In vino veritas

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 18 ottobre 2021 con un tema di Luca Cristiano!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
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Signor_Darcy
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In vino veritas

Messaggio#1 » martedì 19 ottobre 2021, 0:39

In vino veritas
di Stefano Floccari

L’auto si muove a scatti, nervosa come me. “Dobbiamo proprio?”
Il motore sale di giri, Ada sbuffa. “Ne abbiamo già discusso”.
“È che mi sembra così strano.” Do uno strattone al volante. “Li conosciamo appena.”
“Dai, su, vorranno solo un po’ di compagnia.” Ada si tiene con forza alla maniglia. “Rallenta, per favore.”
“So quello che faccio!”
“Certo, come quando hai quasi ammazzato quel ragazzo.” Guarda fuori dal finestrino.
“Ancora!” Che due coglioni. “È stato un incidente: non potevo vederlo con quel buio.”
“E come avresti potuto, Niki Lauda?”
Tanto per cominciare non avere le sue labbra sul mio cazzo avrebbe aiutato. Ma non ho voglia di sostenere di nuovo questa discussione.
Percorriamo gli ultimi chilometri in silenzio.

Nell’ascensore – odore di muffa e di piscio – un signore elegante ci fa posto stringendosi accanto a una donna con un bel cappotto di pelliccia sintetica. “Che piano?”
“Il terzo, grazie”.
“Ah, salite anche voi dai Manzetti?” La signora ha una bella voce, da annunciatrice in tv, sempre che esistano ancora.
“Sì, ci hanno invitato a pranzo”. Ada si sistema i capelli dietro l’orecchio destro.
“Anche a noi! Stesso entusiasmo, vedo”, ridacchia l’uomo. Gli puzza l’alito.
L’ascensore si ferma, le porte si aprono con un cigolio.
L’uomo suona il campanello. “Be’, se non altro possiamo condividere la sofferenza”.

“Avanti, prego!” Il padrone di casa ci accoglie con entusiasmo, la voce stentorea a dispetto dell’età.
“Date a me le giacche”. La signora Manzetti allunga le braccia mentre il marito, dietro di noi, richiude la porta a chiave.
L’uomo elegante dà un’occhiata furtiva alle foto appese e per un istante solo mi è parso di vedere un velo cupo oscurare i suoi occhi.
Il salone è un locale ampio, pulito, con un pianoforte a mezza coda, un’enorme libreria e un camino acceso che scalda l’ambiente. Fin troppo. Il vecchio indica due divani in velluto verde che devono avere la sua età. Sedute ci sono altre tre persone: un uomo brizzolato dall’aria altezzosa, quella che pare la sua fidanzata e un omone sudato.
“Prego: fate come se foste a casa vostra”, ci esorta il vecchio. Solo che non lo siamo, perché nel salone con noi ci sono sette estranei.
Dei quali peraltro non ricordo un cazzo di nome che sia uno.

Sul tavolino ci sono già quattro bottiglie vuote e ormai mi pare di conoscere tutti questi sconosciuti da una vita: l’uomo elegante fa il professore all’università e, nel tempo libero, l’autista per la Croce Rossa, dove anche la moglie fa la volontaria. Sono molto divertenti, anche perché due delle bottiglie le hanno stincate loro due da soli.
L’uomo brizzolato, che sono abbastanza sicuro si faccia di cocaina – cazzi suoi, sia chiaro – è un chirurgo, mentre la – nuova – fidanzata è un’anestesista: roba da “Gli occhi del cuore”. Hanno visto una foto del figlio dei Manzetti appoggiata sul pianoforte ed è saltato fuori che è stato un loro vecchio paziente. Che poi è un viso familiare, ma non ricordo, sono mezzo ubriaco.
Quanto al ciccione, lui è un… un? Non mi ricordo, la testa mi esplode. “Ripetimi cos’è che fai tu, coso”.
“Lui è un primario”. La voce potente, atona di Manzetti rimbomba nel vapore della stanza. Non so perché mi viene in mente Saruman. “Uno con mille impegni, che non ha tempo nemmeno per visitare i pazienti da dimettere. Un pezzo grosso.”
“Molto grosso”, chiosa l’interessato tenendosi la pancia umida. Ridacchia. Tossisce. Tossisce ancora, troppo. Una tosse catarrosa, orrenda.
“È strano”, s’intromette Ada. “È come se qua ci fosse mezzo ospedale. Sembra fatto app” Non finisce la frase, perché un enorme getto di vomito le riempie la bocca e dalla bocca si riversa sul tappeto e sul divano e sui pantaloni del ciccione.
“Fatto apposta? Probabile”. La voce di Saruman sembra arrivare dall’oltretomba. Nella testa ho mille cuscini, nelle viscere mille granate. Il vecchio ha una bottiglia in mano. “Come è probabile che questo non fosse proprio vino.”
La signora Manzetti stringe la foto del figlio. Il figlio che noi sette abbiamo ucciso.
Ultima modifica di Signor_Darcy il martedì 19 ottobre 2021, 0:52, modificato 2 volte in totale.



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antico
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Re: In vino veritas

Messaggio#2 » martedì 19 ottobre 2021, 0:41

Ciao Stefano! Caratteri e tempo ok, buona Luca Cristiano Edition!

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Michael Dag
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Re: In vino veritas

Messaggio#3 » mercoledì 20 ottobre 2021, 17:32

l'atmosfera è creata bene, fin da subito ho percepito che c'era qualcosa di sbagliato in tutto quello. il finale è "giusto", succede quello che doveva. Solo una domanda, che purtroppo mi attanaglia non poco: come è possibile che nessuno dei presenti riconosca gli altri?
Se ho ben capito lavorano tutti allo stesso ospedale, hanno avuto a che fare con lo stesso paziente. Uno è addirittura primario.
Mi fa molto strano.
Niente da dire sullo stile, si percepisce bene lo scazzo del protagonista e anche un pelo di arroganza.

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Signor_Darcy
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Re: In vino veritas

Messaggio#4 » mercoledì 20 ottobre 2021, 18:12

Michael Dag ha scritto:Se ho ben capito lavorano tutti allo stesso ospedale, hanno avuto a che fare con lo stesso paziente. Uno è addirittura primario.

Il chirurgo, l'anestesista e il primario si conoscevano; è il protagonista a non conoscere nessuno di loro. I due volontari del 118 dovrebbero conoscere i due automobilisti; ma chissà, la notte, l'agitazione, le facce stravolte.

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GiulianoCannoletta
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Re: In vino veritas

Messaggio#5 » mercoledì 20 ottobre 2021, 18:35

Ciao Stefano, piacere di averti letto.
Buona la declinazione del tema e l'atmosfera che hai creato. All'inizio pensavo fosse una roba tra scambisti o qualcosa del genere, poi la situazione si è chiarita fino al finale ben seminato. Mi sono rimasti però dei buchi relativi alla trama. Il figlio ucciso è il ragazzo di cui il protagonista parla all'inizio? Mi pare strano che né loro né il personale ospedaliero possa aver riconosciuto i Manzetti come i genitori del ragazzo morto. Forse se invece che genitori avessero avuto un altro tipo di rapporto mi sarebbe tornato di più.
Forse i personaggi in scena sono un po' troppi, avrebbe funzionato meglio con un po' di caratteri in più, per riuscire a caratterizzare meglio la tavolata.
A parte queste osservazioni, un buon racconto.
A rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar

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Signor_Darcy
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Re: In vino veritas

Messaggio#6 » mercoledì 20 ottobre 2021, 18:44

GiulianoCannoletta ha scritto:Ciao Stefano, piacere di averti letto.
Buona la declinazione del tema e l'atmosfera che hai creato. All'inizio pensavo fosse una roba tra scambisti o qualcosa del genere, poi la situazione si è chiarita fino al finale ben seminato. Mi sono rimasti però dei buchi relativi alla trama. Il figlio ucciso è il ragazzo di cui il protagonista parla all'inizio? Mi pare strano che né loro né il personale ospedaliero possa aver riconosciuto i Manzetti come i genitori del ragazzo morto. Forse se invece che genitori avessero avuto un altro tipo di rapporto mi sarebbe tornato di più.
Forse i personaggi in scena sono un po' troppi, avrebbe funzionato meglio con un po' di caratteri in più, per riuscire a caratterizzare meglio la tavolata.
A parte queste osservazioni, un buon racconto.
A rileggerci presto!
Giuliano

Sì, il ragazzo è lui. Allora, alcuni degli invitati conoscono i Manzetti fin dai tempi dell'incidente, ma è passato del tempo, qualcuno magari si è chiarito, qualcuno non ha capito di aver avuto un ruolo decisivo nella vicenda, qualcuno, chissà, li ha risarciti e si sente a posto con la coscienza. Ora che sono vecchi, i Manzetti magari vogliono metterci una pietra sopra e invitare a pranzo un po' di gente – o almeno così pensano gli invitati.
Forzature? Certo; ma a un certo punto non ho potuto fare altrimenti.

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david.callaghan
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Re: In vino veritas

Messaggio#7 » domenica 24 ottobre 2021, 19:58

Ciao
Subito quello che non mi è piaciuto:
-Il dialogo iniziale un po' freddo.
-i tag (– odore di muffa e di piscio –) che trovo interrompano bruscamente la narrazione
-la trama un po' prevedibile appena si rivela l'Identità del primo sanitario

Quello che mi é piaciuto:
-Il fatto che qualcuno abbia scritto una storia come si deve (con una trama che va da A a B, vari personaggi, una struttura e un finale)
invece che limitare il tutto a una scena, con due personaggi e un paio di dialoghi, il tutto ovviamente in prima persona se no non va bene.

Quindi per me ottimo lavoro. Spero che tu continui ad andare controcorrente.

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Signor_Darcy
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Re: In vino veritas

Messaggio#8 » domenica 24 ottobre 2021, 21:50

david.callaghan ha scritto:Ciao
Subito quello che non mi è piaciuto:
-Il dialogo iniziale un po' freddo.
-i tag (– odore di muffa e di piscio –) che trovo interrompano bruscamente la narrazione
-la trama un po' prevedibile appena si rivela l'Identità del primo sanitario

Quello che mi é piaciuto:
-Il fatto che qualcuno abbia scritto una storia come si deve (con una trama che va da A a B, vari personaggi, una struttura e un finale)
invece che limitare il tutto a una scena, con due personaggi e un paio di dialoghi, il tutto ovviamente in prima persona se no non va bene.

Quindi per me ottimo lavoro. Spero che tu continui ad andare controcorrente.

Grazie, anche per gli spunti di miglioramento.
Mi piace sperimentare, cosa del resto più facile se ancora non hai uno stile tuo.

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wladimiro.borchi
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Re: In vino veritas

Messaggio#9 » lunedì 25 ottobre 2021, 11:42

Bel racconto e bella atmosfera,
hai creato un bel crescendo di inquietudine, hai seminato bene (forse troppo) e hai preparato un twist forse un po' atteso ma assolutamente intrigante.
Stile cristallino e pulito, dialoghi credibili e buon uso dei tag e dei pensieri.
Davvero un buon racconto.
A rileggerci presto.
W

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Re: In vino veritas

Messaggio#10 » martedì 26 ottobre 2021, 10:28

Ciao Stefano,

piacere di averti letto. Hai fatto un ottimo lavoro di ambientazione, sin dalle prime battute si percepisce tensione e un'atmosfera che annuncia che qualcosa decisamente non va.
Se ho ben capito, il protagonista e la compagna sono coloro che hanno investito il ragazzo morto, ma questo mi ha lasciata un po' perplessa: se hanno chiamato i soccorsi e li hanno aspettati, come fanno a non riconoscerlo dalla foto? Metti anche che nel buio non si vedesse molto, hanno investito una persona, davvero non sono mai entrati in contatto con la famiglia?
Forse bastava un dettaglio all'inizio sul fatto che l'evento fosse recente per acquietare i miei dubbi.
Questo ovviamente non sminuisce il tuo ottimo lavoro, bravo.

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StefanoPais
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Re: In vino veritas

Messaggio#11 » martedì 26 ottobre 2021, 14:30

Ciao Stefano,
Racconto di cui ho apprezzato il finale un po' pulp, assolutamente in linea con l'avvicinarsi di halloween.
Ci presenti subito il protagonista come deprecabile: ha investito una persona e si giustifica e non rispetta la sua compagna, questo fa apprezzare il finale perchè già non lo sopportavo più, ma in una narrazzione più lunga probabilmente avrebbe creato dei problemi.
Come ha già commentato qualcun'altro questa citazione:
– odore di muffa e di piscio –

Che fa troppo sceneggiatura, come un indicazione del regista per aiutare l'attore a fare la faccia giusta non mi è piaciuta.
Hai preso il tema e lo hai applicato alla lettera quindi tutto ok.
Un'ultima cosa: a lato di un'incidente d'auto c'è sempre un'indagine e un processo, il nome e cognome, oltre alla faccia del morto non te la scordi più, tutti a quella cena dovrebbero sapere chi sono i padroni di casa.
Se il punto di vista non conosceva i genitori del morto devi dire come si sono conosciuti. Alla vista della foto dovrebbe fare un balzo, se ha problemi di memoria o altro devi renderlo plausibile mostrando che sostanze assume che possano impedirgli il riconoscimento.
So che sono un lettore pignolo, spero leggerti presto di nuovo.

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Andrea Furlan
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Re: In vino veritas

Messaggio#12 » mercoledì 27 ottobre 2021, 0:51

Ciao Stefano,
Il tuo racconto mi è piaciuto come idea, immersività, aderenza al tema e stile, anche se ho trovato diverse imprecisioni o parti poco organiche alla storia che distraggono un po' l'attenzione (ad esempio quando scrivi "Tanto per cominciare non avere le sue labbra sul mio cazzo avrebbe aiutato." Oppure chiamando Saruman uno dei personaggi alla fine). Hai seminato indizi che appaiono più evidenti a una seconda lettura e portano verso il finale che però è troppo brusco, immagino a causa del limite e qualche taglio dell'ultimo minuto. Insomma luci e ombre per te.

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Shanghai Kid
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Re: In vino veritas

Messaggio#13 » mercoledì 27 ottobre 2021, 17:34

Ciao Stefano, innanzitutto piacere di conoscerti e di averti letto.
Il tuo racconto ha un bell’incipit e lo stile mi ha subito catturata, ma quando ho letto: ““Certo, come quando hai quasi ammazzato quel ragazzo.”” ho francamente sentito puzza di bruciato: io so che il tuo racconto ha una certa brevità e questa è un’informazione troppo importante per non avere un ruolo centrale nella narrazione. Non sarebbe stato più opportuno un approccio meno spoileroso, se mi consenti il neologismo?
D’altro canto la risposta del protagonista ““Ancora!” Che due coglioni. “È stato un incidente: non potevo vederlo con quel buio.”” mi sembra un po’ poco realistica. Ora, il mondo è vario, ma devi essere proprio una personcina totalmente amorale per aver investito qualcuno e trattare l’argomento in questi termini e con tanto scazzo. Certo, potresti farlo per rendere antipatico il personaggio, ma il vero punto in questione è che esattamente a questo punto, ovvero alla settima riga del tuo testo, io ho pensato a Dieci piccoli indiani della Christie e mi è dispiaciuto arrivare alla fine e scoprire di avere ragione. L’effetto a sorpresa cade del tutto e fa perdere l’appeal che può avere una trama che cita così apertamente un capolavoro del genere come quello citato.
“Tanto per cominciare non avere le sue labbra sul mio cazzo avrebbe aiutato.” ho trovato questa frase molto poco originale e anche un po’ fastidiosa. Non mi aiuta a definire meglio il personaggio, ma a ficcarlo con più convinzione in un clichè.
“odore di muffa e di piscio” non so perchè, ma quando qualcosa deve puzzare, puzza sempre di muffa e di piscio (anche io uso spesso queste due note sensoriali), ma trovo poco realistico che un ascensore possa realmente puzzare di questi e anche questo particolare è un tantino inflazionato, avrei cercato altre “fragranze”.
“Il padrone di casa ci accoglie con entusiasmo”: hai usato “entusiasmo” due righe sopra, io varierei. Verso il finale, quando parli delle professioni dei personaggi, mi dai conferma di aver capito correttamente (alla riga 4) dove saresti andato a parare.
Peccato, l’idea di per sè non era male e lo stile è bello, schietto, anche se andrebbe un po’ ripulito da alcuni clichè, ma questa cosa che sia così telefonato devo ammettere che mi ha guastato un po’ a lettura. Carino il titolo.
A rileggerti presto!

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antico
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Re: In vino veritas

Messaggio#14 » martedì 2 novembre 2021, 20:14

Un racconto scritto bene e all'apparenza solido e brillante, però le premesse sono debolucce. L'invito dei Manzetti mi sembra, infatti, liquidato in modo parecchio superficiale in quanto, evidentemente, il protagonista non li frequentava. Vero che lo hai sottolineato nelle prime battute, ma un invito è un invito e il modo in cui l'hai espresso mi ha fatto pensare a un datore di lavoro, tanto per dirne uno: un qualcuno che non frequenti, ma che conosci. Invece qui l'invito è proprio arrivato dal nulla ed era questo il focus su cui puntare il racconto per tutta la prima parte mentre, invece, sembri archiviare il problema tipo la polvere spazzata sotto il divano e parti con la tua narrazione, invero più che buona. Il tema è centrato. Come valutazione direi un pollice tendente verso l'alto in modo solido e anche brillante, ma finisci dietro ai parivalutati per quel peccato originario riguardante il motore della storia.

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