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Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 19 ottobre 2021, 2:21
da antico
BENVENUTI ALLA LUCA CRISTIANO EDITION, LA SECONDA DELLA NONA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 158° ALL TIME!Questo è il gruppo SCACCHIERA della LUCA CRISTIANO EDITION con LUCA CRISTIANO come guest star. Gli autori del gruppo SCACCHIERA dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo CENERE.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo L'ISTRICE. Questo è un gruppo da NOVE racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati da LUCA CRISTIANO. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre. Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK NONA ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti
RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nei due Rank sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Ho forzato solo per non fare capitare i tre racconti con malus in gruppi diversi.
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo SCACCHIERA:Le uova, di Matteo Mantoani, ore 23.18, 3991 caratteri
Qui non c’è nessuno, di Emiliano Maramonte, ore 00.54, 3979 caratteri
Tom, di Alvin Miller, ore 23.31, 3985 caratteri
Torno subito, di Alexandra Fischer, ore 22.47, 2457 caratteri
Non in casa mia, di Nicoletta Bussacchetti, ore 23.45, 3914 caratteri
Nuova vita, di Pietro D’Addabbo,
ore 01.33, 3966 caratteri
MALUS QUATTRO PUNTICasa d’altri al quadrato, di Stefano Impellitteri, ore 00.05, 2998 caratteri
La casa di Dio, di Enzo Gentile, ore 00.43, 3940 caratteri
Ognuno ha i suoi bisogni, di Mario Mazzafoglie, ore 00.57, 3973 caratteri
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 28 OTTOBRE per commentare i racconti del gruppo CENERE Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 29 OTTOBRE, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti.
NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo CENERE e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora:
per quanto vi sarà possibile in base ai vostri impegni, date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro. Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo:
– 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri.
– 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri.
– ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo. Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me.
Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la
classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo CENERE.
Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti. BUONA LUCA CRISTIANO EDITION A TUTTI!
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 19 ottobre 2021, 16:09
da Antonio Pilato
Di seguito, commenti e classifica:
Ciao Matteo, il tuo racconto è veramente bello: terrificante, originale e… lovecraftiano!
La narrazione è strutturata molto bene e non ho particolari critiche da rivolgerti a livello grammaticale.
Il rispetto e la creatività con cui hai saputo gestire il tema del contest lo rendono davvero difficile da battere, considerando peraltro la lunghezza limitata dei caratteri a disposizione.
I miei complimenti, davvero!
Ciao Nicoletta, la tua storia è davvero bellissima: con pochi elementi sei riuscita ad arrivare al cuore del lettore. Ho sempre avuto la percezione che il bambino fosse vivo, ma quando si scopre nel finale che anch’egli è morto (proprio a causa dell’azione del protagonista) ho provato un miscuglio di sorpresa e melanconia che dispiacere non mi fa affatto.
La scrittura è semplice e il tema del contest è rispettato.
Ciao Enzo, il tuo racconto mi ha rapito fino all’ultima parola; sebbene tu sia incappato nell’ormai canonico cliché della pedofilia clericale, devo dire che la rivelazione della verità avviene in maniera giusta, pertinente e al passo con la lettura.
Il tema è rispettato e quanto alle scelte stilistiche tutto molto buono fuorché l’inserimento della breve vicenda della donna: probabilmente, la tua era una tattica per distrarre positivamente il lettore e, qualora fosse questo il caso, allora anche questa decisione narrativa potrebbe tranquillamente coesistere nella trama.
Ciao Emiliano, il racconto che hai scritto preserva nel lettore una suspance crescente che culmina col climax di un’orribile rivelazione patologica.
Non sono sicuro che sia un racconto da vittoria totale, ma le sensazioni che suscita sono sicuramente importanti.
La scrittura è molto buona, ma ho trovato un rispetto del tema che è soltanto ‘periferico’ rispetto a quel che mi aspettavo: più che una casa, mi ha quasi dato l’idea che la camera nascosta fosse un sacrilego luogo di culto.
Carino il finale.
Ciao Stefano, la vicenda è tutto un cliché e viene caratterizzata secondo i classici canoni del plot twist più puro. La narrazione mi piace e il dialetto, oltre a suscitarmi qualche risata, mi sembra comprensibile durante la lettura.
Ho gradito molto il finale karmico e il rispetto del tema c’è tutto.
L’unico appunto serio che devo farti riguarda il titolo: non l’ho capito.
Ciao Mario, il tuo racconto mi ha strappato diversi sorrisi durante la lettura. Probabilmente, questa è la storia col maggiore rispetto dell’attinenza al tema del contest.
La narrazione scorre più nella seconda che nella prima parte; la partenza è un po’ noiosa da leggere, mentre il traguardo racchiude un contenuto umoristico e non così raro nelle persone.
Piacevole anche il sesto senso, sempre relegato all’umorismo, del protagonista.
Ciao Alvin, una storia terrificante che ripercorre anche qualche cliché del cinema degli anni ’90.
La scrittura è corretta e il tema del contest mi sembra rispettato, ma manca qualcosa di creativo a questa trama che, secondo me, nel finale non sei riuscito a far emergere del tutto: carina l’idea delle pareti bianche, ma non mi è bastata per far crescere dentro di me la rispettosa inquietudine che, credo, volessi suscitare in chi ti leggesse.
Ciao Alexandra, nella sua estrema semplicità il racconto non mi è dispiaciuto del tutto.
Ho notato, come spesso nella tua prosa narrativa, una sontuosa descrizione degli ambienti relativi a ciò che poi non è altro che il tema del contest.
Carina l’interazione fra Doris e Agata, anche se da spaventata la protagonista diventa improvvisamente tranquilla mentre racconta del sacchetto di mele, ma mi aspettavo qualcosa di più.
Ciao Pietro, il tuo racconto presenta quel piccolissimo colpo di scena sul personaggio astemio che mi è piaciuto, ma purtroppo tutto il resto non mi ha convinto granché. Oltre a una lieve pesantezza durante la lettura, la vicenda non è riuscita a catturare ogni mia attenzione e ho dovuto rileggere più frasi per capirne il contenuto.
Il tema del contest secondo me è rispettato molto alla lontana.
Mi spiace moltissimo che non mi sia arrivato un messaggio che, sono sicuro, volessi trasmettermi.
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Le uova, di Matteo Mantoani
Non in casa mia, di Nicoletta Bussacchetti
La casa di Dio, di Enzo Gentile
Qui non c’è nessuno, di Emiliano Maramonte
Casa d’altri al quadrato, di Stefano Impellitteri
Ognuno ha i suoi bisogni, di Mario Mazzafoglie
Tom, di Alvin Miller
Torno subito, di Alexandra Fischer
Nuova vita, di Pietro D’Addabbo
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 21 ottobre 2021, 16:31
da Laura Calagna
Ciao a tutti, ecco la mia classifica con i relativi commenti. È stato davvero un piacere leggervi tutti e ho faticato un sacco a stilare la classifica, non mi sento mai a mio agio con queste cose. Avrei messo un pari merito dalla terza alla sesta posizione, e idem per le restanti.
A ogni modo, è la prima volta che partecipo e mi sono divertita un casino. Non so come facciate a resistere tutti i mesi ma ci proverò anche io, è un'ottima palestra.
Spero di rileggervi tutti molto presto.
[i]Classifica[/i]:
1) La casa di Dio, di Enzo Gentile
2) Ognuno ha i suoi bisogni, di Mario Mazzafoglie
3) Qui non c’è nessuno, di Emiliano Maramonte
4) Torno subito, di Alexandra Fischer
5) Tom, di Alvin Miller
6) Le uova, di Matteo Mantoani
7) Non in casa mia, di Nicoletta Bussacchetti
8) Nuova vita, di Pietro D’Addabbo
9) Casa d’altri al quadrato, di Stefano Impellitteri
[i]Commenti[/i]:
La casa di Dio di Enzo Gentile
Sei la mia prima posizione, dubito che cambierò idea.
Il tuo racconto mi piace un casino, la tensione cresce gradualmente fino a esplodere nel colpo di scena finale. Le descrizioni sono perfette, la scena è lì e i refusi (ce ne sono un po', questo è vero, ma abbiamo anche poco tempo) non ledono la qualità e la fluidità della lettura.
Il prete mi è stato antipatico dalla prima battuta e non mi aspettavo un risvolto tale dalla voce narrante.
Complimenti, davvero.
Ognuno ha i suoi bisogni di Mario Mazzafoglie
Allora, all'inizio non ho capito dove volevi portarmi, poi ho capito che il racconto è votato alla cazzimma e me lo sono goduto molto di più. In diversi punti ho anche riso, la figuraccia con il barbone è stata la ciliegina su una torta epica di suo.
L'unica cosa: avrei caratterizzato di più Jessica, l'hai mostrato di riflesso dai pensieri del protagonista come una grande complice, poi però rimane rigida di fronte a tanta sincerità, l'ho trovato un po' contraddittorio, ecco. Fosse successo a me starei ancora ridendo, ma vabbè.
Avrei magari detto due paroline di più sul finale, magari scoprire se raggiungeva l'obiettivo o meno non sarebbe stato male.
Grazie per avermi fatta ridere, ne avevo bisogno.
Torno subito di Alexandra Fischer
Ho trovato il racconto molto carino, ho solo faticato un po' a capire che Agata fosse un fantasma, poi quando hai detto del bombardamento ho collegato. Mi è sembrata una cosa molto dolce, sai? Un dettaglio affettuoso più che terrificante (la dice lunga sulle mie letture).
Ho apprezzato anche il non aver usato alcun segno di interpunzione per i dialoghi, il racconto è fluito liscio senza intoppi.
Vorrei dirti più cose ma è davvero pulito e ben scritto e dovrei andare a cercare il pelo nell'uovo non richiesto.
Qui non c’è nessuno, di Emiliano Maramonte
L'attacco è ottimo, metti subito in scena una tensione molto alta che spinge a continuare la lettura. Rendi subito l'ambientazione con descrizioni molto molto buone, anche se a un certo punto mi son sembrate abbondanti e ripetitive, alcune specificavano un'immagine già vivida senza aggiungere nulla: "L’ambiente è dominato da una densa cortina fumogena. Il campo visivo è annebbiato." La mia reazione spontanea è che, se c'è una densa cortina fumogena, per forza di cose il campo visivo è annebbiato; oppure: "Si volta ed esplora il resto della casa. Non c’è altro che silenzio e devastazione." qui avrei asciugato qualcosina prima, son arrivata a questo punto già con questa immagine (ma son piccolezze, davvero).
Le descrizioni, secondo me, hanno fatto perdere un po' di mordente al colpo di scena al centro del racconto, che ho apprezzato tantissimo, anzi, avrei gradito di saperne di più del tizio: è stato lui ad appiccare l'incendio? Perché, se è a terra sofferente, e presumo moribondo, ha il tempo di chiedere a Michele: «Ti piacciono i miei tesori?»? In questo modo mi è sembrato che sia stato lui, appunto, a dar vita all'incendio, il che ci sarebbe stato benissimo visto che da uno che tiene dei crani in casa non mi aspetto certo che esca a salvare gli altri condomini, per dire.
Magari avrei sacrificato qualcosa più su per concentrarmi sul tipo e anche su Michele, che vediamo come un pompiere ansioso e ligio finché non decide di lasciar morire il tipo (l'avrei fatto pure io, ma mi è sembrato un po' slegato il tutto, non so come dirti: una parte iniziale molto scenografica; colpo di scena ad alta tensione con risvolti un pelino horror; finale non scontato ma forse aspettato, ecco).
Comunque in così poco tempo non avrei saputo fare di meglio, complimenti.
Tom, di Alvin Miller
Per ora è il racconto che mi è piaciuto di più. Non l'ho trovato banale, anche perché in quattro ore stimo moltissimo chi riesce a buttarci dentro roba originale e a mescolarla bene.
L'ho trovato composto di due parti: la prima lenta e la seconda molto più dinamica, che ho apprezzato di più specie perché hai reso vivida l'azione e l'emozione della voce narrante. Avrei allungato questa e snellito un po' la prima, ma è un mio gusto personale (di base non amo i racconti divisi in scene ma qui la scelta è azzeccata).
PS. All'inizio pensavo che Tom fosse un tasso, magari lo è solo in versione gigante. Mi sta simpatico, vorrei avere un Tom all'occorrenza per certi soggetti (non ditelo in giro, mi raccomando).
Le uova di Matteo Mantoani
Del tuo racconto ho trovato veramente ottime le descrizioni, hai usato tutti e cinque i sensi e ho sentito la puzza dei polli e lo stomaco che si torceva (purtroppo conosco quell'odore).
A ogni modo, ammetto che ho faticato un attimo a capire il contesto: dalle prime frasi sembra uno studente a ricevimento di un qualche professore di chimica o affini, ma Toso esordisce con: "«Se fumo, non farà la spia. Vero?» Accende il toscano" il che implica che il protagonista sia un suo sottoposto, come poi si evince dal resto del testo. Al contrario, trovo ottima la scelta della domanda retorica seguita dall'accendere la sigaretta, dimostrando che l'opinione del narrante sia ininfluente.
Ho faticato anche a seguire il dialogo, secondo me le prime battute potevi asciugarle per andare dritto al punto; es:
«Alla Miskatonic Corporation trattiamo materie molto scomode,» ridacchia, «come vedrà tra poco.»
- quest'ultimo inciso non lo trovo granché utile, anticipa qualcosa che vedremo dopo, ma da lì a quel dopo passiamo per -
L’incessante pigolare dei polli mi manda su di giri. «Allude al mio incarico?»
Toso prende un’altra boccata di fumo. «Cosa sa della panspermia?»
- anche qui, avrei asciugato per portare subito il lettore al plico e alzare anche la tensione.
Poi, perdonami, ma mi son persa proprio il collegamento tra addensamento metallico al centro della Terra-sacchetti con le uova di galline fecondati-le comete come spermatozoi-la Terra che ha un ospite e verrà a rompere il guscio. L'ho riletto tre volte eppure non riesco a capire cosa intendevi, provo a dirti quello che ho capito io: c'è un addensamento al centro della Terra trovato da quest'azienda, dagli studi ne hanno dedotto una somiglianza x con gli embrioni di pulcino (il che spiega la presenza degli stessi), e qui la battuta sulle comete davvero mi sfugge, insieme all'ospite che romperà il guscio... è l'addensamento a essere un embrione che ci farà secchi tutti?
Perdonami se sono così rompiscatole ma il racconto è molto bello e hai una scrittura fluida e accattivante, te lo dico perché mi è piaciuto.
Non in casa mia, di Nicoletta Bussacchetti
Il tuo racconto mi è sembrato delicato e allo stesso tempo ampolloso e in alcuni punti contraddittorio.
Innanzitutto, i troppi aggettivi non hanno agevolato la lettura e questo ha finito un po' per guastarla: "alla sua pelle pallida, le sue manine morbide, i suoi pochi ricci setosi. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti polverosi cercando di acchiappare le pigre coccinelle che d’estate invadono la mia camera" oppure "quella creaturina bavosa e strillante, talmente tanto che avevo cominciato a inventare mille giochi di luci, per tranquillizzarlo quando si svegliava la notte. La signora non capiva niente, come tutti gli adulti del resto, pensava che gli piacesse stare nella nostra camera per motivi idioti".
Secondo me potevi asciugare un sacco e rendere molto più secco il racconto, non ne avrebbe inficiato la dolcezza.
Non ho capito poi la storia dei coinquilini precedenti: il fantasma li ha fatti secchi tutti? Contrasta con il fatto che ci giochi, ma suppongo perché di base non leggo di psicopatici e potrebbe essere un mio problema (infatti prendila per quello che è, non ne terrò conto nella valutazione finale, che comunque non vale nulla, a prescindere).
La delicatezza del tutto è la cosa che mi è piaciuta di più, davvero, è così difficile parlare in maniera così lieve al lettore. Ti invidio.
Nuova vita, di Pietro D’Addabbo
Il tuo racconto è pulito e procede senza particolari intoppi, ma non ho ben afferrato dove volesse portarmi. Al di là del tema del contest, rispettato o meno poco conta per quanto mi riguarda, hai fatto un lungo excursus iniziale della festa di compleanno e poi hai liquidato in poche righe la rivelazione finale. Alla seconda lettura ho capito che il padre l'ha venduto perché non sa bere, il che mi ha richiamato le belle atmosfere irlandesi o nordeuropee che amo. Mi sono immaginata i vichinghi, nani o meno, con la lunga barba rossa sporca della birra di quei boccaloni loro.
Il protagonista e il padre sono caratterizzati alla perfezione. Non trovo altre pecche, per quanto la mia opinione valga sempre quanto un soldo di cacio, se non davvero che ho faticato a capire dove volessi condurmi, ma in così poco tempo è tutto molto relativo.
Casa d’altri al quadrato, di Stefano Impellitteri
Il racconto è in alcuni punti ripetitivo (quante volte hai usato cliché?) e ci sono un po' troppe incursioni dei pensieri del protagonista: perfetto, questa la frego in due minuti. Sarà piena d’oro in casa - Cazzo, questa adesso non mi fa entrare - No! Sta casa non la perdo - e simili, che spezzano la lettura.
Ho trovato invece il dialetto molto azzeccato, è una cosa che amo in narrativa perché non epura nulla e mostra la realtà per quella che è.
A un certo punto il cliché del regionalismo si è confuso con quello della vecchietta sciocca e a tratti mi è suonato fastidioso: Presa! Con il sud, i cliché regionali funzionano sempre. «Mmh, solo a sentire la sua cadenza mi viene in mente la vostra soppressata e mi si apre un buco allo stomaco.» Così prima ti derubo, e poi mi faccio offrire la merenda. - Sempre molto ospitali le vecchiette del sud, quasi mi dispiace. - Soppressata? Tu fazzu vedere io come i calabresi aprono i buchi allo stomaco!
Il punto di forza del racconto è lo stile, asciutto e diretto, che è il mio preferito.
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 24 ottobre 2021, 11:50
da Dario17
Ognuno ha i suoi bisogni
Un raccontino simpatico che fa molto cinepanettone infarcito di situazioni comiche e sboccate.
I dialoghi tra il protagonista e la sua ragazza sono il pezzo debole, a mio avviso, decisamente troppo formali e articolati per essere credibili, alla luce dell'estrema urgenza che affligge lui.
In certe situazioni ci dovrebbe essere un botta e risposta piuttosto serrato, trovo piuttosto irreale dire «Io a casa degli altri non ci cago. È l’articolo numero uno della mia personale costituzione.» alla propria lei mentre si è sul punto di esplodere.
Il pezzo è scritto discretamente con un buon flusso interno del pov. Non mi è piaciuto il finale, decisamente monco che non chiude la vicenda, ho trovato piuttosto anonimo anche il barbone, piuttosto macchiettistico.
La casa di Dio
Questo pezzo soffre di troppe artificiosità e di una scrittura migliorabile nei passaggi chiave.
Pezzi come "Mi guardai intorno", "Come un riflesso automatico avevo ricordato"
"pensai con un brivido" fanno zoppicare la lettura non poco.
Non è una buona idea nemmeno caricare le descrizioni con aggettivi uno dopo l'altro tipo "La voce era melliflua, insinuante,...".
Andrebbero rivisti anche i dialoghi, legati a frasi fatte oppure TROPPO INVEROSIMILI come "e che ha il vigore e l’ingenuità di chi che non ha esperienza. La sensazione di potere tutto e di essere simile a un essere divino per lui…" Chi è che all'apice di una situazione tesa se ne uscirebbe con una frase così contorta? sembra proprio l'exploit spiegone di un personaggio teatrale e non lo sfogo di una persona vera.
il colpo di scena finale, seppur piazzato nel punto giusto per un racconto così breve, è un clichè fatto e finito.
Deboluccio il collegamento con la traccia del contest: il prete pedofilo non è di certo di casa in una chiesa, ma gli "altri" chi sarebbero?
Casa d'altri al quadrato
Apprezzabile il tentativo di scrittura immersiva in prima persona e il punto forte del pezzo è di sicuro un ottimo flusso interno del protagonista con pensieri brevi e ficcanti. Quello che manca secondo me è la sua percezione della realtà attorno a lui, le descrizioni dell'ambiente sono pochine e troppo generiche.
L'escalation di violenza finale e il plot twist sono un po 'telefonati ( La semina di un pov troppo convinto di fregare e che poi viene fregato è un classicone ) , da evitare anche ripetizioni che non danno quella caratterizzazione voluta tipo "cazzo" ogni 3x2 pensieri diretti.
Mi rimane un dubbio: perchè una ladra dovrebbe aprire la porta mentre sta commettendo un furto?
Nuova vita
Un pezzo fantasy/favolesco in cui non manca nessun clichè. Ma proprio nessuno.
Dalla locanda casinista alla locandiera popputa, dal nano minatore alla sbevazzata di gruppo tra medesimi.
Ci sono un sacco di ripetizioni ("boccale", "padre" e "figlio" ripetuti a raffica) e la lettura procede molto lenta anche se praticamente il 90% della storia è focalizzata su una sola bevuta fatta dal protagonista.
La porta della locanda cede alla spinta con un lieve cigolio che non attira l’attenzione nemmeno degli avventori più vicini -> e allora come fa il protagonista ad avvertirla?
Il tema delle differenze conflittuali tra genitore e figlio ci sarebbe pure però sarebbe stato meglio trattarlo in maniera un po' più originale così da dare in pasto al lettore qualcosina di nuovo. Un nano astemio era una buona idea, ma andava collocata in una trama meno scontata.
L'epilogo è amaro al punto giusto ma è un tracollo spiegato e raccontato in così poche righe che non si fa in tempo ad empatizzare.
Una riga finale non basta per rientrare nel tema del contest, è una soluzione troppo sbrigativa.
Non in casa mia
Le prime due righe mi hanno fatto pensare ad Albachiara di Vasco Rossi, chissà se è una cosa voluta oppure no.
Un intero racconto in flusso di coscienza non è semplicissimo da approcciare, bisogna abituarcisi man mano che si procede durante la lettura e questo pezzo tutto sommato si lascia leggere.
Nella prima metà ho pensato che il pov fosse uno spiritello non umano, soltanto alla fine si capisce che sia lo spirito di un bambino morto. Pelle pallida, manine morbide e pochi ricci setosi fanno pensare a un adulto oppure a un non-umano che stia osservando.
Un punto debole del testo è la confusione che generano le prime righe in cui si passa repentinamente dal singolare ( sento il SUO respiro ) al plurale ( quando AVEVANO occupato ). I genitori li avrei palesati dopo aver stabilito per bene che il centro dell'attenzione del protagonista sia il bambino vivo/morto.
La seconda parte è la migliore, con una discreta chiusa.
Torno Subito
Ogni volta che leggo un tuo pezzo so già che verrò deliziato da descrizioni di interni casa minuziosi e di classe, anche stavolta non rimango deluso.
Il botta e risposta tra la protagonista e la spiritella va benino, peccato non aver capito a fine racconto se Doris sia una bambina a sua volta oppure un'adulta. Direi adulta ma non ci scommettei visto come fila via al rumore del tuono. Finale carino, un po' tirata per i capelli la faccenda della distrazione congenita della Gagliardo.
Il tema è decisamente rispettato.
Tom
Pezzo scritto con buona prosa e buon equilibrio tra descrizioni, flusso interno e dialoghi.
Mi ha ricordato molto l'immaginario e il tema classico da Piccoli Brividi in cui non era raro beccare l'incrocio tra la quotidianità americana e i tipici mostri dell'immaginario fiabesco.
Ci ho visto anche un po' di Gremlins-
Mi è piaciuto il fatto che hai cmq chiuso il discorso delle pareti bianche, anche se Tom ci arriva tra la vita e la morte ed è un clichè di Minuti Contati visto e rivisto purtroppo...
Vabbè, tutto precipita in maniera molto rapida per creare del conflitto il prima possibile, ma non è di certo un peccato mortale in 4000 caratteri.
Tema ok.
Qui non c'è nessuno
La terza persona presente è una scelta davvero complicata, ammiro il tuo coraggio!
L'attacco è buono perchè descrive la situazione già in poche parole (occhio alle ripetizioni tipo "focolaio"), quelle che mi stonano sono le descrizioni successive troppo troppo auliche che mi stonano con la situazione di estrema tensione:
Raggi di sole perforano un sipario di volute grigie sospese sopra una console antica mezzo diroccata. Questa perizia descrittiva me l'aspetterei da una contessa dell'800 ben accoccolata sul divanetto mentre prende un tè, non da un pompiere in pieno climax.
Pochi e secchi particolari, ecco cosa mi aspetto quando l'azione è concitata.
Stesso discorso per: Non ci sono finestre e le pareti, candide come lenzuola fresche di bucato, sono occupate da scaffalature in metallo. Ogni ripiano e colmo di teche e barattoli in cui sono racchiusi…
La seconda parte creepy horror ci sta anche se purtroppo qua sei "costretto" ad indugiare nelle descrizioni perchè altrimenti perderesti l'effetto macabro che l'uomo bizzarro deve suscitare nel lettore.
Sul finale il pompiere passa dalla paura paralizzante alla lucida spietatezza in un battito d'ali. Non mi pare molto sensato o realistico però ci potrebbe anche stare per caricare il finale con più pathos.
Tema ok.
Le uova
Pezzo tutto dialogato che fa bene il suo lavoro. Ho apprezzato molto che le descrizioni del laboratorio siano funzionali alla trama e al tema, permette al lettore di farsi un'idea anche se nella parte centrale del racconto c'è solo il pov che esamina radiografie con il proprio occhio clinico. Poi i tasselli si incastrano piano piano, come devono.
Carini i dialoghi, ottimi i tag e i beat.
L'unica cosa che mi fa storcere il naso è la forzatura lieve per entrare nel tema.
D'accordo la Panspermia galattica, ma qui non è proprio coerente il discorso di "casa" per quanto riguarda i pianeti che sembrerebbero più incubatrici cosmiche oppure ovuli fecondati, concetti piuttosto distanti da una "casa".
Certo, facendo uno sforzo si potrebbero considerare le prime "case" di un essere vivente, ma è comunque un po' legnoso il concetto. Questo non toglie il fatto che il racconto è molto buono e che è uno dei migliori del gruppo.
Per i commenti linea per linea, mi trovo d'accordo con il resto dei commentatori quindi non occorre che li ripeta.
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1. Non in casa mia
2. Le uova
3. Tom
4. Qui non c'è nessuno
5. Torno Subito
6. ognuno ha i suoi bisogni
7. la casa di dio
8. Casa degli altri al quadrato
9 Una nuova vita
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 24 ottobre 2021, 16:53
da alexandra.fischer
Ciao, Dario 17.
In effetti ho immaginato una Doris molto giovane, e fragilissima. Così ha potuto vedere lo spirito della piccola. Sono contenta che la storia, sbavature a parte, nel complesso ti sia piaciuta.
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 25 ottobre 2021, 0:45
da antico
alexandra.fischer ha scritto:Ciao, Dario 17.
In effetti ho immaginato una Doris molto giovane, e fragilissima. Così ha potuto vedere lo spirito della piccola. Sono contenta che la storia, sbavature a parte, nel complesso ti sia piaciuta.
Non cancello il messaggio solo per prenderlo come esempio per ricordare, una volta ancora, che non si risposte qui ai commenti, ma solo nei tread dei vostri racconti. Mi raccomando :)
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: lunedì 25 ottobre 2021, 0:48
da antico
Avete già ricevuto tre classifiche. Oltre alla mia, ve ne dovranno arrivare altre sei.
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 26 ottobre 2021, 9:40
da FilippoR
CLASSIFICAQuesta volta è stata una classifica molto sofferta, soprattutto sulle prime posizioni (ma non solo... praticamente quasi tutte...)
1. Ognuno ha i suoi bisogni, di Mario Mazzafoglie
2. La casa di Dio, di Enzo Gentile
3. Non in casa mia, di Nicoletta Bussacchetti
4. Casa d’altri al quadrato, di Stefano Impellitteri
5. Le uova, di Matteo Mantoani
6. Qui non c’è nessuno, di Emiliano Maramonte
7. Tom, di Alvin Miller
8. Torno subito, di Alexandra Fischer
9. Nuova vita, di Pietro D’Addabbo
COMMENTILe uova di Matteo Mantoani
► Mostra testo
Ciao Matteo,
leggendo il titolo e l'inizio del racconto inizialmente non sapevo cosa aspettarmi, ma quando ho letto Miskatonic tutto si è fatto più chiaro. E forse il titolo anticipa un po' troppo il finale che è chiaro abbastanza presto, questo è un possibile difetto.
Per il resto la storia è stata scorrevole e mi è piaciuta (alla fine è un genere che leggo con piacere) anche se un po' troppo raccontata con i dialoghi tra i due, anche per questo la vedo come l'inizio di qualcosa più ampio a cui spero che in futuro metterai nuovamente mano.
Bella, complimenti e buon proseguimento, alla prossima!
Qui non c’è nessuno di Emiliano Maramonte
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Ciao Emiliano,
racconto inizialmente normale che prende una strada inaspettata (almeno per me).
Purtroppo anche io, come altri, avrei preferito che questo racconto fosse scritto in prima, vedo troppa distanza tra il protagonista e quello che accade.
Come per esempio in queste frasi:
- "Non ci si abitua mai al terrore della gente intrappolata negli incendi." troppo verbosa per la situazione
- "candide come lenzuola fresche di bucato" è troppo distante da quello che sta accadendo visto dov'è finito.
Per il resto è una buona prova.
Buon proseguimento e alla prossima!
Tom di Alvin Miller
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Ciao Alvin,
il racconto in sé mi è piaciuto, forse un po' troppo scontato ma l'ho letto volentieri.
Alcune frasi però mi sono sembrate strane:
"Li accetto e me li infilo" più che li accetto vi avrei visto un li prendo, perché riesco a visualizzare meglio la scena.
"La signora Molina mi agguanta per le spalle," Sono tornato indietro per vedere se non mi fossi sbagliato in quanto prima vi era il signor Molina, ci sta che ci fosse anche la moglie ma avrei chiarito meglio la sua presenza.
"«Cosa sei… che cazzo di demonio ha ingravidato quella puttana di tua madre?!»" questa frase l'ho trovata fuori luogo, non per il linguaggio ma per la situazione, è scappato di corsa dalla creatura mentre ora sembra abbastanza tranquillo da fare la battuta, anche se potrebbe essere una reazione allo shock ora che ci penso.
"ma è la faccia la cosa peggiore." in questo caso mi aspettavo una qualche descrizione che però non c'è stata, avrei apprezzato qualche dettaglio.
Mi è piaciuto il collegamento delle pareti bianche all'inizio e alla fine del racconto.
Buon proseguimento e alla prossima!
Torno subito di Alexandra Fischer
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Ciao Alexandra,
il racconto in sé non mi è dispiaciuto e mi è piaciuto il finale dove la protagonista ripensa alle parole di Agata.
Mi ha straniato per un attimo l'intonaco e il fantasma, il lancio dell'intonaco non mi ha fatto realizzare subito che la bambina fosse un fantasma e sono andato avanti per chiarirmelo.
Non ho capito perché la bimba si è messa a piangere (ma potrebbe essere come reazione automatica all'urlo di Doris).
Non ho ben capito chi sia Doris, una governante, una studentessa in qualche scuola particolare o magari una semplice nuova inquilina di quella casa.
A un certo punto hai parlato di un rifugio che mi ha incuriosito ma di cui non ho trovato riscontro nella storia, come se questa casa fosse un rifugio per qualche tipo di evento più o meno catastrofico dove gli altri si erano rifuggiati (o magari un rifugio durante un qualche bombardamento di una guerra, per quanto non ci siano indicazioni in merito, o almeno io non le ho viste), avrei preferito che questo indizio fosse sviluppato ulteriormente.
Buon proseguimento e alla prossima!
Non in casa mia di Nicoletta Bussacchetti
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Ciao Nicoletta,
bella storia di esordio e con uno stile particolare (anche se con qualche problema di aggettivi e tempi verbali), mi è stato chiaro abbastanza velocemente che fosse un fantasma a parlare ma il finale mi è arrivato inaspettato (e infelice, ma nella storia ci sta, è coerente con la narrazione).
Pian piano a forza di scrittura e consigli si sistemano i piccoli difetti e non potrai che migliorare.
Buon proseguimento e alla prossima!
Nuova vita di Pietro D’Addabbo
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Ciao Pietro,
che il personaggio fosse astemio non mi è stato subito chiaro, credevo non fosse riuscito a stare dietro al padre come numero di boccali/sorsi (ma è stato un mio errore di ricostruzione della scena e me ne sono accorto rileggendo meglio), astemio ci sta nella storia per rafforzarla.
La cosa che mi è piaciuta di meno del tuo racconto è stato nel finale arrivato troppo velocemente, sarebbe stato meglio ridurre un po' il numero di caratteri della prima parte per averne per il finale (immagino i problemi siano stati il tempo e il limite di caratteri, giusto?).
Buon proseguimento e alla prossima!
Casa d’altri al quadrato di Stefano Impellitteri
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Ciao Stefano,
mi sono trovato immerso nella narrazione (quindi racconto perfettamente riuscito), l'uso del dialetto della vecchietta è stato scorrevole e adatto, unica nota, forse il protagonista prende la sua fine troppo poco seriamente, ma ci potrebbe stare con il tono del racconto.
Ti segnalo che nell'ultima frase manca "un".
Complimenti anche per il numero di parole, ogni volta faccio una fatica per rimanere nei limiti...
Buon proseguimento e alla prossima!
La casa di Dio di Enzo Gentile
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Ciao Enzo,
un racconto impegnativo per la tematica trattata ma non ho trovato particolari problemi tranne l'uso dei cliché.
Per il resto scorrevole, inizialmente mi era sembrata stonata la descrizione della voce del prete "La voce era melliflua, insinuante" ma arrivato alla finale (inaspettato) e è diventata chiara la motivazione.
Buon proseguimento e alla prossima!
Ognuno ha i suoi bisogni di Mario Mazzafoglie
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Ciao Mario,
il racconto è stato molto simpatico! All'inizio non capivo dove stessi andando, perché stava fuggendo (chissà cosa aveva combinato), ma pian piano tutto è diventato più chiaro e divertente.
Mi è piaciuto anche il finale dove non riesce a farla ancora perché sempre in casa d'altri (nonostante non lo sapesse).
Non ho trovato particolari problemi da segnalarti.
Buon proseguimento e alla prossima!
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: martedì 26 ottobre 2021, 10:05
da Luca Nesler
Ciao a tutti!
CLASSIFICA1. Tom
2. Le uova
3. Casa degli altri al quadrato
4. Qui non c'è nessuno
5. Nuova vita
6. Non in casa mia
7. Torno Subito
8. Ognuno ha i suoi bisogni
9. La casa di Dio
COMMENTITom► Mostra testo
Ciao Alvin, racconto divertente ma che ha un grosso problema di premessa: chi affiderebbe una belva del genere a un ragazzo per uscire la sera, sperando che quello non lo guardi nemmeno, solo perché gli è stato detto? Sembra una di quelle cose che funzionerebbe in un B movie anni '80. Qualcosa tipo non dargli da mangiare dopo mezzanotte e non bagnarli...
Anche l'idea che Eric sia un baby sitter abituale per Tom rende la vicenda meno credibile e, per questo, meno coinvolgente.
Il livello stilistico è alto. Verso la fine l'immersione diventa un po' forzata quando la percezione del mondo da parte di Eric rimane più o meno la stessa, cioè non sembra essere alterata da dolore e paura: conta i gradini, per esempio, o si ferma a considerare da quale occhio non vede o il perché delle pareti bianche (dettaglio, peraltro interessante!) ma sono piccolezze.
Ci sono un altro paio di cose su cui forse si può discutere.
"Alzo la mano in un saluto militare." Alzo la mano mi fa pensare a un saluto qualunque. Forse "porto la mano alla fronte" sarebbe stato più chiaro.
"Busso alla porta, ma non ottengo reazione."
quel "ma non ottengo" è una conseguenza, un'interpretazione di ciò che accade riassunta dal pdv per il lettore. Così come "Ci metto un attimo ad accorgermene".
E già che ci siamo aggiungerei "Qualcosa fa capolino dallo spiraglio: una testa pallida". Qui Eric sembra non capire subito cosa è emerso, ma i due punti suggeriscano invece che l'abbia capito e ora ce lo stia spiegando. Un effetto diverso si sarebbe ottenuto sostituendo i due punti con un punto fermo.
"È veloce… mi prenderà… devo scappare… devo." Per rendere il ritmo sincopato e angoscioso non sarebbe meglio usare il punto? I punti di sospensione allungano la percezione del tempo e ottieni il contrario della concitazione. In più qui non ci sono sospensioni implicite.
Al netto di queste piccolezze, testo ottimamente scritto.
Alla prossima!
Le uova► Mostra testo
Ciao Matteo, racconto non racconto. Il protagonista serve a presentare al lettore l'idea (molto carina) che il pianeta sia un uovo e che ci sia una vita misteriosa pronta a sconvolgere tutto. Bello, ma manca il conflitto per il protagonista del racconto (che non è un vero protagonista, ma solo un pdv). In 4k non si può fare tutto, naturalmente, e tu hai dovuto scegliere.
Il livello stilistico del racconto è alto, ma ci sono un paio di cose che mi sento di segnalarti.
In primo luogo non userei le indicazioni come "destra" e "sinistra" perché non sono davvero utili al lettore che, anzi, deve verificare che la sua immaginazione corrisponda a quello che scrive l'autore. Spesso queste indicazioni si ignorano e basta.
Poi ci sono alcune espressioni che, secondo la mia interpretazione del testo, si allontanano un po' dallo stile che intendi usare. Te le cito:
"L’incessante pigolare dei polli mi manda su di giri."
Questa espressione non trova riscontro col comportamento del pdv che si limita a dirlo al lettore. Inoltre c'è la questione del "mi manda su di giri" che è un'espressione che non so come interpretare in questo contesto. Penso che sarebbe più incisivo descrivere l'effetto che il pigolio continuo ha sul personaggio.
Stessa cosa con "la puzza dei polli mi fa contorcere lo stomaco". Funzionerebbe meglio far fare al protagonista un colpo di tosse per reprimere la nausea, per esempio. Invece così lo dice in modo che io sia informato della cosa, ma non ha la stessa efficacia.
"Fisso il punto indicato e lo confronto con le altre tavole."
Qui è il pdv che descrive per me cosa sta facendo. C'è differenza col rendersi consapevole di ciò che accade in modo che lo viva anch'io lettore. Se avessi descritto una foto e poi notato la differenza su quella successiva aggiungendo una considerazione con un pensiero di ciò che il pdv registra nella comparazione, sarebbe risultato più efficace e d'impatto. Tipo "la macchia bianca vicino al centro è più larga. Queste sono le radiografie di un oggetto pulsante" e poi la battuta che chiarisce, come un pensiero ad alta voce.
"Alza una mano per zittirmi"
Qui abbiamo l'interpretazione di un gesto che, da solo, sarebbe stato fraintendibile. Ma risulta un po' sgraziato perché è evidentemente un servizio per il lettore. Meglio sarebbe usare un gesto inconfondibile o una battuta. Per esempio, dopo aver troncato il discorso col trattino lungo (che non vuole lo spazio prima), avresti potuto far dire al prof "Non interrompa!" senza gesti particolari. O forse anche con la mano che si alza, ma la battuta dopo chiarisce il gesto e forse può bastare.
"Il cuore mi prende a calci il petto."
Questo suggerisce che il cuore abbia i piedi e rischi che trasmetta un'immagine ridicola, invece che tensione. (Trovare l'espressione giusta in questi casi è un casino, lo so).
L'espediente dei pulcini è molto buono, perché il tema dell'uovo è pregnante e ritorna continuamente. Costruisci una ridondanza ossessiva che dà al racconto e alla scoperta finale un alone più inquietante, almeno secondo me.
I dialoghi non mi convincono molto, sono un po' hollywoodiani. Cose come "Il mio (possessivo di troppo) appartamento è a posto, se è quello che chiede" o "Benvenuto alla Miskatonic Corporation, figliolo!", e quel piccolo as you know Bob: «La teoria secondo la vita sulla Terra sarebbe arrivata dallo spazio, attraverso meteore e comete?» li rendono un po' inverosimili. Un peccato per un racconto di questo livello, ma è anche vero che i dialoghi si sistemano con stesure, di solito, lontane dalla prima.
Aggiungo (ma questo è un mio parere prendilo come vuoi) che evidenziare alcuni termini col corsivo sia una cosa che va contro l'idea che l'autore non debba farsi notare. Semanticamente non porta alcuna differenza e, attraverso il contesto, ci si può immaginare comunque la battuta correttamente. Non userei il corsivo.
Per il resto prova interessante! Bravo
Alla prossima!
Casa degli altri al quadrato► Mostra testo
Ciao Stefano! Racconto dalle tinte di commedia che poi si muta nella "solita" storia di sangue. I finali truculenti ormai mi annoiano sempre. Sono davvero i più abusati, non pensi?
Il titolo metanarrativo invece mi ha fatto sorridere a fine racconto.
L'idea è carina, anche se il fatto che la rapinatrice assassina sia una vecchietta e pure sola, mina la credibilità del tutto.
Il tono mi piace, ma forse hai usato un po' troppi pensieri, specialmente durante il dialogo. Sono troppi e troppo lunghi per essere credibili. L'effetto è un po' straniante, il tempo è dilatato, i personaggi secondari bloccati fintanto che il protagonista pensa.
Tipo:
Cazzo, questa adesso non mi fa entrare. «Oh, mi scusi. Posso aiutarla? Sono bravo con le medicazioni.»
Qui l'esperienza reale è più simile a una sensazione che non a un pensiero consapevolmente elaborato con addirittura imprecazioni.
Alcune considerazioni che fa il pdv, come il fatto che le vecchiette reagiscano in un certo modo a questo o a quello, danno troppo la sensazione che il protagonista lo dica a uso del lettore.
Ti segnalo un paio di cose che ho notato:
"Tocco la porta senza usare la forza." è una strana espressione. Nel predicato è già implicita l'assenza della forza, sottolinearlo ha un effetto contrario, un po' come l'uso del "quasi", hai presente?
"Mi indica la cucina e va in corridoio". Un po' scarsette come coordinate ambientali, ma qui c'è anche un discorso di caratteri e magari hai dovuto fare delle scelte. Anch'io in genere prediligo azione e relazione rispetto alle descrizioni in generale, specie su MC.
"Mi metto carponi: una testa spunta da sotto il letto, mi offre la nuca dai capelli neri corti."
Prima di tutto ti contesto i due punti. Ogni volta che li vedo usati in questo modo noto l'autore e la sua voce che dice "ti spiego meglio". Poi: la testa che spunta e che offre la nuca. Questa testa sembra troppo attiva per essere quella di un cadavere. Al di là di questo, aggiungo che è strano che il pdv la percepisca in questo modo così... diciamo retorico. La sensazione che la stia solo presentando a me con artifici letterari è forte e mi fa uscire dal coinvolgimento. Questo è ancor più grave considerando che è proprio un momento dove, invece, dovrei subodorare l'ansia crescente del pdv.
A parte queste piccolezze direi che hai fatto un buon lavoro!
Alla prossima!
Qui non c'è nessuno► Mostra testo
Ciao Emiliano! Tanto tempo che non ci incrociamo!
Racconto dal finale moralmente impegnativo, hai avuto un'idea interessante.
Per quanto riguarda la parte tecnica comincio col dire che la terza presente è forse più problematica della prima passato. Qui abbiamo la sensazione di essere del tutto esterni e sentiamo la tua voce che ci racconta quello che succede come se lo stessi vedendo su un monitor. Ha un effetto un po' straniante, secondo me. Ma immagino che volessi sperimentare, quindi il mio personale feedback è: io scriverei solo terza passato o prima presente (a meno che il racconto non abbia una particolare esigenza per sua natura).
Penso tu abbia provato anche a portare avanti il testo con un mostrato spinto. Direi che la prova è riuscita abbastanza bene, ad eccezione di qualche piccolezza come la continua ripetizione di "Michele" e qualche altra cosa che ti segnalo.
"Il lezzo urticante del fumo lo investe, filtra persino attraverso la maschera dell’elmo."
Persino è una parola che indica una certa sorpresa. Ma se Michele è un vigile del fuoco avrà una certa dimestichezza con la cosa, quindi l'effetto che abbiamo è che sia l'autore a sorprendersi di questa cosa e a rilevarlo.
"Michele strizza le palpebre, poi si guarda intorno."
Qui il poi indica l'intervento autoriale che descrive la consequenzialità di azioni che, tra l'altro, verrebbero comunque percepite come consequenziali. Se levi il poi non cambia niente. Il "si guarda attorno" è tipico della focalizzazione esterna. Non è che sia una tecnica proibita, ma il fatto che io avverta che qualcuno guarda dall'esterno il personaggio mi fa chiedere perché. Forse è solo l'abitudine, ma mi chiedo il motivo di tenere emotivamente lontano il lettore dalla scena.
"L’appartamento è popolato di fiamme."
Qui hai un'espressione che mi suona un po' inappropriata (popolato) e una descrizione molto vaga di una situazione particolarmente insolita e pericolosa. Risulta un po' sbrigativa e loffia
Anche "Michele irrora di schiuma i focolai più consistenti" è similmente sbrigativa.
Quando scrivi "Nessuna risposta" mi sovviene che mancano del tutto stimoli uditivi. Forse fa sempre parte della scelta della focalizzazione esterna, ma anche una telecamera capterebbe il crepitio delle fiamme o lo scricchiolio di qualcosa che sta per cedere.
"Chissà se Roversi e Minniti sono riusciti a entrare nell’appartamento al secondo piano."
Qui invece leggo i pensieri di Michele, il che significa che la focalizzazione è passata a interna.
"Non ci si abitua mai al terrore della gente intrappolata negli incendi."
Qui siamo ancora nella testa di Michele, ma in modo meno convincente, perché, se quello che la frase esprime fosse vero, non sarebbe espressa così. Questa sembra una frase fatta priva di sincerità.
In tutto il testo ci sono questioni simili, il che mi fa pensare, appunto, a una sorta di sperimentazione non del tutto riuscita, ma comunque abbastanza buona.
Alla prossima!
Nuova vita► Mostra testo
Ciao Pietro! Hahahaha, hai davvero usato maggiore maggiore, minore minore? Ma vuoi essere linciato?! Hahaha!
Comunque, cazzate a parte, racconto interessante. L'ambientazione D&D porta una situazione per noi del tutto innocua ad essere esistenziale per un giovane nano. Questo potrebbe renderla un po' ridicola per molti lettori (non per i veri nerd), ma è senz'altro un esercizio di ribaltamento di valori molto interessante.
La prosa è un po' faticosa, vuoi per i nomi nanici e il loro gergo, vuoi per alcuni periodi un po' lunghi e un narratore esterno meno fresco dell'ultimo racconto.
Scelte come indicare i personaggi in modo indiretto come "il nuovo entrato" o usare termini come "sentenzia" appesantiscono il testo, ma immagino cercassi di dare un'aurea di arcaico per via dei nani.
Sulla scelta di usare la terza presente dico quello che ho detto a Emiliano: io terza passato o prima presente. Tutto il resto non mi convince mai. A te piace? Questa terza presente, come quella di Emiliano nel racconto di questa edition, ha l'effetto di tenere il lettore esternissimo. Poi capitano i pensieri dei personaggi come "Non è un problema, in confronto a quel che è successo ieri sera" e ti chiedi quanto di questo narratore sia voluto e quanto accidentale. Insomma, un esterno che non del tutto onnisciente che ti fa sembrare poco consapevole come autore.
Non in casa mia► Mostra testo
Ciao Nicoletta, piacere!
Il racconto vira dalla dolcezza al drammatico molto bene. Hai inserito un doppio colpo di scena che mi ha trovato impreparato e ha colpito dove voleva colpire, brava!
La scelta stilistica che hai fatto parte in svantaggio rispetto ad altre: il racconto autobiografico di un personaggio tende ad annoiare presto. Penso che paghi un po' questa scelta anche in questo racconto dopo circa la metà.
Sul piano tecnico ci sono diverse cose che mi fanno pensare che tu sia all'inizio del tuo percorso scrittorio, anche se dimostri una buona predisposizione. In particolare ti segnalo delle cose che si presentano come ingenuità e minano la tua autorevolezza autoriale.
"Sento il suo respiro leggero confondersi tra le pieghe del cuscino."
Qui mescoli un suono con una percezione visiva. I capelli si confondono tra le pieghe. Dà l'impressione che tu abbia voluto infiorettare una descrizione con un cliché linguistico. Meglio se trovi il tuo modo per descrivere l'immagine, così sarai anche sicura di restare coerente.
"Mi avvicino ancora un po’, quanto avrà già? Due anni? Due e mezzo? Non lo so, dopo un po’ perdi il conto…"
Qui i problemi sono tre: il primo è che io immaginavo che il protagonista (che però immagino come una voce mentale fluttuante) si fosse accostato a un lettino o a una culla, mentre ora dici "mi avvicino ancora" e la cosa mi coglie di sorpresa. Dov'era fino a un attimo fa se non vicino al bambino?
Due: se non era vicino, come faceva a sentire il respiro e a notare le pieghe del cuscino?
Tre: non si perde il conto di due. Due è proprio poco. Anche qui ho idea che cercassi un modo che si facesse notare poco di far sapere l'età del bambino al lettore, ma questo espediente si fa notare perché forzato. L'idea comunque di farlo pensare tra sé era meglio che dirlo e basta, questo sì.
"non ci bado più di tanto, sono totalmente rapito dal piccolo"
Altri due problemi. Il "più di tanto" è un modo di dire che mi è sempre sembrato ridicolo. Serve per sminuire, ma a me tanto sembra già abbastanza, non credi? Inoltre è superfluo: "non ci bado" è già sufficiente.
Secondo: ti suggerisco di eliminare gli avverbi modali. Qui "sono rapito dal piccolo" suonerebbe più incisivo. Inoltre quel totalmente appesantisce la lettura senza aggiungere nulla al senso della frase.
Questi sono solo esempi. In generale usi troppi aggettivi. La cosa appesantisce e ti mostra incerta come autrice. Se prendiamo la frase:
"Sono totalmente rapito dal piccolo, dalla sua pelle pallida, le sue manine morbide, i suoi pochi ricci setosi. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti polverosi cercando di acchiappare le pigre coccinelle che d’estate invadono la mia camera."
E leviamo tutti gli aggettivi (e l'avverbio):
"Sono rapito dal piccolo, dalla sua pelle, le sue manine, i suoi ricci. Sembra ieri che sgambettava sui tappeti cercando di acchiappare le coccinelle che d’estate invadono la mia camera."
Come vedi l'immagine funziona. La pelle pallida potrebbe restare perché è una semina per il finale in cui scopriamo che il bimbo è morto, ma per il resto gli aggettivi spesso sono più un peso che un aiuto.
Ti suggerisco anche di personalizzare un po' la scrittura. Ti affidi ancora tanto ai cliché linguistici come "in qualche modo", "qualche scherzo del destino" ecc. Chi ti legge li ha già visti e sentiti decine di volte e non fa una buona impressione.
In ogni modo hai gestito bene il racconto dal punto di vista narrativo. Sono certo che migliorerai tantissimo in breve tempo!
A rileggerci alla prossima!
Torno Subito► Mostra testo
Ciao Alexandra. Racconto perfettamente in tema, Doris entra in casa d'altri, e cioè della signora Gagliardo che intende offrirle un caffè per ringraziarla di averla aiutata con la spesa. E proprio mentre attende che la cortesia venga ricambiata, Doris fa la conoscenza di Agata (personaggio forse ispirato alla nota scrittrice?), fantasma che occupa la casa dai tempi della seconda Guerra Mondiale. La presenza di Agata non è mai stata notata negli anni precedenti e, forse proprio per questa comunione di anime, Doris riceve complimenti che non aveva mai ricevuto in vita sua regalandoci un finale dolce e insolito.
Ti segnalo "Doris le chiese dov'era." è meglio evitare dialoghi indiretti laddove non sia strettamente necessario. Le battute di dialogo rendono il testo più scorrevole e interessante.
Alla prossima!
Ognuno ha i suoi bisogni► Mostra testo
Ciao Mario, piacere!
In casa d'altri non si riesce a fare la cacca! Giusto, hahaha! Ottima idea.
Stilisticamente hai scelto un narratore sicuramente adeguato alla situazione, ma l'hai gestito maluccio. Anche se il tono dei dialoghi e della narrazione mi piacciono.
Ti segnalo alcuni aspetti tecnici e di coerenza.
"Alberto ci accompagna alla porta di casa e la apre. «Allora, siete proprio sicuri di andarvene già via?»"
Qui abbiamo un "as you know Bob" da manuale. Alberto li accompagna sulla porta e poi chiede se sono sicuri di andare? Ormai direi che è assodato.
"«Oh, sì.» Afferro Jessica per un braccio e la trascino fuori sul pianerottolo."
Trascino non è un termine corretto, a meno che il protagonista non sia iperbolico e si stia rivolgendo direttamente al lettore. Quindi qui abbiamo un caso di: semantica scorretta oppure di scarsa consapevolezza dell'autore nell'uso del narratore.
«Ma se non avete finito di mangiare nemmeno il secondo!» Allarga le braccia. «Mia moglie è stata tutto il giorno ai fornelli per voi.»
Anche questa battuta è strana messa qui. Non solo, è anche strano che Alberto chiamo Cinzia "mia moglie".
"Chissà Jessica cosa starà pensando. Però è fantastica quando mi asseconda senza fare domande. Siamo insieme da poco, ma è una complice perfetta.
E io la amo."
Qui abbiamo un pensiero coerente (chissà cosa pensa Jessica) una considerazione plausibile (è fantastica quando mi asseconda) e poi infodubp (stiamo inseme da poco e io la amo).
«Buonanotte, Albè.»
«Notte...»
Qui non si capisce bene chi stia parlando per diversi motivi. Uno: mancano indicazioni, naturalmente. Non mi piacciono i verbi enunciativi, ma non ci sono nemmeno micro azioni che indichino chi parla. Poi, il protagonista ha appena finito di parlare e poi si è perso nei suoi pensieri. Abbiamo la sensazione che gli altri personaggi si siano congelati in attesa che lui faccia qualcosa.
Infine, ma è probabilmente il motivo più ciccione, sei andato a capo un po' a caso. Te la riformulo così evito lunghe spiegazioni:
[...]«Così voi due...» Gli faccio un occhiolino. Chissà Jessica cosa starà pensando. Però è fantastica quando mi asseconda senza fare domande. Siamo insieme da poco, ma è una complice perfetta. E io la amo. «Buonanotte, Albè.»
«Notte...»
Naturalmente c'è il problema di una serie di pensieri troppo lunghi da inserire in mezzo a una battuta.
"Alberto ci osserva mentre scompariamo tra le rampe di scale."
Qui passi al punto di vista di Alberto. Risulta ancora più strano visto che narri in prima persona.
Mi fermo qui. Spero d'esserti d'aiuto.
Alla prossima!
La casa di Dio► Mostra testo
Ciao Enzo!
Bella l'idea che la casa d'altri sia la casa di Dio. Le chiese come ambientazione mi piacciono molto.
Hai forzato un po' il colpo di scena finale ottenendo un effetto straniante. Seguiamo il protagonista dall'inizio, ma mai penseremmo che sia lì per quello che invece intende fare. Alla fine è chiara l'intenzione dell'autore e questo rompe la magia.
Sul piano tecnico devo dire che trovo la tua prosa un po' antiquata e frettolosa. Ti faccio degli esempi per giustificare questo giudizio:
"Spinsi con cautela la porta ed entrai nella chiesa."
A cosa è dovuta la cautela? Questa cautela è una pistola di Cechov: non si può inserire e basta.
"Mi guardai intorno: poche lampadine illuminavano la penombra della navata. Qua e là poche persone, qualche donna in ginocchio, il capo velato, assorta in preghiera."
Il "mi guardai intorno" è del tutto superfluo. Poi, davvero devo immaginare poche lampadine che illuminano una chiesa? Dove sono i fari o, quantomeno, dei lampadari?
Inoltre hai già una ripetizione nelle prime due righe. Certo, lo so che sfuggono, ma fa una cattiva prima impressione.
Nella frase "qualche donna in ginocchio, il capo velato, assorta in preghiera." si sente la mancanza della preposizione e ti espone come autore. Le scelte autoriali evidenti lo fanno.
"Come un riflesso automatico avevo ricordato le parole ascoltate anni prima"
Qui sei lapalissiano: i riflessi sono automatici per definizione. Poi passi al trapassato prossimo, perché? Eri al passato remoto e il trapassato prossimo ora indica un momento ancora precedente, come a dire che non lo ricorda in quel momento, ma è entrato in chiesa che già l'aveva ricordato. Naturalmente la cosa non ha senso.
Poi inserisci il ricordo in corsivo, anticipato e posticipato dai punti di sospensione. Troppe scelte "grafiche" che si fanno notare e, essendo anche bizzarre, segnalano la presenza di un autore poco consapevole.
"Mi avvicinai al confessionale, un uomo in attesa e una donna inginocchiata che bisbigliava nella grata. Mi sedetti dietro all’uomo, mettendomi in fila, come aveva fatto da piccolo, quando con gli amici santificavamo con la confessione tutti i sabati pomeriggio."
Qui manca del tutto una descrizione del luogo che fornisca qualche coordinata per immaginare la scena. Io aspettavo in piedi da piccolo, per esempio. Qui ci sono delle sedie? Una panca?
Inoltre: a che serve il riferimento degli amici che santificano la confessione tutti assieme? Il fatto che frequentasse la chiesa da piccolo era già fornito dal "come aveva fatto da piccolo".
"Spostai lo sguardo sulla donna, sembrava giovane: magra, capelli biondi che sembravano naturali"
Di nuovo l'indicazione del fatto che il protagonista sposta lo sguardo è superflua. Se cominci a descrivere la donna va da sé che il protagonista la stia guardando, visto che è lui che narra la vicenda. Poi qui usi due volte "sembrava". Si tratta di una formulazione di incertezza che non aiuta la fruibilità del testo e non pone in buona luce l'autore che dà l'idea di essere insicuro. Inoltre il primo è anche strano: si vede se una donna è giovane o meno.
Noi siamo nella testa del protagonista, ne seguiamo lo sguardo e ascoltiamo i suoi pensieri. Non può tenerci all'oscuro delle sue intenzioni. Fin qui sembra che voglia solo confessarsi. Mai una volta pensa a chi c'è nel confessionale o a cosa prova. Per questo il finale poi non funziona.
Spero di averti dato qualche spunto per approfondire qualche regoletta. Studiare quello che ci appassiona è sempre entusiasmante.
Alla prossima!
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 27 ottobre 2021, 10:52
da Davide_Mannucci
Ecco commenti e classifica. Le prime cinque posizioni meriterebbero tutte il podio.
1 - Qui non c’è nessuno, di Emiliano Maramonte
2 - Tom, di Alvin Miller
3 - Non in casa mia, di Nicoletta Bussacchetti
4 - Le uova, di Matteo Mantoani
5 - Ognuno ha i suoi bisogni, di Mario Mazzafoglie
6 - La casa di Dio, di Enzo Gentile
7 - Torno subito, di Alexandra Fischer
8 - Casa d’altri al quadrato, di Stefano Impellitteri
9 -Nuova vita, di Pietro D’Addabbo
1 - QUI NON C’È NESSUNO
Ciao Emiliano, è sempre un piacere :)
Trovo il tuo racconto molto interessante e molto ben riuscito. Insomma, mi è piaciuto! Anche io non amo tantissimo la terza persona al presente e credo che una prima o una terza al passato avrebbero giovato alla riuscita del testo ma devo dire che la scelta che hai fatto non ti ha danneggiato, proprio per l’abilità che hai nello scrivere e nel gestire la trama. Tema centrato forse un po’ in calcio d’angolo.
Dovrei metterti all’ultimo posto per aver osato raccontare di pompieri ma direi che lo hai fatto in modo più che soddisfacente. Un lavoro molto buono.
A presto
2 - TOM
Ciao Alvin, credo sia la prima volta che ti commento.
Devo dire che già dall’inizio, quando accennano a questo Tom che non deve assolutamente uscire prima di una certa ora, mi ero immaginato una specie di mostro che avrebbe fatto macelli e così è stato. Tutto molto liscio e scontato ma davvero ben gestito e scritto in modo ottimo. Si sente che ti è rimasto tanto nella penna e, mannaggia alla miseria, con 2000 caratteri in più avremmo saputo perché caspita Tom non è pericoloso dopo le 21.30. O forse davvero il povero baby sitter era la cena?
Scrivi bene, non ci sono pesantezze nel tuo stile e, anche in una storia che non ha guizzi originali, riesci a tenere il lettore lì, per niente annoiato. Bravo!
Alla prossima. :)
3 - NON IN CASA MIA
Ciao Nicoletta, in effetti a una seconda e terza lettura si potrebbero notare e annotare alcune debolezze stilistiche. Penso però a quello che ho provato alla prima lettura e...mi ha emozionato. Sì, debolezze stilistiche ci sono ma non disturbano affatto una narrazione che ti porta esattamente dove vuole portarti. Ho cominciato a intuire il plot twist poco prima della sua rivelazione ma questo non ha tolto niente alla giusta tensione narrativa che caratterizza tutta la storia.
Altri racconti in questo gruppo prentano uno stile più pulito ed efficace ma difficlmente il tuo scenderà dal podio. Brava!
A presto
4 - LE UOVA
Ciao Matteo, ben ritrovato!
Il tuo racconto, al netto di qualche infodump di troppo (che ti è stato già segnalato) e uno spoiler un po’ troppo spoiler già dalle prime righe, scorre via che è un piacere. Stai decisamente perfezionando il tuo stile e questo è un piacere vederlo. Mi piace la tensione sottile che si avverte tra le righe. Un buon. lavoro, bravo!
Quel “Alza la mano per zittirmi” mi è piaciuto poco perché secondo me è inutile dire “per zittirmi” e non torna bene pensato dal PDV ma queste sono Neslerate che ogni tanto mi scappano ahahahah
A presto!
5 - OGNUNO HA I SUOI BISOGNI
Ciao Mario, piacere di leggerti!
Questo racconto ha un solo problema: dovrà sgomitare con altri racconti davvero ottimi per guadagnarsi la vetta. Che dire? Mi hai fatto ridere, hai seminato benissimo, lo stile immersivo aiuta in questo caso la perfetta empatia con il soggetto cagante (anzi cagaturo) e il finale è inaspettato e ben inserito nel tutto.
Il tema è declinato in modo intelligente, al limite del geniale.
Un ottimo lavoro. L’unica cosa che stona è il fatto che scappi dalla casa di Alberto perché non resiste ma quando si trova in casa del barbone, tutto si blocca. Ho fatto fatica a sospendere l’incredulità ma sto veramente cercando il pelo nell’uovo e spaccando un po’ le palle :D
Bravo davvero!
A presto
6 - LA CASA DI DIO
Ciao Enzo, piacere di rileggerti.
Il racconto mi trova combattuto. Da una parte ho apprezzato il finale e come hai gestito la tensione che cresce nel pdv. Dall’altra però sono stato spiazzato dall’inizio. A conti fatti ho trovato la descrizione della coppia che lui trova in chiesa, con tanti dettagli che ti fanno concentrare l’attenzione su di loro, un po’ fuori luogo e inutile. Mi aspettavo una presenza, almeno della donna, più decisiva, considerata la cura con cui avevi descritto il tutto. Anche lo stile all’inizio è un po’ pesante. Forse con una prima al presente ne avrebbe giovato.
Nel complesso non è una cattiva propria. L’idea della vendetta non era male e la struttura della narrazione, coppia a parte, è ben impostata.
Alla prossima
7 - TORNO SUBITO
Ciao Alexandra, piacere di leggerti.
Il racconto ha un finale tinto di riflessione e dolcezza. Quel “nessuno le aveva detto che era speciale”, unito al fatto che sono parole pronunciate da un fantasma bambina, avvolge tutta la storia in un’atmosfera inquietante ma al tempo stesso romantica e dolce. Le descrizioni sono colme di dettagli e sembrano aiutare l’ingresso in scena di Agata.
Anche la presenza della Gagliardo, effettivamente marginale, serve a costruire il rapporto e l’empatia tra Doris e Agata.
A presto
8 - CASA D’ALTRI AL QUADRATO
Ciao Stefano, piacere di leggerti!
Il racconto non è male e lo stile immersivo è apprezzabile anche se avrei evitato le molte ripetizioni e le incursioni pensate del pdv. Alla lunga appesantiscono la narrazione.
Non male l’idea del truffatore che riceve la giusta “ricompensa” ma forse la vecchina truffatrice, per quanto molto carina l’idea, rende difficile una perfetta sospensione dell’incredulità.
Anche tu mostri notevoli miglioramenti nello stile e la prova è più che discreta.
Alla prossima!
9 - NUOVA VITA
Ciao Pietro, piacere di leggerti.
Il tuo racconto non mi ha molto coinvolto purtroppo. Non so realmente cosa non mi ha convinto. Probabilmente la sensazione di deja vu. Il racconto è colmo di cose viste e riviste. Non mi dispiace, come al solito, il tuo stile, sebbene quella terza al presente ti penalizzi un po'.
Sono però sicuro che questo racconto, molto penalizzato dai pochi caratteri, in un contesto di laboratorio o comunque con caratteri illimitati, possa trovare sbocchi più felici. Il potenziale infatti è ottimo. Pensa che secondo me potrebbe essere un piccolo brano di un romanzo.
Ma queste sono idee mie :)
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 27 ottobre 2021, 19:54
da antico
Avete ricevuto sei classifiche, ve ne dovranno ancora arrivare (altre alla mia) altre tre.
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: mercoledì 27 ottobre 2021, 22:02
da Alessandro -JohnDoe- Canella
Inutile nasconderlo: 1000 caratteri in più si fanno sentire, e infatti la qualità generale, rispetto al mese scorso, si è alzata parecchio, avvicinandosi molto a quella dei racconti della passata edizione. Scegliere chi posizione dove non è stato facile, eccezion fatta per il primo posto, a mio avviso l’unico brano con trama e stile di pari livello (pur non essendo né il brano scritto meglio né quello con la trama migliore).
Detto questo, come sempre, ricordo i principi alla base delle mie classifiche:
1. Sono uno di quei lettori che, a parità di valore, privilegia i testi caratterizzati da uno stile di qualità a scapito della trama. La mia idea è che un bravo scrittore sia in grado di nascondere un’idea poco originale dietro alla tecnica. Attenzione, però: quando parlo di tecnica non mi riferisco al barocchismo di certi scribacchini di quart’ordine che riempiono le librerie nascondendosi dietro la maschera della fantomatica literary fiction; parlo di pulizia e costruzione delle scene, di caratterizzazione dei personaggi, di gestione e progressione del conflitto e infine di dialoghi accattivanti e ben bilanciati.
2. I commenti che troverete a corredo della classifica NON sono gli stessi che ho scritto sui singoli post, in quanto nascono da riflessioni post seconda lettura ed eventuali scambi d’opinione con i singoli autori.
E ora via con la classifica, regia!
1. Ognuno ha i suoi bisogni – Mario Mazzafoglie► Mostra testo
Ma guarda te se devo mettere al primo posto un racconto sulla cacca. Ma si può? Beh sì, se, come nel caso di Mario, il brano è sorretto da dei buoni dialoghi e, soprattutto, una costruzione che parte da una “regola” del protagonista e si chiude perfettamente con essa, il tutto senza improvvisi cambi di ritmo e disequilibri tra le singole scene. Da questo punto di vista, un brano che sembra essere nato per vivere dentro i 4000 caratteri. Che invidia…
2. Qui non c’è nessuno – Emiliano Maramonte► Mostra testo
Lo so, sembra strano a dirsi, ma leggendo questo brano ho avuto la sensazione che primo e secondo atto avessero pesi diversi a livello di spazio loro dedicato, quando invece, numeri alla mano, le due sezioni sono pressoché identiche. Credo che ciò dipenda dal mio amore verso la letteratura di ambito fantastico e weird in particolare, tale da farmi procedere più lentamente nella lettura all’inizio, per poi accelerare una volta arrivato il “mostro”. Un buon racconto nel complesso, dove forse a mancare è soltanto una costruzione del protagonista tale da giustificare appieno la reazione finale.
3. Casa d’altri al quadrato – Stefano Impellitteri► Mostra testo
Altro che dei finti tecnici dell’Enel: è delle vecchiette che bisogna aver paura! Ho davvero apprezzato la trama pulp e sopra le righe, per quanto forzata. Ho invece trovato un po’ noiosi i continui pensieri del protagonista, i quali creano la sensazione da “schiacciata alla Mila e Shiro”, di quelle capaci di durare interi episodi intanto che lei pensava ai cazzi suoi, alla lista della spesa e se aveva spento il gas quando era uscita di casa.
4. Tom – Alvin Miller► Mostra testo
L’ho già detto, ma lo ripeto: Alvin ha stile da vendere. E a ogni nuova edizione migliora sempre di più. Non mi sorprenderei vederlo prima o poi ai piani alti della classifica generale. L’unico grosso difetto che continuo a rilevare nei suoi brani riguarda la costruzione delle storie da lui ideate, spesso disomogenee o in parte forzate. Questa non è da meno, purtroppo, pur nella consapevolezza che in fin dei conti “Tom” altro non è che una monster story che trae ispirazione da certi classici del passato (chi ha detto Gremlins?). Con un finale un po’ meno scontato, ci saremmo trovati a un potenziale vincitore del girone (almeno per me).
5. Torno subito – Alexandra Fischer► Mostra testo
Lo stile di Alexandra è molto diverso da quello che amo leggere, inutile negarlo. Eppure in questo brano l’ho trovato funzionale e ben equilibrato. Peccato solo per alcuni buchi nella trama generale che avrebbero necessitato di maggiore attenzione, a partire dalla scusa con cui la padrona di casa viene allontanata di scena a inizio storia.
6. Le uova – Matteo Mantoani► Mostra testo
Brano ben scritto, ma che mi è difficile intendere come un racconto breve. Il finale soprattutto, con quella frase a effett (un po’ trita, ammettiamolo) fa tanto scena da telefilm pre titoli di testa. Che i finali rimangano spesso i punti deboli dei racconti di Matteo mi è capitato di scriverlo già in altre occasioni. In questa occasione forse l’effetto è più evidente che mai.
7. Non in casa mia – Nicoletta Bussacchetti► Mostra testo
Mi spiace tantissimo dover relegare questo racconto nella parte bassa della classifica, perché dal punto di vista della costruzione della trama lo ritengo il migliore in assoluto. Tuttavia, ho trovato lo stile ancora un po’ troppo acerbo e, come scritto in fase introduttiva, questo è per me un fattore determinante nello stabilire la qualità di un brano. Faccio però i miei migliori auguri a Nicoletta e spero di rileggerla presto, perché i germi di una narrazione di qualità ci sono tutti.
8. La casa di Dio – Enzo Gentile► Mostra testo
Altro racconto dalla trama interessate, ma molto farraginoso nella costruzione. Pur trovandoci di fronte a una narrazione in prima persona, il portatore di PDV non fa altro che autocensurarsi per tutto il brano al solo fine di arrivare al colpo di scena finale. È un trucchetto, questo, che prende in giro il lettore e che non funziona nella narrativa immersiva. Senza contare che l’uso di una prima persona al passato impedisce al lettore una piena immersione nel PDV.
9. Nuova vita – Pietro D’Addabbo► Mostra testo
Un racconto sbilanciato, purtroppo, con una prima parte sin troppo lunga e caotica (tanto da aver completamente frainteso un intero passaggio in prima lettura) e un atto finale relegato a una manciata di righe. Peccato che sia proprio quel secondo atto a fare da perno al senso dell’intero brano (e del titolo). Una soluzione sarebbe potuta essere iniziare il brano direttamente dalla scena del risveglio fuori dalla locanda, con i ricordi di quanto accaduto a far intuire la vicenda al lettore.
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 28 ottobre 2021, 14:40
da Stefano.Moretto
Ecco la mia classifica, scusate se la posto all'ultimo.
Classifica:
1.Ognuno ha i suoi bisogni
2.Casa d’altri al quadrato
3.Non in casa mia
4.Tom
5.Qui non c’è nessuno
6.Le uova
7.La casa di Dio
8.Torno subito
9.Nuova vita
Commenti:
Le uova
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Ciao Matteo, bentrovato. Devo dire che il tuo racconto mi ha lasciato un attimo perplesso. Non perché non l'ho capito, anzi, è molto chiaro in quasi ogni aspetto, ma mi ha lasciato un grosso dubbio sul finale:
Mi tocca la spalla. «Benvenuto alla Miskatonic Corporation, figliolo!»
Cos'è che fa la Miskatonic Corporation? Cioè, abbiamo appena scoperto che in realtà l'universo è una specie di incubatrice, che noi siamo dei passeggeri su delle specie di uova e che presto la Terra si "schiuderà". Superato lo "shock" però mi resta il "e quindi cosa facciamo?". Non c'è un punto in cui intuiamo qual è il fine della corporazione, o del professore, se hanno un piano per sopravvivere alla schiusa o se sono rassegnati al fatto che quando arriverà il giorno esploderà tutto e fine. Anche perché da questa frase:
Toso sorride. «Le comete sono davvero spermatozoi, e la Terra ha un ospite, qualcuno che presto vorrà romperne il guscio.»
Intuisco che Toso abbia un piano ben preciso su come sopravvivere all'evento. Sarò un po' in fissa io, però avrei voluto averne almeno un accenno. Magari avresti potuto velocizzare un pochino la parte in cui Toso portava il nuovo a capire cosa stava guardando per avere lo spazio di una o due altre frasi in cui dava giusto un accenno minimo al loro lavoro.
A parte questo, la vicenda scorre liscia senza particolari problemi e come ti hanno già detto hai fatto un ottimo uso dei cinque sensi. Ho avuto solo un po' di difficoltà verso l'inizio a capire com'era fatto il posto in cui stavano. Ti dico quali sono stati i due punti che mi hanno dato più problemi:
Alla mia sinistra sono appesi decine di piccoli sacchetti trasparenti colmi di un liquido denso.
"Denso" mi ha detto molto poco: visto che è in un sacchetto appeso, a occhio non può saperne la densità, potrebbe essere mercurio o l'acqua. Al contrario, ne può vedere il colore. Non avendo nessuna specifica me li sono immaginati trasparenti, ma avrei potuto immaginarmeli anche verdi o rossi.
Sorride. «Lasci che le spieghi.» Estrae un plico dalla valigetta e me lo porge.
Qui son già passati 1000 caratteri, alcune descrizioni e diversi dialoghi, ma finora non avevi mai accennato a nessuna valigetta, né a un ripiano su cui poteva essere o su cui mettere i fogli, anche se il racconto inizia con "mi siedo davanti al prof", quindi suppongo che in mezzo ci fosse una cattedra o comunque un tavolo di qualche tipo.
Ho trovato il racconto comunque molto interessante e mi sono piaciuti i riferimenti tecnici che fanno intendere la preparazione del protagonista, si vede che dietro c'è stata una progettazione fatta con cura da parte tua, su questo non posso che farti i complimenti.
Qui non c’è nessuno
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Ciao Emiliano,
questo racconto ha una buona idea di fondo, ma penso che le scene siano un po' troppo diluite: l'incipit in cui il pompiere si fa largo nell'appartamento è davvero molto lungo rispetto a tutto il resto e anche la descrizione della stanza degli orrori a un certo punto va troppo per le lunghe. Con il risultato, per altro, che degli altri pompieri se ne vede solo uno per mezza riga, mentre sarebbe stato importante averne uno scorcio più prolungato proprio per il finale "antietico". Per esempio, potresti tagliare un po' la scena in cui lui gira per l'appartamento (1376 caratteri, secondo me si possono dimezzare facilmente) e al posto di questo taglio inserire un brevissimo pezzo prima di "Michele sfonda la porta" in cui lui è insieme a Roversi e Minniti e si dividono per andare agli altri appartamenti. In questo modo li vediamo tutti e tre subito, siamo anche un po' più in ansia per gli altri due, e puoi tagliare questo pezzo:
Chissà se Roversi e Minniti sono riusciti a entrare nell’appartamento al secondo piano. Le grida di aiuto che provenivano dall’interno erano strazianti. Non ci si abitua mai al terrore della gente intrappolata negli incendi.
che messo in quel punto non fa altro che distogliere l'attenzione dal fatto che il protagonista sta a sua volta rischiando la vita.
Forse è (anche) a causa di questa distribuzione delle scene che il finale mi ha lasciato un po' con l'amaro in bocca. Un po' anche perché questo finale mi ha lasciato più domande che altro. Per esempio, il tipo non cerca di scappare? Se facesse anche solo un gemito l'altro pompiere capirebbe la bugia di Michele, e per lui sarebbero guai grossi. Poi, perché tutti i crani? Cioè, si fosse trattato di un qualsiasi crimine, che ne so, il classico killer macellaio, non mi sarei fatto domande. Però mi hai proposto un pazzo che colleziona crani di bambini, è una cosa molto particolare che mi fa sorgere domande e ipotesi. Magari è impazzito per aver perso suo figlio?
Magari sono solo turbe mie, però quando mi vengono dati contesti così particolari mi viene spontaneo farmi domande e se il racconto non mi dà le risposte rimango un po' deluso.
Detto questo, mi è piaciuto molto il modo in cui hai piazzato l'ambiguità morale del personaggio, e la tua prosa, al netto di alcune ripetizioni soprattutto all'inizio, è molto scorrevole e piacevole da leggere.
Spero che questo commento possa esserti utile!
Tom
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Ciao Alvin,
è un po' difficile commentare questo racconto, perché da un lato il finale rispetta le aspettative che crei nella prima parte, ma dall'altro lasci un senso di irrisolto. Hai sfruttato una situazione cliché del ragazzo che resta da solo con un individuo misterioso in modo da creare curiosità e aspettativa, poi hai portato in scena il mostro creando quella sensazione di "lo sapevo!", però manca qualcosa. Quando sfrutti un contesto cliché, per ottenere la massima resa devi inserire un qualche elemento originale e inaspettato, altrimenti dopo il "lo sapevo!" viene anche una forte sensazione di "ah, tutto qui?". Il mostro ce lo aspettavamo credo tutti e forse anche il fatto che il protagonista ci sarebbe rimasto secco, se avessi aggiunto un qualche elemento che avesse stravolto quest'ultimo punto sarebbe stato un bel colpo di scena. Anche perché così, come ti hanno già detto altri prima di me, rimangono veramente tanti punti in sospeso (tipo: ma quindi lui era stato chiamato lì per fare da pappa al mostro?).
Spero che il commento ti sia utile.
Torno subito
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Ciao Alexandra, il tuo stile è sempre riconoscibile tra le decine di racconti di ogni edizione. Le descrizioni come tuo solito sono dettagliate e vivide, mi chiedo però se a questo giro non hai esagerato un pochino nella quantità di dettagli che trasmetti al lettore tutti insieme. Ad esempio questo pezzo:
Arrivata in fondo, trovò quella del salotto, arredato con poltrone di velluto verde foresta, mobili di noce in stile rinascimentale, fra i quali spiccava una libreria colma di volumi e un tavolo con un vassoio di porcellana colmo di cioccolatini dalla carta stagnola multicolore; le tende di bisso mascheravano l'esterno.
Ci stai dando davvero tanti dettagli tutti insieme, quasi come se stesse guardando una fotografia, la fantasia fa fatica a starci dietro. Potresti provare a rendere più movimentati questi passaggi, per esempio invece di descrivere tutto in una botta unica, la protagonista potrebbe passare accanto alla libreria e scorrere i libri con lo sguardo, oppure passare accanto al tavolo e prendere uno dei cioccolatini dal vassoio di porcellana.
Spero che il commento ti sia utile
Non in casa mia
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Ciao Nicoletta, che dire, bell'esordio sul forum!
Il racconto colpisce e colpisce duro, il finale è stato un bel pugno allo stomaco come non ne sentivo da un po' qui dentro. La cosa che ho apprezzato più di tutte è il modo in cui porti il lettore a empatizzare per il fantasma, piano piano, un passo alla volta, mostrando una piccola serie di tanti elementi che ti fanno pensare "cavolo, ha ragione", fino alla mazzata finale in cui la conseguenza di tutto questo è un infanticidio. A livello emotivo è un 10/10.
Parlando di stile, ho trovato difficoltà solo in un paio di punti. In particolare all'inizio non ho capito subito di cosa si stesse parlando, ad esempio qui:
Mi avvicino lentamente, senza fare rumore. Sento il suo respiro leggero confondersi tra le pieghe del cuscino. È così bello, sembra un angelo.
E dire che, quando avevano occupato casa mia, avevo fatto di tutto per mandarli via. Le avevo provate tutte, dal muovere le tende allo spegnere il camino o ululare la notte. Mi ero perfino spinto a far fluttuare il cappotto della signora, ma niente, non c’era stato verso.
Mi avvicino ancora un po’, quanto avrà già? Due anni? Due e mezzo?
Sono 480 caratteri in cui il protagonista osserva qualcosa, ma noi non abbiamo idea di cosa sia. So che nella tua testa era chiaro di cosa si stesse parlando, ma per noi lettori è un mistero finché non ci dici che è un bambino piccolo, e il fatto di non sapere cosa stiamo guardando ci impedisce di capire i ragionamenti che fa il protagonista.
Un altro paio di appunti su questo pezzo: noi 'intuiamo' che il protagonista è un fantasma quando palra di far fluttuare il cappotto, però è un aggancio un po' debole. Avresti potuto inserire qualche dettaglio subito all'inizio, per esempio se entrava nella stanza fluttuando o attraversando una parete. O qualche altro dettaglio se non sono azioni che questo tipo di fantasma può fare.
Altra cosa: qui parli del bambino che respira, quindi sembrerebbe vivo. A meno che i fantasmi non respirino (che mi sembra strano) questa frase può essere un problema quando rileggi il testo una seconda volta.
Mi è piaciuto invece il dettaglio del sentire singhiozzare dall'altra stanza. È un piccolo anticipo che non rivela troppo e viene persino depistato un po' quando racconti dei litigi, per poi tornare di prepotenza con il plot twist finale.
Nuova vita
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Ciao Pietro,
mi dispiace dover essere critico, di solito i tuoi racconti mi piacciono molto, ma questo non mi ha convinto.
Sul mantello di Hermagor cala la mano di Nurlan, callosa come quella di ogni minatore del clan. La pacca è tanto energica che potrebbe lasciare un marchio livido su una pelle appena un po’ meno coriacea di quella del giovane nano. Per lui invece sono solo dolori.
≪Stasera berremo alla tua salute e a quella di tutti i Dunhill.≫ sentenzia il padre, una condanna cui Hermagor non può sottrarsi. Non il giorno del proprio quarantesimo genetliaco.
In poche frasi mi inondando di nomi e termini nuovi, lasciando all'immaginazione il loro significato. Dunhill immagino sia il nome del clan e genetliaco effettivamente esiste e vuol dire proprio "compleanno", ma è talmente arcaico che in mezzo a tutti questi nomi sembra un termine fantasy. Così metti in grossa difficoltà il lettore, io in certi punti ho avuto difficoltà a capire chi stesse facendo cosa proprio perché tutti i nomi sono stati messi così, uno di seguito all'altro. Il fatto che Nurlan sia il padre non lo scrivi in modo esplicito, ma lo fai dedurre per esclusione: il padre sentenzia e Hermagor non può sottrarsi, quindi Hermagor non è il padre, di conseguenza è *il lettore torna a leggere la riga sopra* Nurlan. Non è ottimale, mi costringi a fare avanti indietro per capire chi è chi.
La porta della locanda cede alla spinta con un lieve cigolio che non attira l’attenzione, nemmeno degli avventori più vicini, il puzzo dei sigari e delle pipe invece accoglie il nuovo entrato.
Altro problema dovuto al fatto che siamo solo all'inizio: noi non abbiamo idea di dove siano loro due. La prima volta che ho letto questo pezzo ho creduto che loro fossero già dentro e qualcun altro stesse entrando, e lì mi pareva strano che si facesse caso alla porta se appunto era così silenziosa; invece tutto ha senso perché è il padre ad aprirla, quindi è autoevidente che nota la porta silenziosa rispetto al chiasso della locanda. Però, appunto, ci sono arrivato solo dopo, perché mi mancavano dei pezzi. Soprattutto, non hai mai scritto che il padre apre nessuna porta. Ci fosse stato anche solo questo pezzo nella frase prima, avrei avuto molti meno problemi di comprensione.
Altro problema minore: la porta "cede" alla spinta con un "lieve" cigolio. So che può avere perfettamente senso che uno tiri una spallata alla porta e i cadini facciano un cigolio molto basso, ma nel modo in cui lo presenti c'è una contrapposizione troppo grande. Il verbo "cede" fa immaginare una spinta molto forte a cui è stata contrapposta una forte resistenza, quasi venisse sfondata, invece con il "lieve" cigolio mi dai la sensazione totalmente opposta di una porta che viene aperta piano piano. Una discrepanza sensoriale che dà fastidio.
Ultima cosa, poi smetto di massacrare questa povera frase: quando scrivi "il nuovo entrato", dandomi così un'idea di qualcuno di sconosciuto, mi stai confermando l'idea che chi sta entrando in quel momento non è il protagonista. Anche questo problema è dovuto al fatto che non è subito chiaro che sono loro che stanno entrando; inoltre loro sono appunto in due, quindi "il nuovo entrato", al singolare, sembra proprio escludere del tutto che siano loro due a entrare.
Riguardo il testo nel suo complesso, credo che il problema più grosso sia che hai dato tutto lo spazio alla prima gigantesca parte, senza far presagire né capire i punti salienti. Per esempio non si percepisce l'ansia del protagonista per il bere, ma solo la classica ansia sociale da adolescente buttato in mezzo alla folla. Lui sapeva che non reggeva l'alcool e che questo lo avrebbe portato a una fine terribile, però non si percepisce la sua paura per questo. Anche al suo "rinvenimento" nel vicolo, il pezzo è inutilmente lungo rispetto alla parte più importante, ovvero il ritrovamento del suo vero "io" in una condizione di schiavitù. Tutto il tuo testo vuole portare a quella svolta, ma non c'è un vero cambiamento che viene mostrato, la sensazione che si ha è che il nano si arrenda al fatto che la sua vita sia terribile e che quindi in schiavitù non starà poi così male. Sapendo che non è questo il messaggio che volevi veicolare penso sia un peccato che venga trasmesso così, soprattutto perché l'idea del nano astemio era pure carina. Giusto per fare un paragone, hai dato all'ultimo pezzo quasi lo stesso numero di caratteri che hai dedicato alla descrizione dell'urina nel vicolo.
Penso che ridimensionando i vari pezzi sarebbe potuto venire fuori qualcosa di molto bello, purtroppo questo racconto soffre parecchio su vari fronti.
Mi dispiace averti fatto questo walltext perché di solito adoro i tuoi racconti, spero di rivederti alla prossima edizione con qualcosa che rispecchi meglio le tue capacità.
Casa d’altri al quadrato
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Ciao Stefano, che dire, mi metti in difficoltà con la classifica adesso!
Devo dire che il titolo citofona molto, forse persino troppo il contenuto del testo. Già dalla terza riga iniziavo a sospettare dove stessi andando a parare, però il modo in cui hai portato il tutto non è per niente male. La focalizzazione interna del personaggio è fatta ottimamente, non serve che ci dici nulla su quello che sta facendo, i suoi pensieri sono così esplicativi che è già chiara tutta la situazione.
Posso farti solo un paio di appunti sulla chiarezza.
Il primo è proprio all'inizio:
Stringo la cravatta e suono
subito dopo scrivi di una porta, quindi faccio 2+2 e capisco che ha citofonato, ma quel "suono" è così generico che mi ha confuso subito all'inizio, e il "dopo" della porta non giustifica il "prima", anche se è in rapida successione. Sarebbe bastato un "citofono" o "busso" e non ci sarebbe stato alcun problema.
La donna è indecisa, e dalle scale arrivano dei passi. Ritiro la mano, meglio lasciare perdere, sta salendo qualcuno.
Secondo punto di confusione: fino a qui non avevamo idea che fosse un condominio, io all'inizio credevo che le scale fossero dentro la casa e che lui si ritirasse perché aveva capito che la vecchietta non era sola. Solo dopo ho capito che avevo interpretato male.
A parte questi due punti non saprei cos'altro dire, questo racconto è riuscito a coinvolgermi davvero bene e non me l'aspettavo, soprattutto perché io provo un odio viscerale nei confronti dei tipi come questo protagonista. Il che mi ha fatto abbassare di parecchio l'empatia nei suoi confronti, però da lì a gioire perché viene ammazzato a coltellate ce ne passa. Se non fosse per il finale tragico poteva essere l'inizio splendido di un romanzo thriller.
La casa di Dio
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Ciao Enzo,
il tuo racconto parte da una base solida e semplice, ma soffre di alcuni problemi che lo rendono meno godibile. La ricerca della vendetta è ottimo come fondamenta del racconto, però devi costruirci attorno la storia tenendone conto. Ad esempio: il protagonista passa molto tempo a guardare le donne e a pensarci, anche in modo diciamo ambiguo. Però, a giudicare dal finale, lui si odia interiormente per questa sua ossessione sessuale, mentre per tutto il racconto questo non traspare. Inoltre questa frase, secondo me, crea ulteriori problemi:
ora però non avevo nessuno cui raccontare gli episodi più scabrosi che riuscivo a ricostruire con la fantasia.
Questo mi crea aspettativa. Io penso "okay, ORA non ha nessuno a cui raccontare, quindi PRIMA ce l'aveva" e mi aspetto che il racconto mi spieghi chi era il suo compagno di fantasie. Cosa che alla fine non succede, perché il prete a quanto pare era il suo aguzzino, non credo che fosse lui quello a cui raccontava le cose scabrose che si immaginava.
Un altro punto probabilmente problematico è questo:
«Espiare? E perché? Anche tu sai bene cosa vuol dire portarsi a letto qualcuno che si fida ciecamente di te, e che ha il vigore e l’ingenuità di chi che non ha esperienza. La sensazione di potere tutto e di essere simile a un essere divino per lui…».
Il protagonista si è lanciato in un lungo monologo urlando in chiesa, è veramente difficile che per tutto il tempo in cui lui parla non ci sia davvero nulla che accada intorno a lui in reazione alle sue azioni. Anche solo il prete che cerca di allontanarsi o qualcuno che si gira o si avvicina, un altro prete per esempio o una suora. Inoltre per essere un dialogo di una persona arrabbiata è un po' troppo ragionato: "la sensazione di potere tutto e di essere simile a un essere divino per lui" sembra qualcosa che si sia scritto prima e che ora sta recitando, più che lo sfogo di una persona che finalmente ha davanti il suo aguzzino.
Il tuo racconto mi mette in difficoltà nella classifica, perché da un lato c'è un'idea che mi piace e che potrebbe anche essere sviluppata in qualcosa di più grande, dall'altro c'è una realizzazione che mi lascia con parecchio amaro in bocca.
Ognuno ha i suoi bisogni
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Ciao Mario, le battute sulla cacca te le hanno già fatte tutte, quindi vado al sodo: è un racconto geniale. Il punto più forte di tutti è il fatto che l'intera vicenda gira attorno al tema, ma non lo fa in modo forzato come la maggior parte dei racconti (probabilmente pure il mio ahah), ma anzi è totalmente naturale e non ci si fa neanche caso. Lo stile con cui l'hai riportato è ottimo e, al netto di alcune cose che ti hanno già fatto notare, scorre via che è un piacere. E ammetto che mi sono pure fatto una risata leggendolo. Di solito cerco sempre almeno una cosa che non mi è piaciuta, ma qui faccio davvero fatica. Bravo davvero!
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 28 ottobre 2021, 16:22
da KatyBlacksmith
Se non sono l'ultima, poco ci manca. Domando perdono a tutti.
Come vi sarete accorti, non sono proprio bravissima a beccare pregi e difetti delle opere altrui (manco delle mie, che di difetti sono piene!) per cui prendete le mie osservazioni di conseguenza.
Nota per tutti: molto difficilmente faccio complimenti e incoraggio, quindi se non trovate sviolinate non è colpa vostra, ma mia. Però vi ho letto tutti con piacere (anche se magari dalle osservazioni non sembrerebbe). Costringermi a rileggervi mi ha aiutata anche a capire i miei limiti. Quella vecchia storia di trave e pagliuzza ha un fondamento innegabile.
Le osservazioni che faccio spero che non siano campate in aria e che, soprattutto possano aiutare a ripensare alcuni aspetti. Poi lo so: 4 ore per farsi venire un'idea, strutturarla e stringerla dentro 4000 caratteri è inevitabile che possa far trascurare qualcosa.
Detto ciò, ecco la mia classifica.
1) Ognuno ha i suoi bisogni di Mario Mazzafoglie
2) Casa d'altri al quadrato di Stefano Impellitteri
3) Le uova di Matteo Mantoani
4) Non in casa mia di Nicoletta Bussacchetti
5) Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte
6) Nuova vita di Pietro D'Addabbo
7) Torno Subito di Alexandra Fischer
8) La casa di Dio di Enzo Gentile
9) Tom di Alvin Miller
I miei commenti.
Ognuno ha i suoi bisogni di Mario Mazzafoglie
Questo racconto l'ho trovato divertente e scorrevole. Nonostante il tema scatologico non sia tra i miei preferiti, viene gestito dandogli il giusto peso, non di più né di meno. Un buon equilibrio che paga.
Il racconto funziona, l'idea mi piace e i dialoghi li trovo molto ben fatti, adatti ad accompagnare la vicenda nel loro svolgersi. Non ho notato sequenze telefonate, giusto dopo aver visto il senzatetto (ricordandomi del cartone) ho avuto un sospetto, ma il tutto gira in modo ben orchestrato e senza scossoni. Tra tutti è quello che ho apprezzato di più.
Casa d'altri al quadrato di Stefano Impellitteri
Fino all'ultimo non avevo immaginato che fosse incappato a sua volta in un'altra ladra; il punto di vista del protagonista svolge la giusta funzione nello sviare il lettore (e nell'autoinganno). Solo rileggendolo (e sapendo chi sia davvero la signora) si notano piccoli campanelli d'allarme ai quali il protagonista non può fare caso, come è giusto. Il linguaggio dei dialoghi è adeguato e le descrizioni funzionano.
Le uova di Matteo Mantoani
il racconto scorre e l'idea mi piace, anche se alcune descrizioni dell'ambiente di una precisione che mi limita nell'immersività: "Alla mia sinistra sono appesi ... nel lavandino alla sua destra". Se voglio immedesimarmi difficilmente ragiono in modo tanto preciso (alla mia sinistra, alla sua destra) a meno che questa localizzazione forzata non diventi fondamentale per una scena successiva. E non lo è.
Una nota da rompiscatole: calcolando le dimensioni della terra (e del suo contenuto) e la poca interattività dei neutrini con qualunque materiale, direi che per fare una radiografia alla terra, come minimo il rilevatore dovrebbe stare sulla luna, non sul pianeta terra (e viceversa per la luna, chiaramente). E per fare lo stesso con marte andrebbe piazzato a una distanza adeguata, su phobos o su deimos. Non tanto su marte.
Non in casa mia di Nicoletta Bussacchetti
Il racconto fluisce abbastanza bene nel senso che si percepisce molto bene il sentimento del fantasmino rispetto al tempo, e anche la sua solitudine, ma secondo me la vicenda si contraddice. Ci sono due cose che ti segnalerei:
"Sento il suo respiro leggero confondersi tra le pieghe del cuscino." qui il bimbo è senza dubbio vivo. Respira. Ma, oltre a questo, non riesco a capire come faccia un suono a confondersi tra oggetti fisici e non altri rumori, per cui questa frase si incaglia.
Mentre dissemini indizi sull'intesa non idilliaca della coppia, alla fine sembra che la donna pianga perché il bimbo è morto ("«Non si sveglierà, vero?» chiede lei, con la voce rotta. Lui non risponde e lei affonda la testa nel suo maglione, ricominciando a piangere."), e il fantasma ci conferma che è morto, però sembra morto tempo addietro ("È solo per questo che, quella notte di inverno gelido, avevo aperto la finestra…"). Eppure respirava un attimo prima. Questa discontinuità fa crollare un po' la costruzione.
Qui non c'è nessuno di Emiliano Maramonte
Il racconto mi è piaciuto, anche se mi ha creato un problema: ha soddisfatto la pancia ma ha fatto gridare "Nooo!!" al mio senso civico. Magari ricercavi proprio questo genere di reazione.
"L’appartamento è popolato di fiamme" "L’ambiente è dominato da [...] " Queste due frasi non mi suonano. Popolato e dominato qui non li trovo azzeccatissimi, a mio gusto.
Nella sequenza che segue secondo me metti troppa distanza tra la prima e l'ultima frase. Ci infili le scatole (e i loro contenuti): buttate nel mezzo; invece di creare aspettativa, distraggono e smorzano. Sarebbe stato meglio mettere le scatole prima della visone (e contemporanea comprensione) del contenuto dei barattoli. Qui la tua sequenza:
"[...]ripiano e colmo di teche e barattoli in cui sono racchiusi…
Un conato gli torce lo stomaco. Le gambe gli diventano molli.
Sul pavimento, sotto le scaffalature, sono allineati diversi scatoloni con dentro montagne di peluche e giocattoli di ogni forma e colore. In alcuni intravede abiti da bambino avvoltolati.
«Dio santo benedetto» mormora sconvolto. Quale mente malata collezionerebbe così tanti piccoli crani?"
La reazione della figura calva mi convince poco: «Ti piacciono i miei tesori?» Perché? Quello è un luogo segreto, privato, un santuario nel quale nessuno è ammesso. Se vede un estraneo non invitato in questo luogo sacro non ha senso che gli faccia una domanda del genere per intavolare una piacevole conversazione. Dovrebbe uscire di capoccia e iniziare a strillare, scacciarlo o aggredirlo.
Nuova vita di Pietro D'Addabbo
Il racconto fluisce anche se con qualche forzatura.
trovo poco fluide le due frasi "Purtroppo suo padre è molto più rumoroso dei cardini e più molesto del fumo." "Il chiacchiericcio della locanda diventa una sarabanda di suoni e espressioni d’entusiasmo che assalgono le orecchie.".
Inoltre:
"I presenti lo accontentano, il silenzio cala più imbarazzante di prima. Il giovane Dunhill resiste alla tentazione di nascondersi sotto al tavolo per sottrarsi agli sguardi, cedere sarebbe un’onta che gli costerebbe troppo." In questa frase il punto di vista me lo aspetto neutrale, dunque il silenzio in sé non ha ragione di essere imbarazzante. Dal comportamento altrui "Due clienti si alzano per lasciare libero un tavolo centrale, chi offre da bere ha diritto a dei privilegi." direi che gridare in una taverna affollata per comunicare qualcosa a tutti (e per offrire da bere) sia usuale. Alla luce di questo, viene difficile comprendere la pretesa di imbarazzo.
"Verso qualche altra posto, una nuova casa. Crolla fra i rovi quando la sbronza si fa sentire ancora." Qui c'è un ripensamento nella costruzione della frase e una cosa insolita: la sbronza a singhiozzo. Magari ai nani astemi funziona così.
Il tema "a casa d'altri" arriva un po' con difficoltà e il racconto non sembra terminare, ma iniziare alla fine dei 4000 caratteri.
Torno Subito di Alexandra Fischer
Purtroppo una parte della minor resa del racconto è stata colpa del corsivo invadente e diventato un ostacolo alla comprensione degli eventi. Ho il sospetto che la fretta ti abbia anche fatto sottovalutare qualche aspetto.
"Doris si sentì persa nella piccola entrata: tutta quella tappezzeria di broccato rosso e il soffitto ad arco bianco, con il lampadario di vetro blu scuro." A questa frase manca qualcosa per essere conclusa.
"La padrona di casa aveva preso borsetta e ombrello, prima di raccomandarle di aspettarla. Torno subito. Il tempo di prendere il giornale, la porterei con me, ma non ha l'ombrello. Si rilassi, vada in salotto, legga i libri che vuole e assaggi i cioccolatini. Magra com'è, le faranno bene." Da qui, oltre a iniziare il corsivo perenne, inizio a non capire cosa succede: esce a prendere il giornale e ritorna con le mele dimenticate al supermercato. Ho dovuto rileggerlo più volte prima di arrivare a comprendere quello che accade.
"Arrivata in fondo, trovò quella del salotto, arredato con poltrone di velluto verde foresta, mobili di noce in stile rinascimentale, fra i quali spiccava una libreria colma di volumi e un tavolo con un vassoio di porcellana colmo di cioccolatini dalla carta stagnola multicolore; le tende di bisso mascheravano l'esterno. Vi si mosse circospetta e al rumore del tuono sobbalzò e corse in corridoio." Tutta questa descrizione non serve al racconto, in nessun punto viene sfruttata dopo. Ti ruba caratteri e fa perdere tempo e concentrazione al lettore. Non serve neppure a preparare il punto centrale del racconto.
"Fu a quel punto che strillò e udì una voce infantile.
Non avere paura.
Doris le chiese dov'era."
Scritta così a stillare è stata Doris, ma non si capisce per quale motivo avrebbe dovuto farlo (a meno che le tende di bisso fossero davvero, davvero orrende, cosa su cui potrei anche essere d'accordo). Scarto il tuono: già sappiamo che piove.
"No, non andare via, ti ho fatto quello scherzo se no non mi avresti mai vista. Vuoi essere mia amica? Mi chiamo Agata. Non è colpa mia se non ho fatto in tempo a scendere nel rifugio. Ho visto tante persone vivere qui. Tutte distratte. La Gagliardo anche di più." Qui, per restare nel numero limitato dei caratteri, sei costretta a far dire tutto in maniera non motivata alla bimba. Avresti potuto tagliare la descrizione inutile di prima per sfruttare meglio l'apparizione.
"Doris restò, bloccata fra paura e commozione." La commozione non si riesce a provare, proprio perché l'apparizione della bimba, punto centrale di tutto il racconto e suo unico motivo di esistenza, non è curata.
"La porta si aprì di colpo, Agata scomparve." E qui la Gagliardo diventa una specie di rambo, che apre le porte di casa propria di botto, irrompe invece che entrare normalmente. Lo sapevo: mai fidarsi di chi ha un arredamento troppo classico! ;)
La casa di Dio di Enzo Gentile
La fase di preparazione è lunga e curata, mentre l'azione scoppia in modo un po' frettoloso. E il comportamento del personaggio va fuori sintonia rispetto a come si svolge la vicenda:
"«No», risposi sicuro, alzando la voce: «cercavo ragazzi.»
Dall’altra parte della grata un sospiro profondo e poi ancora quella voce: «E li trovavi hai detto? Racconta…»
Ora ero sicuro, allegro: «Sono un insegnante, era semplice.[...]" Allegro? Tra un attimo quel comportamento lo definirà una cosa orribile e traumatica... ed è allegro?
"Ora urlavo «Espiare? E perché? Anche tu sai bene cosa vuol dire portarsi a letto qualcuno che si fida ciecamente di te, e che ha il vigore e l’ingenuità di chi che non ha esperienza. La sensazione di potere tutto e di essere simile a un essere divino per lui…»." continua ad essere molto confuso, questo personaggio: da un lato condanna il comportamento al punto da uccidere il sacerdote, dall'altro lo imita ma lo considera semplicemente un errore. Confesso di non riuscire a definire con chiarezza cosa abbia in mente questo personaggio. So che il tema è difficile da gestire; proprio per questo sarebbe servita un po' più di coerenza nel tenere una linea unica.
Tom di Alvin Miller
L'idea mi piace, ma il modo in cui è stata raccontata in diversi punti non funziona e impedisce di godersi il racconto.
"emana un profumo che mi scava fino al cervello" Perché? E che reazione suscita? Fastidio, eccitazione, ricordi, disgusto...? Non si sa; sarebbe stato preferibile dare un indizio in questo senso invece di un particolare non utile (fino al cervello).
"I suoi occhi sono due palle che spingono per uscire." anche qui secondo me non rende. Il lettore viene buttato in "chi ha incastrato Roger Rabbit" invece di seguire il racconto.
"Ancora questa regola, bah. Straccio la lettera." bah indica dubbio. Invece stracciare le lettera indica rabbia. E quindi alla fine c'è solo ulteriore confusione nel lettore.
"un grugnito rumoreggia dall’altra parte" rumoreggia non suona proprio.
" Che cretino, ci dovevo pensare." --> avrei dovuto pensarci (!!)
«Cosa sei… che cazzo di demonio ha ingravidato quella puttana di tua madre?!» Ma quanto parla in un momento del genere in cui è ferito, terrorizzato e non respira! Questa frase, poi, è veramente inverosimile e forzata, mi ha preso a calci e buttata fuori dal racconto invece di tenermi agganciata nel momento di maggior tensione.
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: giovedì 28 ottobre 2021, 19:40
da antico
Avete ricevuto tutte le classifiche, nei prossimi giorni arriverà anche la mia.
Re: Gruppo SCACCHIERA: Lista racconti e classifiche
Inviato: domenica 31 ottobre 2021, 18:00
da antico
Ecco a voi la mia classifica. Complimenti a tutti perché ho trovato una qualita media dei racconti davvero buona.
1) Ognuno ha i suoi bisogni, di Mario Mazzafoglie
Sorprendente. Gestisci e declini il tema in modo che mi sento di definire perfetto. Ci presenti una situazione plausibile e la sviluppi con una trovata geniale. Chiudi il tutto con perizia. Qualche problemino minore qua e là (come l'attacco subito dopo un pensiero che confonde su chi sia a parlare, anche se specifici un nome), ma niente di che. Per me questo è un pollice su.
2) Tom, di Alvin Miller
Ma passiamo al racconto. Certo, manca uno sviluppo da wow, ma ciò che c'è è presentato bene e ha lasciato nella mia testolina quel piacevole retrogusto da AI CONFINI DELLA REALTA' che non richiede la spiegazione di tutto, ma che ha il proprio principale pregio proprio nella indeterminatezza nella quale è proposta la storia. Tutto questo per dirti che non è necessariamente un punto debole il fatto che i Molina decidano l'azzardo di lasciare il proprio FIGLIUOLO a uno sconosciuto. Ecco, semmai il problema sta nel fatto che non riesci a fare arrivare chiaro il messaggio che il ragazzo sia al suo primo impiego in casa dei Molina perche anche a me è sembrato di percepire che non fosse nuovo alla casa. Tema inserito in modo più che degno anche se senza chissà quale originalità. In buona sostanza, per me questo è un pollice quasi su e si piazza davanti al parivalutato racconto di Mantoani proprio per la questione racconto non racconto che contraddistingue l'opera del buon Matteo.
3) Le uova, di Matteo Mantoani
La problematica principale di questo racconto l'ha ben evidenziata il buon Nesler in apertura del suo commento e la cito modificandola: un ottimo racconto non racconto. Perché ottimo? Perché nonostante si esaurisca nello svelare l'high concept, lo fa bene e non sembra spegnersi nel farlo in quanto gestisci bene i tempi ed è vero che chiudi con un gancio forte verso un qualcosa di più ampio, ma resta il fatto che ci arrivi nel modo giusto. Anche il tema è ben inserito in quanto già l'umanità è arrivata in casa d'altri e a sua volta è stata invasa nella sua casa da altri ancora. Come valutazione direi un pollice quasi su perché, nonostante la problematica alla base, fa benissimo quello che deve fare e che tu volevi fargli fare.
4) Qui non c’è nessuno, di Emiliano Maramonte
Occhio quando tiri dentro questioni allegoriche in racconti così brevi perché, inevitabilmente, rischiano sempre di non arrivare come immaginate dall'autore. Già prima di leggere il tuo commento finale mi ero fatto un'idea piuttosto precisa del problema di questo testo: una scelta finale cui viene dato troppo poco spazio. Molto lunga la prima parte, forse troppo, poi impieghi davvero troppo tempo a entrare nella stanza dell'orrore, infine liquidi la scelta finale in un amen quando, invece, avevi gli elementi per lavorarci sopra. Era una scelta morale con implicazioni nette perché se avesse deciso di salvare il mostro (e poco importa, in questo contesto, il fatto che avesse perso il figlioletto, causa scatenante della follia) il fuoco avrebbe distrutto le prove di quello che aveva scoperto e ci sarebbero state buone probabilità che rimanesse impunito. E allora la scelta di operare giustizia a sua volta scommettendo sulla prima impressione di trovarsi sulla scena di un classico criminal minds. Ecco, con il focus centrato su questo aspetto il racconto avrebbe avuto, mio parere, una marcia in più. Ma non pensare che non mi sia piaciuto, tutt'altro. Ho apprezzato l'idea e questo andare sempre più a fondo di un incubo, questo creare una situazione che fosse altro ripsetto alle premesse. Molto buona anche la declinazione del tema. Resta questa sensazione di occasione mancata, ma la mia valutazione è un pollice tendente verso l'alto in modo brillante.
5) Non in casa mia, di Nicoletta Bussacchetti
Hai una sensibilità non comune e questo racconto ne è ulteriore dimostrazione. In più, riesci a metterla su carta e inserirla in una struttura narrativa efficace. Molto bene. Paghi un po', come ti hanno fatto notare, sul fronte dello stile. "quando avevano occupato casa mia, avevo fatto di tutto per mandarli via. Le avevo provate tutte": avevano/avevo/avevo e tutto/tutte in così pochi caratteri e, aggravante, a inizio racconto risulta parecchio pesante. Tutto il testo è disseminato di queste piccole incertezze e sì, il tuo lavoro nei prossimi mesi dovrebbe incentrarsi sul ripulire, asciugare il più possibile. Occhio anche a piccole incongruenze tipo il respiro all'inizio quando invece dovrebbe già essere morto (e se è moribondo è strano che sua madre molli il capezzale anche solo per un secondo e che poi rientri con una altro non bene identificato solo allo scopo di dire quella frase funzionale per il lettore). Tema centratissimo e ben declinato. Per me qui siamo su un pollice tendente verso il positivo in modo brillante, ma non solido (credo sia la prima volta che uso questo tipo di pollice, ma non me ne viene in mente uno diverso per evidenziare la brillantezza della tua sensibilità e idea in contrasto con le mancanze sottolineate).
6) Casa d’altri al quadrato, di Stefano Impellitteri
La lettura è piacevole e la rivelazione finale colpisce, ma ci sono un paio di problematiche: 1) non è chiaro da subito che si si trovi in un condominio e questo mi ha spinto a rileggere più volte il pezzo in cui qualcuno sale le scale, il tutto reso ancora più confuso da quel TRASI che detto dalla vecchietta poteva essere benissimo il nome di una persone interna alla casa, Tracy... e poi, 2) perché lo fa entrare se è a sua volta una ladra? Tu mi dirai che è perché sta salendo proprio quel qualcuno dalle scale, ma le bastava mandarlo a stendere e chiudere la porta, stesso effetto e molto meno lavoro per raggiungere il risultato, no? Detto questo, il racconto fa il suo e il tema è preso bene con, in più, un titolo davvero apprezzabile. Direi un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante, questa volta.
7) La casa di Dio, di Enzo Gentile
Considerare l'immersività non è solo mero esercizio teorico, ma serve a fare capire il perché di quelle sensazioni d'incertezza che si possono avere alla fine di una lettura come quella del tuo racconto perché la confezione è buona, non ci sono particolari problematiche e il finale è, letteralmente e metaforicamente, da pugno (coltello) nello stomaco, però qualcosa non torna ed ecco che l'immersività ci viene in soccorso perché è vero che tu porti il lettore a vivere il racconto attraverso gli occhi del tuo protagonista, ma a questo punto perché le sue emozioni nei confronti del prete trapelano solo nel finale quando, invece, sono il motore trainante del tutto? Una spiegazione potrebbe essere una dissociazione nell'animo del protagonista, ma non ne troviamo traccia e allora ecco che il tutto è spiegabile solo da una scelta dell'autore tesa ad arrivare alla sorpresa finale e questo lo percepisco come un problema reale perché l'autore stesso, che ci ha dato gli occhi del protagonista, ha poi deciso cosa farci e non farci vedere. Detto questo, il tema è ben inserito e il racconto ha valore, ma come valutazione mi sento di fermarmi a un pollice tendente verso il positivo in modo solido, ma non brillante e in classifica va dietro al parivalutato racconto di Impellitteri perché meno corretto proprio sul fronte del punto di vista (che tu usi in modo funzionale per la fruizione stessa del racconto, cosa che appesantisce quello che, a mio avviso, è un errore).
8) Torno subito, di Alexandra Fischer
Nota a margine: non hai chiuso un corsivo e così t'è rimasto mezzo racconto in quella forma. Te ne saresti accorta immediatamente rileggendo, quindi tiratina d'orecchie perché non l'hai fatto e in tal modo hai reso difficoltosa la lettura, cosa che può avere di sicuro penalizzato il testo. Detto questo, mi sei piaciuta molto di più di altre volte anche se devo ancora rilevare una certa difficoltà a dare risalto ai punti di svolta, in particolare non si capisce perché la protagonista sia speciale e quale rilevanza abbia la padrona di casa nel contesto. Di contro, ottima la tua capacità solita di dipingere le scene nella mente del lettore. Concludendo, un pollice tendente verso l'alto anche se non in modo solido.
9) Nuova vita, di Pietro D’Addabbo
Un racconto con un paio di problematiche importanti. La prima: questa porta che si apre e sembra che entri una figura inquietante che poi sparisce... Al che vai a rileggere e rileggere e, alla fine, capisci che no, non era un altro personaggio, ma padre e figlio che entrano nell'osteria. Insomma, tutta la prima parte risente di una localizzazione dei personaggi che ho faticato a visualizzare. La seconda, più importante: il finale con il messaggio che volevi fare passare e che invece non mi è arrivato perché, davvero, troppo poco è lo spazio in cui hai cercato di svilupparlo. Ora, soprattutto questo secondo problema è connesso con un errato bilanciamento del racconto che può portare a pensare che con più caratteri avrebbe avuto la possibilità di svilupparsi meglio, ma, come ben sai, non la penso così perché in questi casi ritengo sempre sia un errore dell'autore che è arrivato lungo non riuscendo a equlibrare il tutto nello spazio dato. Resta il fatto che il tuo stile è estremamente intrigante e che nella parte dell'osteria funziona, eccome se funziona. Per quanto detto, la mia valutazione si attesta su un pollice ni tendente al positivo (soprattutto per il finale che proprio non mi è arrivato). Un consiglio: quando partecipo pongo sempre molta attenzione ai caratteri che sto usando e questo mi permette di capire se sto andando lungo e quindi se devo tagliare qualcosa prima ancora di averla scritta. La mia idea è che tu, limitatamente a questo racconto, abbia scritto e solo in seguito sia andato a vedere i caratteri e a quel punto, non potendo tagliare causa una struttura che non permetteva grossi tagli (oltre al fatto che eri già in ritardo) tu abbia sovrastimato il finale pensando che sarebbe comunque arrivato anche in una forma così ridotta.