Voglio morire felice

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 15 novembre 2021 con un tema del Campione dell'Arena della SETTIMA ERA: Wladimiro Borchi!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 5000 caratteri entro l'una.
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Davide_Mannucci
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Voglio morire felice

Messaggio#1 » lunedì 15 novembre 2021, 23:51

Diciotto mesi, due anni al massimo.
Non mi aspettavo certo di uscire dal reparto di oncologia con una scadenza. Che poi, come fanno a essere così sicuri? Come fai a dirmi quando morirò? E se fossi proprio io quello che stravolge tutte le statistiche? Del resto ha detto che si può provare l’intervento. C’è il due percento di successo ma si può tentare.
Il corridoio che porta all’ascensore è un via vai di camici bianchi e verdi che si mescolano tra risate e ammiccamenti, ignari della sentenza che mi pesa sulla schiena. Un’infermiera piuttosto giovane mi regala un’occhiata verde smeraldo. Sono un uomo ancora piacente. Però morirò presto.
Diciotto mesi, due anni al massimo. Ma piaccio alle infermiere.
Prendo il telefono che da un bel po’ non smette di vibrare. Una notifica dietro l’altra. Sono pure un uomo circondato da affetti e attenzioni, ma a me interessa solo lei. Devo sentirla.
Mi confondo tra stetoscopi e zoccoli verdi e chiudo gli occhi per godere di tutte quelle giovani risate. Una vita davanti. Statistiche permettendo.
Un’altra notifica mi vibra in tasca. Le porte si aprono e seguo medici e infermieri. Loro si fermano al bar, io proseguo verso il parcheggio. Prendo il telefono e la chiamo.
«Ehi, allora?».
Non riesco a dirglielo, non posso. Non così. Dieci anni insieme meritano ben altra fine. Sono i miei ultimi diciotto mesi, i miei ultimi quasi due anni e merito di scegliere.
Non spiccico parola, ma devo dirle qualcosa.
Un tizio con un palloncino azzurro con su scritto “It’s a boy!” mi passa accanto sorridente.
Cambia tutto amico mio, vedrai. Beh, cambierà anche per me.
«Amore, dimmi qualcosa, ti prego».
La sua voce mi accarezza e mi ridà fiducia. Posso farcela, cazzo.
La risata della piccola Sofia spezza il silenzio. Le immagino insieme sul divano, la mia Clara e la sua bambina.
Ho le lacrime pronte a uscire.
«Ti dico che ti amo, da impazzire».
Una stretta forte al braccio mi fa sussultare. Mi volto di scatto.
Il mio figliastro.
«Babbo! Allora? Mi dici che ti ha detto?». Dà un’occhiata veloce al telefono.
«Con chi parli?».
Schiaccio il tasto rosso e metto in tasca il cellulare.
«Niente, ascoltavo un vocale». Lo accarezzo sulla guancia, anche se non lo sopporta. Quanto è cresciuto. «Tutto bene tesoro, nessuna recidiva».
«Bene. Dai, sali in macchina che andiamo a dirlo alla mamma. Se vuoi, naturalmente».
Ma che dice? Ha un tono strano.
Si mette alla guida e si allaccia la cintura, il sorriso che prima lo illuminava si è già spento. Non un abbraccio, nessuna manifestazione eccessiva. Fermo, equilibrato e quadrato. Come sua madre.
Digito un messaggio rapido per tranquillizzare Clara e salgo in auto. Questa storia finirà presto. Basta sotterfugi, basta bugie.
Prima che la macchina parta faccio in tempo a scorgere la bella infermiera di prima che mi saluta. E sembra pure che stia ammiccando. Sì, ce la posso fare. Il coraggio dovrà pur essere da qualche parte.
La mia vita forse sta per finire ma non voglio farlo continuando a mentire, a nascondere e a prendere in giro una donna che merita di essere felice.
Dalla radio il buon Tiziano Ferro mi avverte che arriverà la fine ma non sarà la fine e allora cosa mi manca?
«Babbo, richiamala e finisci la telefonata di prima».
Il cuore accelera. Lo guardo e sento i suoi occhi scavarmi dentro. Finalmente.
«Di chi parli scusa?».
«Babbino caro, ho ventitré anni e non sono né cieco né sordo. Andavo alle medie quando ti sentivi con quella tua carissima amica e ne avevo diciotto quando ti è venuta a trovare all’ospedale». La sensazione di leggerezza e libertà si fa spazio dentro di me.
«Ti ho visto piangere e non mi bevo la storia del tutto bene. Credo sia l’ora di smettere di fare il coglione, non pensi? Non farmi intervenire, per favore. Anche la mamma sa tutto ma non vuole perderti».
Ricatti affettivi. Di nuovo.
La morsa allo stomaco, la stessa che mi ha sempre fregato, torna a farsi prepotente.
Ha ragione, non posso continuare così.
Non dico niente e mando un messaggio a lei. Non possiamo vederci stasera.
La macchina imbocca il vialetto e oltrepassa il cancello. Jackie scodinzola e si precipita verso di noi.
La felicità ha un prezzo troppo alto. Tutto questo non posso perderlo.
Il telefono vibra ancora. Lei starà impazzendo dalla voglia di sentirmi.
Mi manca.
La felicità non è in vendita. È un dono da non riciclare.
Non posso perderla.
Ci fermiamo in modo brusco. Mi giro verso di lui e lo sorprendo a fissarmi con uno sguardo severo.
I suoi occhi si spostano e li seguo. Mi volto e la vedo sulla porta.
Madre e figlio si scambiano uno sguardo di intesa. Sorridono, sembrano sereni. Sanno che sono malato ma mi hanno in pugno.
Mi avvicino a lei e scopro la verità dentro di me, quella che non voglio più negare.
Morirò con la donna che mi ha reso felice.
Morirò con l’unica donna che mi ha reso padre.
Non lo farò continuando a crescere un figlio non mio.
Mi fermo, le sorrido e alzo la mano per salutarla.
Mi volto e accelero il passo. Verso Clara.
Verso mia figlia.
Voglio morire felice.
Voglio vivere la felicità.
Ultima modifica di Davide_Mannucci il martedì 16 novembre 2021, 0:04, modificato 1 volta in totale.


Davide Mannucci

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Re: Voglio morire felice

Messaggio#2 » lunedì 15 novembre 2021, 23:53

Cia Davide! Tutto ok con i parametri, buona WLADIMIRO BORCHI EDITION anche a te!

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Emiliano Maramonte
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#3 » martedì 16 novembre 2021, 16:27

Ciao Davide, sei il primo che leggo in questa Edition ed è stata una gran bella lettura!
Bravo. Stavolta hai lavorato molto di fino e si vede. La prosa è precisa e sorvegliata ma colloquiale al punto giusto.
Ho apprezzato molto quello che i soliti sapientoni della letteratura definiscono "scavo psicologico". Qui ti sei superato. Ho vissuto appieno il lacerante conflitto del protagonista che vive una doppia vita amorosa da anni e alla fine DEVE fare una scelta. E guarda caso la scelta arriva in un momento critico, drammatico, in cui apprende di una malattia terminale. E il cambio di rotta richiesto dal contest arriva naturale, dritto in faccia come una verità a lungo attesa e finalmente urlata.
Non ho appunti da farti, se non che la storia e il registro non sono particolarmente originali eppure colpiscono sospinti dalla forza dell'emotività, laddove il lettore vive il percorso che lo conduce alla decisione con intensa partecipazione.
Non ti devo classificare in questa tornata ma posso dire che potresti tranquillamente stare sul podio.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Signor_Darcy
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#4 » mercoledì 17 novembre 2021, 10:21

Ciao Davide.
Un racconto costruito bene, che si prende i suoi tempi e riesce a gestire la confusione originata inizialmente dal numero di personaggi che gravitano attorno a quel gran marpione del protagonista.
Il lato razionale, o meglio l’approfondimento psicologico, è reso abbastanza bene, anche se forse in maniera un po’ ridondante. Tipo in “Sono un uomo ancora piacente. Però morirò presto.
Diciotto mesi, due anni al massimo. Ma piaccio alle infermiere” dove alla fin della fiera ripeti due volte lo stesso doppio concetto.
Buoni i dialoghi e anche l’aderenza al tema, anche se più che cambio in questo caso è più una scelta tra due rotte diverse.

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Davide_Mannucci
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#5 » mercoledì 17 novembre 2021, 14:50

Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Davide, sei il primo che leggo in questa Edition ed è stata una gran bella lettura!
Bravo. Stavolta hai lavorato molto di fino e si vede. La prosa è precisa e sorvegliata ma colloquiale al punto giusto.
Ho apprezzato molto quello che i soliti sapientoni della letteratura definiscono "scavo psicologico". Qui ti sei superato. Ho vissuto appieno il lacerante conflitto del protagonista che vive una doppia vita amorosa da anni e alla fine DEVE fare una scelta. E guarda caso la scelta arriva in un momento critico, drammatico, in cui apprende di una malattia terminale. E il cambio di rotta richiesto dal contest arriva naturale, dritto in faccia come una verità a lungo attesa e finalmente urlata.
Non ho appunti da farti, se non che la storia e il registro non sono particolarmente originali eppure colpiscono sospinti dalla forza dell'emotività, laddove il lettore vive il percorso che lo conduce alla decisione con intensa partecipazione.
Non ti devo classificare in questa tornata ma posso dire che potresti tranquillamente stare sul podio.

In bocca al lupo!
Emiliano.



Ciao Emiliano! Sono felice reti sia piaciuto il racconto ma soprattutto che sia arrivato lo “scavo psicologico”. :)

A presto
Davide Mannucci

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Davide_Mannucci
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#6 » mercoledì 17 novembre 2021, 14:53

Signor_Darcy ha scritto:Ciao Davide.
Un racconto costruito bene, che si prende i suoi tempi e riesce a gestire la confusione originata inizialmente dal numero di personaggi che gravitano attorno a quel gran marpione del protagonista.
Il lato razionale, o meglio l’approfondimento psicologico, è reso abbastanza bene, anche se forse in maniera un po’ ridondante. Tipo in “Sono un uomo ancora piacente. Però morirò presto.
Diciotto mesi, due anni al massimo. Ma piaccio alle infermiere” dove alla fin della fiera ripeti due volte lo stesso doppio concetto.
Buoni i dialoghi e anche l’aderenza al tema, anche se più che cambio in questo caso è più una scelta tra due rotte diverse.



ciao Stefano e ben ritrovato :)
Ti ringrazio per il commento, per l’apprezzamento e per le indicazioni preziose.
Davide Mannucci

alexandra.fischer
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#7 » mercoledì 17 novembre 2021, 15:48

VOGLIO MORIRE FELICE di Davide Mannucci Tema drammatico. Il cancro del protagonista è maligno, ha solo poco meno di due anni di vita. E con l’incognita dell’intervento al successo del due per cento. Questo lo costringe a riordinare la sua vita: macché figliastro ventitreenne con madre ricattatrice emotiva, il suo futuro, per quanto breve, è con l’amante storica Clara, dalla quale ha avuto la figlia biologica Sofia e c’è da capirlo, esiste una voce del sangue (vedi la reazione di lui alla vista del neopadre con il palloncino che annuncia la nascita del figlio maschio) che supera anche l’istinto del seduttore (da notare l’infermiera ammiccante). Buona prova.
Attenzione:
ti riporto la frase corretta: duepercento.

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Davide_Mannucci
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#8 » mercoledì 17 novembre 2021, 15:53

alexandra.fischer ha scritto:VOGLIO MORIRE FELICE di Davide Mannucci Tema drammatico. Il cancro del protagonista è maligno, ha solo poco meno di due anni di vita. E con l’incognita dell’intervento al successo del due per cento. Questo lo costringe a riordinare la sua vita: macché figliastro ventitreenne con madre ricattatrice emotiva, il suo futuro, per quanto breve, è con l’amante storica Clara, dalla quale ha avuto la figlia biologica Sofia e c’è da capirlo, esiste una voce del sangue (vedi la reazione di lui alla vista del neopadre con il palloncino che annuncia la nascita del figlio maschio) che supera anche l’istinto del seduttore (da notare l’infermiera ammiccante). Buona prova.
Attenzione:
ti riporto la frase corretta: duepercento.



Ciao Alexandra!
Devo ringraziarti di cuore per la tua sensibilità. Anche questa volta hai capito il racconto nella sua totalità e questo per un autore è il massimo della soddisfazione. Hai fatto un’analisi perfetta del racconto e di questo, di nuovo, ti ringrazio. :)

A presto!
Davide Mannucci

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Proelium
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#9 » mercoledì 17 novembre 2021, 18:52

Ciao pompiere :)
Hai sfornato una bel conflitto interiore, bravo! L'ho letto volentieri, a livello emozionale è il secondo brano che mi ha preso di più.
Anche la scrittura è scorrevole e tratteggia bene la psicologia del personaggio; non buca la stratosfera come quello di Lauro - perfino i sassolini lì sono ad altissima definizione - ma si capisce che quando scrivi sai cosa stai facendo.
Fagiolo e Micheal, a mio parere, sono stati comunque più accurati sul fronte tecnico, ma il pompiere se ne frega e butta il cuore oltre l'ostacolo.

Buona Edition,
Francesco

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Davide_Mannucci
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#10 » mercoledì 17 novembre 2021, 19:10

Proelium ha scritto:Ciao pompiere :)
Hai sfornato una bel conflitto interiore, bravo! L'ho letto volentieri, a livello emozionale è il secondo brano che mi ha preso di più.
Anche la scrittura è scorrevole e tratteggia bene la psicologia del personaggio; non buca la stratosfera come quello di Lauro - perfino i sassolini lì sono ad altissima definizione - ma si capisce che quando scrivi sai cosa stai facendo.
Fagiolo e Micheal, a mio parere, sono stati comunque più accurati sul fronte tecnico, ma il pompiere se ne frega e butta il cuore oltre l'ostacolo.

Buona Edition,
Francesco


Ciao Prof! :)
Grazie mille per Il commento. Sono felicissimo di essere arrivato al tuo cuoricino :D
Alla fine è quello che inseguo quando scrivo, oltre a migliorare la tecnica per avere uno stile sempre più snello e scorrevole. I tuoi apprezzamenti fanno davvero piacere. Grazie mille davvero.
Fagiolo e Michael sono stati più accurati nella tecnica? Diavolo di un professore! È come se dicessi a Chiellini che Messi e Ronaldo lo superano tecnicamente ahahahaha
A presto e grazie ancora
Davide Mannucci

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Andrea Furlan
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#11 » giovedì 18 novembre 2021, 0:50

Ciao Davide,
complimenti anche a te, ottimo racconto! Struttura, dialoghi, azioni e spiegazioni sono tutti ben dosati e servono bene la tua intenzione di raccontare la storia di un uomo in bilico fra due famiglie, la vita e la morte, la felicità e la paura di non vivere pienamente. Tema declinato in maniera non scontata, col cambio di rotta che sta dietro l’angolo e si svela solo alla fine. Devo dire che non ho trovato il finale immediato (e spero di avere capito bene…), soprattutto per la frase: “Madre e figlio si scambiano uno sguardo di intesa. Sorridono, sembrano sereni. Sanno che sono malato ma mi hanno in pugno.” Se ho capito bene la madre è l’amante e il figlio (figliastro di lui) non è il figlio di lei ma della moglie legittima, inoltre “ma mi hanno in pugno” sottintende che ci sia un disegno ai suoi danni, mentre mi sembra che alla fine facciano il tutto di comune accordo per il suo bene. Si tratta comunque di una sbavatura che si può sistemare facilmente e potrebbe chiarire molto il senso del finale.

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Alessandro -JohnDoe- Canella
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#12 » domenica 21 novembre 2021, 5:45

[Interno giorno. Davide Mannucci rientra a casa. Fa per accendere la luce, ma l’elettricità non sembra funzionare. Tende e persiane sono tutte chiuse, facendo filtrare quel poco di luce necessaria a notare una figura seduta su una poltrona all’altro capo del corridoio che accarezza un gatto bianco.]

Ciao Davide. Entra pure.

[Un fulmine illumina per un attimo l’ambiente. Era un ghigno quello sul volto dello sconosciuto?]

Su, non aver paura. Non ti mangio mica. Sono qui soltanto per parlare del tuo racconto.

[Davide avanza di un passo, quando inciampa su qualcosa e per poco non cade a terra. Abbassa lo sguardo verso l’oggetto colpito e trova il cadavere di un gufo. Altro fulmine seguito da un tuono e da una risata malefica in sottofondo.]


Diciotto mesi, due anni al massimo.
Non mi aspettavo certo di uscire dal reparto di oncologia con una scadenza. Che poi, come fanno a essere così sicuri? Come fai a dirmi quando morirò? E se fossi proprio io quello che stravolge tutte le statistiche? Del resto ha detto che si può provare l’intervento. C’è il due percento di successo ma si può tentare.
Il corridoio che porta all’ascensore è un via vai di camici bianchi e verdi che si mescolano tra risate e ammiccamenti, ignari della sentenza che mi pesa sulla schiena. Un’infermiera piuttosto giovane mi regala un’occhiata verde smeraldo. Sono un uomo ancora piacente. Però morirò presto.
Diciotto mesi, due anni al massimo. Ma piaccio alle infermiere.
Prendo il telefono che da un bel po’ non smette di vibrare. Una notifica dietro l’altra. Sono pure un uomo circondato da affetti e attenzioni, ma a me interessa solo lei. Devo sentirla.
Mi confondo tra stetoscopi e zoccoli verdi e chiudo gli occhi per godere di tutte quelle giovani risate. Una vita davanti. Statistiche permettendo.
Un’altra notifica mi vibra in tasca. Le porte si aprono e seguo medici e infermieri. Loro si fermano al bar, io proseguo verso il parcheggio. Prendo il telefono e la chiamo.
«Ehi, allora?». [Piccola nota tipografica (scusa, è una mia fissazione): il punto dopo le virgolette non serve, in quanto è il punto di domanda a chiudere la frase. È la ragione per cui, in generale, sono un sostenitore della punteggiatura soltanto all’interno delle virgolette anziché all’esterno: genera meno confusione grafica. Questione minore, comunque.]
Non riesco a dirglielo, non posso. Non così. Dieci anni insieme meritano ben altra fine. Sono i miei ultimi diciotto mesi, i miei ultimi quasi due anni e merito di scegliere.
Non spiccico parola, ma devo dirle qualcosa.
Un tizio con un palloncino azzurro con su scritto “It’s a boy!” mi passa accanto sorridente.
Cambia tutto amico mio, vedrai. Beh, cambierà anche per me.
«Amore, dimmi qualcosa, ti prego».
La sua voce mi accarezza e mi ridà fiducia. Posso farcela, cazzo.
La risata della piccola Sofia spezza il silenzio. Le immagino insieme sul divano, la mia Clara e la sua bambina.
Ho le lacrime pronte a uscire.
«Ti dico che ti amo, da impazzire».
Una stretta forte al braccio mi fa sussultare. Mi volto di scatto.
Il mio figliastro.
«Babbo! Allora? Mi dici che ti ha detto?». Dà un’occhiata veloce al telefono.
«Con chi parli?». [Piccola confusione qui. A parlare è sempre il ragazzo, giusto? Perché allora andare a capo?]
Schiaccio il tasto rosso e metto in tasca il cellulare.
«Niente, ascoltavo un vocale». Lo accarezzo sulla guancia, anche se non lo sopporta. Quanto è cresciuto. «Tutto bene tesoro, nessuna recidiva».
«Bene. Dai, sali in macchina che andiamo a dirlo alla mamma. Se vuoi, naturalmente».
Ma che dice? Ha un tono strano.
Si mette alla guida e si allaccia la cintura, il sorriso che prima lo illuminava si è già spento. Non un abbraccio, nessuna manifestazione eccessiva. Fermo, equilibrato e quadrato. Come sua madre. [Mancano a mio avviso alcune informazioni che tu, da autore, hai ben chiare in testa, ma che non fornisci al lettore. L’aver infatti parlato da poco della bambina di Clara mi ha infatti portato a immaginare il figliastro quale un ragazzino, non un maggiorenne.]
Digito un messaggio rapido per tranquillizzare Clara e salgo in auto. Questa storia finirà presto. Basta sotterfugi, basta bugie.
Prima che la macchina parta faccio in tempo a scorgere la bella infermiera di prima che mi saluta. E sembra pure che stia ammiccando. Sì, ce la posso fare. Il coraggio dovrà pur essere da qualche parte.
La mia vita forse sta per finire ma non voglio farlo continuando a mentire, a nascondere e a prendere in giro una donna che merita di essere felice.
Dalla radio il buon Tiziano Ferro mi avverte che arriverà la fine ma non sarà la fine e allora cosa mi manca?
«Babbo, richiamala e finisci la telefonata di prima».
Il cuore accelera. Lo guardo e sento i suoi occhi scavarmi dentro. Finalmente.
«Di chi parli scusa?».
«Babbino caro, ho ventitré anni e non sono né cieco né sordo. Andavo alle medie quando ti sentivi con quella tua carissima amica e ne avevo diciotto quando ti è venuta a trovare all’ospedale». La sensazione di leggerezza e libertà si fa spazio dentro di me.
«Ti ho visto piangere e non mi bevo la storia del tutto bene. Credo sia l’ora di smettere di fare il coglione, non pensi? Non farmi intervenire, per favore. Anche la mamma sa tutto ma non vuole perderti». [Di nuovo: perché sei andato a capo se la voce appartiene allo stesso personaggio?]
Ricatti affettivi. Di nuovo.
La morsa allo stomaco, la stessa che mi ha sempre fregato, torna a farsi prepotente.
Ha ragione, non posso continuare così.
Non dico niente e mando un messaggio a lei. Non possiamo vederci stasera.
La macchina imbocca il vialetto e oltrepassa il cancello. Jackie scodinzola e si precipita verso di noi.
La felicità ha un prezzo troppo alto. Tutto questo non posso perderlo.
Il telefono vibra ancora. Lei starà impazzendo dalla voglia di sentirmi.
Mi manca.
La felicità non è in vendita. È un dono da non riciclare.
Non posso perderla.
Ci fermiamo in modo brusco. Mi giro verso di lui e lo sorprendo a fissarmi con uno sguardo severo.
I suoi occhi si spostano e li seguo. Mi volto e la vedo sulla porta.
Madre e figlio si scambiano uno sguardo di intesa. Sorridono, sembrano sereni. Sanno che sono malato ma mi hanno in pugno.
Mi avvicino a lei e scopro la verità dentro di me, quella che non voglio più negare.
Morirò con la donna che mi ha reso felice.
Morirò con l’unica donna che mi ha reso padre.
Non lo farò continuando a crescere un figlio non mio.
Mi fermo, le sorrido e alzo la mano per salutarla.
Mi volto e accelero il passo. Verso Clara.
Verso mia figlia.
Voglio morire felice.
Voglio vivere la felicità.

COMMENTO FINALE
Bello, ma…
Ecco, potrei riassumere così il mio commento. Perché da una parte l’idea di sviluppare il racconto attorno al conflitto interiore del personaggio è buona, dall’altra la costruzione non mi ha convinto del tutto. Parti abbastanza lento, infatti, per poi accelerare tantissimo nel finale. Anche troppo. L’errore, a mio avviso, è aver voluto sviluppare tale conflitto attraverso troppe azioni d’intermezzo che, inevitabilmente, hanno levato spazio alla sfera interiore del personaggio. Senza contare che così facendo hai sfiorato appena un possibile sviluppo parallelo che avrebbe donato al racconto quel qualcosa in più in grado di dare maggiore originalità al brano. Da quanto si capisce, non è infatti soltanto il protagonista ad avere una doppia vita. Ma quella della moglie è passata o ancora presente? Ed ecco il mio pensiero, il punto che non mi convince del tuo brano: la tua scelta di usare come PDV quello del marito malato terminale al posto del personaggio maggiormente interessante e che invece praticamente non fai agire sulla scena, la moglie. Esatto, secondo me avresti dovuto scrivere il racconto dal suo punto di vista, perché parliamoci chiaro: la scelta finale del marito dipende soltanto dalla consapevolezza della doppia vite di questi da parte della moglie. Solo che io, da lettore, mi trovo a essere molto più incuriosito da una donna che decide di lasciar andare l’uomo che ama sapendo che così facendo si condanna alla sofferenza, piuttosto che a un uomo che, in fin dei conti, ottiene ciò che desidera, seppur per un tempo limitato.
Ora, so bene che il gioco del “what if”, soprattutto se così massiccio, può a volte dare fastidio all’autore di una storia, apparendo quasi come un’intrusione da parte di uno sconosciuto all’interno della propria sfera artistica, ma questo brano mi ha lasciato l’impressione di un’occasione mancata, il che è un peccato considerando la buona qualità della prosa.
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Debora D
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#13 » mercoledì 24 novembre 2021, 16:15

Ciao Davide, piacere di leggerti.
Un bel racconto che parte già con un titolo che anticipa la direzione della storia.
Complimenti per l’incipit che è la parte che ho preferito, è avvolgente e subito cattura. Ci cali nel personaggio e in una situazione forte, a parte gli occhi verde smeraldo dell’infermiera (ce ne sono davvero tanti in narrativa) tutto funziona bene. Una diagnosi come quella del protagonista può di certo generare un cambio di rotta.

Hai voluto mettere tantissimo in questi 5000 caratteri, una vita intera. E qui ci sono gli scricchiolii su cui si potrebbe lavorare.
Ho passato tutto il racconto a cercare di districarmi tra le varie relazioni del PDV. Sarò pure poco sveglia ma a capire che le donne erano due ci ho messo un po’. Errore originato da indizi colti male: dieci anni insieme e il figliastro mi hanno fatto pensare che la donna al telefono fosse la stessa madre del ragazzo, poi però lui è vago e ci sono Clara e una bambina.

Figliastro → povero ragazzo. Il protagonista lo pensa così invece che per nome?
Ricatti affettivi. Di nuovo. → Perché questo? Mi sembra che il figliastro voglia farlo stare nella verità, non ricattarlo, perciò è un riferimento al passato, ma è molto complesso. Toglierlo non cambierebbe le cose.

Conclusione: in questo racconto c’è così tanto che straborda dal limite dei caratteri. In alcuni casi questo sfocia in un ottimo risultato, come nell’incipit incalzante, in altri crea confusione: hai creato dei legami familiari attuali ma parecchio intricati e ancora penso al povero figliastro senza nome. In ogni caso una bella storia calata nel reale.

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Davide_Mannucci
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#14 » giovedì 25 novembre 2021, 11:35

[Interno giorno. Davide Mannucci rientra a casa. Fa per accendere la luce, ma l’elettricità non sembra funzionare. Tende e persiane sono tutte chiuse, facendo filtrare quel poco di luce necessaria a notare una figura seduta su una poltrona all’altro capo del corridoio che accarezza un gatto bianco.]

Ciao Davide. Entra pure.

[Un fulmine illumina per un attimo l’ambiente. Era un ghigno quello sul volto dello sconosciuto?]

Su, non aver paura. Non ti mangio mica. Sono qui soltanto per parlare del tuo racconto.

[Davide avanza di un passo, quando inciampa su qualcosa e per poco non cade a terra. Abbassa lo sguardo verso l’oggetto colpito e trova il cadavere di un gufo. Altro fulmine seguito da un tuono e da una risata malefica in sottofondo.]


Tu non sei normale...
Ma questo dal mio punto di vista è solo un valore aggiunto! AHAHAHAH

Grazie mille del commento, anche se non hai capito una mazza! AHAHAHAHA
Scherzi a parte, grazie le osservazioni di cui, come sempre, farò tesoro!
E grazie per la drammatizzazione iniziale. :D
Davide Mannucci

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Re: Voglio morire felice

Messaggio#15 » giovedì 25 novembre 2021, 11:37

Andrea Furlan ha scritto:Ciao Davide,
complimenti anche a te, ottimo racconto! Struttura, dialoghi, azioni e spiegazioni sono tutti ben dosati e servono bene la tua intenzione di raccontare la storia di un uomo in bilico fra due famiglie, la vita e la morte, la felicità e la paura di non vivere pienamente. Tema declinato in maniera non scontata, col cambio di rotta che sta dietro l’angolo e si svela solo alla fine. Devo dire che non ho trovato il finale immediato (e spero di avere capito bene…), soprattutto per la frase: “Madre e figlio si scambiano uno sguardo di intesa. Sorridono, sembrano sereni. Sanno che sono malato ma mi hanno in pugno.” Se ho capito bene la madre è l’amante e il figlio (figliastro di lui) non è il figlio di lei ma della moglie legittima, inoltre “ma mi hanno in pugno” sottintende che ci sia un disegno ai suoi danni, mentre mi sembra che alla fine facciano il tutto di comune accordo per il suo bene. Si tratta comunque di una sbavatura che si può sistemare facilmente e potrebbe chiarire molto il senso del finale.



Ciao Andrea e grazie per il commento! Sono contento che ti sia piaciuto e che tu lo ritenessi da mettere primo ex aequo insieme a 3 mostri!
Obrigado!
Davide Mannucci

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Re: Voglio morire felice

Messaggio#16 » giovedì 25 novembre 2021, 11:47

Un bel racconto che parte già con un titolo che anticipa la direzione della storia.
Complimenti per l’incipit che è la parte che ho preferito, è avvolgente e subito cattura. Ci cali nel personaggio e in una situazione forte, a parte gli occhi verde smeraldo dell’infermiera (ce ne sono davvero tanti in narrativa) tutto funziona bene. Una diagnosi come quella del protagonista può di certo generare un cambio di rotta.


Ciao Debora! Grazie mille, felicissimo di questi apprezzamenti.



Figliastro → povero ragazzo. Il protagonista lo pensa così invece che per nome?


Qua volevo che arrivasse il combattimento interiore del protagonista. Volevo che si vedesse il contrasto tra questo distacco (non chiamarlo per nome) e la carezza affettuosa. Non era una cosa personale verso il povero ragazzo. :D

Grazie ancora e a presto!


PS.
Hai ragione per il cliché degli occhi verde smeraldo ma non trovavo altra tonalità. Verde e basta mi pareva incompleto e verde ramarro o catarro mi pareva esagerato, anche se forse perfettamente in linea con il genere e i gusti della Guest di questa Edition! AHAHAHAHAH
Davide Mannucci

Gianfranca Gastaldi
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#17 » giovedì 25 novembre 2021, 23:42

Ciao Davide,
ho letto con curiosità il tuo racconto, che parte da un pretesto narrativo cruciale: la diagnosi infausta che improvvisamente stravolge la vita del protagonista.
La storia di dipana attraverso il susseguirsi di dialoghi ben ideati, anche se c'è qualcosa che non mi convince appieno. O meglio, che mi spinge a condividere con te una riflessione e rivolgerti una domanda.
Data la natura della notizia che offre l'avvio al racconto, mi sarei aspettata una profondità maggiore nei sentimenti del protagonista, con più evidenti connotazioni drammatiche. Invece a tratti sembra quasi di percepire un certo distanziamento emotivo dalla tragedia che sta per compiersi, e i dialoghi talora possono risultare non del tutto realistici (nel senso di pertinenti al portato emotivo che questa situazione susciterebbe in ognuno/a di noi).
Ecco la domanda: dato che il distanziamento emotivo può essere effettivamente una forma di difesa inconscia da contenuti eccessivamente angosciosi, questa tua è stata una scelta narrativa intenzionale?
Gianfranca Gastaldi

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Davide_Mannucci
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Re: Voglio morire felice

Messaggio#18 » sabato 27 novembre 2021, 22:36

Gianfranca Gastaldi ha scritto:Ciao Davide,
ho letto con curiosità il tuo racconto, che parte da un pretesto narrativo cruciale: la diagnosi infausta che improvvisamente stravolge la vita del protagonista.
La storia di dipana attraverso il susseguirsi di dialoghi ben ideati, anche se c'è qualcosa che non mi convince appieno. O meglio, che mi spinge a condividere con te una riflessione e rivolgerti una domanda.
Data la natura della notizia che offre l'avvio al racconto, mi sarei aspettata una profondità maggiore nei sentimenti del protagonista, con più evidenti connotazioni drammatiche. Invece a tratti sembra quasi di percepire un certo distanziamento emotivo dalla tragedia che sta per compiersi, e i dialoghi talora possono risultare non del tutto realistici (nel senso di pertinenti al portato emotivo che questa situazione susciterebbe in ognuno/a di noi).
Ecco la domanda: dato che il distanziamento emotivo può essere effettivamente una forma di difesa inconscia da contenuti eccessivamente angosciosi, questa tua è stata una scelta narrativa intenzionale?


Ciao Gianfranca e grazie del commento.
Io parto dalla convinzione che, quando si tratta di emozioni e modo di viverle, non ci siano standard di comportamento. Ognuno le gestisce e le manifesta in mille modi diversi. C'è chi esplode, chi implode, chi urla o chi si rifugia nel silenzio. Il mio protagonista reagisce con un apparente distacco e si butta a capofitto nel bivio che ha evitato d sempre. Scopre la finzione della sua vita con la moglie (che, attenzione, non è necessariamente vittima nella vicenda) e decide di giocarsi le ultime carte rimaste dedicandosi alla donna che lo ha reso padre. E sì, naturalmente quella reazione era volutamente descritta da me.
Grazie ancora
Davide Mannucci

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Re: Voglio morire felice

Messaggio#19 » mercoledì 1 dicembre 2021, 18:29

Condivido parecchio il commento di Debora: grandissimo incipit e qualche carenza nello sviluppo del rapporto con il figlio adottivo e la moglie, anche se non è roba grave, ma che si nota proprio perché offuscata dalla bellezza della prima parte. Nello specifico, hai lavorato bene costruendo tutto il back con pennellate sparse, ma, mia percezione, ne mancano giusto alcune proprio sulla sua famiglia principale e questo è il motivo per qui mi fermo al pollice quasi su.

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