Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 18 ottobre 2021 con un tema di Luca Cristiano!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 4000 caratteri entro l'una.
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Emiliano Maramonte
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Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#1 » martedì 19 ottobre 2021, 0:54

Michele sfonda la porta.
Il lezzo urticante del fumo lo investe, filtra persino attraverso la maschera dell’elmo. Michele strizza le palpebre, poi si guarda intorno.
L’appartamento è popolato di fiamme. Michele irrora di schiuma i focolai più consistenti. Avanza. «C’è qualcuno?»
Nessuna risposta.
Chissà se Roversi e Minniti sono riusciti a entrare nell’appartamento al secondo piano. Le grida di aiuto che provenivano dall’interno erano strazianti. Non ci si abitua mai al terrore della gente intrappolata negli incendi.
Scuote la testa e scavalca un divano semicarbonizzato. Rivolge il getto della manichetta verso un focolaio che fa capolino dalla porta di un stanza e riesce a domarlo. L’ambiente è dominato da una densa cortina fumogena. Il campo visivo è annebbiato. «C’è nessuno?»
La gola comincia a pizzicare. Michele tossisce e ingoia saliva amara.
Si volta ed esplora il resto della casa. Non c’è altro che silenzio e devastazione.
Rimane da aprire un’ultima porta. Michele accosta la testa alla superficie del legno scuro e tende un orecchio. Forse ha percepito qualcosa. «Ehi! Chi c’è là? Sono un vigile del fuoco!»
Rumori. Mobili che si spostano. Colpi di tosse. Mugolii.
«Aprite! Dovete uscire immediatamente. La palazzina potrebbe crollare!»
Un finestrone del salotto esplode per il calore. Raggi di sole perforano un sipario di volute grigie sospese sopra una console antica mezzo diroccata.
«Non c’è più molto tempo!» esclama Michele, mentre picchi di adrenalina gli sferzano il cuore.
Un tintinnio di vetri riecheggia dietro la porta.
Michele afferra la maniglia e la abbassa. Al secondo tentativo ha la conferma che la serratura è bloccata. «Allontanatevi, sto per entrare!» annuncia.
Assesta tre vigorose spallate e la porta si ribalta con un tonfo rumoroso.
Michele alza la visiera, incapace di comprendere il senso di ciò che ha di fronte.
Non ci sono finestre e le pareti, candide come lenzuola fresche di bucato, sono occupate da scaffalature in metallo. Ogni ripiano e colmo di teche e barattoli in cui sono racchiusi…
Un conato gli torce lo stomaco. Le gambe gli diventano molli.
Sul pavimento, sotto le scaffalature, sono allineati diversi scatoloni con dentro montagne di peluche e giocattoli di ogni forma e colore. In alcuni intravede abiti da bambino avvoltolati.
«Dio santo benedetto» mormora sconvolto. Quale mente malata collezionerebbe così tanti piccoli crani?
Una risata asmatica proviene da una parete. Michele si avvicina con cautela. Sul bianco incontrastato nota un’escrescenza tondeggiante che sembra un pomello. Lo tira a sé e un pannello si separa dal muro, spalancando l’uscio di una stanza più piccola, rischiarata da una luminosità anemica. Sul pavimento giace un uomo sofferente dall’aspetto bizzarro: minuto, la testa priva di capelli e peluria, la pelle giallastra, gli abiti bruciacchiati. È circondato da barattoli vuoti. In fondo all’ambiente angusto c’è una specie di altarino di legno con sopra la foto di un bambino. I muri sono tappezzati di ritagli di giornale e altre immagini raffiguranti fanciulli di varie età.
L’uomo stringe tra le mani rachitiche un cranio, che accarezza amorevolmente.
Michele non riesce a parlare. Vorrebbe fuggire da tanto orrore, ma è paralizzato.
«Il mio bambino» sussurra lo sconosciuto, poi tossisce. Inspira ed espira un rantolo agghiacciante. «Ti piacciono i miei tesori?» Ogni sillaba vibra di una nota malsana.
Michele indietreggia. Non smette di tremare.
Lo sconosciuto ha gli occhi velati e persi nel vuoto. Accarezza ancora il cranio e fa uno strano sorriso.
Michele si guarda intorno ancora una volta. Là dentro è racchiuso un orrore senza fine.
«Michele!» si sente chiamare. È la voce di Roversi. «Abbiamo sgomberato l’edificio. Ma dove ti sei cacciato?»
Lui esce dalla stanza. Il collega si affaccia dall’ingresso. «Michele? Tutto bene? Hai trovato qualcuno? Forza, dobbiamo sbrigarci.»
Con la coda dell’occhio Michele scorge un focolaio che si è riattizzato. «No, qui non c’è nessuno» risponde. «Andiamo via.»



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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#2 » martedì 19 ottobre 2021, 0:55

Ciao Emiliano! Tutto ok con i caratteri e il tempo, buona Luca Cristiano Edition!!

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Antonio Pilato
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#3 » martedì 19 ottobre 2021, 11:17

Ciao Emiliano, il racconto che hai scritto preserva nel lettore una suspance crescente che culmina col climax di un’orribile rivelazione patologica.
Non sono sicuro che sia un racconto da vittoria totale, ma le sensazioni che suscita sono sicuramente importanti.
La scrittura è molto buona, ma ho trovato un rispetto del tema che è soltanto ‘periferico’ rispetto a quel che mi aspettavo: più che una casa, mi ha quasi dato l’idea che la camera nascosta fosse un sacrilego luogo di culto.
Carino il finale.

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Laura Calagna
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#4 » martedì 19 ottobre 2021, 18:59

Ciao Emiliano, ben trovato!

L'attacco è ottimo, metti subito in scena una tensione molto alta che spinge a continuare la lettura. Rendi subito l'ambientazione con descrizioni molto molto buone, anche se a un certo punto mi son sembrate abbondanti e ripetitive, alcune specificavano un'immagine già vivida senza aggiungere nulla: "L’ambiente è dominato da una densa cortina fumogena. Il campo visivo è annebbiato." La mia reazione spontanea è che, se c'è una densa cortina fumogena, per forza di cose il campo visivo è annebbiato; oppure: "Si volta ed esplora il resto della casa. Non c’è altro che silenzio e devastazione." qui avrei asciugato qualcosina prima, son arrivata a questo punto già con questa immagine (ma son piccolezze, davvero).
Le descrizioni, secondo me, hanno fatto perdere un po' di mordente al colpo di scena al centro del racconto, che ho apprezzato tantissimo, anzi, avrei gradito di saperne di più del tizio: è stato lui ad appiccare l'incendio? Perché, se è a terra sofferente, e presumo moribondo, ha il tempo di chiedere a Michele: «Ti piacciono i miei tesori?»? In questo modo mi è sembrato che sia stato lui, appunto, a dar vita all'incendio, il che ci sarebbe stato benissimo visto che da uno che tiene dei crani in casa non mi aspetto certo che esca a salvare gli altri condomini, per dire.
Magari avrei sacrificato qualcosa più su per concentrarmi sul tipo e anche su Michele, che vediamo come un pompiere ansioso e ligio finché non decide di lasciar morire il tipo (l'avrei fatto pure io, ma mi è sembrato un po' slegato il tutto, non so come dirti: una parte iniziale molto scenografica; colpo di scena ad alta tensione con risvolti un pelino horror; finale non scontato ma forse aspettato, ecco).
Comunque in così poco tempo non avrei saputo fare di meglio, complimenti.

A presto!

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Emiliano Maramonte
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#5 » mercoledì 20 ottobre 2021, 0:07

Antonio Pilato ha scritto:Ciao Emiliano, il racconto che hai scritto preserva nel lettore una suspance crescente che culmina col climax di un’orribile rivelazione patologica.
Non sono sicuro che sia un racconto da vittoria totale, ma le sensazioni che suscita sono sicuramente importanti.
La scrittura è molto buona, ma ho trovato un rispetto del tema che è soltanto ‘periferico’ rispetto a quel che mi aspettavo: più che una casa, mi ha quasi dato l’idea che la camera nascosta fosse un sacrilego luogo di culto.
Carino il finale.


Ciao Antonio e grazie per la lettura e per il feedback.
Gli apprezzamenti fanno sempre piacere, altrettanto le critiche.
Il tema è da considerarsi in senso letterale: il pompiere irrompe in casa d'altri e poi trova quello che trova. Niente di più, niente di meno.

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Emiliano Maramonte
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#6 » mercoledì 20 ottobre 2021, 0:15

Laura Calagna ha scritto:Ciao Emiliano, ben trovato!

L'attacco è ottimo, metti subito in scena una tensione molto alta che spinge a continuare la lettura. Rendi subito l'ambientazione con descrizioni molto molto buone, anche se a un certo punto mi son sembrate abbondanti e ripetitive, alcune specificavano un'immagine già vivida senza aggiungere nulla: "L’ambiente è dominato da una densa cortina fumogena. Il campo visivo è annebbiato." La mia reazione spontanea è che, se c'è una densa cortina fumogena, per forza di cose il campo visivo è annebbiato; oppure: "Si volta ed esplora il resto della casa. Non c’è altro che silenzio e devastazione." qui avrei asciugato qualcosina prima, son arrivata a questo punto già con questa immagine (ma son piccolezze, davvero).
Le descrizioni, secondo me, hanno fatto perdere un po' di mordente al colpo di scena al centro del racconto, che ho apprezzato tantissimo, anzi, avrei gradito di saperne di più del tizio: è stato lui ad appiccare l'incendio? Perché, se è a terra sofferente, e presumo moribondo, ha il tempo di chiedere a Michele: «Ti piacciono i miei tesori?»? In questo modo mi è sembrato che sia stato lui, appunto, a dar vita all'incendio, il che ci sarebbe stato benissimo visto che da uno che tiene dei crani in casa non mi aspetto certo che esca a salvare gli altri condomini, per dire.
Magari avrei sacrificato qualcosa più su per concentrarmi sul tipo e anche su Michele, che vediamo come un pompiere ansioso e ligio finché non decide di lasciar morire il tipo (l'avrei fatto pure io, ma mi è sembrato un po' slegato il tutto, non so come dirti: una parte iniziale molto scenografica; colpo di scena ad alta tensione con risvolti un pelino horror; finale non scontato ma forse aspettato, ecco).
Comunque in così poco tempo non avrei saputo fare di meglio, complimenti.

A presto!


Ciao Laura! Grazie per l'attenta disamina!
Effettivamente, ora che me lo hai fatto notare, c'è qualche ridondanza. Ci farò più attenzione le prossime volte.
Poiché non è un vero e proprio spoiler per chi leggerà il racconto nei prossimi giorni, ti dico che lo psicopatico non ha appiccato il fuoco; in sostanza anche lui ne è stato vittima. L'incendio è un qualsiasi incendio che potrebbe, per fatalità, divampare ovunque. Lo psicopatico si era nascosto nel cubicolo per mettersi in salvo. E infatti respira male e ha i vestiti bruciacchiati. Molto probabilmente, come dici tu, qualche parola aggiuntiva su Michele e lo psicopatico non avrebbe guastato, ma, credimi, come ho già spiegato più volte in questi anni in sede di commento, in così poco spazio è sempre difficilissimo selezionare gli input da dare al lettore per rendergli chiara una vicenda. Non è affatto facile.
Grazie per i complimenti.
Buona Edition!

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Laura Calagna
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#7 » mercoledì 20 ottobre 2021, 8:43

Emiliano Maramonte ha scritto:in così poco spazio è sempre difficilissimo selezionare gli input da dare al lettore per rendergli chiara una vicenda. Non è affatto facile.

Ti capisco non bene, di più. Per me è la prima volta e ho faticato molto, anche se ti dirò la verità ho pensato più a divertirmi che alla riuscita del racconto, che difatti è un po' confuso. Ma chissenefrega!
Buona Edition anche a te!

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#8 » giovedì 21 ottobre 2021, 12:49

Ciao Emiliano.
Da questo mese ho deciso di commentare i racconti segnando a lato del testo le mie note “a caldo”, col commento vero e proprio lasciato in fondo.


Michele sfonda la porta.
Il lezzo urticante del fumo lo investe, filtra persino attraverso la maschera dell’elmo. Michele strizza le palpebre, poi si guarda intorno. [Gli avverbi che indicano una consequenzialità (che pure a me son scappati in questa edizione) il più delle volte sono superflui, il quanto il semplice susseguirsi delle azioni esplicita quanto avviene in scena. In questo caso eliminerei quel “poi”, così anche da accelerare la lettura e rendere meglio l’urgenza insita nella scena.]
L’appartamento è popolato di fiamme. Michele irrora di schiuma i focolai più consistenti. Avanza. «C’è qualcuno?» [Ecco, questo è esattamente quello che intendevo prima: nessun avverbio di mezzo e infatti la scena scorre con il giusto ritmo.]
Nessuna risposta.
Chissà se Roversi e Minniti sono riusciti a entrare nell’appartamento al secondo piano. Le grida di aiuto che provenivano dall’interno erano strazianti. Non ci si abitua mai al terrore della gente intrappolata negli incendi.
Scuote la testa e scavalca un divano semicarbonizzato. Rivolge il getto della manichetta verso un focolaio che fa capolino dalla porta di un stanza [una] e riesce a domarlo. L’ambiente è dominato da una densa cortina fumogena. Il campo visivo è annebbiato. [Quest’ultima frase è forse superflua. La cortina fumogena seguita dalla battuta del protagonista basta e avanza a comunicare la scarsa visibilità.] «C’è nessuno?»
La gola comincia a pizzicare. Michele tossisce e ingoia saliva amara.
Si volta ed esplora il resto della casa. Non c’è altro che silenzio e devastazione. [Parli di silenzio, ma all’inizio scrivevi di un appartamento “popolato di fiamme”, ergo un ambiente comunque rumoroso.]
Rimane da aprire un’ultima porta. Michele accosta la testa alla superficie del legno scuro e tende un orecchio. Forse ha percepito qualcosa. [Quel “qualcosa” lo trovo molto distante dal PDV. La nostra “telecamera” è non solo alle spalle del protagonista, ma anche nella sua testa (prima hai descritto anche i suoi pensieri), ragion per cui sarebbe più corretto descrivere quel qualcosa.] «Ehi! Chi c’è là? Sono un vigile del fuoco!»
Rumori. Mobili che si spostano. Colpi di tosse. Mugolii.
«Aprite! Dovete uscire immediatamente. La palazzina potrebbe crollare!»
Un finestrone del salotto esplode per il calore. Raggi di sole perforano un sipario di volute grigie sospese sopra una console antica mezzo diroccata.
«Non c’è più molto tempo!» esclama Michele, mentre picchi di adrenalina gli sferzano il cuore.
Un tintinnio di vetri riecheggia dietro la porta.
Michele afferra la maniglia e la abbassa. Al secondo tentativo ha la conferma che la serratura è bloccata. [Parli di secondo tentativo, ma da lettori vediamo solo il primo. L’informazione che la serratura è bloccata arriva alla fine, quando invece dovrebbe trovarsi nel mezzo del flusso d’informazioni, tra il primo e secondo tentativo.] «Allontanatevi, sto per entrare!» annuncia. [“annuncia” superfluo]
Assesta tre vigorose spallate e la porta si ribalta con un tonfo rumoroso.
Michele alza la visiera, incapace di comprendere il senso di ciò che ha di fronte.
Non ci sono finestre e le pareti, candide come lenzuola fresche di bucato, sono occupate da scaffalature in metallo. Ogni ripiano e colmo di teche e barattoli in cui sono racchiusi…
Un conato gli torce lo stomaco. Le gambe gli diventano molli.
Sul pavimento, sotto le scaffalature, sono allineati diversi scatoloni con dentro montagne di peluche e giocattoli di ogni forma e colore. In alcuni intravede abiti da bambino avvoltolati.
«Dio santo benedetto» mormora sconvolto. Quale mente malata collezionerebbe così tanti piccoli crani?
Una risata asmatica proviene da una parete. Michele si avvicina con cautela. Sul bianco incontrastato nota un’escrescenza tondeggiante che sembra un pomello. Lo tira a sé e un pannello si separa dal muro, spalancando l’uscio di una stanza più piccola, rischiarata da una luminosità anemica. Sul pavimento giace un uomo sofferente dall’aspetto bizzarro: minuto, la testa priva di capelli e peluria, la pelle giallastra, gli abiti bruciacchiati. È circondato da barattoli vuoti. In fondo all’ambiente angusto c’è una specie di altarino di legno con sopra la foto di un bambino. I muri sono tappezzati di ritagli di giornale e altre immagini raffiguranti fanciulli di varie età.
L’uomo stringe tra le mani rachitiche un cranio, che accarezza amorevolmente.
Michele non riesce a parlare. Vorrebbe fuggire da tanto orrore, ma è paralizzato.
«Il mio bambino» sussurra lo sconosciuto, poi tossisce. Inspira ed espira un rantolo agghiacciante. «Ti piacciono i miei tesori?» Ogni sillaba vibra di una nota malsana.
Michele indietreggia. Non smette di tremare.
Lo sconosciuto ha gli occhi velati e persi nel vuoto. Accarezza ancora il cranio e fa uno strano sorriso.
Michele si guarda intorno ancora una volta. Là dentro è racchiuso un orrore senza fine.
«Michele!» si sente chiamare. È la voce di Roversi. «Abbiamo sgomberato l’edificio. Ma dove ti sei cacciato?»
Lui esce dalla stanza. Il collega si affaccia dall’ingresso. «Michele? Tutto bene? Hai trovato qualcuno? Forza, dobbiamo sbrigarci.»
Con la coda dell’occhio Michele scorge un focolaio che si è riattizzato. «No, qui non c’è nessuno» risponde. «Andiamo via.»

COMMENTO FINALE
Premessa OT: non vedo l’ora di leggere il commento del Manucci al tuo racconto. :D
Scherzi a parte, trovo nel tuo pezzo sia luci che ombre. Ciò che mi piace è l’idea. Onestamente non mi aspettavo la deriva horror, la quale mi ha anzi piacevolmente sorpreso. Teoricamente è anche giusto lo spazio dedicato a tale secondo atto (circa la metà). Ciononostante durante la lettura ho avuto la sensazione che tale spazio fosse in verità inferiore. Credo che ciò dipenda da una prima parte un po’ lenta, e qui mi collego alla questione “stile”.
Da una parte la tua penna è molto pulita (ma da questo punto di vista i tuoi brani sono una garanzia), eppure proprio in questo caso ho trovato la narrazione sin troppo pulita. Scegli infatti di parlare prima di un’ambiente in decadimento e poi di una mente decaduta (o meglio, deviata), eppure ciò che il lettore “vede” non è accompagnato da una narrazione altrettanto sporca, se mi passi l’espressione. Avrei preferito un maggior ritmo, frasi più spezzate in grado di rendere meglio il clima ansiogeno della storia.
Così com’è, trovo il racconto buono nell’idea di fondo e nel finale, meno dal punto di vista formale, in quanto scritto – spero di non essere frainteso – molto meglio di quanto avrebbe necessitato. Insomma, una prova discreta che però conserva al suo interno tutti i germi per qualcosa di molto meglio.
Alla prossima.
lupus in fabula

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Davide_Mannucci
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#9 » giovedì 21 ottobre 2021, 15:58

Premessa OT: non vedo l’ora di leggere il commento del Manucci al tuo racconto. :D



Il prossimo che scrive Manucci (sei il secondo) lo vado a trovare.
Canella, se tu hai l’invidia della N sono problemi che devi risolvere. Però sappi che anche qualora tu ti chiamassi Cannella non credere di addolcirti automaticamente :D
Ok, il bonus cazzata su MC me lo sono giocato adesso. Dormite sonni tranquilli!

PS:
Maramonte sto arrivando...
Davide Mannucci

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#10 » venerdì 22 ottobre 2021, 9:20

Davide_Mannucci ha scritto:
Premessa OT: non vedo l’ora di leggere il commento del Manucci al tuo racconto. :D



Il prossimo che scrive Manucci (sei il secondo) lo vado a trovare.
Canella, se tu hai l’invidia della N sono problemi che devi risolvere. Però sappi che anche qualora tu ti chiamassi Cannella non credere di addolcirti automaticamente :D
Ok, il bonus cazzata su MC me lo sono giocato adesso. Dormite sonni tranquilli!

PS:
Maramonte sto arrivando...


Eh, brutta storia l'invidia della N, lo ammetto. Dopo anni passati a sentirmi chiamare Cannella, ora per vendetta rubo di notte le N altrui per poi rivenderle sul mercato nero delle lettere. :D

(chiedo umilmente venia)
lupus in fabula

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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#11 » domenica 24 ottobre 2021, 11:52

La terza persona presente è una scelta davvero complicata, ammiro il tuo coraggio!
L'attacco è buono perchè descrive la situazione già in poche parole (occhio alle ripetizioni tipo "focolaio"), quelle che mi stonano sono le descrizioni successive troppo troppo auliche che mi stonano con la situazione di estrema tensione:
Raggi di sole perforano un sipario di volute grigie sospese sopra una console antica mezzo diroccata. Questa perizia descrittiva me l'aspetterei da una contessa dell'800 ben accoccolata sul divanetto mentre prende un tè, non da un pompiere in pieno climax.
Pochi e secchi particolari, ecco cosa mi aspetto quando l'azione è concitata.
Stesso discorso per: Non ci sono finestre e le pareti, candide come lenzuola fresche di bucato, sono occupate da scaffalature in metallo. Ogni ripiano e colmo di teche e barattoli in cui sono racchiusi…
La seconda parte creepy horror ci sta anche se purtroppo qua sei "costretto" ad indugiare nelle descrizioni perchè altrimenti perderesti l'effetto macabro che l'uomo bizzarro deve suscitare nel lettore.
Sul finale il pompiere passa dalla paura paralizzante alla lucida spietatezza in un battito d'ali. Non mi pare molto sensato o realistico però ci potrebbe anche stare per caricare il finale con più pathos.
Tema ok.

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Luca Nesler
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#12 » lunedì 25 ottobre 2021, 15:31

Ciao Emiliano! Tanto tempo che non ci incrociamo!
Racconto dal finale moralmente impegnativo, hai avuto un'idea interessante.
Per quanto riguarda la parte tecnica comincio col dire che la terza presente è forse più problematica della prima passato. Qui abbiamo la sensazione di essere del tutto esterni e sentiamo la tua voce che ci racconta quello che succede come se lo stessi vedendo su un monitor. Ha un effetto un po' straniante, secondo me. Ma immagino che volessi sperimentare, quindi il mio personale feedback è: io scriverei solo terza passato o prima presente (a meno che il racconto non abbia una particolare esigenza per sua natura).
Penso tu abbia provato anche a portare avanti il testo con un mostrato spinto. Direi che la prova è riuscita abbastanza bene, ad eccezione di qualche piccolezza come la continua ripetizione di "Michele" e qualche altra cosa che ti segnalo.

"Il lezzo urticante del fumo lo investe, filtra persino attraverso la maschera dell’elmo."
Persino è una parola che indica una certa sorpresa. Ma se Michele è un vigile del fuoco avrà una certa dimestichezza con la cosa, quindi l'effetto che abbiamo è che sia l'autore a sorprendersi di questa cosa e a rilevarlo.

"Michele strizza le palpebre, poi si guarda intorno."
Qui il poi indica l'intervento autoriale che descrive la consequenzialità di azioni che, tra l'altro, verrebbero comunque percepite come consequenziali. Se levi il poi non cambia niente. Il "si guarda attorno" è tipico della focalizzazione esterna. Non è che sia una tecnica proibita, ma il fatto che io avverta che qualcuno guarda dall'esterno il personaggio mi fa chiedere perché. Forse è solo l'abitudine, ma mi chiedo il motivo di tenere emotivamente lontano il lettore dalla scena.

"L’appartamento è popolato di fiamme."
Qui hai un'espressione che mi suona un po' inappropriata (popolato) e una descrizione molto vaga di una situazione particolarmente insolita e pericolosa. Risulta un po' sbrigativa e loffia
Anche "Michele irrora di schiuma i focolai più consistenti" è similmente sbrigativa.

Quando scrivi "Nessuna risposta" mi sovviene che mancano del tutto stimoli uditivi. Forse fa sempre parte della scelta della focalizzazione esterna, ma anche una telecamera capterebbe il crepitio delle fiamme o lo scricchiolio di qualcosa che sta per cedere.

"Chissà se Roversi e Minniti sono riusciti a entrare nell’appartamento al secondo piano."
Qui invece leggo i pensieri di Michele, il che significa che la focalizzazione è passata a interna.

"Non ci si abitua mai al terrore della gente intrappolata negli incendi."
Qui siamo ancora nella testa di Michele, ma in modo meno convincente, perché, se quello che la frase esprime fosse vero, non sarebbe espressa così. Questa sembra una frase fatta priva di sincerità.

In tutto il testo ci sono questioni simili, il che mi fa pensare, appunto, a una sorta di sperimentazione non del tutto riuscita, ma comunque abbastanza buona.
Alla prossima!

FilippoR
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#13 » lunedì 25 ottobre 2021, 16:06

Ciao Emiliano,
racconto inizialmente normale che prende una strada inaspettata (almeno per me).
Purtroppo anche io, come altri, avrei preferito che questo racconto fosse scritto in prima, vedo troppa distanza tra il protagonista e quello che accade.
Come per esempio in queste frasi:
- "Non ci si abitua mai al terrore della gente intrappolata negli incendi." troppo verbosa per la situazione
- "candide come lenzuola fresche di bucato" è troppo distante da quello che sta accadendo visto dov'è finito.
Per il resto è una buona prova.
Buon proseguimento e alla prossima!

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Davide_Mannucci
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#14 » martedì 26 ottobre 2021, 15:16

Ciao Emiliano, è sempre un piacere :)
Trovo il tuo racconto molto interessante e molto ben riuscito. Insomma, mi è piaciuto! Anche io non amo tantissimo la terza persona al presente e credo che una prima o una terza al passato avrebbero giovato alla riuscita del testo ma devo dire che la scelta che hai fatto non ti ha danneggiato, proprio per l’abilità che hai nello scrivere e nel gestire la trama. Tema centrato forse un po’ in calcio d’angolo.
Dovrei metterti all’ultimo posto per aver osato raccontare di pompieri ma direi che lo hai fatto in modo più che soddisfacente. Un lavoro molto buono.

A presto
Davide Mannucci

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Stefano.Moretto
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#15 » giovedì 28 ottobre 2021, 0:37

Ciao Emiliano,
questo racconto ha una buona idea di fondo, ma penso che le scene siano un po' troppo diluite: l'incipit in cui il pompiere si fa largo nell'appartamento è davvero molto lungo rispetto a tutto il resto e anche la descrizione della stanza degli orrori a un certo punto va troppo per le lunghe. Con il risultato, per altro, che degli altri pompieri se ne vede solo uno per mezza riga, mentre sarebbe stato importante averne uno scorcio più prolungato proprio per il finale "antietico". Per esempio, potresti tagliare un po' la scena in cui lui gira per l'appartamento (1376 caratteri, secondo me si possono dimezzare facilmente) e al posto di questo taglio inserire un brevissimo pezzo prima di "Michele sfonda la porta" in cui lui è insieme a Roversi e Minniti e si dividono per andare agli altri appartamenti. In questo modo li vediamo tutti e tre subito, siamo anche un po' più in ansia per gli altri due, e puoi tagliare questo pezzo:
Chissà se Roversi e Minniti sono riusciti a entrare nell’appartamento al secondo piano. Le grida di aiuto che provenivano dall’interno erano strazianti. Non ci si abitua mai al terrore della gente intrappolata negli incendi.

che messo in quel punto non fa altro che distogliere l'attenzione dal fatto che il protagonista sta a sua volta rischiando la vita.
Forse è (anche) a causa di questa distribuzione delle scene che il finale mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca. Un po' anche perché questo finale mi ha lasciato più domande che altro. Per esempio, il tipo non cerca di scappare? Se facesse anche solo un gemito l'altro pompiere capirebbe la bugia di Michele, e per lui sarebbero guai grossi. Poi, perché tutti i crani? Cioè, si fosse trattato di un qualsiasi crimine, che ne so, il classico killer macellaio, non mi sarei fatto domande. Però mi hai proposto un pazzo che colleziona crani di bambini, è una cosa molto particolare che mi fa sorgere domande e ipotesi. Magari è impazzito per aver perso suo figlio?
Magari sono solo turbe mie, però quando mi vengono dati contesti così particolari mi viene spontaneo farmi domande e se il racconto non mi dà le risposte rimango un po' deluso.
Detto questo, mi è piaciuto molto il modo in cui hai piazzato l'ambiguità morale del personaggio, e la tua prosa, al netto di alcune ripetizioni soprattutto all'inizio, è molto scorrevole e piacevole da leggere.
Spero che questo commento possa esserti utile!

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Emiliano Maramonte
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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#16 » giovedì 28 ottobre 2021, 12:25

Devo ringraziarvi tutti per il tempo che avete dedicato al mio racconto. Devo ringraziarvi in particolar modo per i commenti e le analisi approfondite e attente: non si finisce mai di imparare.
Finalmente ho anche capito il senso della critica relativa alla "narrazione troppo pulita"; effettivamente ogni momento della storia DEVE avere un suo registro tarato sulla situazione. Le descrizioni per così dire "auliche" sono dovute a un attacco immotivato di "koontzite". E vabbé, ci starò più attento.
Sul finale, però, lasciatemi dire che forse ci sono stati un paio di equivoci.
Lo psicopatico è psicopatico: è un personaggio disturbato mentalmente, con evidenti problemi fisici che però ha perso un figlio (si desume dalla presenza dell'altarino funebre con la foto) e colleziona crani perché cerca in altri bambini quello che ha perso, li vuole tutti per sé, come se fossero tutti figli suoi. So che queste informazioni non emergono dalla storia, ma come ben sapete, in poche migliaia di caratteri spiegare tutto è impossibile. Ho lasciato al lettore gli spazi per immaginarsi ciò che vuole.
Infine, qualcuno mi ha fatto notare che il passaggio emotivo del pompiere dall'iniziale orrore per la macabra scoperta al suo gesto finale di lasciar morire lo psicopatico è troppo brusco. Okay, ci può stare, ma ho cercato di rendere il tutto simbolico. Il pompiere si volta e vede un focolaio che si riattizza, è l'allegoria della sua rabbia contro il mostro. In quel preciso istante prende consapevolezza e omette di portarlo in salvo, per quanto sia insito nella sua figura di pompiere che debba salvare chiunque sia in pericolo.
Per il resto, sono contento delle critiche costruttive. Grazie ancora.
Buona Edition a tutti!

Emiliano.

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Re: Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte

Messaggio#17 » domenica 31 ottobre 2021, 10:30

Occhio quando tiri dentro questioni allegoriche in racconti così brevi perché, inevitabilmente, rischiano sempre di non arrivare come immaginate dall'autore. Già prima di leggere il tuo commento finale mi ero fatto un'idea piuttosto precisa del problema di questo testo: una scelta finale cui viene dato troppo poco spazio. Molto lunga la prima parte, forse troppo, poi impieghi davvero troppo tempo a entrare nella stanza dell'orrore, infine liquidi la scelta finale in un amen quando, invece, avevi gli elementi per lavorarci sopra. Era una scelta morale con implicazioni nette perché se avesse deciso di salvare il mostro (e poco importa, in questo contesto, il fatto che avesse perso il figlioletto, causa scatenante della follia) il fuoco avrebbe distrutto le prove di quello che aveva scoperto e ci sarebbero state buone probabilità che rimanesse impunito. E allora la scelta di operare giustizia a sua volta scommettendo sulla prima impressione di trovarsi sulla scena di un classico criminal minds. Ecco, con il focus centrato su questo aspetto il racconto avrebbe avuto, mio parere, una marcia in più. Ma non pensare che non mi sia piaciuto, tutt'altro. Ho apprezzato l'idea e questo andare sempre più a fondo di un incubo, questo creare una situazione che fosse altro ripsetto alle premesse. Molto buona anche la declinazione del tema. Resta questa sensazione di occasione mancata, ma la mia valutazione è un pollice tendente verso l'alto in modo brillante.

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