La fine dell'infanzia

Appuntamento fissato per le 21.00 di lunedì 20 dicembre 2021 con un tema del Collettivo Italiano di Fantascienza!
Gli autori che vorranno partecipare dovranno scrivere un racconto di max 3000 caratteri entro l'una.
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Shanghai Kid
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La fine dell'infanzia

Messaggio#1 » martedì 21 dicembre 2021, 0:18

LA FINE DELL’INFANZIA

Gli occhi neri di Izo schizzavano come mosche impazzite dai seni di Kichi alle sue labbra.
Si conoscevano da sempre, ma dall’ultima volta che erano stati così vicini erano trascorse ere.
“Sei sicura che te la senti”, le aveva chiesto con una voce che gli aveva ricordato l’acqua del rubinetto appena aperto.
“Sì”, Kichi si era spostata i capelli dietro l’orecchio.
“Io non so come si fa, cioè ci posso prov-”, Kichi lo zittì fermandogli le labbra con le sue.
Sapeva di Okonomiyaki alla piastra e di altre cose buone.
Kichi gli prese la mano e se la mise sul seno. Le dita di Izo sfiorarono appena il capezzolo turgido e le mosche dei suoi occhi si fermarono sulle labbra di lei, come su una pesca succosa e resa troppo matura dalla calura estiva.
Le biciclette appoggiate al salice erano gli unici spettatori di quella sua prodezza e Akinori, l’indomani, non gli avrebbe mai creduto.
“Ma chi, proprio tu Izo, con Kichi?”, gli avrebbe detto l’amico ragliando una delle sue risate.
Eppure erano lì, lui e la sua amica di sempre, la compagna più fidata, la detentrice dei segreti mai detti, pronti a sperimentare quel desiderio che Izo sentiva crescergli nei pantaloni e nella testa.
“Io l’ho visto fare ai miei genitori”, Akinori le sparava sempre grosse, ma era stato convincente quella volta. “È una cosa che dura poco, ma sembra molto faticosa. Basta che ti abbassi le brache e le tiri su la gonna, due colpi con i reni e via”. L’aveva detto mimando la scena.
Allora, gli era sembrato un gesto facile, anche se un po’ buffo, ma in quella mattina di agosto, sotto le fronde del salice dove giocavano da bambini, sembrava un’impresa mastodontica.
“Lasciati andare”, le mani sudate di Kichi gli stringevano i fianchi.
Izo sentiva il cuore pulsargli nelle tempie. Indirizzò lo sguardo lontano, alla vita di tutti i giorni che, dopo quel momento, non sarebbe più stata la stessa.
Un calore inedito lo pervase quando si sentì scivolare dentro di lei.
Un gemito acuto e una smorfia di dolore si dischiusero dalla pesca ora vermiglia delle labbra di Kichi.
“Non voglio farti male”, sussurrò Izo mentre un piacere nuovo lo invadeva.
“Continua”, Kichi strinse forte la presa sui suoi fianchi e lo baciò sulla fronte.
Izo guardava ancora lontano, oltre le biciclette che li avevano portati fino lì. Oltre i telai, al di là delle fronde, la città brulicava di vita come ogni mattina.
Izo si spinse dentro di lei e sentì i bambini che erano stati svanire in quell’abbraccio caldo.
Esitò un istante prima di chiudere gli occhi. Appena in tempo per vedere il sole precipitare e schiantarsi sulla sua città.
Non si accorse degli uccelli bruciati in volo. Non seppe di quelle ottantamila vite tornate cenere. Non seppe dei suoi genitori, né di Akinori. Non seppe nemmeno che il cemento si era sciolto come ghiaccio sotto il fuoco. Non seppe altro che il respiro di due che si fa uno, Izo, prima di chiudere gli occhi, mentre l’ultimo sole - l’unico sole - si schiantava su Hiroshima.



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antico
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#2 » martedì 21 dicembre 2021, 0:22

Elisa, buonasera! Caratteri e tempo ok, buona CIF EDITION anche a te!

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Shanghai Kid
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#3 » martedì 21 dicembre 2021, 0:44

Grazie, capo :)

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Leonardo Pigneri
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#4 » martedì 21 dicembre 2021, 16:23

Ciao Shangai! Vediamo un po' cosa hai tirato fuori questa volta...

Gli occhi neri di Izo schizzavano come mosche impazzite dai seni di Kichi alle sue labbra.
Si conoscevano da sempre, ma dall’ultima volta che erano stati così vicini erano trascorse ere.
“Sei sicura che te la senti[?]”, le aveva chiesto con una voce che gli aveva ricordato l’acqua del rubinetto appena aperto.[Ottima similitudine, ma chi è che dice la battuta? Chi è il PdV? Il femminile non mi aiuta dal momento che per me entrambi i nomi sono neutri e potrebbero essere entrambe donne.]
“Sì”, Kichi si era spostata i capelli dietro l’orecchio. [Perché al trapassato? Quando puoi, falli vedere questi gesti, aumentano l'immersione e favoriscono il flusso del film mentale. Quindi: Kichi si spostò i capelli dietro l'orecchio.]
“Io non so come si fa, cioè ci posso prov-”, Kichi lo zittì fermandogli le labbra con le sue.
Sapeva di Okonomiyaki alla piastra e di altre cose buone. [Non riesco a capire chi è trai due il PdV, e quindi neanche i soggetti delle frasi. Penso Kichi, perché hai descritto gli occhi di Izo. Ma dal momento che Izo è il primo personaggio che nomini, all'inizio sembra lui il PdV]
Kichi gli prese la mano e se la mise sul seno. Le dita di Izo sfiorarono appena il capezzolo turgido e le mosche dei suoi occhi si fermarono sulle labbra di lei, come su una pesca succosa e resa troppo matura dalla calura estiva.
Le biciclette appoggiate al salice [Ecco, qui c'è un grosso problema con la figurazione mentale della scena. E' sempre bene chiarire dalle prime righe l'ambiente circostante, ma lo si può anche non fare a patto che l'ambiente si possa desumere da tutto il resto. Dalla scena che hai descritto, fino ad ora, nella mia testa i due si trovavano in un letto, vedere adesso delle bicicletta mi sbalza completamente fuori.]erano gli unici spettatori di quella sua prodezza e Akinori, l’indomani, non gli avrebbe mai creduto.
“Ma chi, proprio tu Izo, con Kichi?”, gli avrebbe detto l’amico ragliando una delle sue risate. [Ok, il PdV è Izo. Allora non puoi descrivermi le sue pupille come mosche che vanno da una parte all'altra, è un dettaglio visivo che indica che il PdV lo stia guardando dall'esterno. Spero che sia chiaro questo punto.]
Eppure erano lì, lui e la sua amica di sempre, la compagna più fidata, la detentrice dei segreti mai detti, pronti a sperimentare quel desiderio che Izo sentiva crescergli nei pantaloni e nella testa.
“Io l’ho visto fare ai miei genitori”, Akinori le sparava sempre grosse, ma era stato convincente quella volta. “È una cosa che dura poco, ma sembra molto faticosa. Basta che ti abbassi le brache e le tiri su la gonna, due colpi con i reni e via”. L’aveva detto mimando la scena.
Allora, gli era sembrato un gesto facile, anche se un po’ buffo, ma in quella mattina di agosto, sotto le fronde del salice dove giocavano da bambini, sembrava un’impresa mastodontica.
“Lasciati andare”, le mani sudate di Kichi gli stringevano i fianchi.
Izo sentiva il cuore pulsargli nelle tempie. Indirizzò lo sguardo lontano, alla vita di tutti i giorni che, dopo quel momento, non sarebbe più stata la stessa.[Non so quanto sia credibile che un ragazzino si metta a pensare a queste cose in un momento del genere]
Un calore inedito lo pervase quando si sentì scivolare dentro di lei.
Un gemito acuto e una smorfia di dolore si dischiusero dalla pesca ora vermiglia delle labbra di Kichi.
“Non voglio farti male”, sussurrò Izo mentre un piacere nuovo lo invadeva.
“Continua”, Kichi strinse forte la presa sui suoi fianchi e lo baciò sulla fronte.
Izo guardava ancora lontano, oltre le biciclette che li avevano portati fino lì. Oltre i telai, al di là delle fronde, la città brulicava di vita come ogni mattina.
Izo si spinse dentro di lei e sentì i bambini che erano stati svanire in quell’abbraccio caldo.
Esitò un istante prima di chiudere gli occhi. Appena in tempo per vedere il sole precipitare e schiantarsi sulla sua città.
Non si accorse degli uccelli bruciati in volo. Non seppe di quelle ottantamila vite tornate cenere. Non seppe dei suoi genitori, né di Akinori. Non seppe nemmeno che il cemento si era sciolto come ghiaccio sotto il fuoco. Non seppe altro che il respiro di due che si fa uno, Izo, prima di chiudere gli occhi, mentre l’ultimo sole - l’unico sole - si schiantava su Hiroshima.

Considerazioni finali:

Allora, ci sono ancora un po' di incertezze sul punto di vista ma, tutto sommato, è un buon racconto. Il finale, anche se passi al narratore onnisciente, mi è piaciuto; arriva inaspettato ed è d'impatto (No pun intended), malgrado questo approccio della "vita quotidiana interrotta dalla bomba" sia ormai stato utilizzato davvero parecchie volte.
C'è una certa poeticità nella prosa che a me non fa impazzire, ma sono gusti.
Insomma, un lavoro imperfetto ma che denota una buona penna. Come al solito, d'altronde.

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Davide_Mannucci
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#5 » mercoledì 22 dicembre 2021, 16:49

Ciao Elisa! Piacere di aver letto un racconto così bello!
Mi è piaciuto tanto. Mi hai catturato già con quel "le aveva chiesto con una voce che gli aveva ricordato l’acqua del rubinetto appena aperto”. Chapeau. Un’immagine che mi ha portato subito all’interno della storia che ho trovato di una delicatezza e di una poesia davvero di gran livello. Si avverte che questo racconto va esattamente nella direzione in cui tu vuoi portarlo e questo significa avere padronanza di stile e strumenti. Mi piace come scrivi e te l’ho già detto ma stavolta ho trovato uno stile molto più pulito e, in questo caso, il narratore onnisciente del finale è un colpo da maestro. La sublimazione finale esige la presenza di un essere esterno e impone che l’orgasmo si dissolva nell’eterno, che solo un onnisciente ben piazzato al momento giusto può descrivere bene.
Ottimo lavoro davvero!
Davide Mannucci

alexandra.fischer
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#6 » giovedì 23 dicembre 2021, 6:49

LA FINE DELL’INFANZIA di Shangai Kid Tema centrato. In modo profondissimo. Il tramonto è quello dell’infanzia di Kichi e Izo, da compagni di giochi a compagni di sesso, dove al desiderio si mescola anche un sentimento. La scrittura rielabora in modo originale Kawabata nelle scene erotiche, e Murakami nella descrizione del paesaggio agostano, delle biciclette che la coppia ha usato per arrivare nel bosco dei salici, oltre che nella descrizione del rude Akinori. Molta cura nei dettagli per immergere il Lettore Avido di Viaggi Esotici nell’atmosfera nipponica: vedi il sapore di Okonomiaky alla piastra. C’è, tuttavia, un secondo tramonto: l’esplosione atomica, che in un attimo cancella la giovane coppia e il mondo che conoscono. Finale molto ben costruito, con la descrizione a effetto domino di tutto ciò viene inghiottito durante l’esplosione. Grande resa della tragedia di Hiroshima.
Attenzione.
Ti riporto la frase corretta:
«Sei sicura che te la senti?»

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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#7 » giovedì 23 dicembre 2021, 21:11

Ciao Elisa,

piacere di averti letto! Parto col dirti che mi piacciono molto le molteplici chiavi di lettura del tuo lavoro, già a partire dal titolo. Nel testo ho trovato alcune frasi che combinavano insieme l'evocativo e il poetico, le ho molto apprezzate.
Se devo trovarti un errore è stato il passare dal punto di vista di Kichi a Izo più volte nel testo, che in alcuni momenti può confondere un po'. L'utilizzo del narratore onnisciente finale invece l'ho trovato adeguato.
Ciò che mi piace tanto è il modo in cui hai descritto un momento quotidiano e la sua morte contro un momento straordinario. Io (puro gusto personale) impazzisco quando mi si costringe a pensare a ciò che accadeva in un momento storico del genere (sarà colpa delle numerose gite a Pompei da bambina).
Brava davvero comunque! :)

Buona fortuna,
Morena

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Shanghai Kid
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#8 » venerdì 24 dicembre 2021, 14:27

Leonardo Pigneri ha scritto:Ciao Shangai! Vediamo un po' cosa hai tirato fuori questa volta...

Gli occhi neri di Izo schizzavano come mosche impazzite dai seni di Kichi alle sue labbra.
Si conoscevano da sempre, ma dall’ultima volta che erano stati così vicini erano trascorse ere.
“Sei sicura che te la senti[?]”, le aveva chiesto con una voce che gli aveva ricordato l’acqua del rubinetto appena aperto.[Ottima similitudine, ma chi è che dice la battuta? Chi è il PdV? Il femminile non mi aiuta dal momento che per me entrambi i nomi sono neutri e potrebbero essere entrambe donne.]
“Sì”, Kichi si era spostata i capelli dietro l’orecchio. [Perché al trapassato? Quando puoi, falli vedere questi gesti, aumentano l'immersione e favoriscono il flusso del film mentale. Quindi: Kichi si spostò i capelli dietro l'orecchio.]
“Io non so come si fa, cioè ci posso prov-”, Kichi lo zittì fermandogli le labbra con le sue.
Sapeva di Okonomiyaki alla piastra e di altre cose buone. [Non riesco a capire chi è trai due il PdV, e quindi neanche i soggetti delle frasi. Penso Kichi, perché hai descritto gli occhi di Izo. Ma dal momento che Izo è il primo personaggio che nomini, all'inizio sembra lui il PdV]
Kichi gli prese la mano e se la mise sul seno. Le dita di Izo sfiorarono appena il capezzolo turgido e le mosche dei suoi occhi si fermarono sulle labbra di lei, come su una pesca succosa e resa troppo matura dalla calura estiva.
Le biciclette appoggiate al salice [Ecco, qui c'è un grosso problema con la figurazione mentale della scena. E' sempre bene chiarire dalle prime righe l'ambiente circostante, ma lo si può anche non fare a patto che l'ambiente si possa desumere da tutto il resto. Dalla scena che hai descritto, fino ad ora, nella mia testa i due si trovavano in un letto, vedere adesso delle bicicletta mi sbalza completamente fuori.]erano gli unici spettatori di quella sua prodezza e Akinori, l’indomani, non gli avrebbe mai creduto.
“Ma chi, proprio tu Izo, con Kichi?”, gli avrebbe detto l’amico ragliando una delle sue risate. [Ok, il PdV è Izo. Allora non puoi descrivermi le sue pupille come mosche che vanno da una parte all'altra, è un dettaglio visivo che indica che il PdV lo stia guardando dall'esterno. Spero che sia chiaro questo punto.]
Eppure erano lì, lui e la sua amica di sempre, la compagna più fidata, la detentrice dei segreti mai detti, pronti a sperimentare quel desiderio che Izo sentiva crescergli nei pantaloni e nella testa.
“Io l’ho visto fare ai miei genitori”, Akinori le sparava sempre grosse, ma era stato convincente quella volta. “È una cosa che dura poco, ma sembra molto faticosa. Basta che ti abbassi le brache e le tiri su la gonna, due colpi con i reni e via”. L’aveva detto mimando la scena.
Allora, gli era sembrato un gesto facile, anche se un po’ buffo, ma in quella mattina di agosto, sotto le fronde del salice dove giocavano da bambini, sembrava un’impresa mastodontica.
“Lasciati andare”, le mani sudate di Kichi gli stringevano i fianchi.
Izo sentiva il cuore pulsargli nelle tempie. Indirizzò lo sguardo lontano, alla vita di tutti i giorni che, dopo quel momento, non sarebbe più stata la stessa.[Non so quanto sia credibile che un ragazzino si metta a pensare a queste cose in un momento del genere]
Un calore inedito lo pervase quando si sentì scivolare dentro di lei.
Un gemito acuto e una smorfia di dolore si dischiusero dalla pesca ora vermiglia delle labbra di Kichi.
“Non voglio farti male”, sussurrò Izo mentre un piacere nuovo lo invadeva.
“Continua”, Kichi strinse forte la presa sui suoi fianchi e lo baciò sulla fronte.
Izo guardava ancora lontano, oltre le biciclette che li avevano portati fino lì. Oltre i telai, al di là delle fronde, la città brulicava di vita come ogni mattina.
Izo si spinse dentro di lei e sentì i bambini che erano stati svanire in quell’abbraccio caldo.
Esitò un istante prima di chiudere gli occhi. Appena in tempo per vedere il sole precipitare e schiantarsi sulla sua città.
Non si accorse degli uccelli bruciati in volo. Non seppe di quelle ottantamila vite tornate cenere. Non seppe dei suoi genitori, né di Akinori. Non seppe nemmeno che il cemento si era sciolto come ghiaccio sotto il fuoco. Non seppe altro che il respiro di due che si fa uno, Izo, prima di chiudere gli occhi, mentre l’ultimo sole - l’unico sole - si schiantava su Hiroshima.

Considerazioni finali:

Allora, ci sono ancora un po' di incertezze sul punto di vista ma, tutto sommato, è un buon racconto. Il finale, anche se passi al narratore onnisciente, mi è piaciuto; arriva inaspettato ed è d'impatto (No pun intended), malgrado questo approccio della "vita quotidiana interrotta dalla bomba" sia ormai stato utilizzato davvero parecchie volte.
C'è una certa poeticità nella prosa che a me non fa impazzire, ma sono gusti.
Insomma, un lavoro imperfetto ma che denota una buona penna. Come al solito, d'altronde.


Ehi, Leonardo.
Grazie mille dell'attentissima e puntualissima analisi, come sempre impeccabile. Mannaggia a me e alla mia gestione del punto di vista. Come ben sai, è sempre stato il mio principale punto di debolezza e, a quanto pare, ci devo lavorare ancora molto. Ammetto che questo racconto è stato scritto abbastanza velocemente per scarsità di idee e che forse avrei dovuto prestarci più attenzione, ma cambia poco, il punto resta questo: ci devo lavorare su!
Sono comunque contenta tu abbia, al netto dei difetti, apprezzato.
Grazie davvero per tutte le indicazioni preziosissime che mi dai sempre.
A rileggerci,
Elisa

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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#9 » venerdì 24 dicembre 2021, 14:32

Davide_Mannucci ha scritto:Ciao Elisa! Piacere di aver letto un racconto così bello!
Mi è piaciuto tanto. Mi hai catturato già con quel "le aveva chiesto con una voce che gli aveva ricordato l’acqua del rubinetto appena aperto”. Chapeau. Un’immagine che mi ha portato subito all’interno della storia che ho trovato di una delicatezza e di una poesia davvero di gran livello. Si avverte che questo racconto va esattamente nella direzione in cui tu vuoi portarlo e questo significa avere padronanza di stile e strumenti. Mi piace come scrivi e te l’ho già detto ma stavolta ho trovato uno stile molto più pulito e, in questo caso, il narratore onnisciente del finale è un colpo da maestro. La sublimazione finale esige la presenza di un essere esterno e impone che l’orgasmo si dissolva nell’eterno, che solo un onnisciente ben piazzato al momento giusto può descrivere bene.
Ottimo lavoro davvero!


Ehi, Davide.
Che dire? Sei davvero troppo buono e non so cosa rispondere, se non che mi fa piacere aver toccato corde profonde, fosse anche solo di un lettore. Quando succede questo posso dirmi di essere orgogliosa di quel che ho scritto, poichè la scrittura è anche un po' questo per me: provare a dire l'indicibile ed entrare in comunione con il lettore.
Grazie davvero di cuore,
Elisa

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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#10 » venerdì 24 dicembre 2021, 14:37

alexandra.fischer ha scritto:LA FINE DELL’INFANZIA di Shangai Kid Tema centrato. In modo profondissimo. Il tramonto è quello dell’infanzia di Kichi e Izo, da compagni di giochi a compagni di sesso, dove al desiderio si mescola anche un sentimento. La scrittura rielabora in modo originale Kawabata nelle scene erotiche, e Murakami nella descrizione del paesaggio agostano, delle biciclette che la coppia ha usato per arrivare nel bosco dei salici, oltre che nella descrizione del rude Akinori. Molta cura nei dettagli per immergere il Lettore Avido di Viaggi Esotici nell’atmosfera nipponica: vedi il sapore di Okonomiaky alla piastra. C’è, tuttavia, un secondo tramonto: l’esplosione atomica, che in un attimo cancella la giovane coppia e il mondo che conoscono. Finale molto ben costruito, con la descrizione a effetto domino di tutto ciò viene inghiottito durante l’esplosione. Grande resa della tragedia di Hiroshima.
Attenzione.
Ti riporto la frase corretta:
«Sei sicura che te la senti?»


Ehi, ciao Alexandra.
Ormai ci stiamo leggendo spesso e ti ringrazio davvero per l'attenzione che metti nei commenti che mi fai. Grazie di cuore per il confronto con riferimenti altissimi, per l'apprezzamento e anche per il refuso che mi fai notare.
A rileggerci presto,
Elisa

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Shanghai Kid
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#11 » venerdì 24 dicembre 2021, 14:44

read_only ha scritto:Ciao Elisa,

piacere di averti letto! Parto col dirti che mi piacciono molto le molteplici chiavi di lettura del tuo lavoro, già a partire dal titolo. Nel testo ho trovato alcune frasi che combinavano insieme l'evocativo e il poetico, le ho molto apprezzate.
Se devo trovarti un errore è stato il passare dal punto di vista di Kichi a Izo più volte nel testo, che in alcuni momenti può confondere un po'. L'utilizzo del narratore onnisciente finale invece l'ho trovato adeguato.
Ciò che mi piace tanto è il modo in cui hai descritto un momento quotidiano e la sua morte contro un momento straordinario. Io (puro gusto personale) impazzisco quando mi si costringe a pensare a ciò che accadeva in un momento storico del genere (sarà colpa delle numerose gite a Pompei da bambina).
Brava davvero comunque! :)

Buona fortuna,
Morena


Ehi, Morena.
Innanzitutto inizio con il dirti che sono molto contenta ci sia tu tra chi mi deve commentare, poichè ho letto e apprezzato i tuoi lavori precedenti. Grazie davvero per il commento e per gli apprezzamenti. Per quanto riguarda il pdv, che dire, hai pienamente ragione: è il mio tallone d'Achille. Devo per forza lavorarci perchè sono errori grossolani.
Grazie comunque davvero molto,
a rileggerci prestissimo.
Elisa

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Andrea76
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#12 » venerdì 24 dicembre 2021, 16:10

Ciao Elisa, piacere di leggerti.
Il tuo racconto presenta all’inizio alcune problematiche di visualizzazione. Chi sia il portatore di punto di vista diventa chiaro solo nel momento in cui Izo si sofferma a pensare a quella che sarà la reazione dell’amico Akinori quando saprà quanto è successo tra lui e Kichi. In precedenza ho fatto fatica ad individuare il pdv. Nell’incipit ero convinto fosse lei perché la suggestiva allegoria degli occhi come mosche impazzite ho pensato derivasse dalla prospettiva di chi guarda quegli occhi e non di chi ne è il “proprietario”.
Un altro problema riguarda il contesto in cui si muovono i due personaggi in scena: anche io all’inizio ho pensato ad un luogo chiuso, poi dopo sette o otto righe si capisce che ci troviamo all’aperto e che ci sono delle biciclette appoggiate a un salice. In un racconto di 3000 battute forse è un po’ tardi. Penso che la presenza delle biciclette andasse menzionata il prima possibile per rendere subito chiara l’ambientazione al lettore, viceversa si crea in chi legge una sorta di spiazzamento poco funzionale alla scorrevolezza del testo.
Ciò detto, il tuo racconto mi ha colpito molto. Sarà perché il conflitto tra Eros e Tanatos, se ben messo in scena, regge sempre. L’erotismo tra Kichi e Izo, la connessione tra i due, i pensieri di lui durante l’atto, le similitudini per descrivere i dettagli fisici di lei: è tutto ben presentato da parte tua. Sei stata brava anche nel passaggio dal particolare all’universale. Come è stato già scritto, hai usato bene lo stile del narratore onnisciente per guidarci dalla scena intima a quella di massa, creando un effetto sorpresa ad alta temperatura. Il climax che crei fino alla menzione di Hiroshima è potente nella mente ma soprattutto nel cuore del lettore: una miscellanea di tensione, panico e shock che senz’altro mi hanno ipnotizzato.
A rileggerti.

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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#13 » venerdì 24 dicembre 2021, 18:13

Andrea76 ha scritto:Ciao Elisa, piacere di leggerti.
Il tuo racconto presenta all’inizio alcune problematiche di visualizzazione. Chi sia il portatore di punto di vista diventa chiaro solo nel momento in cui Izo si sofferma a pensare a quella che sarà la reazione dell’amico Akinori quando saprà quanto è successo tra lui e Kichi. In precedenza ho fatto fatica ad individuare il pdv. Nell’incipit ero convinto fosse lei perché la suggestiva allegoria degli occhi come mosche impazzite ho pensato derivasse dalla prospettiva di chi guarda quegli occhi e non di chi ne è il “proprietario”.
Un altro problema riguarda il contesto in cui si muovono i due personaggi in scena: anche io all’inizio ho pensato ad un luogo chiuso, poi dopo sette o otto righe si capisce che ci troviamo all’aperto e che ci sono delle biciclette appoggiate a un salice. In un racconto di 3000 battute forse è un po’ tardi. Penso che la presenza delle biciclette andasse menzionata il prima possibile per rendere subito chiara l’ambientazione al lettore, viceversa si crea in chi legge una sorta di spiazzamento poco funzionale alla scorrevolezza del testo.
Ciò detto, il tuo racconto mi ha colpito molto. Sarà perché il conflitto tra Eros e Tanatos, se ben messo in scena, regge sempre. L’erotismo tra Kichi e Izo, la connessione tra i due, i pensieri di lui durante l’atto, le similitudini per descrivere i dettagli fisici di lei: è tutto ben presentato da parte tua. Sei stata brava anche nel passaggio dal particolare all’universale. Come è stato già scritto, hai usato bene lo stile del narratore onnisciente per guidarci dalla scena intima a quella di massa, creando un effetto sorpresa ad alta temperatura. Il climax che crei fino alla menzione di Hiroshima è potente nella mente ma soprattutto nel cuore del lettore: una miscellanea di tensione, panico e shock che senz’altro mi hanno ipnotizzato.
A rileggerti.


Ehi, Andrea.
Mannaggia a me, avete proprio ragione sulla questione del punto di vista che mi state segnalando in molti. A mia discolpa, come ho scritto a Leonardo, posso dire di aver dovuto scrivere questo racconto piuttosto velocemente, ma non è una giustificazione valida: ci devo lavorare e stare attenta.
Per quanto riguarda gli apprezzamenti, invece, ti ringrazio molto. Per me è davvero importante quello che hai scritto e mi fa sentire di aver, almeno in parte, centrato l'obiettivo che mi prefisso ogni volta che scrivo: coinvolgere il lettore, farlo vivere in una dimensione altra dalla sua.
Grazie di cuore, quindi, sia per gli appunti che per i complimenti.
A rileggerci,
Elisa

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ItaliaLeggendaria
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#14 » martedì 28 dicembre 2021, 16:10

Ciao Elisa. Penso di non averti ancora mai letto, quindi piacere.
Ho trovato molto bella l'idea di riuscire a combinare diverse sfumature del tema in un unico racconto e di aver voluto far vedere un momento così normale (anche se per i due protagonisti era un momento così speciale) in un periodo storico di cui si ricorda ben altro.
Il narratore onnisciente alla fine è il giusto tocco per farci capire cosa stava accadendo oltre lo sguardo dei due ragazzi. Come ti hanno già detto anche gli altri, la gestione del punto di vista iniziale è un po' confusionaria e ci ho messo qualche secondo a capire chi dicesse/facesse cose, ma non così complicato da smorzare la bellezza del racconto.
Un'ottima prova.

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Shanghai Kid
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#15 » martedì 28 dicembre 2021, 16:16

ItaliaLeggendaria ha scritto:Ciao Elisa. Penso di non averti ancora mai letto, quindi piacere.
Ho trovato molto bella l'idea di riuscire a combinare diverse sfumature del tema in un unico racconto e di aver voluto far vedere un momento così normale (anche se per i due protagonisti era un momento così speciale) in un periodo storico di cui si ricorda ben altro.
Il narratore onnisciente alla fine è il giusto tocco per farci capire cosa stava accadendo oltre lo sguardo dei due ragazzi. Come ti hanno già detto anche gli altri, la gestione del punto di vista iniziale è un po' confusionaria e ci ho messo qualche secondo a capire chi dicesse/facesse cose, ma non così complicato da smorzare la bellezza del racconto.
Un'ottima prova.


Grazie davvero a te. Cercherò di migliorare la questione del punto di vista perchè non riuscire a calare un lettore nella propria trama è sicuramente uno svantaggio non da poco e toglie anche un po' di magia alla lettura. Detto questo, sono contenta che il racconto "ti sia comunque arrivato". Grazie di cuore, a rileggerci!

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Stefano.Moretto
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#16 » giovedì 30 dicembre 2021, 1:09

Ciao Elisa. Come ti hanno già detto altri prima di me, il problema principale di questo racconto è la gestione del punto di vista. Di mio posso dirti che l'unico punto che mi ha davvero disorientato sono state le battute di Akinori, perché le presenti come se lui fosse lì in scena, ma poi metti le frasi dopo al condizionale facendo capire che sono supposizioni di eventi futuri oppure al passato perché erano cose che gli aveva detto precedentemente.
Questo mi ha portato a non capire chi dicesse la frase "vera" dopo, ovvero “Lasciati andare”.
Una possiible soluzione sarebbe stata, ad esempio, usare altri delimitatori per le battute di Akinori, tipo caporali, lineette o usare il corsivo, anche se non so quanto sarebbe stata una soluzione elegante. Oppure usare i discorsi indiretti sotto forma di pensiero, per quanto usandoli in terza persona, più che rimembranze del punto di vista, possano essere visti come intromissioni di un narratore onnisciente. Insomma, qualche alternativa a metterli come dialoghi con le virgolette si può trovare, perché nella forma attuale io ho avuto bisogno di qualche secondo per rielaborare.
Riguardo invece il contenuto, mi piace come hai mostrato l'atto intimo lasciando dei sottintesi che, però, non lasciassero dubbi su ciò che stava avvenendo, e come hai interrotto il tutto bruscamente con la chiusa finale con quella parola che ormai il lettore sospettava, ma che mette una pietra tombale su ogni possibile aspettativa di salvezza.
L'unica cosa che non mi fa impazzire, ma questo è più che altro gusto personale, è quando il protagonista della storia non ha voce in capitolo con quello che succede. Mi spiego meglio: la storia che racconti è quella di due ragazzi che sperimentano la loro prima volta insieme, ma vengono annientato dall'atomica sganciata dagli americani. Non c'è un momento in cui cercano di sopravvivere, o fanno qualcosa insieme sapendo di stare per morire o niente del genere. È più o meno come se a metà di Forrest Gump uno degli autobus che passano davanti alla fermata sbandasse, pigliasse la panchina in pieno e uccidesse Forrest. A quel punto frega poco che stesse raccontando tutta la sua vita e fino a lì avesse il pieno controllo, il finale lo ha annichilito senza che c'entrasse niente con quello che è successo prima (quindi non è causato da Y) né aveva ripercussioni sul futuro (quindi non causa X) perché ormai il protagonista è morto. Sarebbe stato già diverso, per esempio, se mi avessi fatto vedere i due personaggi rifugiarsi in un posto particolare (una collina un chilometro più in là, un parco un po' nascosto) perché sanno che ci potrebbero essere bombardamenti e reputano quel posto sicuro; verrebbero comunque annichiliti, ma in quel caso l'impatto sarebbe già diverso dato dal falso senso di sicurezza che avevi trasmesso precedentemente.
Questo punto come dicevo è più un gusto personale perché non mi piace quando le cose "avvengono e basta".

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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#17 » giovedì 30 dicembre 2021, 10:23

Stefano.Moretto ha scritto:Ciao Elisa. Come ti hanno già detto altri prima di me, il problema principale di questo racconto è la gestione del punto di vista. Di mio posso dirti che l'unico punto che mi ha davvero disorientato sono state le battute di Akinori, perché le presenti come se lui fosse lì in scena, ma poi metti le frasi dopo al condizionale facendo capire che sono supposizioni di eventi futuri oppure al passato perché erano cose che gli aveva detto precedentemente.
Questo mi ha portato a non capire chi dicesse la frase "vera" dopo, ovvero “Lasciati andare”.
Una possiible soluzione sarebbe stata, ad esempio, usare altri delimitatori per le battute di Akinori, tipo caporali, lineette o usare il corsivo, anche se non so quanto sarebbe stata una soluzione elegante. Oppure usare i discorsi indiretti sotto forma di pensiero, per quanto usandoli in terza persona, più che rimembranze del punto di vista, possano essere visti come intromissioni di un narratore onnisciente. Insomma, qualche alternativa a metterli come dialoghi con le virgolette si può trovare, perché nella forma attuale io ho avuto bisogno di qualche secondo per rielaborare.
Riguardo invece il contenuto, mi piace come hai mostrato l'atto intimo lasciando dei sottintesi che, però, non lasciassero dubbi su ciò che stava avvenendo, e come hai interrotto il tutto bruscamente con la chiusa finale con quella parola che ormai il lettore sospettava, ma che mette una pietra tombale su ogni possibile aspettativa di salvezza.
L'unica cosa che non mi fa impazzire, ma questo è più che altro gusto personale, è quando il protagonista della storia non ha voce in capitolo con quello che succede. Mi spiego meglio: la storia che racconti è quella di due ragazzi che sperimentano la loro prima volta insieme, ma vengono annientato dall'atomica sganciata dagli americani. Non c'è un momento in cui cercano di sopravvivere, o fanno qualcosa insieme sapendo di stare per morire o niente del genere. È più o meno come se a metà di Forrest Gump uno degli autobus che passano davanti alla fermata sbandasse, pigliasse la panchina in pieno e uccidesse Forrest. A quel punto frega poco che stesse raccontando tutta la sua vita e fino a lì avesse il pieno controllo, il finale lo ha annichilito senza che c'entrasse niente con quello che è successo prima (quindi non è causato da Y) né aveva ripercussioni sul futuro (quindi non causa X) perché ormai il protagonista è morto. Sarebbe stato già diverso, per esempio, se mi avessi fatto vedere i due personaggi rifugiarsi in un posto particolare (una collina un chilometro più in là, un parco un po' nascosto) perché sanno che ci potrebbero essere bombardamenti e reputano quel posto sicuro; verrebbero comunque annichiliti, ma in quel caso l'impatto sarebbe già diverso dato dal falso senso di sicurezza che avevi trasmesso precedentemente.
Questo punto come dicevo è più un gusto personale perché non mi piace quando le cose "avvengono e basta".


Ciao Stefano, grazie per il tuo commento.
Per quanto riguarda la questione delle battute di Akinori, ti ringrazio moltissimo per i consigli molto utili. Ne farò tesoro per i racconti futuri. Faccio ancora un po' di fatica a capire cosa funziona nella mia testa, ma non in quella del lettore: ci lavorerò.
Per quanto riguarda la seconda questione, quella più contenutistica, temo che sì, ci sia una divergenza di gusti. Il mio intento era proprio quello di parlare delle "cose che avvengono e basta", della quotidianità che si infrage contro la Vita, la Storia. Forse ci sarà meno ritmo, meno azione, ma lo scopo era quello. Mi dispiace non rientri nei tuoi gusti, ma se lo hai inteso così, hai inteso bene.
Grazie davvero per la condivisione del tuo punto di vista e per i tuoi preziosissimi consigli.
A rileggerci!

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antico
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#18 » lunedì 3 gennaio 2022, 19:51

Un racconto che riesce bene a nascondere alcune magagne grazie alla sensibilità dell'autrice ben tradotta attraverso l'esecuzione. Di solito, non mi fanno impazzire i racconti con un finale che arriva in modo quasi gratuito, come in questo caso, ma qui non posso dire che non mi sia piaciuto e grazie proprio all'esecuzione. Mi spiego: mi sono mancati riferimenti al periodo storico e al contesto in generale, una semina nascosta che celasse bene quanto stava per accadere e questo è un problema. Altra problematica: Kichi non mi è arrivata, prende l'iniziativa, ma non assume tridimensionalità nella mia testa e si presenta come un personaggio, alla fine, solo funzionale al protagonista, pur portando lei avanti la scena. Due criticità rilevanti che però vanno contestualizzate in un risultato che, alla fine, risulta più che buono perché la somma delle parti è ampiamente in positivo grazie proprio a quella sensibilità e garbo che, fin dalla prima lettura di due mesi fa, ho riscontrato nell'autrice. Ho letto che ha dovuto scrivere in fretta e credo che questo abbia portato alle mancanze di cui sopra e ci sta. Detto questo, per me la valutazione è un pollice tendente al positivo in modo solido e brillante. Per il su servirebbe risolvere anche solo uno dei problemi sopra esposti.

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Shanghai Kid
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Re: La fine dell'infanzia

Messaggio#19 » martedì 4 gennaio 2022, 10:57

antico ha scritto:Un racconto che riesce bene a nascondere alcune magagne grazie alla sensibilità dell'autrice ben tradotta attraverso l'esecuzione. Di solito, non mi fanno impazzire i racconti con un finale che arriva in modo quasi gratuito, come in questo caso, ma qui non posso dire che non mi sia piaciuto e grazie proprio all'esecuzione. Mi spiego: mi sono mancati riferimenti al periodo storico e al contesto in generale, una semina nascosta che celasse bene quanto stava per accadere e questo è un problema. Altra problematica: Kichi non mi è arrivata, prende l'iniziativa, ma non assume tridimensionalità nella mia testa e si presenta come un personaggio, alla fine, solo funzionale al protagonista, pur portando lei avanti la scena. Due criticità rilevanti che però vanno contestualizzate in un risultato che, alla fine, risulta più che buono perché la somma delle parti è ampiamente in positivo grazie proprio a quella sensibilità e garbo che, fin dalla prima lettura di due mesi fa, ho riscontrato nell'autrice. Ho letto che ha dovuto scrivere in fretta e credo che questo abbia portato alle mancanze di cui sopra e ci sta. Detto questo, per me la valutazione è un pollice tendente al positivo in modo solido e brillante. Per il su servirebbe risolvere anche solo uno dei problemi sopra esposti.


Ehi, caro Antico! Innanzitutto grazie davvero, sia per i complimenti che per le critiche. Per quanto riguarda i riferimenti al periodo storico devo dirti la verità, pensavo che i riferimenti ad agosto e al Giappone fossero bastanti. Intendo dire che non mi sembravano dire troppo, a una prima lettura, ma che a una seconda fossero indizi ineludibili per il lettore, ma, a quanto pare, ho fatto un po' male i calcoli ;)
Per quanto riguarda Kichi, invece, hai assolutamente ragione. Mi riprometto che ci lavorerò, come sul punto di vista, appena ho tempo e a gara conclusa.
Ti ringrazio anche moltissimo per le considerazioni su sensibilità e garbo, ne sono davvero lusingata.
Grazie di tutto.

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