Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 18 ottobre 2021 con un tema di Luca Cristiano!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
Sara Mosna
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Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#1 » lunedì 18 ottobre 2021, 22:57

Non ho mai sopportato il freddo, fin da bambino. Quando ero abbastanza piccolo da avere ancora il privilegio di essere imboccato, ricordo che mi infilavo nello stretto sottoscala al lato della stufa e, appoggiandomi al muro piacevolmente scaldato, mi appisolavo lì. É quindi impensabile che ora io mi trovi qui. Come è ancora più assurdo, se non malignamente ironico, che la situazione che mi interessa sia proprio questa.

Il 2 gennaio ho ricevuto una chiamata. L'occasione lavorativa più importante della mia insulsa carriera, forse l'unica in realtà, che si presenta alla mia porta mentre ancora combatto contro i postumi di una mega sbronza da Capodanno.
<<Partire? Domani? Per dove?>>. Poi solo interferenze preoccupanti e particolarmente fastidiose per il mio assordante mal di testa.
<<Ah, capisco, Siberia…>>.
E 14 ore dopo mi ritrovo a trascinare i piedi nella neve.

Come antropologo non si guadagna molto, non si possono rifiutare proposte di questo carico… o almeno non se si arriva a stento a fine mese in un monolocale di periferia.
Non è la prima volta che faccio esperienza sul campo. L’osservazione partecipante è forse l’unica cosa che ho davvero imparato dalla facoltà. Pare sia importante. Si conoscono i popoli studiati, si tracciano i loro profili e si mettono a confronto. Il tutto vivendo in casa loro per un pò. Sembra più un’illegittima e sicuramente non richiesta occupazione a forza ma questo si giustifica alla stampa parlando di “cultura” e “salvaguardia”, così l’opinione pubblica quando legge i nostri articoli fa le moine come si farebbe davanti ad un cucciolo di cane e noi riusciamo a portarci a casa qualche guadagno. Sembra meschino, ma ho scoperto che esiste di peggio qui, nei territori di Krasnoyarsk.

Siamo in sette, su per giù. Non mi interessa con chi lavoro, non ho imparato i loro nomi e non saprei dire di preciso quanti sono i miei colleghi. D’altronde non sono neanche di tante parole, li sento solo lamentarsi perché il freddo non permette loro di scattare delle fotografie perfette. Penso soltanto che dovrebbero rivedere le loro priorità, sinceramente è delle dita dei miei piedi che mi preoccupo di più. L’acido freddo della Siberia mi è già entrato nelle ossa. Ma non solo nelle mie.

Il quarto giorno mi mandano in esplorazione con un gruppetto di Evenki, la tribù che stiamo studiando. Fanno parte dei Tungusi, popolo che occupa la maggior parte dei territori più isolati della Siberia. In mezzo al nulla. Lo scopo dell’uscita è di andare a recuperare un gruppetto di renne dal villaggio vicino. É bassa stagione e la carne di renna è essenziale alla sopravvivenza da queste parti. La neve si estende per miglia, tanto da illudere gli occhi, che credono di vedere una fine del cammino ma sono solo abbagliati dalla luce che viene riflessa dal candido bianco tutt’intorno. Proprio in quel momento, con la vista appannata, guardo all’altezza dei miei piedi. Un po più in là, un piccolo giaciglio di pelliccia giace a terra. Inerme. Non capisco se si tratta di un qualche animale della zona o di una pelliccia abbandonata, abbigliamento tipico della tribù. Noto poi i volti degli Evenki che sono con noi. E poi qualcuno urla. Tra le parole confuse e coperte dal rumore del pianto di una delle donne che sono venute con noi, riconosco solo un nome. Edda. Poi mi avvicino. É una bambina. Morta. Divorata dal freddo. Con il viso cristallizzato dal ghiaccio. Le ciglia e i capelli scuri cosparsi di ghiaccioli. Avrà due anni, forse tre. Lasciata passeggiare da sola, alla scoperta delle proprie gambe che hanno appena imparato a mettere un piede davanti all’altro e a muoversi. Ma ancora troppo debole per un mondo come questo. E ricordo quel caldo sottoscala e tutte quelle volte in cui mi hanno imboccato. Edda questo non lo potrà mai avere.

Tre settimane dopo, nel mio monolocale, alzo il termostato di un grado, pensando ad Edda. Lascerò il mio lavoro. Non voglio più sapere cosa accade fuori da casa mia; perché ora le mie bollette sono più alte.



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antico
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#2 » lunedì 18 ottobre 2021, 23:01

Ciao Sara e benvenuta nell'Arena! Caratteri e tempo ok, buona Luca Cristiano Edition anche a te!

Ti consiglio, se già non ci sei, di entrare nel gruppo fb di MC perché penso che sia il modo migliore di godersi la partecipazione, dalla prima fila e compartecipando in modo più attivo con il resto della community :)

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Michael Dag
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#3 » giovedì 21 ottobre 2021, 20:09

Non so dirti di preciso cosa c'è che non va, ma non mi ha preso molto.
forse la voce del protagonista che è troppo lamentosa e scazzata, forse la mancanza di dettagli visivi/sensoriali ma non ho sentito molto pathos nemmeno nella scena della bambina morta.
Lo stile non è male, ma l'ho trovato un po' piatto.
buona l'idea di interpretare il tema, non un edificio ma una vera e propria "nazione" straniera.

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GiulianoCannoletta
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#4 » sabato 23 ottobre 2021, 16:17

Ciao Sara, piacere di averti letto.
La declinazione del tema e l'idea di fondo sono molto interessanti, ma il racconto non mi ha convinto del tutto. Buona parte del testo sembra quasi un resoconto al lettore, una spiegazione di cosa fa un antropologo, del perché il protagonista è lì, con un unico discorso diretto, la telefonata, che forse non era così essenziale. Così arriviamo all'apice del racconto, il ritrovamento della bambina morta, senza ancora aver empatizzato col protagonista. Il problema più grosso, a mio avviso, è che tutto avviene in maniera molto distaccata.
Forse una struttura diversa del racconto (ad esempio caratterizzando meglio il protagonista nella relazione coi colleghi, inserendo altri personaggi non solo come comparse) avrebbe reso meglio anche il momento finale. Ma so bene che è difficile inserire tutto in un limite di caratteri così stretto!
A rileggerci presto.
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#5 » martedì 26 ottobre 2021, 10:34

Ciao Sara,

la tua interpretazione del tema è molto originale. Purtroppo però il racconto mi è parso un po' piatto, senza picchi che mi portassero a impensierirmi per il protagonista. La scena finale con la morte della bambina è un ottimo spunto, ma è un elemento che appare quasi estraneo al testo; avresti potuto decurtare un po' di elementi "professionali", che ci aiutano a capire cosa faccia quel mestiere ma meno il pdv, per introdurre meglio la bambina che poi sarebbe morta. Magari lui così freddo che si sente a casa quando è con lei perché le ricorda qualcosa, non so.
In questo modo da lettore avrei provato dispiacere, invece anche quel momento mi ha vista un po' apatica e mi dispiace.

Buona fortuna!
Morena

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StefanoPais
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#6 » martedì 26 ottobre 2021, 15:44

Ciao Sara,
Credo che il problema del racconto sia il conflitto che viene affrontato dal puntodi vista solo lamentandosi e rifiutando di agire. Questo non mi ha permesso di apprezzare la storia perchè se chi la vive non ha voglia, perchè dovrei farmela venire io?
L'idea dell'antropologo in terra staniera mi piace come interpretazione del tema anche se penso che uno che sceglie di studiare antropologia voglia vedere il mondo e gli interessi la gente, altrimenti perchè non ha già mollato tutto?

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wladimiro.borchi
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#7 » martedì 26 ottobre 2021, 18:29

Ciao Sara,

Il tuo racconto è un lungo infodump che mi ha fatto perdere l'attenzione. Ho dovuto concentrarmi per finirlo e questa non è mai una buona cosa.
Non si entra nell'emozioni del protagonista, non si riesce a rimanerci attaccati e questo nonostante la prima persona.
Forse avresti dovuto usare uno schema diverso. Meglio una terza persona con il PDV sul protagonista e limitare al minimo le incursioni che sanno di narratore onnisciente.
La prosa mi pare buona anche se mi sembra che la virgola nel titolo tra le bollette (soggetto) e non costano (predicato) sia un po' fuori luogo.
A rileggerci presto.
W

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david.callaghan
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#8 » martedì 26 ottobre 2021, 23:55

Ciao Sara
piacere di leggerti.
Credo anche io che il tuo racconto sia un po' troppo raccontato e poco vissuto. Non ci fai partecipi della storia, la subiamo un po' passivamente e questo non va bene. Ma non ti preoccupare sono errori che tutti facciamo, sopratutto alle prime occasioni di questo tipo, quindi per favore non te la prendere e facci leggere qualcosa di tuo in futuro :)

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Andrea Furlan
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#9 » mercoledì 27 ottobre 2021, 0:48

Ciao Sara piacere di conoscerti e leggerti,
Il tuo racconto ha una sua logica che si rivela nella struttura e nel legame fra incipit e finale. Incentra tutto il focus sul protagonista e il suo viaggio, inclusi riflessioni e flashback iniziale, con tema centrato, ma che poteva essere più coinvolgente.
Si tratta di una storia tutta raccontata dove mancano un po' le emozioni: avresti potuto incentrare la trama sull'episodio della bambina dando più spazio a ambientazione e descrizione di questo popolo altro, usando comunque un flashback breve per introdurre carattere e pensieri del personaggio. Avrebbe aggiunto interesse e dinamicità.
In conclusione, un'idea discreta che avrei sviluppato in modo diverso.

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Shanghai Kid
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#10 » mercoledì 27 ottobre 2021, 17:38

Ciao Sara, innanzitutto piacere di conoscerti e di averti letto.
Scrivo anche a te quanto scritto a Andrea: “Appena ho letto il tuo titolo ho pensato che il tuo fosse solo uno pseudonimo usato da Lina Wertmüller per partecipare a questo fantastico contest.”. Scherzi a parte, nel tuo caso molto più che nel suo, avrei preferito un titolo più “ermetico”, se capisci cosa intendo. Inoltre, già nel titolo, c’è una virgola tra soggetto e verbo che non va bene, ma queste sono sciocchezze: più che altro, ma questo è un mio parere squisitamente personale, il titolo così strutturato perde un po’ di appeal.
“Come è ancora più assurdo, se non malignamente ironico, che la situazione che mi interessa sia proprio questa.” questa frase, invece, non mi è chiara. “Poi solo interferenze preoccupanti e particolarmente fastidiose per il mio assordante mal di testa.
<<Ah, capisco, Siberia…>>.” in questo pensiero secondo me ti contraddici un po’: se ci sono solo interferenze disturbanti come è che poi il protagonista capisce la destinazione? Era necessario parlare di quelle interferenze o è solo un distrattore messo lì a caso?
“Si conoscono i popoli studiati, si tracciano i loro profili e si mettono a confronto.”. attenzione all’infodump! “ Il tutto vivendo in casa loro per un pò.”: errore di battitura, ci va l’apostrofo, non l’accento. “Siamo in sette, su per giù.”, questo “su per giù” non mi convince: si parla di un numero di persone talmente basso da contare che uno lo sa con quanta gente sta collaborando. “Fanno parte dei Tungusi, popolo che occupa la maggior parte dei territori più isolati della Siberia.”: altra infodump. “Un po “, altra svista su “po’”. Ripeti “con noi” in due frasi vicine: non ripeterti. Finale bello e profondo. Io credo che la tua idea di base fosse buona, devi sistemare qualcosa nello stile.
A rileggerti presto!

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antico
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Re: Tuttavia, le bollette, non costano la vita

Messaggio#11 » martedì 2 novembre 2021, 21:02

Anche in questo caso vedo che ti è già stato detto praticamente tutto e quoto Davide nell'esortarti a non prendertela, soprattutto considerato che è la tua prima volta nell'Arena. Siamo tutti qui per imparare e anche chi è già più avanti nel percorso sa che ci possono essere racconti nati sballati e chisseneferga, l'importante è continuare a darci dentro, individuare dove possiamo migliorare e riprovarci. Tornando al racconto, mi sembra che si arrivi tardi al suo vero cuore: il ritrovamento della bambina. Tutto quanto precede è una lunga spiegazione che poco fa vivere al lettore. Diverso sarebbe stato se tu fossi riuscita a trasmettere le stesse informazioni, ma durante la marcia con gli indigeni. A quel punto avresti anche potuto inserire qualche linea di dialogo sparsa qua e là e costruire empatia verso i personaggi. Allo stato attuale direi un pollice tendente al positivo anche se al pelo, spero di rileggerti molte altre volte in modo da costruirmi un'idea migliore della tua scrittura e magari provare a esserti più di aiuto.

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