tema: parlando di montagna mi aspettavo che cadessero rocce.
Nel complesso è una bella prova e sto notando che come stile sei in progressivo miglioramento. Forza così!

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Profondo riposo

Messaggio#11 » lunedì 27 settembre 2021, 23:12

Ciao Pietro.
Sono combattuto, credimi. Da un lato ho infatti apprezzato l’idea, dall’altra ho trovato il contenuto eccessivamente “freddo” (perdona l’involontario gioco di parole con il contenuto del brano). Da un lato sono infatti dell’idea che sia giusto usare i termini tecnici corretti per descrivere determinate azioni, dall’altra però è altrettanto vero che occorra permettere al lettore d’inquadrare perfettamente quanto sta avvenendo.
Da questo punto di vista il tuo racconto, in piccolo, mi ha ricordato lo Scott Lynch de “I pirati dell’oceano rosso”. E tu dirai: cazzo, ma questo è un gran complimento! E invece no. Perché in quel libro (che, ricordiamolo, parte con l’essere il secondo capitolo di un’avventura fantasy caratterizzata da una forte carica ironica e una certe leggerezza) Lynch, per dimostrare quanto si era documentato sulla terminologia marinaresca, si perde in pagine e pagine e pagine di descrizioni iperdettagliate per lo più incomprensibili al lettore medio poco affine al mondo della navigazione. E in quei passaggi sembra quasi di sentire l’autore che gode del suo autoerotismo letterario mugugnando “aaaah, sì, guardate quanto cazzo mi sono documentato per questo libro, aaaaaaaaaah”. Ora, sono più che certo che questo non è il medesimo motivo per cui tu hai deciso di adottare il registro usato nel tuo brano, Pietro. Attenzione però che il rischio è questo. Ripeto: fai benissimo a usare termini come “spit”, ma devi anche trovare il modo di far capire al lettore che si tratta di un tassello autoperforante, altrimenti lo obblighi a interrompere la lettura per andare a consultare un vocabolario, strappandolo così dall’immedesimazione nel personaggio, che invece è proprio l’obbiettivo della prima persona.
Alla prossima.
lupus in fabula

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Luca Nesler
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Re: Profondo riposo

Messaggio#12 » martedì 28 settembre 2021, 13:03

Ciao Pietro!
Altro inizio che porta smarrimento al lettore. Pian piano ci si fa un’idea della situazione, ma con qualche dettaglio diverso dall’inizio avresti potuto renderlo più chiaro. Anche perché hai usato molti caratteri per fare una descrizione ambientale anche molto buona, dal punto di vista stilistico, ma che non fornisce i dettagli giusti a un lettore medio per capire dove vada a parare il testo. Questa è una delle trappole del mostrato puro che hai usato: visto che non puoi uscire dalle percezioni e dall’interiorità del protagonista, dovresti strutturare la scena in modo che il PDV (per riassumere) coincida con ciò che serve al lettore. Cioè, il tell lo spiattella senza vergogna, mentre se mostri devi comunque mostrare le cose giuste. Per dire, se tu avessi messo “La Scilla in solitaria, sogno questa impresa da mesi” all’inizio, molto si sarebbe compreso di più, anche se non del tutto.
Quando scrivi “Felice” secondo me non va bene. È difficile capire quale sia il PDV. Forse sarebbe meglio inserire un pensiero cosciente che rende l’idea di questa cosa o la percezione fisica del cuore che aumenta i batti e quel genere di cose. Anche in combo. Non avrei apprezzato “mi sento felice”, ma nemmeno scrivere solo felice funziona. Come quando metti “Nessun dubbio” non mi convince molto. È una via di mezzo tra qualcosa che il protagonista dice al lettore e qualcosa che pensa. Non mi sembra un pensiero autonomo, anche se riconosco che non sia un’infrazione della quarta parete. Spero di riuscire a spiegarmi.
La parte: “Per arrivare al fondo servono almeno un altro paio di sacchi. I nodi ai frazionamenti mi hanno mangiato metri su metri di corda.” È evidente che chi non fa arrampicata non ci capisca una fava, lo sai, sì? O abiti in una città dove tutti fanno scalate da quando sono bambini? :D scherzo, ma è evidente che, o hai scelto di scrivere solo per gli scalatori o hai sottovalutato il disallineamento che c’è tra il tuo protagonista e il lettore.
“«Dannati idioti.» Non si degnano nemmeno di avvertire. Che fatica.” Ci sono altri personaggi? Non ho capito. Così come non capisco il finale: lui dorme? Basta? Crolla dal sonno? Forse siamo di fronte a un intreccio non lineare, ma non capendo bene le scene non riesco a ricollegarle nell’ordine corretto.
Al netto di quanto detto resta un pezzo scritto molto bene. Peccato che la comprensione sia tanto scarsa.
Ho alte aspettative per i tuoi prossimi racconti!
Alla prossima!

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Gennibo
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Re: Profondo riposo

Messaggio#13 » martedì 28 settembre 2021, 22:30

Ciao Pietro, mi piacerebbe uscire dal coro dei precedenti commentatori, ma non è così. I termini tecnici sono troppi e rendono la storia ostica, immagino che per uno abituato a scalare montagne l'esperienza sia diversa. Però l'idea della sfida uomo natura a me è piaciuta e anche il finale, che non ribalta nessuna situazione e non ha lo scontato crollo/caduta dell'alpinista, ma semplicemente "crolla" addormentato così ci possiamo immaginare il finale tragico.
Insomma, un racconto che ha spazio di miglioramento, ma la base è buona.
Ti consiglio di leggere "Sulla traccia di Nives" di Erri De Luca e poi riprovare a scrivere il tuo racconto.

alexandra.fischer
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Re: Profondo riposo

Messaggio#14 » venerdì 1 ottobre 2021, 18:23

Tema centrato. Mostri l’avventura di uno speleologo alle prese con l’impresa che lo appassiona da sempre, con tutti i vari contrattempi (il freddo, l’equipaggiamento in più), inoltre, è un racconto istruttivo: il verbo collabire, sinonimo di scivolare, per me è stato un insegnamento prezioso, come la terminologia (split, chiave da tredici, planimetria, proiezione sagittale). Il finale l’ho inteso come un crollo di stanchezza del protagonista, con una sensazione di pericolo, certo, ma senza nulla di irreparabile, è un esperto, lo si vede dai movimenti, dai pensieri. Solo che avrà un risveglio duro (non solo per l’indolenzimento del dormire appesi: l’odore di guano è un brutto presagio).

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Pietro D'Addabbo
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Re: Profondo riposo

Messaggio#15 » sabato 2 ottobre 2021, 0:29

alexandra.fischer ha scritto:Tema centrato. Mostri l’avventura di uno speleologo alle prese con l’impresa che lo appassiona da sempre, con tutti i vari contrattempi (il freddo, l’equipaggiamento in più), inoltre, è un racconto istruttivo: il verbo collabire, sinonimo di scivolare, per me è stato un insegnamento prezioso, come la terminologia (split, chiave da tredici, planimetria, proiezione sagittale). Il finale l’ho inteso come un crollo di stanchezza del protagonista, con una sensazione di pericolo, certo, ma senza nulla di irreparabile, è un esperto, lo si vede dai movimenti, dai pensieri. Solo che avrà un risveglio duro (non solo per l’indolenzimento del dormire appesi: l’odore di guano è un brutto presagio).


Ciao Alexandra, grazie del tuo commento e dell'apprezzamento.
Mi rendo conto di aver purtroppo costretto diversi lettori a leggere il testo con un dizionario alla mano.
Sono caduto in pieno nell'errore dell'alabarda, parafrasando il Duca, non ho tenuto conto che termini comuni per il mio vissuto in realtà non lo erano per gran parte dei lettori.
Il "collabire" ad esempio mi è stato più volte criticato. Io l'ho inteso nella accezione seguente: "Di un organo anatomico cavo, afflosciarsi fino a che le sue pareti opposte non giungano a contatto.": si dice in particolare parlando dei polmoni, è una situazione patologica che riduce la capacità di respirare. L'ingresso della grotta si fa sempre più lontano e di conseguenza i bordi sembrano avvicinarsi fino a toccarsi e chiudere del tutto il buco, come se la grotta fosse quell'organo cavo della definizione.
Doveva servire a evocare un'immagine claustrofobica, come se la scomparsa di quel punto di luce togliesse anche il fiato, ma non ho ottenuto l'effetto sperato.
Quanto al finale, mi confermi che non sono riuscito a spingere il lettore verso l'epilogo corretto. Il 'profondo riposo' del titolo è in realtà un 'eterno riposo', poiché addormentarsi o perdere coscienza quando si è appesi ad un imbrago porta rapidamente al collasso e alla morte.
Questo avventuriero è in realtà vittima, almeno nella mia mente, di se stesso, poiché ha sovrastimato le proprie capacità di speleologo e sottostimato le difficoltà della grotta, nonostante gli insegnamenti e le raccomandazioni dei veri esperti di speleologia dell'Associazione (ndr: di speleologia).
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Re: Profondo riposo

Messaggio#16 » sabato 2 ottobre 2021, 0:38

Gennibo ha scritto:I termini tecnici sono troppi e rendono la storia ostica, immagino che per uno abituato a scalare montagne l'esperienza sia diversa. Però l'idea della sfida uomo natura a me è piaciuta e anche il finale, che non ribalta nessuna situazione e non ha lo scontato crollo/caduta dell'alpinista, ma semplicemente "crolla" addormentato così ci possiamo immaginare il finale tragico. Insomma, un racconto che ha spazio di miglioramento, ma la base è buona. Ti consiglio di leggere "Sulla traccia di Nives" di Erri De Luca e poi riprovare a scrivere il tuo racconto.


Grazie Gennibo per aver apprezzato l'assenza del 'prevedibile' crollo di rocce. Grazie anche del commento e del consiglio, in effetti il pubblico a cui il racconto potrebbe essere rivolto con più successo è quello di una rivista di grotte e di arrampicata piuttosto che quello di un contest come MC, non ho saputo dosare. Avrei dovuto spiegare ciascun termine o evitarli del tutto. Cercherò il libro anche senza la necessità di riscrivere questo racconto, i testi di 'esplorazione' come "Verso il Polo con Armaduk" di Fogar fanno parte della mia infanzia molto più di Salgari e simili.
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Re: Profondo riposo

Messaggio#17 » sabato 2 ottobre 2021, 1:02

Luca Nesler ha scritto:Altro inizio che porta smarrimento al lettore....


Ciao Luca, grazie per i commenti.
Ho tentato con l'incipit di creare un hook, mostrando in una frase il protagonista alle prese con una situazione difficile che settasse anche la scena in alta montagna. Mi servirà ancora molto esercizio in proposito. Inizialmente, la frase d'incipit era proprio quella che hai citato, ma mi sembrava eccessivamente tell per costituire un buon incipit.

Quando scrivi “Felice” secondo me non va bene. ... Come quando metti “Nessun dubbio” non mi convince molto. È una via di mezzo tra qualcosa che il protagonista dice al lettore e qualcosa che pensa. ...


La difficoltà che sto incontrando scrivendo su MC, che inizio ad imputare alla mia introversione e alle specifiche (in)capacità sociali che questa comporta, è di immaginare storie con più di un unico personaggio in scena. Il protagonista finisce per parlare con se stesso, dirsi le cose o pensarle per farle passare al lettore in quanto manca quel 'complice' che permetterebbe di usare il dialogo a questo scopo.
Decisamente un limite che devo superare al più presto.

o hai scelto di scrivere solo per gli scalatori o hai sottovalutato il disallineamento che c’è tra il tuo protagonista e il lettore...


Ho scelto di scrivere di un argomento che conosco bene perché ho cominciato a scrivere dopo la mezzanotte, già sapendo che per la consegna sarei ricaduto nel malus tempo. Non volevo mancare all'appuntamento con il primo contest di quest'anno.
Ho sottovalutando che che mettermi comodo nella mia 'zona di confort' avrebbe comportato anche il sottovalutare questo disallineamento.

Ci sono altri personaggi? ...


No, non ci sono altri personaggi in scena, però il protagonista ha un background, una vita sociale fuori da questa specifica occasione ai quali si riferisce, in particolare il Gruppo speleologico (l'Associazione) che ha iniziato ad istruirlo sulle tecniche di grotta. Credendosi ormai un 'esperto' (eh sì, come sottotraccia ho tentato di citare proprio quella Sindrome) si è ficcato da solo in una trappola mortale.

non capisco il finale: lui dorme? Basta? Crolla dal sonno?

Lui crolla dallo sfinimento, mentre è appeso ad un imbrago. Una condizione che porta alla cosiddetta Sindrome da Imbrago (ho messo un link qualche commento più su). Non potevo citarla senza fare infodump quindi ho provato a suggerirla al lettore, ficcando me stesso in una trappola senza uscita e in un racconto senza un buon finale.
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Re: Profondo riposo

Messaggio#18 » sabato 2 ottobre 2021, 1:08

Alessandro -JohnDoe- Canella ha scritto:sembra quasi di sentire l’autore che gode del suo autoerotismo letterario mugugnando “aaaah, sì, guardate quanto cazzo mi sono documentato per questo libro, aaaaaaaaaah”. Ora, sono più che certo che questo non è il medesimo motivo per cui tu hai deciso di adottare il registro usato nel tuo brano


Ciao Alessandro, grazie per il commento.
Hai dannatamente ragione, corpo di mille balene!
Battuta a parte, si è trattato della conseguenza di scegliere un argomento che conosco bene, 'troppo' perché il testo fosse godibile da tutti. Avrei dovuto cesellare le frasi per evitare qualche termine e aggiungere un 'esempio d'uso' dove era inevitabile.
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Re: Profondo riposo

Messaggio#19 » sabato 2 ottobre 2021, 9:20

Stefano.Moretto ha scritto:Niente da dire sullo stile, quasi impeccabile. Come ti hanno già fatto notare è il contenuto il problema... Nel complesso è una bella prova e sto notando che come stile sei in progressivo miglioramento. Forza così!


Ciao Stefano, grazie per i commenti e l'incoraggiamento.
Lo stile cerco di migliorarlo a furia di tentativi e esercizio, invece la fantasia 'carbura' molto più lentamente rispetto ai ritmi imposti da MC, ho cercato una scorciatoia lanciandomi in un'ambientazione nota e un evento ispirato ad un fatto recentemente accaduto, ma mi sono impantanato. Mai più scorciatoie!
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Re: Profondo riposo

Messaggio#20 » sabato 2 ottobre 2021, 9:37

Laura Brunelli ha scritto:Sinceramente il tema non ce lo vedo molto. Mi aspettavo il crollo di una parete, o una caduta nel vuoto.


Ciao Laura, grazie dei tuoi commenti.
L'idea è stata proprio 'tradire' le aspettative del lettore in una storia di montagna descrivendo il crollo fisico di uno sportivo che lo condanna ad una morte in solitaria (è tratto da un episodio reale in cui il protagonista è stato dato per scomparso ed è stato ritrovato mesi dopo la morte ancora appeso alla corda). Sapevo che la scelta non classica poteva non essere gradita.
Grazie per le diverse indicazioni che hai voluto darmi. Gli "idioti" sono gli speleologi che seguono le regole e vanno in grotta almeno in tre, in particolare quelli dell'associazione che sta esplorando quella grotta e che gli hanno dato istruzioni, consigli ed avvertenze sulla pratica di grotta senza conoscere il suo proposito di provarci da solo. Sono quelli della Associazione (speleologica) citati poco prima, quando decide di abbandonare in grotta il materiale, che sarà ritrovato e usato dai successivi speleologici che scenderanno dopo di lui.
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Re: Profondo riposo

Messaggio#21 » domenica 3 ottobre 2021, 17:35

Ho apprezzato molto anche se l'impressione è che tu abbia peccato di passività nell'adattare il fatto di cronaca. C'è molta attenzione, nel testo, a tutta la parte tecnica, ma poco pathos per quanto riguarda il progressivo indebolimento del protagonista e così il finale arriva solo grazie al titolo, piuttosto esplicativo una volta letto il testo. Detto questo, pur non praticando, penso spesso a come possano sentirsi scalatori (o come in questo caso gli speleologi) nelle loro arrampicate e mi ci hai portato dentro, ti ringrazio. Per quanto riguarda la valutazione direi un pollice tendente verso il positivo anche se in modo non solido e ti posiziono dietro il pari valutato racconto di Cannoletta, più "storia" e meno passivo rispetto al tuo.

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