Livorno porto

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 15 novembre 2021 con un tema del Campione dell'Arena della SETTIMA ERA: Wladimiro Borchi!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 5000 caratteri entro l'una.
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Andrea Furlan
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Livorno porto

Messaggio#1 » martedì 16 novembre 2021, 0:55

I gabbiani mi svegliano gracchiando.
Il loro canto è il mare: li sentivo ogni mattina quando ero ragazzo, poi mi accompagnavano tutto il giorno, a scuola, mentre giocavo in strada con gli amici. Dopo, lavorando sulle navi, li ho ritrovati in ogni porto.
Sposto la coperta e guardo fuori dal finestrino: il tempo è abbastanza dolce per tenerlo aperto anche alla notte. Mi godo l’odore inconfondibile di salsedine e diesel. Stanotte ho parcheggiato sul molo, fra il cantiere navale e lo Scoglio della Regina: l’alba tinge l’orizzonte di arancione, Livorno dietro di me dorme ancora. Mi sento bene, leggero. Decido di fare colazione con l’ultima scatoletta di tonno rimasta.
Esco dalla macchina, mi lavo veloce nel bagno pubblico che puzza di piscia e mi siedo su uno scoglio. In automatico, guardo l’orizzonte in cerca di qualche porta container: una nave vuol dire lavoro, partire di nuovo, lasciare la città che mi è sempre andata stretta. Ma da giorni non se ne vede neanche una: dicono che il porto sia in crisi, o forse è il maledetto virus. Devo continuare a provare, l’unico modo è riprendere il mare. Ormai ho perso tutto, la casa di cui non potevo più pagare l’affitto e anche quella stronza di Giulia. Mi ha lasciato da un giorno all’altro, dicendo che sono un fallito.
L’ottimismo di poco fa si scioglie fra le onde: getto la lattina vuota in mare, un gesto nervoso.

Fa caldo mentre sono fermo in fila. La mascherina non riesce a coprire l’odore degli altri: mi fa schifo perché sono sicuro di puzzare come loro.
Ho sempre detestato le file, ma mi sforzo di rimanere fermo, calmo, per poter mangiare. Se non ci fosse la Caritas non so che fine avrei fatto, dopo quasi un anno di disoccupazione.
«Amico. Ehi amico! Un aiuto per favore.»
Una voce dietro di me: non mi giro, mi sono bastati il tono straniero, basso e queste poche parole: solo loro possono chiamarti amico. Un moccioso comincia a piangere, poi un secondo. Merda.
«Per favore amico. Puoi stare con miei figli un attimo? Mia moglie là, arrivo subito.»
Non posso fare finta di niente, mi giro. Un nero più o meno della mia età, barba lunga, vestiti sporchi di terza mano. Ha un maschio e una femmina che piangono. Non so un cazzo di bambini, faccio anche fatica a dargli un’età.
«Loro bravi, non preoccupare. Tieni posto e piccoli, arrivo subito.»
Si allontana: attraversa la strada di corsa rischiando di farsi investire. Dall’altra parte c’è una ragazza velata con un neonato legato alla schiena. Qualcosa non va, zoppica. Lui la prende sotto braccio, l’aiuta ad attraversare piano, con gentilezza. Per fortuna, appena la madre arriva, i due le si attaccano alla gonna, smettono di piangere. Allora la guardo in faccia.
Alina. Le assomiglia.

Nei tre mesi passati dall’ultima sosta in Senegal il suo ricordo non mi aveva mai abbandonato. Appena terminate le manovre d’ormeggio l’avevo chiamata subito, poi l’avevo fatta salire sulla nave di nascosto, il porto non era adatto per stare in pace con una ragazza.
Ci eravamo appartati fra due container: la luce della luna che si rifletteva sul mare, sui capelli neri di Alina. Il suo profumo di muschio e miele mi eccitava mentre facevamo l’amore.
All’improvviso ha rovinato tutto: mi ha detto che era incinta, di portarla via con lei in Italia.
L’ho insultata, dicendole che non potevo, che era una bugiarda, che non era vero.
Ha pianto, mi ha chiamato bastardo, poi mi ha supplicato, dicendo che mi amava.
Alina mi ha lasciato un vuoto nel ventre. L’ho chiuso col tempo, a fatica.

Sono sul molo, nello stesso punto di stamattina. La lattina di tonno è ancora lì: intrappolata fra gli scogli, portata su e giù dalle onde, rimbalza sulle rocce.
In mensa il padre della famiglia africana ha insistito per sedersi al mio tavolo: nonostante tutto li ho trovati simpatici, abbiamo parlato a lungo. Mi hanno raccontato il loro viaggio nel deserto, la traversata fino a Lampedusa durante una tempesta. Nessuno di loro sapeva nuotare.
Dovevano andare in Germania: il fratello di lui lavora a Düsseldorf, li aspettava da mesi. Gli ho fatto fare una telefonata: piangevano felici, mentre parlavano in quella lingua aspra.
Mentre partivano, ho salutato i due bambini più grandi che guardavano dal lunotto posteriore della mia macchina: era l’ultima cosa di valore rimasta, la mia casa negli ultimi mesi, ma all’improvviso ho deciso di dargliela. Non mi hanno neanche detto i loro nomi.
Il loro piccolo doveva avere l’età del bambino concepito con Alina. Il figlio che non ho mai visto.
Ripenso all’agenzia interinale dove giorni prima ho visto un annuncio per braccianti agricoli, un’azienda vinicola di Bolgheri. Non ho mai lasciato il mare, ma ormai è tempo di cambiare.
Mi alzo per andarmene, noto di nuovo la lattina: in quel momento un’onda più alta delle altre la raccoglie, le fa superare la barriera degli scogli.
Parte in viaggio nel grande mare.



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antico
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Re: Livorno porto

Messaggio#2 » martedì 16 novembre 2021, 0:57

Ecco il vincitore dell'ultima Edizione, ciao Andrea! Parametri rispettati, buona WLADIMIRO BORCHI EDITION!

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Giovanni Attanasio
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Re: Livorno porto

Messaggio#3 » martedì 16 novembre 2021, 11:12

La storia è interessante e scorre, sa molto di racconto di vita vissuta; in questo genere di storie la cazzata del “mostrato” secondo me non si applica. È un testo/ricordo. Tanti appigli col nostro presente drammatico, un tentativo che a molti piacerà ma non a me.
Il personaggio di lui mi piace, secondo me è tratteggiato benino. Ho visto, nel lasciar andare i nuovi amici, un senso di redenzione dal suo “peccato” passato, e mi è piaciuto.
Ah, poracci quelli a lavorare a Düsseldorf, la vita costa un casino. Dì loro che se vogliono possono passare da casa mia, un po’ più a nord.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

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MatteoMantoani
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Re: Livorno porto

Messaggio#4 » martedì 16 novembre 2021, 12:31

Prime Impressioni: Ciao Andrea! Però, che bel racconto! Stai diventando imbattibile :)

Aderenza al Tema: Mi sono dovuto sforzare un po' per trovarlo, ma penso che la redenzione finale sia da intendersi come un cambio di rotta nella vita del nostro protagonista.

Punti di Miglioramento: Arriveranno le bacchettate per l'uso del raccontato piuttosto che del mostrato.. ma non da me. La tua prima persona mi ricorda quella dei romanzi di Remarque: c'è un po' di ricordo mescolato a malinconia e senso di perdita. E funziona. Punto. Bellissimi i gabbiani nell'incipit e anche l'alba su Livorno. Mi pareva di essere lì.

Punti di Forza: Il racconto espande un conflitto che il protagonista si porta dietro da un po' di tempo, e ne propone una risoluzione che è ben calata in uno scenario attuale. Ottima anche l'allegoria della lattina che, a catarsi avvenuta, si libera dagli scogli per imbarcarsi in nuove avventure.

Conclusioni: Ricetta per una bella storia: prendere un pizzico di malinconia, una bella dose di amore perduto e senso di colpa, aggiungere un periodo di crisi e una catarsi nel finale. Shakerare bene e farcire con riferimenti forti a situazioni di attualità. Facile da fare? Per niente. Per me un'ottima prova, sia come stile di scrittura che per i temi trattati e la sapienza per come li hai cotti bene insieme in modo che il racconto ne uscisse equilibrato nei suoi sapori. Citando l'Antico: pollice su senza se e senza ma (o meglio, per restare in tema cucina: pollice su cotto a puntino)

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Emiliano Maramonte
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Re: Livorno porto

Messaggio#5 » martedì 16 novembre 2021, 16:48

Ciao Andrea! Bentrovato e complimenti ancora per la vittoria alla scorsa Edition!
Il tuo racconto per me è un "ni", ma non senza meriti.
Hai scritto un buon pezzo intimista (barra) spaccato di vita vissuta, e fin qui niente di male, ma, mi pare, non è niente più che questo. Ho avvertito poca tensione narrativa che ha tenuta bassa la mia partecipazione al testo. Ci sono picchi di buona emotività ma non bastano. Interessanti i sottotesti (neanche tanto) nascosti collegati alla strettissima attualità: l'emigrazione, la crisi economica, l'impatto del Covid sulla quotidianità, il male esistenziale della modernità etc etc... E tutto ciò non è poco in un testo così breve. Molto bravo. Mi è piaciuta anche la prosa "ondeggiante" che mi ha ricordato i movimenti del mare. Per il resto non ho altro da aggiungere. Il racconto non mi ha fatto impazzire anche se ho apprezzato il tentativo di dare una significativa profondità alla storia. Tema centratissimo.
Un paio di annotazioni tecniche:
- "Il loro canto è il mare: li sentivo ogni mattina quando ero ragazzo, poi mi accompagnavano tutto il giorno, a scuola, mentre giocavo in strada con gli amici. Dopo, lavorando sulle navi, li ho ritrovati in ogni porto." Questi ricordi sono inutili. Prova a rileggere tutto l'incipit e ti accorgerai che scorre benissimo anche senza. Piccolo inciso: l'incipit è poetico ma un pochino noioso. Io sarei partito direttamente in media res dal secondo paragrafo.
- "L’ho insultata, dicendole che non potevo, che era una bugiarda, che non era vero." Troppi riferimenti impliciti. Non che dovevi riportare il discorso diretto, ma lasci in sospeso in un grande sottinteso un passaggio forte che andava esplicitato meglio.

In bocca al lupo!
Emiliano.

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Pietro D'Addabbo
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Re: Livorno porto

Messaggio#6 » sabato 20 novembre 2021, 0:42

Ciao Andrea, piacere di leggerti.

Affronti anche questo mese un tema forte, rendendo protagonista del tuo racconto nuovamente uno degli 'ultimi'. Ascoltiamo un disoccupato che sta lentamente perdendo tutto e rischia di perdere se stesso. L'immagine della lattina lanciata in mare lascia pensare che presto anche lui si lancerà da quegli scogli. Invece un incontro innesca un ricordo e di là nasce la reazione che lo porterà a mollare perfino le ultime ancore alla sua vita precedente (l'auto e il mare) per ricominciare altrove.
Il narrato intimista funziona poiché risulta quasi onirico, come se il protagonista/narratore stesse sorvolando sulla sua stessa vita vedendosi dall'esterno. L'immersività invece avrebbe dato la sensazione di una maggiore autoconsapevolezza e avrebbe impoverito la forza della 'casualità' di questa svolta che pare voluta dal destino.
E' vero che i protagonisti che si lasciano vivere non sono il genere di 'eroi' nei quali riesca facilmente a identificarmi, ma quel che a questo racconto manca in empatia lo ottieni con la poesia.
Un'ottima prova, a conti fatti.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

Dario17
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Re: Livorno porto

Messaggio#7 » sabato 20 novembre 2021, 17:20

Beh, se alcuni degli altri pezzi nel tuo gruppo "ricordano" un diario, a questo manca solo le date!
Non sono uno zelota del mostrato, lo ripeto a ogni contest.
Qui la cronaca dei fatti sciorinata dal protagonista che praticamente racconta quello che sta facendo al momento funziona pure, eh. L'ambientazione e i gesti hanno una loro coerenza e fluidità e sono ben amalgamati benchè sia una anarrazione vecchio stampo.
Un po' stereotipate le percezioni come le puzze di piscio e di persone che non si lavano.
Forte la tematica sociale. Tranne il racconto di Debora in cui c'è il rapporto padre figlio, il tuo è un pezzo che punta sull'immigrazione e costruisce il solito dualismo ( che funziona sempre, inutile negarlo ) sul "siamo diversi di colore ma io tramite te ripenso a quello che sta succedendo a me".
Inizio di una risoluzione per il pov e giù il sipario con il tema rispettato su due livelli: personale e nautico.
Più che convincente, direi.

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Shanghai Kid
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Re: Livorno porto

Messaggio#8 » lunedì 22 novembre 2021, 18:54

Caro Andrea, piacere di averti letto!
Il tuo racconto mi è piaciuto. Seppur privo di un climax narrativo di quelli che ci sanno tenere incollati alla lettura, la mancanza di ritmo (che è forse l'unica cosa su cui ti invito un po' a lavorare ANCHE in racconti come questo) è compensata dalla delicatezza malinconica e quasi poetica di quanto racconti. Hai scelto una storia semplice con il rischio di scrivere una cosa banale: ma non l'hai fatto. Senza inventarti colpi di scena o tirature di trama, hai scritto un pezzo, dal mio punto di vista, lodevole.
Il parallelismo che si crea nella testa del lettore tra il protagonista e quella lattina abbandonata al mare è davvero forte e aiuta a comprendere come anche chi sembri costretto ad abbandonarsi a un destino già scritto possa essere invece artefice reale della propria vita, cambiando rotta, appunto, se necessario.
Penso che qui ti sia scappato un errorino, ma nulla di che: "All’improvviso ha rovinato tutto: mi ha detto che era incinta, di portarla via con lei in Italia." (portarla via con me, non con lei).
Sono d’accordo con Dario sull’uso di alcuni stereotipi di cui avresti potuto fare tranquillamente a meno. Capisco che si parla di odore di piscio, quello è ed è difficilmente sostituibile, ma in un racconto con questa quota di delicatezza si perde una parte di poesia se ci si trova a leggere quello che si legge sempre. Insomma, perdonami se mi sono espressa in un modo un po’ contorto, ma spero tu abbia capito. Hai un tocco raro nelle immagini, sfruttalo anche per queste inezie, non cedere a pigrizie simili.
Non so se tu abbia mai letto Stoner di Williams, ma nel caso te lo consiglio.
Si tratta di una storia semplice, scritta da una penna delicata e umile, ma quello che salta fuori è, a mio avviso, un capolavoro.
A rileggerti!

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Stefano.Moretto
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Re: Livorno porto

Messaggio#9 » mercoledì 24 novembre 2021, 0:25

Ciao Andrea,
il tuo racconto per me è un po' statico, ho avuto difficoltà a entrare in sintonia con il personaggio narratore. Lui ripensa ai fatti salienti della sua vita, ma sembra tutto un po' sconclusionato fino alle righe finali.
Per esempio ci dice che Giulia l'ha lasciato, però non c'è un seguito: nel resto del racconto lei non viene più menzionata, lui non è più depresso per l'abbandono e anzi, ci racconta pure di come avesse un tresca con un'altra donna (dato che Giulia l'ha abbandonato da poco, immagino fossero insieme mentre aveva quest'altra storia, quindi era un'amante?). Da un lato, se c'era effettivamente una storia interessante riguardo la sua vita, avrei preferito leggere quella piuttosto che farmela riassumere in un paio di pensieri, dall'altro sono un po' confuso per come si comporta. Prima abbandona la donna, poi si pente e regala la sua auto, che era anche la sua unica casa, a una donna che gliela ricorda, immagino per fare ammenda tardiva? Dico "immagino" perché il personaggio non trapela emozioni neanche mentre racconta la storia degli immigrati che sta aiutando.
Mentre partivano, ho salutato i due bambini più grandi che guardavano dal lunotto posteriore della mia macchina: era l’ultima cosa di valore rimasta, la mia casa negli ultimi mesi, ma all’improvviso ho deciso di dargliela. Non mi hanno neanche detto i loro nomi.

L'ultima frase credo la intendessi come "non avevo neanche bisogno di sapere come si chiamavano, li ho aiutati e basta", ma messa così può sembrare pure un "potevano almeno presentarsi visto che gli ho fatto un regalo enorme", senza avere dei veri e propri pensieri che mi facciano capire il suo stato emotivo non riesco a capire le emozioni che prova il personaggio riguardo gli eventi che sta vivendo. Giusto per estremizzare: se nelle righe dopo fosse andato sulla scogliera e si fosse suicidato non mi sarebbe sembrato un finale forzato, da quanto poco ho sentito le sue emozioni. Anzi, a quel punto avrebbe avuto senso regalargli la macchina.
Credo che tu abbia puntato molto sulle emozioni che la storia può suscitare nel lettore: se il lettore prova empatia per gli immigrati che hanno dovuto fare quella traversata, allora sentirà che anche il personaggio narratore prova quell'empatia, in pratica il processo inverso rispetto a quello che accade di solito, con il lettore che riversa sul personaggio le emozioni che lui sta provando. Suppongo che l'idea in progettazione fosse questa, però io mi sono sentito parecchio estraniato.
Invece ho apprezzato molto l'analogia con la scatoletta. La scena che mi è piaciuta di più è quella in cui l'onda del mare la libera e la fa vagare libera, analogamente a quanto accade alla vita del personaggio che si libera, però, allontanandosi dal mare. L'ho trovata una bella metafora e mi ha pure un po' commosso.
Spero che questo commento possa esserti utile e ti auguro buona edizione!

FilippoR
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Re: Livorno porto

Messaggio#10 » mercoledì 24 novembre 2021, 15:40

Ciao Andrea,
un racconto malinconico con tanti risvolti fin troppo attuali.
Ho sentito la mancanza di qualcosa, di un conflitto (per quanto ci potrebbe essere nel suo senso di colpa), un qualche colpo di scena. In alcuni casi è stato accennato ma poi non si è concretizzato.
Un altro possibile difetto l'ho visto nella donazione dell'auto è stata un po' troppo "poco sentita", sia da una parte sia dall'altra mentre credo sia un evento molto più carico di quanto descritto. Almeno per chi la riceve, se proprio il protagonista riesce a separsi facilmente della sua ultima casa.
Come cosa positiva mi è piaciuta particolarmente la scena finale della lattina.
Buon proseguimento e alla prossima!

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Andrea Furlan
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Re: Livorno porto

Messaggio#11 » giovedì 25 novembre 2021, 1:45

Grazie a tutti sia per i commenti positivi che per le critiche. Sono contento che il racconto abbia colpito diversi di voi a livello emozionale, mentre mi rebdo conto ora che in alcuni punti avrei dovuto spingere di più su questi lato soprattutto nella scena dell'auto che sia allontana o nel confronto con Alina.
Sono molto contento che l'allegoria della lattina che prende il mare sia piaciuta un po' a tutti: scrivendo avevo timore che fosse un'immagine banale, ma invece mi sembra centrata.

Cerco di rispondere più direttamente qui sotto ai vostri commenti.
@ Giovanni: grazie per gli apprezzamenti anche se alla fine non ho capito al 100% il tuo giudizio, se ho interpretato bene hai visto in modo positivo solo alcune parti.
@ Matteo: un giudizio positivo senza se e senza ma, grazie mille! Il tema è in effetti legato alla decisione improvvisa e istintiva del protagonista di cambiare una situazione arrivata al capolinea ma che rappresenta il suo essere più intimo di persona legata al mare.
@ Emiliano: capisco che il mio pezzo ti abbia lasciato perplessità ma nel complesso mi sembra ti sia comunque piaciuto. Grazie per I suggerimenti di dettaglio, in futuro cercherò di lavorare meglio sui punti di svolta della storia che forse ho un po' sottovalutato.
@ Pietro: sono contento che tu, come altri, abbia condiviso la scelta di raccontare in maniera forse un po' inusuale e come hai detto "onirica". È una dimensione che mi piace introdurre nelle mie storie, soprattutto quelle meno realistiche, quindi sono felice che tu l'abbia colta.
@ Dario: grazie per il tuo commento articolato che unisce le diverse tracce e riferimenti che ho voluto inserire.
@ Shangai Kid: anche tu come Dario hai notato le diverse anime di questa storia. Grazie dei suggerimenti e delle critiche costruttive per migliorare ancora, ne ho proprio bisogno. Stoner non l'ho letto ma ne ho sentito parlare bene, lo aggiungo alla lista delle letture.
@ Stefano: in diversi hanno sollevato il punto sulle emozioni, ma credo che nel tuo commento tu abbia saputo spiegarlo meglio. Solo dopo aver riletto alla luce dei commenti me ne sono reso conto. Nella mia idea la scena della ex fidanzata Giulia era solo un modo per spiegare in breve che il protagonista è solo e senza casa. La storia veramente importante per lui è stata quella con la ragazza africana di cui si era davvero innamorato, che ha voluto troncare per paura di non poter continuare la sua vita nomade e per fuggire dalle proprie responsabilità.
@ Filippo: il tuo giudizio è in linea con quello di Stefano e di altri. Secondo me non c'era bisogno di colpi di scena, non sarebbe stato nello spirito della storia che volevo raccontare. Riguardo al conflitto non so se si possa chiamare così, ma di sicuro il protagonista vive una situazione critica da cui fatica a staccarsi. L'incontro con la famiglia di immigrati gli dà la forza per farlo.

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antico
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Re: Livorno porto

Messaggio#12 » domenica 28 novembre 2021, 14:22

Un paio di considerazioni: 1) quella lattina... La usi metaforicamente, ma quello che ho pensato tutto il tempo è stato "Vai a raccoglierla! Inquinamento!" (lo so, esagero, ma questo è un segno dei tempi ed effettivamente non è che si presenta così bene, il tuo protagonista, a dire che ama il mare per poi buttarci dentro, lasciandocela, una lattina) e 2) perché il gesto del regalare la macchina? Si tratta di tutto ciò che ha e ok aiutare, ma buttare anche no, anche perché se la fermano, quella famigliola, quale libretto possono mostrare? Poteva, invece, essere un ottimo volano per la svolta perché poteva decidere di accompagnarli fino alla frontiera e poi vedere il da farsi confermando l'idea finale di lasciare il mare. Detto questo, il racconto è ben narrato, ma sono proprio le scelte narrative che non mi trovano d'accordo. Tema più che ok. Direi un pollice tendente verso l'alto in modo solido anche se non brillante a causa (non l'ho scritto prima, lo faccio ora) di una empatia che mi è sembrata mancare nel tuo protagonista.

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