Al lavoro tutto bene

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 15 novembre 2021 con un tema del Campione dell'Arena della SETTIMA ERA: Wladimiro Borchi!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 5000 caratteri entro l'una.
Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Al lavoro tutto bene

Messaggio#1 » martedì 16 novembre 2021, 0:57

Al lavoro tutto bene
Alessandro Canella


LUNEDÌ
Ho fatto i conti.
125 secondi a passaggio, 230 pezzi al giorno. Ci sono però le pause (2 da 5 minuti), le interruzioni dei colleghi, la pulizia della postazione a fine turno, gl’imprevisti. Nelle giornate buone fa 220 pezzi. In quelle cattive 200.
1 bancale contiene 80 pezzi. Ogni giorno ne escono non meno di 9 su 3 linee. Le giornate pessime non possono esistere, nemmeno quando un collega non si presenta con qualche scusa.
Come oggi.

MARTEDÌ
Nello spogliatoio c’è un tizio nuovo, un ragazzino tutto ossa e occhiaie. Spero non lo affianchino a me.
Raggiungo la postazione.
Afferro 1 piastra in alluminio dal rullo trasportatore, strappo via la pellicola protettiva. Le schede elettroniche alla mia destra.
Il ragazzino è più avanti, fine linea. Meglio così, nessuna rottura di palle per ogni cosa che non sa.
Prendo 2 schede, le sistemo sulla piastra in modo che i fori di fissaggio coincidano. Rivetto le estremità per bloccarle. Appendo la rivettatrice nell’alloggio, l’altra mano verso la scatola dei cavi rigidi in rame. Via il cappuccio plastico preinciso, la punta nel connettore d’ingresso della prima scheda. Taglio il cavo su misura con la spelafili manuale. Collego i circuiti.
Sono 4 le interdistanze a seconda del modello. Basterebbe programmare la tagliacavi con le lunghezze corrette anziché fare tutto a mano. Da quanti mesi l’ho proposto al capoturno?

MERCOLEDÌ
Foglio di produzione: oggi moduli ottici.
Frizione dell’avvitatore fissata su 6, velocità 2. 5 secondi a lente, 40 lenti a corpo. È tutta questione di coordinazione: una mano che raccoglie e posiziona le viti, l’altra che aggancia l’intaglio a croce e schiaccia sul grilletto. Con la movimentazione del pezzo finito sul rullo e la presa del successivo fanno 210 secondi, 120 pezzi.
Dal fine linea ronzii sordi e prolungati ogni volta che parte la frizione. Quello nuovo ancora va di velocità 1, ha paura di spaccare la testa delle viti. Fa 1 secondo in più a lente, 25 pezzi in meno a fine giornata. È lento.

GIOVEDÌ
L’orologio sul monitor della postazione dice che mancano 10 minuti all’inizio del turno.
All’altro lato del capannone una squadra esterna sta montando 1 macchinario. Non ci bado. C’è da recuperare i pezzi che quello nuovo non ha fatto ieri.
Frizione 6, velocità 2, batteria di riserva infilata nella tasca della tuta per non dover raggiungere il banco di ricarica a metà turno, che qui di darci gli avvitatori ad aria compressa non se ne parla.
Se salto il caffè recupero 5 minuti. Per fortuna ho fatto una colazione abbondante. Niente latte, però. Se sono fortunato non mi scapperà nemmeno di pisciare. Meglio non bere troppo.
Qualcuno alza la voce. Il novellino è ancora troppo lento.

VENERDÌ
Ancora indietro sulla tabella di marcia e quello nuovo non si è presentato. Sta male, dicono. Non ha la stoffa, dico io. Poco male. È solo questione di rifare i conti, qualche secondo da limare si trova sempre.
All’altro lato del capannone un fischio seguito da una cacofonia di cinghie che stridono e pistoni che sbuffano.
Il Capo fa segno a tutti di avvicinarsi. Ci mostra la Macchina, la accarezza. Dice che finalmente non dovremo più faticare, che ci penserà lei al nostro posto. Siamo liberi, ora. Possiamo andare.
I miei colleghi non rispondono. Si limitano a girarsi e ciondolare verso gli spogliatoi. Io invece rimango ancora un po’ a guardare la Macchina. Il Capo mi raggiunge, la sua mano sulla spalla. Dice qualcosa, ma non riesco a capire bene. Parla di futuro, di nuove rotte da seguire per l’azienda, di opportunità. Anche mie, ci tiene a sottolineare.
Mi accompagna verso l’uscita, una stretta di mano, i cancelli che si chiudono alle mie spalle.
Per la prima volta da molto tempo mi sento stanco.
Trascino i piedi fino alla fermata del bus. L’autista è quello solito. Sembra sorpreso di vedermi, eppure non dice nulla.
Attraverso la città seduto a fianco di una vecchina che non smette di sorridere mentre guarda fuori dal finestrino. Quando il bus si ferma decido di salutarla, non so il perché.
La via è lunga e diritta, alti caseggiati tutti uguali ad accompagnare i marciapiedi. Arrivo al numero 55, settimo piano. Sono 126 gradini. Li ho contati.
Infilo la chiave nella toppa ed entro. La casa è buia, le tapparelle tenute basse per non far entrare il freddo. Le lascio così e mi siedo in cucina.
L’aspetto.
E lei arriva, non so quante ore dopo, anche se in verità dovrei saperlo. I nostri turni sono sfasati di appena 30 minuti.
Erano sfasati.
Accende la luce del corridoio, mi vede al tavolo.
«Giornata pesante?» Si toglie le scarpe e appende la giacca imbottita della tuta da lavoro all’attaccapanni. Granelli di polvere e calce si staccano dal tessuto e scivolano sul pavimento. «Com’è andata al lavoro?»
Al lavoro… «Tutto bene.»
Sorride e si avvicina a piedi scalzi. «Stavo pensando…» Si siede sulle mie ginocchia, le braccia a cingermi il collo, un bacio che schiocca sulla guancia. «E se stasera ci prendessimo una pizza, ci guardiamo un film sul divano e poi facciamo l’amore?»


lupus in fabula

Avatar utente
antico
Messaggi: 7217

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#2 » martedì 16 novembre 2021, 0:59

Ciao Alessandro! Parametri rispettati, buona WLADIMIRO BORCHI EDITION!

Avatar utente
Emiliano Maramonte
Messaggi: 1044
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#3 » giovedì 18 novembre 2021, 0:24

Ciao Alessandro! Felice di leggerti e commentarti.
Ci sono molte sfaccettature in questo tuo bel racconto. Ammetto di aver faticato non poco a seguire tutta la prima parte, con quella certosina e precisa descrizione di un processo produttivo (forse ti occupi proprio di produzione industriale? Sei ingegnere?) però, riga dopo riga, tutto ha acquistato un senso. E il quadro generale mi ha colpito. Il tema è: l'assurdità della modernità. Mentre lo leggevo, la mia mente andava a Charlie Chaplin e al suo capolavoro "Tempi moderni", e in particolar modo alla celeberrima scena della catena di montaggio. Ecco, qui si parla della meccanizzazione dell'uomo che, però, ha necessità di riappropriarsi dei propri spazi, della propria dimensione... insomma della propria umanità. E con particolare acume, alla fine tu dici proprio questo. L'operaio viene gentilmente accompagnato alla porta dal Capo perché non è più indispensabile, a causa della inevitabile automazione, ma torna a casa e incontra sua moglie la quale non gli chiede altro che la normalità, e cioè una pizza, un film e un po' di intimità, tutti momenti che prima erano stati soppressi.
Io ci vedo in questa costruzione una visione universale di tutti noi, per cui il tuo racconto, sotto questo profilo è vincente, oltre che ben scritto.
Ribadisco che pecca di un po' di pendanteria nella prima parte, ma per come si conclude, è perdonabile.
Tema centrato proprio sulla battuta finale.

In bocca al lupo!
Emiliano.

Avatar utente
Giovanni Attanasio
Messaggi: 322
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#4 » giovedì 18 novembre 2021, 15:37

“A Jeff Bezos non piace questo elemento.”
La caratterizzazione del pg in questo racconto è tutto e ovviamente è ottima (fallita quella, il racconto si incendia e tanti saluti). Di recente sto leggendo cose (libri and such) un pochino sconclusionati e mi sono reso conto che troppe regole a volte rompono il cazzo. Cosa voglio dire? Per come la vedo io questo testo è in qualche modo “libero”. Non ho percepito un vero inizio “narratologico”, non ho mai percepito uno stress imposto dalla condizione di “personaggio” e “narrazione” a dover cercare un finale necessario a giustificare l’inizio del testo e via dicendo, in questo circolo vizioso di perfezione. Tant’è, giuro, che io avrei davvero preferito se la “nuova macchina”(qui sinonimo, per me, delll’elemento di svolta necessario per dare una carica narrativa riconoscibile a un testo) non fosse mai arrivata, se il tizio fosse rimasto lì a lavorare per sempre (rinnegando quella necessità di dover “raccontare” di un conflitto o di un personaggio che si evolve, qui stracciata— o quasi— in favore di un testo che rifiuta la perfezione “scolastica”.)
Ovviamente non mancano gli indizi e la semina per il “nuovo macchinario”, ma io, come detto prima, speravo nel nonfinale, nella presa di posizione totale di te autore nei rispetti del “inizio-centro-fine”.
Forse mi sto immaginando tutto, forse tendo a overanalizzare. Chissene. Sono padrone del mio giudizio. Ah, per chiarezza: mi è piaciuto, sì.
"Scrivo quello che voglio e come voglio. Fatevelo piacere."

Avatar utente
MatteoMantoani
Messaggi: 1022

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#5 » giovedì 18 novembre 2021, 18:13

Prime Impressioni: Muhahahaha.. adesso tocca a me.

Aderenza al Tema: Ottimo e centrato. Bella la declinazione con il parallelismo tra progresso e vita quotidiana

Punti di Miglioramento: I pregi e i difetti di un racconto vanno sempre pesati con la misura in testa di quello che l'autore voleva fare. Mi sa che tutto quello che volevi che il racconto facesse, lo fa. Quindi, poco da dire. Per mio gusto personale ho incontrato due cosucce che ti segnalo. La prima, è tutta quella pedante, pedissequa minimizzazione delle descrizioni tecniche nella prima parte. Mi sono perso (e ho smesso di interessarmi) dopo il primo paragrafo. Se non fossi stato "costretto" a leggere fino in fondo, probabilmente avrei lasciato a metà (e mi sarei perso una bella "deviazione" rispetto alla parte precedente). Seconda cosa: non mi sembra verosimile che di punto in bianco arrivi il capofabbrica a licenziare in tronco tutti gli operai, portando come motivazione una fantomatica macchina-automatica (che, tra parentesi, si trascina in capannone lui stesso). Penso che queste cose siano mediate da un esercito di risorse umane, sindacati incazzosi, facce da culo e scuse. Insomma, quando ho letto questa cosa ho detto "ah ok, sto proprio leggendo un racconto che fa una riedizione di Chaplin."

Punti di Forza: Le ultime otto righe sono la cosa che mi ha convinto di più. La devo leggere come un'allegoria, si capisce: la liberazione dai turni opprimenti, da regole di vita costruite sulla base del raggiungimento della massima produttività lavorativa, a scapito dei rapporti personali e famigliari. Hai scelto il classico operaio, ma andava benissimo un impiegato qualsiasi della Megaditta di turno. Un altro punto di forza, a parer mio, è che il racconto è costruito molto bene, il pdv è ben modellato per esprimere il messaggio che vuoi dare, e quindi ci sta.

Conclusioni: Ho apprezzato questo racconto per la tua capacità di costruire una trama con poco, puntando tutto su un messaggio molto attuale e sulla caratterizzazione del tuo personaggio. Alcune cose, come il dettaglio sul "licenziamento" coatto, mi hanno un pochino rotto l'illusione, e questo è un peccato. Comunque, una buonissima prova.

Avatar utente
Davide_Mannucci
Messaggi: 434

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#6 » venerdì 19 novembre 2021, 12:29

Ciao Alessandro! Questa volta ho finito presto le mie valutazioni e parto con i giri liberi, commentando qua e là. Che dire? Il buon Maramonte ha già detto cose che ho pensato subito anche io in prima lettura. Aggiungo che è davvero un racconto ben scritto. E il bello è che leggendolo non ci si aspetta niente, nessun plot twist o cavoli simili. Il racconto deve andare esattamente dove tu lo stai portando. Ottima la chiusa con quel normalissimo momento di intimità. Bello che lui non conti le ore che riguardano lei (eppure conta tutto, scalini compresi). Bravo! Ottimo lavoro davvero.
Davide Mannucci

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#7 » venerdì 19 novembre 2021, 16:50

Emiliano Maramonte ha scritto:Ciao Alessandro! Felice di leggerti e commentarti.
Ci sono molte sfaccettature in questo tuo bel racconto. Ammetto di aver faticato non poco a seguire tutta la prima parte, con quella certosina e precisa descrizione di un processo produttivo (forse ti occupi proprio di produzione industriale? Sei ingegnere?) però, riga dopo riga, tutto ha acquistato un senso. E il quadro generale mi ha colpito. Il tema è: l'assurdità della modernità. Mentre lo leggevo, la mia mente andava a Charlie Chaplin e al suo capolavoro "Tempi moderni", e in particolar modo alla celeberrima scena della catena di montaggio. Ecco, qui si parla della meccanizzazione dell'uomo che, però, ha necessità di riappropriarsi dei propri spazi, della propria dimensione... insomma della propria umanità. E con particolare acume, alla fine tu dici proprio questo. L'operaio viene gentilmente accompagnato alla porta dal Capo perché non è più indispensabile, a causa della inevitabile automazione, ma torna a casa e incontra sua moglie la quale non gli chiede altro che la normalità, e cioè una pizza, un film e un po' di intimità, tutti momenti che prima erano stati soppressi.
Io ci vedo in questa costruzione una visione universale di tutti noi, per cui il tuo racconto, sotto questo profilo è vincente, oltre che ben scritto.
Ribadisco che pecca di un po' di pendanteria nella prima parte, ma per come si conclude, è perdonabile.
Tema centrato proprio sulla battuta finale.

In bocca al lupo!
Emiliano.


Ciao Emiliano.
Le descrizioni della prima metà di racconto sono in effetti "rivisitazioni" di un processo produttivo che ho studiato per il mio ex datore di lavoro, essendo stato ai tempi a capo del suo ufficio tecnico. Se da una parte l'aver sfruttato un ambito che conosco bene mi ha aiutato a trasporre su carta (pardon, schermo) un gran numero di dettagli concreti (i numeri sciorinati dal protagonista non sono inventati, giusto per dire) dall'altro mi rendo conto che, vuoi anche lo stile adottato, rendono la comprensione non proprio immediata. Va tuttavia detto che questa sorta di alienazione del lettore era un effetto voluto. Il che, inutile dirlo, non significa assolutamente che certi passaggi non siano migliorabili (tutt'altro!). Aggiungo che, mentre pensavo a come strutturare il racconto (il tutto mentre finivo il mio turno per il nuovo datore di lavoro :D), l'avevo immaginato ancora più "destrutturato", quasi inumano, per poi passare a una dimensione stilistica più tradizionale man mano che il protagonista raggiungeva casa. Come scritto su FB, però, sono arrivato all'ultima frase ad appena 10 minuti dall'una e non avevo proprio il tempo per una rilettura e riscrittura generale, a meno di rischiare di non passare di nuovo il turno a causa del malus. Che va bene una volta, ma due mi avrebbe fatto rodere alquanto! :D
Alla prossima.
lupus in fabula

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#8 » venerdì 19 novembre 2021, 16:59

Giovanni Attanasio ha scritto:“A Jeff Bezos non piace questo elemento.”
La caratterizzazione del pg in questo racconto è tutto e ovviamente è ottima (fallita quella, il racconto si incendia e tanti saluti). Di recente sto leggendo cose (libri and such) un pochino sconclusionati e mi sono reso conto che troppe regole a volte rompono il cazzo. Cosa voglio dire? Per come la vedo io questo testo è in qualche modo “libero”. Non ho percepito un vero inizio “narratologico”, non ho mai percepito uno stress imposto dalla condizione di “personaggio” e “narrazione” a dover cercare un finale necessario a giustificare l’inizio del testo e via dicendo, in questo circolo vizioso di perfezione. Tant’è, giuro, che io avrei davvero preferito se la “nuova macchina”(qui sinonimo, per me, delll’elemento di svolta necessario per dare una carica narrativa riconoscibile a un testo) non fosse mai arrivata, se il tizio fosse rimasto lì a lavorare per sempre (rinnegando quella necessità di dover “raccontare” di un conflitto o di un personaggio che si evolve, qui stracciata— o quasi— in favore di un testo che rifiuta la perfezione “scolastica”.)
Ovviamente non mancano gli indizi e la semina per il “nuovo macchinario”, ma io, come detto prima, speravo nel nonfinale, nella presa di posizione totale di te autore nei rispetti del “inizio-centro-fine”.
Forse mi sto immaginando tutto, forse tendo a overanalizzare. Chissene. Sono padrone del mio giudizio. Ah, per chiarezza: mi è piaciuto, sì.


Ciao Giovanni.
Parto da una nota di colore. Ironia della sorte, il mio nuovo datore da due mesi a questa parte è proprio il signor Bezos. :D La dimensione industriale alienante da me descritta fa però riferimento ai miei anni lavorativi passati. Non lo dico per paura che Jeff mi stia controllando a mia insaputa (qualora però così fosse, ciao Jeff!), ma ho trovato molta più umanità a livello di trattamento del personale nella malefica multinazionale per cui lavoro oggi che in tante piccole medie azienda italiane.
Off topic a parte, mi piace molto il "limbo" da te descritto e tra i vari finali a cui avevo pensato, uno prevedeva il protagonista finire a fare da "badante" al macchinaro. Il rischio sarebbe però forse stato una minor attinenza al tema, da cui la mia scelta di ribaltare la situazione attraverso il non colpo di scena finale e il cambio di registro. Ribadisco però che la tua analisi e i tuoi spunti mi solleticano alquanto.
Alla prossima.
lupus in fabula

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#9 » venerdì 19 novembre 2021, 17:05

MatteoMantoani ha scritto:Prime Impressioni: Muhahahaha.. adesso tocca a me.

Aderenza al Tema: Ottimo e centrato. Bella la declinazione con il parallelismo tra progresso e vita quotidiana

Punti di Miglioramento: I pregi e i difetti di un racconto vanno sempre pesati con la misura in testa di quello che l'autore voleva fare. Mi sa che tutto quello che volevi che il racconto facesse, lo fa. Quindi, poco da dire. Per mio gusto personale ho incontrato due cosucce che ti segnalo. La prima, è tutta quella pedante, pedissequa minimizzazione delle descrizioni tecniche nella prima parte. Mi sono perso (e ho smesso di interessarmi) dopo il primo paragrafo. Se non fossi stato "costretto" a leggere fino in fondo, probabilmente avrei lasciato a metà (e mi sarei perso una bella "deviazione" rispetto alla parte precedente). Seconda cosa: non mi sembra verosimile che di punto in bianco arrivi il capofabbrica a licenziare in tronco tutti gli operai, portando come motivazione una fantomatica macchina-automatica (che, tra parentesi, si trascina in capannone lui stesso). Penso che queste cose siano mediate da un esercito di risorse umane, sindacati incazzosi, facce da culo e scuse. Insomma, quando ho letto questa cosa ho detto "ah ok, sto proprio leggendo un racconto che fa una riedizione di Chaplin."

Punti di Forza: Le ultime otto righe sono la cosa che mi ha convinto di più. La devo leggere come un'allegoria, si capisce: la liberazione dai turni opprimenti, da regole di vita costruite sulla base del raggiungimento della massima produttività lavorativa, a scapito dei rapporti personali e famigliari. Hai scelto il classico operaio, ma andava benissimo un impiegato qualsiasi della Megaditta di turno. Un altro punto di forza, a parer mio, è che il racconto è costruito molto bene, il pdv è ben modellato per esprimere il messaggio che vuoi dare, e quindi ci sta.

Conclusioni: Ho apprezzato questo racconto per la tua capacità di costruire una trama con poco, puntando tutto su un messaggio molto attuale e sulla caratterizzazione del tuo personaggio. Alcune cose, come il dettaglio sul "licenziamento" coatto, mi hanno un pochino rotto l'illusione, e questo è un peccato. Comunque, una buonissima prova.


Ciao Matteo.
Alla fine le nostre strade s'incrociano sempre! :D
Capisco le tue perplessita riguardo certi passaggi, ma a mio avviso stai guardando il racconto con una razionalita che non gli appartiene. Il testo da me pensato è volutamente grottesco, esagerato e forzato. La stessa cadenza delle scene, per quanto descrivano all'apparenza una singola settimana di lavoro, si dipanano in verità su un arco temporale ben più lungo (non si costruisce una macchina industriale in 48 ore. Visto però il protagonista conta tutto, trasformato com'è in un uomo-macchina, ho pensato che suddividere i paragrafi identificandoli con i giorni tipici della settimana lavorativa fosse un buon modo per sottolineare ulteriormente il tema secondario del racconto (non quello ideato dal buon Wladimiro). Ti ringrazio comunque per l'apprezzamento generale.
Alla prossima.
lupus in fabula

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#10 » venerdì 19 novembre 2021, 17:09

Davide_Mannucci ha scritto:Ciao Alessandro! Questa volta ho finito presto le mie valutazioni e parto con i giri liberi, commentando qua e là. Che dire? Il buon Maramonte ha già detto cose che ho pensato subito anche io in prima lettura. Aggiungo che è davvero un racconto ben scritto. E il bello è che leggendolo non ci si aspetta niente, nessun plot twist o cavoli simili. Il racconto deve andare esattamente dove tu lo stai portando. Ottima la chiusa con quel normalissimo momento di intimità. Bello che lui non conti le ore che riguardano lei (eppure conta tutto, scalini compresi). Bravo! Ottimo lavoro davvero.


Ah, diavolaccio di un Mannucci dalla doppia N! Pur di ingraziarti il mio voto hai pure la faccia tosta di passare di qui prima ancora che io abbia iniziato a commentare i brani del tuo gruppo. Sappi però che io sono incorruttibile! (sotto i 100€)
Vabbè, chiudo un occhio soltanto perché sei il primo (o quantomeno il primo a sottolinearlo nel suo commento) ad aver colto il dettaglio delle ore non contate dal protagonista quando si ritrova a dover aspettare la sua compagna a casa. Considerando quanto spesso i miei racconti risultino alquanto criptici (a buona ragione), avevo paura che quel piccolo dettaglio finisse inosservato. Bravo, diavolaccio!
lupus in fabula

Avatar utente
Davide_Mannucci
Messaggi: 434

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#11 » venerdì 19 novembre 2021, 17:17

Alessandro -JohnDoe- Canella ha scritto:
Davide_Mannucci ha scritto:Ciao Alessandro! Questa volta ho finito presto le mie valutazioni e parto con i giri liberi, commentando qua e là. Che dire? Il buon Maramonte ha già detto cose che ho pensato subito anche io in prima lettura. Aggiungo che è davvero un racconto ben scritto. E il bello è che leggendolo non ci si aspetta niente, nessun plot twist o cavoli simili. Il racconto deve andare esattamente dove tu lo stai portando. Ottima la chiusa con quel normalissimo momento di intimità. Bello che lui non conti le ore che riguardano lei (eppure conta tutto, scalini compresi). Bravo! Ottimo lavoro davvero.


Ah, diavolaccio di un Mannucci dalla doppia N! Pur di ingraziarti il mio voto hai pure la faccia tosta di passare di qui prima ancora che io abbia iniziato a commentare i brani del tuo gruppo. Sappi però che io sono incorruttibile! (sotto i 100€)
Vabbè, chiudo un occhio soltanto perché sei il primo (o quantomeno il primo a sottolinearlo nel suo commento) ad aver colto il dettaglio delle ore non contate dal protagonista quando si ritrova a dover aspettare la sua compagna a casa. Considerando quanto spesso i miei racconti risultino alquanto criptici (a buona ragione), avevo paura che quel piccolo dettaglio finisse inosservato. Bravo, diavolaccio!


In realtà questi sono complimenti autentici.
Credevo di non aver bisogno di ingraziarmi niente dopo i 300 euro di bonifico che ti ho fatto. Incorruttibile ok ma se mi arriva un IBAN con la nota "tariffa minima 250" qualcosa vorrà dire....
Davide Mannucci

Dario17
Messaggi: 417

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#12 » sabato 20 novembre 2021, 17:21

Un pezzo alla "Tempi Moderni" di Charlie Chaplin. Interressante.
C'è un ottimo lavoro sull'interiorità del personaggio e la sua maniacalità unita alla minuziosa descrizione di ogni processo produttivo denota, oltre che competenza personale da parte dell'autore, chiarezza sull'argomento.
Solo che io già a Mercoledì ero andato col cervello in pappa nel tentare di sezionare tutti i termini tecnici per carpirne qualche dettaglio che mi aiutasse col film mentale.
Mi ha dato fastidio, dopo tante lenti, viti, grilletti e circuiti, non vedere manco un particolare della Macchina.
Carina la chiusura anche se non originalissima. Ci stava però.
Tema preso.

Avatar utente
Pietro D'Addabbo
Messaggi: 354
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#13 » lunedì 22 novembre 2021, 10:56

Ciao Alessandro, piacere di leggerti.

Inizialmente respinge l'aspetto volutamente alienante dei dati tecnici, così come i numeri scritti in cifre invece che in lettere e non solo (credo) a causa del numero di caratteri. Avviandosi alla conclusione i numeri diminuiscono, le considerazioni dell'alienato rispetto ai protocolli aumentano, come i suoi pensieri verso il nuovo assunto. Tutto ben costruito a delineare la quotidianità di una routine produttiva, in cui si affacciano solo sprazzi di umanità, che viene interrotta da un licenziamento. Diversamente da chi ci ha visto un passaggio 'implausibile' per via delle modalità distanti dal nostro immaginario riguardo a questi eventi, trovo che l'episodio contribuisca a delineare il protagonista che, di fronte a qualcosa di non quotidiano, si trova a 'non avere i numeri' per descrivere quel che gli sta accadendo e lo vive come un semplice saluto.
Non amo particolarmente i racconti immersivi con protagonista passivo agli eventi perché l'identificazione nel protagonista confligge eccessivamente con il mio carattere, pacifico ma non passivo. Tuttavia trovo che il tuo sia un racconto ben fatto e comunque godibile sia in sé sia per la 'morale' che ci propone.
"Ho solo due cose da lasciarti in eredità, figlio mio, e si tratta di radici ed ali." (William Hodding Carter)

Avatar utente
Shanghai Kid
Messaggi: 342

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#14 » martedì 23 novembre 2021, 22:37

Ciao Alessandro, piacere di leggerti.
Hanno già detto tutto gli altri, quindi perdonami se mi trovi ripetitiva, ma non posso fare altrimenti.
Innanzitutto ti faccio i miei sentiti complimenti per l’originalità: hai interpretato il tema dandogli una declinazione a cui non avrei pensato. L’impersonalità del protagonista, se mi concedi di definirla in questi termini, e la “normalità” della sua vicenda rendono la tua storia universale.
La prima parte del testo, benchè possa risultare un po’ noiosa e pesante, è perfettamente in mimesi con il sentire, la vita del tuo personaggio: una quotidianità fatta di ripetizione, ossessione, controllo, efficienza, annichilimento. Nonostante abbia in parte “faticato” a leggere questi passaggi (comunque scritti molto bene), penso che riuscire a calare il lettore nel racconto riproponendo con le parole quanto vissuto dai personaggi sia una mossa sempre vincente. Il parossismo del detto “il tempo è denaro” è reso benissimo. Viene quasi l’ansia a leggere il tuo pezzo.
Mi è piaciuto anche molto il fatto che non ti limiti a parlare dell’imbruttimento umano nella società moderna, ma che ci sia una svolta umana.
Sembra quasi che il tuo personaggio si svesta dal desiderio di farsi robot, per tornare a essere uomo.
La sottrazione al tempo del lavoro diventa tempo della vita.
Ed ecco che il tema dell’edition è replicato: da un lato il cambio di rotta dell’azienda (della società civile, forse), dall’altro quello (conseguenza del primo) della vita del singolo.
Ci si sarebbe aspettati un finale più amaro, più disfattista, e inveci ci regali una nota di dolcezza che, come una carezza, ci spoglia dell’angoscia iniziale.
Ammetto che ci sono volute due letture, ma considero la tua un’ottima prova, benchè la tematica non sia molto nelle mie corde.
Ti faccio per questo i miei sentiti complimenti e mi auguro di rileggerti presto, vorrei scoprire il tuo tocco in una trama più ritmata.
Alla prossima, allora!

FilippoR
Messaggi: 161

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#15 » mercoledì 24 novembre 2021, 15:55

Ciao Alessandro,
un inizio pericoloso, la prima parte del racconto non scorreva per nulla... (per me, ma ci sta che era voluto), per un attimo volevo provare a capire se dietro i numeri ci fosse qualcosa di più ma meno male che ho cambiato idea visto che sono "solo" numeri reali/plausibili.
Il venerdì invece è stato molto più scorrevole e piacevole per quanto mi ha sorpreso un po' la svolta positiva finale.
Buon proseguimento e alla prossima!

Avatar utente
Stefano.Moretto
Messaggi: 466
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#16 » giovedì 25 novembre 2021, 1:05

Ciao Alessandro,
come sempre hai un livello tecnico ineccepibile. Tutti i passaggi del racconto sono limpidi e non c'è quasi mai un punto in cui il testo risulta incomprensibile per qualsivoglia motivo, e questo nonostante ti sia impelagato in delle descrizioni tutto sommato molto tecniche. Su questo non ho veramente nulla da dire, è un bel lavoro.
Quello che non mi convince è il ritmo del testo: descrivi molto, molto bene la psiche da "macchina" di un lavoratore abituato a procedere nel suo lavoro calcolando tutti i tempi, con pochissimo spazio all'emotività se non per un tocco di egoismo nel non voler problemi dal ragazzo nuovo, ma tutto questo accade con una lentezza enorme. Hai avuto l'idea di distribuire il testo in sette giorni, ma sono tutti uguali:
lunedì: calcoli sui tempi, lamentele sui colleghi
martedì: lamentela sul nuovo ("Speriamo non me lo affianchino"), descrizioni tecniche del suo lavoro, lamentela sul capo
mercoledì: calcoli, lamentele sul collega nuovo
giovedì: lamentele sul collega nuovo, calcoli, lamentele sul fatto che non ha un avvitatore, altre lamentele sul collega.
venerdì: arriva la macchina, il protagonista viene licenziato e torna a casa dalla sua compagna.

Io arrivato a mercoledì ero parecchio annoiato: da un lato non capivo dove volevi andare a parare, dall'altro il protagonista non fa altro che descrivere cose e tempi e lamentarsi, e dopo l'ennesima cifra non capivo se le cose che avevo letto erano importanti per qualche motivo che avrei scoperto dopo e quindi dovevo tenere a mente che stava togliendo una pellica oppure no. Considerando che poi il finale è "viene licenziato, torna a casa e mente alla compagna" sono rimasto pure un po' deluso. L'impressione che mi è rimasta è che la vera trama del testo sia partita a due righe dalla fine, mi è rimasta la curiosità di sapere cosa avrebbe fatto da lì in poi, come avrebbe detto la cosa alla compagna, SE glielo avesse detto. Mi sembra un eccellente incipit di qualcosa che però non c'è.
Anche tutta la storia del collega nuovo è nata per morire lì: il protagonista non ha fatto altro che lamentarsi di lui per tutto il tempo, però alla fine non ha avuto il minimo impatto (tra l'altro è pure normale che uno nuovo sia lento all'inizio, quindi il protagonista non ci fa neanche una bellissima figura a lamentarsene così tanto). Quando mi sono accorto che il collega nuovo era scomparso così com'è arrivato mi sono sentito un po' tradito: tutte quelle lamentele a cosa sono servite? Se, per esempio, alla fine scoprissimo che il collega nuovo sarà l'addetto alla manutenzione del macchinario e quindi lui non perde il posto, anzi riceve pure una carica migliore, lì avrei provato molta più empatia per il protagonista. Invece messa così è solo un poveretto che arriva, si piglia schiaffi ovunque si giri e dopo neanche una settimana perde il posto il giorno in cui sta in malattia. Povero.
Mi è piaciuto come hai reso la psiche "rotta" del protagonista: lui è una macchina programmata per produrre, sa fare solo quello e lo fa bene, nel momento in cui lo mandano a spasso si rompe e si ritrova a non saper più cosa fare della sua vita. L'hai reso bene, però una cosa del genere se finisce lì, senza un "poi", è un po' come se Frodo arrivato a Gran Burrone avesse detto "bella, io torno alla Contea, buona fortuna ragazzi" e finisce lì il Signore degli Anelli.
Piccola nota tecnica su questa frase:
All’altro lato del capannone una squadra esterna sta montando 1 macchinario. Non ci bado.

Se non ci bada allora non ha senso che l'abbia descritto. Ho capito che qui stavi dando l'indizio che stava per arrivare qualcosa, però non mi è arrivato. Un po' perché il testo mi aveva deconcentrato parecchio per i motivi di cui sopra, un po' perché quel "non ci bado" mi ha mandato un po' in confusione, non capivo se il protagonista stava effettivamente guardando lì e poi ha fatto spallucce o se l'ha visto solo con la coda dell'occhio e se n'è fregato, non riuscivo a capire come interpretare l'informazione. Sarebbe invece stato un punto di grande interesse se avesse fatto un pensiero elaborato a riguardo, tipo "che strano che abbiano chiamato una squadra esterna", così mi sarebbe anche rimasta l'informazione arrivato al giorno dopo, invece così arrivato a venerdì mi ero dimenticato di quella frase che ho "riscoperto" rileggendo una seconda volta.
In conclusione: come stile sei eccellente, ma il contenuto del testo secondo me poteva essere studiato meglio.
Spero che questo commento possa esserti utile, buona edizione!

Avatar utente
antico
Messaggi: 7217

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#17 » domenica 28 novembre 2021, 11:44

Vado un pelo controcorrente e dico che, nonstante il rischio di alienazione, mi è piaciuto come hai tenuto botta nel gestire tutta la parte della produzione. Ho parecchio storto il naso sul "licenziamento" perché, sebbene tu sostenga che è volutamente esagerato, fino a quel punto eri stato decisamente "reale" e mi ha fatto parecchio contrasto. Sul finale non concordo con chi ha rilevato che una volta liberato dal lavoro si riappropri del proprio tempo per il semplice motivo che specifichi che attende la sua compagna che arriva trenta minuti dopo la fine del suo turno e pertanto rimane ad aspettare per tot ore. Cosa voglio dire? Che la proposta di lei sarebbe arrivata tale anche senza il suo licenziamento quindi non c'è un rapporto di causa effetto. Insomma, qualcosa mi stride sul finale. Tema pienamente rispettato. Come valutazione direi un pollice tendente verso il positivo in modo anche brillante, ma ho la sensazione che il finale sia da rivedere in modo sensibile (anche se funziona anche così, sia chiaro).

Avatar utente
Alessandro -JohnDoe- Canella
Messaggi: 421
Contatta:

Re: Al lavoro tutto bene

Messaggio#18 » domenica 28 novembre 2021, 14:38

Chiedo a tutti scusa se riesco solo ora a trovare il tempo di rispondere a buona parte dei commenti ricevuti (Antico a parte).
Inutile dire che ringrazio tutti per l'apprezzamento al brano, soprattutto considerando che, più di ogni altro racconto da me scritto nell'ultimo anno su Minuti Contati, questo è stato per me un vero esperimento dal punto di vista stilistico. Senza contare che l'aver deciso di suddividerlo in cinque capitoli mi ha fatto temere fino all'ultimo minuto di non riuscire a far rientrare nei caratteri a disposizione tutto ciò che volevo scrivere (difetto tipico di molti dei miei precedenti pezzi).

Mi permetto solo, senza rispondere a nessuno nello specifico e allo stesso tempo a tutti, di sottolineare un piccolo aspetto del finale del racconto. Ricollegandomi a quanto scritto da Shanghai Kid (scusa, ma non conosco il tuo vero nome), ho voluto duplicare l'aderenza al tema, da una parte dal punto di vista tematico (il cambio di rotta dell'azienda che si rifletta nella vita del protagonista), dall'altra stilisica (con il passaggio dal raccontato dei primi quattro capitoli e mezzo al mostrato dell'epilogo). Questo per dire che la scena finale non voleva assolutamente rappresentare rapporto di causa-effetto (e qui mi ricollego ai dubbi dell'Antico), quando mostrare l'altra faccia del protagonista: dopo essere apparso come una sorta di automa disumanizzato dedito alla sola efficienza produttiva, volevo far capire (seppur attraverso l'affetto mostrato verso di lui dalla compagna) che esisteva una seconda realtà, questa volta del tutto umana. Insomma, nessuna "morale" nascosta. Il brano vuole soltanto essere una rappresenzazione (grottesca, esagerata, sopra le righe) della vita di un lavoratore all'interno di uno quei tanti, troppi posti di lavoro dove la ricerca del profitto si pone sopra le condizioni di vita dei lavoratori.

Detto questo, concordo sul fatto che alcuni dettagli vadano rivisti, cosa in parte già fatta in privato. Ancora grazie a tutti dei preziosissimi consigli. :)
lupus in fabula

Torna a “159° All Time - Wladimiro Borchi Edition - la 3° della NONA ERA”

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 5 ospiti