Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 settembre 2021 con un tema di Francesca Bertuzzi!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 3000 caratteri entro l'una.
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antico
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Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#1 » martedì 21 settembre 2021, 2:22

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BENVENUTI ALLA FRANCESCA BERTUZZI EDITION, LA PRIMA DELLA NONA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 157° ALL TIME!

Questo è il gruppo LA BELVA della FRANCESCA BERTUZZI EDITION con FRANCESCA BERTUZZI come guest star.

Gli autori del gruppo LA BELVA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo FAMMI MALE.

I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo LA PAURA.


Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da FRANCESCA BERTUZZI. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre.

Essendo la prima edizione d'Era, per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK ALL TIME, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK OTTAVA ERA (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Ho forzato solo in un paio di occasioni per non fare capitare due racconti con malus nello stesso gruppo.

E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo LA BELVA:

Capita!, di Wladimiro Borchi, ore 23.48, 2949 caratteri
Un papà, di Gabriele Dolzadelli, ore 22.35, 2995 caratteri
Una serata tranquilla, di Manuel Piredda, ore 23.32, 2978 caratteri
Senza via di uscita, di Giuliano Cannoletta, ore 22.49, 2990 caratteri
E poi sarà tutto da rifare, di Matteo Mantoani, ore 23.31, 2978 caratteri
È tutto molto superprofessional, di David Galligani, ore 00.53, 2977 caratteri
Profondo riposo, di Pietro D’Addabbo, ore 01.28, 2652 caratteri MALUS 4 PUNTI
La scogliera, di Andrea Furlan, ore 00.24, 2963 caratteri
Il crollo dell’impero nero, di Read_Only, ore 22.31, 2969 caratteri

Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 30 SETTEMBRE per commentare i racconti del gruppo FAMMI MALE Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 1 OTTOBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo FAMMI MALE e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.

Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.


Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo FAMMI MALE.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.

E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.

BUONA FRANCESCA BERTUZZI EDITION A TUTTI!



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Antonio Pilato
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#2 » martedì 21 settembre 2021, 15:23

Di seguito, commenti e classifica.

Ciao Morena, il tuo racconta meriterebbe il primo posto anche soltanto per il bellissimo finale che la storia mostra al lettore.
Nella finzione sono rimasto ammaliato dalle descrizioni relative alla situazione e, fino alla fine, ho temuto che si trattasse della classica vicenda a metà fra il fantasy e lo storico, e invece…
Epico infine il riferimento, ben compreso soltanto alla fine, con il tema del contest.

Ciao Wladimiro, il tuo racconto mi è piaciuto molto. Mi aspettavo, verso la metà della vicenda, che lui trovasse la moglie a letto con un altro e il titolo, volontariamente fuorviante, aveva reso questo mio pensiero ancora più forte. La narrazione scandita è un altro aspetto molto piacevole, soprattutto dal punto di vista emotivo.
Il colpo di scena finale, che fa appartenere la trama del racconto a un genere quasi fantascientifico, è stato molto curioso e intrigante, secondo me.
Difetti? Non ne ho riscontrato alcuno, in particolare.

Ciao Gabriele, ho trovato il tuo racconto molto emotivo, di una sensibilità davvero coinvolgente.
La scena finale, suggerita dagli orari e dai luoghi vicini ma comunque davvero difficile da cogliere, mi ha lasciato di stucco, in senso buono. Il tema viene rispettato nel suo duplice aspetto.
Interessante anche la vaga esplorazione dell’aspetto pedagogico e professionale.
Di particolari difetti non ne ho trovati.

Ciao David, leggendo il tuo racconto ho percepito una crescente ansia, riuscendo a empatizzare con il protagonista.
Una situazione classica, conosciuta più o meno da tutti noi, che però contiene un finale spettacolare, che è riuscito a strapparmi una risata.
Unico difettino: qualche piccolo refuso qua e là.

Ciao Pietro, il racconto si palesa vagamente come l’inizio di una vicenda lovecraftiana.
Il senso d’inquietudine cresce vistosamente nelle ultime righe quando, al lettore, non rimane che immaginare l’orribile fine del protagonista, uno speleologo alla ricerca di risposte scientifiche più grandi di lui.
Unico difetto? L’uso, forse un po’ troppo ricorrente, di sostantivi aulici che non sempre rendono la lettura scorrevole.

Ciao Matteo, il racconto si presenta come molto introspettivo: la tematica della monotona quotidianità insita nell’orrore esistenzialista rappresenta un tema a me decisamente caro.
Apprezzabile anche la metafora del crollo del muro e il finale, non a sorpresa ma ciclico, come tutto è e continuerà a essere.

Ciao Giuliano, un racconto che si palesa abbastanza lineare. Mi è piaciuto molto il rapporto tra fratello e sorella (mi ha ricordato un po’ Burt e Lynn in Ken il Guerriero) e la narrazione scorre bene.
Mi ha convinto meno il finale che sicuramente è interessante da scoprire, ma che non mi ha dato ciò che speravo.

Ciao Manuel, il racconto presenta elementi divertenti e, a tratti, grotteschi. La vicenda si delinea secondo quella che sembrerebbe l’esperienza a metà fra l’ubriachezza e un’effettiva invasione aliena, e questo mi è piaciuto molto.
Al di là di qualche refuso (tipo “Alzo” invece si “Alzò”), tuttavia, non sono rimasto molto convinto dal finale che lascia non pochi dubbi nel lettore, senza però ottenere quell’effetto di MacGuffin che stimola la curiosità nel lettore.

Ciao Andrea, il tuo racconto s’immerge nelle interessanti atmosfere marittime, a metà fra una tempesta surreale e un legame gotico.
Purtroppo, la trama non mi ha convinto molto, in parte per un mio limite nell’esser riuscito a capirci qualcosa, in parte per delle difficoltà nell’introdurre diversi nomi e, penso, alcune allegorie (tipo quella della lanterna) che in un racconto così breve è assai complesso riuscire a renderli sufficientemente comprensibili al lettore.

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Il crollo dell’impero nero, di Read_Only
Capita!, di Wladimiro Borchi
Un papà, di Gabriele Dolzadelli
È tutto molto superprofessional, di David Galligani
Profondo riposo, di Pietro D’Addabbo
E poi sarà tutto da rifare, di Matteo Mantoani
Senza via di uscita, di Giuliano Cannoletta
Una serata tranquilla, di Manuel Piredda
La scogliera, di Andrea Furlan

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Massimo Tivoli
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#3 » mercoledì 22 settembre 2021, 7:39

CLASSIFICA
1. Un papà, di Gabriele Dolzadelli
2. Senza via di uscita, di Giuliano Cannoletta
3. E poi sarà tutto da rifare, di Matteo Mantoani
4. È tutto molto superprofessional, di David Galligani
5. Il crollo dell’impero nero, di Read_Only
6. Capita!, di Wladimiro Borchi
7. Una serata tranquilla, di Manuel Piredda
8. Profondo riposo, di Pietro D’Addabbo
9. La scogliera, di Andrea Furlan

COMMENTI
Capita!, di Wladimiro Borchi
Ottimo lo stile. Peccato che l’idea non sia stata sfruttata in modo efficace. Purtroppo la costruzione poco solida, come semina, del colpo di scena finale ne ha penalizzato la resa emotiva. È vero che una chiusa che ribalta le premesse narrative è alla base della definizione di “colpo di scena”, ma se il ribaltamento mostra una situazione distante anni luce dagli elementi che la narrazione ci ha fornito fino a quel momento allora il CdS non funziona. In sintesi, qualche elemento di semina sul fatto che tutto il testo prima della chiusa non "appartenesse alla realtà” del protagonista avrebbe contribuito a ottenere un raccolto più efficace.

Un papà, di Gabriele Dolzadelli
Da un lato, questo è un racconto che assicura una qualche presa emotiva sul lettore, soprattutto sui papà. Dall’altro, al di là del purtroppo famoso crollo del ponte Morandi, la situazione in cui è precipitato il protagonista è piuttosto ordinaria, quotidiana, senza elementi di “affascinante” o “inquietante” esoticità. In sintesi, un racconto più che buono per me, ma, allo stesso tempo, che non riesce a emozionarmi più di tanto.

Una serata tranquilla, di Manuel Piredda
Molto bella l’idea. Meno bello il suo sviluppo. Intendiamoci, molto probabilmente non sono il lettore adatto per questo racconto, ma ho trovato lo svolgimento un po’ caotico, confusionario. Okay, come ci svela il finale, il confine tra realtà e fantasia crolla, la dicotomia reale-surreale non esiste più, le due dimensioni si fondono in modo plastico, senza interruzione di continuità. Tutto molto bello, accattivante, sebbene non originale… ma dietro la narrazione non mi sembra esserci un progetto coeso: si passa dai dischi volanti, che inevitabilmente portano il lettore a pensare a un’invasione aliena, a immagini di film (star wars), a sogni erotici (la segretaria in baby doll), senza un collante che, sebbene nella più surreale delle situazioni, dia una funzione (emozionale, tecnica, metaforica, allegorica, ecc.) a quanto il lettore abbia appena letto.

Senza via di uscita, di Giuliano Cannoletta
Bel racconto distopico, soffocante e isterico e implacabile al punto giusto. Ho apprezzato la gestione del ritmo, progressivamente in salita come è giusto che sia per racconti di questo tipo. Qualche perplessità proprio nell’incipit: perché quello spettacolo è insieme osceno e affascinante? Proseguendo la lettura sembra che Mel lo avverta come qualcosa di osceno e catastrofico. Quindi perché affascinante?
Trama lineare. Finale atteso. È un male? Non necessariamente, ma in questo caso non colpisce più di tanto.

E poi sarà tutto da rifare, di Matteo Mantoani
Monotonia, solitudine, un lavoro che ti costringe ad avere a che fare con la morte e tutto quello che si porta appresso. Racconto talmente introspettivo da risultare claustrofobico, asfissiante. La chiusura circolare è coerente con il protagonista e l’ineludibile ripetitività della sua esistenza. Non ci sono particolari difetti nella forma e nello stile, ma non si avvertono nemmeno particolari “scossoni” nell’emotività del lettore.

È tutto molto superprofessional, di David Galligani
Racconto umoristico niente male. La situazione inscenata è un cliché, ma lo utilizzi in modo efficace: il lettore empatizza con il poveretto sotto torchio per il colloquio e, quantomeno, stira le labbra in un bel sorriso sul finale trash-grottesco. È stato piacevole leggerlo e, a parte qualche tollerabilissimo refuso, la forma e lo stile di fanno apprezzare.

Profondo riposo, di Pietro D’Addabbo
Nonostante lo abbia riletto due volte, io questo racconto non l’ho capito – chiedo scusa all’autore –, probabilmente per la mia ignoranza nel campo della speleologia e annessi strumenti di discesa/risalita. È chiaro che intuisco che per il protagonista è la fine, ma non ne ho colto il motivo e, di conseguenza, la forza emotiva del racconto tutto o, perlomeno, del finale. Mi dispiace.

La scogliera, di Andrea Furlan
Mi dispiace, ma anche questo racconto ho dovuto leggerlo due volte. E anche questo racconto non l’ho capito. Difficile giudicarlo. Owen quindi era una voce immaginaria nella testa del protagonista? Il Vecchio e Owen sono la stessa persona, entità? Tanti gli interrogativi, a causa dei quali la narrazione mi è sfuggita di continuo, lasciandomi con ben poco dentro.

Il crollo dell’impero nero, di Read_Only
Racconto scritto con stile e padronanza delle tecniche narrative. Tuttavia il ribaltamento delle premesse narrative sul finale (colpo di scena) non colpisce più di tanto, lasciando in definitiva il lettore un po’ impassibile. Questo è un rischio che si corre ogni volta che si basa il CdS sull’adozione di un PdV atipico o poco coerente con la situazione narrata, come nel caso di narrazione dal PdV di un animale o addirittura, come in questo caso, dal PdV di oggetti inanimati (pedine degli scacchi). In sintesi è un giochetto per vincere facile: le pedine vengono trattate come esseri umani a tutti gli effetti (pensano, parlano, provano sentimenti, sanguinano) e il lettore non ha nessun indizio per poter anche solo minimamente dubitare sulla loro vera natura, rendendo quindi l’ottenimento del CdS un mero trucchetto che, alla fine, lascia indifferenti.
Last but not least, chi non ha mai giocato a scacchi non capirà nel dettaglio la manovra raccontata nella chiusa.

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Emiliano Maramonte
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#4 » venerdì 24 settembre 2021, 19:39

Eccomi qui per la classifica e i commenti!
Buona Nona Era a tutti!

CLASSIFICA

1. Senza via d'uscita di Giuliano Cannoletta
2. E poi sarà tutto da rifare di Matteo Mantoani
3. Un papà di Gabriele Dolzadelli
4. Capita! di Wladimiro Borchi
5. E' tutto molto superprofessional di David Galligani
6. La scogliera di Andrea Furlan
7. Una serata tranquilla di Manuel Piredda
8. Il crollo dell'impero nero di Read_Only
9. Profondo riposo di Pietro D'Addabbo



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COMMENTI

Capita! di Wladimiro Borchi
Sullo stile di scrittura non ho proprio nulla da dire: sei impeccabile nel condurre il lettore dove vuoi e lo fai con un testo scorrevole, brioso, preciso.
Sul fronte della storia, nel corso della lettura mi sono detto spesso: "Be', sì, tutto bello, godibile, ma la trama non può essere tanto ordinaria, non per uno come il buon Wlad!". E infatti il colpo di scena finale ha conferito all'intero racconto un sapore diverso, molto interessante.
In realtà, proprio quel colpo di scena si situa ai confini del "ni". E' sicuramente coerente, intelligente e anche ironico al punto giusto... allora perché c'è qualcosa che non va?
Hai presente quelle sensazioni pruriginose che non ti consentono di provare piena soddisfazione di qualcosa? Ecco, per me è stato così. Come impatto istintivo ho provato il sapore amarognolo dei colpi di scena del tipo: "E' tutto un sogno", "Ah, era la realtà virtuale!", e similari. Nulla di grave, comunque, è un problema soprattutto mio e non toglie poco al valore complessivo della tua prova.
Un'ultima cosa: quel "beh", dài su, Wlad!!!


Un papà di Gabriele Dolzadelli
Il racconto è interessante: ho apprezzato molto la profondità della narrazione e i momenti con picchi emotivi notevoli. Essendo anche io padre, ho provato qualche brividuccio al solo pensiero delle difficoltà e dei pensieri del protagonista. Lo stile, ormai posso dirlo, è maturo. Mi è piaciuto anche il crescendo della tensione narrativa fino al colpo di scena finale.
Il tema è sicuramente centrat(issim)o, ma forse è proprio questo il piccolo inconveniente del racconto. Tengo a precisare che probabilmente, quanto sto per dire è solo una mia pignoleria, comunque l'utilizzo di evento ormai traumatico come quello del ponte Morandi, ormai entrato nel comune sentire come l'11 settembre per gli americani, mi è parso un coup de théâtre di facile presa.
Per il resto tutto ok. Promosso.


Una serata tranquilla di Manuel Piredda
Nel tuo racconto c'è un tono divertito e leggero che fa piacere ritrovare tra tanti testi seriosi che tendono a prendersi troppo sul serio. Mi è piaciuto molto l'intuizione di fondo: se il confine tra la realtà e la fantasia cedesse, cosa accadrebbe al nostro mondo? E tu hai affrontato questa idea in modo colorato, caleidoscopico ed enfatizzato. Bene!
Lo sviluppo, tuttavia, non è strutturato adeguatamente per sostenere l'idea potenzialmente vincente.
La scrittura è zoppicante e alcuni passaggi sono così legnosi che la lettura ne risulta appesantita.
Mi permetto di suggerirti alcune modifiche.

"Era un lunedì pomeriggio di fine estate, Carlo era ipnotizzato dalle gocce di condensa che si formavano sul suo bicchiere di birra ghiacciata e il televisore strillava gli interventi di opinionisti da due lire quando la singolarità iniziò la sua espansione.
Sul momento nessuno ci fece caso, come tutte le cose migliori avvenne in sordina. Le lattine di birra si erano moltiplicate e la luna era già alta nel cielo quando i toni squillanti dell'edizione straordinaria svegliarono Carlo dal torpore con uno scatto. Il giornalista balbettò un paio di “E” e “Eh” prima di riuscire a iniziare la lettura del gobbo:"

L'incipit è l'elemento fondamentale di questi testi brevissimi: il lettore dev'essere buttato dentro la storia con pochi tratti. Qui invece ti perdi in troppe parole, con una costruzione dei periodi pesante. RIpeti ben due volte la struttura: "stava facendo questo, quando...". Ad esempio partire con: "Quando la singolarità si espanse, Carlo stava bevendo una birra ghiacciata", non sarebbe stato male...

“Edizione Straordinaria – vi preghiamo di non farvi prendere dal panico, ripeto, restate nelle vostre case e lasciate che le forze di ordine pubblico le forze dell'ordine si occupino della situazione. Su diverse città di ogni nazione del mondo sono stati avvistati quelli che dai militari vengono definiti oggetti volanti non identifica-”

"Alle sue spalle la televisione aveva cambiato tono e programma, nonostante la scrivania dell'edizione straordinaria campeggiasse ancora in primo piano al posto del giornalista campeggiava un uomo bardato in un enorme costume da coniglio, mangiava in modo aggressivo una carota e sembrava voler fissare con sguardo di sfida gli spettatori oltre lo schermo. Carlo corse a spegnere il televisore, una delle lattine che aveva scalciato prima gli urlò di andarsene a quel paese mentre il telecomando iniziò a pulsargli in mano e contorcersi lentamente, ogni pressione del tasto off lo faceva mugolare dolcemente."

Paragrafo molto contorto, hai ripetuto più volte "campeggiava" in un contesto già di per sé confuso.

"Sentì un rumore che lo fece girare verso la porta di casa, che si aprì sciogliendosi sui due lati superiori. Dietro l'uscio c'era la donna dei suoi sogni. Anna dell'Ufficio Assicurazioni, indossava solo un babydoll e aveva un coltello in una mano e una bottiglia di champagne nell'altra."

La frase finale mi è piaciuta e conferisce all'intera vicenda il giusto peso.

Nel complesso una prova interessante, con un grande potenziale, macchiata, però, da uno sviluppo carente e assai migliorabile.


Senza via di uscita di Giuliano Cannoletta
Del tuo racconto ho apprezzato tantissimo il ritmo incalzante, a tratti tagliente, che trascina il lettore nelle profondità di un'incredibile forma di isteria collettiva. All'inizio avevo pensato a una zombificazione causata da un non meglio precisato fenomeno atmosferico, invece sembra ci sia una stazione orbitante in caduta libera. Qui comincia la prima perplessità: la gente impazzisce per il panico o è invasata per colpa di qualche agente patogeno, un fenomeno elettromagnetico, non so, cose così? Non si capisce bene.
Poi c'è l'episodio del poliziotto. Seconda perplessità. E' un impostore? E' un vero poliziotto ma pazzo? E perché fa quello che fa? Solo per procurarsi donne con cui sfogare i propri bassi istinti? Ho provato a darmi io spiegazioni, ma il punto resta nebuloso.
Capisco, dall'altro lato, che i caratteri sono pochi per effettuare tutte le "semine" necessarie a comprendere per intero i contorni di una trama, ma se il lettore giunge a doversi spremere troppo le meningi sugli snodi della storia, qualcosa è andato storto.
La mia valutazione positiva, però, si concentra soprattutto sull'atmosfera, sul registro distopico e sulla perizia della narrazione.
Finale "ni", tema centrato.


E poi sarà tutto da rifare di Matteo Mantoani
Credimi, di fronte al tuo racconto sono ancora combattuto. E' uno di quei testi su cui devi meditare un po' (devi metabolizzarlo) per poterlo valutare serenamente. Una cosa è certa: ti mette addosso tanta inquietudine perché questo flusso di coscienza è insistente, è "scomodo", per così dire, a maggior ragione se tratta di una tematica così attuale e triste come i decessi in ospedale, con tutto ciò che c'è attorno.
Eppure c'è qualcosa che non mi ha convinto. Ben scritto, poco da dire su questo, ben condotto, coerente nel suo percorso fino al punto finale che è anche l'inizio dell'infinito ciclo della vita dei sanitari, soprattutto durante le emergenze, ma ho avvertito una sorta di distonia tra tutta la prima parte e la seconda. E' come se la carica emotiva si fosse sfilacciata con l'invito a cena e l'espressione della tensione sessuale del protagonista verso la collega; è come se il registro complessivo si fosse alleggerito. In fondo la seconda parte è una parentesi che un po' ci distoglie da quella ciclicità che, invece, volevi rimarcare. Capisco anche che l'episodio ti era necessario per farci capire quanto sia difficile per chi svolge alcune professioni accostarsi a quella che ognuno di noi potrebbe chiamare "vita normale"...
Nel complesso le sensazioni sul tuo racconto sono positive, come anche la valutazione relativa al tema: lo hai incastonato in maniera molto intelligenze. Restano, tuttavia, le perplessità di cui sopra.


È tutto molto superprofessional di David Galligani
Il racconto è godibile: ha brio ed è scritto con una prima persona efficace. Direi che l'ho gradito anche perché il registro medio dei racconti è serioso/drammatico/introspettivo, quindi una sana gag alla Vanzina è una piccola luce tra le ombre. Alla fine il tema è trattato in maniera originale (il crollo finale del protagonista, proprio sul più bello) ed è stato un colpo di scena per me inaspettato, devo ammetterlo. I peti, alla fin fine, sono sempre atti liberatori in tutti i sensi e strappano inevitabilmente un sorriso.
Un po' di confusione nei dialoghi e nella scansione del ritmo nella parte centrale e qualche perdonabilissimo/a refuso/disattenzione, ma tutto sommato il risultato finale è apprezzabile.


Profondo riposo di Pietro D’Addabbo
Ogni volta che devo esprimere una valutazione negativa, mi sento in colpa. Me ne rammarico davvero, ma questo racconto non mi ha comunicato nulla. Non mi permetto di obiettare alcunché sulle operazioni speleologiche, che tu descrivi nel dettaglio, per le quali mostri una notevole competenza (forse pratichi speleologia...), ma le immagini veicolate attraverso i tecnicismi conducono a una noia demotivante.
Credimi, mi sono sforzato e non poco di trovare un elemento di interesse, un conflitto narrativo, un antagonismo, una situazione critica emotivamente forte, ma il testo è scivolato via inutilmente fino all'ultimo paragrafo nel quale fai un accenno a un crollo per sonno (ecco il tema?) e a un momento (drammatico) di conclusione dell'intera vicenda.
Per come la vedo io, avresti potuto introdurre un elemento di rottura: allucinazioni dovute alla fatica; una presenza inquietante che poteva essere la personificazione della paura; il ritorno di un compagno di cordata morto ma poi redivivo; l'irruzione di creature degli abissi; la diffusione di voci infernali da spaccature nelle viscere della Terra... Le possibilità erano davvero infinite.
Così com'è il racconto è una sorta di cronaca incolore di un'esperienza personale, raccontata ad amici davanti a una birra.
Ripeto: mi dispiace essere così severo, ma le sensazioni che ho ricavato dalla lettura sono state nettamente negative.


La scogliera di Andrea Furlan
Questo racconto ha una complessità che mi ha affascinato ma che mi ha messo in grandissima difficoltà. Purtroppo ancora adesso, dopo un altro paio di letture, non ho ben afferrato i contorni della vicenda, la quale dovrebbe avere dei risvolti esoterici/gotici. Non nego che il mare, un faro, navi nella tempesta generino una fascinazione universale, ma da sola essa dev'essere accompagnata da episodi coinvolgenti e definibili dalla mente del lettore.
Da quello che ho capito c'è stato una sciagura al faro, e l'ultimo guardiano, con evidenti problemi mentali dovuti al disastro, sta per subire l'assalto di un antagonista (un'entità? La personificazione di tutto ciò che di maligno può avere il mare? Un vecchio nemico?) che vuole portare a termine un compito "malvagio". Spero di non aver travisato.
In ogni caso è difficile seguire le vicende perché non c'è una cornice di riferimento, non ci sono input CERTI che permettano di capire le linee guida in base alle quali stai conducendo la trama.
A tuo favore, però, c'è una tecnica narrativa notevole, precisa e sorvegliata che sopperisce, in parte, le carenze della storia.
Per quanto riguarda il tema immagino sia da rinvenirsi nella caduta della scogliera.

Racconto riuscito a metà, pur con innegabili meriti.


Il crollo dell’impero nero di Read_Only
Il tentativo è interessante ma purtroppo rientra a buon titolo tra quegli espedienti che vanificano un'intera impalcatura narrativa, soprattutto se un lettore un pochino più smaliziato (come nel mio caso) capisce il trucchetto. Parlo naturalmente dei "plot twist" del tipo: "Ah ma era solo un sogno! Quindi era la realtà virtuale! Allora era un pomodoro che parlava!", in sostanza giochetti ormai logori da evitare, se non sono incastonati in un meccanismo narrativo davvero inedito e originale. Devo ammettere di aver intuito qualcosa già dal titolo ma ho nascosto a me stesso la soluzione almeno fino a metà quando poi, quando hai parlato più insistentemente di regine e, in particolare di regina avversaia, ho avuto la conferma. E allora la tensione narrativa, che pure aveva un suo perché, è crollata di schianto, tanto per restare in tema.
In fondo, a sprazzi, non scrivi male. Ci sono parti narrate benissimo e ci sono momenti, invece, davvero legnosi (l'incipit è pesante e per arrivare al dunque del conflitto narrativo fa penare), come anche alcune espressioni fanno storcere il naso, ma tant'è, si può migliorare e non si finisce mai di imparare.
Tema centrato per vie traverse, anche perché indicato nel titolo, e prova poco convincente.

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antico
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#5 » lunedì 27 settembre 2021, 14:11

Avete già ricevuto tre classifiche. Oltre alla mia, ve ne dovranno arrivare altre sei.

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Stefano.Moretto
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#6 » lunedì 27 settembre 2021, 19:00

Classifica:

1.Senza via di uscita
2.Capita!
3.Profondo riposo
4.Il crollo dell’impero nero
5.Un papà
6.È tutto molto superprofessional
7.La scogliera
8.E poi sarà tutto da rifare
9.Una serata tranquilla


Commenti:

Capita!
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Un papà
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Una serata tranquilla
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Senza via di uscita
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E poi sarà tutto da rifare
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È tutto molto superprofessional
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Profondo riposo
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La scogliera
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Il crollo dell’impero nero
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KatyBlacksmith
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#7 » martedì 28 settembre 2021, 11:40

Mondocano©, ecco perché non partecipavo a cose come queste: scrivere mi viene facile, ma arrogarmi il diritto di stilare una classifica di lavori altrui, tutti con meriti, mi mette in crisi.
Complimenti a tutti, non fatevi ingannare dai miei appunti: vi ho letti e riletti con piacere e sono una gran rompiscatole.

Disclaimer: ho messo in evidenza i punti che secondo me (che non sono nessuno, quindi siete liberi di ignorarmi) possono essere migliorati. Probabilmente 3000 caratteri per alcune storie, più ambiziose, sono stati un po' pochi e alcune descrizioni avrebbero meritato più respiro.

Ecco la mia classifica:

1) Un papà, di Gabriele Dolzadelli
Sono sincera: nonostante sia stato reso molto bene e con totale coerenza lo stato d'angoscia per la situazione famigliare, con le varie pressioni (economica e genitoriale), non ho apprezzato l'utilizzo della tragedia del ponte Morandi in un racconto che non lo richiedesse in modo esplicito.
Per il resto complimenti per la tensione, mantenuta bella pressante per tutto il pezzo e la coerenza del dialogo interiore, molto coinvolgente. Non era facile.

2) Capita!, di Wladimiro Borchi
Molto carina la rivelazione finale, da un senso al monte di jella inflitta al personaggio; non si intuisce nulla fino alla fine. Anche se mi sento di riportare la situazione ai costi reali (vedi fine commento).
Un appunto: se qualcuno ha avuto una notizia pessima come un licenziamento, è poco probabile che si muova verso casa con tanto entusiasmo (si fionda in strada, schizza nell’androne e sale le scale a due a due).
"Sergio fissa la scena da dietro IL vetro" non si capisce che vetro sia, cala dall'alto; se si trovi in camera, se è un monitor o quale altro vetro. Tanto che alla prima lettura pensavo fosse di nuovo chiuso in macchina ad aspettare che l'amico uscisse da casa sua.
E poi mi sorge una questione più terra terra: viene da chiedersi se anche la moglie sia finta, sia un clone. Anche perché i cloni costano, farne così tanti, e far loro credere che sia tutto vero quel che vivono, diventa un costo davvero proibitivo, anche in termini di tempo specie se l'unico scopo è convincere un unico umano a farsi sostituire il cuore (nel tempo in cui generi i cloni e li cali nella realtà di Sergio, magari Sergio schiatta). Non c'era altro modo?

3) E poi sarà tutto da rifare, di Matteo Mantoani
Ho sentito tutto il peso emotivo, ho trovato davvero molto, molto belle alcune immagini
Ma.
Ho un po' di perplessità sull'enorme discrepanza tra il carico emotivo sotto il quale il protagonista quasi stramazza e l'insensibilità con la quale viene descritta Betty, che è chiaramente messa lì solo per gratificare l'ego del protagonista che sembra non poter aspirare a niente di meglio (brutta, senza tette né speranza, gli muore dietro da eoni e riceverà un due di picche). Magari sono io che non ne colgo altra funzione nella storia. O forse è un po' un peccato aver introdotto un personaggio e non sfruttarlo per completare il quadro in modo più coerente.

4) È tutto molto superprofessional, di David Galligani
Moto ben trasmessa la sensazione di ansia e del timore di scoprire che chi ci fa il colloquio abbia aspettative superiori alle nostre competenze, chi non l'ha mai provato?
Personalmente non sono una grande sostenitrice di caccapupù & Co. come stratagemma su cui incentrare le svolte dei racconti. Non dico che non debbano comparire, ma essere il perno attorno a cui costruire le svolte non mi cattura.

5) Il crollo dell’impero nero, di Read_Only
Bello il twist finale, non lo avevo per nulla intuito nella lettura. Alla prima lettura mi ero leggermente persa, non avevo trovato il filo di collegamento esatto delle azioni dei personaggi, mi erano parse incomprensibili. Ma potrebbe essere un limite mio, oltre che il taglio ai tremila caratteri che limita nella possibilità di spiegarsi.

6) Profondo riposo, di Pietro D’Addabbo
Si percepisce molto bene l'esperienza solitaria della discesa in grotta.
Ho apprezzato la coerenza della nomenclatura dell'equipaggiamento, però questa deborda e prevale sulla comunicazione emotiva e sul fare vivere l'atmosfera del luogo, che a rigore non è solo freddo (colori, rumori, odori, texture della roccia...).
Nota: non tutti sanno che rimanere appesi all'imbrago per qualche ora ha esito fatale, e chi non lo sa non ha la possibilità di cogliere il finale.

7) La scogliera, di Andrea Furlan
Il conflitto con il vecchio sembra essere più presente (del ricordo o) dell'attaccamento alla famiglia, e questo mi sembra leggermente sbilanciato, specie quando si arriva alla fine del racconto e si capisce cosa è successo. Tra l'altro lascia aperto l'interrogativo: da dove spunta il vecchio? Come mai perseguita l'uomo? E che cosa lo manda via davvero?
Ammetto di aver trovato un po' di confusione su queste questioni.
Molto probabile che mi manchi qualche riferimento a qualche storia (Irlandese, a giudicare dai nomi).

8) Senza via di uscita, di Giuliano Cannoletta
Mi è piaciuta l'idea del crollo della stazione sulla terra, non era tra le ipotesi di possibili crolli che avevo pensato.
Non so se sia un approccio voluto, ma tutto, sia ciò che accade ai due personaggi principali che al resto della popolazione, è descritto da fuori, lo si legge senza poterlo vivere. I termini usati per descrivere lo stato di caos non coinvolgono, descrivono ma la scena non si riesce a vivere, a partecipare.
Anche i protagonisti sono soltanto guardati, seguiamo le loro azioni, ma questo approccio non ci permette di partecipare al loro dramma, l'effetto è meno potente. Si legge più confusione che la reale angoscia per un mondo che sta per finire.

9) Una serata tranquilla, di Manuel Piredda
Mi piace molto l'idea del crollo della barriera tra i due mondi.
Ma.
Non sono riuscita a cogliere con giusta gradualità il subentrare del mondo fantastico in quello solido e concreto. Le persone cantano e poi urlano dalle case vicine (e questo passaggio lascia un po' perplessi), ma hai per le mani un protagonista per permettere al lettore di vivere l'emozione di assistere a questi fenomeni. Levarsi il problema scrivendo che ha uno shock non basta. Lo shock non si percepisce in quel che fa, la drammaticità della situazione non passa attraverso le parole.

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Luca Nesler
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#8 » martedì 28 settembre 2021, 13:36

Provo a giustificare la classifica che qui mi sembra più utile del solito.
Mi ha divertito David e il suo è un pezzo con un buon equilibrio e un buono stile,
Il pezzo di Pietro è effettivamente poco comprensibile e, di solito, questa cosa la penalizzo molto (questo ha portato Andrea al 7o posto, per esempio), ma la scrittura l'ho trovata ottima ed evocativa, anche se non coglievo bene la scena.
Wlad è stato lineare e pulito, la chiusa non mi convince e il pezzo gioca un po' sui luoghi comuni, ma ha una buona consapevolezza.
Simile il pezzo di Matteo, anche se c'è qualche sbavatura stilistica in più.
Gli altri racconti mi sono piaciuti di meno come coinvolgimento e/o sono meno maturi stilisticamente.

Classifica
1.È tutto molto superprofessional
2.Profondo riposo
3.Capita!
4.E poi sarà tutto da rifare
5.Senza via di uscita
6.La scogliera
7.Una serata tranquilla
8.Un papà
9.Il crollo dell’impero nero

Commenti

È tutto molto superprofessional
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Capita!
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Il crollo dell’impero nero
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#9 » martedì 28 settembre 2021, 14:37

Avete ricevuto sei classifiche, ve ne mancano tre.

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Laura Brunelli
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#10 » martedì 28 settembre 2021, 17:57

Ecco la mia classifica.

1) È tutto molto super Professional
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2) Capita
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3) E poi sarà tutto da rifare
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4) Senza via d’uscita
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5) Il crollo dell’impero nero
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6) Un Papà
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7) Una serata tranquilla
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8) La scogliera
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9) Profondo riposo
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#11 » mercoledì 29 settembre 2021, 17:14

Dovete ancora ricevere due classifiche.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#12 » mercoledì 29 settembre 2021, 23:28

Sarà che dopo aver allenato il nostro cervello a ragione in 4242 caratteri per quasi un anno cambiare formato non è certo facile, sarà il tema bello ma allo stesso tempo tosto, sarà quel che sarà ma questo mese mi sono ritrovato a leggere un sacco di belle idee (in un paio di casi anche ottime), ma nessun brano in grado di farmi esclamare davvero “wow”. In tal senso, penso che questa Era risulterà davvero utile come palestra.
Detto questo, come sempre, ricordo i principi alla base delle mie classifiche:

1. Sono uno di quei lettori che, a parità di valore, privilegia i testi caratterizzati da uno stile di qualità a scapito della trama. La mia idea è che un bravo scrittore sia in grado di nascondere un’idea poco originale dietro alla tecnica. Attenzione, però: quando parlo di tecnica non mi riferisco al barocchismo di certi scribacchini di quart’ordine che riempiono le librerie nascondendosi dietro la maschera della fantomatica literary fiction; parlo di pulizia e costruzione delle scene, di caratterizzazione dei personaggi, di gestione e progressione del conflitto e infine di dialoghi accattivanti e ben bilanciati.
2. I commenti che troverete a corredo della classifica NON sono gli stessi che ho scritto sui singoli post, in quanto nascono da riflessioni post seconda lettura ed eventuali scambi d’opinione con i singoli autori.

E ora via con la classifica, regia!

1. Un papà – Gabriele Dolzadelli
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2. La scogliera – di Andrea Furlan
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3. E poi sarà tutto da rifare – Matteo Mantoani
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4. È tutto molto superprofessional – David Galligani
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5. Senza via d’uscita – Giuliano Cannoletta
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6. Profondo riposo – Pietro D’Addabbo
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7. Capita! – Wladimiro Borchi
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8. Il crollo dell’impero nero – Read_Only
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9. Una serata tranquilla – Manuel Piredda
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lupus in fabula

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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#13 » giovedì 30 settembre 2021, 20:13

Dovete ancora ricevere una classifica.

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Gennibo
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#14 » giovedì 30 settembre 2021, 21:22

Eccomi qui con la sofferta classifica, complimenti a tutti!

1. Capita!
2. La scogliera
3. Un papà
4. E poi sarà tutto da rifare
5. Senza via di uscita
6. È tutto molto superprofessional
7. Una serata tranquilla
8. Il crollo dell’impero nero
9. Profondo riposo

Il crollo dell'impero Nero
Ciao Morena, interessante il tuo racconto, ma come dice Luca, quando si viene a sapere che si parla di scacchi, invece di ripensare alla storia e concludere che tutto funziona, non ho trovato abbastanza punti di contatto con le due situazioni e questa cosa non reso soddisfacente l'esperienza della lettura.
Forse se avessi mantenuto le emozioni lasciando gli scacchi nella loro immobilità di statue e rendendo dinamica la storia usando solo gli spostamenti sulla scacchiera avresti reso meglio un'idea di base che secondo me è molto buona.
Profondo riposo
Ciao Pietro, mi piacerebbe uscire dal coro dei precedenti commentatori, ma non è così. I termini tecnici sono troppi e rendono la storia ostica, immagino che per uno abituato a scalare montagne l'esperienza sia diversa. Però l'idea della sfida uomo natura a me è piaciuta e anche il finale, che non ribalta nessuna situazione e non ha lo scontato crollo/caduta dell'alpinista, ma semplicemente "crolla" addormentato così ci possiamo immaginare il finale tragico.
Insomma, un racconto che ha spazio di miglioramento, ma la base è buona.
Ti consiglio di leggere "Sulla traccia di Nives" di Erri De Luca e poi riprovare a scrivere il tuo racconto.
È tutto molto superprofessional
Ciao David, ho apprezzato il tuo racconto per come riesci a gestire stress e comicità, un binomio che qui ho trovato ben gestito. Il finale sorprende per la trovata buffa anche se non originalissima, ma comunque in equilibrio con lo svolgimento della storia.
Sono d'accordo con Stefano, una maggiore percezione del mondo esterno avrebbe aggiunto valore a un lavoro che comunque per me è già buono.
A rileggerti e buona edition!
E poi sarà tutto da rifare
Ciao Matteo, ho adorato il tuo testo, scava nell'interiorità del medico con uno stile che mi ha catturato. Mi sono ritrovata nel corridoio del reparto a simpatizzare per lui e a dispiacermi per la donna che ha perso il marito.
Però, da quando la collega miagola ho sentito una nota stonata e da quel momento la magia che eri riuscito a creare si è un po' dissolta, peccato.
Sono d'accordo con te quando dici che l'empatia si perde quando il protagonista si mostra meno positivo parlando della collega, troppo preso da se stesso da non capire che forse anche lei sta cercando un modo per uscire dallo stesso inferno che sta vivendo lui.
Comunque una buonissima prova.
A rileggerti e buona edition!
Un Papà
Ciao Gabriele e piacere di leggerti! Mi hai acchiappato dalla prima frase. Porti avanti bene una storia di forte impatto emotivo, unica perplessità è la domanda su chi ha perso il lavoro. E perché se lui ne ha uno dovrebbe cambiarlo e mettersi in gioco? Non dovrebbe farlo chi è senza lavoro? Ho apprezzato anche il doppio crollo del ponte e del papà.
Un'ottima prova.
A presto e buona edition!
Capita!
Ciao Wladimiro, leggerti è sempre un immergersi in un'avventura intensa. In questo caso mi sono piaciute le alternanze tra pensiero (in corsivo) e lo svolgersi della trama che ho trovato ben bilanciata.
Ho trovato una nota stonata quando sono arrivata al punto in cui il protagonista scopre la moglie a letto con un altro, nonostante sapessi che tu avresti trovato una soluzione al di fuori degli schemi, e non se ne è andata neppure dopo aver letto il brillante finale, forse per la mancanza di semine che ci mettano in testa qualche dubbio, a dire il vero un dubbio all'inizio mi è venuto quando hai usato la seconda persona, che ho comunque trovato insufficiente (anche se sappiamo alla fine che le situazioni banali erano proprio quelle che si volevano far vivere al clone.)
Magari avresti potuto lasciare uno spazio tra la seconda persona e la terza (quando dici: Sergio alza la testa)
E infilare un'altra seconda persona da qualche parte per enfatizzare l'idea di un altro piano di narrazione e incuriosire il lettore.
Oppure partire con la seconda persona (che è ciò che il medico spiega al paziente)
E poi il corsivo del pensiero del clone ecc.
Che ne dici?
Per me comunque un ottimo lavoro.
Alla prossima e buona edition!
Una serata tranquilla
Ciao Manuel, mi unisco al coro, il tuo racconto mi ha lasciato perplessa, viste le premesse mi sono immaginata il protagonista che si addormenta sul divano e si ritrova nel mezzo di un sogno di metà pomeriggio (nulla di originale).
Sono d'accordo con Emiliano che se lo avessi iniziato come lui suggerisce l'impatto sarebbe stato più intrigante e coinvolgente.
C'è una parte che ho preferito e che mi ha fatto pensare al tema che tu volevi trasmettere. Il crollo della barriera finzione/realtà (che come idea trovo affascinante) l'ho trovata quando la lattina (qualcosa di vicino al protagonista, qualcosa con cui può interagire) fa qualcosa di insolito. Un buon inizio poteva essere la lattina con le goccioline di condensa vista in un messaggio pubblicitario che "esce" letteralmente e visivamente dal televisore, magari rompendo proprio lo schermo e da lì iniziano le cose più insensate.
Comunque carino.
A rileggerti e buona edition!
La scogliera
Ciao Andrea e piacere di averti letto, hai scritto un racconto che parla di mare, di navi e di fari, tutte cose che mi affascinano. Il tuo però è un racconto di non facile comprensione. Ma perché? Mi chiedo. In fondo le parole ci sono tutte, quelle che nominano le offese del vecchio contro Ciaran.
Ciaran pieno di dolore che ricorda i suoi amati famigliari. Il conflitto interiore del protagonista che si scaglia contro quello che capiamo essere il vecchio, la sua immagine riflessa, la lotta contro i suoi fantasmi interiori, i suoi sensi di colpa, la calma dopo la tempesta e la ragione per cui intagliava.
Bello, ma non arriva subito.
Senza via d'uscita
Ciao Giuliano e piacere di averti letto, della tua storia mi è piaciuto il rapporto tra i due fratelli e il ritmo veloce della narrazione. L'ambientazione catastrofica però poteva migliorare con un po' più di cura, ad esempio, quando dici:
"Da qui non si passa" e lei non riesce a muovere un muscolo...
io me la sono immaginata proprio incastrata da qualche parte.
Oppure: Urla disperate alla sua sinistra. Una donna inginocchiata...
Mi sono chiesta: ma è la donna che urla disperata?
Questa è una parte che poteva avere un maggiore impatto emotivo se prima avessi mostrato la donna e poi fatto sentire le sue urla disperate.
Ma sono dettagli, soprattutto visto il poco tempo a disposizione.
Comunque una prova molto interessante.
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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#15 » giovedì 30 settembre 2021, 22:13

Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia.

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Re: Gruppo LA BELVA: Lista racconti e classifiche

Messaggio#16 » domenica 3 ottobre 2021, 18:04

Ecco a voi i miei commenti e classifica per il vostro gruppo!

1) E poi sarà tutto da rifare, di Matteo Mantoani
Ho un'idea abbastanza chiara del problema del tuo racconto. Nella prima parte ci introduci un protagonista che cerca di trattenersi dall'emotività in attesa di un crollo che deve avvenire solo in ambito privato. Tutta questa prima parte parla di morte e il crollo è legato al suo concetto. Nella seconda, invece, arriva la vita con l'invito di Betty e il protagonista, invece, continua a ragionarla con lo stesso registro della prima, come se si continuasse a parlare di morte. Sostanzialmente, il focus del tutto sembra scentrarsi nella seconda parte perché il discorso va dalla sopportazione verso il dolore della vita al non riuscirne più a valutare il valore reale e quindi alla chiusura verso di essa. Pertanto il finale arriva sbagliato perché insisti sulla circolarità del percorso crollo/ripartenza/crollo quando, di contro, il protagonista è già crollato e la morte nel ha necrotizzato l'anima. E in questo il racconto è sbagliato. Di contro, il tutto è narrato bene e la lettura è gradevole pur nei temi trattati. Lo controlli bene, insomma. Però lo scentri e nel finale ti fa deragliare, motivo che, credo, porta il lettore, nonostante tutto, a percepire dissonanza. Detto questo, paradossalmente, la valutazione è da pollice su in modo solido anche se non brillante e ti piazzo davanti ai pari valutati racconti di Dolzadelli e Borchi perché ritengo che qui l'errore sia più sottile seppure ugualmente fondamentale.
2) Un papà, di Gabriele Dolzadelli
Un racconto ben gestito con un finale che non mi ha convinto appieno perché mi sembra che l'inserimento del crollo del Ponte Morandi rimanga piuttosto gratuito in quanto non preparato (o almeno non è arrivata a me la preparazione) e inserito quasi più allo scopo di colpire il sentimento popolare del lettore. Detto questo, tutto il resto mi è sembrato ottimo con tutta una serie di relazioni implicite ed esplicite ben tratteggiate anche quando solo sussurrate. Il tema è ben declinato anche se la miccia per farlo detonare, come già detto, non mi ha convinto. Come valutazione direi un pollice tendente verso il positivo in modo solito e non brillante, ma ti piazzo davanti al pari valutato racconto di Borchi perché nel suo caso il problema strutturale era, mio parere, più rilevante.
3) Capita!, di Wladimiro Borchi
Un racconto ben scritto e capace di intrattenere forse meno pulito del tuo solito, ma ci si passa sopra. Non ho apprezzato in toto il finale perché arriva come dal nulla e mi sono chiesto anch'io il perché di una tale messinscena (tra costi produttivi e tutto il resto) solo per vendere un cuore nuovo a un tizio che, tra l'altro, neppure sembra così ben messo economicamente. Senza una semina adeguata, tra l'altro, il tutto si riduce quasi a "era tutto un sogno" e questo non è mai completamente un bene. Bene invece la trattazione del tema e come hai giocato con i cliche, in generale è evidente la tua sapiente mano di narratore, anche se, questa volta, utilizzata su una struttura non così solida. Per me un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante.
4) Senza via d’uscita, di Giuliano Cannoletta
A una prima lettura è decisamente convincente questa atmosfera post apocalittica anche se poi, a ben vedere, siamo ancora nella fase pre con una stazione spaziale in caduta sulla città che, come tempistiche, non è che ci metta una vita rendendo in tal modo eccessiva la messa in scena perché saremmo ancora in una fase da "mettiamoci in salvo" piuttosto che in quella dominata dai "predoni" e dalla follia collettiva liberata dalla caduta della convenzioni sociali di una realtà sotto controllo. Insomma, a non convincere è il contenitore mentre il contenuto è ben gestito. Come valutazione devo fare una media secca tra il pollice su del raccontato e il pollice giù della verosimiglianza del contesto, quindi mi fermo su un pollice tendente verso il positivo anche se non in modo solido.
5) Profondo riposo, di Pietro D’Addabbo
Ho apprezzato molto anche se l'impressione è che tu abbia peccato di passività nell'adattare il fatto di cronaca. C'è molta attenzione, nel testo, a tutta la parte tecnica, ma poco pathos per quanto riguarda il progressivo indebolimento del protagonista e così il finale arriva solo grazie al titolo, piuttosto esplicativo una volta letto il testo. Detto questo, pur non praticando, penso spesso a come possano sentirsi scalatori (o come in questo caso gli speleologi) nelle loro arrampicate e mi ci hai portato dentro, ti ringrazio. Per quanto riguarda la valutazione direi un pollice tendente verso il positivo anche se in modo non solido e ti posiziono dietro il pari valutato racconto di Cannoletta, più "storia" e meno passivo rispetto al tuo.
6) Il crollo dell’impero nero, di Read Only
Quoto l'intervento di Massimo (soprattutto il secondo) riga per riga, è stato assolutamente esaustivo e non credo ci sia da aggiungere molto altro. Questo tipo di finali ha fatto storia e alcuni racconti brevi ("La sentinella" di Frederick Brown) rimaranno famosi a imperitura memoria, però sono anche tra i più abusati e se si vuole sovvertire tutto nella chiusa si deve alzare l'asticella proponendo qualcosa di inattaccabile. Qui ti sei limitata al compitino e la tua maestria ha fatto sì che ne sia uscito un racconto comunque godibile e piacevole, ma dobbiamo essere severi e valutare in un contesto in cui, mediamente, l'asticella si sta alzando, pertanto le magagne vanno fatte notare. Touchè, invece, per come hai inserito il tema. Direi un pollice tendente verso il positivo anche se in modo non solido e in classifica finisci dietro ai pari valutati racconti di Cannoletta e D'Addabbo.
7) E’ tutto molto super professional, di David Galligani
Ho trovato un grosso problema nel ritmo del racconto, non sono riuscito a entrare nella scena e a sentire il peso che il tutto aveva per il protagonista. Durante la lettura leggevo del passare del tempo, ma non riusciva a rendermene conto a causa delle poche linee di dialogo e l'impressione che ne ho tratto è che sembrava quasi che tra una domanda e l'altra i due esaminatori facessero passare del tempo. Insomma, tutto questo mi ha fatto arrivare al finale stanco e non mi ha permesso di godere della chiusa. E questo contrariamente ad altri e mi dispiace, ma l'ho riletto e la seconda impressione è stata uguale. Insomma, la mia idea è che avresti avuto bisogno di più tempo per rifinirlo e affinarlo una volta scritto. In sostanza, la valutazione è un pollice tendente verso il positivo anche se un po' al pelo.
8) Una serata tranquilla, di Manuel Piredda
Penso non ci sia molto da dire se non che l'idea è molto bella, ma che il tutto si riduce alla sua esposizione. Il tutto mi è risultato godibile, ma è chiaro che mancando una struttura solida, un rilancio che dall'idea vada verso una storia altra, il risultato è sì gradevole, ma penalizzato nei confronti di altri testi con una struttura più solida e definita. Aggiungo che il tema, proprio per questa problematica del testo a fermarsi all'idea, risulta più mostrato che sviluppato. Come valutazione direi un pollice tendente verso il positivo, ma al pelo.
9) La scogliera, di Andrea Furlan
Il problema di questo racconto sta nella lunghezza della tua stessa sinossi: 804 caratteri. Chiaro che trarne un testo che generasse empatia e allo stesso tempo definisse per bene il contesto, il tutto permettendoti anche qualche arazzo narrativo, era assolutamente impossibile. Adattarsi alle diverse lunghezze assegnate vuol dire in primis selezionare una storia e un modo di narrarla che possa rendere al meglio in quei determinati limiti e quindi non diventa una scusante l'aver affrontato un'impresa improba, ma piuttosto un malus. Devo dire che hai fatto del tuo meglio per realizzarlo, ma volendo metterci dentro tutto a prescindere, compresa la storia dei soldati che lo costringono a rimanere, non ti ha permesso di ottimizzare l'adattamento e la valutazione che mi sento di assegnargli è un pollice ni tendente verso il positivo per le grosse potenzialità rimaste inespresse e per la tua grande qualità di scrittore (ma attento alle tue scelte su cosa narrare!).

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